Ai REFERENDUM del 12-13 Giugno 2011 HO VOTATO SI alla Abrogazione : NUCLEARE, ACQUA 1, ACQUA 2, LEGITTIMO IMPEDIMENTO

No alla chiusura dell'ILVA Taranto,lo stabilimento è Ricchezza,finchè Vive possiamo disinquinare,altrimenti muore la Citta!. Pdf Ascolta http://consulenteambientale.eu

S. Messa Quotidiana Registrata a Cristo Re Martina F. Mese di Luglio 2011 Pubblicata anche su YOUTUBE http://www.youtube.com/user/dalessandrogiacomo Vedi e Ascolta cliccando sul giorno Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gi28. Ve29. Sa30. Do31. Giugno 2011 Me01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Maggio 2011 Do01. Lu02. Ma03. Me04. Gv05. Ve06. Sa07. Do08. Lu09. Ma10. Me11. Gv12. Ve13. Sa14. Do15. Lu16. Ma17. Me18. Gv19. Ve20. Sa21. Do22. Lu23. Ma24. Me25. Gv26. Ve27. Sa28. Do29. Lu30. Ma31. Aprile 2011 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Marzo 2011 Ma01. Me02. Gv03. Ve04. Sa05. Do06. Lu07. Ma08. Me09. Gv10. Ve11. Sa12. Do13. Lu14. Ma15. Me16. Gv17. Ve18. Sa19. Do20. Lu21. Ma22. Me23. Gv24. Ve25. Sa26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Gi31. Febbraio 2011 .Ma01. .Me02. .Gi03. .Ve04. .Sa05. .Do06. .Lu07. .Ma08. .Me09. .Gi10. .Ve11. .Sa12. .Do13. .Lu14. .Ma15. .Me16. .Gi17. .Ve18. .Sa19. .DO20. .Lu21. .Ma22. .Me23. .Gi24. .Ve25. .Sa26. .Do27. .Lu28. Gennaio 2011 Sa01. Do02. Lu03. Ma04. Me05. Gv06. Ve07. Sa08. Do09. Lu10. Ma11. Me12. Gv13. Ve14. Sa15. Do16. Lu17. Ma18. Me19. Gi20. Ve21. Sa22. Do23. Lu24. Ma25. Me26. Gi27. Ve28. Sa29. Do30. Lu31. Dicembre 2010 Me 01. Gv02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Ve31. Novembre 2010 Lu 01. Ma02. Me03. Gv04. Ve05. Sa06. Do07. Lu08. Ma09. Me10. Gv11. Ve12. Sa13. Do14. Lu15. Ma16. Me17. Gv18. Ve19. Sa20. Do21. Lu22. Ma23. Me24. Gv25. Ve26. Sa27. Do28. Lu29. Ma30. Ottobre 2010 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gv07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gv14. Ve15. Sa16. DO17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gv28. Ve29. Sa30. Do31. Settembre 2010 Me 01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Il Sito Ufficiale della Parrocchia Cristo Re Martina F. è http://www.parrocchie.it/martinafranca/cristore.it Il Canale YOUTUBE di CRISTO RE è http://www.youtube.com/results?search_query=cristoremartina&aq=f Vedi La PASSIONE http://www.youtube.com/watch?v=sjt8rPDLYlY

17 Marzo Festa Nazionale 150° UNITA' d'ITALIA. 2764 Anni dalla FONDAZIONE di ROMA AUGURI ITALIANI - L'INNO di MAMELI

APPELLO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI VEDI IL VIDEO dell'APPELLO Video Viaggio in Terra Santa clicca qui sopra: Sulle Strade del VANGELO

FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it Siti Internet:

http://www.cristo-re.eu ; http://www.cristo-re.it;

http://www.maria-tv.eu ;http://www.web-italia.eu

http://www.engineering-online.eu;

http://www.mondoitalia.net ;

dal 17 Aprile al 24 Aprile 2011

10a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file clicca sopra

Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

Aderite all"

ORDINE LAICO dei "CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

Ingegneria Impianti Industriali Elettrici Antinvendio

Per. Ind. G. Dalessandro

Il mio pensiero e la mia professionalità nei miei Siti Web

 

Bella Italia http://www.miglionico web.it Prof.. Labriola

 

 MILANO D'UOMO

Foto di MILANO

in sequenza clicca qui sopra

 TARANTO CASTELLO

Foto di TARANTO

clicca qui sopra

TA1 - TA2 - TA3

Miglionico

XV SECOLO Polittico

Cima da Conegliano

cliccasopra

MG1. MG2. MG3. MG4.

MG5 MG6 MG7 MG8 MG9 MG10

ROMA FONT. di TREVI

.1. .2. .3.

.4. .5. .6.

.7.

MATERA SASSI

Per vedere altre foto clicca qui sopra

MARTINA

S. MARTINO

.1. -.2. -.3. .4. -.5. -.6. -.7. -.8.

Sulle Strade del VANGELO

Links: VATICANO LEV

Parrocchia Cristo Re Martina

http://www.parrocchie.it/ martinafranca/cristore.it

CHIESA CATTOLICA

Http://www.santiebeati.it

http://www.lachiesa.it

RADIO MARIA

http://www.cismitalia.org/ http://www.usmi.pcn.net http://www.ciisitalia.it

http://www.fratiminori lecce.org/node/342

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-04-17 ad oggi 2011-07-04 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

GIAPPONE

TERREMOTO E TZUNAMI

OLTRE 20.000 VITTIME PER LO TZUNAMI,

3 ESPLOSIONI ALLE CENTRALI NUCLEARI

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

2010-09-24 parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement

Accelera la fusione nucleare: "Fra 15 anni energia dalle stelle"

Il professor Francesco Romanelli: "Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER"

parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement

ROMA - Gli scienziati della fusione nucleare stanno per imprimere un colpo di acceleratore ai loro esperimenti e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del Sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla Terra per alimentare i crescenti bisogni di energia delle nostre società.

2010-09-23 La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva Ilva

Liberalizzate le emissioni di benzoapirene con un decreto legge del governo Berlusconi pubblicato il 13 agosto. Ecco come appare il cielo di Taranto, avvolto in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva

La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva Ilva L'Ilva vista dal lungomare di Taranto con il cielo oscurato da una nube di veleni Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge "per inquinare meglio e di più", denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva.

2010-09-22 Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia

ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate.

2010-09-22 Stop al piano per le scorie nucleari Il piano Sogin deposito rifiuti atomici entra in frigorifero. Forse per molti mesi. Il piano è uno dei fondamenti del programma nucleare del governo. Con una corsa pazza, la società italiana del nucleare è riuscita a chiudere per tempo una prima traccia, ma non più un semplice abbozzo bensì uno studio già strutturato, del programma per definire il futuro stoccaggio delle scorie.

2010-09-19 MAREA NERA Chiuso definitivamente il pozzo Macondo

Fine di una catastrofe durata cinque mesi E' stato inserito un tappo di cemento, per evitare future fuoriuscite di greggio. La piattaforma petrolifera della Bp è esplosa il 20 aprile, provocando la morte di 11 persone. In mare si sono rovesciati quattro milioni di barili

2010-09-12 AMBIENTE Europa, l'aria è più pulita crollano le emissioni nocive

I sorprendenti dati dell'Agenzia per l'ambiente: anche a causa della crisi l'anidride carbonica è diminuita del 17,3. A un passo dall'obiettivo del 20% nel 2020 considerato irrealistico da Berlsuconi e Confindustria

7 maggio 2010 La cupola di Bp calata sul fondale (Reuters)

Una mega-operazione nelle acque del Golfo del Messico: è quanto ha provato a fare la British Petroleum (Bp), la multinazionale petrolifera britannica che ha calato i la cosiddetta cupola di contenimento, nella speranza di catturare, prima che arrivi in superficie, il greggio che sta inquinando una vastissima area tra Louisiana e Florida. Il petrolio sgorga incontrollato (5.000 barili al giorno) dal pozzo sottomarino danneggiato dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon.

2010-05-02 Usa, la marea nera si avvicina Obama in viaggio verso la Louisiana

Le autorità decidono lo stop alla pesca per dieci giorni

NEW YORK - Tutti attendono. Sia la marea nera 1 che si avvicina alle coste della Louisiana, sia il presidente Usa che sta volando verso la costa della Louisiana a rischio disastro ambientale. Dipenderà dal tempo, ma il programma per il presidente è di andare in elicottero da New Orleans a Venice, la località soprannominata 'fine del mondo' e l'avamposto della marea nera nel Delta del Mississippi. Obama avrà un briefing a porte chiuse sulla situazione della marea.

Nel frattempo la lotta contro la marea nera va avanti. Secondo il presidente di Bp America Lamar McKay, saranno necessari tra i 6 e gli otto giorni perchè sia attiva la "cupola di contenimento" che gli esperti della Bp hanno ideato e fabbricato con l'obiettivo di ingabbiare la fuoriuscita dal pozzo. Una cosa difficilissima: "E' come fare un'operazione a cuore aperto condotta a 1500 metri di profondità, al buio e con sottomarini telecomandati".

17 aprile 2010 La nube ferma il 70% dei voli. E il vulcano continua a eruttare

Enac, stop fino alle 8 di lunedì.

Nube in Italia, Enac estende lo stop ai voli fino alle 20. Nella foto passeggeri bloccati a terra all'aeroporto di Torino Caselle (Ansa)

La nube di cenere prodotta dal vulcano islandese Eyjafjallajokull è sull'Italia. L'Enac ha disposto l'interdizione al volo strumentale di tutto il Nord Italia fino ai 35 mila piedi (cioè 10.668 metri) fino alle 8 di lunedì. Il presidente Vito Riggio: "I passeggeri hanno diritto al rimborso del biglietto, ma non al risarcimento del danno". Caos negli aeroporti

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

4° Pensiero 2010-07-25

Chi l'ha detto che la BP è autorizzata a perforare pozzi petroliferi nel Mar Mediterraneo, addirittura a profondità superiore a quella del pozzo del Golfo del Messico, a 1700 m con pressioni superiori di almeno altri 30 atmosfere a quelle del Golfo.

I PaDRONI DEL Meditterraneo sono tutti i Paesi che vi si specchiano, e non soltanto la Libia, è né importa che stiano all'interno delle loro acque territoriali o meno, comunque a 570 km dalla Sicilia.

Un eventuale inquinamento come quello del Golfo del Messico provocherebbe una catatastrofe a tutto il Bacini del Meditterraneo.

Pertanto tutti i Paesi del Mare Nostrum si dichiarino contro.

Se non lo fanno i Governi, lo facciano le Popolazioni e chi ci vive, specialmente i pescatori, ai quali viene financo imposto il fermo della pesca per salvare i pesci e l'ecosistema del Mediterraneo.

Allora se non lo fanno i Governi siano i cittadini, i lavoratori, i pensionati, gli studenti a boicottare la BP non comprando i loro prodotti.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

3° Pensiero

Come si fa a pensare che le tubazioni per le trivellezioni, le valvole e quanto altro sistemato giù nel fondo marino possano durare in eterno, ma neanche 10 anni durano nelle condizioni di stress e corrosione a cui sono soggette, anche in presenza di pressioni di oltre 150 (ma anche oltre 200) atmosfere.

E' chiaro che nel tempo ci saranno perdite ed inquinamento.

Chi ci rimborserà poi quando i promotori, fra l'altro straricchi, faranno fallire le loro società, per riproporsi immacolati con altre diverse ma con la coscienza da demoni.

Perché a loro interessano solo i soldi, come ai mercanti di armi che portano le divisioni, lotte e guerre in tutto il mondo, vendendo strumenti di porte prima agli uni e poi ali altri.

Ed il mondo incurante sta a guardare.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

2° Pensiero

Il disastro ambientale che si sta perpetrando nelle acque del Golfo del Messico riguarda tutto il mondo e non solo il Governo degli USA.

E la responsabilità della Compagnia Petrolifera è criminale.

Ma come è possibile effettuare perforazioni a tale profondità, senza predisporre dispositivi di sicurezza che consentano il flusso del petrolio in presenza di una pressione esterna (meccanica generata da compressori dell'Uomo, ed in questo caso superiore alle 200 atmosfere) autorichiudendosi automaticamente anche grazie alla pressione interna del getto di petrolio) e ne impediscano la fuoriuscita nel momento di danneggiamento della Pipe-Line esterna.

Ora il problema è divenuto planetario, e non è più solo degli Americani.

Non so se e quando si riuscirà a porre rimedio con il tentativo della Campana metallica.

Alla profondità di circa 1500 metri la pressione del mare è superiore a 150 atmosfere, ed inoltre bisogna aggingere la pressione con cui fuoriesce il petrolio, per cui diventa molto laborioso centrare il bersaglio, e poi pompare dentro alla campana il cemento per tappare il pozzo.

Inoltre il fatto che si perforerà un altro pozzo a qualche km di distanza per ridurre la pressione dell getto servirà oppure c'è il rischio di altri punti deboli del sistema?

Forse se non si riuscirà diversamente sarà necessaria una grandissima carica di esplosivo, o addirittura di una piccola bomba atomica, per riuscire nell'intento.

Comunque è chiaro che le trivellavioni in mare non possono essere fatte a discrezione di singoli paesi, ma a questo punto vanno prese delle decisioni a livello di ONU, Nazioni Unite.

Ed in Italia è bene che si vietino.

Se si vuole trivellera, lo si faccia sulla terra ferma.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

1° Pensiero

E' bastata una eruzione del Vulcano per mandare in tilt la grandissima tecnologia deL 3° Millennio, quella Aeronautica.

E se ci fosse un terremoto in zone dove sono costruite centrali nucleari, quale potrebbe essere il risultato?

MA E' TANTO NECESSARIO PUNTARE SUL NUCLEARE, QUANDO C'E UN RISCHIO PER IL FUTURO DELL'UOMO ?

Per me non conviene assolutamente rischiare, meglio tenerci il mondo e salvare l'Umanità, anche perché di energia alternativa ce ne abbiamo tantissima e gratis, è quella che fa muovere la vita, e non costa nulla: Sole, Vento, Pioggia, Acqua, Mare, Onde, Vulcani, Soffioni, Fotosintesi, Alberi….

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2011-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2011-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2011-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it/

2011-03-13

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com/

2011-03-13

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com/

2011-03-13

 

 

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com/

2011-03-13

 

 

 

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-04-18 ad oggi 2011-07-04

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2011-05-06

6 maggio 2011

QUIRINALE

Napolitano: con nuovi ingressi

verifica in Parlamento

Con le nuove nomine dei sottosegretari la maggioranza si è allargata, è diversa "rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche" e "spetta ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo". È quanto chiede, in una nota, il presidente de1lla Repubblica Giorgio Napolitano. La nota dà conto del fatto che Napolitano ha ieri proceduto alla firma dei decreti di nomina di nove sottosegretari di Stato, la cui scelta rientra come è noto "nella esclusiva responsabilità del presidente del Consiglio dei ministri".

"Il capo dello Stato ha in pari tempo rilevato che sono entrati a far parte del governo esponenti di gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche - ha concluso la nota -. Spetta ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo.

CASO RAI

Il presidente della Repubblica ha anche affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai - Paolo Garimberti e Lorenza Lei - le questioni relative "alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria". Lo si legge in una nota del Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si legge nella nota diffusa dalla Presidenza della Repubblica - ha venerdì ricevuto al Quirinale il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, nominata all'unanimità dal Consiglio di amministrazione. Il Capo dello Stato si è complimentato con la dottoressa Lei per l'ampia fiducia accordatagli e le ha formulato gli auguri di buon lavoro al servizio dell'emittente radiotelevisiva pubblica. Napolitano ha, nell'occasione, affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai le questioni relative alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria. La Rai informa dopo il sollecito di Napolitano annuncia che già da venerdìa sera comincerà la messa in onda degli spot informativi sui temi referendari che terminerà lunedì 13 giugno. È quanto si legge in un comunicato di viale Mazzini.

 

 

 

 

6 maggio 2011

DL SVILUPPO

Spiagge, Ue: sorpresi

dal decreto italiano

"Non abbiamo ricevuto nessuna notifica da parte delle autorità italiane, ma in seguito agli articoli apparsi sulla stampa, abbiamo chiesto all'Italia più informazioni", ha detto Chantal Hughes, portavoce del commissario Ue al mercato interno. "Se i rapporti letti sulla stampa sono corretti, saremmo molto sorpresi perchè non sarebbe ciò che ci aspettavamo".

La portavoce ha ricordato che Bruxelles ha già inviato due lettere di messa in mora - aprendo quindi una procedure di infrazione - all'Italia per il sistema sulle concessioni marittime che prevede il loro rinnovo automatico ogni sei anni. Le lettere sono state inviate il 29 gennaio del 2009 e il 5 maggio del 2010. "La questione è ancora aperta", ha detto la portavoce. "In questi mesi abbiamo lavorato molto con l'Italia per trovare regole compatibili con il mercato unico europeo", ha aggiunto.

Bruxelles contesta all'Italia il rinnovo automatico degli affitti degli stabilimenti balneari per sei anni, senzaprocedere con il sistema delle aste. "Ciò che ci inquieta è che alla fine dei primi sei anni di concessione, ci sia il rinnovo automatico di questo diritto, che è in contrasto con le regole della concorrenza leale e del mercato unico", ha affermato la portavoce, rilevando che l'Unione Europea chiede per le concessioni "un tempo appropriato e limitato".

Sulla novità dei 90 anni, annunciata ieri dal ministro Tremonti, la portavoce ha ripetuto che Bruxelles attende chiarimenti dall'Italia perchè tutto dipende dai dettagli.

 

 

 

 

 

2011-04-05

5 aprile 2011

GIAPPONE

Fukushima, cresce la paura

per lo iodio radioattivo

Quantitativi di iodio-131 pari a 7,5 milioni la norma sono stati rilevati nelle acque davanti al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima. Lo riferisce in una nota la Tepco, il gestore dell'impianto, spiegando che il campione esaminato è stato raccolto il 2 aprile. La Tepco (la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima) ha cominciato a riversare 11.500 tonnellate di acqua radioattiva direttamente nell'Oceano Pacifico, sperando di dare un'accelerata ai lavori per rimettere in sicurezza la centrale danneggiata dal terremoto dell'11 marzo.

Il rilascio dell'acqua contaminata "direttamente in mare è stato autorizzato come misura eccezionale e per i bassi livelli di radioattività", ha precisato in serata Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Nulla esclude, però, che lo scenario possa ripetersi in futuro. "Al momento la situazione è questa", ha tagliato corto Nishiyama. La Tepco, in una nota, ha motivato la decisione con la grande quantità di liquido contaminato accumulatosi nel sito, in particolare nell'edificio della turbina del reattore n.2. "Pensiamo - si legge nel comunicato - sia necessario trasferire l'acqua dei rifiuti radioattivi alla centrale di raccolta, per poterla conservare in condizioni di stabilità.

Quindi, 10mila tonnellate di liquido a basso livello di contaminazione, pari a dosi che possono essere assorbite naturalmente in un intero anno dagli adulti, "devono essere scaricate" per poterle sostituire con acqua più pericolosa. C'è, inoltre, la priorità di neutralizzare un fenomeno di accumulo nei pozzi di scarico dei reattori 5 e 6, che potrebbe creare problemi "ad apparecchiature importanti per garantire la sicurezza. Sulla base del punto 1 dell'articolo 64 del regolamento sui reattori nucleari, abbiamo deciso - conclude la nota - di scaricare in mare circa 10mila tonnellate di acqua radioattiva di basso livello e altre 1.500 tonnellate stoccate nei pozzi di scarico dei reattori n.5 e 6".

Un quantitativo di liquidi contaminati per 11.500 tonnellate (meno delle 15mila ipotizzate all'inizio) che non costituiscono "un problema alla salute", ha osservato sul punto Nishiyama. Sulla Tepco, il governo giapponese ha esercitato il pressing anche oggi perché blocchi la falla del pozzo di contenimento del reattore n.2, che riversa acqua altamente radioattiva in mare.

"Dobbiamo fermare assolutamente l'infiltrazione d'acqua contaminata, al più presto possibile: con questa forte determinazione, abbiamo chiesto alla Tepco di agire in fretta", ha detto il capo di gabinetto, Yukio Edano. In mancanza di una svolta immediata, ha aggiunto, l'accumulo di materiale radioattivo "avrà forte impatto sull'Oceano".

La grande utility asiatica ha reso noto che pagherà indennizzi provvisori a residenti e agricoltori colpiti dalla crisi. Circa 80mila i residenti costretti all'evacuazione, più un'ulteriore fascia di rispetto di dieci chilometri. La Tepco ha dato disponibilità al rimborso spese mediche e perdita di reddito a causa dell'evacuazione. La borsa nipponica oggi chiude a -1,06%, sui timori legati agli ultimi sviluppi della crisi nucleare.

 

2011-04-04

4 aprile 2011

GIAPPONE

Fukushima, acqua radioattiva

versata nell'Oceano Pacifico

Sono iniziate le operazioni di travaso in mare dell'acqua radioattiva della centrale di Fukushima. A riferirlo sono i media nipponici. Complessivamente verranno riversate nell'oceano 11.500 tonnellate di acqua radioattiva accumulate durante i tentativi di raffreddamento dei reattori. L'operazione servirà per fare spazio nell'impianto ad altra acqua che presenta livelli di radioattività molto maggiori.

La Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima, ha assicurato che il travaso di acqua radioattiva nell'oceano non comprometterà l'ecosistema marino e la sicurezza del pescato. Un ufficiale della società ha assicurato che, se si consuma pesce proveniente dal mare contaminato una volta al giorno per un anno, si potranno assorbire circa 0.6 millisievert di radioattività, pari a un quarto delle normali radiazioni provenienti dall'ambiente nell'arco di un anno.

Due operai della centrale nucleare di Fukushima, scomparsi dal giorno del sisma/tsunami dell'11 marzo, sono stati ritrovati morti, sempre nello stesso sito. Sulla base di quanto riferito in conferenza stampa dalla Tepco, il gestore dell'impianto, i due, di 24 e 21 anni, sarebbero deceduti per le ferite multiple riportate associate a tracce di annegamento. Le analisi fatte dai medici legali hanno ipotizzato la morte poco più di un'ora dopo il terremoto, avvenuto alle ore 14.46 dell'11 marzo, cui è seguito il devastante tsunami. I loro corpi sono stati trovati mercoledì e poi ripuliti e decontaminati, visto che l'impianto continua a rilasciare forti dosi di radiazione in quella che è la peggiore crisi nucleare del Giappone. La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare.

La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.

 

 

 

 

2011-04-02

2 aprile 2011

GIAPPONE

A Fukushima individuata

perdita radioattiva in acqua

La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'é la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare. La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.

Il primo ministro giapponese Naoto Kan si è recato per la prima volta in tre settimane nella regione del nord-est del Giappone devastata l'11 marzo da un forte terremoto seguito da uno tsunami. Kan è arrivato da Tokyo con un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata (prefettura di Iwate), particolarmente colpito dalla doppia catastrofe: circa 1.000 persone sono morte e altre 1.300 risultano ancora disperse.

Il premier incontrerà in seguito nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso che stanno intervenendo nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Naoto Kan aveva annullato il 21 marzo scorso una prima visita prevista nel nord-est del paese per il maltempo. Il 12 marzo, il giorno dopo il terremoto e lo tsunami, Kan aveva sorvolato in elicottero la centrale nucleare di Fukushima per rendersi conto dei danni che aveva subito. Kan era stato in seguito criticato da alcuni parlamentari secondo i quali il sorvolo delle zone colpite aveva ritardato le operazioni di intervento, in particolare il rilascio controllato di vapore radioattivo per far abbassare la pressione nel reattore.

 

 

2011-04-01

1 aprile 2011

DRAMMA NUCLEARE

Fukushima, "abnormi quantità

di iodio radioattivo nella falda"

La quantità di iodio radioattivo nella falda sotto il reattore n1. di Fukushima presenta valori abnormi di iodio, pari a 10.000 volte i limiti legali. È quanto afferma la Tepco in una nota, confermando la validità delle analisi annunciate ieri notte e messe in dubbio dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare.

Secondo l'Agenzia, i valori di concentrazione radioattiva nei campioni di acqua sotterranea presa martedì e mercoledì scorsi attorno all'edificio della turbina del reattore n.1 potevano essere rivisti al ribasso, visto che erano stati inclusi da Tepco materiali come tellurio, molibdeno e zirconio su cui erano stati fatti degli errori.

La utility, tuttavia, ha confermato nelle controprove la correttezza della stima dei valori sullo iodio, rilanciando altri pesanti dubbi sull'attendibilità delle sue comunicazioni. Nel tentativo di evitare che le particelle radioattive possano essere disperse nell'ambiente da venti e pioggia, la Tepco ha iniziato oggi i test sulla stesura di resina solubile in acqua che ha un effetto verniciatura sullo stabilimento.Il piano prevede l'uso di 60.000 litri di resina che sarà spruzzato in un periodo superiore alle due settimane.

 

1 aprile 2011

TERREMOTO

Giappone, al via grande operazione

per cercare i 16.500 dispersi

Al via in Giappone una maxi-operazione per cercare i 16.500 dispersi nel terremoto e nello tsunami dell'11 marzo. In 25.000 tra militari delle Forze di Auto-Difesa, l'Esercito giapponese, e soldati americani hanno avviato una grande battuta che durerà tre giorni e riguarderà le prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima, le più colpite. Vengono impiegati 120 tra aerei ed elicotteri e 65 imbarcazioni, tra cui 20 velivoli e 15 unità navali statunitensi.

Le ricerche si concentreranno "lungo le coste, nell'alveo dei fiumi e sull'entroterra sommerso" dalla gigantesca onda anomala, fino a una distanza di 18 chilometri dal litorale. Esclusa dalle ricerche soltanto l'area di 'rispettò istituita dalle autorità in un raggio di 30 chilometri dalla disastrata centrale nucleare di Fukushima 1, onde evitare che i 18.000 militari locali e i settemila americani siano esposti alla radiazioni emanate dai reattori del complesso. Dovrebbe invece essere regolarmente ispezionata la cittadina di Iitate, di cui inutilmente ha chiesto l'evacuazione l'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, giacchè vi sono stati rilevali livelli di radioattività tali da richiederne lo sgombero: l'esecutivo nipponico ha infatti rifiutato, almeno per ora, di estendere oltre i 20 chilometri dall'impianto l'area di allontanamento forzato della popolazione, e Iitate sorge a una quarantina di chilometri dalla centrale; a tutt'oggi vi si trovano ancora 3.800 abitanti su un totale di seimila.

Si calcola che il disastro di tre settimane fa abbia causato la morte accertata di almeno 11.578 persone. In giornata è atteso un discorso alla Nazione da parte del primo ministro Naoto Kan.

 

 

 

 

2011-03-30

30 marzo 2011

SCENARI ENERGETICI

Boom di rinnovabili

Stangata in bolletta

Le energie rinnovabili piacciono ai Comuni italiani. Hanno successo e crescono. Certo toccano fortemente la bolletta dei consumatori grazie ai discussi incentivi che, però, incidono per 2,7 miliardi contro i 3 delle fonti non rinnovabili. Mentre fanno risparmiare notevolmente chi li installa sulla propria abitazione o azienda (soprattutto il solare). Oltre a ridurre drasticamente l’inquinamento e creare molti nuovi posti di lavoro. È davvero boom per queste fonti in tutto il Paese.

Ben 7.661 Comuni, il 94% del totale, ha almeno un impianto da rinnovabili: erano 6.993 nel 2010 e 5.580 nel 2009. E ospitano più di 200mila impianti. Una crescita che riguarda ognuna delle fonti "pulite". Ben 964 comuni riescono a essere elettricamente autosufficienti producendo più energia di quanta ne riescano a consumare. E grazie a una sola fonte rinnovabile. Altri 27 superano abbondantemente il proprio fabbisogno termico, con impianti di teleriscaldamento da biomassa o geotermia. Mentre sono 20 le amministrazioni al 100% (sia elettricità che calore) rinnovabili: dove cioè hanno dimenticato cosa voglia dire collegarsi a una grande rete. Questi "primi della classe" delle energie pulite sono tutti al Nord: Morgex, Pollein e Prè-Saint-Didier in Val d’Aosta; Brunico, Prato allo Stelvio, Sluderno, Dobbiaco, Glorenza, Vipiteno, Rasun Anterselva, Lasa, Racines, Monguelfo, Badia, Valdaora, Silando e Sesto in Alto Adige; Cavalese e Fondo in Trentino; Sellero in provincia di Brescia. A conferma che si tratta soprattutto di buona e previdente amministrazione, più che di risorse naturali, visto che sole e vento sono molto più presenti al Sud.

Dati sorprendenti ma molto concreti, quelli presentati nel rapporto "Comuni rinnovabili 2011", elaborato da Legambiente col contributo del Gse (Gestore servizi energetici) e di Sorgenia. Comuni virtuosi e premiati, come Morgex, Brunico e Peglio, o come la provincia di Potenza (vedi box). Ma anche il resto non scherza: i Comuni del solare sono 7.273 (erano 6.801 lo scorso anno) cioè l’89% del totale, ospitando 3.217 MW (2.462 nel solo 2010, a conferma di una crescita impressionante).

Per il fotovoltaico sono 56 i Comuni italiani che hanno già superato l’obiettivo dell’Ue di 264 mq/1000 abitanti. I Comuni dell’eolico sono 374, con una potenza di 5.758 MW (610 MW in più rispetto al 2009). Nel 2010 hanno prodotto 8.374 GWh di energia pulita, pari al fabbisogno elettrico di oltre 3,5 milioni famiglie. I Comuni del mini idroelettrico sono 946 (impianti fino a 3 MW). La potenza totale installata è di 988 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 3.952 GWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,6 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia sono 290, per una potenza installata pari a 868 MW elettrici e 67,9 termici. Gli impianti producono circa 5.031 GWh di energia elettrica, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni della biomassa e del biogas sono 1.033 per una potenza di 1.088 MW elettrici e 702 MW termici. Consentono di produrre 7.631 GWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 3 milioni di famiglie. In forte crescita gli impianti collegati a reti di teleriscaldamento, che permettono alle famiglie un significativo risparmio in bolletta (fino al 30-40% in meno). Sono 296 i Comuni in cui gli impianti di teleriscaldamento utilizzano biomasse "vere" (ossia materiali di origine organica animale o vegetale provenienti da filiere territoriali, e quindi a "chilometri zero"), che riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e acqua calda. Oltre a evitare di scaricare questi materiali sui terreni.

"Occorre sostenere questo scenario, dando certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120mila occupati nel settore", commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Rispetto alla discussione in corso sugli incentivi, che dovrebbe portare di qui a pochi giorni al quarto conto energia, il direttore generale di Sorgenia, Riccardo Bani, parla "dell’incertezza" causata "dall’interruzione del quadro legislativo" pur ritenendo "opportuno un meccanismo di riduzione graduale degli incentivi". Per il presidente del Gse, Emilio Cremona, "tutto verrà fatto in maniera equilibrata" e "nel giro di 15-20 giorni le aziende potranno ripartire". Anche per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente, "il meccanismo incentivante allo studio è intelligente se offre garanzie, all’interno di un sistema elastico, almeno fino alla fine del 2017". Intanto il direttore operativo del Gse, Gerardo Montanino, rivela che "l’obiettivo di 8.600 megawatt previsto per il 2020" dal piano italiano sulle rinnovabili verrà raggiunto "già quest’anno o al massimo all’inizio dell’anno prossimo".

Antonio Maria Mira

 

 

30 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima, iodio radioattivo

3.335 volte superiore al limite

Un tasso di iodio radioattivo 3.355 volte superiore al limite legale è stato misurato nel mare a 300 metri dalla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha reso noto l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vice direttore generale dell'agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha minimizzato i potenziali effetti dell'acqua di mare radioattiva dal momento che la popolazione locale è stata evacuata ed è stata bloccata l'attività di pesca nella zona.

Masataka Shimizu, presidente dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima, è stato ricoverato ieri sera. Lo hanno reso noto oggi i media giapponesi, il giornale Nikkei e l'agenzia Kyodo, precisando che Shimuzu soffre di pressione arteriosa troppo elevata. Nei giorni scorsi il numero 1 della Tepco si era assentato per motivi di salute. Il manager era apparso in pubblico l'ultima volta nella conferenza stampa del 13 marzo, due giorni dopo la catastrofe che ha distrutto il Giappone del nordest.

"PLUTONIO FUORI CONTROLLO"

La situazione nei reattori di Fukushima 1 sta ormai sfuggendo a ogni controllo. Ieri il governo ha dovuto ammettere la parziale fusione delle barre di combustibile nucleare e che tracce di plutonio sono state rinvenute in almeno cinque punti del sottosuolo della centrale. Il problema è che la finora mancata riattivazione dei sistemi di gestione della centrale non consente di avere una situazione chiara della funzionalità degli impianti come dei danni e dei rischi connessi. Allo stesso tempo le maestranze ancora al lavoro sono sottoposte a rischi di cui non è chiara l’entità. Come quando la settimana scorsa tre tecnici si sono trovati a guadare vaste pozze di acqua fortemente contaminata raccoltasi sotto le turbine dei reattori e sono stati per questo ricoverati in osservazione in un centro specializzato. Due di essi con ustioni alle gambe.

Anche ieri il portavoce governativo Yukio Edano ha confermato la necessità di mantenere un costante afflusso di acqua all’interno dei reattori per raffreddare il materiale fissile, ma questo in sé è ormai uno dei problemi maggiori, perché da un lato provoca vapore sotto pressione che pone a rischio di diffusione della radioattività nell’aria, e dall’altro va ad aumentare la massa di liquido presente al di fuori delle aree previste, con una tasso di elementi radioattivi che arriva a 100mila volte la quantità tollerabile,

Da due giorni, a preoccupare è soprattutto l’acqua che si è raccolta nelle trincee di drenaggio che collegano tra loro, esternamente, i reattori 1, 2 e 3. In alcuni punti quasi al limite della capacità, rischia di uscire dalle condotte e di finire nell’oceano distante poche decine di metri.

Per le autorità, si tratterebbe in parte di liquido immenso nel tentativo di raffreddare gli impianti, ma in parte di acqua marina portata dallo tsunami, che ha colpito l’impianto superando in altezza l’elevazione della centrale. Nelle condotte si sono registrati tassi di radiazioni superiori a 1.000 millisievert per ora. Con questo livello di contaminazione, basta un’esposizione di quattro ore per condannare a morte un essere umano entro 30 giorni. Un incubo che mette in second’ordine la cronaca dell’emergenza nelle prefetture colpite dal sisma e dallo tsunami, dove si cerca di riattivare una parvenza di vita civile e sociale. Almeno al di fuori della fascia di attenzione di 30 chilometri da Fukushima 1. Sono 10.901 morti accertati e 17.649 i dispersi registrati finora. Dramma nel dramma, di circa 4.000 cadaveri rinvenuti non si conosce l’identità.

Continuano le attività di assistenza agli sfollati e la loro evacuazione volontaria verso altre regioni del Paese. Per quanti hanno scelto finora di restare, la visita prevista per oggi dell’imperatore Akihito e dell’imperatrice Michiko ad alcuni centri di accoglienza, sarà un segnale forte di unità della nazione dietro le loro sofferenze.

Segnale di solidarietà internazionale, che già va sviluppandosi seppure in modo poco propagandato dai media locali nelle attività delle squadre di soccorso di molti Paesi e degli esperti che cooperano con le autorità per cercare di individuare una via d’uscita dall’emergenza, è stata annunciata per giovedì la visita del presidente francese Nicholas Sarkozy a Tokyo. Primo capo di Stato estero a recarsi in Giappone dall’11 marzo, Sarkozy incontrerà il primo ministro Naoto Kan e la comunità dei connazionali nel Paese. Il presidente transalpino arriverà da Pechino, dove si trova da oggi in vista ufficiale.

Intanto Corea del Sud, Hong Kong e Filippine e si sono uniti alla lista di nazioni che registrano quantità di radiazioni nell’aria superiori alla norma, come probabile conseguenza della situazione giapponese. Manila ieri ha bloccato l’importazione, allo studio da giorni, di alcuni prodotti agricoli e alimentari dal Paese del Sol Levante. Stefano Vecchia

 

 

 

 

2011-03-28

GIAPPONE

Fukushima parziale fusione

Nuova scossa di terremoto

Il governo giapponese ritiene che l'acqua altamente radioattiva al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima sia dovuta "alla parziale fusione delle barre di combustibile" che il capo di gabinetto, Yukio Edano, definisce come fenomeno "temporaneo".

Una nuova forte scossa di terremoto di magnitudo 6.5 ha colpito stamattina (poco dopo la mezzanotte in Italia) il nord-est del Giappone. Al momento non si hanno notizie di vittime o danni. Allerta tsunami di 50 centimetri. Intanto alla centrale nucleare di Fukushima sale l'allarme radioattività: un livello di iodio-131 100.000 volte superiore alla norma ha provocato ieri l'improvvisa evacuazione dal reattore n.2 dei tecnici che da giorni cercano di riportare la centrale sotto controllo. Stamani il governo giapponese ha bacchettato la Tepco, la società che gestisce la centrale, per avere parlato in un primo momento di un livello di radioattività 10 milioni di volte sopra la norma.

 

 

 

 

2011-03-27

26 marzo 2011

DRAMMA NUCLEARE IN GIAPPONE

Fukushima, stime contrastanti

su radioattività dopo incidente

Sono contrastanti le prime stime della radioattività liberata nell'area di Fukushima subito dopo

l'incidente nella centrale nucleare. Secondo i calcoli dell'Istituto centrale austriaco di Meteorologia e geodinamica (Zamg), riportati dal settimanale britannico New Scientist, il livello di iodio 131 rilasciato a Fukushima 1 è pari al 73% di quello liberato nell'incidente di Chernobyl del 1986 e il rilascio di cesio 137 è pari a circa il 60% rispetto ai livelli di questa stessa sostanza rilevati a Chernobyl. Le misure, acquisite per mezzo di una rete internazionale di rilevatori destinati a individuare test clandestini di bombe nucleari, sono "da valutare con molta attenzione", ha rilevato l'esperto dell'Enea Eugenio Santoro.

Si tratta infatti di dati più elevati rispetto a quelli ufficiali, riportati dall'Agenzia Internazionale per l'EnergiaAtomica (Aiea). Gli stessi ricercatori austriaci riconoscono, comunque, che a Chernobyl erano state rilasciate grandi quantità di molti materiali radioattivi, mentre a Fukushima sono stati rilasciatisolo elementi volatili come iodio e cesio.

 

 

 

2011-03-25

25 MARZO 2011

GIAPPONE

Kan: A Fukushima situazione

rimane "imprevedibile"

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima rimane "imprevedibile". Lo ha detto oggi il primo ministro giapponese Naoto Kan. "La situazione rimane altamente imprevedibile. Lavoriamo per evitare che non peggiori. Dobbiamo essere estremamente vigilanti", ha detto Kan in una conferenza stampa, a due settimane dal sisma e dallo tsunami che hanno devastato il nord-est del Paese provocando più di 10mila vittime. L'operatore della centrale di Fukushima, Tokyp Electric Power (Tecpo), ha ammesso oggi che le operazioni di raffreddamento dei reattori con cannoni ad acqua e i lavori di ripristino delle pompe ad acqua elettriche avanzano lentamente lentamente a causa della pericolosità del sito. Ieri due tecnici sono stati ricoverati in ospedale dopo aver subito un'alta dose di radiazioni. La Tepco ha avvertito inoltre che la vasca del reattore n.3 della centrale, che contiene barre di combustibile, potrebbe essere danneggiato.

I lavoratori ustionati nel tentativo di raffreddare i reattori nella centrale nucleare giapponese di Fukushima Daiichi sono stati esposti a livelli di radazioni 10.000 volte superiori al normale. Lo riferiscono oggi le autorità, aggiungendo che non ci sono prove di una rottura nel reattore numero 3. Una rottura in un reattore comporterebbe un pericoloso passo indietro dopo giorni di piccoli progressi nella centrale, danneggiata dal sisma e dallo tsunami e dove si cerca di evitare la catastrofe nucleare.

Oltre 10.000 persone hanno perso la vita nel terremoto e nel successivo tsunami e i dispersi sono circa 17.500, secondo le ultime cifre.

Più di 700 i tecnici che dall'11 marzo lavorano ai sei reattori di Fukushima Daiichi per cercare di evitare un disastro nucleare. Tre di loro sono stati contaminati, e due di loro sono stati ricoverati con possibili ustioni da radiazioni dopo che l'acqua di un radiatore è entrata nei loro stivali. "L'acqua contaminata aveva 10.000 volte la quantità di radiazioni che si può trovare nell'acqua che circola in un reattore che opera normalmente", ha detto Hidehiko Nishiyama, funzionario dell'agenzia nucleare giapponese.

"È possibile che ci siano danni al reattore", ha detto Nishiyama, spiegando però più tardi ai giornalisti: "Potrebbe essere stato per le operazioni di sfiato e potrebbe esserci una perdita d'acqua dai tubi o dalle valvole, ma non ci sono dati che suggeriscano una rottura". Comunque, contribuendo ad accrescere la confusione, Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce la centrale, ha detto che è possibile che l'acqua contaminata provenga dal nocciolo del reattore.

Sempre oggi, le autorità hanno invitato decine di migliaia di persone che vivono a una distanza fra i 20 e i 30 chilometri dall'impianto danneggiato ad allontanarsi, mentre la Cina ha fatto sapere che due viaggiatori provenienti dal Giappone avevano un livello di radiazioni eccessivamente alto.

Anche Hideo Morimoto, direttore dell'Agenzia per le risorse naturali e l'energia, ha detto che l'incidente al reattore numero 3 - l'unico a utilizzare plutonio, più tossico dell'uranio usato negli altri - non è serio.

L'Agenzia Onu per il nucleare (Aiea) ha detto che sono 17 i lavoratori che sono stati esposti a livelli elevati di radioattività a Fukushima dall'inizio delle operazioni, e che altri 14 hanno ustioni.

Finora nessuno in Giappone, eccetto i lavoratori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi al centro della crisi, è stato trovato con livelli particolarmente alti di radiazioni, e il ministero degli Esteri giapponese sottolinea che l'International Civil Aviation Association il 18 marzo ha dichiarato che non è necessario lo screening dei passeggeri aerei provenienti dal Giappone.

Nonostante aumentino le notizie di radioattività, sembra comunque diminuire il timore di una catastrofica fusione nella centrale nucleare. Due dei reattori ora sono considerati spenti. La situazione resta incerta negli altri quattro, da cui periodicamente escono fumo e vapore, ma procedono i lavori per ripristinare le pompe del sistema di raffreddamento.

Gli Stati Uniti stanno offrendo aiuto al Giappone, e due loro navi forniranno 2 milioni di litri di acqua dolce per raffreddare i reattori. È stata vietata la vendita di verdure e latte provenienti dalle aree vicine alla centrale, e ai 13 milioni di abitanti di Tokyo questa settimana è stato detto di non dare acqua del rubinetto ai bambini dopo che la contaminazione portata dalle piogge ha fatto salire la radioattività a due volte i livelli di sicurezza. Il giorno dopo i livelli sono comunque tornati nella norma.

 

 

 

2011-03-19

19 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima, sarà ripristinata

l'energia elettrica

Il gestore della centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo Electric Power, ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. Lo ha annunciato l'Agenzia per la sicurezza nucleare.

Incidente di raggio maggiore. Con ricadute, cioè, all’esterno della struttura causate dal rilascio di materiale radioattivo. Anche le autorità giapponesi sono arrese. E, ieri, dopo una settimana di tentennamenti – che hanno attirato su Tokyo gli strali della comunità internazionale – si sono decise ad innalzare il livello di allerta sulla centrale. Quest’ultimo – secondo quando stabilito dalla Nuclear and Insutrial Safety Agency (Nisa), l’agenzia nucleare nipponica – è passato da 4 a 5 sulla scala Ines (International nuclear scale event), che va da 1 a 7. A cambiare è, sostanzialmente, l’ampiezza degli effetti: quello che accade alla centrale di Fukushima non è più un problema locale. Le particelle di radioattività in fuga dai quattro reattori danneggiati rischiano di contaminare una vasta porzione di territorio. Come accadde 32 anni fa a Three Mile Island, in Pennsylvania, altro incidente di quinto livello. E, insieme a Fukushima, il più grave della storia nucleare dopo quello di Chernobyl, in Ucraina, la catastrofe per antonomasia, che raggiunse il livello 7, il massimo, di allerta. In realtà, nei giorni scorsi, l’agenzia nucleare francese aveva classificato l’incidente di Fukushima al livello 6.

Non a caso, il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Yukiya Amano, arrivato ieri in Giappone per una valutazione della crisi, ha rinnovato al premier Naoto Kan l’invito "alla chiarezza". Invito rivoltogli già due giorni fa da più parti. L’innalzamento del livello di allerta è stata la risposta indiretta di Tokyo a questa richiesta.

Una scelta che ha provocato le lacrime di Akio Komiri, il direttore di Tepco, la società responsabile della centrale. Di fronte alla crescente gravità dell’incidente. il manager è scoppiato a piangere nel mezzo di una conferenza stampa. Il governo giapponese ha comunque precisato che la quantità di radiazioni nell’area intorno alla centrale non è aumentata. Perciò non è stato ancora ordinato alla popolazione della zona – è stata evacuata quella residente in un raggio di 20 chilometri – di prendere le 250mila dosi di ionio distribuite nei giorni scorsi. Anche l’Aiea ha voluto rassicurare l’opinione pubblica internazionale. Il consigliere tecnico Graham Andrew ha sottolineato che la situazione dell’impianto di Fukushima è "stabile". Ovvero non è peggiorata.

Lo scenario, in ogni caso, – come ha sottolineato il premier – non "autorizza all’ottimismo". Eppure Tokyo non è disposta ad arrendersi alla tragedia. Nella centrale in panne si lavora con ostinata determinazione per fermare l’incubo radioattivo. In quella Amano ha definito una "corsa contro il tempo". Che procede in due direzioni: da una parte, abbassare la temperatura nei reattori con potenti iniezioni di acqua per arginare la fusione dei nuclei – già scoperti e parzialmente fusi – e, dall’altra, ripristinare l’impianto elettrico e, di conseguenza, l’impianto di raffreddamento. Ieri, gli elicotteri hanno scaricato 50 tonnellate d’acqua sul sito, mentre i pompieri sono più volte intervenuti con gli idranti. Si ripone sempre maggiore speranza, intanto, nell’idea di coprire le quattro carcasse fumanti con mastodontici sarcofaghi di cemento, sul modello Chernobyl. Dei mega-coperchi per contenere la fuoriuscita di radiazioni. Un’impresa titanica, affermano, però, gli esperti: per completarla potrebbero volerci anni. Un tempo infinito per il Giappone e il resto del mondo, oppressi dall’incubo nucleare. Si confida di avere maggiori dettagli nella riunione straordinaria dell’Aiea in programma lunedì a Vienna. Nell’incontro, Amano riferirà i dettagli della missione.

 

19 marzo 2011

IL REPORTAGE

Solo un minuto disilenzio

Poi ricomincia la lotta

Un minuto di silenzio, prima di ricominciare. Ieri il Giappone ha ricordato la settimana dal sisma e dallo tsunami. Alle 14.46, brevi ma commosse e partecipate cerimonie, scandite dal suono delle campane, si sono svolte in molte località delle aree colpite e nelle sedi ufficiali. Mai settimana è stata più lunga nella storia del dopoguerra in questa nazione che aspetta con tensione crescente lo svolgersi degli eventi. I prezzi continuano a salire ovunque. Al Nord sono alle stelle. Molti beni, poi, sono introvabili. Il costo del carburante sale procedendo da Sud verso settentrione e se a Osaka le code sono limitate, a Tokyo si allungano notevolmente. Nella capitale c’è in più il limite di 3.000 yen di benzina, cerca 20 litri per rifornimento, la metà in alcune zone.

Una situazione difficile per tutti. A Osaka, a quasi 800 chilometri dai reattori di Fukushima, molti alberghi e locali pubblici hanno il riscaldamento spento, nonostante questa "quasi primavera" sia più rigida del solito. Qui, però, ci sono pochi altri disagi, se non quelli che gli abitanti della seconda città del Giappone, come molti altrove, decidono di sopportare per ridurre i consumi di generi di prima necessità, di energia e elettrica e di carburante. La capitale, invece è sottoposta a una serie di tagli, divieti, limiti che rende precaria la vita della popolazione.

Questa vive con apprensione la "battaglia" in corso alla centrale di Fukushima, mentre la terra continua a tremare per le scosse d’assestamento. L’ambasciata italiana a Tokyo resta comunque aperta, per assistere i connazionali, a differenza delle sedi di molti Paesi che hanno scelto di trasferire tutto a Osaka. Mentre acqua, e da oggi forse anche cemento, continuano a piovere sulle fornaci radioattive di Fukushima 1, al limite dei trenta chilometri della zona di sicurezza dalla centrale sono stati rilevate elevate concentrazioni di radioattività.

I giapponesi si interrogano sulla sorte dei piloti di elicottero, dei pompieri e dei tecnici che combattono corpo a corpo contro un drago che non si arrende. Ci sono segnali di ripresa di vita civile, in contemporanea con l’avvio dei lavori di rimozione delle macerie dalle aree devastate. Un impegno che durerà mesi. La ricostruzione si profila come la più grande – e costosa – della storia delle catastrofi naturali. In vista di questo obiettivo, va concretizzandosi l’evacuazione degli ospiti di almeno una parte degli oltre 2.500 centri di raccolta in aree meno difficili da rifornire. Il Paese si prepara ad accoglierli, almeno per quanto riguarda bambini, le loro madri, gli ammalati. Gli altri, con ogni probabilità, resteranno sul territorio per propiziare con il loro lavoro la ricostruzione del Paese e delle loro stesse esistenze devastate.

Il timore è che il processo di pulitura dai detriti riporti alla luce un gran numero di vittime, togliendo anche l’ultima esile speranza alle famiglie, in molti casi decimate. Intanto l’ultimo bilancio diffuso dalle autorità indica 6.911 morti accertati e almeno 11mila dispersi, ma stime arrivano a 25mila complessivi. La tensione si trasforma in polemica e in sfiducia verso le autorità. Una situazione che emerge chiaramente ogni giorno di più parlando con la popolazione. La calma, la ponderazione prevalgono ma è chiaro che la gente non dà più pieno credito alle verità ufficiali.

A controbattere questa tendenza che potrebbe portare a serie conseguenze politiche una volta stabilizzatasi la situazione, ieri ha pensato il premier Naoto Kan in un intervento televisivo. "Dobbiamo essere forti e convinti che ci riprenderemo, non ci possiamo permettere di essere pessimisti", ha detto Kan rivolgendosi idealmente agli almeno 600mila sfollati privi di cibo, riscaldamento e medicinali sufficienti. Il Paese "si riprenderà da questa tragedia e ricostruiremo il Paese ancora una volta", ha affermato. La sua carta per affrontare "la crisi più grave dalla Seconda Guerra Mondiale" per "superare questa tragedia e riprendersi" è chiara, ma non nuova: avere fiducia in chi guida il Paese e tornare alla determinazione che ha permesso alla nazione di ricominciare per migliorarsi dopo il conflitto del Pacifico. Non c’è "tempo per essere pessimisti" nonostante la situazione all’impianto nucleare di Fukushima 1 sia "molto grave", ha riconosciuto. Kan ha lodato quanti, polizia e vigili del fuoco, stanno rischiando la vita per risolvere la situazione. Nel corso della conferenza stampa il primo ministro ha anche accennato all’attendibilità del governo, messa in discussione. Il premier ha detto che "al pubblico è stato divulgato tutto. Abbiamo condiviso con la comunità internazionale – ha aggiunto – quello che sappiamo".

Stefano Vecchia

 

 

 

19 marzo 2011

LA STORIA

I 120 "samurai" in lotta contro il tempo

Sono in nuovi eroi del Giappone: centoventi persone, tutte volontarie, che rischiano la vita per evitare il peggior disastro nucleare dopo quello di Chernobyl. Tecnici, impiegati, ingegneri e operai della Tepco, la società elettrica che gestisce la centrale di Fukushima, lavorano incessantemente al fine di permettere alle turbine di pompare acqua nei reattori contenenti le barre di combustibile. È solo grazie alla loro abnegazione, che si sta evitando il surriscaldamento del sistema e la fusione del nocciolo, con il conseguente rilascio del combustibile nucleare nell’ambiente.

Per permettere a queste persone di entrare all’interno dell’area considerata off-limits per l’elevata concentrazione di radionuclidi, il ministero della Salute giapponese ha innalzato il limite legale di esposizione radioattiva a 250 milliSievert annui, cinque volte il livello standard. Pompando acqua marina attraverso le tubazioni antincendio, si spera che la fusione dell’uranio 235, già parzialmente avvenuta, possa essere interrotta.

Secondo il fisico della salute Peter Caracappa, del Rensselaer Radiation Measurement & Dosimetry Group, ci sono sole tre modi per ridurre i rischi connessi alle radiazioni: "diminuire il tempo di esposizione, aumentare la distanza dalla sorgente di emissione e la protezione. Per i lavoratori di Fukushima, è solo il tempo che può essere controllato".

I 120 lavoratori si alternano, quindi, in turni relativamente brevi. "Per evitare di respirare direttamente il cesio 137 e lo iodio 131, sono dotati di autorespiratori che isolano l’apparato respiratore dall’ambiente esterno", ha confermato il portavoce della Tepco. Il rischio per questi lavoratori di contrarre malattie cancerogene, ha indotto la compagnia elettrica giapponese a preferire dipendenti prossimi alla pensione, visto che la gestazione delle cellule cancerogene – prima che queste inizino eventualmente a propagarsi – può durare anche diversi anni. "Ogni sievert assorbito può aumentare la probabilità del cancro del 4 per cento", afferma Caracappa.

La radioattività attorno ai reattori è talmente elevata che dei 40-50 lanci di acqua previsti con l’uso di elicotteri ne sono stati effettuati solo quattro. Il forte vento ha però deviato il getto, facendo cadere la maggior parte dell’acqua di raffreddamento fuori bersaglio. L’utilizzo dell’acqua marina è l’ultima risorsa che la Tepco ha per impedire la fusione, ma porterà anche alla definitiva fermata dell’impianto di Fukushima, visto che l’alta quantità di impurità e di minerali contenuti nel liquido incrosterebbe le barre di combustibile, rendendo il loro utilizzo antieconomico.

La missione degli "eroi di Fukushima", già definita da molti suicida, ricorda le gesta dei samurai giapponesi, che non esitavano a togliersi la vita pur di difendere l’onore del proprio daimyo. Lo spirito di appartenenza alla nazione giapponese, che nei decenni passati aveva condotto il Paese a colonizzare gran parte dell’Asia Orientale, oggi si traduce in un sacrificio collettivo dove non è più l’onore l’aspetto da salvare, ma la vita stessa di migliaia di connazionali.

Piergiorgio Pescali

 

 

11 marzo 2011

ROMA

Anche la Caritas si attiva per emergenza terremoto

Il Presidente di Caritas Giappone, S.E. Mons. Isao Kikuchi, vescovo di Niigata, ha assicurato l'impegno di Caritas Giappone, il cui direttore, padre Daisuke Narui si sta attivando per far fronte ai bisogni più urgenti in seguito al violentissimo terremoto e lo tsunami che hanno colpito il nord del Giappone. Onde alte dieci metri hanno devastato la costa di Sendai, nel nordest del Giappone e il Paese è sconvolto da questa emergenza.

La Caritas in Giappone è un piccolo organismo che ogni anno riesce a sostenere un centinaio di progetti nel Paese e all'estero per circa 3 milioni di dollari. Si è attivata in passato per grandi emergenze in Asia, come lo tsunami del 2004, il terremoto in Pakistan del 2005 e quello a Yogyakarta nel 2006. In tutto il territorio nazionale con 127 milioni di giapponesi i cattolici sono circa 450 mila, pari allo 0,35%, sparsi in 16 diocesi.

Caritas Italiana esprime "solidarietà e vicinanza nella preghiera a Caritas Giappone e alla popolazione colpita ed è pronta, in collegamento con la rete internazionale, a sostenerne gli sforzi una volta messo a punto un piano di primo intervento. Resta anche in contatto con le altre Caritas del Pacifico per monitorare l'evolversi dell'allerta tsunami". In particolare gli operatori di Caritas Italiana in Indonesia riferiscono al momento, dopo l'allarme lanciato, di "una vigile situazione di attesa".

Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite

C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: maremoto Pacifico 2011.

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio).

 

 

 

 

 

 

2011-03-18

18 marzo 2011

CENTRALE

Fukushima, il Giappone

alza livello allerta nucleare

Il Giappone ha alzato il livello della gravità dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, riferisce oggi il sito web dell'agenzia Onu per il nucleare. Il livello dell'incidente è stato stimato a livello 5 - dal precedente livello 4 - sulla scala 1-7 Ines dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Anche l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese oggi ha alzato a livello 5 - da livello 4 - l'incidente per quanto riguarda i reattori 1, 2 e 3. Questo suggerisce che l'incidente nucleare in Giappone sia grave quanto quello di Three Mile Island verificatosi nel 1979 negli Stati Uniti. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese dice che l'incidente al reattore 4 è invece a livello 3.

Gli ingegneri giapponesi oggi ammettono che seppellire la centrale nucleare danneggiata di Fukushima Daiichi sotto il cemento potrebbe essere il solo modo per prevenire una catastrofica fuoriuscita di radiazioni. I responsabili sperano ancora di riuscire a ripristinare l'elettricità in almeno due dei reattori per riavviare il sistema di raffreddamento delle barre. Intanto si continua a versare acqua sul reattore numero 3, uno di quelli in condizioni più critiche tra i sei dell'impianto.

È la prima volta che il gestore della centrale ammette che la creazione di un sarcofago di cemento - come a Chernobyl nel 1986 - sia un'opzione. Segno che i tentativi di raffreddare i reattori non stanno avendo successo. "Non è impossibile chiudere i reattori nel cemento. Ma la nostra priorità ora è cercare di raffreddarli prima", ha detto in conferenza stampa un funzionario della società che gestisce la centrale, Tokyo Electric Power.

A una settimana dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami di 10 metri che hanno causato migliaia di morti, la crisi nucleare in Giappone sembra dunque ancora lontana da una conclusione.

Milioni di persone a Tokyo restano in casa, per il timore di una fuoriuscita di materiale radioattivo dalla centrale, 240 chilometri a nord della capitale, anche se i venti sembrano portare la radioattività verso il Pacifico. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, le radiazioni non rappresentano un rischio immediato per la salute.

Il disastro nucleare in Giappone ha innescato un allarme globale e la revisione delle misure di sicurezza nelle centrali sparse nel mondo. Il G7, per tranquillizzare i mercati finanziari dopo una tumultuosa settimana, ha concordato un intervento per contenere lo yen.

Yukiya Amano, numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), oggi è arrivato in Giappone con una squadra di esperti dopo aver lamentato la scarsità di informazioni dal Paese.

Graham Andrew, il suo principale assistente, ha definito la situazione nella centrale "ragionevolmente stabile", anche se il governo dice che fumo bianco o vapore si leva da tre reattori e che gli elicotteri impiegati per versare acqua sull'impianto sono stati esposti a ridotti quantitativi di radiazioni.

"La situazione resta molto seria, ma non ci sono stati significativi peggioramenti da ieri", ha spiegato Andrew.

L'agenzia nucleare dice che il livello di radiazioni nell'impianto è di 20 millisievert per ora. Il limite per i lavoratori è di 100 per ora. Nel caso venisse ripristinata l'energia elettrica nella centrale, non si sa comunque se le pompe di raffreddamento sarebbero in grado di funzionare. Un funzionario della Tepco ha detto che l'elettricità dovrebbe tornare entro domenica nei reattori 3 e 4, quelli con la situazione più critica.

I soccorritori impegnati negli aiuti hanno osservato oggi alle 14.46 locali (le 06.46 in Italia) un minuto di silenzio in memoria della vittime del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il nordest del Giappone esattamente una settimana fa. La televisione di Stato Nhk ha mostrato le immagini dei

sopravvissuti, in piedi con la testa abbassata nei centri di evacuazione. Il bilancio ufficiale è di oltre 6.000 morti e di oltre 10.000 dispersi.

L'ambasciata d'Italia in Giappone "rimane esattamente dove è". Lo ha detto da Tokyo l'ambasciatore Vincenzo Petrone, mentre alcune sedi diplomatiche vengono spostate a Osaka. "Stiamo rafforzando la nostra cellula operativa a Osaka perchè tutti i voli Alitalia partiranno da Osaka, ma la cellula operativa dell'ambasciata qui Tokyo, incluso me stesso, rimane qui". L'ambasciatore ha quindi riferito che stanotte rientreranno in Italia 140 connazionali che usufruiranno di biglietti aerei gratuiti.

 

18 marzo 2011

IL PAESE E L'INCUBO

Tokyo ora ha paura. "Meglio andarsene"

Lo Shinkansen corre veloce con la cri­si più grave del Giappone in poppa. Benché il Paese sia per metà in gi­nocchio e per metà impaurito, il 'treno proiettile' brucia in 2 ore e 34 minuti i 515 chilometri che in direzione Sud separano Tokyo da Osaka. Al completo di compagni di viaggio che sono per un terzo l’abitua­le truppa aziendale che si sposta per mo­tivi aziendali e il resto uomini, donne e bambini, molti nuclei familiari. Dire che sia fuori dalla norma è difficile, come pu­re la ressa alla Stazione di Tokyo. La coin­cidenza con la Festa della Primavera che cade lunedì avrebbe comunque incenti­vato una breve vacanza. Non si parla di evacuazione, né di esodo, ancora. Tuttavia, la paura crescente fa al­meno ponderare una partenza. Osaka, storicamente e bonariamente rivale di Tokyo, segnata dai commerci più che dal­la politica, rischia di diventare una retro­via della devastazione. In un colpo, la trincea della paura si è abbassata di centinaia di chilometri a ridosso del secondo aero­porto internazionale del Paese, quello del Kansai, progettato da Renzo Pia­no. Qui le compagnie eu­ropee stanno dirottando i propri voli e presto altre seguiranno. Qui, a diluir­si tra 3 milioni di abitanti, vanno ripiegando le trup­pe dell’informazione mondiale, allonta­nate dalla difficoltà di operare verso Nord, dal timore della radioattività, dalle pres­sioni dei Paesi d’origine. Ultimo dal rischio di restare bloccati in quarantena nel Pae­se del Sol Levante. Il treno che a un certo punto corre ai pie­di del Fuji, innevato e incorniciato dal ce­mento, sembra passare longitudini diver­se, dai sub-tropici all’Artico, ma soprat­tutto sembra attraversare un altro paese: sereno, moderno ma con ampie enclave di una rusticità ordinata, quasi museale. Un Paese a cui lo Shinkansen, esempio di tecnologia 'buona' e di precisione fuori dall’ordinario mondiale appartiene e ren­de servigio tenendolo unito nella quoti­dianità. Uno ogni dieci minuti tra Tokyo e Osaka, incidenti così rari da mettere a pro­va la memoria. Una via di fuga ideale, fin­ché resterà aperta.

Si parte nell’incertezza

Una cantante d’opera che vive a Tokyo sa­rebbe dovuta partire il 28 per l’Italia. Non potrà farlo, con ogni probabilità. Il mari­to che l’aveva preceduta ieri l’altro, con u­na sosta a metà pista di rullaggio per un improvviso terremoto e conseguente rin­vio di ore della partenza, chissà invece quando potrà rientrare. Un’altra, pittrice, ha con sé ora la madre che dal terremoto dell’11 marzo non ne vuole sapere più di vivere da sola nel paesino degli avi sulle montagne. Il dilemma è se restare en­trambe in una Tokyo sentita ora come in­sicura oppure spostarsi a Sud prima che l’imponderabile le raggiunga. Storie mi- nime, pescate a caso... Ci sono poi i dubbi: che cosa realmente sta succedendo, qual è il vero livello i perico­lo, eccedono in prudenza i gestori della crisi oppure di scandalismo i mass media stranieri e i diplomatici accreditati? Nien­te si sa di 'valorosi 50', i tecnici ritornati nella centrale mercoledì sera dopo esser­ne usciti con altri 700 al mattino. Incer­tezze...

Troppi buchi nell’informzione

Chi parte lascia una Tokyo che comincia a dimostrare qualche dubbio, qualche ten­sione. Qualche paradosso, anche. In aree della metropoli i negozi vanno svuotan­dosi, le code si allungano, le luci si spen­gono e la dedizione al sistema comincia a mostrare la corda. In altre, quelle meno popolate di gente comune e più di mana­ger, funzionari e travet – insomma da chi la famiglia ce l’ha altrove –, mini-market e grandi magazzini restano ben forniti di merci ma con un pubblico che va ridu­cendosi a soli passanti... In genere, la coda – dove prima era alle biglietterie dei teatri e alle casse delle librerie – è di norma ormai nei distributori di carbu­rante, nonostante il razio­namento che riduce a soli dieci litri il rifornimento. Tutti in metrò, in treno o in autobus, allora? No, perché le linee hanno ridotto trat­te e orari e perché la cor­rente elettrica, che da un paio di giorni va disperdendosi in milioni di stufe accese per l’ondata di gelo, non ba­sta. Ieri si è sfiorato il blackout della capi­tale, almeno parziale, ma oggi potrebbe essere un fatto compiuto. Come la fame che incombe sui 400mila sfollati, ospitati dignitosamente sotto un tetto, ma privati del cibo che non posso­no cuocere perché manca il gas per cuci­narlo, con riscaldamento di fortuna a con­frontarsi con la tempera­tura in picchiata e la neve che tutto copre e tutti u­guaglia. Povera gente, prima orgo­gliosa di essere, come il 90 per cento dei connaziona­li, 'classe media', ora ri­dotta a sopravvivere ai margini di una devastazio­ne che da ieri ha iniziato a vedere le prime rimozioni. In compagnia sempre cre­scente dato che ieri la pre­fettura di Fukushima ha ordinato l’evacuazione di altri 30mila residenti. Intanto, dai campi, da una vita di stenti che accomu­na sopravvissuti e soccor­ritori, molti cominciano ad andarsene. Per chi resta negli alloggi di fortuna e per chi è sopravvissuto, si sta muovendo la solida­rietà nazionale, tra molte incertezze e parecchi limi­ti. Milioni di litri di carbu­rante, è stato deciso, saranno dirottati da oggi dal Sud del Paese verso Tokyo e il Nord. Come vi arriveranno, non è stato specificato, visto che è impossibile reca­pitare anche la biancheria che manca agli sfollati, raccolta dalla solidarietà pubblica.

Crescono i prezzi

Cresce anche il costo della vita, non apparentemente connesso, in senso inversamente propor­zionale, al 'caro Yen', terrore dell’economia giapponese. Ie­ri la valuta giapponese ve­niva data a quota 79 contro il dollaro, però il prezzo dei carburanti e dei ge­neri alimentari non si è arrestato nella sua corsa. Sconcer­to comune a Tokyo e Osaka davanti agli slanci e alle marce indietro degli spe­cialisti e dei tecnici sulla vicenda dei reattori, ma anche, più prosaicamente sui 500 Yen cadau­no dei cavoli venduti all’esterno degli ac­quartieramenti degli sfollati, sui banconi sotto la neve, a una fila muta, infreddoli­ta, ma nipponicamente ordinata. I com­menti raccolti dalle tv suonano come "Mi considero fortunato", ma "Che cosa sta succedendo al nostro Paese?" è la do­manda più incalzante. La coincidenza più drammatica della sto­ria fra avversità naturali, rischio nucleare, imprevidenza umana e – forse – rapacità di qualcuno non piega i giapponesi alla regola della giungla. Increduli nel presen­te, hanno smarrito il futuro e temono il medioevo nucleare, ma sanno ancora es­sere d’esempio al mondo e, in fondo, gra­ti a chi resta.

Stefano Vecchia

 

 

 

 

 

 

 

2011-03-17

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Fukushima, un cannone

per fermare la "bomba"

Il morso del terrore non abbandona il Giappone prostrato da un’emergenza che sembra non conoscere fine. La "guerra" continua a combattersi attorno all’impianto di Fukushima, mentre il numero dei dispersi schizza a quota 20mila, con 5.321 morti accertati, e le condizioni climatiche diventano sempre più proibitive. Anche ieri il "bollettino" sembrava registrare una sconfitta. Ancora incendi, ai reattore 3 e 4. E ancora scosse violente. È soprattutto il reattore 4 a preoccupare. Per il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno alla centrale sono "letali". Fallito il tentativo di raffreddare il reattore lanciando acqua dal cielo con gli elicotteri. Ora la speranza è tutta riposta in un "cannone" che irrori con un getto potentissimo di acqua l’impianto. E che la situazione sia sempre più tesa, si intuisce dallo sfogo del premier Naoto Kan che ha interrotto una riunione dei dirigenti della Tokyo Power Company – Tepco, che gestisce la centrale nucleare – e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?".

Allarme blackout: il Paese rischia di subire interruzioni generalizzate della somministrazione di ci corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato da Banri Kaieda, ministro nipponico per l'Economia, il Commercio e l'Industria. "L'equilibrio tra domanda e offerta di elettricità è già molto difficile", ha avvertito Kaieda facendo riferimento ai problemi legati alla centrale nucleare di Fukushima e ai danneggiamenti alla rete provocati dal terremoto di venerdì scorso e dal conseguente tsunami.

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Per quanto riguarda i dati delle misure di radioattività ambientale riportate dal governo metropolitano di Tokyo - informa il sito dell'ambasciata - vengono confermati "valori compatibili con quelli normalmente registrati in città.

Ieri i giapponesi hanno potuto seguire in tv le immagine dell’elicottero bimotore che volava sulla centrale. L’obiettivo era sganciare acqua. Fallito. Troppo alto il livello delle radiazioni attorno alla centrale. Due gli incendi registrati. A lungo una fitta nube di vapore è fuoriuscita dalla centrale. I tecnici hanno così deciso di ricorrere a una nuova "strategia": irrorare il reattore con un potente getto d’acqua, ricorrendo a un mega-idrante montato su un camion.

Il personale della centrale, compresi i 50 "eroi" che da giorni stanno combattendo per evitare la tragedia nella tragedia, hanno dovuto lasciare l’impianto per un’impennata nei livelli della radiazione. Solo in un secondo momento sono potuti rientrare. La Francia ha fatto sapere di considerare "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale, non escludendo che nel peggiore scenario si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa hanno annunciato che un drone, un aereo senza pilota, ispezionerà la centrale.

A quasi una settimana dal terremoto la situazione nelle centrale appare drammaticamente incerta. Nel reattore 1 sono riprese le operazioni volte al raffreddamento con acqua marina e boro (un "assorbitore" di neutroni e utilizzato per fermare gradualmente la reazione), iniettati nel contenitore primario attraverso le condotte del sistema antincendio. Nel reattore 2 il sistema di raffreddamento è interrotto e il nocciolo ha rischiato di surriscaldarsi e di fondere. Di conseguenza sono state messe a punto le operazioni per iniettare acqua marina e boro per raffreddare il combustibile. Nel reattore 3 sono riprese le operazioni volte a raffreddare il nocciolo. Infine la reattore 4 dopo il nuovo incendio, con rilascio di radioattività pari a 400 microsievert/ora, nella piscina di soppressione, ossia nella struttura a forma di ciambella che si trova alla base del contenitore secondario del reattore.

Si è anche scatenata una "guerra" di dichiarazioni. Per il commissario europeo per l’Energia, Guenther Oettinger "nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale di Fukushima dove la situazione "è fuori controllo". Oettinger si è detto convinto che "il nuovo incidente potrebbe coinvolgere la città di Tokyo con i suoi 35 milioni di abitanti". Per il capo dell’Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, "la crisi nucleare si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore". Frena invece l’Aiea: per il capo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano "non è il momento di dire che le cose siano fuori controllo".

Di tutt’altro tenore le affermazioni ufficiali che provengono da Tokyo. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto di ritenere "improbabile che si siano verificati gravi danni alla gabbia di contenimento" dei reattori.

Luca Miele

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Il Giappone davanti alla tv

circa briciole di normalità

Incollati davanti agli schermi televisivi, gli abitanti di Tokyo guardano con stupore quanto succede a 250 chilometri più a Nord. Non solo perché lì ci sono pezzi martoriati del loro Paese, punti in uno sterminato campo di rovine che copre forse 10mila chilometri quadrati, ma perché qui si gioca anche il loro destino. Nelle fornaci nucleari di Fukushima 1 e 2 che tutto il mondo ormai conosce, si consuma il futuro il questo Paese. Un domani da dimenticare, ma che resta invece da esorcizzare con la quotidianità sempre meno convinta e da affrontare con le armi della tecnica e del cuore.

Dove non basta, con il sacrificio. I 50 tecnici che prima sono rimasti ad fronteggiare il rischio di nuove esplosioni e radiazioni dopo che i 700 compagni erano stati allontanati dagli impianti impazziti e ieri sera sono tornati per tentare l’impossibile, sono la versione attuale di una tradizione antica. Mentre gli elicotteri che ieri dovevano scaricare tonnellate d’acqua sulle vasche di raffreddamento del combustibile atomico sono stati fermati già in volo, tenuti a bada dall’entità delle radiazioni, gli uomini, "i 50", sono tornati protagonisti e, forse, eroi.

Questo guardano i passanti di Tokyo, chi si ferma in un locale il tempo di un caffè, di uno spuntino, di un poco di calore in una metropoli resa gelida da un vento siberiano che altrove, su mezzo Giappone scarica neve e nuova miseria. Forse si fermano solo per un poco di calore umano, per condividere la propria solitudine e la propria paura silenziosa con la solitudine e la paura degli altri. Perché la lotta fallita della tecnica e delle macchine contro i reattori imbizzarriti e quella dei 50 cuori sincronizzati contro l’impensabile non sono argomento da salotto, reale o virtuale. Vero è che per una volta, da italiano, non si viene assalito dall’elenco dei calciatori del momento o dalle classifiche del campionato, ma nel silenzio clamoroso forse sarebbe stato meglio.

Yukio Edano, il portavoce governativo rassicurante già nell’aspetto, è ormai diventato talmente popolare da essere quasi ignorato. Soprattutto da quando ha iniziato a portare in video le contraddizioni e le verità parziali di questa vicenda, sostenute da dibattiti ricchi di plastici tridimensionali, piantine diagrammi, grafici e rassicurazioni sempre più flebili.

Un po’ come la ricaduta casuale delle radiazioni tra Fukushima e Tokyo: troppo qui, poco là, senza una ragione apparente, mischiando caso, scienza e interpretazioni esperte. Come i terremoti di magnitudine sei e rotti che da noi spianerebbero le città e qui lasciano i portalampade a pendere dai soffitti, qualche tegola spezzata al suolo, al massimo una strage di bottiglie nei supermercati.

I giapponesi, guardano e non commentano e non si capisce se perché siano tutti d’accordo nell’accettare la verità ufficiale, nel digerire il destino avverso o nel disconoscere la dura realtà. L’apparizione dell’Imperatore Akihito – evento raro fuori da poche ricorrenze ufficiali – è stata importante, in qualche modo ugualmente dovuta e accettata, ma difficilmente ha cambiato l’atteggiamento dei giapponesi verso una catena di eventi che singolarmente avrebbero messo in ginocchio un continente, ma allineati qui, sulle strade della megalopoli, sembrano solo rafforzare la determinazione del Paese.

Il Giappone non prova ancora a reagire, ma guarda con ammirazione ai suoi soldati che prima nel fango e ora nella neve portano in spalla anziani e ammalati; agli uomini della protezione civile che scavano e scavano, segnando poi con una X rossa le case sventrate visitate una per una. All’appello mancano ancora 20mila nomi che nessuno vuole semplicemente ricordare, ma chiede invece di associare a un volto, a una storia. La tv del "dopo-tutto", in attesa di "qualcos’altro" è fatta così: spot sulle autorità e storie uniche di un dramma comune. Da ieri si sono riaffacciati programmi più leggeri: segnale della situazione in miglioramento mentre "i 50" marciano sul reattore armati di idranti oppure indicazione che la dura realtà ha bisogno di un digestivo?

Tutti lavorano, mangiano, discutono, leggono davanti a uno schermo e a volte fatichi a capire se la realtà sia "al di qua"o "al di là". Una che va cambiando per prepararsi al peggio, l’altra che cerca di risollevarsi dal dolore e dalla disperazione.

Il Giappone è, come ha detto Roland Barthes, "civiltà dell’immagine", "impero dei segni". Insomma, bisogna vedere per credere prima ancora che per capire. E se tutti vedono e fingono di credere a quello che passa sugli schermi accesi, molti probabilmente credono a quelli spenti. Alle centinaia di televisori di dimensioni, spessore, tecnologie diverse ma tutti immancabilmente bui allineati nei templi della tecnologia, prima una psichedelia di suoni e di colori. Spenti dall’austerità energetica, inquietano più degli scaffali sempre meno forniti dei supermercati o delle code sempre più lunghe ai distributori di carburante.

Stefano Vecchia

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Conto da 200 miliardi

Ma le aziende sono in piedi

È la tempesta perfetta: terremoto, tsunami e crisi nucleare potrebbero infliggere al Giappone danni fino a 200 miliardi di dollari, pari a oltre 143 miliardi di euro. A meno di una settimana dall’inizio dell’emergenza inizia a prendere forma il consenso degli analisti, che tuttavia avvertono: le stime sono ancora provvisorie, poiché gli esiti dell’incidente alla centrale di Fukushima restano imprevedibili.

L’impatto della tripla catastrofe sull’economia giapponese potrebbe essere però limitato, se paragonato alla distruzione: un taglio di circa mezzo punto di Pil nel 2011, con previsioni che vanno dallo zero pronosticato da Citigroup (stima inalterata a +1,7% quest’anno) all’1% del "worst case scenario" prefigurato da Credit Suisse. Una ulteriore ventata di ottimismo è arrivata ieri dalla Borsa. L’indice Nikkei è rimbalzato del 5,7%, anche se resta sotto dell’11% da inizio settimana, mentre l’attenzione degli operatori resta puntata su Fukushima. Le Borse europee hanno fallito invece il rimbalzo, condizionate dai pessimi dati sul mercato immobiliare americano.

La ricostruzione, come avviene di solito in questi casi, rappresenta un’occasione di crescita. Ma non ci sarà un’immediata ripartenza "a V", come accadde dopo il sisma di Kobe nel 1995. Si prevede una frenata che potrebbe protrarsi almeno fino a giugno e quindi uno scatto deciso solo a partire dal secondo semestre dell’anno. L’analisi poggia sulle differenze tra i due eventi che hanno funestato la storia recente del Sol Levante. La regione colpita venerdì scorso, quella di Sendai, è considerata relativamente marginale rispetto all’economia nipponica, di cui rappresenta al massimo il 5-7% del Pil e il 7% dell’industria. Paragonata all’Italia, non è la Lombardia ma nemmeno la Basilicata in termini di incidenza sulla generazione complessiva di ricchezza. Allo stesso tempo però le scosse di terremoto, cui si somma l’onda d’urto dello tsunami, hanno devastato centri nevralgici per l’economia del Paese. Gli stabilimenti automobilistici e di elettronica della regione producono pezzi insostituibili per le rispettive filiere e le ripercussioni si sono già avvertite anche all’estero. Ancora più pesanti le conseguenze dei guasti alla centrale atomica di Fukushima: il razionamento dell’energia elettrica, secondo un report di Nomura, dovrebbe cancellare lo 0,29% del Pil.

Le grandi aziende come Toyota, Sony, Mitsubishi e Bridgestone hanno comunque iniziato a riaprire gli impianti. Le imprese straniere presenti in Giappone, nel timore di una contaminazione radioattiva, hanno invece invitato il proprio personale a rimpatriare. Le immediate sorti della terza economia mondiale dipendono anche dalla capacità di rifinanziamento del governo e dall’andamento dello yen. Il Giappone ha chiuso il 2010 con un debito pubblico esorbitante, pari al 224% del Pil, e un deficit appena sotto il 10%. Le spese da affrontare per la ricostruzione costringeranno Tokyo ad emettere altro debito. Le iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan hanno finora contribuito a mantenere bassi i rendimenti. La banca centrale si appresterebbe a intervenire anche per frenare la corsa dello yen. La valuta si è rafforzata sulle attese di grandi rimpatri di capitali per la ricostruzione, ma rischia di colpire le esportazioni aggravando l’emergenza.

Alessandro Bonini

 

 

 

17 marzo 2011

SCENARI

Referendum nucleare, l’incubo del premier

Berlusconi ha annusato un pe­ricolo: sull’onda emotiva del­la crisi giapponese, il referen­dum sul nucleare può essere un’insi­dia. Perché farebbe crescere il quo­rum su un altro quesito ben più 'sen­sibile', quello in cui si chiede l’abro­gazione del legittimo impedimento. Il ragionamento fila, i fedelissimi so­no d’accordo, e il premier decide di mandare in avanscoperta il ministro Romani. "Le scelte non devono essere di pancia", dice il ti­tolare dello Sviluppo economico.

Dello stesso parere è an­che la collega al­l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che in un duro question­time alla Camera ri­badisce come il te­ma della sicurezza vada affrontato "in sede comunitaria" e non nazionale. Ma Romani va anche oltre, e sembra quasi lanciare la cam­pagna referendaria: "Noi daremo informazioni precise e rigorose all’o­pinione pubblica". E meno male, si sussurra in serata durante l’ufficio di presidenza del Pdl, che il pericolo e­lection- day è scampato: se - dicono i presenti - la data del referendum fos­se stata accorpata con quella delle amministrative, si sarebbe potuto produrre un "dannoso" effetto-trai- no tra i due voti. È invece vivo e vegeto l’altro ostaco­lo sulla strada del referendum: il 'no' dei governatori (anche di centrode­stra) all’installazione di siti sul loro territorio. Le parole di Vendola danno l’idea del clima: "In Puglia le centrali le potranno fare solo con i carrarma­ti... ".

Ma in realtà è un coro senza ec­cezioni: solo ieri si sono pronunciati contro i siti Cappellacci (Sardegna), Errani (Emilia-Romagna), Polverini (Lazio), Rossi ( Toscana) le giunte di Calabria e Sicilia. U­na posizione che pe­sa, alla quale l’ese­cutivo ha involonta­riamente dato cor­da: il sottosegretario allo Sviluppo econo­mico Stefano Saglia, intervenendo nelle commissioni unifi­cate Ambiente e At­tività produttive, si è lasciato scappare che "non si fa un im­pianto contro le au­torità regionali...", e che prima di in­dividuare i terreni si arriverà al 2012. Un mezzo scivolone che ha dato vi­gore al forcing delle opposizioni, con Bersani che prova ad infilarsi nelle in­certezze di esecutivo e maggioranza ("è un piano irrealistico e sbagliato") e pensa ad una più decisa mobilita­zione del Pd sul referendum (l’Idv ci è già dentro fino al collo).

Per il premier è una tegola nuova. Con un bersaglio - il legittimo impedi- mento - troppo significativo. Che si aggiunge ai tanti nodi cui deve veni­re a capo. Ieri notte li ha snocciolati in un ufficio di presidenza del partito cui hanno partecipato, in vista delle am­ministrative, anche i coordinatori re­gionali. A loro ha ribadito di essere "perseguitato per delle cene", che oc­corre "andare in tv" a spiegare una riforma della giustizia "chiesta dai cit­tadini " e apprezzata dal "77 per cen­to dei nostri elettori". E restando ai sondaggi, informa che Fli è al 2,6. Ha poi confermato che a Napoli il candi­dato del centrodestra sarà l’impren­ditore Gianni Lettieri, contro il quale si sono sollevati pezzi del partito e del mondo produttivo locale. Infine scherza ma non troppo sull’allarga­mento della maggioranza: "Arrivia­mo a 330, anzi... 336, l’anno della mia nascita".

Marco Iasevoli

 

 

 

 

 

2011-03-16

16 marzo 2011

TERRORE NUCLEARE

Giappone, si temono

20 mila dispersi

Gli elicotteri delle Forze di autodifesa, l'esercito giapponese, si sono oggi levati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima, che rischiano la fusione del nocciolo. Ma dopo qualche ora hanno sospeso le operazioni a causa delle forti radiazioni, senza essere riusciti a riversare sulla centrale il carico. In precedenza, un ennesimo incendio aveva provocato l'innalzamento del livello di radioattività nella centrale costringendo all' evacuazione anche i 50 tecnici rimasti a cercare di riprendere il controllo della situazione a rischio delle loro vite. I tecnici, ha affermato l'agenzia Kyodo, sono in seguito rientrati nella centrale. Il portavoce governativo Yukio Edano ha affermato che le radiazioni nella zona di pericolo di 30 chilometri dalla centrale si sono fortemente abbassate.

A Tokyo, minacciata dalla nube nucleare che potrebbe levarsi dalla centrale, a 240 chilometri di distanza, le strade sono vuote come in una giornata di festa, e molti negozi chiusi. Un brivido è stato vissuto per una nuova scossa di terremoto del grado 6.0 della scala Richter, che ha avuto il suo epicentro alla periferia est della megalopoli.

L'ambasciata francese ha annunciato l' inizio dell'evacuazioni dei connazionali dalla capitale, mentre molte multinazionali hanno spostato i loro uffici a sud.

In una rarissima apparizione in diretta televisiva l'imperatore del Giappone, Akihito, si è rivolto attraverso gli schermi ai sudditi, affermando di pregare per la Nazione e per il bene di coloro che sono stati colpiti dal terremoto e dal conseguente 'tsunamì di una settimana fa. Il monarca nipponico ha quindi aggiunto di essere "profondamente preoccupato" per la crisi in corso nella centrale nucleare di Fukushima 1, e ancor più per la "natura imprevedibile" di quanto vi sta accadendo. "Auspico sinceramente che si riesca a evitare che la situazione peggiori ulteriormente", è stato il suo accorato commento. "Il numero delle persone uccise sta crescendo di giorno in giorno", ha quindi osservato Akihito, "e nemmeno sappiamo quante siano state le vittime. Io", ha sottolineato, "prego per la salvezza di quante più persone possibile".

Il bilancio provvisorio dei morti e dei dispersi del disastro giapponese ha raggiunto la cifra di 12.471 individui. Le morti registrate, secondo quanto riferiscono i dati della polizia, sono 4.277, mentre i dispersi sono 8.194. I feriti sono 2.282, una cifra, quest'ultima, che appare decisamente sottovalutata. Le cifre ufficiali, pur se ancora provvisorie, del cataclisma che ha devastato il Paese

venerdì scorso, appaiono, inoltre sottodimensionati se si considera che, nella sola prefettura di Miyagi, i dispersi, a detta del sindaco, sono almeno 20.000.

 

 

16 marzo 2011

Giappone, la ricerca di un senso nella tragedia

La speranza di vincere il male nell’eterna lotta per il bene

La melma nera è uguale. E anche lo sfacelo lasciato dall’acqua che si ritira: binari divelti, case sventrate, Tir come accartocciati dalla mano di un gigante stizzito. Per chi è stato in Indonesia e in Thailandia dopo lo tsunami del dicembre del 2004 le immagini dal Giappone acquistano come una più concreta dimensione: di quel fango colloso ancora senti l’odore molle, dolciastro di putredine. E le domande dei figli, dei colleghi, e sui giornali, sono le stesse: dov’era Dio, e perché ha permesso tanta morte? Che Dio è un Dio distratto o indifferente, che lascia annegare i malati immobili nei letti, e i vecchi troppo lenti per scappare?

Sei anni fa, arrivando a Banda Aceh, la prua dell’isola di Sumatra colpita in pieno dall’onda, avevo queste domande addosso. Dall’aereo quella terra era rigogliosa come un paradiso terrestre, e così azzurro e pacifico l’oceano. Ma poi d’improvviso vedevi la costa mangiata e sfregiata dall’onda, per chilometri; e solo melma nera, dove c’erano i villaggi degli uomini. In un povero mercato tra le macerie si vendeva pesce infangato che nessuno comprava; e da un registratore chissà come scampato usciva struggente la voce di Bob Dylan, knockin’ on Heaven’s door, "bussando alle porte del paradiso". Già, il paradiso, e il mio Dio buono, dov’erano?

A Banda Aceh, regione islamica integralista, c’era un unico missionario cattolico, un prete italiano. Lo incontrai mentre guidava una jeep decrepita d’anni e di fango; era andato a benedire altri morti di quella strage infinita. Senza fiato per ciò che vedevo gli feci prima di tutto, con urgenza, quella domanda: dov’era Dio? Perché lo ha permesso? Il missionario, un romagnolo di settant’anni ancora dritto e vigoroso, mi guardò con durezza: "Queste sono le domande che vi fate voi oggi in Occidente", rispose secco. "Noi cristiani dovremmo sapere che dal giorno del peccato di Adamo il mondo è in equilibrio precario, come in bilico. Che è incrinato nella profondità: e qualche volta il male prevale e scoppia, in modo anche terribile. Ma non è colpa di Dio: è il male scelto da Adamo, è il nostro male. E però noi sappiamo anche che Cristo ha vinto la morte, e che quindi ogni volta dobbiamo ricominciare".

Mentre mi dava questa brusca lezione il prete non perdeva tempo: intanto caricava sulla sua jeep cibo e acqua da portare ai superstiti, chissà dove. Se ne andò con il rombo faticoso del motore vegliardo, e mi lasciò nella missione. Con una suora biellese e un giovane camilliano arrivato dagli Usa facemmo un giro: che sfacelo, e quanti morti ancora nei campi allagati. Il 'nostro' male? Rimuginavo le parole del prete. A me nessuno aveva parlato del peccato originale così, come di un motore attivo e potente di male; alimentato da tutte le infinite violenze palesi e nascoste che ogni giorno si compiono nel mondo. Omicidi, stupri, bambini violati, ma anche l’avarizia di chi accumula e affama, anche il nostro piccolo garbato calunniarci fra vicini. Tutta la massa di male degli uomini, capace di avvelenare il creato, di muovere gli abissi: possibile? Io ricordavo il libro della Sapienza: "Dio non ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi". Che cosa dunque avvelena le faglie, e spinge gli uragani? Nel catechismo della Chiesa cattolica ho letto: in conseguenza del peccato originale "la creazione visibile è diventata ostile e aliena all’uomo. A causa dell’uomo la creazione è soggetta alla schiavitù della corruzione".

Dunque il giudizio del vecchio missionario era ortodosso, e io ignorante o dimentica, come tanti? "Tutta intera la storia umana è pervasa dalla potenza delle tenebre, lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno", dice la Gaudium et Spes. Ho visto quella lotta: era un prete dall’accento romagnolo che si affannava a sfamare i bambini, era la suora biellese che gemeva di pena davanti alle risaie distrutte dall’acqua marina. Ma già pensava a come cominciare di nuovo: cosciente del male e però ostinatamente certa di un Dio più forte della morte.

Marina Corradi

 

16 marzo 2011

REPORTAGE

Tokyo, obiettivo sopravvivenza

Scrivere con la terra che balla sotto i piedi... nella seconda notte di Tokyo oscurata. Il secondo terremoto superiore a 6 gradi di magnitudo nel giro di 8 ore. Che sia quello previsto come forte aftershock e il cui termine secondo i calcoli arcani degli esperti scade oggi? Difficile dirlo, inutile soprattutto pensarlo.

Il paese, l’antica terra dei samurai che ha con il suo territorio un rapporto ancestrale inimitabile per le ricadute sulla storia, sulla cultura e sulla fede vive alla giornata e non può dare una scala di valori negativi ai tre drammi che l’assediano. Quello umanitario, quello radioattivo e quello energetico. Ci sarebbe anche l’economia, che in due giorni ha visto ridursi di un quarto il valore della maggiore borsa valori dell’Asia. In altri tempi sarebbero state dimissioni di massa e un’impennata nella classifica già eccessiva dei suicidi ma, come ha suggerito il premier Naoto Kan ieri in televisione, per adesso è meglio non pensarci, le priorità sono altre.

Vero, in questa terra per tanti aspetti futuribile ma con salde radici nel suo humus isolano, si potrebbe dire che l’obiettivo è ora sopravvivere. Almeno per una parte consistente della popolazione che non sa più da che parte potrebbe venire il colpo definitivo. Ieri a rubare la scena è stato ancora l’incubo radioattivo. Come le centrali spente dall’elettronica ai primi forti tremori venerdì scorso abbiano iniziato a fondere esplodere, diffondendo nel vento particelle letali, i giapponesi fingono di non saperlo o preferiscono ignorarlo. Le responsabilità, se ci sono, saranno accertate e questa volta, forse, le scuse di rito offerte con un inchino solo un poco più profondo non basteranno.

Ieri mattina la nuova esplosione di un reattore della famigerata centrale di Fukushima 2 ha sollevato isotopi in abbondanza, sospinti da un malaugurato vento verso sud, verso province un tempo prospere e il maggiore agglomerato urbano del pianeta. Il veleno radioattivo si è sparso con una disomogeneità maligna, arrivando nel centro città in quantità consistente ma ufficialmente non pericolosa per la salute.

Non è ancora il tempo del dubbio nella Tokyo che si spegne, ma occorre poco per prevedere l’effetto negativo che un altro episodio del genere potrebbe avere sull’equilibrio già al limite dei pur pazienti nipponici. Ogni persona che incontri per strada, in un caffè, compagno di viaggio su un convoglio sempre più rado della metropolitana, ti parla di "paura", ti suggerisce incertezza. In fondo, davanti a una natura spesso matrigna, la solidità del sistema, l’affidabilità dei suoi componenti e la fiducia incontrastata concessa alle autorità hanno permesso al Giappone di essere quello che è. Nel passato il paese ha vissuto drammi ecologici che hanno fatto scuola nel mondo e gli hanno permesso di porsi all’avanguardia della sicurezza. I giapponesi, che in fondo sono ancora un popolo frugale, hanno sacrificato non poco del loro benessere a un ideale di nazione omogenea, forte, senza disparità e alla fine senza problemi. Ritrovarsi ora a tastare il vento, per capire se gli isotopi finiranno al largo nel Pacifico o per coprire di tossicità campagne e metropoli isolane, è insopportabile. Un paese scosso dal suo maggiore terremoto, devastato dal suo peggiore tsunami, prostrato dalla crisi energetica più grave dalla chiusura dei petrorubinetti negli anni Settanta, ha perso la sua sicurezza, potrebbe perdere anche la fiducia in chi finora ha di fatto incassato un assegno in bianco sulla sicurezza e la salute della popolazione.

Per due giorni Tokyo ha tenuto, da oggi potrebbe andare in tilt. Le autolimitazioni individuali, familiari e collettive al consumo di energia elettrica stanno diventando un obbligo davanti al 20 per cento di megawatt non più disponibile per i roghi delle centrali. I tagli attenti, mirati alla circolazione di mezzi pubblici, sta trasformando in incubo la vita quotidiana di milioni di lavoratori e studenti. Le ferrovie metropolitane che contano un intreccio di decine di linee hanno ridotto la percorrenza dal 20 al 60 per cento. Il territorio della megalopoli è stato diviso in settori, dove a rotazione si applicano le limitazioni alla circolazione una, anche due volte al giorno, in una babele di orari che gli stessi giapponesi non capiscono. Le linee di trasporto privato non dispongono più di ferrovieri sufficienti perché molti non possono presentarsi al lavoro per il blocco quasi totale delle linee pubbliche.

Il caos avanza. Chiudono scuole e aziende, che non saprebbero a chi o dove vendere servizi e beni. Il paese va spegnendo i suoi centri vitali e riattivarli potrebbe costare in termini economici e sociali più che riaccendere pochi reattori risparmiati dal caso o dalla previdenza umana. Incentivato da questa situazione di precarietà, in sordina è iniziato pure un movimento di esodo verso aree più sicure. Anche questo reso difficile dalla scarsità dei mezzi pubblici, come dalla crescente difficoltà di riempire i serbatoi dell’auto di famiglia.

Davanti ai disincentivi a operare, produrre, servire... chi ha deciso di restare cerca di garantirsi il necessario facendo incetta nei supermercati. Non è ancora corsa all’accaparramento, probabilmente non nello spirito giapponese e nella sua filosofia just in time, ma si alimenta di notizie frammentarie, di regole di igiene postatomica rispolverate per l’occasione. Meglio acquistare verdura e frutta non contaminate – finché ce n’è – prima che sui banchi arrivi quella arricchita dal cesio che poco o tanto da ieri avvelena i prodotti di campi e orti di un gran numero di prefetture orientali.

Nessun pericolo serio per la salute, assicurano in televisione autorità e esperti. Sarà...

Sarà anche vero che un volo Giappone-Los Angeles vale in termini di assorbimento di radiazioni quattro giorni di esposizione all’aria comune di Tokyo; sarà che una radiografia vale dodici volte tanto e che una tomografia moltiplica per tre le dosi annue accettabili. Sarà, ma poco importa. Il fatto stesso che l’incubo nucleare si sia ripresentato nel Giappone, bersaglio di due atomiche, va allentando il legame del paese con la sua leadership, con il sistema pubblico.

I due sopravvissuti estratti ieri pomeriggio dalla devastazione di Miyagi, dopo quattro giorni di freddo pungente, sono un piccolo bonus per il Giappone che barcolla. Ma pochi ignorano che cosa davvero si trovi sotto macerie, fango e sicurezza di facciata.

Stefano Vecchia

 

 

 

16 marzo 2011

LA PAURA NEL MONDO

"Radioattività in aumento fino a cento chilometri"

Una sequenza impressionante, fatta di incidenti, allarmi e improvvisi si­lenzi. Il Giappone tenta di scon­giurare l’incubo atomico, ma la paura cre­sce. "Ora sono realmente possibili conse­guenze all’esterno per l’impianto di Fuku­shima" commenta l’ingegnere Stefano Monti, responsabile Enea dell’unità tec­nica per la sicurezza dei reattori, quando gli diamo la notizia confermata dall’Ispra del passaggio a livello 5 dell’emergenza (che sarebbe addirittura a livello 6 per l’Ue). "Adesso è probabile il danneggia­mento del nocciolo del reattore" spiega Monti, anticipando l’analisi dell’Aiea. Da giorni questo ingegnere nucleare sta se­guendo, ora dopo ora, il lavoro dei tecni­ci giapponesi in prima linea nella battaglia per arginare i rischi di radioattività. "La si­tuazione si è complicata lunedì sera, con l’esplosione nell’unità 2 di Fukushima".

Cosa è accaduto precisamente?

Fino a lunedì nelle unità 1 e 3 coinvolte da incidenti, erano rimasti integri, oltre al nocciolo centrale, anche i due sistemi di sicurezza interni, che rappresentano la barriera più importante contro il diffon­dersi di radiazioni. Nell’ultima esplosio­ne, invece, sembra sia stato danneggiato il guscio di contenimento primario. Sono fuoriusciti prodotti di fissione e si sono re­gistrati picchi di radioattività importanti.

Cosa cambia per la popolazione?

Il rilascio di radioattività è destinato ad aumentare rispetto all’inizio, quando era relativamente basso. La zona interessata adesso è più ampia, nell’ordine di un cen­tinaio di chilometri. Le stesse squadre o­perative che lavorano per congelare il reat­tore non possono più stare in quell’area, perché i livelli di esposizione rischiano di creare forti danni alla salute.

C’è una spiegazione dietro alla sequenza cui stiamo assistendo?

No, la sequenza è incidentale ed è analo­ga a tutti i reattori. Non va dimenticato che, nei primi giorni dell’emergenza, non si sono registrate complicazioni dal pun­to da punto di vista epidemiologico per­ché gli eventi cui abbiamo assistito sono stati circoscritti. Nel caso dell’esplosione di sabato, che ha fatto il giro del mondo sulle tv, è saltato il tetto dell’edificio e­sterno ma il doppio sistema di sicurezza della centrale è stato interamente preser­vato. Semmai, il problema è un altro.

Quale?

La difficoltà ad avere informazioni è e­norme, nonostante il gran­de impegno delle autorità internazionali delle energia atomica e locali. Non è fa­cile trovare le contromisu­re a quanto sta succeden­do, quando arrivano notizie contrastanti.

C’è chi ha parlato di rischio plutonio. È d’accordo?

Non credo che la radioattività possa arri­vare da metalli pesanti come il plutonio, semmai può originarsi da prodotti di fis­sione: i valori di iodio e cesio possono sa­lire ma finora non ci sono in circolazione dosi letali. Non solo: tutte le misure di pre­cauzione adottate sono state corrette, per cui chi sventola i fantasmi del passato si sbaglia. In Europa si è già aperto un dibattito sul­l’opportunità di investire sulla tecnolo­gia nucleare.

L’ha sorpresa?

Parlo da tecnico, non da politico: credo sia necessario un ripensamento sulle centra­li più vecchie, non sugli impianti di nuo­va generazione. In fondo, la Germania ha bloccato i reattori in uso da più anni. Il problema è fare una valutazione sui crite­ri di estensione della vita media delle cen­trali. In Giappone i reattori di cui stiamo parlando risalgono al 1971 e normalmen­te restano in funzione per 30 anni. Uno di quelli coinvolti negli incidenti sarebbe sta­to posto in arresto definitivo nei prossimi mesi.

Sta dicendo che è meglio sostituire le cen­trali vecchie con le nuove, che possono contare su sistemi di sicurezza maggiori?

Penso semplicemnte che questo sia un passaggio critico su cui vale la pena riflet­tere. In Giappone, i quattro impianti nu­cleari di terza generazione hanno tenuto perfettamente.

Diego Motta

 

 

 

16 marzo 2011

IL DILEMMA ENERGIA

Nucleare, il governo rassicura e tira diritto

Il Governo tiene d’occhio la situa­zione giapponese, ma tira dritto. L’opposizione lo invita a fermarsi. Mentre le Regioni quasi in blocco fan­no sapere che sul loro territorio le cen­trali atomiche proprio non le vogliono. E le associzioni ambientaliste incalza­no sulle fonti rinnovabili. Con il crescere dell’allarme che viene da Oriente, sale anche da noi la pole­mica su un argomento che già promet­teva di avvicinarsi alla soglia di fusione per gli appuntamenti referendari pre­visti a giugno.

Antonio Di Pietro bran­disce il voto come una sciabola e chie­de al governo di "rivedere immediata­mente" la decisione. La segreteria del Pd dal canto suo ritiene che "sarebbe da irresponsabili se il governo italiano, u­nico al modo, non sentisse il bisogno di fare almeno una pausa di riflessione". E chiede la sospensione dell’esame dei decreti per la localizzazione dei siti e al­lo stesso tempo di sbloccare gli investi­menti per la energie da fonti rinnova­bili, modificando il decreto del mini­stro dello Sviluppo economico Paolo Romani. Non si tratta di reazioni emo­tive, taglia corto il segretario Pier Luigi Bersani.

Dal Pd, che porterà le temati­ca del nucleare al question time di oggi a Montecitorio, arrivano anche accuse di "dilettantismo" all’esecutivo, visto che era assente nelle Commissioni Am­biente e Attività produttive, denuncia­no i capigruppo del Pd nei due organi­smi Raffaella Mariani e Andrea Lulli. E proprio i ministri di questi due setto­ri sono in prima linea nel difendere le proposte governative. "È inimmagina­bile tornare indietro su un percorso già attivato", dichiara Romani al termine dell’incontro straordinario convocato da Bruxelles sull’emergenza.

A poche ore dalla nuova esplosione che ha scos­so la centrale di Fukushima e diffuso materiale radioattivo nell’atmosfera il ministro dell’Ambiente Stefania Presti­giacomo, sottolinea che l’Italia non ha cambiato idea sul nucleare contando che "nel referendum di giugno gli ita­liani non votino sull’onda dell’emoti­vità". Bisogna "spiegare cos’è il nuclea­re perché l’Italia ha davvero un’oppor­tunità avvalendosi delle tecnologie più innovative, 100 volte su­periori a quelle del Giap­pone".

Poi aggiusta il ti­ro: il governo "non è né cieco né sordo" rispetto alle notizie che arrivano dal Sol Levante, assicu­rando di avere "a cuore la sicurezza dei cittadi­ni". Parole che vanno in consonanza con la posi­zione del ministro della Salute Ferruccio Fazio, il quale sottolinea come "dal governo c’è una grande attenzione a quanto sta avve­nendo ", aggiungendo di ritenere che "insieme con l’Europa ci sia tutto il tem­po e la tranquillità per fare una serena considerazione". Dicono un "no" quasi corale le Regio­ni, alle quali un recente intervento del­la Corte Costitizionale ha attribuito il diritto al coinvolgimento in materia, anche se solo a carattere consultivo e non vincolante. Solo quattro le favorevo­li, pur con dei distin­guo: Lombardia, Piemonte, Campa­nia e Veneto. Ma il governatore di que­st’ultima, Luca Zaia, precisa: "Il Veneto non ha le caratteri­stiche necessarie per ospitare una centra­le nucleare, per cui fino a quando ci sarò io sarà sempre no a questa ipotesi".

Il collega della Lom­bardia Roberto Formigoni fa notare che le centrali del Giappone "sono di anti­chissima generazione". Gian Carlo Muzzarelli, assessore alle Attività Pro­duttive e Piano Energetico dell’Emilia Romagna, ricorda che "in due anni, con le rinnovabili è stata prodotta energia pari ad una centrale nucleare: noi con­tinuiamo per quella strada". Intanto, in attesa di essere ricevute og­gi pomeriggio dalla Prestigiacomo, le principali associazioni di settore delle energie rinnovabili (Anie, Aper, Anter, Vera online e Asso Energie future) fan­no sentire la protesta insieme a Wwf e Legambiente. Quest’ultima, anticipan­do alcuni dati dal rapporto Comuni Rin­novabili 2011, prova a confutare il ten­tativo del governo di sostenere l’inade­guatezza delle fonti pulite, settore che "nel 2010 ha avuto un vero e proprio boom, coprendo il 22,1% dei consumi e­lettrici italiani. E, se sostenuto adegua­tamente, potrebbe arrivare al 35% nel 2020", afferma il responsabile Energia del sodalizio Edoardo Zanchini.

Gianni Santamaria

 

 

16 marzo 2011

LA CATASTROFE DEL SOL LEVANTE

Caritas Giappone organizza gli interventi

nelle zone colpite dal terremoto

Caritas Giappone organizza gli interventi nelle zone colpite da terremoto e tsunami. In generale grande compostezza e dignità, ma anche grande solidarietà, sia pur in una comprensibile situazione di paura diffusa. Così il direttore di Caritas Giappone, padre Dasuke Narui sintetizza il comportamento del popolo giapponese. Le dimensioni della catastrofe che ha colpito il Paese sono sempre più preoccupanti, la terra non smette di tremare e cresce il timore per le conseguenze dei danni agli impianti nucleari.

Caritas Giappone e la Chiesa, attraverso le 4 diocesi, le numerose parrocchie, i volontari e lo staff stanno contribuendo in maniera coordinata allo sforzo che a livello nazionale si sta facendo per fornire gli aiuti alla popolazione. Confortante è la disponibilità di moltissimi volontari, soprattutto giovani, che da tutte le diocesi chiedono di poter andare nelle zone più colpite per rendersi utili. Lì il problema principale è la mancanza di cibo e di carburante. Chi riesce ad allontanarsi si sposta principalmente verso sud. Caritas Giappone ha messo a disposizione le proprie strutture e si sta coordinando col governo per assistere i casi più bisognosi, in particolare le persone anziane, disabili e le famiglie con bambini piccoli.

Oggi a Sendai si è svolto un incontro di tutti i Vescovi, con la partecipazione dunque del presidente di Caritas Giappone S.E. Mons. Isao Kikuchi e di padre Narui, per condividere un piano globale di aiuti come Chiesa cattolica.

Caritas Italiana ha immediatamente espresso vicinanza e solidarietà a Caritas Giappone e alla popolazione giapponese, mettendo a disposizione un primo contributo di centomila euro. Si tiene in costante collegamento con Caritas Giappone e con la rete internazionale attraverso aggiornamenti e teleconferenze per coordinare gli interventi, analizzare i bisogni di tutta l’area colpita dal terremoto e dallo tsunami, cercare di raggiungere anche le zone più lontane e inaccessibili.

Innumerevoli i messaggi di vicinanza e gli aiuti offerti dalle Caritas di tutto il mondo. In particolare va segnalata la mobilitazione delle Caritas dei Paesi asiatici colpiti dallo tsunami del 2004 o da successive emergenze che hanno sempre ricevuto anche il sostegno di Caritas Giappone. Ad esempio la Caritas del Myanmar, colpita anche dal ciclone Nargis nel 2008, ha indetto per domenica 20 marzo una giornata di solidarietà in tutte le parrocchie.

In costante coordinamento con le altre realtà presenti sul terreno, Caritas Giappone ha confermato che pur essendo già attiva in questa fase di emergenza, si concentrerà in particolare nelle fasi di riabilitazione e sviluppo, nel medio e lungo periodo, con grande attenzione anche al sostegno psicologico. Roma, 16 marzo 2011 Per sostenere gli interventi in corso si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite

C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza Giappone 2011".

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma – Iban: IT 95 M 03069 05098 100000005384

Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)

 

 

 

2011-03-15

15 marzo 2011

DOPO IL TERREMOTO

Fukushima, nuova esplosione

Sale radioattività a Tokyo

Una nuova esplosione si è verificata nella centrale nucleare di Fukushima 1, provocando un innalzamento dei livelli di radioattività, che è stato registrato anche nell'area di Tokyo, 250 chilometri più a sud. L'esplosione si è verificata nel reattore numero 2 della centrale e i gestori hanno ammesso di temere che sia stata danneggiata la vasca di contenimento. Intanto nel reattore 4 si è verificato un incendio che è però stato spento, riferisce l'agenzia Kyodo. nei giorni scorsi si erano verificate esplosioni ai reattori 1 e 3.

"Stiamo parlando di di livelli di radiazione che possono danneggiare la salute umana", ha ammesso il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano.

La nuova esplosione si è verificata alle 6:10 (ora locale) nel reattore numero 2. Subito dopo il livello di radiazioni nell'area è salito a 965,5 microsievert l'ora . Alle 8:31 le radiazioni erano già schizzate a 8.217 microsievert, più di otto volte il limite massimo annuo, riferisce l'agenzia Kyodo, citando la società Tepco che gestisce la centrale.

Sono stati tutti evacuati tutti gli abitanti che risiedevano entro un raggio di 20 chilometri dalla centrale di Fukushima 1. Lo riferisce la tv nipponica NHK, spiegando che polizia e personale militare hanno avorato senza sosta per trasferire 450 persone, tra ricoverati in ospedale e ospiti di case di riposo. Auto della polizia stanno pattugliando le zone comprese tra i 20 e i 30 chilometri di distanza per esortare tutti gli abitanti a restare in casa con le finestre chiuse.

Anche i voli aerei sono stati vietati entro un raggio di 30 chilometri dalla centrale. La Tepco, che non esclude ora il rischio di una fusione, ha evacuato tutti i suoi dipendenti dalla centrale di Fukushima, salvo le 50 persone impegnate negli sforzi per il raffreddamento dei sei reattori dell'impianto.

I venti che soffiano verso sud hanno intanto portato particelle di cesio e iodio nell'area di Tokyo. Nella prefettura di Ibaraki, vicino Fukushima, il livello di radiazioni è di 100 volte superiore al normale, mentre in quella di Kanagawa a sud di Tokyo è cresciuto di 10 volte. Il ministero per la scienza, citato dall'agenzia Kyodo, afferma che i livelli di radioattività nella capitale non minacciano la salute. Ma parte degli abitanti ha scelto di lasciare la città per dirigersi verso sud.

 

 

15 marzo 2011

MERCATI

Crolla la Borsa di Tokyo, tensione in Europa

Prevalgono paura e tensione nelle principali borse di Asia e Pacifico, con l'allarme nucleare scattato in Giappone dopo l'esplosione di un altro reattore atomico. Nuovo crollo per Tokyo, che ha lasciato sul campo il 10% dopo lo scivolone del 6% della vigilia, mentre avanza proprio verso la capitale nipponica la nube tossica sprigionata dalla centrale di Fukushima. Il governo potrebbe intervenire direttamente sul mercato azionario. Lo ha detto il ministro delle Politiche economiche e fiscali, Kaoru Yosano, suggerendo un'insolita mossa per sostenere i listini. "Potrebbe essere un po' presto per parlare, ma il governo ha un'opzione di questo genere", ha concluso.

Difficoltà anche ad Hong Kong (-3%), Taiwan (-3%), Seul (-2,4%) e Sidney (-2,1%), mentre à apparsa relativamente più cauta Shanghai (-1,4%).

Su quello che resta del listino nipponico, che ha funzionato anche oggi nonostante la catastrofe, si segnalano i gruppi del comparto energetico Tokyo Electric Power (-24,68%), Toshiba

Corporation (-19,46%), Oki Electric (-19,05%) e Fuji Electric Holdings (-17,67%), assieme a quelli dell'alimentare come Nippon Meat Packers (-18,09%), che ha dovuto fermare la produzione.

Più cauta, se è lecito il termine, Toyota (-7,4%), la cui produzione automobilistica è ferma.

Sotto pressione a Hong Kong China Resources (-3,92%) e Petrochina (-3,7%), mentre a Seul le vendite interessano il comparto della logistica e delle costruzioni con Kepko Engineering (-12,71%) e Logistics Energy (-10%). In controtendenza il cementiero Ssangyong (+14,96%), spinto dalla speculazione su un possibile balzo della domanda di materia prima per la ricostruzione in Giappone.

Difficoltà a Sidney per gli estrattivo-minerari Extract Resources (-18,45%), Paladin Energy (-17,47%) ed Energy resiources (-14,3%), particolarmente esposti sul nucleare in Giappone.

Peggiorano anche le principali borse europee con l'allarme atomico in Giappone e l'andamento in calo

dei futures Usa, che preannunciano un'apertura pesante anche a Wall Street. Francoforte cede il 4,7% e Parigi il 3,8%, mentre riduce il calo Milano (-2,6%). Tra i titoli più colpiti quelli dell'energia E.On (-5,5%), Rwe (-4,8%) ed Edf (-4,3%), esposte nel settore nucleare.

 

 

15 marzo 2011

LA CAPITALE SOTTO CHOC

Incubo, quinto giorno

Tokyo spegne le luci

Tokyo abbassa le sue luci e il Giappone la segue. La necessità di risparmio energetico, e forse le ragioni di precauzione rispetto ad eventi al momento solo ipotizzabili, da ieri hanno fermato le corse dei treni sulle linee superstiti verso il Nord devastato. Ieri mattina i viaggiatori approdati all’aeroporto di Tokyo-Narita, il maggiore del paese, nell’arco di mezz’ora si sono trovati privi della possibilità di utilizzare un ramo della JR, le ex ferrovie pubbliche da tempo privatizzate, e le linee della privata Keisei. Uniche alternative, autobus con capolinea presso i maggiori alberghi cittadini oppure una costosissima corsa in taxi per 70 e più chilometri che contano ore nel traffico e nei cantieri.

Il Giappone, a cui il premier Kan ha chiesto di reagire, lo fa a modo suo: concreto ma discreto. Con quell’insieme di costrizione sociale e di orgoglio di corpo che ha sempre sottolineato l’unicità dei giapponesi, la loro compattezza che per manifestarsi non ha bisogno di confronti con l’esterno. Inimitabile.

Volumi abbassati, tempi e intensità dell’illuminazione ridotti; milioni di pendolari costretti a disagi enormi oppure a un riposo forzato; diversi negozi e locali chiusi; palinsesti ridotti nella programmazione televisiva... La megalopoli, che da sola conta la popolazione di un paese di medie dimensioni un’economia da primato, spegne i suoi luoghi-simbolo, come la Tokyo Tower, e riduce linee e percorrenze dei trasporti urbani, in tempi normali la sua linfa vitale.

Questi però non sono tempi di normalità. Il Giappone potrebbe inorgoglirsi se valutasse solo che la sua tecnologia, la sua previdenza e la sua standardizzazione hanno impedito che la megalopoli si accartocciasse, ma bastano il pianto o il silenzio altrettanto disperati dei sopravvissuti visti in tv per aprire alla vergogna di non avere evitato quelle vittime e quelle sofferenze. Tutti immaginano, sanno, che i 1.897 morti ufficiali nella notte giapponese sono solo un dato certo davanti a un abisso colmo di dispersi o morti "presunte".

Il Giappone è oggi diviso a metà; un paese "normale" che vive nell’attesa di quello che ancora potrebbe accadere e pianifica il riscatto; un paese devastato che cerca ragioni e scopre le vere dimensioni della sua sventura. Nelle molte enclave in parte ancora irraggiungibili che il fango, le acque e le fratture del suolo hanno disegnato sul territorio, i morti sono molte migliaia, forse decine di migliaia. Semplicemente non si possono al momento trovare, perché le loro cittadine strette tra il mare e le colline sono state livellate dall’onda di tsunami oppure perché l’oceano in riflusso le ha portate al largo per restituirle dopo giorni.

Allora, in omaggio ai suoi morti, il paese rallenta, cerca una ragione e un pretesto, perché l’immobilità non è nel suo Dna, ma la convivenza con una natura insieme benevola e terrifica, sì. La quiete di Tokyo nella notte è illusoria, la città ha rallentato i suoi battiti per onorare le vittime, per aprirsi a una nuova vita che sarà comunque diversa, ma anche perché la sospensione è realtà di queste ore.

A soli 200 chilometri a Nordest, nelle profondità di un reattore al collasso, un’energia inimmaginabile ruggisce la sua sete; un altro sisma di terrificanti dimensioni potrebbe essere realtà – dicono gli scienziati – entro dopodomani... Lo sfondo sonoro della notte cittadina non sono clacson, musica e richiami dei butta-dentro davanti ai locali di divertimento, ma le voci e le immagini della tragedia, rilanciate, rimbalzate tra una gigaschermo e una vetrina, da un appartamento a un ristorante.

Il personale del mio piccolo albergo di Ikebukuro, una delle aree semi-centrali della megalopoli, ha l’affabilità di sempre e una nuova voglia di comunicare. Occhi e orecchie sfiorano di continuo gli schermi televisivi che nessuno nemmeno immagina potrebbero trasmettere altro che le immagini dell’incubo. Loro, che da cinque giorni non si nutrono d’altro che di disgrazia, che sanno delle decine di squadre di soccorso di mezzo mondo in arrivo o già al lavoro, alla fine faticano a credere che il "loro" terremoto, il "loro" tsunami, la Passione, insomma, della loro terra e della loro gente possano davvero essere conosciute e condivise dall’esterno. Alla fine, però, sembrano contenti di un sorriso, di un cenno del capo, di uno sguardo rubato agli schermi digitali che un poco annacqua a loro ansia.

Più che gli infiniti locali "a tema" tanto di moda in Giappone, briciole di mondi caricaturali che mischiano voglia di esotismo e vera cultura, il riposo di Tokyo sembra ora fittizio. La gente non è ancora sazia di sapere, di capire: perché è stato e che cosa potrebbe essere. Insieme si parla, si scherza anche, ci si distrae un attimo dalla paura che ieri era di ciascuno e di tutti secondo sensibilità e cultura, ma che già oggi potrebbe essere realtà dura, condivisa, inevitabile.

In questi giorni il trauma colpisce gli anziani che pensavano di avere vissuto tutta la gamma delle minacce naturali ma che si sono improvvisamente ritrovati analfabeti, con un terrore cieco che li rende più fragili e più soli. Per tutti, i binari della normalità garantita, spesso anche sbandierata come antidoto a individualismo e diversità, sono stati deviati, per molti verso la catastrofe. Ecco allora che una sirena nelle notte senza traffico accende l’ansia, che un tremore percettibile sul marciapiede fa alzare lo sguardo e accelerare istintivamente il passo in cerca di un luogo meno esposto ai crolli.

Da ieri, tuttavia in modo più concreto, il pericolo è quello subdolo, invisibile e forse invincibile della radioattività che filtra dal cemento sgretolato dei reattori di Fukushima e tra le righe dei comunicati ufficiali. Ogni foglio passato in diretta al giornalista televisivo, ogni passaggio di esperto o ogni dichiarazione del premier in tv, potrebbe essere l’inizio di un incubo che nella psiche collettiva nipponica è radicato a Hiroshima e Nagasaki, in fughe di isotopi temibili ma finora circoscritte. Ogni volta la realtà è tornata ad essere rassicurante. Un poco come succede per le catastrofi su celluloide. Non a caso, la paura delle radiazioni è stata tenuta a bada nel Paese del Sol Levante con una specifica produzione cinematografica che ha raggiunto livelli di inverosimiglianza sempre più alti... fino al’11 marzo, quando la realtà ha superato ogni immaginazione.

Da ieri la megalopoli, abituata a vivere la sua notte con ostentazione, ha abbassato le luci, ha toni più sommessi, ma non sembra più credere che alla fine anche questo sia un film, che alla fine la normalità sia la sua dimensione più vera. Da venerdì scorso il Giappone, la superpotenza che aspirava al primato mondiale, ha scoperto una fragilità nuova che anche le ombre, più profonde, di Tokyo non riescono a nascondere.

Stefano Vecchia

 

 

 

15 marzo 2011

TERRORE NUCLEARE

"C'è il rischio plutonio"

"C’è un rischio che non è stato ancora appieno valutato. Uno dei tre reattori della centrale 1 di Fukushima è alimentato con Mixed Oxide Fuel, ovvero uranio e plutonio, quest’ultimo elemento rende di più ma è anche molto più inquinante e pericoloso. C’è davvero da augurarsi che non fonda quel nucleo". Maurizio Martellini, docente di fisica teorica all’Università dell’Insubria e segretario generale del Landau Network-Centro Volta, salta da una riunione all’altra. Come esperto di nucleare è interpellato di continuo da istituzioni e media.

Professore, che cosa succede alla fusione del nucleo di una centrale?

In ogni reattore vi sono decine di migliaia di barre di combustibile fissile. In una camicia di zirconio sono incapsulate pillole di uranio. Quando si superano i duemila gradi per problemi al raffreddamento, lo zirconio comincia a sciogliersi, con conseguente dispersione di scorie e altro materiale radioattivo. Le conseguenze variano secondo la portata dell’incidente, fusione parziale o totale. A Fukushima si tratta comunque di una situazione seria.

Che cosa è stato fatto e che cosa si può fare ora?

La società che gestisce l’impianto mi pare abbia compreso subito la gravità della situazione nei tre reattori attivi al momento del sisma. Lo si capisce da un dato: si è usata acqua di mare per il raffreddamento d’emergenza, ben sapendo che essa danneggerà in modo irreparabile i reattori, che costano circa 10-12 miliardi di dollari l’uno. E il loro smantellamento può avere un prezzo tre volte più alto. Adesso bisogna raffreddare gli altri reattori, in particolare quello a plutonio.

Quali possono essere le conseguenze per la popolazione?

Per ora il livello di radioattività è basso. La zona di evacuazione a 20 chilometri mette al sicuro gli abitanti. Certo, la fusione porterebbe a una fuoriuscita maggiore e quindi a una diffusione di sostanze cancerogene, tra le quali il plutonio è la più insidiosa. I venti spirano verso Usa e Canada, un’ipotetica nube si dirigerebbe in tre/quattro giorni verso quei Paesi.

Era un evento prevedibile quello che ha messo in ginocchio la centrale considerata sicurissima?

La probabilità di un terremoto così forte seguito dallo tsunami era bassissima. Inoltre, nessun artefatto può resistere davvero a un’onda di quel tipo. D’altra parte bisogna costruire vicino al mare o a fonti idriche. Per quanto riguarda la sicurezza, si tratta comunque di un problema di costi-benefici.

Ci sarà un ripensamento sul nucleare in Giappone?

Penso di sì. Mi azzardo a dire che una decina di centrali verranno spente e chiuse. E questo provocherà, inevitabilmente, uno choc energetico. Il Giappone, che dall’atomo trae oltre il 30 per cento della propria energia, aumenterà le importazioni di idrocarburi; l’accresciuta domanda, insieme con la crisi libica, farà salire il prezzo del petrolio a nuovi record, forse 130 dollari al barile.

E negli altri Paesi che sono già sulla strada del nucleare cosa accadrà?

Va considerato che gli stessi Stati Uniti non costruiscono centrali da decenni. I costi per garantire la sicurezza sono diventati altissimi. E Washington ha deciso di puntare sul petrolio estratto dalle rocce e dalle sabbie. Altri Paesi diventeranno molto più cauti. Il nucleare ha, in genere, rischi molto bassi, ma quando accade un incidente le conseguenze possono essere molto pesanti.

Andrea Lavazza

 

 

 

15 marzo 2011

IL DILEMMA ENERGIA

Nucleare, l'Europa adesso si interroga

Se l’Europa si interroga sul futuro dell’energia atomica, l’Italia tira dritto. Il rischio di una catastrofe nucleare in Giappone spinge i governi europei a una riflessione. La Germania decide di chiudere gli impianti più vecchi e accorciare la vita degli altri. Lo stesso fa il Belgio, mentre Francia e Gran Bretagna si dicono pronte a trarre utili insegnamenti. La Svizzera frena sui progetti. E mentre a Bruxelles non si esclude la presa di misure europee di emergenza, il governo italiano ribadisce la volontà di proseguire col programma nucleare: "La linea non cambia", dice senza esitazioni il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, tra le proteste dell’opposizione. Dubbi che circolano anche nel centrodestra, visto il "no grazie" del sindaco Alemanno e della governatrice Polverini all’ipotesi di centrali nel Lazio.

Alla frenata della Germania si accoda anche il Belgio: "Quello che è accaduto influenzerà la nostra riflessione sul prolungamento dell’uso delle centrali", ammette il ministro degli interni Annemie Turtelboom. Il ministro austriaco dell’Ambiente Nikolaus Berlakovich propone uno "stress-test" per verificare la resistenza delle centrali europee al consiglio dei ministri dell’ambiente della Ue. Il premier britannico David Cameron dice che "se ci sono lezioni da imparare, le impareremo". Analoga la posizione della Francia, da sempre nuclearista convinta: "Trarremo gli insegnamenti utili". Di possibili "misure di emergenza e sicurezza" a livello europeo si parlerà comunque oggi a Bruxelles nella riunione dei 27 rappresentanti europei delle autorità sul nucleare. Anche la Svizzera, che ha cinque impianti, vuole una pausa di riflessione. Berna decide di sospendere le tre procedure sulle domande di autorizzazione per nuove centrali.

L’Italia non sembra avere dubbi. La linea sul nucleare "non cambia", dice Stefania Prestigiacomo. Il ministro dell’Ambiente definisce "sciacallaggio politico a fini domestici" la posizione degli antinuclearisti: "Il dibattito si deve svolgere in serenità, non condizionati da qualcosa che neppure sappiamo, perché le informazioni che arrivano dal Giappone non sono certificate". L’allarme giapponese "ha riaperto il dibattito nel modo come sempre sbagliato – dichiara Frattini – e l’Italia non ha mai immaginato di fare una centrale in zona sismica". "Il governo andrà avanti – taglia corto Brunetta – perché non si può decidere uno stop in base ad eventi ancora confusi". E la decisione tedesca? "C’è molta ipocrisia". Dove mettere le nuove centrali? "Non può esserci a priori un sito vietato – ragiona il trevigiano Sacconi – vedremo se in Veneto ci sarà una procedibilità che allo stato non sembra esserci". Il sindaco di Roma Alemanno ricorda di aver già detto col governatore Polverini "la volontà di non avere centrali nel Lazio che ha la sua autosufficienza energetica".

E l’opposizione? Casini dice di "non avere cambiato idea dopo il Giappone. Non cavalchiamo le paure, niente di per sé è sicuro". Fini invita a non decidere sull’emozione perché gli impianti previsti da noi "sono molto più sicuri". Mentre il segretario de La Destra, Storace invita a "riflettere seriamente". Compatto il centrosinitra. "Siamo e saremo contro il piano nucleare", ribadisce Bersani. "Investire 30 miliardi pubblici per il 4% di di energia tra 20 anni non ha senso", ragiona la Bonino. "Un paese sismico come il nostro dovrebbe affrontare spese molto superiori", dice Rutelli. "Il nucleare sicuro non esiste, il governo si fermi o ci penseranno i referendum", taglia corto Di Pietro.

Luca Liverani

 

 

 

2011-03-14

14 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima: barre uranio

scoperte in 3 reattori

Due esplosioni provocate da fughe di idrogeno si sono verificate nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, danneggiata dal potente terremoto di venerdì scorso. Dopo le esplosioni, ha affermato la società che gestisce l' impianto, la Tepco, sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati delle Forze di Autodifesa, l'esercito giapponese. Sono undici le persone rimaste ferite nelle esplosioni che si sono verificate in uno dei reattori della centrale nucleare giapponese di Fukushima, afferma l'agenzia Kyodo, precisando che si tratta di operai dell'impianto e di soldati della Forza di autodifesa, l'esercito giapponese.

Intanto, una scossa di assestamento più forte delle altre, del 6.2, con epicentro a un centinaio di chilometri da Tokyo, ha scosso di nuovo la capitale. Un nuovo allarme tsunami nel nordest è poi fortunatamente rientrato. Le esplosioni a Fukushima si sono verificate nel reattore n.3 e sono state molto simili a quella che si era verificata in precedenza in un altro dei reattori della centrale, il n.1. Le autorità affermano che le possibilità di una grossa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse".

L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

In mattinata un brivido è stato causato dall'annuncio di un nuovo allarme per l' imminente arrivo di un secondo tsunami, con onde altre tre metri, sulla costa nordorientale dell' isola, dove oggi i soccorritori hanno trovato circa 2mila cadaveri. Il bilancio ufficiale della polizia parla di 5 mila morti e migliaia di dispersi. L' allarme tsunami è rientrato quando l' Agenzia metereologica giapponese ha affermato che era stato rilevato alcun terremoto sottomarino.

Il razionamento dell' energia nella regione di Kento, che comprende Tokyo, è stato rinviato a causa di un consumo di energia più basso del previsto. Gran parte dei cittadini sembrano essersi recati al lavoro e le strade hanno il loro aspetto normale se si escludono molti negozi chiusi e insoliti vuoti sugli scaffali dei supermercati.

Le barre di combustibile nucleare nel reattore n.2 della centrale di Fukushima n. 1 sono totalmente esposte. Lo ha annunciato la societa' che gestisce l'impianto, la Tepco, secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo news. A questo punto, il rischio di fusione delle barre di combustibile non puo' essere escluso.

AIEA, 140MILA EVACUATI DA AREA FUKUSHIMA

Sono circa 140mila le persone evacuate dall'area in cui sorgono Fukushima 1 e Fukushima 2, le due centrali nucleari rimaste danneggiate dal violento sisma che ha colpito il Giappone. Lo ha reso noto l'Aiea, l'Agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, in un comunicato diffuso dalla sua sede di Vienna dopo avere ricevuto informazioni direttamente dalle autorità nipponiche. Secondo l'Aiea, dall'area di Fukushima 1 sono state allontanate 110mila persone che si trovavano all'interno di un raggio di 20 chilometri dall'impianto. Dall'area attorno alla seconda centrale sono state fatte evacuare 30 mila persone. La procedura, secondo l'Aiea, è stata completata.

Intanto è stato decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioé il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale. Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni".

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk.

Barre scoperte. Il reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, è in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

GOVERNO, PROBLEMA REATTORE RESTA GRAVE

"Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore n.3". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che "l'acqua nel reattore tende a non salire. La situazione resta critica".

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. "Non ci sarà un'altra Chernobyl", ha affermato Kan. "Le radiazioni sono state rilasciate in aria, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura", ha detto Kan, in relazione ai gravi problemi della centrale di Fukushima 1, citato dall'agenzia Jiji. "Questa è una situazione fondamentalmente diversa dall' incidente di Cernobyl. Stiamo lavorando per evitare i danni causati dalla diffusione delle radizioni".

AMBASCIATA FRANCIA INVITA A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione". L'ambasciata di Francia ha raccomandato ai suoi cittadini di lasciare Tokyo e la regione del Kanto, l'area metropolitana, a causa del rischio di altri terremoti e l'incertezza circa la situazione dei danni agli impianti nucleari. "Sembra ragionevole consigliare a coloro che non hanno un particolare motivo per rimanere nella regione di Tokyo, a lasciare la regione del Kanto per un paio di giorni", si legge in una nota sul web della rappresentanza diplomatica in Giappone, che può essere letto con difficoltà a causa dell'eccessivo numero di contatti. "Consigliamo caldamente ai nostri cittadini - si può leggere ancora - di non recarsi in Giappone e si consiglia vivamente di ritardare un viaggio previsto". Quanto alle ipotesi sullo scenario nucleare, "forse l'esplosione di un reattore ha causato il rilascio di gas radioattivo che potrebbe raggiungere Tokyo in poche ore, a seconda della velocità e direzione del vento. Il rischio è quello della contaminazione. Il periodo critico è di tre o quattro giorni a venire".

L'allarme sulla tenuta del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, in aggiunta a quello sul reattore n.1, sta spingendo molti stranieri a pianificare la partenza da Tokyo e dalle aree limitrofe. "Non siamo al panico, ma c'é molta apprensione", spiega un manager di una multinazionale. Secondo altre fonti, sono migliaia le prenotazioni aeree già fatte, "almeno per i bambini, approfittando della pausa scolastica".

STIMATI OLTRE 10MILA MORTI A MIYAGI

Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

BORSA TOKYO CHIUDE A -6,18%

La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49.

 

 

 

 

14 marzo 2011

GIAPPONE

Fukushima, esplosioni

nella centrale nucleare

Due esplosioni provocate da fughe di idrogeno si sono verificate nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, danneggiata dal potente terremoto di venerdì scorso. Dopo le esplosioni, ha affermato la società che gestisce l' impianto, la Tepco, sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati delle Forze di Autodifesa, l'esercito giapponese. Sono undici le persone rimaste ferite nelle esplosioni che si sono verificate in uno dei reattori della centrale nucleare giapponese di Fukushima, afferma l'agenzia Kyodo, precisando che si tratta di operai dell'impianto e di soldati della Forza di autodifesa, l'esercito giapponese.

Intanto, una scossa di assestamento più forte delle altre, del 6.2, con epicentro a un centinaio di chilometri da Tokyo, ha scosso di nuovo la capitale. Un nuovo allarme tsunami nel nordest è poi fortunatamente rientrato. Le esplosioni a Fukushima si sono verificate nel reattore n.3 e sono state molto simili a quella che si era verificata in precedenza in un altro dei reattori della centrale, il n.1. Le autorità affermano che le possibilità di una grossa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse".

L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

In mattinata un brivido è stato causato dall'annuncio di un nuovo allarme per l' imminente arrivo di un secondo tsunami, con onde altre tre metri, sulla costa nordorientale dell' isola, dove oggi i soccorritori hanno trovato circa 2mila cadaveri. Il bilancio ufficiale della polizia parla di 1.700 morti e di altrettanti dispersi. L' allarme tsunami è rientrato quando l' Agenzia metereologica giapponese ha affermato che era stato rilevato alcun terremoto sottomarino.

Il razionamento dell' energia nella regione di Kento, che comprende Tokyo, è stato rinviato a causa di un consumo di energia più basso del previsto. Gran parte dei cittadini sembrano essersi recati al lavoro e le strade hanno il loro aspetto normale se si escludono molti negozi chiusi e insoliti vuoti sugli scaffali dei supermercati.

AIEA, 140MILA EVACUATI DA AREA FUKUSHIMA

Sono circa 140mila le persone evacuate dall'area in cui sorgono Fukushima 1 e Fukushima 2, le due centrali nucleari rimaste danneggiate dal violento sisma che ha colpito il Giappone. Lo ha reso noto l'Aiea, l'Agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, in un comunicato diffuso dalla sua sede di Vienna dopo avere ricevuto informazioni direttamente dalle autorità nipponiche. Secondo l'Aiea, dall'area di Fukushima 1 sono state allontanate 110mila persone che si trovavano all'interno di un raggio di 20 chilometri dall'impianto. Dall'area attorno alla seconda centrale sono state fatte evacuare 30 mila persone. La procedura, secondo l'Aiea, è stata completata.

Intanto è stato decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioé il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale. Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni".

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk.

Il reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

GOVERNO, PROBLEMA REATTORE RESTA GRAVE

"Stiamo verificando lo stato delle barre del combustibile del reattore n.3". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, precisando che "l'acqua nel reattore tende a non salire. La situazione resta critica".

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. "Non ci sarà un'altra Chernobyl", ha affermato Kan. "Le radiazioni sono state rilasciate in aria, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura", ha detto Kan, in relazione ai gravi problemi della centrale di Fukushima 1, citato dall'agenzia Jiji. "Questa è una situazione fondamentalmente diversa dall' incidente di Cernobyl. Stiamo lavorando per evitare i danni causati dalla diffusione delle radizioni".

AMBASCIATA FRANCIA INVITA A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione". L'ambasciata di Francia ha raccomandato ai suoi cittadini di lasciare Tokyo e la regione del Kanto, l'area metropolitana, a causa del rischio di altri terremoti e l'incertezza circa la situazione dei danni agli impianti nucleari. "Sembra ragionevole consigliare a coloro che non hanno un particolare motivo per rimanere nella regione di Tokyo, a lasciare la regione del Kanto per un paio di giorni", si legge in una nota sul web della rappresentanza diplomatica in Giappone, che può essere letto con difficoltà a causa dell'eccessivo numero di contatti. "Consigliamo caldamente ai nostri cittadini - si può leggere ancora - di non recarsi in Giappone e si consiglia vivamente di ritardare un viaggio previsto". Quanto alle ipotesi sullo scenario nucleare, "forse l'esplosione di un reattore ha causato il rilascio di gas radioattivo che potrebbe raggiungere Tokyo in poche ore, a seconda della velocità e direzione del vento. Il rischio è quello della contaminazione. Il periodo critico è di tre o quattro giorni a venire".

L'allarme sulla tenuta del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima, in aggiunta a quello sul reattore n.1, sta spingendo molti stranieri a pianificare la partenza da Tokyo e dalle aree limitrofe. "Non siamo al panico, ma c'é molta apprensione", spiega un manager di una multinazionale. Secondo altre fonti, sono migliaia le prenotazioni aeree già fatte, "almeno per i bambini, approfittando della pausa scolastica".

STIMATI OLTRE 10MILA MORTI A MIYAGI

Sono più di 10mila i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

BORSA TOKYO CHIUDE A -6,18%

La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49.

 

14 marzo 2011

ROMA

Il Papa all'Angelus: prego per il Giappone

"Le immagini del tragico terremoto e del conseguente tsunami in Giappone ci hanno lasciato tutti fortemente impressionati". Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, dopo l’Angelus, facendo riferimento al dramma che sta vivendo in queste ore il Giappone. "Desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza alle care popolazioni di quel Paese – ha dichiarato -, che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità". "Prego – ha aggiunto il Papa - per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi. Incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto. Rimaniamo uniti nella preghiera. Il Signore ci è vicino!".

 

 

13 marzo 2011

IL TESTIMONE

"Una tragedia immane e incredibile

La gente riesce a dare il meglio di sé"

Haruka Arai è un giornalista freelance che lavora per il Kahoku Shimpo, il giornale locale di Sendai. La sua testimonianza racconta della difficoltà con cui i soccorsi sono potuti intervenire per prestare aiuto alle vittime del terribile tsunami.

Come è la situazione a Sendai, descritto da tutti come l’epicentro del dramma giapponese?

È ancora confusa. La popolazione sta cercando di scrollarsi di dosso la paura e lo choc. Le autorità hanno chiesto ai commercianti che hanno la possibilità di tenere aperti i loro negozi, ma sono pochi coloro che lo fanno. Tutto ciò che poteva essere utile è stato acquistato.

I soccorsi sono stati tempestivi ed organizzati?

Nel limite del possibile. Tutte le strade e le ferrovie erano bloccate; l’aeroporto è stato chiuso perché lo tsunami ha raggiunto anche le piste rendendolo impraticabile. Solo stamattina sono giunti le prime squadre organizzate. I primi ad intervenire sono stati i volontari, le squadre di soccorso del comune e della prefettura e i militari.

Come si sono organizzati i cittadini?

Quando si è di fronte ad una emergenza e ad una catastrofe umanitaria di queste proporzioni, è sorprendente come la gente cerca di dare il meglio di se stessa. Non ho mai visto tanta solidarietà come in queste ore. Ci si scambia i vestiti, si condividono i cibi, l’acqua, soprattutto si parla. Si parla tanto, forse per scacciare i pensieri, i ricordi, ciò che si è vissuto.

I centri di accoglienza funzionano?

Il Comune e la prefettura hanno subito messo in moto le procedure di emergenza, permettendo a migliaia di cittadini di dormire al coperto e di avere un pasto caldo. Stamattina hanno distribuito i contenitori per raccogliere l’acqua ed alcuni generatori.

C’è qualcosa che avrebbe dovuto o potuto essere stato fatto con più criterio?

L’organizzazione non è stata impeccabile: i soccorsi hanno impiegato parecchio tempo a giungere e le disposizioni non erano chiare. La corrente elettrica ha cominciato a funzionare solo stamattina e non in tutta la città, ma il terremoto e lo tsunami che hanno colpito la città sono eventi che nessuno si aspettava potessero accadere con tanta violenza.

Che cosa vi manca maggiormente?

Personalmente le notizie. Siamo isolati, le linee telefoniche sono ancora intasate, internet non funziona. Abbiamo saputo solo poche ore fa dei problemi che si stanno verificando alla centrale nucleare di Fukushima. Non sappiamo cosa sia accaduto al resto del Paese e cosa sta accadendo nella nostra stessa città. È un paradosso, ma voi, che siete a migliaia di chilometri di distanza, sapete meglio di noi cosa è accaduto. Altri invece si lamentano per il freddo, per la mancanza di acqua, di servizi igienici.

Piergiorgio Pescali

 

 

 

2011-02-02

2 febbraio 2011

CORTE COSTITUZIONALE

Nucleare, le Regioni coinvolte

devono essere sentite

La Regione dove si intende costruire un impianto nucleare deve essere "adeguatamente coinvolta", per cui d'ora innanzi sarà necessario un parere obbligatorio, seppure non vincolante, della Regione interessata. La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art.4 del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare nella parte in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari.

Con un'articolata sentenza scritta dallo stesso presidente della Consulta Ugo De Siervo, la Corte ha accolto solo in parte le numerose censure mosse dalle Regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia sul decreto legislativo delegato n.31 di un anno fa. "L'intera attività preordinata alla localizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare e, quindi, alla costruzione ed all'esercizio dei medesimi - premette la Corte nella sentenza n.33 - risulta scandita, nella sua conformazione normativa, da molteplici momenti di attuazione del principio di leale collaborazione, secondo un disegno che rispecchia i diversi livelli di compenetrazione e di condizionamento reciproco tra interessi unitari e interessi territoriali". Ma l'intesa della Conferenza unificata non basta, secondo i giudici costituzionali, a garantire questo principio di leale collaborazione.

"La potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica) dell'intesa con la Conferenza unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti". "Sicchè - scrive De Siervo - il meccanismo concertativo adottato dal legislatore delegato va, nel caso di specie, valutato unitariamente alla luce della circostanza che la partecipazione della singola Regione interessata si è già realizzata nella fase anteriore della certificazione dei siti in relazione alla quale è necessaria l'acquisizione dell'intesa, appunto, con ciascuna delle Regioni il cui territorio risulti idoneo alla localizzazione dell'impianto".

Dunque, la "Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento". E, secondo la Consulta, "un adeguato meccanismo di rappresentazione" che "ragionevolmente bilanci le esigenze di buon andamento dell'azione amministrativa e gli interessi locali" è "costituito dal parere obbligatorio, seppur non vincolante, della Regione stessa". "Attraverso tale consultazione mirata - scrive il presidente della Corte costituzionale nella sentenza di 63 pagine - la Regione è messa nelle condizioni di esprimere la propria definitiva posizione, distinta nella sua specificità da quelle che verranno assunte, in sede di Conferenza unificata, dagli altri enti territoriali".

 

 

 

 

 

 

2010-09-06

6 settembre 2010

ENERGIA

Nucleare, Germania allunga

di 12 anni vita centrali

La vita delle centrali nucleari tedesche sarà prolungata in media di 12 anni. Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Norbert Rottgen, nella notte fra domenica e lunedì. L'accordo interno alla coalizione di governo fra CDU e FDP è stato trovato al termine di una riunione di quasi 12 ore alla cancelleria.

Le centrali più vecchie otterranno una proroga di 8 anni, mentre quelle più recenti di 14.

 

 

 

2010-09-02

salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito

Rientra l'emergenza dopo lo scoppio

ma la zona resta sotto osservazione

La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La cronistoria del disastro della piattaforma Bp

*

La mappa

salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito

Rientra l'emergenza dopo lo scoppio

ma la zona resta sotto osservazione

La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente

La piattaforma Vermilion Bay (Ap)

La piattaforma Vermilion Bay (Ap)

NEW YORK - Sul nuovo incidente alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico il capitano della Guardia Costiera Peter Troedsson ha provato a fare chiarezza, dopo una serie di versioni contrastanti sui rischi ambientali che corre una zona già duramente segnata dalla vicenda della Bp: "L'incendio è spento, e gli elicotteri e le navi della Guardia Costiera sul posto non segnalano alcuna perdita. Ma continuiamo a sorvegliare la situazione per essere certi che non vi siano cambiamenti". È quindi sotto controllo la situazione che, per qualche ora, ha fatto temere una nuova marea nera nel Golfo del Messico. Non si è ripetuta l'emergenza scatenata nell'aprile scorso dall'affondamento della Deepwater Horizon che ha rovesciato in mare cinque milioni di barili greggio da un pozzo della Bp. La Guardia Costiera ha confermato che le fiamme sulla piattaforma sono state spente dopo cinque ore e che non vi sono perdite di petrolio. La Mariner Energy, proprietaria della piattaforma Vermilion Bay, aveva escluso ogni perdita di greggio perché i sette pozzi erano stati subito chiusi. C'era stato però un allarme per l'avvistamento di una macchia lucida lunga circa un miglio. La piattaforma continuerà comunque a essere monitorata nei prossimi giorni. L'incidente ha riportato in primo piano i rischi degli impianti off-shore, già al centro di un aceso dibattito negli Usa.

SALVATE 13 PERSONE - I tredici lavoratori coinvolti nell'incidente sono stati soccorsi dopo che si erano buttati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. La Guardia costiera statunitense ha reso noto che sono stati tratti tutti in salvo a bordo di un'imbarcazione privata, senza precisare le condizioni di un uomo che secondo le prime notizie sarebbe rimasto ferito dalle fiamme.

POLEMICHE SULLA SICUREZZA - Dopo che si è sfiorata un'altra marea nera nel Golfo del Messico gli ambientalisti sostengono che dal disastro della Bp non sono state tratte lezioni. "L'incidente dell'aprile scorso doveva essere un campanello d'allarme e invece non è stato così. Oggi l'allarme è suonato nuovamente", ha detto in un comunicato Michael Brune, direttore esecutivo del gruppo ambientalista Sierra Club. "L'industria petrolifera continua a inveire contro le regolamentazioni, ma è chiaro a tutti che l'approccio attuale alle trivellazioni offshore è semplicemente troppo pericoloso", si legge ancora nel comunicato. La piattaforma della Mariner è situata in acque basse, a 105 metri dal suolo del Golfo e i responsabili sostengono che nel caso di una perdita, l'intervento sarebbe stato molto più facile rispetto a quanto accaduto con la Deepwater Horizon. Intanto, secondo quanto riporta il New York Times, la Bp sostiene che il bando sulle trivellazioni renderà più difficile andare avanti con i risarcimenti dovuti dopo i danni ambientali provocati dall'esplosione dell'impianto nell'aprile scorso. Il colosso petrolifero britannico ha inoltre informato che, a oggi, la perdita nel Golfo del Messico seguita quella esplosione è costata al gruppo circa 8 miliardi di dollari, e che la Deepwater Horizon verrà definitivamente chiusa fra due settimane.

Redazione online

02 settembre 2010(ultima modifica: 03 settembre 2010)

2 Settembre 2010

STATI UNITI

Esplode piattaforma nel Golfo del Messico:

non si segnalano perdite di greggio

Una piattaforma petrolifera offshore gestita dalla Mariner Energy e situata a largo delle coste della Louisiana ha preso fuoco oggi e la guardia costiera ha americana ha detto di essere ancora al lavoro per portare in salvo le 13 persone che vi lavorano.

"Tredici persone su tredici sono all'appello e (la piattaforma) sta ancora bruciando", ha detto un portavoce della Guardia costiera dell'ottavo distretto, dal centro di comando a New Orleans. Il portavoce della Mariner Energy non è al momento reperibile, mentre si sta cercando di capire se la struttura fosse un pozzo per l'estrazione o una piattaforma di produzione. La Guardia costiera ha detto che navi ed elicotteri di soccorso si stanno dirigendo sul luogo dell'incendio da New Orleans e Houston.

Finora non ci sono notizie che fanno pensare ad una nuova fuoriuscita di petrolio nel Golfo. La struttura si trova a 90 miglia a sud della Baia di Vermilion, in Louisiana.

Nessuna fuoriuscita di greggio.

Non è stata segnalata alcuna fuoriscita di greggio, dopo la nuova esplosione di un pozzo petrolifero nel Golfo del Messico. Lo ha riferito un portavoce della Guardia Costiera. La piattaforma è in una zona dove la profondità dell'acqua è di circa 350 piedi ed è fissata con dei cavi mettalici sul fondo marino. "Non si tratta di una piattaforma deepwater - ha sottolineato il professore della Texas A&M University di Houston - e non mi aspetterei fuoriuscite di greggio quanto piuttosto di gas. Le esplosioni sono legate all'alta pressione del gas dei pozzi ed è quindi probabile che ci siano delle fuoriuscite di gas. Ovviamente si tratta per ora di pure congetture".

 

 

 

 

2010-08-04

4 luglio 2010

MAREA NERA

British petroleum annuncia:

"Tappata la falla"

British petroleum è finalmente riuscita a fermare la fuoriscita di petrolio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera inglese ha infatti comunicato che la procedura denominata "static kill" ha ottenuto i "risultati desiderati" e che la situazione è ora sotto controllo.

La falla che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina. Una operazione che non era mai avvenuta a tali profondità.

Settecentottanta milioni di litri di petrolio sono una quantità difficile da immaginare. Corrispondono a quasi 5 milioni di barili. Un mare. Ma sono esattamente queste le cifre che definiscono la marea nera del Golfo del Messico. Numeri inimmaginabili confermati ufficialmente sia dalle autorità americane che dalla BP.

L'unità di crisi della Casa Bianca e i tecnici della BP, insieme al team di scienziati ed ingegneri che da mesi lavorano sull'emergenza, ha reso noto ufficialmente il bilancio definitivo dell'emergenza ambientale più grave di sempre, almeno per quanto riguarda le fughe di petrolio.

Complessivamente è fuoriuscita nel Golfo del Messico una quantità pari a 53 mila barili di petrolio al giorno. Sgorgando dal fondo del mare ad una profondità di 1.500 metri, quella fuga di petrolio è continuata inesorabile dal 22 aprile (giorno in cui la piattaforma petrolifera "Deepwater Horizon" è affondata) fino al 15 luglio. Quel giorno i tecnici della BP sono riusciti, dopo tre tentativi falliti, a mettere un "tappo" così forte da riuscire a contenere il greggio. Un tappo alto 16 metri e pesante 80 tonnellate. Da allora il petrolio ha smesso di uscire. Ma per i precedenti 85 giorni aveva rovesciato in mare dai 50 ai 60 mila barili di petrolio al giorno. Che hanno avvelenato acque e terre, paludi e spiagge, animali e uomini, obbligando le autorità a vietare la pesca e le attività turisti.

Inizialmente BP parlò di perdite contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili. Oggi, a tre mesi di distanza, ecco le cifre ufficiali. Sono dieci volte superiori. "Si tratta della più grave fuga di petrolio conosciuta dall'uomo - ha commentato Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida State University -. Temo che nell'ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita".

Di quel petrolio sono stati recuperati circa 800mila barili, pari a 127 milioni di litri. Il resto o è stato disperso dall'impiego di oltre 7 milioni di litri di solventi, oppure è finito assorbito nell'ecosistema.

Con l'operazione 'Static Kill', BP e autorità Usa contano però di voltare definitivamente pagina, almeno per quanto riguarda il pozzo Macondo. I test di pressione condotti in giornata hanno dato esito positivo. Che consiste nella chiusura definitiva del pozzo cementandolo dall'interno: senza rimuovere il tappo, i tecnici calano fango e cemento da una delle imbarcazioni che si trovano in superficie.

 

 

 

 

2010-07-28

28 luglio 2010

TOKYO

Golfo, esplosione su una petroliera

"Nessun attacco, è stata un'onda"

Sarebbe stata un'onda anomala, provocata da una scossa di terremoto registrata a terra, a colpire la petroliera giapponese M. Star mentre navigava nello stretto di Hormuz, a largo delel coste dell'Oman. Lo riferiscono fonti delle autorità emiratine alla tv satellitare "al-Arabiya". Decade quindi l'ipotesi, formulata in un primo momento, relativa a un possibile attacco dei pirati somali che ha spinto la marina militare emiratina a scortare la nave fino al porto di al-Fujeira, dove giungerà tra circa un'ora. La petroliera era partita la scorsa notte da Abu Dhabi diretta in Giappone per trasportare un carico di

greggio.

In mattinata alcuni componenti d'equipaggio, nel resoconto della Mitsui Osk, avrebbero visto un "forte bagliore" all'orizzonte poco prima dell'esplosione, lasciando ipotizzare alla compagnia un possibile "attacco", anche in relazione al possibile ruolo delle attività di pirateria, il cui baricentro è però spostato più a sud, verso le coste somale.

Il supertanker M.Star, da 270.000 tonnellate (in base alle prime indicazioni), aveva appena fatto carico di greggio negli Emirati arabi uniti ed era diretto a Chiba, nel Golfo di Tokyo. "Le cause sono ancora tutte da chiarire", ha continuato Shimoda. L'esplosione è avvenuta alle 5,30 locali di questa matt

 

 

 

 

2010-07-27

27 lluglio 2010

LONDRA

Marea nera, cambio ai vertici

della Bp: lascia il direttore Hayward

Il Consiglio d'Amministrazione del colosso petrolifero britannico Bp ha approvato lunedì sera la nomina di Robert Dudley come amministratore delegato in sostituzione di Tony Hayward. Lo scrive il Wall Street Journal, citando fonti vicine al dossier. "Non appena la sua nomina sarà effettiva, Dudley dovrebbe chiamare il capo dello staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel e il consulente del presidente Usa, Barack Obama, in materia di energia e clima, Carol Browner, per garantire all'amministrazione Usa che Bp non

abbandona il Golfo del Messico", scrive il quotidiano finanziario. "Insisterà nel dire che il Golfo del Messico rimane centrale nelle preoccupazioni della Bp", ora che diventa amministratore delegato.

La partenza di Tony Hayward e la nomina di Dudley saranno con ogni probabilità annunciate oggi, prima che la Bp pubblichi i suoi risultati trimestrali. Intanto dagli Stati Uniti arriva la notizia che l'influente

parlamentare democratico eletto alla Camera dei Rappresentanti, Ed Markey, ha chiesto alla Bp di non concedere il 'paracadute d'orò della buonuscita a Tony Hayard prima che siano pagati tutti i risarcimenti alle vittime della marea. Il Ceo in uscita potrebbe incassare fino a 18 milioni di dollari, 14 milioni di euro. Hayward tuttavia non reciderà completamente i legami con la Bp perchè sarà nominato direttore non esecutivo di TNK-BP Ltd, joint venture con la Russia.

LE PERDITE. l gigante petrolifero britannico ha anche annunciato che a causa del disastro della marea nera del Golfo del Messico le sue perdite per il secondo trimestre dell'anno sono state di 16,9 miliardi di dollari. La compagnia ha anche fatto sapere di aver messo a bilancio una previsione di spesa di 32,2 miliardi di dollari (tasse esclude) a fronte di un attivo di 30 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi

 

 

 

 

2010-07-13

13 luglio 2010

DISASTRO AMBIENTALE

Marea nera, il nuovo tappo

sembra funzionare

È stata completata l'applicazione del nuovo tappo sul pozzo petrolifero di Macondo, nel Golfo del Messico, responsabile della più grande catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti. Lo ha annunciato la "British petreoleum" che ha avviato i test per controllarne l'efficacia che dureranno tra le sei e le 48 ore. Saranno chiuse le valvole del gigantesco coperchio per controllare la pressione interna del pozzo e verificare il flusso del petrolio.

Dalle prime immagini tv il nuovo tappo spesso cinque metri e del peso di 40 tonnellate posato dai robot sottomarini sembra aver fermato completamente la fuoriuscita di greggio e sarebbe la prima volta negli 84 giorni da cui è iniziata l'emergenza. Ma la Bp ha avvertito che si tratta di "un sistema che non è mai stato sperimentato a queste profondità", 1600 metri, "e in queste condizioni, e la cui efficienza e capacità di contenere petrolio e gas non può essere garantita".

Il comandante Guardia costiera Thad Allen ha parlato di "progressi significativi" ma ha sottolineato che sarà necessario attendere i test per sapere se l'operazione ha avuto successo. Sabato era stato rimosso un altro tappa che arginava solo in parte la fuoriuscita di greggio. La possibile svolta è arrivata poche ore l'annuncio di una nuova moratoria dell'Amministrazione Obama sulle trivellazioni sottomarine che stavolta dovrebbe essere a prova di ricorso legale.

SPESI FINORA 3,5 MILIARDI DI DOLLARI

Il colosso petrolifero britannico BP ha speso ad oggi 3,5 miliardi di dollari nel tentativo di contenere la marea nera provocata dall'esplosione di una sua piattaforma nel Golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa BP aggiungendo che le operazione in corso per installare un nuovo tappo di contenimento della perdita procedono come previsto.

Ma l'emergenza continua: 180mila barili di greggio che sgorgano irrefrenabili a un ritmo di 60 mila barili al giorno dal fondo del Golfo del Messico: se tutto andrà bene Bp riuscirà solo mercoledì a rendere operativo il nuovo tappo sul pozzo Macondo che da aprile inquina il mare e le coste dal Texas alla Florida.

"Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare a una situazione molto più sicura e abbiamo ogni ragione di credere che funzionerà", ha ammesso il consigliere presidenziale David Axelrod alle tv americane che facevano vedere i robot in azione a 1.600 metri di profondità e il petrolio che sgorga ormai a pieno volume dal pozzo sottomarino.

Nonostante questi piccoli passi indietro il presidente Barack Obama ha fiducia nel nuovo piano di Bp, ha detto Axelrod, dopo che nella notte gli ingegneri del gigante petrolifero hanno tolto dal pozzo il vecchio cappuccio in vista dell'installazione della nuova, più massiccia struttura di contenimento. La delicata operazione procede come previsto mentre una flottiglia di 48 navi sta scremando la superficie per raccogliere il petrolio "sparato" dal geyser temporaneamente privo di copertura. "Siamo soddisfatti dei progressi", ha detto oggi il vicepresidente di Bp Kent Wells.

Il nuovo impianto è composto da due strutture alte dieci metri e del peso di 80 tonnellate: quando sarà completamente operativo nei prossimi giorni dovrebbe riuscire a catturare praticamente tutto il greggio che fuoriesce dal pozzo, ha detto l'ex ammiraglio Thad Allen, che coordina le operazioni di contenimento per conto dell'amministrazione Obama.

Nel frattempo si attende l'entrata in funzione in serata di un nuovo sistema di raccolta collegata alla nave in superficie Helix Producer che era stato rinviato per il maltempo: dovrebbe servire a aspirare 20 mila barili al giorno. E in ogni caso Bp ha pronti piani di emergenza se la delicata procedura del nuovo tappo dovesse fallire, ha detto Wells.

Intanto per la multinazionale del greggio responsabile della marea le cose finanziariamente vanno male tanto che, secondo indiscrezioni della stampa britannica, sono stati aperti negoziati con la concorrente americana Apache Corporation la vendita di attività nel continente americano per un valore di 12 miliardi di dollari (9,5 miliardi di euro circa): fra queste i pozzi a Prudhoe Bay, in Alaska, il più grande campo petrolifero del Nord America, con una produzione di 390.000 barili di greggio al giorno.

 

 

 

 

2010-07-04

12 luglio 2010

DISASTRO AMBIENTALE

BP: spesi 3,5 miliardi di dollari

per fermare la marea nera

Il colosso petrolifero britannico BP ha speso ad oggi 3,5 miliardi di dollari nel tentativo di contenere la marea nera provocata dall'esplosione di una sua piattaforma nel Golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa BP aggiungendo che le operazione in corso per installare un nuovo tappo di contenimento della perdita procedono come previsto.

Ma l'emergenza continua: 180mila barili di greggio che sgorgano irrefrenabili a un ritmo di 60 mila barili al giorno dal fondo del Golfo del Messico: se tutto andrà bene Bp riuscirà solo mercoledì a rendere operativo il nuovo tappo sul pozzo Macondo che da aprile inquina il mare e le coste dal Texas alla Florida.

"Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare a una situazione molto più sicura e abbiamo ogni ragione di credere che funzionerà", ha ammesso il consigliere presidenziale David Axelrod alle tv americane che facevano vedere i robot in azione a 1.600 metri di profondità e il petrolio che sgorga ormai a pieno volume dal pozzo sottomarino.

Nonostante questi piccoli passi indietro il presidente Barack Obama ha fiducia nel nuovo piano di Bp, ha detto Axelrod, dopo che nella notte gli ingegneri del gigante petrolifero hanno tolto dal pozzo il vecchio cappuccio in vista dell'installazione della nuova, più massiccia struttura di contenimento. La delicata operazione procede come previsto mentre una flottiglia di 48 navi sta scremando la superficie per raccogliere il petrolio "sparato" dal geyser temporaneamente privo di copertura. "Siamo soddisfatti dei progressi", ha detto oggi il vicepresidente di Bp Kent Wells.

Il nuovo impianto è composto da due strutture alte dieci metri e del peso di 80 tonnellate: quando sarà completamente operativo nei prossimi giorni dovrebbe riuscire a catturare praticamente tutto il greggio che fuoriesce dal pozzo, ha detto l'ex ammiraglio Thad Allen, che coordina le operazioni di contenimento per conto dell'amministrazione Obama.

Nel frattempo si attende l'entrata in funzione in serata di un nuovo sistema di raccolta collegata alla nave in superficie Helix Producer che era stato rinviato per il maltempo: dovrebbe servire a aspirare 20 mila barili al giorno. E in ogni caso Bp ha pronti piani di emergenza se la delicata procedura del nuovo tappo dovesse fallire, ha detto Wells.

Intanto per la multinazionale del greggio responsabile della marea le cose finanziariamente vanno male tanto che, secondo indiscrezioni della stampa britannica, sono stati aperti negoziati con la concorrente americana Apache Corporation la vendita di attività nel continente americano per un valore di 12 miliardi di dollari (9,5 miliardi di euro circa): fra queste i pozzi a Prudhoe Bay, in Alaska, il più grande campo petrolifero del Nord America, con una produzione di 390.000 barili di greggio al giorno.

 

 

 

 

 

2010-06-22

23 Giugno 2010

STATI UNITI

Marea nera, salta il tappo

Muoiono due tecnici della BP

Due tecnici sono morti nel Golfo del Messico nel corso delle operazioni di contenimento della marea nera. Lo ha reso noto nel corso di una conferenza stampa l'ammiraglio della Guardia Costiera americana Thad Allen, spiegando che uno dei due operai è annegato, mentre l'altro ha perso la vita in un secondo incidente mentre era alla guida di una barca.

A seguito degli incidenti, la BP ha fermato il sistema di recupero del petrolio.La struttura di contenimento che veicolava oltre 16mila barili al giorno in una nave container è stata rimossa dopo che un robot l'ha urtata in profondità. Il sistema riprenderà a lavorare in serata.

Le due vittime di oggi si aggiungono alle 11 che hanno perso la vita in seguito all'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta lo scorso 20 aprile.

La BP ha anche annunciato che Robert Dudley, un americano, ha preso la direzione effettiva delle operazioni del gruppo petrolifero contro la marea nera nel golfo del Messico, che finora sono state pilotate dal Ceo della compagnia Tony Hayward, molto criticato dagli Usa per la gestione del disastro.

 

 

 

 

2010-06-16

16 giugno 2010

CONTRO LA MAREA

Obama in verde: cancellare

la macchia e meno petrolio

Siamo di fronte a "un disastro ambientale senza precedenti" e "continueremo a utilizzare tutte le risorse" a nostra disposizione. "È un attacco alle nostre coste e noi risponderemo". Ieri il presidente americano Barack Obama, dalla stazione navale di Pensacola, in Florida, ha fatto sapere che "l’Amministrazione farà il necessario e finché sarà necessario" perché le coste del Golfo, colpite dalla perdita di greggio, siano ripulite e "Bp paghi per il danno causato". "È una promessa", ha messo in chiaro il capo della Casa Bianca durante il suo quarto sopralluogo nella regione. Un impegno che, secondo anticipazioni, Obama intendeva sottolineare anche durante il discorso alla Nazione previsto dallo Studio Ovale per le 20, ora locale.

Dalla risposta all’emergenza e dai risultati delle operazioni di contenimento e di ripulitura del greggio dipende infatti il futuro politico dell’Amministrazione e di Obama, criticati dall’opposizione politica e dall’opinione pubblica. Secondo il 71% degli americani – intervistati nell’ultimo sondaggio di Gallup – il presidente non avrebbe avuto abbastanza polso nei confronti della Bp e la Casa Bianca, pertanto sta cercando di correre ai ripari.

Si farà in modo che il Golfo diventi "un luogo migliore di ciò che era prima dell’esplosione" intendeva quindi promettere Obama in diretta televisiva, sottolineando ancora una volta che la società petrolifera dovrà addossarsi i costi di ripulitura e il risarcimento di tutti i danni, sia ambientali che economici, andando poi a esaminare il modo per accelerare i pagamenti già dovuti ai piccoli imprenditori del Golfo.

In agenda, per il discorso "ufficiale" sul disastro ambientale, anche la strategia Usa per bloccare la diffusione della marea nera attraverso il pesante impiego di mezzi e di personale, la "riorganizzazione del ministero dell’Interno" e in particolare della divisione accusata di non aver esercitato sufficiente controllo sulle attività di trivellazione, e la nomina di uno "zar" incaricato di verificare i progressi nel recupero del greggio fuoriuscito.

Obama, come ha anticipato nel pomeriggio il portavoce Robert Gibbs, ha puntato decisamente il dito sul peggiore disastro ambientale nella storia americana per sottolineare la necessità di "diminuire la dipendenza Usa dal petrolio e da altri combustibili fossili" e aumentare gli investimenti per fonti di energia alternativa. l presidente ieri ha anche scelto il nuovo capo dell’agenzia Minerals Management Service che si occupa delle esplorazioni e dello sfruttamento del petrolio: è Michael Bromwich, un ex vice ministro della Giustizia ed ex ispettore generale del ministero della Giustizia.

Proprio poche ore prima del discorso del presidente, la questione energetica era stata utilizzata dal capo della Bp Usa per difendere davanti al Congresso l’operato della società petrolifera nel Golfo, tacciata anche dalla concorrenza di non mantenere gli standard di sicurezza adottati dal settore. Durante l’udienza della sottocommissione Energia e commercio della Camera, il presidente Bp, Lamar McKay, ha infatti sostenuto che la sicurezza economica americana "dipende significativamente dalla produzione di petrolio e gas", spiegando che ridurre le operazioni nel Golfo – come vorrebbe la Casa Bianca che ha imposto una moratoria di sei mesi sulle trivellazioni offshore – porterebbe solo a una maggiore dipendenza dal petrolio straniero.

Obama ha poi nominato anche uno zar della ricostruzione nel Golfo, l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus che dovrà supervisionare il Golf Coast Restoration Plan, che dovrà essere finanziato appunto dalla Bp. Ma il presidente "non ha offerto nessun immediato conforto ad una nazione arrabbiata", si legge sull'Huffington Post, che fa una carrellata dei commenti dei media, e anche dei politici americani, che non sono rimasti soddisfatti delle parole del presidente

Loretta Bricchi Lee

 

 

 

16 giugno 2010

Gli effetti di un disastro

L’"onda nera" trascina l’America verso il futuro

Dopo quattro visite sui luoghi del disastro nel Golfo del Messico e dopo l’improvvido paragone tra la marea nera e lo choc dell’11 settembre che ne ha ulteriormente compromesso il livello dei consensi nei sondaggi, Barack Obama tutto poteva fare meno che perdere l’occasione di indicare agli Stati Uniti (soprattutto) e al mondo una strategia per il superamento della grande emergenza. Nella diretta televisiva alla nazione di ieri notte il presidente Usa ha così calato sul tavolo le carte che dovrebbero, nei suoi auspici, consentirgli di riguadagnare la fiducia degli americani, di tenere testa alle accuse più o meno velate dei grandi media, dal New York Times all’Economist passando per le principali reti televisive, e di porre le basi per una svolta in materia di politica energetica.

Gli Usa, se nessuno metterà i bastoni tra le ruote all’Amministrazione in carica, non dovranno più essere l’insaziabile idrovora che aspira petrolio dai pozzi di terraferma, da quelli marini e dagli strati di sabbia ricchi di bitume. Se alle lobby petrolifere, che spesso hanno condizionato le scelte della Casa Bianca, non riusciranno manovre diversive (ma forse persino loro si daranno una regolata dopo la stratosferica bolletta che la BP pagherà, e anche su questo Obama è stato perentorio), l’America cercherà di lasciarsi alle spalle un modello di sviluppo ancorato solo all’"oro nero". Terminato il tempo della benzina a un dollaro a gallone, dovrà finire quello degli immensi sprechi di energia a buon mercato.

Agli esordi del suo mandato, un taglio netto con la politica energetica dell’era Bush poteva configurarsi per il presidente democratico come una decisione prematura e per il Paese – ecologisti a parte – come una scelta traumatica, perché non temperata dalla gradualità. Così abbiamo visto la Casa Bianca dare via libera, tra le ire degli ambientalisti, ai progetti di nuove perforazioni anche in zone delicate per gli equilibri dell’ecosistema.

Poi, ad aprile, è venuto il disastro del pozzo BP nel Golfo del Messico, laggiù al largo delle coste del profondo Sud. A poco più di un anno dall’insediamento, Obama ha dovuto fare i conti, nell’ordine, con l’impossibilità del contenimento della fuoriuscita di greggio, con le conseguenze dell’onda nera sull’economia degli Stati rivieraschi e sull’ambiente, con l’arroganza di una multinazionale che ora minimizzava, ora rassicurava ma era impotente a tappare la falla, con l’indignazione dell’opinione pubblica, la disperazione delle popolazioni locali, le accuse di inerzia o di carenza di leadership che i media, anche i più vicini all’Amministrazione, non hanno lesinato.

Se rompere con la logica del "tutto petrolio" cara a Bush e al clan dei texani poteva apparire fino ad allora prematuro, il disastro della BP – non sembri argomentazione improntata a cinismo, a fronte di un evento di cui risentirà l’ecosistema planetario – ha finito con l’agevolare il superamento delle ultime remore, portando la Casa Bianca a maturare la volontà enunciata ieri notte di ridimensionare la dipendenza degli States dai combustibili fossili, petrolio in primis. In questo senso, un evento negativo e inatteso ha contribuito alla svolta: non solo il risanamento delle acque del Golfo diventa una priorità del governo federale, ma la politica energetica americana che si profila per il futuro sarà obbligatoriamente diversa. Meno oro nero e più fonti verdi rinnovabili. Del resto, la California sta già offrendo un valido esempio di riferimento.

Antonio Giorgi

 

 

 

2010-05-04

3 Maggio 2010

LA MAREA NERA

Obama in Louisiana:

Bp pagherà per questo disastro

La Bp è responsabile e pagherà per i danni provocati dalla marea nera nel Golfo del Messico, forse "una catastrofe ecologica senza precedenti", e le vittime verranno risarcite in maniera adeguata. Lo ha garantito il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, al termine di un suo viaggio lampo a Venice, nel sud della Lousiana, la principale città del Delta del Mississippi minacciato dal petrolio fuoriuscito dalla Deepwater Horizon.

Dopo avere partecipato ad una riunione alla sede locale della Guardia Costiera, sotto una pioggia battente Obama ha letto una breve dichiarazione, senza rispondere a domande. Confermando che la marea nera si trova a ormai 9 miglia dalla costa, il presidente ha tenuto ad insistere sulla qualità della risposta della Casa Bianca, immediata ed adeguata. "Sin dal primo giorno - ha detto - eravamo preparati al peggio e abbiamo reagito con decisione". Obama ha promesso che "ci saranno risarcimenti" dopo il disastro ma la sua visita lampo ha avuto come sfondo una serie di polemiche e la relativa indifferenza della popolazione locale. Il presidente ha anche puntato il dito contro la Bp che in precedenza, tuttavia, aveva in pratica ammesso la sua impotenza con Doug Suttle, il Chief Operating Officer, che ha detto al New York Times che il colosso petrolifero ha "usato praticamente tutti i mezzi" a sua disposizione e che "non ci sono molte altre risorse contro una perdita come questa".

Nonostante quanto detto oggi da Obama, l'Amministrazione Usa viene accusata anche questa volta di essersi mossa troppo in ritardo, sottovalutando l'entità del dramma, come era successo nel 2005 per l'uragano Katrina ai tempi di George W. Bush, e soprattutto di essersi fidata quasi ciecamente dei petrolieri. Intanto, il greggio continua a fuoruscire dal pozzo gestito dalla Bp ad una trentina di miglia dal Delta del Mississippi, ad una profondità di oltre 1.500 metri. La macchia nera si allarga e si sposta più a nord, minacciando oltre al fragile equilibrio delle paludi del Delta, anche le spiagge di Mississippi, Alabama e Florida, e nessuno sa esattamente cosa fare.

Azionare il dispositivo che dovrebbe chiudere la falla è come 'operare a cuore aperto a 1.500 metri di profondità con sottomarini telecomandatì, spiega il presidente di Bp America Lamar McKay McKay, ammettendo che l'esplosione sulla Deepwater Horizon è stata provocata da una 'attrezzatura che si è guastatà. Una cupola di contenimento della perdita è in via di completamento e potrà entrare in funzione entro otto giorni. Ai talk show domenicali, il ministro dell'interno Ken Salazar, responsabile anche per l'ambiente, ha detto che saranno necessari fino a tre mesi per scavare un nuovo pozzo di petrolio accanto a quello che non cessa di sgorgare, come un rubinetto aperto: è una delle soluzioni proposte dalla Bp per fermare il flusso di greggio. Ma su un punto Salazar non ha dubbi: la perdita è 'potenzialmente catastroficà e la priorità del governo federale nella battaglia contro la marea nera è di stare 'col fiato sul collò a Bp, la responsabile della maxi perdita, cui verrà poi chiesto di pagare il conto

verosimilmente di svariati miliardi di dollari tra danni economici ed ambientati ed indennizzi.

Nonostante la presenza del corteo presidenziale, Venice era tranquilla come i giorni precedenti. C'era soltanto più sicurezza, con maggiori controlli e la presenza di diverse auto della polizia nei pressi del quartier generale della Guardia Costiera, che si trova vicino ai cantieri della Halliburton. La scelta del luogo, almeno a prima vista, non è sembrata tra le più felici. La Halliburton, un colosso dell'energia, è

ritenuta una delle società responsabili della marea, visto che secondo alcuni esperti avrebbe cementato male il pozzo, provocando la perdita.

 

 

2010-05-02

30 APRILE 2010

DISASTRO ECOLOGICO

Stati Uniti, l'onda nera

ha raggiunto la Louisiana

Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana.

La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.

La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.

Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presneta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore.

Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate. Obama ha promesso ai governatori ogni risorsa disponibile, Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare 6.000 uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.

 

 

 

 

2010-04-30

30 APRILE 2010

DISASTRO ECOLOGICO

Stati Uniti, l'onda nera

ha raggiunto la Louisiana

Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana.

La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.

La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.

Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presneta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore.

Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate. Obama ha promesso ai governatori ogni risorsa disponibile, Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare 6.000 uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.

 

 

 

 

2010-04-17

17 Aprile 2010

MINACCIA SULL'EUROPA

La nube cancella 16mila voli

Nord Italia a terra fino a lunedì

Lo spazio aereo in tutti gli aeroporti del Nord Italia resterà chiuso sino alle 8 di lunedì mattina, dal termine che era già stato fatto slittare alle 20 di oggi, mentre la nube di cenere vulcanica che arriva dall'Islanda ha provocato lo stop a quasi tre voli su quattro in Europa, lasciando a terra migliaia di passeggeri in tutto il mondo.

L'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), nel suo nuovo comunicato, ha attribuito la sua decisione al fatto che non si è verificato alcun miglioramento nelle condizioni negative provocate dalla nube ma ha aggiunto che al momento "non è invece necessario procedere all'allargamento del blocco per ulteriori spazi aerei italiani", come invece paventato da una precedente nota.

Il caos nel trasporto aereo - il peggiore dagli attentati dell'11 settembre 2001 - proseguirà per almeno altre 24 ore, secondo quanto comunicato dall'agenzia del controllo aereo europeo Eurocontrol. L'agenzia ha aggiunto che gli aerei restano a terra nella maggior parte degli scali dell'Europa settentrionale e centrale, mentre si continua a volare in Spagna, nell'Italia centro-meridionale, in Bulgaria, Grecia e Turchia.

In tutto, ha detto Eurocontrol, ci dovrebbero essere oggi nello spazio aereo europeo solo 6.000 voli sui 22.000 che normalmente vengono effettuati. "Le previsioni suggeriscono che la nube di cenere vulcanica persisterà e che l'impatto proseguirà per almeno 24 ore", si legge in una nota di Eurocontrol.

Gravi disagi si registrano in praticamente tutti gli aeroporti italiani. Dai collegamenti dei tg si vedono persone in attesa negli aeroporti milanesi e in quelli di Torino e di Venezia, mentre una nota di Telenews segnala lunghe file davanti ai check-in anche negli aeroporti romani di Ciampino e Fiumicino dove, oltre a tutti collegamenti con il Nord Europa, sono stati cancellati i voli per Genova, Torino, Milano, Bergamo, Venezia, Bologna.

Dall'aeroporto di Fiumicino, nodo centrale italiano, sinora sono stati cancellati 125 voli, ma, precisa l'Enac, lo scalo romano resta aperto. Il sostanziale blocco del trasporto aereo, ha provocato fortissimi disagi anche a quello ferroviario, con le stazioni prese d'assalto dai passeggeri rimasti a terra negli aeroporti del nord e da quelli che nel nord del Paese si dovevano recare.

Particolarmente grave appare la situazione alla stazione centrale di Milano, città presa d'assalto anche da turisti esteri per il Salone del mobile. Immagini tv mostrano lunghissime code di passeggeri in attesa, con la maggior parte dei posti in treno andati ormai esauriti.

La nube, che fluttua nello strato più alto dell'atmosfera, potrebbe causare danni ai motori degli aerei e sta costando centinaia di milioni di dollari alle compagnie aeree. Con la nube che continua ad espandersi, oggi anche la Bielorussia ha annunciato la chiusura dello spazio aereo, mentre l'Ucraina ha chiuso l'aeroporto di Kiev insieme ad altre tre stazioni aeroportuali nazionali. In Gran Bretagna, dove il divieto al volo è stato esteso sino a domattina, il controllo aereo ha dichiarato oggi che "le attuali previsioni mostrano che la situazione è in peggioramento nel corso della giornata". Gli aeroporti restano chiusi in Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca, Svezia e Olanda e resteranno a terra gli aerei anche in Ungheria e parte della Romania. A Singapore, uno dei principali snodi mondiali per il traffico aereo diretto in Europa, finora sono stati cancellati 22 voli, con i passeggeri che affollano l'aerostazione perché non ci sono più posti in albergo. L'autorità militare Usa ha dovuto cambiare i percorsi di molti voli, fra i quali quelli per l'evacuazione dei feriti in Afghanistan e Iraq, secondo quanto riferito da un portavoce del Pentagono.

Secondo l'associazione che raggruppa le compagnie aeree, la Iata, il caos per la nube sta costando alle compagnie più di 200 milioni di dollari al giorno. I vulcanologi sostengono che, se l'eruzione continuerà, la nube potrà causare problemi al traffico aereo per un periodo fino a sei mesi. Oltre ai problemi al traffico aereo, le autorità sanitarie mondiale hanno detto che la polvere vulcanica potrebbe causare danni alle persone con difficoltà respiratorie.

 

 

 

 

17 Aprile 2010

LA MAPPA

Il mondo fa i conti

con 600 vulcani in attività

Quale sarà il prossimo? E quando potrebbe accadere? Domande a cui nessuno può rispondere perché l’eruzione di un vulcano dipende da una serie di fattori collegati al movimento della crosta terrestre che "maturano" nel lungo periodo. Anche forti terremoti come quelli accaduti di recente ad Haiti e in Cile possono a loro volta innescare reazioni a catena con altri terremoti ed eruzioni che però potrebbero richiedere anni.

È per questa ragione che gli scienziati considerano "attivi" i vulcani che hanno eruttato almeno una volta negli ultimi 10mila anni: se ne contano circa 1.500, mentre sono circa 600 quelli che hanno eruttato negli ultimi seimila anni (il periodo comunemente conosciuto come storia).

In ogni istante dato, in genere, eruttano nel mondo tra i 10 e i 20 vulcani, più raramente si è arrivati a punte di 50 vulcani contemporaneamente. Ad esempio, l’ultimo bollettino settimanale dello Smithsonian Institute registrava tra il 7 e il 13 aprile eruzioni in corso in 18 vulcani, tra cui anche l’Etna. Proprio l’Etna è considerato il secondo vulcano più attivo al mondo, preceduto dal Kilauea (Hawaii) e seguito dal Piton de la Fournaise sull’isola di La Réunion.

Europa. In Europa i vulcani in attività sono concentrati tra Islanda, Italia e Grecia. L’Islanda in particolare è considerata il paradiso dei vulcanologi, essendo il suo territorio formatosi proprio su una serie di vulcani alla congiunzione tra le placche tettoniche americana ed euroasiatica. Su un territorio pari a quello dell’intera Italia settentrionale ci sono qualcosa come 31 vulcani in attività. In Italia, oltre all’Etna, sono sotto osservazione Vesuvio e Isole Eolie (Vulcano, Stromboli e Lipari), mentre la Grecia ne ha quattro.

Asia. Un caso tutto particolare è quello dell’Indonesia, dove c’è una concentrazione enorme di vulcani: dal 1900 ad oggi sono stati ben 63 ad eruttare. Il più famoso di tutti è comunque Tambora, la cui eruzione del 1815 fu una delle più devastanti della storia e fu ritenuta responsabile di conseguenze climatiche che portarono a definire il 1816 l’"anno senza estate". Nell’Oceano Pacifico ci sono altri importanti vulcani in Papua Nuova Guinea (7), Filippine (3), Vanuatu (3), Isole Tonga (1) e le Hawaii, dove oltre al già citato Kilauea c’è quello di Mauna Loa.

Kamchatka. La penisola della Kamchatka, nell’estremo oriente russo a poca distanza dal Giappone, è uno dei luoghi di massima attività vulcanica al mondo: lo Smithsonian Institute ne elenca ben 109 posizionati su una striscia lunga 700 chilometri: 30 di loro hanno registrato eruzioni in anni recenti. La Kamchatka è anche la regione con la più alta frequenza di grandi eruzioni esplosive.

Oceano Indiano. Qui troviamo il già citato Piton de la Fournaise, che dal 1640 ha fatto registrare oltre 150 eruzioni. Nella regione è sotto osservazione anche il Karthala, nelle Isole Comore.

Alaska.Anche in questa regione c’è un’importante concentrazione di vulcani, ma sono nove quelli maggiormente sotto osservazione. Nell’aprile 2009 c’è stata una forte eruzione del Redoubt (3108m slm), la cui esplosione ha sparato ceneri a oltre 20 chilometri di altezza.

America centrale.Qui i vulcani sono divisi tra quattro Paesi: il più ricco è senz’altro il Messico, che ne conta ben 14 con eruzioni recenti. Il più famoso è il Popocatepetl, il cui cratere è a oltre 5mila metri di quota e la cui frequenza di eruzioni è impressionante. Altri tre vulcani attivi si trovano in Guatemala, altri 5 in Costa Rica, dove l’Arenal sta eruttando in questi giorni. Ci sono poi i Caraibi, che ospitano molti crateri, ma il più importante è è il Soufriere Hills a Montserrat, la cui prima eruzione nella storia è iniziata nel 1995 ed è tuttora in corso.

America Meridionale.Le attività vulcaniche sono qui concentrate in Colombia ed Ecuador. Nel primo Paese ci sono 6 vulcani sotto osservazione: il Galeras ha avuto una forte eruzione nel gennaio di quest’anno che ha fatto seguito a quella del novembre scorso quando furono evacuati decine di villaggi nell’area circostante. Nel 2007 si è risvegliato anche il Nevado del Huila dopo 500 anni. In Ecuador ci sono invece tre importanti vulcani in attività, tra cui il Tungurahua, 5023 metri di altitudine, con l’ultima forte eruzione esplosiva registrata giusto un anno fa.

Riccardo Cascioli

 

 

 

 

 

17 Aprile 2010

La "lezione del vulcano islandese"

L'illusione tecnologica: imbrigliare la natura

Una nuvola di cenere e mezza Europa si blocca. Chiudere gli spazi aerei è stata senz’altro cosa saggia viste le possibili conseguenze per la sicurezza, eppure tra noi tutti prevalgono generalmente incredulità e sgomento per un fatto che appare incomprensibile: come mai le nostre tecnologie così sofisticate, le nostre potenti e ramificate infrastrutture si dimostrano così vulnerabili? Del resto, su scala ben più ridotta, è una questione che si ripropone spesso: lo scorso dicembre l’eccessivo freddo provocò il blocco di quattro treni nel tunnel della Manica; in marzo 50 navi restarono bloccate tra i ghiacci del Mar Baltico; e anche in Italia episodi di treni bloccati dal ghiaccio o dall’eccessivo calore non sono rari. Per non parlare dell’incidente accaduto la scorsa settimana al treno in Val Venosta o del ciclico riproporsi di terremoti e alluvioni che in pochi istanti spazzano via vite e strutture. In questi casi è poi diventata usuale la caccia al responsabile e all’incompetente di turno.

In realtà il problema non sta nella tecnologia e neanche, salvo alcuni casi, in chi la maneggia. Il problema sta piuttosto nella nostra concezione di natura che è andata sviluppandosi in coincidenza del grande progresso scientifico e tecnologico del ventesimo secolo. Siamo pervasi di uno strano senso di onnipotenza che ci dà l’illusione di poter governare la natura a nostro piacimento, fino a pensare di poter decidere il clima per decreto legge. Così ad esempio è diffusa l’idea che la natura sia sostanzialmente statica, che abbia un suo equilibrio normale. E solo fattori esterni, ad esempio l’intervento umano, possono provocare cambiamenti di questo equilibrio. L’equilibrio della natura viene così fatto coincidere con le medie e le probabilità, al punto che ogni discostamento dalla media genera allarme.

È un errore di prospettiva che costò caro anche ad Adolf Hitler – un altro che di onnipotenza se ne intendeva –, il quale attaccò la Russia perché i meteorologi del Terzo Reich, in base agli studi statistici del passato, gli avevano garantito che dopo due inverni freddi consecutivi sarebbe stato impossibile averne un terzo. E invece il 1941 fu l’anno più freddo del secolo e quell’inverno si rivelò particolarmente rigido oltre che in anticipo. Così la natura ricordò alla sua maniera che non è la probabilità a guidarla.

Allo stesso modo terremoti e vulcani accadono perché la natura è dinamica, e la crosta terrestre è da sempre in continuo movimento. Un evento come quello di questi giorni può essere allora "provvidenziale" perché ci ricorda che lo stesso sviluppo tecnologico ha la radice nel riconoscimento della superiore potenza della natura, le cui caratteristiche fondamentali sono l’unicità e la variabilità. Per questo nel corso dei millenni l’uomo, con la sua intelligenza, ha tentato di sviluppare dei sistemi di adattamento alle diverse condizioni climatiche e ambientali, a cominciare dal riparo: dalla grotta si è passati alla palafitta e via via lungo i millenni fino alle attuali abitazioni costruite con sistemi anti-sismici.

Le nostre sofisticate infrastrutture tecnologiche sono utilissime in questa opera di adattamento, ma guai a dimenticare il nostro limite. Chi pensa, o induce a pensare, di poter "normalizzare" la natura e, più in generale, di poter controllare la realtà, prepara solo tragedie: non possiamo imprigionare i fiumi, fermare le coste, costruire sui vulcani e lungo le rive, far crescere città prevedendo solo asfalto e cemento, stabilizzare il clima e il livello dei mari, impedire terremoti ed eruzioni vulcaniche. Accettare qualche giorno di disagio (e anche perdite economiche che vanno messe nel conto) per gli aerei costretti a terra è il primo passo per ritrovare la giusta prospettiva. Cioè, quella più aderente alla realtà.

Riccardo Cascioli

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2011-05-06

PDl: "RISPETTATE PREROGATIVE PARLAMENTO E CAPO DELLO STATO"

Rimpasto, Napolitano: "Cambiata

la maggioranza, parlino le Camere"

Il capo dello Stato riceve i vertici Rai:"Dare informazione sul voto". La tv pubblica: "Subito gli spot"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Governo, ok alla nomina di 8 nuovi sottosegretari (5 maggio 2011)

*

Pionati, il grande sacrificato: " Non mi metto in coda con gli assatanati" (6 maggio 2011)

PDl: "RISPETTATE PREROGATIVE PARLAMENTO E CAPO DELLO STATO"

Rimpasto, Napolitano: "Cambiata

la maggioranza, parlino le Camere"

Il capo dello Stato riceve i vertici Rai:"Dare informazione sul voto". La tv pubblica: "Subito gli spot"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un'immagine d'archivio (Ansa)

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un'immagine d'archivio (Ansa)

MILANO - Con le nuove nomine dei sottosegretari la maggioranza si è allargata, è diversa "rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche" e "spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo". È quanto chiede, in una nota, il presidente de1lla Repubblica Giorgio Napolitano. La nota dà conto del fatto che Napolitano ha ieri proceduto alla firma dei decreti di nomina di nove sottosegretari di Stato, la cui scelta rientra come è noto "nella esclusiva responsabilità del Presidente del Consiglio dei ministri". "Il Capo dello Stato ha in pari tempo rilevato che sono entrati a far parte del Governo esponenti di Gruppi parlamentari diversi rispetto alle componenti della coalizione che si è presentata alle elezioni politiche - ha concluso la nota -. Spetta ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio valutare le modalità con le quali investire il Parlamento delle novità intervenute nella maggioranza che sostiene il Governo.

BERLUSCONI - Chi ha avuto modo di sentire il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dice che il premier avrebbe manifestato il suo stupore per la posizione del Colle. Nel Pdl c'è qualcuno che interpreta il monito quirinalizio come un affondo che cade proprio alla vigilia di un voto, quello amministrativo, molto delicato per la tenuta della coalizione. Dalle parti di via dell'Umiltà si sottolinea che sempre è stata rispettata la volontà del Colle e quella del Parlamento con più di una verifica, per questo non si riesce a capire l'opportunitá di un intervento proprio adesso. "Numerosi voti di fiducia, a partire da quello della svolta del 14 dicembre, hanno chiarito il quadro politico, con ripetute verifiche nelle sedi parlamentari. Le nomine di governo sono giunte dopo queste diverse votazioni e nel pieno ed assoluto rispetto delle norme costituzionali e delle prerogative del Capo dello Stato" affermano in una nota congiunta i presidenti dei gruppi Pdl di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, e i vicepresidenti vicari, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro.

BOSSI - "Il premier ha la competenza per nominare i sottosegretari, la legge dice che può farlo, perché si dovrebbe passare dal Parlamento. Le leggi si applicano?" afferma Umberto Bossi, venerdì sera a Novara, a proposito dell'invito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a investire le Camere sull'allargamento della squadra di governo. E i Responsabili? "Sono un gruppo che ha votato. Berlusconi ha fatto bene a premiarli" ha concluso Bossi.

CASO RAI - Il Presidente della Repubblica ha anche affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai - Paolo Garimberti e Lorenza Lei - le questioni relative "alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria". Lo si legge in una nota del Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - si legge nella nota diffusa dalla Presidenza della Repubblica - ha venerdì ricevuto al Quirinale il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, nominata all'unanimit… dal Consiglio di amministrazione. Il Capo dello Stato si è complimentato con la dottoressa Lei per l'ampia fiducia accordatagli e le ha formulato gli auguri di buon lavoro al servizio dell'emittente radiotelevisiva pubblica. Napolitano ha, nell'occasione, affrontato con il presidente e il direttore generale della Rai le questioni relative alla piena e tempestiva attuazione del regolamento approvato dalla Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria. La Rai informa dopo il sollecito di Napolitano annuncia che già da venerdìa sera comincerà la messa in onda degli spot informativi sui temi referendari che terminerà lunedì 13 giugno. È quanto si legge in un comunicato di viale Mazzini.

DI PIETRO - "Dopo l'ennesimo tentativo di truccare le carte e di truffare gli italiani con il regolamento beffa varato l'altro giorno dalla Commissione di Vigilanza, che rinviava di ulteriori quindici giorni l'informazione della tv pubblica sugli imminenti referendum, era doveroso l'intervento del Capo dello Stato" afferma in una nota il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commentando il monito di Napolitano. "E sarà - aggiunge - ancor più doveroso il suo intervento quando gli si presenterà la legge-truffa sul nucleare che il governo sta tentando di varare per impedire il referendum. Ci auguriamo che, anche in quell'occasione, il Capo dello Stato eserciti la sua funzione di garante della Costituzione e non permetta la promulgazione di una legge che espropria i cittadini del diritto di voto e consente poi di costruire una decina di centrali nucleari contro la volontà degli italiani".

Redazione online

06 maggio 2011

 

 

 

 

2011-04-05

Lo scrive la stampa nipponica

Radiottività in mare 7,5 milioni

di volte superiore ai livelli normali

Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco

riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico

Lo scrive la stampa nipponica

Radiottività in mare 7,5 milioni

di volte superiore ai livelli normali

Misurazione di fronte al reattore 2, prima che la Tepco

riversasse acqua contaminata nell'Oceano Pacifico

(Ap)

(Ap)

TOKYO - Lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 dell'impianto atomico di Fukushima, in Giappone, è 7,5 milioni di volte superiore al limite legale. Lo scrive la stampa nipponica, precisando che il campione è stato raccolto il 2 aprile e dunque prima che la società che gestisce la disastrata centrale, la Tepco, cominciasse a riversare tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico.

RILASCIO DI ACQUA CONTAMINATA - Il rilascio di acqua contaminata in mare è una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, ma è stato ritenuto inevitabile: il governo ha giustificato l'azione come una sorta di male minore; e nonostante il governo nipponico abbia assicurato che non c'è alcun rischio per la salute, la Corea del Sud ha già protestato ufficialmente. Intanto la società ha annunciato l'intenzione di pagare indennizzi, probabilmente a partire dalla fine del mese, ai residenti e agli agricoltori che abitano attorno all'impianto (rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell'evacuazione e per il costo della vita dopo le nuove linee guida imposte dal governo); ma non è chiaro dove l'azienda troverà i soldi considerato che continua ad affondare in borsa (oggi ha toccato il record storico negativo). E l'allarme cresce. La prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole: nei prossimi due giorni, più di 1.400 scuole e asili nido saranno testati per rispondere al'ansia crescente dei genitori, ma il governo continua a ripetere che non ci dovrebbe essere alcun rischio se i bambini vengono tenuti fuori di una raggio di 30 km dall'impianto.

TEST NELLE SCUOLE - Sono anche iniziati i test di radioattività in 1400 fra scuole materne, elementari e superiori della prefettura di Fukushima. I test, riferisce l'agenzia stampa Kyodo, sono stati autorizzati dalle autorità della prefettura su pressione dei genitori preoccupati dopo la riapertura della scuole il primo aprile. I test non riguardano la zona compresa nel raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima, che è stata evacuata dopo la fuoriuscita di radioattività seguita al terremoto e lo tsunami dell'11 marzo. Escluso anche l'anello successivo, fra i 20 e i 30 chilometri di distanza, dove è stato ordinato alla popolazione di rimanere chiusi in casa. Secondo le autorità non vi sono problemi nel far andare i bambini nelle scuole che si trovano oltre un raggio di 30 chilometri dalla centrale, ma questa rassicurazione non è parsa sufficiente ai genitori e sono stati quindi avviati i test nelle aule e i cortili esterni delle scuole.

05 aprile 2011

 

Diminuzione del 40% nella zona sotto osservazione

Ozono, perdita record sull'Artico

È stata registrata dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea. La causa: venti forti e inquinamento

Diminuzione del 40% nella zona sotto osservazione

Ozono, perdita record sull'Artico

È stata registrata dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea. La causa: venti forti e inquinamento

Un'immagine che evidenzia (in blu) il buco nell'ozono sopra l'area antartica. Anche sull'Artico è stata registrata una perdita record di questo gas essenziale per la vita sulla Terra (Reuters)

Un'immagine che evidenzia (in blu) il buco nell'ozono sopra l'area antartica. Anche sull'Artico è stata registrata una perdita record di questo gas essenziale per la vita sulla Terra (Reuters)

ROMA - Una perdita record di ozono sull'Artico è stata registrata in marzo dal satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea (Esa). Il fenomeno è stato causato da venti molto forti che hanno isolato la massa atmosferica sul Polo Nord, generando temperature molto basse. Questa massa d'aria fredda, per effetto della luce solare, ha rilasciato in marzo prodotti dei clorofluorocarburi (Cfc), come atomi di cloro e bromo, veri e propri distruttori dell'ozono, un gas che è fondamentale per la vita sulla Terra. Grazie alla sua capacità di assorbire la luce ultravioletta, lo strato di ozono che avvolge la stratosfera consente di limitare l'azione nociva dei raggi UvB provenienti dal sole.

CALO DEL 40% - "Le osservazioni compiute dal suolo e attraverso palloni aerostatici al di sopra dell'Artico oltre che da satelliti rivelano che la colonna di ozono ha registrato una diminuzione di circa il 40% in questa zona tra l'inizio dell'inverno e la fine del mese di marzo", ha spiegato l'Omm in un comunicato. "Il precedente record sulla diminuzione di ozono era del 30% sui quattro mesi invernali".

Redazione online

05 aprile 2011

 

2011-04-04

il rilascio volontario programmato per martedì

Giappone,la Tepco annuncia: "In mare 15.000 tonnellate di acqua radioattiva"

Tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fukushima, è fallito il tentativo di tappare la falla con il calcestruzzo (3 aprile 2011)

il rilascio volontario programmato per martedì

Giappone,la Tepco annuncia: "In mare 15.000 tonnellate di acqua radioattiva"

Tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima

(Epa)

(Epa)

TOKYO - La Tepco, il gestore dell'impianto nucleare di Fukushima, ha reso noto che da martedì potrebbe riversare nell'oceano Pacifico 15.000 tonnellate di acqua radioattiva. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Tepco ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa, che il rilascio volontario di acqua radioattiva rientra nel tentativo di dare un'accelerata ai lavori per riportare la centrale nucleare di Fukushima sotto controllo.

BASSA RADIOATTIVITÀ - La quantità totale di liquidi contaminati potrebbe essere di 15.000 tonnellate, con una concentrazione di radiazioni stimata in circa 100 volte il limite legale, quindi a un livello "relativamente basso", secondo la compagnia. L'eccessivo accumulo di acqua, presente in diverse parti dell'impianto, comprese quelle vicino a reattori e turbine, ha ostacolato i lavori della messa in sicurezza. Lo scarico in mare, ad ogni modo, è un piano estremo in quanto la Tepco non riesce a trovare spazi sufficientemente grandi nei quali poterla trasferire.

INIETTATO COLORANTE - Nel frattempo i lavoratori della centrale hanno provato lunedì mattina a usare un colorante lattiginoso per individuare il percorso dell'acqua altamente radioattiva che si sta sversando nel Pacifico dalla falla di 20 centimetri scoperta sabato. L'acqua radioattiva si sta raccogliendo intorno alle turbine dei tre reattori danneggiati della centrale impedendo agli operai di accendere i sistemi di raffreddamento.

STOP NUCLEARE - Il governo giappone potrebbe rivedere i sui impegni sul fronte della riduzione delle emissioni di gas ad effetto alla luce del default che ha riguardato alcune centrali nucleari dopo il terremoto e il conseguente tsunami. "La decisione di ritoccare gli obiettivi previsti con un taglio del 25% delle emissioni entro il 2020 - ha lasciato trapelate il capo gabinetto del governo nipponico Yukio Edano - dipenderà dalla capacità del Giappone di affrontare l'incidente che ha riguardato i reattori di Fukushima".

Redazione online

04 aprile 2011

 

 

 

 

 

2011-04-03

Continuano le operazione per portare in sicurezza la centrale di Fukushima

Giappone, fallito il tentativo

di tappare la falla con il calcestruzzo

Trovati morti due operai della centrale, di 24 e 21 anni, scomparsi dal giorno del sisma

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Tepco: "In mare perdita radioattiva" (2 aprile 2011)

*

Giappone, il cagnolino alla deriva salvato tre settimane dopo lo tsunami (2 aprile 2011)

Continuano le operazione per portare in sicurezza la centrale di Fukushima

Giappone, fallito il tentativo

di tappare la falla con il calcestruzzo

Trovati morti due operai della centrale, di 24 e 21 anni, scomparsi dal giorno del sisma

Una manifestazione di protesta a Tokyo (Afp)

Una manifestazione di protesta a Tokyo (Afp)

TOKYO (Giappone) - Gli ingegneri al lavoro nella centrale di Fukushima Daiichi non sono ancora riusciti a tappare la crepa da cui viene riversata acqua radioattiva nel Pacifico, ma hanno annunciato che in un'ispezione portata a termine domenica non sono state trovate altre falle. Si pensa che la lunga crepa da 20 centimetri sia stata causata dal terremoto di magnitudo 9.0 dello scorso 11 marzo, che ha anche determinato lo tsunami. I lavoratori hanno provato a riempirla con calcestruzzo, ma non sono riusciti a farlo asciugare. Adesso hanno in programma di iniettare un polimero in grado di assorbire enormi quantità di acqua estendendosi di 50 volte rispetto alle sue dimensioni originarie.

OPERAI - Intanto due operai della centrale nucleare di Fukushima, scomparsi dal giorno del sisma sono stati ritrovati morti, sempre nello stesso sito. Sulla base di quanto riferito in conferenza stampa dalla Tepco, il gestore dell'impianto, i due, di 24 e 21 anni, sarebbero deceduti per le ferite multiple riportate associate a tracce di annegamento. Le analisi fatte dai medici legali hanno ipotizzato la morte poco più di un'ora dopo il terremoto, avvenuto alle ore 14.46 dell'11 marzo, cui è seguito il devastante tsunami. I loro corpi sono stati trovati mercoledì e poi ripuliti e decontaminati, visto che l'impianto continua a rilasciare forti dosi di radiazione in quella che è la peggiore crisi nucleare del Giappone.

Redazione online

03 aprile 2011

 

 

 

 

 

2011-04-02

GIappone - il SEGRETARIO all'Energia degli Stati Uniti: "GRAVI DANNI Ai due NOCCIOLI"

La Tepco annuncia: "Individuata

la perdita di acqua radioattiva"

La fuoriuscita fino al mare dal reattore 2 della centrale di Fukushima

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma (30 marzo 2011)

*

Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011)

*

Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011)

*

GIappone - il SEGRETARIO all'Energia degli Stati Uniti: "GRAVI DANNI Ai due NOCCIOLI"

La Tepco annuncia: "Individuata

la perdita di acqua radioattiva"

La fuoriuscita fino al mare dal reattore 2 della centrale di Fukushima

Uomini della guardia costiera traggono in salvo un cane (Ap)

Uomini della guardia costiera traggono in salvo un cane (Ap)

TOKYO - La Tepco ha reso noto di aver individuato la perdita al reattore n.2 della centrale di Fukushima dalla quale c'è la fuoriuscita di acqua radioattiva che si riversa poi in mare.

I NOCCIOLI - Intanto secondo il segretario all'Energia degli Stati Uniti, Steven Chu, la situazione nella centrale giapponese di Fukushima sta migliorando. Le informazioni fornite dalle autorità giapponesi indicano che i noccioli di tutti i reattori sono stati nuovamente coperti d'acqua e le vasche di combustibile esausto sono "ora sotto controllo". Eppure almeno due dei noccioli sarebbero stati in parte gravemente danneggiati. Secondo Chu, premio Nobel per la fisica, a subire gravi danni è stato circa il 70% del nocciolo di un reattore e il 30% di un altro. Queste stime secondo Chu sono però solo indicative perché gli alti livelli di radiazioni impediscono al lavoratori di controllare con attenzione le unità. Gli ufficiali della Tepco e dell'agenzia di sicurezza nucleare giapponese non confermano la valutazione.

VISITA DEL PREMIER - Il premier giapponese Naoto Kan si è recato sabato, per la prima volta in tre settimane, nella regione nord-orientale del Paese devastata l'11 marzo scorso dal sisma di magnitudo 9 e dallo tsunami. Kan è arrivato su un elicottero militare nel piccolo porto di Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate, dove sono morte circa 1.000 persone e altre 1.300 risultano disperse. Il premier ha incontrato i vigili del fuoco volontari, quindi ha visitato un centro di accoglienza per sfollati. "Una persona che aveva la sua abitazione sulla riva ha chiesto dove potrebbe ricostruire una casa - ha poi raccontato Kan - ho risposto che 'il governo farà tutto il possibile per aiutarlì". Kan incontrerà più tardi nella prefettura di Fukushima le squadre di soccorso impegnate nella centrale nucleare Fukushima Daiichi. Il premier aveva annullato il 21 marzo scorso la visita in programma nel nord-est del Paese, per le cattive condizioni meteorologiche. Il 12 marzo, all'indomani del sisma e dello tsunami, aveva sorvolato in elicottero la centrale di Fukushima per capire quali danni avesse subito.

Redazione online

02 aprile 2011

 

 

2011-04-01

La tepco conferma: "nella alda sotto il reattore radioattività abnorme"

I 300 di Fukushima: "Moriremo tutti"

I tecnici, soldati, ingegneri e pompieri che lavorano alla centrale sono tutti convinti di morire per le radiazioni

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma (30 marzo 2011)

*

Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011)

*

Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011)

*

La tepco conferma: "nella alda sotto il reattore radioattività abnorme"

I 300 di Fukushima: "Moriremo tutti"

I tecnici, soldati, ingegneri e pompieri che lavorano alla centrale sono tutti convinti di morire per le radiazioni

(Ansa)

(Ansa)

MILANO - Sono convinti che moriranno tutti a seguito dell'esposizione alle radiazioni. Ma questa non li ferma. Continuano a svolgere il loro compito. I 300 tecnici, ingegneri, soldati e vigili del fuoco impegnati da settimane nella centrale nucleare di Fukushima per scongiurare una fusione si aspettano di morire, dopo essere stati esposti più volte a livelli di radioattività altamente pericolosi.

LA CONFESSIONE - "Mio figlio e i suoi colleghi hanno discusso a lungo e si sono impegnati a morire, se necessario a lungo termine", ha detto la mamma di uno del gruppo, citata oggi dal quotidiano britannico "Telegraph". Il gruppo è stato ribattezzato dalla stampa nipponica "Fukushima 50", perchè furono 50 i lavoratori rimasti nell'impianto dopo l'incendio scoppiato al reattore 4 il 15 marzo scorso, mentre gli altri 750 vennero fatti sgomberare.

RADIOATTIVITA' ABNORME - Nel frattempo, la Tepco in una nota ha confermato la validità delle analisi annunciate la scorsa notte e messe in dubbio dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare: la quantità di iodio radioattivo nella falda sotto il reattore numero 1 di Fukushima presenta valori abnormi di radioattività, pari a 10.000 volte i limiti legali.

Redazione online

01 aprile 2011

 

per ora falde acquifere non contaminate

"Crisi ben lontana dall'essere risolta"

Il premier giapponese: "E' difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Giappone, le radiazioni in mare 3.355 volte superiori alla norma (30 marzo 2011)

*

Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011)

*

Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011)

*

per ora falde acquifere non contaminate

"Crisi ben lontana dall'essere risolta"

Il premier giapponese: "E' difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine"

Il premier nipponico, Naoto Kan (Reuters)

Il premier nipponico, Naoto Kan (Reuters)

MILANO - La crisi nucleare in Giappone è ben lontana dall'essere risolta. La situazione alla centrale nucleare di Fukushima infatti "è ancora da stabilizzare" ha detto il premier nipponico, Naoto Kan, secondo cui "è difficile dire quando la crisi potrebbe avere una fine". I giapponesi non corrono alcun rischio di essere esposti a tassi pericolosi di radioattività se seguono i consigli del governo ha aggiunto Kan.

FALDE ACQUIFERE - Livelli di radiazioni oltre i limiti imposti dal governo giapponese sono però filtrati nelle falde acquifere sotto la centrale nucleare di Fukushima, ma gli esperti sostengono che è improbabile che vengano contaminate le forniture di acqua. Almeno, è quanto sostiene Seiki Kawagoe, professore di scienze ambientali all'università di Tohoku, secondo cui le sostanze radioattive non dovrebbero contaminare l'acqua potabile, visto che le radiazioni tendono a dissiparsi velocemente nel terreno così come fanno nell'acqua marina. Ci sono però due modi in cui lo iodio radioattivo può colpire l'acqua potabile nel caso in cui la concentrazione sia alta abbastanza. Primo se la sostanza filtra nei pozzi dell'area. L'altra paura è che l'acqua contaminata della centrale possa filtrare nelle vie d'acqua sotterranee ed eventualmente nei fiumi da cui viene presa l'acqua potabile. Nella zona ci sono due impianti che filtrano l'acqua, ma entrambi sono stati chiusi perché si trovano nell'area evacuata attorno all'impianto di Fukushima. Uno prende l'acqua dal fiume Kido, nel sud, l'altro dalla falda sotto a Odaka, al nord. Entrambe si trovano a diversi chilometri dalla costa. "Quando la gente tornerà nell'area testeremo l'acqua per esseri sicuri che non sia contaminata". Queste le parole di Masato Ishikawa, un funzionario della divisione cibo e sanità della prefettura di Fukushima.

POMPE PER CALCESTRUZZO - Intanto due gigantesche pompe per calcestruzzo, le più grandi del mondo nel suo genere, partiranno presto dagli Stati Uniti dirette verso il Giappone. Aiuteranno a versare acqua sui reattori danneggiati della centrale atomica di Fukushima Daiichi, quella più distrutta dal terremoto e soprattutto dal successivo tsunami dell'11 marzo. I due macchinari sono normalmente utilizzati per spruzzare calcestruzzo per costruire grattacieli, ponti e altri progetti; questa volta però inizieranno a sparare acqua e solo se si renderà necessario coprire un reattore con cemento, metodo utilizzato a Chernobyl nel 1986, passeranno all'utilizzo originale. Le pompe sarebbero in grado di farlo, spiega Kelly Blickle, portavoce della Putzmeister America, azienda tedesca che le ha prodotte. Fu proprio questa ditta infatti a fornire le macchine per il disastro in Ucraina.

CARNE DI MANZO - Nessuna sostanza radioattiva è invece stata rilevata dalle nuove analisi della carne proveniente dall'area di Fukushima che, appena giovedì notte, era stata indicata contaminata con livelli "abnormi" di cesio.

Redazione online

01 aprile 2011

 

 

 

 

2011-03-30

Da uno studio americano di Pew Charitable Trusts

Rinnovabili: Italia ai vertici mondiali

per gli investimenti privati

Grazie anche agli incentivi capacità di attirare capitali stranieri. E per il 2020 previsti 68 miliardi di euro

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Il rapporto 2010 di Pew

*

Solare: nel 2010 boom degli investimenti con il decreto salva-Alcoa, di M. Mucchetti (21 marzo 2011)

Da uno studio americano di Pew Charitable Trusts

Rinnovabili: Italia ai vertici mondiali

per gli investimenti privati

Grazie anche agli incentivi capacità di attirare capitali stranieri. E per il 2020 previsti 68 miliardi di euro

(Ap)

(Ap)

MILANO – L’Italia è la prima nazione al mondo in cui la produzione di energia solare ha raggiunto la parità di prezzi rispetto alle altre fonti di energia. Grazie agli incentivi, ovviamente. È uno dei dati contenuti nel rapporto 2010 sugli investimenti in energia rinnovabile nei Paesi del G-20 presentato da Pew Charitable Trusts, organizzazione americana no-profit di informazione sull’energia pulita, dati raccolti e riesaminati dalla società di ricerche di mercato Bloomberg New Energy Finance. L’Italia nel 2010 è stata capace di porsi al quarto posto mondiale, dietro Cina, Germania e Stati Uniti, come capacità di attirare investimenti privati nel settore delle rinnovabili, scalando in un solo anno ben quattro posizioni. Sono stati ben 13,9 i miliardi di dollari (pari a 10,45 miliardi di euro, a un cambio euro/dollaro medio del 2010 di 1,33) che sono stati investiti da privati sul suolo italiano nelle rinnovabili, con solare (6,47 miliardi di euro) ed eolico (3,38 miliardi) a spartirsi la quasi totalità della torta. In un solo anno gli investimenti in questo settore sono cresciuti del 124%, continua l’analisi presentata in anteprima a Corriere.it da Phyllis Cuttino, direttore del programma energia pulita di Pew.

INCENTIVI - Dati che per il 2011 vengono ora posti sotto un enorme punto interrogativo, dato il taglio agli incentivi per il fotovoltaico annunciati dal governo italiano, ma che, dopo le grandi proteste non solo da parte degli operatori del settore e dopo il disastro nucleare di Fukushima che ha costretto il governo ad annunciare a una moratoria di un anno al programma di rilancio atomico nazionale, sono in corso di revisione. La diminuzione degli incentivi, effettuata anche in Francia e Germania, ha messo in allarme l’industria mondiale del fotovoltaico già alla fine dello scorso anno – prima dell’ulteriore taglio agli incentivi italiani. Infatti il 2012 Solar Industry Outlook del PV Group annunciava che, poiché la Germania da sola nel 2010 valeva il 54% del mercato mondiale del fotovoltaico, seguita a distanza dall’Italia al secondo posto, il taglio degli incentivi o un tetto all’installazione di fotovoltaico in Germania avrebbe provocato un buco nello sviluppo di questo mercato, a meno che il resto dei principali Paesi non avessero aumentato del 100% nel 2012 rispetto a due anni prima la crescita delle installazioni fotovoltaiche. Una previsione in linea con quella di altri analisti finanziari. Dati e analisi di pochi mesi fa, ma che ora Fukushima fa apparire già obsoleti, anche se nessuno è in grado oggi di prevedere lo sviluppo futuro del mercato.

INVESTIMENTI - Tornando al rapporto Pew, nel 2010 grazie all’investimento di 243 miliardi di dollari (circa 183 miliardi di euro, +630% rispetto al 2004) nel mondo sono stati aggiunti 40 gigawatt eolici e 17 solari, portando il totale mondiale di generazione di energia pulita a 388 GW, e di questi 16,7 GW sono in Italia. Pur se gli investimenti nel settore solare sono cresciuti globalmente del 53% nell’anno appena trascorso, l’eolico rimane il campo preferito dagli investimenti privati nei Paesi del G-20 (48%), mentre il solare segue con il 34%.

OPPORTUNITÀ – L’energia pulita è sempre più un’opportunità, in modo particolare per l’Europa, dove nel 2010 sono stati investiti 94,4 miliardi di dollari (71 miliardi di euro) sui 243 mondiali. Lo stesso Pew Charitable Trusts, nel rapporto dello scorso dicembre Global Clean Power: A $2.3 trillion Opportunity, faceva ammontare – nello scenario più favorevole - a 705 miliardi di dollari entro il 2020 gli investimenti privati nell’Ue in progetti eolici, solari, biomasse, termovalorizzatori, mini idroelettrico, geotermico ed energia marina. E nello scenario meno favorevole dei tre ipotizzati, gli investimenti nelle fonti rinnovabili equivalgono comunque a 592 miliardi di dollari. Scenari che prevedono per le rinnovabili la moltiplicazione per tre della capacità installata mondiale attuale, portandola a 1.180 GW. Per l’Italia si parla della possibilità di attrarre investimenti fino a 68 miliardi di euro per il 2020. Un dato tre volte maggiore dell’investimento previsto – ai costi pre-Fukushima – per il programma nucleare italiano.

Paolo Virtuani

30 marzo 2011

 

 

 

 

RICOVERATO il PRESIDENTE DELLA TEPCO: pressione arteriosa alta

Giappone, le radiazioni in mare

3.355 volte superiori alla norma

Il tasso di iodio oltre i limiti di legge: pesca vietata. Il governo ordina controlli in tutti i reattori

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Tracce di iodio in Italia. "Ma non si corrono rischi" (29 marzo 2011)

*

Fukushima, allarme al reattore 2 (27 marzo 2011)

*

Giappone: sei giorni dopo la scossa già ricostruita un'autostrada (25 marzo 2011)

RICOVERATO il PRESIDENTE DELLA TEPCO: pressione arteriosa alta

Giappone, le radiazioni in mare

3.355 volte superiori alla norma

Il tasso di iodio oltre i limiti di legge: pesca vietata. Il governo ordina controlli in tutti i reattori

Hidehiko Nishiyama, vicedirettore dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese (Reuters)

Hidehiko Nishiyama, vicedirettore dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese (Reuters)

OSAKA - Il tasso di iodio radioattivo nel mare, a 300 metri dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima, è 3.355 volte superiore al limite di legge. Lo ha reso noto l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese. Il vicedirettore dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, ha minimizzato ricordando che la popolazione locale è stata allontanata e l'attività di pesca nella zona è stata vietata. Nishiyama ha però ammesso di non conoscere le cause dell'aumento del livello di radiazioni. Ed è l'ennesima incognita di questa sciagura. "Dobbiamo capire al più presto cosa ha determinato questo innalzamento", ha detto.

ISPEZIONI A TUTTI REATTORI - Il governo giapponese, su iniziativa del ministero dell'Industria, ha disposto il controllo urgente di tutti i reattori nucleari del Paese per garantire che non si ripetano scenari come quelli che hanno portato al danneggiamento e alla "criticità" della centrale nucleare di Fukushima. Il ministro dell'Economia, Commercio e Industria, Banri Kaieda, ha inviato una lettera in tal senso ai vertici delle 9 società elettriche regionali nipponiche e a due operatori che gestiscono altri impianti nucleari. Il Giappone ha 54/55 reattori, tutti situati lungo la costa e disseminati su un arcipelago a fortissimo rischio sismico. L'iniziativa, in base a quanto spiegato da Kaieda nel corso di una conferenza stampa trasmessa in parte in tv, è nata dopo aver esaminato meccanismi e carenze che hanno portato alla crisi della centrale di Fukushima, la cui messa in sicurezza è ancora tutta da raggiungere.

REATTORI DI FUKUSHIMA - Tra l'altro il Giappone sta anche valutando di coprire i tre reattori danneggiati della centrale nucleare di Fukushima, per ridurre le emissioni radioattive, e di utilizzare un'autocisterna per eliminare l'acqua contaminata presente nell'impianto. Stando a quanto riferito dal quotidiano nipponico Asahi Shimbun, il governo sta pensando di ricorrere a delle coperture speciali per i tetti e le pareti degli edifici esterni dei reattori 1, 3 e 4, con l'impiego di strumenti di aerazione per scongiurare accumulo di gas e nuove esplosioni. Un altro progetto riferito dal giornale prevede di ancorare un'autocisterna nell'Oceano Pacifico, vicino ai reattori 1 e 4, per eliminare l'acqua radioattiva trovata nelle sala macchine e in un tunnel situato vicino al reattore 2, che porta all'esterno dell'edificio. Interpellato a proposito, il portavoce del governo, Yukio Edano, ha risposto che il governo e gli esperti nucleari stanno valutando "tutte le soluzioni, anche quelle citate dalla stampa". Il governo degli Stati Uniti invierà un gruppo di robot in Giappone per aiutare a riprendere il controllo della centrale nucleare di Fukushima. Peter Lyons, assistente del segretario all'Energia, riferisce che in Giappone sarà inviato un carico di "robot resistenti alle radiazioni". Questi dispositivi sono in grado di lavorare in aree dove i livelli di radiazioni possono recare danni o addirittura uccidere una persona. I lavoratori impegnati nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono esposti a livelli molto alti di radiazioni e alcuni di loro sono già stati colpiti dalla contaminazione.

Radioattività altissima

PRESIDENTE TEPCO - Intanto Masataka Shimizu, presidente della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, è stato ricoverato martedì sera in ospedale. Lo hanno rivelato i media locali, precisando che Shimizu, 66 anni, nei giorni scorsi si era assentato per problemi di salute: soffre di pressione arteriosa alta. Shimizu non appariva in pubblico dal 13 marzo, due giorni dopo il terremoto e il disastroso tsunami che si è abbattuto sul nord-est del Giappone.

IL BILANCIO - Nel frattempo la polizia ha diffuso l'ultimo bilancio del terremoto e dello tsunami in Giappone: 11.232 i morti e 16.361 i dispersi. Solo nella provincia di Miyagi le vittime sono state 6.843. In quella di Iwate i morti accertati sono 3.301 mentre nella provincia di Fukushima sono 1.030.

Redazione online

30 marzo 2011

 

a nube Rilevate in Lombardia, Liguria, Val d'Aosta, Piemonte, Friuli, Emilia e Toscana

Tracce di iodio in Italia

"Ma non si corrono rischi"

Parliamo di quantità davvero minime, la stessa situazione si sta verificando in Francia e in Spagna

*

NOTIZIE CORRELATE

*

"Fukushima, il nocciolo si è fuso". Acqua radioattiva fuori dal reattore (28 marzo 2011)

*

Lo tsunami e la centrale: tutte le paure (29 marzo 2011)

La nube Rilevate in Lombardia, Liguria, Val d'Aosta, Piemonte, Friuli, Emilia e Toscana

Tracce di iodio in Italia

"Ma non si corrono rischi"

Parliamo di quantità davvero minime, la stessa situazione si sta verificando in Francia e in Spagna

Il sito del ministero della salute

Il sito del ministero della salute

ROMA - Era previsto che tracce di iodio 131, la sostanza tossica che costituisce il primo segnale di radioattività dopo un incidente atomico, sarebbero state rilevate anche in Italia.

Le masse d'aria provenienti dalle aree contaminate di Fukushima sono arrivate fino noi, ma con valori "infinitesimali, non significativi come rischio per la salute e non rilevanti dal punto di vista radiologico". A specificarlo è l'Ispra, l'istituto per il controllo del nucleare che ieri ha aggiornato il bollettino con i dati ricevuti dalla rete di sorveglianza. Dosi "a livelli minimi" di iodio 131 sono state monitorate dalle apparecchiature di alcune Regioni: Lombardia, Valle d'Aosta, Piemonte, Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Umbria. È probabile che alla lista si aggiungeranno altre segnalazioni. "Non c'è motivo di preoccuparsi - chiarisce Lamberto Matteocci, esperto dell'Ispra -. Parliamo di quantità davvero minime, centinaia di volte inferiori a quelle che hanno interessato Stati Uniti e Canada. La stessa situazione si sta verificando in Francia e Spagna. Queste tracce non determinano l'alterazione dei valori del cosiddetto fondo di radioattività ambientale, quello che è presente in natura".

Lo iodio 131 è un radioisotopo di riferimento in caso di incidente nucleare. Possiede una volatilità molto elevata, può essere captata dalla tiroide e può esporla al rischio di tumori. Tutti i cittadini italiani che si trovavano nelle zone colpite del Giappone sono risultati negativi ai test e in nessun caso è stato necessario somministrare pasticche di ioduro di potassio.

Il passaggio di masse d'aria (impropriamente chiamate nubi) con grado di contaminazione "infinitesimale" era stato annunciato da giorni. È un fenomeno globale. Ma per quanto riguarda gli alimenti potrebbero esserci ripercussioni a discapito della sicurezza? Il ministero della Salute ha già escluso questa eventualità. Matteocci conferma: "Le sostanze tossiche dell'aria con la pioggia si depositano su vegetali ed entrano nel ciclo del latte però senza costituire un rischio per il nostro Paese.

I valori di contaminazione non sarebbero rilevabili". I normali controlli dell'Ispra sono stati intensificati a partire dal 12 marzo, dopo il disastro in Giappone. Il sito del ministero della Salute www.salute.gov.it è fermo ai comunicati della scorsa settimana e il fatto che non sia stato ritenuto necessario intervenire con altre informazioni è un ulteriore indizio di tranquillità.

Ieri il ministro Ferruccio Fazio si è limitato a precisare il suo pensiero sul nucleare, dichiarandosi d'accordo con quanto ha affermato il premio Nobel Carlo Rubbia in un'intervista al Corriere: "Credo che sia sbagliato parlare di nucleare no nucleare sì. Bisogna riferirsi a rischi probabilistici e deterministici. Il primo non si riesce a controllare in larga misura. La fissione di uranio ha rischi probabilistici, la fusione è in larga misura deterministica come la fusione basata sul torio".

Margherita De Bac

mdebac@corriere.it

29 marzo 2011

 

2011-03-28

Tracce di Iodio 131 rinvenute nell'acqua piovana nello stato Usa del Massachussets

Nuova scossa al largo del Giappone

Fukushima, la radioattività sale ancora

Il governo: possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Timori per la fuoriuscita di liquidi

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fukushima, radioattività fuori controllo. "E' centomila volte oltre la norma" (27 marzo 2011)

*

Dentro i reattori-Guarda l'animazione

*

Allarme rosso a Fukushima: ascolta l'audio del nostro inviato Paolo Salom

*

Giappone, già ricostruita l'autostrada (25 marzo 2011)

*

Tracce di Iodio 131 rinvenute nell'acqua piovana nello stato Usa del Massachussets

Nuova scossa al largo del Giappone

Fukushima, la radioattività sale ancora

Il governo: possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Timori per la fuoriuscita di liquidi

Una delle sale di controllo di Fukushima (Ansa)

Una delle sale di controllo di Fukushima (Ansa)

MILANO - La radioattività all'esterno del reattore n.2 di Fukushima ha registrato un balzo, superando quota 1.000 millisievert/ora. Lo rende noto la Tepco a poche ore dall'ammissione, da parte di un portavoce del governo, di una possibile fusione parziale delle barre di combustibile nucleare. Yukio Edano, che ha parlato per conto dell'esecutivo, ha spiegato così gli alti livelli di radiazione rilevati domenica nell'acqua che allaga il seminterrato dell'edificio delle turbine del reattore. Edano ha aggiunto che questa fusione parziale è stata temporanea, ma ha fatto in modo che l'acqua in cui è immerso parte dell'edificio delle turbine dell'unità 2 registri alti livelli di radioattività e renda difficile il lavoro degli operai. "La radiazione sembra provenire dalle barre di combustibile parzialmente fuse e venute in contatto con l'acqua utilizzata per raffreddare il reattore", ha spiegato.

LE MISURAZIONI DELLA TEPCO - Domenica erano stati rilevati livelli di 1.000 millisievert all'ora nel reattore 2, il che aveva fatto temere danni al nucleo del reattore o alle tubature che conducono l'acqua radioattiva tra le turbine e i nucleo. Ora lo stesso livello di radioattività sembrerebbe essere stato superato. La Tokyo Electric Power (Tepco), che gestisce l'impianto, domenica si era tra l'altro sbagliata nella misurazione della radioattività dell'acqua dentro l'unità, dicendo in primo tempo che era di 10 milioni di volte superiore al normale, quando in realtà era di 100mila volte. Il governo giapponese ha bacchettato pesantemente la Tepco per l'errore, definendo "inaccettabile" la gestione dell'informazione da parte della società. Lunedì, invece, un portavoce della Tepco ha spiegato che è stata trovata acqua altamente radioattiva, che fuoriesce dall'edificio delle turbine del reattore, aggiungendo che il timore è che il liquido si riversi nell'ambiente.

"Ci vorranno mesi per una soluzione"

di Paolo Salom

NUOVA SCOSSA DI TERREMOTO - Nel frattempo va registrata una nuova scossa sismica nel Paese, una delle tante seguite al terremoto con successivo tsunami dello scorso 11 marzo, da cui ha avuto origine l'incidente di Fukushima. Di magnitudo 6,5, la scossa è stata rilevata al largo delle coste nordorientali del Giappone, senza che si abbiano notizie di vittime o danni. Un allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico.

RADIOATTIVITA' IN USA E CINA - Intanto negli Usa continuano ad essere rilevate tracce di iodio radioattivo, collegabili all'incidente nucleare in Giappone, in campioni di acqua piovana. Nel weekend le rilevazioni hanno dato risultati positivi in Massachusetts, sulla costa atlantica. Il basso livello di iodio radioattivo 131 rilevato nelle precipitazioni è paragonabile, hanno spiegato le autorità, alle quantità trovate anche sulla costa pacifica, in California e nello Stato di Washington, e non pone rischi per le forniture idriche. Campioni di aria analizzati nella stessa zona in Massachusetts non hanno mostrato tracce di radiazioni rilevabili. I campioni sono stati prelevati da più i 100 siti in tutto il Paese che fanno parte del sistema di monitoraggio ambientale degli Stati Uniti per la protezione da radiazioni. Anche in Cina sono state trovare tracce di radioattività nell'aria nella provincia nordorientale cinese dell'Heilongjiang ma, secondo quanto riferisce l'agenzia Nuova Cina, i livelli ci concentrazione non sono preoccupanti per la salute delle persone.

Redazione Online

28 marzo 2011

 

 

 

2011-03-27

LA CENTRALE ATOMICA IN GIAPPONE / Valori di centomila volte superiori ai limiti

Fukushima, allarme al reattore 2

La radioattività dell'acqua è troppo elevata: evacuati i tecnici. Ma ci sarebbe stato un errore di misurazione

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dentro i reattori-Guarda l'animazione

*

Allarme rosso a Fukushima: ascolta l'audio del nostro inviato Paolo Salom

*

Giappone, già ricostruita l'autostrada (25 marzo 2011)

*

LA CENTRALE ATOMICA IN GIAPPONE / Valori di centomila volte superiori ai limiti

Fukushima, allarme al reattore 2

La radioattività dell'acqua è troppo elevata: evacuati i tecnici. Ma ci sarebbe stato un errore di misurazione

MILANO - La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale giapponese di Fukushima è estremamente elevata, tanto da far fuggire i tecnici che vi stavano lavorando. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione .

ERRORE DI MISURAZIONE - Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è stata di 1.000 millisievert/ora. Questo dato però è stato successivamente corretto dalla stessa Tepco che si è scusata per l'errore e rimandando ulteriori dati ad una seconda e più accurata l'ettura.

MESSA IN SICUREZZA AL RALENTY - L'emergenza contaminazione, in ogni caso, sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio questa domenica era in programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempi ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare mentre lo iodio radioattivo è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

Redazione online

27 marzo 2011

 

Il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche

L'"eretico" del Cnr:

"I terremoti? Un castigo divino"

Nuove polemiche sullo storico de Mattei:

"Riaffermo solo la tradizionale dottrina cattolica"

Il vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche

L'"eretico" del Cnr:

"I terremoti? Un castigo divino"

Nuove polemiche sullo storico de Mattei:

"Riaffermo solo la tradizionale dottrina cattolica"

Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)

Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)

MILANO - "Gli attacchi contro di me sono un tipico esempio della dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI. Perché non ho fatto altro che riaffermare la tradizionale dottrina cattolica sulla provvidenza". Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), è di nuovo nell'occhio del ciclone. Dopo il discusso convegno antidarwiniano da lui organizzato nel 2009, ora lo storico romano, docente presso l'Università europea di Roma (legata ai Legionari di Cristo), è nel mirino per una conversazione a Radio Maria, nella quale ha sostenuto che i terremoti "sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio" e che in alcuni casi possono essere castighi divini. Online sono state raccolte migliaia di firme per chiederne le dimissioni, da parte di chi considera le sue posizioni "al di fuori del pensiero razionale" su cui si basa il metodo scientifico.

"Innanzitutto - replica de Mattei - non parlavo come vicepresidente del Cnr, ma da cittadino e da credente. Mi sono limitato a riprendere un libretto del 1911 scritto da monsignor Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro, che commentava il terremoto di Messina del 1908 riflettendo sul mistero del male. Il punto è che, come insegnano san Tommaso e sant'Agostino, nell'universo non accade nulla che non sia voluto, o almeno permesso, da Dio per precise ragioni. E tra di esse non è da escludere l'ipotesi di un castigo divino, anche se in materia non vi è certezza".

Ma il Dio cristiano non è amore? "Certo, infatti nel mio discorso non c'è alcun compiacimento. Esso nasce, al contrario, dalla convinzione che uno dei modi per aiutare spiritualmente chi soffre sia trovare una ragione alta e nobile per le disgrazie che l'hanno colpito, spiegando che anche le catastrofi sono originate dall'amore divino, che trae sempre il bene dal male".

Però la scienza indica cause geologiche per i terremoti. "Qui siamo su un piano diverso. Avanzare questa motivazione per chiedere che io mi dimetta equivale a esigere la cacciata dall'università di un fisico che crede al dogma della transustanziazione, certamente antiscientifico, per cui al momento della consacrazione eucaristica pane e vino diventano corpo e sangue di Cristo. Con questa logica scandalosa si arriverebbe a precludere ai cattolici ogni incarico pubblico". D'altronde de Mattei non si stupisce per gli attacchi degli atei: "Conosco la loro intolleranza: a parte Piergiorgio Odifreddi, non hanno mai accettato di confrontarsi con le mie idee, lanciano solo invettive. Mi colpiscono semmai il silenzio e l'ateismo pratico di certi cattolici, per i quali Dio sarebbe assente dalla storia, avrebbe creato l'universo per poi disinteressarsene".

Alcuni teologi infatti spiegano le sciagure naturali con una meccanica propria del mondo, non riconducibile alla volontà di Dio. "San Paolo scrive che il male e la morte sono entrati nel mondo attraverso il peccato originale di Adamo ed Eva. Da quella colpa derivano tutte le lacrime e i dolori dell'umanità. Oggi però nel mondo cattolico è penetrata una visione evoluzionista e poligenista, per cui il genere umano non proverrebbe da una coppia primordiale. Ma Pio XII nell'enciclica Humani Generis ha riaffermato che l'esistenza personale di Adamo ed Eva fa parte del magistero della Chiesa. Questa è una delle tante ragioni per cui un cattolico non può accettare le teorie di Darwin. Perciò mi stupisce che un semievoluzionista come il cardinale Gianfranco Ravasi presieda il Pontificio consiglio per la cultura".

Secondo lei non è adatto all'incarico? "Si chiede a me di lasciare la vicepresidenza del Cnr, ma sarebbe più logico che si dimettesse Ravasi, che sostiene in campo esegetico e scientifico posizioni non del tutto coerenti con la tradizione della Chiesa. Oltretutto l'evoluzionismo è indimostrabile sul piano sperimentale: di fatto è un mito che si sta sgretolando. Sono sempre più numerosi gli scienziati che lo rigettano, come quelli che ho riunito a Roma due anni fa. Ma Ravasi non ha invitato nessuno di loro al convegno a senso unico su Darwin organizzato nel marzo 2009 alla Gregoriana: neppure Josef Seifert, che è membro della Pontificia accademia per la vita".

Antonio Carioti

27 marzo 2011

 

 

 

 

 

2011-03-25

Lo ha annunciato la Tepco, il gestore dell'impianto

Giappone, danneggiata vasca reattore 3

Agenzia, crisi nucleare rischia di salire a 6

Sospeso il lavoro nei reattori 1 e 2 per acqua radioattiva. Il governo chiede l'evacuazione volontaria dei residenti

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Giappone della rinascita, a sei giorni dalla scossa ricostruita un'autostrada (25 marzo 2011)

Lo ha annunciato la Tepco, il gestore dell'impianto

Giappone, danneggiata vasca reattore 3

Agenzia, crisi nucleare rischia di salire a 6

Sospeso il lavoro nei reattori 1 e 2 per acqua radioattiva. Il governo chiede l'evacuazione volontaria dei residenti

La donna di 80 anni e il nipote di 16 estratti vivi dalle macerie dopo nove giorni dal terremoto a Ishimaki (Epa)

La donna di 80 anni e il nipote di 16 estratti vivi dalle macerie dopo nove giorni dal terremoto a Ishimaki (Epa)

OSAKA (GIAPPONE) - La situazione nella centrale nucleare di Fukushima, colpita duramente dal sisma/tsunami dell'11 marzo, resta "imprevedibile". Lo ha dichiarato il premier giapponese Naoto Kan. Alle sue parole si aggiungono i dati dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare secondo la quale, dopo la raccolta di dati sui livelli di radiazione nelle regioni limitrofe, il livello della gravità dell'incidente potrebbe essere portata da 5 a 6 (su una scala di 7), "o grave incidente". Nel frattempo giunge un altro allarme su reattore3. "È possibile che la vasca contenente le barre di combustibile nel reattore sia danneggiata", ha fatto sapere Il gestore Tepco.

SOSPESO LAVORO IN REATTORI 1 E 2 - Intanto l'alto livello di radioattività dell'acqua ha costretto alla sospensione dei lavori in corso nei reattori 1 e 2 della centrale nucleare di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, ricordando che giovedì due persone che lavoravano nel reattore 3 dell'impianto sono state ricoverate in ospedale per problemi relativi ad acqua radioattiva. Il Giappone sta considerando di elaborare nuovi standard di sicurezza per le centrali nucleari, secondo quanto affermato dal ministro dell'Economia, Banri Kaida.

EVACUAZIONE VOLONTARIA - Il governo giapponese ha anche esortato i residenti nella fascia compresa tra i 20 e i 30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima a trasferirsi volontariamente altrove. Lo ha riferito il portavoce del governo Yukio Edano, spiegando che la decisione è dovuta più alla preoccupazione per le difficoltà di approvvigionamento della popolazione piuttosto che per la salute pubblica, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo news.

Redazione online

25 marzo 2011

 

I costi per rimettere in piedi il Paese stimati in 220 miliardi di euro

Giappone: sei giorni dopo la scossa

già ricostruita un'autostrada

Centomila i soldati dell'Esercito di autodifesa

impegnati nelle zone devastate dal sisma e dallo tsunami

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fukushima, sale la radioattività (24 marzo 2011)

*

La nube arriva in Italia, è psicosi (24 marzo 2011)

I costi per rimettere in piedi il Paese stimati in 220 miliardi di euro

Giappone: sei giorni dopo la scossa

già ricostruita un'autostrada

Centomila i soldati dell'Esercito di autodifesa

impegnati nelle zone devastate dal sisma e dallo tsunami

dal nostro inviato PAOLO SALOM

 

OSAKA - Sei giorni soltanto. E poi si sono riposati. Tanto ci hanno messo gli ingegneri della società di gestione Nexco per ripristinare un tratto dell'autostrada a nord di Tokyo devastata dal terremoto dell'11 marzo.

Più che devastata: una foto scattata da una squadra di pronto intervento, a poche ore dal sisma di 9 gradi Richter, mostra l'asfalto disarticolato e sconnesso, con voragini di alcuni metri: uno scenario adatto a un film del genere catastrofico, tipo Godzilla. In altri Paesi, forse, si sarebbe immaginata una deviazione o comunque un lungo periodo di sbancamento e ripristino prima di rivedere le auto sfrecciare a 120 chilometri l'ora. Non in Giappone. Non in un Paese il cui premier, dopo la doppia catastrofe terremoto-tsunami, ha subito dichiarato: "Ricostruiremo il nostro Paese dalle fondamenta".

L'autostrada record

A giudicare da quanto fatto nella regione del Kanto, vicino a Naka, l'opera è già iniziata. Basta guardare la foto scattata il 17 marzo alle ore 17, esattamente sei giorni più tardi rispetto alla prima immagine: l'asfalto appare perfetto, come se non fosse successo nulla. Merito dell'ingegner Makoto Ishikawa, capace di reagire al disastro senza esitazioni e di risolvere in un tempo davvero breve un guaio che avrebbe provocato seri intoppi alla circolazione nell'area più popolosa del Giappone (42 milioni di abitanti). Questo di Naka, comunque, non è l'unico tratto (150 metri) riaperto al traffico in pochissimo. La Nexco, sul suo sito, spiega che su 20 differenti strade e autostrade, circa 813 chilometri su 870 danneggiati dal terremoto sono già stati riaperti al pubblico, per quanto con interventi d'emergenza e "salti" di corsia. La Nexco ha dovuto ripetere le riparazioni anche più volte, perché le scosse di assestamento hanno danneggiato l'asfalto nuovamente in molti punti, anche se certo non con gli stessi effetti del grande terremoto di due settimane fa. "Chiediamo scusa - avvisa la Nexco - se non tutte le aree di servizio sono state riaperte".

Clicca per ingrandire

Clicca per ingrandire

Per quanto immenso può apparire oggi il compito, rimettere in moto il Paese è un imperativo sociale. Qualche dato, tanto per comprendere quanto sarà comunque lunga e onerosa la ricostruzione. La stima del governo, fa sapere il segretario di gabinetto Yukio Edano, parla di 25 mila miliardi di yen - circa 220 miliardi di euro - in danni alle infrastrutture, agli impianti industriali, agli edifici pubblici e privati. Come organizzare i lavori, le priorità? Edano ha detto che l'esecutivo sta valutando la possibilità di costituire un'"agenzia per la ricostruzione" simile a quella che dopo la Seconda guerra mondiale si era presa la briga di far ripartire un Paese raso al suolo, con due città, Hiroshima e Nagasaki, annichilite dalle bombe atomiche e molte altre, Tokyo compresa, semi distrutte dai bombardamenti americani. Stiamo pensando a una "sorta di sistema o organizzazione" che possa gestire gli stanziamenti per il dopo terremoto, ha spiegato Edano. Questo comunque vale per il futuro, un futuro che potrà durare anche cinque anni: tanto ci vorrà, secondo le stime della Banca mondiale, per rimettere in piedi tutto.

Nel frattempo, centomila soldati dell'Esercito di autodifesa sono tuttora impegnati nelle regioni colpite dal disastro: insieme a migliaia di volontari hanno iniziato a sgomberare le macerie, ripulire i porti e le strade. C'è da aiutare e nutrire 250 mila sfollati senza più casa né - per ora - lavoro. A questo proposito, il governo di Tokyo si aspetta una contrazione della crescita economica nazionale fino allo 0,5% nel prossimo anno fiscale, che in Giappone inizia il primo aprile. "Dobbiamo tenere in mente che a causa del terremoto la produzione potrà rallentare in molte zone per un cospicuo periodo di tempo", ha chiarito l'altro giorno il ministro delle Politiche economiche Kaoru Yosano. Meglio rimboccarsi le maniche.

Paolo Salom

25 marzo 2011

 

 

 

2011-03-22

La Borsa di Tokyo chiude in netto rialzo

Radioattività nel mare di Fukushima

Nuove scosse, 21mila tra morti e dispersi

Rilevati livelli di 30 volte superiori ai limiti. Ricollegati i reattori alla rete, ma la vasca del n.2 è in ebollizione

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Quattro esami per chi torna dal Giappone. I protocolli del Niguarda (22 marzo 2011)

*

Giappone, ora è allarme cibo. L'Oms: "Grave contaminazione" (21 marzo 2011)

*

Tokyo: "La centrale sarà disattivata" Oltre 20mila tra morti e dispersi (20 marzo 2011)

La Borsa di Tokyo chiude in netto rialzo

Radioattività nel mare di Fukushima

Nuove scosse, 21mila tra morti e dispersi

Rilevati livelli di 30 volte superiori ai limiti. Ricollegati i reattori alla rete, ma la vasca del n.2 è in ebollizione

Operazioni di raffreddamento alla centrale di Fukushima (Nhk/Afp)

Operazioni di raffreddamento alla centrale di Fukushima (Nhk/Afp)

MILANO - La Tepco, la società di gestione dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima Daiichi, ha rilevato "materiale radioattivo nell'acqua di mare" nei pressi della centrale. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. In particolare sarebbe stato rilevato iodio radioattivo ad un livello 29,8 volte superiore al limite consentito. Ma non è solo il mare: il livello di radioattività è aumentato notevolmente in tutta l'area vicina alla centrale nucleare, secondo quanto affermato dal ministero della scienza e della tecnologia di Tokyo, precisando tuttavia che i livelli non sono tali da rappresentare una minaccia per la salute umana. L'aumento della radioattività è dovuto alla pioggia dei due giorni scorsi, ha spiegato un funzionario. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, 240 km a sud della centrale. Intanto arriva la notizia di nuove scosse nell'area. Un sisma di magnitudo 6,3 è stato registrato al largo di Fukushima, secondo quanto ha riferito la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma è stato registrato alle 18.19 (le10.19 in Italia) e l'ipocentro è stato a 10 km di profondità.

VASCA IN EBOLLIZIONE - La vasca di stoccaggio del combustibile del reattore n.2 nella centrale nucleare di Fukushima Daiichi è vicina all'ebollizione. Lo hanno riferito i funzionari giapponesi. Le elevate temperature potrebbero essere la causa del vapore che fuoriesce dal reattore 2 della centrale nucleare da lunedì. Se l'acqua nella vasca si mettesse a bollire e il livello si abbassasse tanto da far emergere le barre di combustibile il livello di radioattività aumenterebbe.

Fukushima,contaminato il mare

REATTORI RICOLLEGATI - Tuttavia tutti i sei reattori della centrale nucleare di Fukushima dispongono da questa mattina di una linea elettrica esterna che potrebbe consentire il riavvio dei sistemi di raffreddamento ma ad eccezione dei reattori 5 e 6 non sono ancora stati alimentati. I tecnici che stanno lavorando alla centrale hanno spiegato che prima di ridare corrente elettrica vanno effettuate alcune verifiche. Un portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha spiegato infatti che prima di rimetterli in servizio vanno verificati "uno ad uno i singoli impianti".

NUOVO BILANCIO: OLTRE 21 MILA VITTIME - Il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che l'11 marzo hanno devastato il nord-est del Giappone ha superato quota 21 mila, secondo la polizia giapponese: i morti accertati sono 9.079, i dispersi 12.645.

Da segnalare inoltre che un nuovo sisma di magnitudo 6,3 è stato registrato al largo di Fukushima. Lo riferisce la televisione pubblica nipponica Nhk.

Fukushima, fumo dai reattori

BORSA IN RIALZO - Chiusura in rialzo per la Borsa di Tokyo: + 4,36 per cento. Intanto la Banca del Giappone ha immesso oggi 2.000 miliardi di Yen (17 miliardi di euro) sul mercato per sostenere l'economia. Sale così a 39.000 miliardi di yen (339 miliardi di euro) la somma complessiva sbloccata dalla banca dopo il sisma e lo tsunami che hanno colpito la nazione.

Redazione Online

22 marzo 2011

 

 

gLI EFFETTI DELLA NUBE ATTESI TRA MERCOLEDì E GIOVEDì

L'Ispra: anche in Italia aumenterà

la radioattività, ma in dosi minime

"Al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni"

gLI EFFETTI DELLA NUBE ATTESI TRA MERCOLEDì E GIOVEDì

L'Ispra: anche in Italia aumenterà

la radioattività, ma in dosi minime

"Al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni"

MILANO - Gli effetti della nube radioattiva che si è sprigionata dalla centrale giapponese di Fukushi sono "attesi anche sull'Italia, prevediamo tra mercoledì e giovedì" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Lo ha detto il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri.

In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" spiega Torri, aggiungendo che "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Il valore della nube - continua Torri - dipende da quanto materiale radioattivo è uscito, da quanto sta in alto e da quali fenomeni di diluizione è influenzato".

DOSE ATTESA TRA 1.000 E 10MILA VOLTE INFERIORE A QUELLA DI CHERNOBYL - La dose attesa, prosegue Torri, "dovrebbe essere tra 1.000 e 10 mila volte meno di quella che arrivò dopo Chernobyl. Ci aspettiamo valori da 100 a 1.000 milionesimi di baquerel per metro cubo di aria".

22 marzo 2011

 

 

WEB

Giappone, bacheca online delle bufale giornalistiche sul dramma nucleare

Blogger raccoglie errori ed esagerazioni della stampa

WEB

Giappone, bacheca online delle bufale giornalistiche sul dramma nucleare

Blogger raccoglie errori ed esagerazioni della stampa

La centrale danneggiata

La centrale danneggiata

MILANO - Lo hanno chiamato il "il muro della vergogna dei giornalisti", tanto per non lasciare spazio ad equivoci. E' uno spazio online che raccoglie segnalazioni dettagliate di servizi televisivi e articoli della stampa internazionale che diffondono "un'informazione inattendibile e sensazionalistica" – quando non "palesemente falsa" – sulla situazione post terremoto in Giappone e sulla crisi nucleare di Fukushima. L'iniziativa è di un blogger giapponese, che usa parole poco tenere verso i giornalisti che si limitano a diffondere paura senza dire come stanno esattamente le cose e che in questa bacheca degli orrori vengono sbugiardati senza pietà.

BUFALE E STRAFALCIONI - Gli esempi sono decine: si va dal titolo strillato a tutta pagina che incita genericamente al panico, mostrando un uomo con indosso una maschera antigas – totalmente fuori dal contesto - , alla descrizione di Tokyo come "città fantasma, in cui si muovono gli ultimi zombie, pronti all'esodo di massa". O ancora, articoli in cui un'ipotesi assurge a dato di fatto, come la nuvola radioattiva che avrebbe dovuto raggiungere le coste americane venerdì o l'imminenza di un'esplosione nucleare. Poi ci sono le vere e proprie gaffe, come quella di France 2, che parla di reattore nucleare di Hiroshima, la città distrutta dall'atomica nel 1945, per riferirsi all'impianto di Fukushima. Sono soprattutto i "banner" (ovvero i titoli che scorrono sotto le immagini) delle reti all-news a finire nel mirino, perché "spesso riprendono voci non confermate, senza verificarle".

LE MAIL - Gli utenti del sito hanno a portata di clic gli indirizzi delle autorità che nei diversi paesi garantiscono una corretta informazione. Ma c'è spazio anche per i pezzi e i reportage ben fatti, come quelli del New York Times. "Nessuno mette in discussione la gravità della situazione e i rischi ma alcuni falsi allarmi della stampa ricordano quelli che si verificarono durante l'epidemia di SARS a Hong Kong" spiega Joi Ito, guru del web e tra i creatori di Flickr. Un caso su tutti: molti media internazionali hanno equivocato le parole del portavoce del governo Edano e hanno dato la notizia dell'evacuazione del personale dell'impianto di Fukushima che, invece, era stato semplicemente trasferito in un'altra area della centrale. Un equivoco che prima di essere chiarito ha scatenato grande paura nella popolazione giapponese, che non capiva perché le televisioni nazionali raccontassero di una storia ben diversa. Non è una questione di orgoglio patriottico.

AUTOMISURAZIONE - I giapponesi sono i primi a prendere con le molle le notizie che arrivano dalla Tepco e dalle autorità governative. "Ma finché ognuno potrà misurare autonomamente i livelli di radioattività non è possibile nascondere alla gente come stanno le cose" sostiene Ito. Al momento del sisma, lui era in volo verso gli Emirati Arabi, per partecipare a una conferenza dedicata al web. Ha quindi vissuto sulla sua pelle la distonia tra le notizie di alcuni organi d'informazione e i racconti dei suoi amici e dei suoi parenti a Tokyo, contattati attraverso la Rete e testimoni di uno scenario ben diverso da quello dipinto da molti giornali e tv. "A quanto ne so io, nella capitale la situazione è abbastanza normale e oggi la maggior parte dell persone è regolarmente al lavoro" racconta Ito, che è ancora negli Emirati. Negli ultimi anni ha girato il mondo e ha vissuto ben poco in Giappone. Ora dice di aver una gran voglia di tornare a casa. "Valuterò nei prossimi giorni, ma credo proprio che rimanderò il viaggio che avevo in programma negli Stati Uniti".

Elvira Pollina

19 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-20

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Stop agli alimenti provenienti

dalla zona vicino alla centrale nucleare

Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua. Livelli

"superiori ai limiti legali" nel latte e nella verdura

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Stop agli alimenti provenienti

dalla zona vicino alla centrale nucleare

Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua. Livelli

"superiori ai limiti legali" nel latte e nella verdura

MILANO - Il ministero della Sanitá nipponico ha ordinato lo stop della vendita di alimenti provenienti dalla prefettura di Fukushima. Lo ha annunciato l'Aiea da Vienna, dopo il rilevamento di radioattività in latte e spinaci prodotti nella zona della centrale nucleare. Intanto, come già accaduto nella capitale, "piccolissime quantità di materiale radioattivo" sono state rinvenute nell'acqua potabile di Gunma, la prefettura confinante con Fukushima, secondo quanto riferito dall'agenzia Jiji.

RADIOATTIVITA' - Resta da chiarire come le particelle radioattive abbiano raggiunto l'acqua potabile di Gunma e se provengano dalla centrale nucleare o da ospedali e laboratori. Il governo locale della prefettura ha comunque sostenuto che il livello radioattivo dell'acqua di Gunma è al di sotto dei valori limite. Nonostante i continui tentativi di rassicurazioni da parte del governo giapponese, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Lo ha comunicato il portavoce del governo Yukio Edano precisando che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti "non pongono immediato pericolo alla salute". "Sebbene lo iodio radioattivo abbia una durata di circa otto giorni e si decomponga naturalmente in alcune settimane, c'è un rischio a breve termine per la salute umana se viene assorbito attraverso il cibo", si legge in comunicato dell'Agenzia. Per contrastare la contaminazione degli alimenti, le autorità distribuiscono, da tre giorni, pillole o sciroppo di iodio stabilizzato agli abitanti evacuati per un raggio di circa 20 km dalla centrale disastrata. Lo iodio stabilizzato (non radioattivo) serve a prevenire il cancro della tiroide in caso di esposizione a radiottività. Rischio che è particolarmente alto per bambini e giovani.

I vigili del fuoco a lavoro

OPERAI CONTAMINATI - Sei lavoratori dell'impianto nucleare di Fukushima Daiichi impegnati nelle operazioni di emergenza sono stati sottoposti ad un livello eccessivo di radiazioni. Lo comunica una fonte della compagnia Tokyo Electric Power. L'azienda precisa che gli operai stanno comunque continuando a lavorare perchè non mostrano segni evidenti di contagio. Il governo e la protezione civile giapponese hanno dichiarato che circa 50 vigili del fuoco di Tokyo impegnati nella centrale sono stati decontaminati dopo che sono intervenuti, con un'operazione di raffreddamento, sul pericoloso reattore 3 della centrale di Fukushima. Nell'area della centrale nucleare il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi. I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale. In mattinata era stato annunciato che a breve sarebbe stata ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbe essere ripristinata in giornata per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domenica per i reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

Lo tsunami in alto mare

Il governo giapponese ha detto che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono funzionanti. L'agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. L'agenzia ha detto inoltre che i livelli di radiazioni al cancello occidentale della centrale nucleare, che si trova a circa un chilometro dal reattore numero 3, ha fatto registrare la lettura piuttosto alta di 830.8 microsievert all'ora alle 8.10 di questa mattina (00.10 ora italiana). Ma il livello è diminuito fino a 364.5 microsievert all'ora alle 9. La notizia si apprende dall'emittente televisiva giapponese Nhk World.

VOLI - Nessuna restrizione per i collegamenti aerei da e per il Giappone. Lo sottolinea la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che, in una nota, accoglie con favore la decisione dell'Icao (l'organizzazione internazionale dell'aviazioni civile), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Organizzazione mondiale della Sanitá, l'Organizzazione marittima internazionale e l'Organizzazione meteorologica mondiale di confermare la normale operatività nei maggiori aeroporti giapponesi, inclusi i due scali di Tokyo Haneda e Narita.

Migliaia di corpi non identificati

ASSESTAMENTO - Una nuova scossa di assestamento, di magnitudo 6,1 gradi della scala Richter, è stata avertita alle 18.30 locali, con epicentro vicino a Ibaraki. La scossa non ha danneggiato le strutture nucleari di Ibarak. Potrebbe invece causare variazioni del livello del mare, avverte la stessa fonte sull'agenzia Kyoso, ma non tali da causare nuovi danni. In tanto si registrano le variazioni ala suolo terreste causate dalla scossa di magnitudo 9 dell'11 marzo. Secondo i dati forniti dall'Autorità di informazione geospaziale giapponese a Tsukuba ha causato uno spostamento di 5,3 metri della penisola di Oshika, nella prefettura di Miyagi. La stessa striscia di terra è scesa di 1,2 metri. La penisola situata sulla costa Pacifica si è spostata in direzione est-sudest, verso l'epicentro della scossa. Spostamenti di fasce di territorio sono stati registrati in molte zone, dalla regione nordorientale di Tohoku a quella di Kantu. A Yamada, nella prefettura di Iwate, si è registrato uno spostamento di 25 centimetri verso est.

Redazione online

19 marzo 2011(ultima modifica: 20 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-19

Giappone

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Tokyo, tracce di radioattivià nell'acqua

Livelli "superiori ai limiti legali" riscontrati nel latte e nella verdura prodotto vicino alla centrale nucleare

Giappone

Fukushima, a breve l'energia elettrica

Tokyo, tracce di radioattivià nell'acqua

Livelli "superiori ai limiti legali" riscontrati nel latte e nella verdura prodotto vicino alla centrale nucleare

MILANO - Nell'area della centrale nucleare giapponese disastrata di Fukushima il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi. I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la Tokyo Electric Power, la società che gestisce la centrale. In mattinata era stato annunciato che a breve sarebbe stata ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica dovrebbe essere ripristinata in giornata per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domenica per i reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Il governo giapponese ha detto che parti dei sistemi di raffreddamento dei reattori 2 e 6 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono funzionanti. L'agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha confermato che un generatore diesel di emergenza ha ripreso a funzionare al reattore 6 e una pompa di raffreddamento al reattore 5 è in grado di funzionare. L'agenzia ha detto inoltre che i livelli di radiazioni al cancello occidentale della centrale nucleare, che si trova a circa un chilometro dal reattore numero 3, ha fatto registrare la lettura piuttosto alta di 830.8 microsievert all'ora alle 8.10 di questa mattina (00.10 ora italiana). Ma il livello è diminuito fino a 364.5 microsievert all'ora alle 9. La notizia si apprende dall'emittente televisiva giapponese Nhk World.

Migliaia di corpi non identificati

RADIOATTIVITA' - Nonostante i continui tentativi di rassicurazioni da parte del governo giapponese, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Circa un quinto di quello di una Tac sarebbe quello trovato negli spinaci. Lo ha comunicato il portavoce del governo Yukio Edano precisando che, sebbene i livelli superino i limiti permessi dal governo, i prodotti "non pongono immediato pericolo alla salute". Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti impegnandosi a bloccarle nel caso i risultati dei nuovi test fossero uguali ai primi.

VOLI - Nessuna restrizione per i collegamenti aerei da e per il Giappone. Lo sottolinea la Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo, che, in una nota, accoglie con favore la decisione dell'Icao (l'organizzazione internazionale dell'aviazioni civile), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'Organizzazione mondiale della Sanitá, l'Organizzazione marittima internazionale e l'Organizzazione meteorologica mondiale di confermare la normale operatività nei maggiori aeroporti giapponesi, inclusi i due scali di Tokyo Haneda e Narita.

ASSESTAMENTO - Una nuova scossa di assestamento, di magnitudo 6,1 gradi della scala Richter, è stata avertita alle 18.30 locali, con epicentro vicino a Ibaraki. La scossa non ha danneggiato le strutture nucleari di Ibarak. Potrebbe invece causare variazioni del livello del mare, avverte la stessa fonte sull'agenzia Kyoso, ma non tali da causare nuovi danni. In tanto si registrano le variazioni ala suolo terreste causate dalla scossa di magnitudo 9 dell'11 marzo. Secondo i dati forniti dall'Autorità di informazione geospaziale giapponese a Tsukuba ha causato uno spostamento di 5,3 metri della penisola di Oshika, nella prefettura di Miyagi. La stessa striscia di terra è scesa di 1,2 metri. La penisola situata sulla costa Pacifica si è spostata in direzione est-sudest, verso l'epicentro della scossa. Spostamenti di fasce di territorio sono stati registrati in molte zone, dalla regione nordorientale di Tohoku a quella di Kantu. A Yamada, nella prefettura di Iwate, si è registrato uno spostamento di 25 centimetri verso est.

Redazione online

19 marzo 2011

 

 

 

 

 

Giappone

Fukushima, ripristinata l'energia elettrica

Un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto.

Giappone

Fukushima, ripristinata l'energia elettrica

Un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto.

MILANO - Il gestore della centrale nucleare di Fukushima è riuscito a ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

RADIOATTIVITA' - Intanto livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa. Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti.

19 marzo 2011

 

 

consigli

Cibi sospetti ed esami del sangue I rischi per chi torna da Tokyo

Come difendersi dalla contaminazione, anche in aereo Le cure possibili: iodio, trapianto e cellule staminali

consigli

Cibi sospetti ed esami del sangue I rischi per chi torna da Tokyo

Come difendersi dalla contaminazione, anche in aereo Le cure possibili: iodio, trapianto e cellule staminali

MILANO - Con gli occhi del mondo puntati sulle centrali giapponesi e il riaccendersi del dibattito sul nucleare nel nostro Paese torna d'attualità la domanda: Come ci si può difendere dalle radiazioni?"La protezione da forti dosi di radiazioni si ottiene solo con la schermatura a piombo" spiega Carlo Fallai, direttore del reparto di Radioterapia 2 dell'Istituto dei tumori di Milano. "Ma se parliamo dei rischi che corre chi non vive in prossimità delle centrali danneggiate dal sisma il fattore distanza è decisivo, visto che l'esposizione alla radiazione si riduce con il quadrato della distanza dalla sorgente".

"Infatti già a Tokyo il livello di radioattività ambientale, secondo quanto risulta al momento, sarebbe solo di cinque volte superiore a quello che abbiamo a Milano, cioè ancora molto basso" precisa Riccardo Calandrino direttore del servizio di Fisica Sanitaria dell'Istituto San Raffaele di Milano. Quindi non c'è nessun provvedimento da adottare per chi vive in Giappone? Niente tute bianche? Niente dosimetri di radioattività? Niente pastiglie di iodio? "Bisogna distinguere" chiarisce Calandrino. "Le tute bianche, che si vedono nelle fotografie, servono a chi opera nelle zone del disastro per proteggere pelle e vestiti dalla radioattività ambientale. Chi le indossa, quando rientra in un ambiente chiuso deve lasciarle fuori in modo da non contaminarlo e deve anche farsi una buona doccia. I dosimetri servono invece a dirci quante radiazioni assorbiamo e sono una forma di difesa indiretta".

Diverso il discorso delle pastiglie di iodio. "La loro funzione è "saturare" la tiroide di questa sostanza" illustra Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di onco-ematologia dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, che ha seguito in passato diversi minori colpiti dalle radiazioni di Chernobyl. "Questa ghiandola è la più "affamata" di iodio dell'organismo e "ingolfandola" con quello delle pastiglie, si evita che possa captare quello radioattivo dall'ambiente. Ma ai livelli di radioattività che vengono riferiti nei territori distanti dalle centrali non pare una misura necessaria e certamente non è il caso di prenderle oggi in Italia". Nessun rischio che la radioattività si possa spostare fino a qui? Nel nostro Paese non dobbiamo prendere nessuna precauzione? "Difficile pensare a una caduta di materiale radioattivo in Europa trasportato fin qui dall'aria" dice Calandrino.

Quanto a possibili contaminazioni alimentari con cibi provenienti dal Giappone, il ministero della Salute ha già informato che gli ispettori frontalieri e gli uffici di Sanità Marittima e di Frontiera (Pif e Usmaf) controllano gli alimenti "di origine animale e non" (soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde) che arrivano dal Giappone prodotti e confezionati dopo l'11 marzo, data del sisma. I campioni per le analisi vengono inviati ai laboratori dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata (la cui sede centrale è a Foggia) e dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana (con sede a Roma) che seguono specifici protocolli tecnici per le verifiche necessarie in questo caso.

Esiste invece la possibilità di essere "contagiati" magari durante un volo aereo da un passeggero proveniente da una zona radioattiva? "Per essere pericoloso in una situazione del genere la persona in questione dovrebbe essere un pompiere che ha lavorato in una delle centrali "esplose", aver assorbito una quantità enorme di radiazioni, senza aver alcun disturbo (eventualità assai improbabile) ed essere sfuggito ai programmi di protezione e quarantena del governo giapponese" sottolinea Calandrino. "Non può essere certo il caso di una qualsiasi persona che, per esempio, arriva da Tokyo e ci si siede accanto sul nostro aereo in partenza da Bangkok per Roma".

E per nostri connazionali che tornano dal Giappone o da Paesi confinanti che controlli si possono suggerire oltre a quello di recarsi in un centro di medicina nucleare per farsi verificare magari il livello di radioattività?"Ci si può sottoporre a un normale esame del sangue e poi ripeterlo per alcune settimane per misurare il numero di granulociti, un particolare tipo di globuli bianchi" suggerisce il professor Locatelli. La ragione? "Un puro scrupolo in realtà, perché danni acuti, cioè immediati, al midollo osseo (che produce globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) procurati dalle radiazioni dovrebbero solo riguardare chi è stato davvero vicino al luogo del disastro e dovrebbero essere accompagnati da altri disturbi, come vomito, sanguinamenti eccetera". E per chi ha subito esposizioni di questo tipo che terapie ci sono? "In caso di aplasia, cioè "distruzione" del midollo osseo, oggi ci sono specifici fattori di crescita come il G-Csf, che stimola la produzione di granulociti e quindi può in qualche misura compensare il danno. Ci sono anche fattori di crescita specifici per l'eventuale riduzione delle piastrine. Nei casi più gravi si deve invece ricorrere al trapianto di midollo, ed eventualmente all'utilizzo di cellule staminali da cordone ombelicale"

Luigi Ripamonti

18 marzo 2011

 

 

dopo il rientro dal giappone

Controlli radioattività, valori alterati

"Ma non c'è nessun rischio clinico"

Su 11 persone sono state trovate piccole tracce di iodio radioattivo nel corso di controlli effettuati a Firenze. I medici: "Valori bassi, come dopo una scintigrafia"

FIRENZE - Gli italiani sono rientrati dal Giappone, compresi i componenti del Maggio Musicale Fiorentino. E dopo il sollievo di essere in suolo italiano, comincia l'incubo della contaminazione. Ad oggi, hanno effettuato controlli 23 persone, di cui tre in Lombardia, presso l'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano e 20 in Toscana di cui 14 presso l'Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e 6 presso l'Azienda Ospedaliera di Pisa. Di quelle che si sono presentate a Careggi, su 11 (fra cui otto componenti del Maggio Fiorentino) sono state individuate lievi tracce di iodio 131 nelle urine da mettere in correlazione con l’incidente nucleare. Una dose, secondo il ministero della Salute, "comunque inferiore al limite della normale esposizione ambientale consentita e quindi si escludono rischi per la salute". A Firenze, su undici persone sono state trovate piccole tracce di iodio 131 (iodio radioattivo) nel corso di controlli. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell’ospedale di Careggi, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico.

Le tracce di Iodio 131, secondo gli esperti di Careggi, non hanno alcuna rilevanza dal

punto di vista clinico. Nessuna positività, al momento, per le 6 di Pisa, sulle quali però sono stati fatti solo gli accertamenti radiometrici esterni (i risultati degli esami delle urine sono attesi per lunedì). "Le dosi rilevate – spiega il professor Giampaolo Biti direttore della radioterapia di Careggi - sono inferiori di un migliaio di volte a quella che viene somministrata giornalmente nelle migliaia di pazienti che in tutto il mondo sono sottoposti all’esame della tiroide con scintigrafia (30 microCurie) e almeno centomila volte inferiore alle somministrazioni di iodio 131 effettuate a scopo terapeutico per ipertiroidismo (5 milliCurie). E la letteratura internazionale consolidata da oltre mezzo secolo non ha mai osservato in coloro che sono stati sottoposti a indagini sulla tiroide od a terapie per ipertiroidismo effetti collaterali gravi o tumori radio indotti. Queste quantità si riducono progressivamente, fino a sparire nel giro di 120 giorni".

Nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, a partire dal 16 marzo ad ora sono stati eseguiti esami sulla raccolta di urine delle 24 ore per la rilevazione di contaminazione radioattiva relativi a 14 cittadini, di cui 10 del Maggio Fiorentino provenienti dal Giappone e specificamente dall’area di Tokyo. Lo dichiara Valter Giovannini, direttore sanitario di Careggi. "Di questi – precisa il dottor Cesare Gori, direttore della Fisica sanitaria di Careggi – 11 (8 fra i componenti del Maggio e 3 altri cittadini) controllati mostrano o piccole tracce di iodio 131, con valori non superiori a 40 Becquerel". "Queste differenze – spiega il professor Alberto Pupi direttore della medicina nucleare di Careggi - pur su livelli complessivi minimi di radioattività, dipendono dal momento del prelievo delle urine rispetto al momento in cui l’individuo è venuto in contatto con lo Iodio 131. Ad esempio, se nelle urine dopo 5 giorni dalla inalazione dello Iodio 131 è presente 1 Becquerel, nella tiroide il giorno della inalazione, erano presenti circa 1.300 Becquerel, pari a 30 nanoCurie (miliardesimi di Curie)". "Tutte le persone risultate positive – conclude Giovannini – saranno contattate e inserite in specifici protocolli di controllo che prevedono un monitoraggio nelle prossime settimane in relazione ai risultati delle indagini. Siamo quindi di fronte a una situazione che non ha aspetti di rilevanza dal punto di vista clinico e che quindi per adesso esaminiamo unicamente sotto il profilo sanitario".

"Ho sentito uno degli 8 trovati positivi. Mi ha detto di essere stato informato da Careggi nel pomeriggio e che ora è relativamente tranquillo: certo avrebbe preferito avere notizie diverse". Lo racconta Silvano Ghisolfi, Rsa Cgil, che ha spiegato di aver raggiunto telefonicamente uno degli 8 componenti del Maggio musicale fiorentino. Ghisolfi ha sottolineato che "si tratta di una persona che è stata una delle prime a rientrare in Italia da Tokyo dopo che è stata annullata la tournee. Ora quello che ci fa preoccupare è il pensiero all’orchestra che ha proseguito il tour spostandosi in Cina". Per l’onorevole Fabio Evangelisti, segretario Idv Toscana: "Minacce di licenziamento o meno, abbiamo assistito a una grave incapacità di prendere decisioni importanti - aggiunge -: per questo, chi allora ha esitato, a Firenze come alla Farnesina, dovrà assumersi tutte le gravissime responsabilità per aver esposto i lavoratori del Maggio in tournee a Tokyo a un così concreto quanto inutile rischio". Rincara la dose la FLC CGIL di Firenze: "Viviamo con apprensione l'evolvere della catastrofe giapponese, e con ancor più preoccupazione abbiamo vissuto la vicenda di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, siamo rimasti stupiti dall' incomprensibile ed ingiustificabile il comportamento del sindaco della città di Firenze, nel suo doppio ruolo di rappresentate della città e di datore di lavoro. "Lo spettacolo deve continuare", ma non a danno della sicurezza dei 300 musicisti, coristi e tecnici, spiace che sia stata necessaria la rabbia dei familiari per portare il Presidente e la Sovrintendente alla ragione".

A Pisa. All’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si sono presentate fino a venerdì pomeriggio sei persone. Sono state visitate e, all’esame radiometrico esterno, sono risultate tutte e sei negative. Lunedì si avranno i risultati dell’esame delle urine. I due Centri dedicati istituiti dalla Regione, sono nelle due aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Pisa. A Careggi i cittadini possono andare al pronto soccorso, a Pisa all’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara. A questi centri dedicati dovranno rivolgersi solo le persone che rientrano dal Giappone, e in particolare dalle zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima.

La Commissione regionale per la prevenzione dei rischi da radiazioni ionizzanti. E’ composta da dirigenti dell’assessorato, medici nucleari, radioterapisti, fisici nucleari. Si è riunita e ha validato il protocollo già in atto nel Centro dedicato dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, con le indicazioni valevoli per le persone che rientrano dal Giappone. Nel Protocollo si stabilisce che gli utenti devono essere presi in carico dalla struttura operativa individuata dall direzione sanitaria. Oltre all’anamnesi individuale, devono essere annotati su un’apposita scheda anche la zona del Giappone da cui provengono (in particolare la distanza da Fukushima) e il periodo di soggiorno. Prima l’utente sarà sottoposto ad una misurazione strumentale esterna per ricercare la presenza di un’eventuale emissione di radiazioni. Poi all’utente viene consigliata la raccolta di urine delle 24 ore, previa acquisizione di consenso informato. A coloro che aderiscono viene consegnato il contenitore per la raccolta, con le indicazioni su come consegnare il campione e come ritirare il referto. Sul campione di urine viene effettuata la ricerca dello Iodio 131 e del Cesio 137.

18 marzo 2011

 

Nei corridoi di montecitorio Dopo la cerimonia dei 150 anni

Nucleare, Prestigiacomo a Tremonti: "Basta cazz..., usciamone "

"È finita, mica possiamo rischiare le elezioni per questo?"

Nei corridoi di montecitorio Dopo la cerimonia dei 150 anni

Nucleare, Prestigiacomo a Tremonti: "Basta cazz..., usciamone "

"È finita, mica possiamo rischiare le elezioni per questo?"

La ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Ansa)

La ministra dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo (Ansa)

MILANO - "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate". Nell'aula di Montecitorio è finita da poco la cerimonia di celebrazione del 150esimo anniversario, e nel corridoio di fronte alla sala del governo il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si sfoga, lontana da occhi indiscreti, con Paolo Bonaiuti e Giulio Tremonti.

IL COLLOQUIO - Il dibattito sul progetto nucleare del governo si è infiammato dopo il terremoto in Giappone, ma il ministro ha già le idee chiare. A sentire lei, il nucleare italiano non ha futuro: "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne - dice rivolta a Bonaiuti e soprattutto a Tremonti - ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese". Al colloquio, che è durato una decina di minuti, s'aggiunge poi anche il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani. (fonte: Dire)

17 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

2011-03-18

 

dopo il rientro dal giappone

Controlli radioattività, valori alterati

"Ma non c'è nessun rischio clinico"

Su 11 persone sono state trovate piccole tracce di iodio radioattivo nel corso di controlli effettuati a Firenze. I medici: "Valori bassi, come dopo una scintigrafia"

FIRENZE - Gli italiani sono rientrati dal Giappone, compresi i componenti del Maggio Musicale Fiorentino. E dopo il sollievo di essere in suolo italiano, comincia l'incubo della contaminazione. Ad oggi, hanno effettuato controlli 23 persone, di cui tre in Lombardia, presso l'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano e 20 in Toscana di cui 14 presso l'Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e 6 presso l'Azienda Ospedaliera di Pisa. Di quelle che si sono presentate a Careggi, su 11 (fra cui otto componenti del Maggio Fiorentino) sono state individuate lievi tracce di iodio 131 nelle urine da mettere in correlazione con l’incidente nucleare. Una dose, secondo il ministero della Salute, "comunque inferiore al limite della normale esposizione ambientale consentita e quindi si escludono rischi per la salute". A Firenze, su undici persone sono state trovate piccole tracce di iodio 131 (iodio radioattivo) nel corso di controlli. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell’ospedale di Careggi, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico.

Le tracce di Iodio 131, secondo gli esperti di Careggi, non hanno alcuna rilevanza dal

punto di vista clinico. Nessuna positività, al momento, per le 6 di Pisa, sulle quali però sono stati fatti solo gli accertamenti radiometrici esterni (i risultati degli esami delle urine sono attesi per lunedì). "Le dosi rilevate – spiega il professor Giampaolo Biti direttore della radioterapia di Careggi - sono inferiori di un migliaio di volte a quella che viene somministrata giornalmente nelle migliaia di pazienti che in tutto il mondo sono sottoposti all’esame della tiroide con scintigrafia (30 microCurie) e almeno centomila volte inferiore alle somministrazioni di iodio 131 effettuate a scopo terapeutico per ipertiroidismo (5 milliCurie). E la letteratura internazionale consolidata da oltre mezzo secolo non ha mai osservato in coloro che sono stati sottoposti a indagini sulla tiroide od a terapie per ipertiroidismo effetti collaterali gravi o tumori radio indotti. Queste quantità si riducono progressivamente, fino a sparire nel giro di 120 giorni".

Nell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi, a partire dal 16 marzo ad ora sono stati eseguiti esami sulla raccolta di urine delle 24 ore per la rilevazione di contaminazione radioattiva relativi a 14 cittadini, di cui 10 del Maggio Fiorentino provenienti dal Giappone e specificamente dall’area di Tokyo. Lo dichiara Valter Giovannini, direttore sanitario di Careggi. "Di questi – precisa il dottor Cesare Gori, direttore della Fisica sanitaria di Careggi – 11 (8 fra i componenti del Maggio e 3 altri cittadini) controllati mostrano o piccole tracce di iodio 131, con valori non superiori a 40 Becquerel". "Queste differenze – spiega il professor Alberto Pupi direttore della medicina nucleare di Careggi - pur su livelli complessivi minimi di radioattività, dipendono dal momento del prelievo delle urine rispetto al momento in cui l’individuo è venuto in contatto con lo Iodio 131. Ad esempio, se nelle urine dopo 5 giorni dalla inalazione dello Iodio 131 è presente 1 Becquerel, nella tiroide il giorno della inalazione, erano presenti circa 1.300 Becquerel, pari a 30 nanoCurie (miliardesimi di Curie)". "Tutte le persone risultate positive – conclude Giovannini – saranno contattate e inserite in specifici protocolli di controllo che prevedono un monitoraggio nelle prossime settimane in relazione ai risultati delle indagini. Siamo quindi di fronte a una situazione che non ha aspetti di rilevanza dal punto di vista clinico e che quindi per adesso esaminiamo unicamente sotto il profilo sanitario".

"Ho sentito uno degli 8 trovati positivi. Mi ha detto di essere stato informato da Careggi nel pomeriggio e che ora è relativamente tranquillo: certo avrebbe preferito avere notizie diverse". Lo racconta Silvano Ghisolfi, Rsa Cgil, che ha spiegato di aver raggiunto telefonicamente uno degli 8 componenti del Maggio musicale fiorentino. Ghisolfi ha sottolineato che "si tratta di una persona che è stata una delle prime a rientrare in Italia da Tokyo dopo che è stata annullata la tournee. Ora quello che ci fa preoccupare è il pensiero all’orchestra che ha proseguito il tour spostandosi in Cina". Per l’onorevole Fabio Evangelisti, segretario Idv Toscana: "Minacce di licenziamento o meno, abbiamo assistito a una grave incapacità di prendere decisioni importanti - aggiunge -: per questo, chi allora ha esitato, a Firenze come alla Farnesina, dovrà assumersi tutte le gravissime responsabilità per aver esposto i lavoratori del Maggio in tournee a Tokyo a un così concreto quanto inutile rischio". Rincara la dose la FLC CGIL di Firenze: "Viviamo con apprensione l'evolvere della catastrofe giapponese, e con ancor più preoccupazione abbiamo vissuto la vicenda di quelle lavoratrici e di quei lavoratori, siamo rimasti stupiti dall' incomprensibile ed ingiustificabile il comportamento del sindaco della città di Firenze, nel suo doppio ruolo di rappresentate della città e di datore di lavoro. "Lo spettacolo deve continuare", ma non a danno della sicurezza dei 300 musicisti, coristi e tecnici, spiace che sia stata necessaria la rabbia dei familiari per portare il Presidente e la Sovrintendente alla ragione".

A Pisa. All’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa si sono presentate fino a venerdì pomeriggio sei persone. Sono state visitate e, all’esame radiometrico esterno, sono risultate tutte e sei negative. Lunedì si avranno i risultati dell’esame delle urine. I due Centri dedicati istituiti dalla Regione, sono nelle due aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e di Pisa. A Careggi i cittadini possono andare al pronto soccorso, a Pisa all’Unità di fisica sanitaria dell’ospedale Santa Chiara. A questi centri dedicati dovranno rivolgersi solo le persone che rientrano dal Giappone, e in particolare dalle zone intorno alla centrale nucleare di Fukushima.

La Commissione regionale per la prevenzione dei rischi da radiazioni ionizzanti. E’ composta da dirigenti dell’assessorato, medici nucleari, radioterapisti, fisici nucleari. Si è riunita e ha validato il protocollo già in atto nel Centro dedicato dell’azienda ospedaliero universitaria di Careggi, con le indicazioni valevoli per le persone che rientrano dal Giappone. Nel Protocollo si stabilisce che gli utenti devono essere presi in carico dalla struttura operativa individuata dall direzione sanitaria. Oltre all’anamnesi individuale, devono essere annotati su un’apposita scheda anche la zona del Giappone da cui provengono (in particolare la distanza da Fukushima) e il periodo di soggiorno. Prima l’utente sarà sottoposto ad una misurazione strumentale esterna per ricercare la presenza di un’eventuale emissione di radiazioni. Poi all’utente viene consigliata la raccolta di urine delle 24 ore, previa acquisizione di consenso informato. A coloro che aderiscono viene consegnato il contenitore per la raccolta, con le indicazioni su come consegnare il campione e come ritirare il referto. Sul campione di urine viene effettuata la ricerca dello Iodio 131 e del Cesio 137.

18 marzo 2011

 

 

Le vittime accertate superano quelle del sisma di Kobe del 1995

Un sarcofago di cemento per i reattori

Aiea, allarme a Fukushima da 4 a 5

Ancora fumo da centrale, si lavora per ripristinare il sistema elettrico

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Le vittime accertate superano quelle del sisma di Kobe del 1995

Un sarcofago di cemento per i reattori

Aiea, allarme a Fukushima da 4 a 5

Ancora fumo da centrale, si lavora per ripristinare il sistema elettrico

TOKYO - L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -la Ines- va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5. Questo mentre i tecnici giapponesi sperano di riuscire entro venerdì a rimettere parzialmente in funzione il sistema elettrico della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami di una settimana fa. Dai reattori continua a uscire una colonna di fumo bianco, con particelle radioattive. I problemi al carburante nucleare derivano proprio dalla defaillance del sistema elettrico, che non consente di irrorare i reattori di acqua facilitando il raffreddamento del carburante atomico, ovvero delle barre di uranio e del "Mox", la miscela di ossidi (e anche del pericoloso plutonio) che rappresenta il reagente del reattore 4. Ripristinare il sistema di pompaggio elettrico permetterebbe di accelerare le operazioni di raffreddamento dei reattori surriscaldati, che rischiano di rilasciare una forte dose di radioattività con conseguenze inimmaginabili.

La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima La centrale di Fukushima

BOMBE D'ACQUA - I mezzi speciali delle Forze di autodifesa impegnati nei tentativi di raffreddare il reattore numero della centrale nucleare Fukushima-1 hanno smesso per oggi di spruzzare acqua contro il reattore numero 3 della centrale, che è quello che più preoccupa le squadre impegnate. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun. "Abbiamo concluso", ha annunciato il generale Shigeru Iwasaki, capo di stato maggiore delle Forze di autodifesa aeree. Il lavoro è stato interrotto alle 15 locali (ore 7 in Italia). Secondo l'alto ufficiale, i lanci di acqua hanno raggiunto il reattore. Il generale ha anche assicurato che i livelli di esposizione radioattiva non sono tali da impedire le operazioni sul sito. "Al massimo si tratta di qualche millisievert all'ora, non impediscono l'attività", ha detto l'ufficiale. Nelle operazioni di oggi è stato usato anche un mezzo delle forze armate statunitense. Tuttavia la Tokyo denryoku (Toden), la società alettrica che gestisce l'impianto, ha rilevato solo un abbassamento marginale dei livello di radioattività. Yukio Edano, portavoce del governo, ha chiesto di vedere in maniera positiva il fatto che dalla struttura che ospita il reattore s'innalza del vapor acqueo. "Dal momento che esce del vapore acqueo - ha spiegato - possiamo affermare senza dubbio che l'acqua nella piscina" del combustibile usato. Proprio questa piscina preoccupa, perché il surriscaldamento di questo materiale provoca fuoruscita di radiazioni.

SARCOFAGO DI CEMENTO - Un funzionario dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha sostenuto che la priorità è ora quella di alzare il livello dell'acqua nelle vasche dove viene conservato il combustile nucleare usato. Non è esclusa l'ipotesi di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto a Cernobyl nel 1986. Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto. Il presidente americano Barack Obama ha affermato che non ci sono pericoli neanche per la costa occidentale degli Usa, dove 450 esperti nucleari militari sono pronti ad aiutare quelli giapponesi se necessario. Giovedì il Pentagono ha annunciato l'invio di nove unità speciali di una task force per le emergenze nucleari. Venerdì tornerà in patria il direttore generale dell'Aiea - l'Agenzia dell'Onu per l'energia atomica - il giapponese Yukiya Amano, che discuterà della crisi nucleare col premier Naoto Kan.

VITTIME SUPERIORI A KOBE - Nel frattempo, il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime.

L'AMBASCIATA D'ITALIA - Intanto da Tokyo ai microfoni di Sky tg24 l'ambasciatore d'Italia in Giappone, Vincenzo Petrone, commentando la decisione di alcuni governi di spostare le loro sedi diplomatiche a Osaka, ha promesso che l'ambasciata "rimane esattamente dov'è". "Stiamo rafforzando la nostra cellula operativa a Osaka perché tutti i voli dell'Alitalia partiranno da Osaka, ma noi restiamo qui" ha spiegato Petrone. Il diplomatico ha confermato che stanotte rientreranno in Italia 140 connazionali che usufruiscono di biglietti aerei gratuiti messi a disposizione dalla Farnesina. Si registrano anche i primi rimpatri di dipendenti di istituzioni finanziarie e monetarie italiane dal Giappone. Tra i primi uffici evacuati quello che ospita la delegazione della Banca d'Italia nella capitale. Al centralino dell'ufficio diretto da Pietro Ginefra la segreteria risponde che "gli uffici sono temporaneamente chiusi e riapriranno non appena possibile". L'ufficio stampa di Intesa SanPaolo fa sapere che due suoi collaboratori in Giappone si stanno per ricongiungere alle famiglie che erano già rientrate in Italia nei giorni scorsi. Per quanto riguarda Unicredit tutti i dipendenti dell'istituto di credito presenti a Tokyo sono di nazionalità nipponica e hanno deciso di rimanere nel paese, lavorando in remoto. La banca sta considerando, comunque la possibilità di evacuare i dipendenti verso il Sud del Paese o in altre aree. Alitalia ha deciso di spostare da oggi i 14 voli settimanali dall'Italia a Tokyo Narita su Osaka. Per facilitare gli italiani che vogliono lasciare il Giappone, il ministero degli Esteri rende noto che è possibile acquistare biglietti Alitalia a tariffa agevolata senza prenotazione. La Farnesina, che sconsiglia di recarsi in Giappone, aggiunge che "possibili rinforzi dei voli potranno essere attuati se necessario".

Redazione online

18 marzo 2011

 

 

2011-03-17

Se saranno costruite nuove centrali, da noi serviranno norme di sicurezza più restrittive

Nucleare, Romani:"Serve riflessione"

Primo freno da un esponente del governo. E la Ue inserisce l'Italia nella top 4 del rischio sismico

Se saranno costruite nuove centrali, da noi serviranno norme di sicurezza più restrittive

Nucleare, Romani:"Serve riflessione"

Primo freno da un esponente del governo. E la Ue inserisce l'Italia nella top 4 del rischio sismico

Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico (Ansa)

Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico (Ansa)

ROMA - La linea dell'"avanti ad oltranza" e delle "decisioni non dettate dall'emozione" sul programma nucleare dell'esecutivo inizia a non essere più così unanime all'interno del governo. Una prima ma significativa frenata arriva da ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani: "Dalle informazioni che abbiamo il problema che ha il Giappone non sarà di facile soluzione. Per questo il paese deve fermarsi un attimo e capire che cosa stiamo facendo. Serve una pausa di riflessione e soprattutto non si possono fare scelte che non siano condivise da tutti". "Non è in discussione che il Paese debba andare verso l'energia nucleare - ha precisato - , ma i tragici eventi del Giappone impongono di riflettere sulla sicurezza degli impianti e di aprire un dibattito europeo sulla affidabilità degli stress test delle 150 centrali nucleari del continente".

L'ITALIA E IL RISCHIO SISMICO - E proprio dal dibattito in corso a livello Ue, l'Italia viene segnalata come uno dei quattro Paesi dell'Unione e a più alto rischio sismico (terremoti oltre i 7 gradi della scala Richter) e dovrà rispettare quindi criteri di sicurezza più rigorosi degli altri se davvero tornerà a costruire centrali nucleari nel proprio territorio. Secondo una lista su cui lavora la Commissione europea, e che è stata fornita ad Apcom da una fonte di Bruxelles, gli altri tre paesi sono il Portogallo, la Grecia e la Romania (i terremoti più forti nel 1975, 1903 e 1977, rispettivamente). Portogallo e Grecia, come l'Italia attualmente, non hanno centrali nucleari. Dai quattro solo la Romania produce energia atomica (due reattori, a Cernavoda).

I PRECEDENTI - Nel dibattito sul giro di vite che ora si vuol dare alla sicurezza nucleare e sui parametri degli 'stress test' (test di resistenza) che verranno effettuati sulle centrali atomiche nell'Ue - secondo una decisione non ancora presa formalmente ma data ormai per scontata - uno dei più rilevanti sarà naturalmente quello della resistenza degli impianti a terremoti e maremoti, di intensità simile a quelli che hanno messo in ginocchio il Giappone e scatenato il rischio nucleare. In Italia, i terremoti con magnitudo superiore ai 6 gradi della scala Richter, che hanno fatto molti danni e vittime nella Penisola dall'inizio del secolo scorso a oggi, sono almeno sette, fra cui il più devastante di tutti è stato quello di Messina e Reggio Calabria (1908), seguito da un vero e proprio tsunami con onde fino a 13 metri, e con circa 120.000 morti. Una tragedia che dovrebbero ricordare coloro che dicono che in Europa non sono possibili catastrofi come quella giapponese. Prima dell'Aquila (2009), ci sono stati poi i terremoti di due terremoti dell'Irpinia (nel 1980 e nel 1930, con 2.570 e 1.400 morti rispettivamente) quello del Friuli (1976), con 989 vittime, quello del Belice (1968) con 236 morti e quello di Avezzano (1915) con 32.610 morti.

Redazione Online

17 marzo 2011

 

 

 

 

Perché sono contrario

L'atomo e i costi troppo alti: non conviene

Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Una pausa per imparare dagli errori di Chicco Testa (17 marzo 2011)

*

L'alternativa inesistente di Edoardo Boncinelli (16 marzo 2011)

*

La trappola radioattiva di Adriano Celentano (16 marzo 2011)

Perché sono contrario

L'atomo e i costi troppo alti: non conviene

Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara

di GIANNI SILVESTRINI

Il nucleare, questo nucleare, non convince per diversi motivi. Innanzitutto non sono escludibili eventi catastrofici a causa di fattori esterni o di errori umani. Si spera nella quarta generazione che, verso il 2030, dovrebbe portare a reattori intrinsecamente sicuri. C'è poi una valutazione economica, in quanto i costi tendono costantemente ad aumentare. Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa (Energy Outlook 2010) sugli impianti da costruire nei prossimi due decenni, l'elettricità da nucleare risulta la più cara. È il motivo per cui negli Stati Uniti sono previsti dei meccanismi di incentivazione per le nuove centrali, altro che riduzione della bolletta... Infine pesa una considerazione etica. A quasi cinquant'anni dalla prima centrale, non esiste un solo Paese al mondo che abbia realizzato un deposito definitivo per le scorie altamente radioattive. Per tutti gli oggetti che noi conosciamo - un frigorifero, un'automobile, una bottiglia - è prevista la chiusura del ciclo. Per i rifiuti nucleari, la cui pericolosità ha tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, non abbiamo ancora trovato una soluzione, lasciando in questo modo alle generazioni future un velenoso regalo.

I fautori di questa tecnologia sostengono che però consente di ridurre i consumi di combustibili fossili e le emissioni dei gas serra. Vero, ma è possibile ottenere lo stesso risultato in modo più efficace e meno rischioso. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L'elettricità producibile dagli impianti solari ed eolici installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l'accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è, ad esempio, aumentata del 120% rispetto all'anno prima.

Grazie al contesto energetico così drasticamente mutato, la riflessione internazionale che seguirà all'incidente di Fukushima avrà un decorso diverso rispetto all'impatto che si ebbe dopo Chernobyl. Allora l'effetto fu quello di bloccare la crescita del nucleare senza innescare però una vera alternativa. Le fonti rinnovabili erano all'inizio del loro sviluppo e non rappresentavano un'opzione credibile, anche se le esperienze californiane, danesi, giapponesi già facevano intuire le enormi potenzialità di queste tecnologie. La potenza eolica oggi è cento volte superiore, quella solare addirittura mille volte più ampia. E i costi sono scesi drasticamente.

Tutto ciò fa ritenere che altri Paesi seguiranno la strada della Germania che aveva deciso, già prima dell'incidente giapponese, di uscire dal nucleare puntando a soddisfare nel 2050 almeno l'80% della richiesta elettrica con le rinnovabili. Una strategia lungimirante che negli ultimi anni ha consentito di raddoppiare l'elettricità verde grazie a un milione di impianti solari, eolici, a biomassa e di creare un comparto che conta 340.000 addetti, un pilastro ormai dell'economia tedesca.

Dunque, le riflessioni dopo la tragedia giapponese possono portare ad un drastico ripensamento delle strategie energetiche con un rilancio delle politiche dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle rinnovabili. Una strada fortemente innovativa che garantisce maggiore sicurezza energetica, riduce i rischi di cambiamenti climatici, crea imprese ed occupazione. L'Italia, che ultimamente ha ottenuto risultati interessanti nelle rinnovabili, farebbe bene a seguire questa strada.

Gianni Silvestrini

17 marzo 2011

 

 

Perché sono favorevole

Serve una pausa per imparare dagli errori

Riflettere ora sarebbe una cosa saggia

*

NOTIZIE CORRELATE

*

L'alternativa inesistente di Edoardo Boncinelli (16 marzo 2011)

*

La trappola radioattiva di Adriano Celentano (16 marzo 2011)

Perché sono favorevole

Serve una pausa per imparare dagli errori

Riflettere ora sarebbe una cosa saggia

di CHICCO TESTA

Ciò che sta succedendo in Giappone nelle centrali colpite dal terremoto e dallo tsunami è molto più grave di quanto si potesse immaginare. L'incidente nucleare, anzi gli incidenti, che si susseguono senza fine lasceranno conseguenze, ancora in larga parte purtroppo imprevedibili, per moltissimi anni. Deve riconoscerlo senza esitazione e per senso di responsabilità anche chi, come me e tanti altri, tecnici, scienziati, esponenti politici, gente comune, è un convinto sostenitore dell'utilità dell'energia nucleare. Ma far finta di nulla e ritenere che le cose possano continuare senza cambiamenti sarebbe da sciocchi e da irresponsabili. Penso che anche il governo italiano debba porsi l'obiettivo di una seria riflessione. Insistere nel dire che nulla cambia nei programmi decisi è un errore, che non si colloca all'altezza delle richieste che oggi, giustamente, vengono dall'opinione pubblica.

Personalmente penso che l'energia nucleare continuerà ad avere un futuro. Nei Paesi che già la possiedono, compreso il Giappone disperatamente bisognoso di energia, la Cina, l'India, gli Usa, molti Stati europei ed extraeuropei e nei Paesi in cui si realizzeranno reattori nucleari di concezione sempre più avanzata. Ma siamo a un giro di boa che non può essere sottovalutato.

Se questo avverrà, sarà solo dopo che una profonda riconsiderazione di tutto il settore sia stata fatta. Come già, in questi giorni, in Paesi come la Svizzera e la Germania. Dichiarare da parte nostra un'analoga pausa di riflessione sarebbe cosa saggia. È una responsabilità che tocca ai governi di tutto il mondo. L'Europa ha iniziato e forse proprio dalle e con le Istituzioni europee può essere delineato il ruolo e lo spazio dell'energia nucleare nella futura politica energetica europea. Che non è certo affare di un singolo stato. Può anzi essere l'occasione per immaginare un percorso che porti ad un'Agenzia di Sicurezza sovranazionale, come la NRC americana che ha competenza su tutti gli Stati dell'Unione. Avanzi il governo italiano questa proposta. Occorre quindi tempo per decidere con coscienza e cautela. Per fare un bilancio ragionato di ciò che è successo in Giappone e come sempre imparare dagli errori, per fare una valutazione del livello di sicurezza degli impianti esistenti, per verificare gli standard delle future tecnologie.

Ciò che succede è una gran brutta notizia per l'ambiente. Per le conseguenze dell'incidente nucleare, per la devastazione ambientale a cui è stato sottoposto il Giappone dalla distruzione di impianti chimici, raffinerie, infrastrutture energetiche, comprese quelle rinnovabili come l'idroelettrico. Ma anche perché, come già previsto da tutte le agenzie internazionali, aumenterà ulteriormente il ricorso ai combustibili fossili in tutto il mondo. Carbone in primo luogo.

Sappiamo quanto questo problema sia accentuato in Italia, dipendente dai combustibili fossili e dall'energia nucleare da importazione, per circa l'80% del suo fabbisogno. È un problema storico che ci rende fragilissimi, come ci mostrano gli avvenimenti in corso nei Paesi da cui abitualmente ci riforniamo. Ma per ridisegnare la nostra politica energetica, stretta fra colonne d'Ercole che sembrano insuperabili, c'è bisogno di un largo consenso e di lasciarci aperta, con senso di responsabilità, ogni strada per il futuro.

Chicco Testa

17 marzo 2011

 

 

L'opzione nucleareL'analisi

Le opposte retoriche

e la scelta (calcolata) per l'energia

Ora il governo deve dichiarare costi e benefici delle diverse opzioni

L'opzione nucleareL'analisi

Le opposte retoriche

e la scelta (calcolata) per l'energia

Ora il governo deve dichiarare costi e benefici delle diverse opzioni

Il disastro nucleare giapponese sta alimentando nelle opinioni pubbliche occidentali due estremismi speculari: la condanna immediata e senza appello della produzione di energia elettrica dall'atomo e la fiducia illimitata nella scienza identificata nell'ingegneria nucleare e non, per dire, nel solare termodinamico. Entrambe le posizioni si nobilitano vantando il monopolio della razionalità e con ciò immaginando di condizionare la politica. Ma si tratta soltanto di retoriche giustapposte. Meglio sarebbe stare ai fatti e su questi ragionare, governando e rispettando le emozioni delle persone perché, come ognun sa, il cuore riesce talvolta a leggere dove il cervello tentenna.

Il primo dato di fatto è che, contrariamente alla propaganda di parte, il nucleare pesa sempre meno nella produzione energetica del pianeta. Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia di Vienna, negli ultimi 12 anni il suo contributo è sceso dal 17,2 al 14%. La prima e crescente fonte energetica il carbone salito dal 38,4% al 40,3%. La seconda fonte energetica è il gas, balzato dal 15,8 al 20,8%. Il petrolio, invece, è in disuso essendo calato dall'8,9 al 4,7%, anche se è ora prevedibile una certo recupero perché il Giappone in emergenza riaprirà parecchie vecchie centrali. Sempre rilevante, ancorché fisiologicamente in calo dal 18,3 al 16,6%, il peso dell'idroelettrico, mentre raddoppia dall'1,4 al 3,3% l'apporto delle altre fonti rinnovabili.

Tutto questo significa che il mondo va avanti sempre di più con le fonti fossili. Può non piacere. A chi scrive, che al referendum del 1987 votò no all'uscita dal nucleare, non piace. Ma questa è la realtà. A regime l'Italia produrrà 10 miliardi di chilowattora con il fotovoltaico, sussidiato per 88 miliardi di euro in 20 anni o per circa 60 se si attualizzano i flussi, mentre l'Enel a Porto Tolle farà 14 miliardi di chilowattora con il carbone e senza incentivi. E intanto il Paese litiga ferocemente sul nulla, contrapponendo un nucleare di là da venire (le regioni sono contro; l'Enel non ha ancora rivelato i suoi piani) a fonti rinnovabili di modesta resa.

Poiché l'effetto serra è un problema globale, si potrebbe confrontare di quanto nel mondo lo si possa ridurre usando meglio la fonte più impopolare, il carbone, e di quanto possa venir ridotto con l'eolico o il solare, frazioni della frazione delle "altre rinnovabili".

Dal governo nazionale, invece, ci si attende che metta nero su bianco i costi e i benefici delle diverse opzioni anziché tenere i piedi nelle scarpe di tutte le lobby, dall'atomo al sole, e cambiare tre volte in 8 mesi le norme, com'è avvenuto sul fotovoltaico, prima promettendo incentivi stellari a tutti, poi tagliando di colpo e infine rinviando le decisioni seppellendo in un colpo solo la certezza del diritto e la politica industriale.

Più in generale, governo e accademia dovrebbero forse chiarire la qualità dei nuovi posti di lavoro e il loro costo per la collettività in termini di incentivi. Magari tenendo presente che l'Iri assorbì fondi di dotazione per 37 mila miliardi di lire, ovvero 19 miliardi di euro, in 63 anni di storia nei quali diede lavoro a centinaia di migliaia di persone dirette e un'infinità indirette.

Poi però chiediamoci anche perché il nucleare si sia fermato, dopo i primi successi legati anche alla gioia di poter fare un uso civile di una tecnologia militare terribile. Ora riprenderà? Esistono nuovi progetti, certo. Cina, India, Brasile. Ma quale sarà la loro incidenza tra 20-30 anni rispetto alle fonti fossili e alle rinnovabili? Il nucleare sarà parte della soluzione o parte del problema? Negli anni Novanta, a congelare i progetti nucleari è stata certo la paura di altre Chernobyl, ma anche e soprattutto la loro onerosità. Il nucleare ha un altissimo costo d'investimento che varia anche da sito a sito e un basso costo d'esercizio. Il prezzo del chilowattora nucleare dipende dai tassi, a cui si finanzia l'investimento, e si confronta con quelli dell'energia da altre fonti. Oggi, con il barile oltre i 100 dollari e i tassi ancora bassi, il nucleare conviene. Ma per lunghi anni il barile ha quotato sotto i 30 dollari. Tornasse verso quei dintorni e risalissero i tassi, il nucleare diventerebbe una nuova tassa. Non è detto che un po' di nucleare non debba essere fatto nonostante la paura, ma il governo, i cui esponenti affollano i talk show televisivi parlando senza sapere, deve prima mettere le carte in tavola. Se le ha. Non sarà tempo sprecato.

Massimo Mucchetti

17 marzo 2011

 

 

 

GIAPPONE, Allarme nella capitale: fa freddo, consumi alle stelle

"Italiani, via subito dalle zone colpite" Tokyo rischia il black out totale

L'ambasciata invita "vivamente" i connazionali "ad allontanarsi". Usa: via al rimpatrio degli americani

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Wikileaks: L'Aiea avvertì Tokyo, 2 anni fa (16 marzo 2011)

*

Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6 Reattore in fiamme, acqua col cannone

(16 marzo 2011)

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

MULTIMEDIA: video e foto

GIAPPONE, Allarme nella capitale: fa freddo, consumi alle stelle

"Italiani, via subito dalle zone colpite" Tokyo rischia il black out totale

L'ambasciata invita "vivamente" i connazionali "ad allontanarsi". Usa: via al rimpatrio degli americani

(Ap)

(Ap)

MILANO - A Fuhushima, nell'impianto nucleare danneggiato dal terremoto che ha colpito il Giappone lo scorso 11 marzo, è ormai una corsa contro il tempo. Gli elicotteri dell'esercito nipponico continuano a gettare tonnellate d'acqua sui reattori surriscaldati della centrale e il governo giapponese ha spiegato che la messa in sicurezza del reattore n.3 di Fukushima "è la priorità", vista la pressione registrata in aumento con uscita di vapore proprio dal reattore potenzialmente più pericoloso. Il bilancio del sisma e dello tsunami intanto cresce. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento di Polizia, tra morti e dispersi si è arrivato a quota 15.023. I morti accertati sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo.

RISCHIO BLACK OUT- In queste ore il Giappone e Tokyo in particolare devono fare i conti anche con un'altra emergenza. La parte orientale del Paese, infatti, potrebbe risentire di una sospensione dell'energia elettrica su larga scala se non si procede a una riduzione dei consumi, visto che la produzione è limitata a causa del blocco di una serie di centrali danneggiate dal devastante sisma. L'ondata di freddo che ha colpito tutto il Giappone orientale ha prodotto un picco nei consumi nonostante le interruzioni pianificate dell'erogazione che sono state avviate da alcuni giorni. "Questa mattina già il consumo era quasi uguale alla prduzione. Questo significa che stasera e questa notte, al momento dei picchi tradizionali di consumo, il fabbisogno supererà di molto l'offerta e potrebbe provocare un imprevedibile black out su ampia scala", ha detto il ministro dell'Industria di Tokyo Banri Kaieda.

Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima

USA E ITALIA - La preoccupazione degli Stati Uniti per quanto sta avvenendo in Giappone cresce. L'amministrazione a stelle e strisce ha lanciato un allarme secondo il quale la situazione è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Il presidente Barack Obama ha parlato al telefono con il premier giapponese Naoto Kan, assicurandogli "tutto l'appoggio necessario" da parte dell'amministrazione a stelle e strisce. Intanto, l'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate in ambasciata confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Anche il Dipartimento di Stato Usa ha autorizzato mercoledì sera i familiari del suo personale diplomatico a lasciare il Giappone. Si tratta di un cambiamento di atteggiamento da parte americana rispetto all'emergenza nucleare nel Paese asiatico.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

INDIRIZZI E-MAIL - Nell'ultimo avviso sullo stato della crisi legata alla centrale nucleare, l'ambasciata italiana ha rinnovato "vivamente la richiesta di far urgentemente pervenire via e-mail agli indirizzi: consular.tokyo esteri.it e ambasciata.tokyo esteri.it i nominativi dei membri del nucleo familiare che sono già partiti, nonché di avvertire, sempre via email allo stesso indirizzo, questa ambasciata nel momento in cui lascerete il Paese". Infine, si legge nell'avviso, "vi preghiamo di segnalarci presenze di italiani temporaneamente presenti e quindi non registrati in ambasciata, se possibile dandoci il loro indirizzo email".

LA CINA - Nel frattempo, si muove anche Pechino. Il governo cinese vuole infatti da Tokyo informazioni in tempi rapidi su ogni eventuale sviluppo della fuoriuscita di radiazioni dalla centrale di Fukushima. "Il mondo segue con grande attenzione la crisi nucleare in Giappone, e il Giappone sta adottando misure di emergenza per farvi fronte", ha detto a un briefing per la stampa la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Jiang Yu.

SI INFIAMMA LO YEN - in Borsa lo yen intanto vola. E il governo giapponese accusa gli speculatori di aver provocato una fiammata storica della moneta, che potrebbe peggiorare la situazione delle imprese esportatrici giapponesi che già soffrono le conseguenze del terremoto. Questa impennata della valuta giapponese può sembrare paradossale in quanto il Paese attraversa la peggiore crisi dalla fine della guerra. Gli investitori avrebbero scommesso su un rimpatrio di massa dei fondi detenuti dalle imprese di assicurazione all'estero per finanziare le indennità enormi per le vittime. Il ministro dell'Economia e della Politica fiscale, Kaoru Yosano, ha assicurato che si tratta di "voci prive di fondamento" e che gli assicuratori giapponesi, che hanno denaro a sufficienza, non avrebbero bisogno di vendere le attività detenute valuta estera. Ma gli operatori hanno acquistato ancora grandi quantità di yen, sperando di venderli più cari in seguito.

Redazione online

17 marzo 2011

 

 

aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4

Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6

Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme

Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4

Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6

Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme

Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv

(Reuters)

(Reuters)

MILANO - Continua la battaglia per tenere sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima, il cui sistema di raffreddamento è stato distrutto dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami. Radiazioni "estremamente forti, potenzialmente letali" sarebbero state registrate al reattore n. 4 della centrale nucleare di Fukushima: lo ha detto il responsabile statunitense per l'energia nucleare Gregory Jaczko. La vasca di stoccaggio del reattore 4 della centrale non contiene più acqua per effetto di livelli "estremamente elevati" di radiazioni, ha dichiarato il presidente dell'Autorità americana di controllo sul nucleare. Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, letali, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". E' l'ultimo atto di una giornata caratterizzata dai tentativi di far fronte all'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone.

LINEA ELETTRICA - La Tokyo Electric Power Company intanto riferisce di aver quasi terminato di sistemare una nuova linea elettrica che dovrebbe ripristinare l'elettricità alla centrale nucleare di Fukushima per riuscire a risolvere la crisi. Il portavoce della Tepco, Naoki Tsunoda, ha detto che il collegamento elettrico è quasi completo. I funzionari intendono provarlo "non appena possibile" ma non sono in grado di dire quando. Il nuovo collegamento elettrico dovrebbe riuscire a ripristinare le pompe, permettendo così un flusso stabile di acqua ai reattori e alle vasche di combustibile esausto, mantenendole fredde.

ANCORA SCOSSE - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6 è stata avvertita anche nella giornata di mercoledì nella zona orientale di Tokyo, dove gli edifici hanno tremato a lungo. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'Oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6.0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale. Dal terremoto di 9.0 gradi Richter di venerdì scorso si sono susseguite centinaia di scosse di assestamento, alcune anche molto potenti.

Altra scossa a Fukushima

UN NUOVO INCENDIO - Nel frattempo un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima 1. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole nel giro di 30 minuti, secondo quanto reso noto dall'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica. Ma intanto una colonna di fumo è cominciata a fuoriuscire dal reattore 3 anche se la gabbia non dovrebbe aver subito un grave danno, scrive l'agenzia di stampa Kyodo citando il governo. Secondo la Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, potrebbe trattarsi di vapore, e il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha affermato che sembra provenire dalla vasca di contenimento del reattore stesso: "Il contenitore ha un ugello di scarico", ha osservato, "ma, a parte quello, non dovrebbe uscire alcun gas". Edano ha dunque ipotizzato che la vasca possa aver subito danni. E infatti intorno alla centrale i livelli di radioattività si sono all'improvviso impennati, il personale è stato temporaneamente fatto sgomberare. L'impianto di Fukushima ha subito finora quattro esplosioni e due incendi. Ma il governo rassicura: le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima 1 non costituiscono "immediato rischio per la salute".

Le radiazioni fermano gli elicotteri

SORVOLI IN ELICOTTERO - La televisione pubblica giapponese Nhk ha trasmesso riprese in cui si mostrava un elicottero militare bi-rotore da carico in volo verso la centrale atomica di Fukushima 1, ma l'il velivolo, che avrebbe dovuto gettare acqua per raffreddare uno dei reattori, non è riuscito ad operare, probabilmente a causa degli alti livelli di radioattività. La polizia tenterà di raffreddare la vasca del reattore 4 usando un camion con cannone ad acqua, ha annunciato la tv pubblica Nhk. Per il momento, comunque, ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo citando l'amministrazione locale, nella prefettura di Fukushima l'acqua di rubinetto non contiene né iodio né cesio radioattivi, nonostante la fuga di radiazioni dalla centrale.

AIEA - I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4 ha affermato però il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che giovedì si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che giovedì gli elicotteri tenteranno di lanciare l'acqua sull'unità 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua forniti dagli Usa sul reattore numero 4 e, successivamente sul reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante".

SORVOLI CON AEREI SPIA SENZA PILOTA - Il governo giapponese avrebbe deciso quindi di accettare l'aiuto dell'esercito americano. Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già giovedì.

TIMORI PER IL MALTEMPO - Suscitano intanto preoccupazione anche le previsioni meteo a Fukushima. Infatti sono previsti neve e vento che dovrebbe soffiare verso sudovest, cioè verso Tokyo, per poi girare e dirigersi a ovest verso il mare. Questo fattore è importante perché mostra che direzione potrebbe prendere una possibile nube nucleare. Ma le condizioni meteo sono importanti anche per la gestione degli sfollati: quelli del Tohoku, in particolare, sono esposti a privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Si sono riuniti in centri di accoglienza, spesso scuole o altri edifici pubblici. Molti sono vecchi, molti sono bambini. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono infatti freddo e neve anche per i prossimi giorni.

Il discorso dell'imperatore in tv

IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE - A sorpresa poi l'imperatore giapponese Akihito ha rivolto un messaggio alla nazione trasmesso in tv in cui esprime "grande tristezza" per il sisma e lo tsunami di venerdì scorso, auspicando che sia "salvato il maggior numero di persone". "Provo grande tristezza per le vittime di sisma e tsunami: non si sa quanti saranno, ma spero che ne venga salvato anche uno solo in più", ha detto Akihito, in un raro messaggio alla Nazione trasmesso in tv. "Adesso, il problema è il nucleare e spero si risolva. I soccorsi vanno avanti, nel freddo. Mancano cibo e carburante e tutti sono in condizioni d'emergenza", ha aggiunto l'imperatore. "Prego per loro e perchè si esca dalla catastrofe: sono commosso da chi cerca di resistere e vivere - ha detto Akihito -. Un grazie agli stranieri, alla gente del Giappone e a tutti quelli che continuano a impegnarsi nelle operazioni di soccorso. Sono arrivati messaggi da tutto il mondo: mai rinunciare alla speranza".

ALLARME ANCORA DALL'UE - Sul fronte internazionale da segnalare che, come aveva detto già martedì, il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato di nuovo che è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento.

AVVISO DAGLI USA - Le autorità americane hanno invece raccomandato ai propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi. Anche i militari Usa che stanno prestando soccorso alla popolazione giapponese hanno avuto l'ordine di non avvicinarsi a più di 80 km dalla centrale. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima".

Sul fronte più strettamente politico il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato: "Quello che sta accadendo in Giappone solleva dubbi sui costi e sui rischi associati all' energia nucleare, ma dobbiamo dare delle risposte - ha detto la Clinton - noi ricaviamo il 20% della nostra energia adesso negli Stati Uniti dall'energia nucleare".

GLI ITALIANI - Continuano invece le polemiche sugli italiani in Giappone che chiedono di tornare, come i musicisti del "Il Maggio Musicale Fiorentino" che non riescono a partire da Tokyo e cresce la loro preoccupazione e quella dei loro parenti che li attendono in Italia. Tutto questo mentre la Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì. La Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi- il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. In tal senso, anche d'intesa con la Farnesina, non soltanto la compagnia di bandiera continua ad operare con piena capacità con 14 voli alla settimana sul Giappone (da oggi concentrati per ragioni tecniche sullo scalo internazionale di Osaka), ma è stata altresì introdotta la possibilità di acquistare biglietti di sola andata senza prenotazione, usufruendo di una speciale tariffa agevolata istituita per l'occasione. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo e l'Unità di Crisi della Farnesina restano operative h24 non soltanto per continuare a raccogliere e riscontrare segnalazioni di connazionali, ma anche per modulare la risposta ad eventuali nuove esigenze della nostra comunità in Giappone.

Maltempo nelle zone della tsunami

LA BORSA RECUPERAYEN DA RECORD - Intanto la Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%. La Banca centrale del Giappone ha iniettato nel mercato 3,5 trilioni di yen (43 miliardi di dollari) per cercare di attenuare l'impatto del terremoto. La mossa porta a 23 trilioni di yen (283 miliardi di dollari) la quota totale stanziata negli ultimi tre giorni dalla banca. Lo yen comunque ha continuato a guadagnare terreno sul dollaro. La valuta giapponese si apprezza e sale ai massimi dalla Seconda Guerra Mondiale nei confronti del biglietto verde. Lo yen è salito fino a 77,60 dollari. A spingere al rialzo la divisa nipponica è la convinzione che le società giapponesi, soprattutto banche e assicurazioni, incominceranno a rimpatriare asset denominati in yen per contribuire alla ricostruzione delle zone devastate dallo tsunami.

CONTROLLI SUI CIBI - Ma la crisi nucleare implica anche la possibilità di danni collaterali. L'inquinamento cioè di suolo, acqua e animali. L'Unione europea ha quindi già allertato i 27 Stati membri prescrivendo analisi dei livelli di radioattività su tutti i prodotti alimentari destinati all'uomo e agli animali. E in Italia il ministro della Salute Fazio ha annunciato "misure restrittive": si metterà al setaccio tutto ciò che riguarda il settore con data post terremoto. Si tratta in ogni caso, in Italia e in Europa, di una nicchia di mercato: l'import di prodotti alimentari è "minimo", secondo l'Ue, seppure in crescita. Anche chi ama il sushi, dunque, dovrebbe poter stare tranquillo: il pesce è locale, e le alghe potranno essere sostituite, quando già non lo sono, con quelle cinesi.

PRIMO GIORNALISTA CONTAMINATO - Da segnalare anche il caso del primo giornalista contaminato dalle radiazioni. Lester Holt, giornalista della Nbc di ritorno dal Giappone, dove aveva coperto la catastrofe del terremoto e la crisi nucleare, ha rivelato nel suo show mercoledì di essere stato contaminato. Tracce di radiazioni, di bassa intensità, sono state riscontrate su di lui e anche su alcuni collaboratori della sua troupe.

Redazione Online

16 marzo 2011(ultima modifica: 17 marzo 2011)

 

 

 

 

 

 

2011-03-16

aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4

Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6

Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme

Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

aiea: situazione preoccupante ai reattori numero 3 e 4

Tokyo, nuova scossa di magnitudo 6

Reattore n. 4 senz'acqua, Usa in allarme

Esplosione nel reattore numero quattro a Fukushima. Giovedì droni Usa sulla centrale. Parla l'Imperatore in tv

(Reuters)

(Reuters)

MILANO - Continua la battaglia per tenere sotto controllo la centrale nucleare di Fukushima, il cui sistema di raffreddamento è stato distrutto dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami. Radiazioni "estremamente potenti" sarebbero state registrate al reattore n. 4 della centrale nucleare di Fukushima: lo ha detto il responsabile statunitense per l'energia nucleare Gregory Jaczko. La vasca di stoccaggio del reattore 4 della centrale non contiene più acqua per effetto di livelli "estremamente elevati" di radiazioni, ha dichiarato il presidente dell'Autorità americana di controllo sul nucleare. Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, letali, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". E' l'ultimo atto di una giornata caratterizzata dai tentativi di far fronte all'emergenza nucleare che sta vivendo il Giappone.

LINEA ELETTRICA - La Tokyo Electric Power Company intanto riferisce di aver quasi terminato di sistemare una nuova linea elettrica che dovrebbe ripristinare l'elettricità alla centrale nucleare di Fukushima per riuscire a risolvere la crisi. Il portavoce della Tepco, Naoki Tsunoda, ha detto che il collegamento elettrico è quasi completo. I funzionari intendono provarlo "non appena possibile" ma non sono in grado di dire quando. Il nuovo collegamento elettrico dovrebbe riuscire a ripristinare le pompe, permettendo così un flusso stabile di acqua ai reattori e alle vasche di combustibile esausto, mantenendole fredde.

ANCORA SCOSSE - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6 è stata avvertita anche nella giornata di mercoledì nella zona orientale di Tokyo, dove gli edifici hanno tremato a lungo. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'Oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6.0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale. Dal terremoto di 9.0 gradi Richter di venerdì scorso si sono susseguite centinaia di scosse di assestamento, alcune anche molto potenti.

Altra scossa a Fukushima

UN NUOVO INCENDIO - Nel frattempo un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima 1. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole nel giro di 30 minuti, secondo quanto reso noto dall'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica. Ma intanto una colonna di fumo è cominciata a fuoriuscire dal reattore 3 anche se la gabbia non dovrebbe aver subito un grave danno, scrive l'agenzia di stampa Kyodo citando il governo. Secondo la Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, potrebbe trattarsi di vapore, e il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha affermato che sembra provenire dalla vasca di contenimento del reattore stesso: "Il contenitore ha un ugello di scarico", ha osservato, "ma, a parte quello, non dovrebbe uscire alcun gas". Edano ha dunque ipotizzato che la vasca possa aver subito danni. E infatti intorno alla centrale i livelli di radioattività si sono all'improvviso impennati, il personale è stato temporaneamente fatto sgomberare. L'impianto di Fukushima ha subito finora quattro esplosioni e due incendi. Ma il governo rassicura: le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima 1 non costituiscono "immediato rischio per la salute".

Le radiazioni fermano gli elicotteri

SORVOLI IN ELICOTTERO - La televisione pubblica giapponese Nhk ha trasmesso riprese in cui si mostrava un elicottero militare bi-rotore da carico in volo verso la centrale atomica di Fukushima 1, ma l'il velivolo, che avrebbe dovuto gettare acqua per raffreddare uno dei reattori, non è riuscito ad operare, probabilmente a causa degli alti livelli di radioattività. La polizia tenterà di raffreddare la vasca del reattore 4 usando un camion con cannone ad acqua, ha annunciato la tv pubblica Nhk. Per il momento, comunque, ha scritto l'agenzia di stampa Kyodo citando l'amministrazione locale, nella prefettura di Fukushima l'acqua di rubinetto non contiene né iodio né cesio radioattivi, nonostante la fuga di radiazioni dalla centrale.

AIEA - I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4 ha affermato però il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che giovedì si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che giovedì gli elicotteri tenteranno di lanciare l'acqua sull'unità 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua forniti dagli Usa sul reattore numero 4 e, successivamente sul reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante".

SORVOLI CON AEREI SPIA SENZA PILOTA - Il governo giapponese avrebbe deciso quindi di accettare l'aiuto dell'esercito americano. Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già giovedì.

TIMORI PER IL MALTEMPO - Suscitano intanto preoccupazione anche le previsioni meteo a Fukushima. Infatti sono previsti neve e vento che dovrebbe soffiare verso sudovest, cioè verso Tokyo, per poi girare e dirigersi a ovest verso il mare. Questo fattore è importante perché mostra che direzione potrebbe prendere una possibile nube nucleare. Ma le condizioni meteo sono importanti anche per la gestione degli sfollati: quelli del Tohoku, in particolare, sono esposti a privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Si sono riuniti in centri di accoglienza, spesso scuole o altri edifici pubblici. Molti sono vecchi, molti sono bambini. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono infatti freddo e neve anche per i prossimi giorni.

Il discorso dell'imperatore in tv

IL MESSAGGIO DELL'IMPERATORE - A sorpresa poi l'imperatore giapponese Akihito ha rivolto un messaggio alla nazione trasmesso in tv in cui esprime "grande tristezza" per il sisma e lo tsunami di venerdì scorso, auspicando che sia "salvato il maggior numero di persone". "Provo grande tristezza per le vittime di sisma e tsunami: non si sa quanti saranno, ma spero che ne venga salvato anche uno solo in più", ha detto Akihito, in un raro messaggio alla Nazione trasmesso in tv. "Adesso, il problema è il nucleare e spero si risolva. I soccorsi vanno avanti, nel freddo. Mancano cibo e carburante e tutti sono in condizioni d'emergenza", ha aggiunto l'imperatore. "Prego per loro e perchè si esca dalla catastrofe: sono commosso da chi cerca di resistere e vivere - ha detto Akihito -. Un grazie agli stranieri, alla gente del Giappone e a tutti quelli che continuano a impegnarsi nelle operazioni di soccorso. Sono arrivati messaggi da tutto il mondo: mai rinunciare alla speranza".

ALLARME ANCORA DALL'UE - Sul fronte internazionale da segnalare che, come aveva detto già martedì, il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato di nuovo che è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento.

AVVISO DAGLI USA - Le autorità americane hanno invece raccomandato ai propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi. Anche i militari Usa che stanno prestando soccorso alla popolazione giapponese hanno avuto l'ordine di non avvicinarsi a più di 80 km dalla centrale. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima".

Sul fronte più strettamente politico il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha dichiarato: "Quello che sta accadendo in Giappone solleva dubbi sui costi e sui rischi associati all' energia nucleare, ma dobbiamo dare delle risposte - ha detto la Clinton - noi ricaviamo il 20% della nostra energia adesso negli Stati Uniti dall'energia nucleare".

GLI ITALIANI - Continuano invece le polemiche sugli italiani in Giappone che chiedono di tornare, come i musicisti del "Il Maggio Musicale Fiorentino" che non riescono a partire da Tokyo e cresce la loro preoccupazione e quella dei loro parenti che li attendono in Italia. Tutto questo mentre la Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì. La Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi- il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. In tal senso, anche d'intesa con la Farnesina, non soltanto la compagnia di bandiera continua ad operare con piena capacità con 14 voli alla settimana sul Giappone (da oggi concentrati per ragioni tecniche sullo scalo internazionale di Osaka), ma è stata altresì introdotta la possibilità di acquistare biglietti di sola andata senza prenotazione, usufruendo di una speciale tariffa agevolata istituita per l'occasione. L'Ambasciata d'Italia a Tokyo e l'Unità di Crisi della Farnesina restano operative h24 non soltanto per continuare a raccogliere e riscontrare segnalazioni di connazionali, ma anche per modulare la risposta ad eventuali nuove esigenze della nostra comunità in Giappone.

Maltempo nelle zone della tsunami

LA BORSA RECUPERA - Intanto la Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%. La Banca centrale del Giappone ha iniettato nel mercato 3,5 trilioni di yen (43 miliardi di dollari) per cercare di attenuare l'impatto del terremoto. La mossa porta a 23 trilioni di yen (283 miliardi di dollari) la quota totale stanziata negli ultimi tre giorni dalla banca.

CONTROLLI SUI CIBI - Ma la crisi nucleare implica anche la possibilità di danni collaterali. L'inquinamento cioè di suolo, acqua e animali. L'Unione europea ha quindi già allertato i 27 Stati membri prescrivendo analisi dei livelli di radioattività su tutti i prodotti alimentari destinati all'uomo e agli animali. E in Italia il ministro della Salute Fazio ha annunciato "misure restrittive": si metterà al setaccio tutto ciò che riguarda il settore con data post terremoto. Si tratta in ogni caso, in Italia e in Europa, di una nicchia di mercato: l'import di prodotti alimentari è "minimo", secondo l'Ue, seppure in crescita. Anche chi ama il sushi, dunque, dovrebbe poter stare tranquillo: il pesce è locale, e le alghe potranno essere sostituite, quando già non lo sono, con quelle cinesi.

Redazione Online

16 marzo 2011

 

 

IL REPORTAGE - Elicotteri per raffreddare gli impianti

Ingegneri, operai, impiegati

I 50 eroi di Fukushima

Uno scoppio e due incendi nella centrale: evacuati 750 addetti, quattro dispersi

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

IL REPORTAGE - Elicotteri per raffreddare gli impianti

Ingegneri, operai, impiegati

I 50 eroi di Fukushima

Uno scoppio e due incendi nella centrale: evacuati 750 addetti, quattro dispersi

Dal nostro inviato Giusi Fasano

 

FUKUSHIMA - Cinquanta uomini per vincere contro il "mostro" atomico. Cento mani e cento occhi per tenerlo a bada mentre il mondo lo guarda e trattiene il fiato. Sono i lavoratori della Compagnia elettrica di Tokyo, la Tepco, e sono gli unici rimasti nella centrale nucleare di Fukushima. Tocca a loro fare quello che fino a ieri mattina hanno fatto in ottocento e cioè raffreddare il più possibile le barre di combustibile nucleare dei reattori ed evitare altri scoppi o, peggio, la fusione del nucleo.

I 50 eroi di Fukushima

Sfiniti da turni massacranti di cui non si vede la fine, terrorizzati dall'incubo della contaminazione, camminano sull'orlo di un baratro ogni santo giorno da venerdì scorso, bardati nelle loro tute, con le facce nascoste dalle maschere. Si dice che abbiano alzato la mano per offrirsi volontari quando ieri mattina, dopo l'esplosione devastante al reattore numero 2, si è trattato di stabilire chi doveva rimanere e chi no. Cinquanta piccoli Ulisse davanti a un Polifemo che sbuffa senza sosta, da tre giorni, vapore e fumo radioattivo. La catastrofe che il mondo intero teme, loro la guardano da un passo, la captano dai rumori sinistri che arrivano dai sei reattori dell'impianto. L'hanno immaginata, ieri mattina, quando l'acqua dai riflessi blu ha cominciato a ribollire nella piscina atomica del reattore numero 2. Se l'ebollizione dovesse far evaporare tutto il liquido, le barre di combustibile nucleare sarebbero esposte all'atmosfera e sarebbe molto alto il rischio di una nuvola carica di radiazioni. La parola d'ordine è stata raffreddare, raffreddare, raffreddare. E per il momento hanno vinto loro, i nostri cinquanta eroi. L'acqua non bolle più, le barre per ora non sono scoperte. Ma si sta ipotizzando di far arrivare già all'alba l'acqua anche con gli elicotteri e di sganciarla dall'alto, in particolare sul quarto reattore della centrale nucleare di Fukushima, dove l'ultima esplosione di ieri ha provocato una crepa nell'edificio-contenitore e dove due dipendenti potrebbero essere dispersi. La stanchezza avanza, si fa spazio in mezzo ai guai, uno più preoccupante dell'altro. Per esempio quel benedetto reattore numero 4 che sembrava starsene tranquillo fino a ieri: all'improvviso lo hanno visto andare a fuoco e loro, i cinquanta tecnici antimostro, si sono trovati stretti fra le fiamme - che hanno liberato una quantità sconosciuta di radiazioni direttamente nell'atmosfera - e l'esposizione alla radioattività salita ben oltre i limiti consentiti nel giro di pochi minuti. Nella sala di controllo il livello delle radiazioni è diventato altissimo e per evitarle il più possibile hanno organizzato squadre di copertura a tempo: pochi minuti a testa finché il cinquantesimo non ha finito il suo turno, poi si ricomincia. Per dividere in parti uguali gli agguati di quel nemico invisibile. Alle 23 ora italiana c'era un nuovo incendio da domare ma, in nottata, l'agenzia di sicurezza nucleare giapponese ha dichiarato che "le fiamme sembrano essersi spente da sole". Il sonno arriva quando si può, per gli irriducibili della centrale di Fukushima I. Nello spazio immenso dell'impianto, cinquanta uomini sono puntini che si confondono con il grigio scuro delle fotografie scattate dagli elicotteri, sono sagome minuscole perdute sotto i pennacchi di fumo dei reattori scoppiati o incendiati. Il panorama è spettrale, l'umore è quel che si può. "Che ne sarà di loro?" si chiedono i 750 compagni di lavoro evacuati ieri mattina. E che succederà al Fukushima I?

Le radiazioni fermano gli elicotteri

La verità è che più passa il tempo più la situazione sembra fuori controllo. L'impianto atomico è un produttore continuo di angoscia e non c'è falla che si tamponi senza che se ne aprano altre due-tre.

Prendi la giornata di ieri. I reattori numero 1 e 3 "sono spenti e con il raffreddamento degli elementi di combustibile in funzione" è la buona notizia del primo mattino. Ma ce n'è una valanga di cattive. L'esplosione al reattore numero 2, l'incendio al numero 4, i reattori 5 e 6 in condizioni di non sicurezza, radiazioni in crescita in una vasta zona attorno alla centrale. E ancora: la fascia di evacuazione estesa da 20 a 30 chilometri di raggio e, non ultimo, c'è il rischio che prenda fuoco il carburante nucleare esausto e che quindi si crei una gigantesca nube radioattiva.

"Perfino il cielo non ci aiuta", è il commento amaro del soldato Minoru ai microfoni di una tivù locale prima di saltare su un mezzo militare che dall'aeroporto di Sukagawa lo porterà ai confini della zona proibita di Fukushima. Parla delle previsioni del tempo, Minoru. Piove o nevica lungo tutta la fascia dove invece sarebbe benvenuto il sole, sia per le operazioni dei soccorritori sia per evitare che gli elementi radioattivi ricadano al suolo. "Al diavolo la pioggia, ce la faremo anche questa volta" promette lui. "Il popolo giapponese ce l'ha sempre fatta". Sembra più scoraggiato del suo soldato il premier Naoto Kan. Ieri ha detto che "il pericolo di ulteriori perdite radioattive è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Cosa difficile anche per i serafici giapponesi dopo che Yukio Edano, il suo portavoce che "contrariamente a quello che è successo finora, non vi è dubbio che i livelli attuali possano incidere sulla salute umana". Una signora dal nome impronunciabile che guarda l'appello di Edano sul computerino di suo figlio mentre è in fila per prendere un autobus a Fukushima City, dice che "se sono arrivati a dare il consiglio di non stendere i panni all'esterno è chiaro che la situazione è grave...". Sì, ma quanto grave? È un alternarsi continuo di rassicurazioni seguite da allarmi. Il panico, mai ostentato nemmeno dalla gente che vive nelle vicinanze della centrale atomica, si misura soltanto con gli scaffali semivuoti nei supermarket di tutta l'area est della prefettura di Fukushima e con le code per fare scorte alimentari in vista di giorni da passare chiusi in casa.

Tokyo, città semideserta

Lungo la strada statale principale che passa alle spalle della centrale, il serpentone di auto dirette a sud cresce di ora in ora, tutti in fila per l'aeroporto di Sukagawa oppure per scendere fino a Tokyo, Osaka, Kyoto, purché lontano da qui. E come se tutto questo non bastasse c'è da fare i conti ogni giorno con scosse di assestamento che in alcuni casi sono davvero spaventose. Lo era quella di ieri sera alle 22.30 (in Italia le 14.30) che l'Agenzia meteorologica giapponese ha misurato come 6.4 della scala Richter, epicentro a dieci chilometri di profondità nell'Oceano Pacifico, davanti alla costa della prefettura di Shizuoka (a sud di Tokyo). A Fukushima, dove si è sentita nettamente benché ci siano 300 chilometri di distanza, è stato un nuovo sussulto di ansia: le strutture non possono permettersi altre spallate. È già fin troppo difficile così per i cinquanta Ulisse isolati dal mondo. Avranno certo saputo, ieri pomeriggio, che il livello di gravità della crisi atomica è stato aggiornato da 5 a 6 su una scala che arriva fino a 7 e che ha soltanto due precedenti gravi: l'incidente di Chernobyl (livello 7) e quello di Three Mile Island (livello 5). Quindi Fukushima è il secondo caso più grave della storia nucleare, un record terrificante, che dà i brividi. Da "fuori", dove finisce il confine fra la Fukushima pericolosa e quella no, arriva alla fine di una giornata quantomai drammatica, la parola che nessuno dei cinquanta vorrebbe mai sentire, "apocalisse". La usa il commissario Ue per l'Energia, Guenther Oettinger, parlando a Bruxelles della crisi nucleare in Giappone. Quella parola passa veloce, come pioggia sull'impermeabile.

C'è da pompare acqua dal mare per raffreddare le barre di combustibile, Oettinger merita solo un pensiero di passaggio fra la fatica e la paura. Non è ancora tempo di resa per cento mani e cento occhi al lavoro. L'"apocalisse", qui a Fukushima, è ancora una parola vietata.

Giusi Fasano

16 marzo 2011

 

 

gli esperti giapponesi: "SBAGLIATI I PARAGONI CON Chernobyl e Three Miles Island"

Fukushima, danni al cuore del reattore 2

Il commissario Ue : "È un'apocalisse"

Oettinger: situazione fuori controllo.

Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

gli esperti giapponesi: "SBAGLIATI I PARAGONI CON Chernobyl e Three Miles Island"

Fukushima, danni al cuore del reattore 2

Il commissario Ue : "È un'apocalisse"

Oettinger: situazione fuori controllo.

Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute"

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

MILANO- Cresce, se possibile, l'allarme sulla crisi nucleare in Giappone. "Un'apocalisse". Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione.

NUOVO INCENDIO - Un nuovo incendio si è sviluppato al reattore n. 4 della centrale nucleare giapponese di Fukushima, a poche ore da un'esplosione che già aveva provocato un primo incendio. L'incendio è stato posto "sotto controllo dopo alcune ore" ha comunicato la Tepco, l'ente gestore dell'impianto. Nella centrale nucleare sono rimasti una cinquantina di tecnici a combattere contro il tempo e contro l'emergenza nucleare. Settecentocinquanta persone sono state evacuate a causa delle fughe radioattive. I livelli di radiazioni nell'area non sono stati comunicati. Ore prima si annunciava che le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima erano troppo elevate perché gli esperti della Tepco vi potessero restare a lavorare.

SPEGNIMENTO AUTOMATICO - Un'apocalisse si ripete da più parti. Ma, dicono gli esperti giapponesi, non si possono fare paragoni con Chernobyl. "Quando c'è stato il terremoto, i reattori della centrale di Fukushima Daiichi si sono spenti automaticamente", ha detto Atsushi Takeda, esperto nucleare giapponese che ha spiegato l'entità dei rischi alla centrale di Fukushima all'emittente giapponese Nhk. "Il problema si è verificato solo quando c'è stato il mancato raffreddamento dei reattori. Questo incidente è ben diverso da quelli occorsi a Chernobyl e a Three Miles Island che sono avvenuti quando il reattore era ancora in funzione. Adesso bisogna lavorare con tutti i mezzi possibili per raffreddare i reattori. Se si riuscirà a fare questo, il problema sarà risolto".

NUOVA FORTE SCOSSA - Il giudizio "apocalittico" di Oettinger arriva dopo una giornata segnata da una nuova forte scossa di terremoto che si è aggiunta alle tante di assestamento registrate in questi giorni. Attorno alle 22,30 ora locale (le 14,30 in Italia) i sismografi hanno registrato un evento di magnitudo 6.4, inferiore ai 9 del sisma di venerdì scorso ma superiore per intensità a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che fu di 5.9. La scossa è stata così forte da essere avvertita anche a Tokyo, dove diversi edifici hanno tremato. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka.

L'AREA DI SICUREZZA - Nel frattempo, il livello delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di quatto giorni fa, è "considerevolmente aumentato" e per questo motivo la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan, assicurando che il governo sta predisponendo tutti i necessari piani per l'assistenza della popolazione. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto un vero e proprio coprifuoco per motivi precauzionali, anche se pure per i residenti in quest'area non viene esclusa l'opzione dell'allontanamento. Successivamente alcuni rappresentanti del governo hanno parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine, ma le notizie che arrivano dal Giappone da questo punto di vista sono contraddittorie. L'attenzione resta alta e dall'estero si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo: l'autorità francese per la sicurezza nucleare sostiene che il livello di rischio è a quota 6 della scala di riferimento internazionale Ines che arriva ad un massimo di 7 (quello, per intendersi, registrato in occasione dell'incidente di Chernobyl). La valutazione dell'Ispra, l'istituto italiano che si occupa anche di sicurezza nucleare, valuta invece a 5 tale livello. Le autorità giapponesi avevano invece sempre parlato di un livello 4.

"IMPOSSIBILE LAVORARE" - Il nodo riguarda la centrale di Fukushima, dove si sono registrate nuove esplosioni. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove secondo l'Agenzia atomica internazionale, la Aiea, si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area è stata investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". I tecnici hanno cercato di fare il possibile per contenere i danni ma secondo quanto riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perché "gli esperti della Tepco vi possano lavorare".

"Rischio apocalisse"

DANNI AL NOCCIOLO DEL REATTORE 2 - L'Aiea ha detto che l'esplosione nel reattore 2 "potrebbe aver compromesso l'integrità della sua principale struttura di contenimento". Secondo l'agenzia, le strutture di contenimento dei reattori 1 e 3 sembrano intatte nonostante le esplosioni. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all'interno del quale si trovano le barre di combustibile. "Al momento, a quanto risulta, sarebbero ancora intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile", ha spiegato Stefano Monti, direttore dell'Unità metodi di sicurezza dei reattori dell'Enea. I reattori delle centrali Fukushima Daini, Onagawa, e Tokai sono invece in condizioni stabili e sicure, ha detto l'Aiea. Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto successivamente che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna.

ACQUA DALL'ELICOTTERO - Intanto Tepco, l'operatore della Fukushima Daiichi, ha detto che si sta valutando la possibilità di versare acqua da un elicottero sulla vasca di combustibile nucleare esausto del reattore numero 4, ormai esposta all'aria aperta. Infatti potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti della compagnia, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo.

COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto l'incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione.

Una città quasi "fantasma"

IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri.

RISCHIO DANNI PER LA SALUTE - Il governo nipponico qualcosa comincia ad ammettere. Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione, ha spiegato successivamente da Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8.

MARINAI USA - Paura anche tra i militari Usa che stanno soccorrendo la popolazione. Altri soldati sono stati esposti a bassi livelli di radiazioni e sono stati sottoposti a processi di decontaminazione dopo aver consegnato cibo, acqua e coperte alle vittime di terremoto e tsunami. L'esercito ha anche detto che sta mandando altre navi al largo della costa occidentale invece che su quella orientale. Questo per evitare i rischi di grandi detriti sparsi nell'oceano dallo tsunami della settimana scorsa e per restare lontani dal rilascio di radiazioni dai reattori nucleari danneggiati.

LO STOP AI VOLI - Intanto alcune grandi compagnie aeree stanno decidendo di interrompere i propri voli per Tokyo per evitare di esporre il personale alle radiazioni. Lufthansa ha deciso di deiviare gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli, inoltre, fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia. E anche l'Air China, la compagnia di bandiera cinese, ha deciso di cancellare alcuni voli verso il Giappone, anche se si tratta di una decisione solo transitoria, seppure nata dallo stesso presupposto di Lufthansa, ovvero dalla volontà di non lasciare i velivoli parcheggiati di notte in Giappone. Non cambia invece i propri programmi, almeno per ora, Alitalia: l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, ha spiegato che "ad oggi i nostri voli sono regolari e tutti pieni". L'unica misura precauzionale, ha precisato, riguarda per il momento i piloti che volano verso il Giappone: "Viaggiamo con il doppio equipaggio per tornare senza dover pernottare in Giappone". Alitalia gestisce 14 voli la settimana verso Tokyo Narita, 10 da Roma e 4 da Malpensa, mentre sono 4 i voli settimanali verso Osaka.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre 11.000 il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami.

Redazione Online

15 marzo 2011(ultima modifica: 16 marzo 2011)

 

Cosa è cambiato con l'ultimo scoppio: danni a 2 gusci di contenimento

Ora il nocciolo è meno protetto

dal muro di cemento e acciaio

Nei pressi del reattore registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

Cosa è cambiato con l'ultimo scoppio: danni a 2 gusci di contenimento

Ora il nocciolo è meno protetto

dal muro di cemento e acciaio

Nei pressi del reattore registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri

MILANO - "L'esplosione all'unità due dell'impianto di Fukushima Daiichi potrebbe aver danneggiato l'integrità del suo guscio di contenimento primario". È allarme vero quello che sta gettando nel terrore milioni di giapponesi, che da ieri sera tremano anche per un nuovo incendio, il secondo in poche ore, segnalato al reattore numero quattro.

In poche righe asettiche il Giappone (e il mondo) sono stati messi davanti a una realtà dagli sviluppi imprevedibili. Non solo la fuga radioattiva, le esplosioni e gli incendi. Ma che la barriera di cemento e acciaio che racchiude uno dei "noccioli" potrebbe essere conciata male. E se così fosse l'incubo di tutti i costruttori di centrali nucleari potrebbe diventare realtà: l'esposizione alla libera atmosfera delle barre di uranio in piena attività. Non ancora come a Chernobyl, ma quasi. In Ucraina fu un'esplosione immediata a scagliare ad alta quota una colonna incandescente di materiali radioattivi, e furono poi le correnti aeree a disperderla per tutta l'Europa occidentale causando il panico. A Fukushima per ora non è così, ma non è possibile escludere altre deflagrazioni, e allora il disastro potrebbe compiersi.

In attesa di capire meglio che cosa stia succedendo al reattore 4, a cambiare ieri lo scenario è stato lo scoppio avvenuto a sorpresa nell'unità 2, mentre fino a lunedì a dare le maggiori preoccupazioni erano state la 1 e la 3. Che cosa è accaduto? Al di sotto del guscio di acciaio che contiene il nocciolo, spesso da 15 a 20 centimetri, è situata una vasca, una sorta di anello pieno d'acqua a stretto contatto anche con il contenitore più esterno di calcestruzzo. Scopo della vasca è condensare il vapore che si produce quando si raffredda il nocciolo, al fine di alleggerire la pressione sulle strutture.

È proprio in quella vasca di condensazione che è avvenuta l'esplosione. Molto, troppo vicino al contenitore in cemento. Gli scoppi nei reattori 1 e 3, invece, avevano scoperchiato l'edificio esterno, quello "civile", lasciando intatti i due gusci protettivi del cuore radioattivo.

I rischi di contaminazione, peraltro, sono già presenti e in qualche caso i livelli di radioattività sono elevati. In una rilevazione nei pressi del reattore si sono registrati 400 milliSievert, una dose giornaliera già capace di produrre gravi malesseri. E che conferma, se ce n'era bisogno, che prodotti radioattivi in forma gassosa, frutto della fusione parziale o totale del nocciolo, si trovano già mescolati al vapore sfiatato verso l'esterno.

Un po' come accadde a Three Mile Island nel 1979. Allora il contenimento non si ruppe, e tutto si concluse con quattro giorni di grande angoscia, lo sgombero di donne incinte e bambini in un raggio di cinque miglia, 30 mila abitanti tenuti per 18 anni sotto osservazione dallo Stato della Pennsylvania e 14 anni di lavoro per la "pulizia" del sito.

Se a Fukushima, invece, si arrivasse alla fusione totale del nocciolo, e altre esplosioni frantumassero i contenitori, lo scenario si avvicinerebbe a quello di Chernobyl del 26 aprile 1986. In 48 ore le correnti d'alta quota trasportarono il materiale radioattivo verso l'ignara Scandinavia. Nei giorni successivi la nuvola cambiò direzione, dirigendosi verso Germania e Austria (30 aprile). Il giorno successivo, 1 maggio, arrivò anche su Italia e Francia. Le contromisure sanitarie prevedevano il divieto di latte fresco, soprattutto ai neonati, e di ortaggi "a foglia larga". A Chernobyl si dichiarò una "zona di esclusione" di 30 chilometri e furono allontanate in più riprese 350 mila persone. Dei 600 lavoratori alla centrale 31 morirono nei quattro mesi successivi e 134 subirono dosi fortissime di radioattività, così come i 600 mila volontari adibiti alle bonifiche. Sono stati segnalati fino al 2005 seimila casi di bambini e adolescenti con cancro alla tiroide, e altri sono attesi in futuro.

Fukushima, e il Giappone, sperano ancora che questo tragico destino sia loro evitato.

Stefano Agnoli

16 marzo 2011

 

 

POLEMICA IN USA

"A Fukushima reattori General Electric

Meno sicuri di altri impianti moderni"

Parlano alcuni tecnici che hanno lavorato nella multinazionale americana. La replica: funzionano bene

POLEMICA IN USA

"A Fukushima reattori General Electric

Meno sicuri di altri impianti moderni"

Parlano alcuni tecnici che hanno lavorato nella multinazionale americana. La replica: funzionano bene

La centrale di Fukushima

La centrale di Fukushima

WASHINGTON – Quattro dei cinque reattori della centrale nucleare di Fukushima sono dei Mark 1 della General Electric. E secondo un tecnico che si dimise dalla General Electric nel 1976 per protesta contro di essi, sebbene modificati nel corso degli anni non sono ancora completamente sicuri. In un’intervista alla tv Abc, l’ingegnere Dale Bridenbaugh ha ieri dichiarato che stando a test condotti nel 1975 i Mark 1 rischiavano di non reggere alla tremenda pressione dell’energia atomica nel caso che il loro sistema di raffreddamento smettesse di funzionare. "E’ quanto sospetto sia accaduto a Fukushima", ha aggiunto lo scienziato.

LA SMENTITA GE - Nel 1986, ha riferito la tv Abc, un altro scienziato americano, Harold Denton, un dirigente del Nuclear research council, espresse analoghi dubbi sul reattore. Bridenbaugh ha precisato che da allora la General Electric ha apportato modifiche ai Mark 1 in tutto il mondo, ma che a suo parere "esso rimane un po’ più suscettibile di incidenti che non altri reattori moderni". Non ha però rivolto accuse per la tragedia di Fukushima alla General Electric, un colosso dell’establishment industriale militare americano, che ha subito smentito che i Mark 1 non siano sicuri. "La performance dei Mark 1 è stata impeccabile per oltre 40 anni", ha ribattuto un suo portavoce. Nel 1976, assieme a Bridenbaugh si dimisero per protesta dalla General Electric due altri ingegneri, Gregory Minor e Richard Hubbard. I tre formarono un movimento contro l’energia atomica chiamato il "GE 3" dalle iniziali dell’azienda, che ebbe un certo successo.

IL CONGRESSO USA FRENA - L’intervista della tv Abc a Bridenbaugh ha accresciuto le polemiche sul nucleare. L’America smise di costruire centrali atomiche trent’anni fa, dopo la fuga di materiale radioattivo dagli impianti di Three Mile Island in Pennsylvania. Ne ha tuttavia in attività un centinaio e l’anno scorso ne progettò per la prima volta una decina di nuove. Ora il Congresso frena il progetto. Lo stesso massimo fautore del nucleare, il senatore indipendente Joe Lieberman, chiede una pausa di riflessione. Qualche impianto inoltre verrà chiuso e ispezionato. Un’altra tv, la Nbc, ha ieri ricordato che la California è tra le regioni più sismiche del mondo – si prevede un enorme terremoto nel giro di trent’anni - e che là potrebbe ripetersi la tragedia di Fukushima se non si prenderanno misure preventive.

LA PRUDENZA DI OBAMA - Tra le polemiche, l’amministrazione Obama ha scelto la linea della prudenza a breve termine, ma non si è ancora pronunciata sul programma di rilancio del nucleare a media scadenza. Il presidente era favorevole, scorgendovi un mezzo per ridurre la dipendenza dell’America dal petrolio mediorientale, ma potrebbe rivedere la propria posizione. I verdi premono su di lui perché si concentri sulle energiae eolica e solare. Secondo la tv Abc, in ogni caso le aziende che lavorano nel nucleare come la General Electric subiranno qualche danno economico. Il pubblico americano sta reagendo con orrore alla catastrofe umanitaria in Giappone, in apparenza assai più grave di quella di Chernobil in Ucraina 25 anni fa, e si chiede se le radiazioni non raggiungeranno la costa americana del Pacifico.

Ennio Caretto

16 marzo 2011

 

 

nella sola città di Ishinomaki ci sarebbero 10 mila dispersi, 20 mila a Miyagi

Giappone, sale il numero dei dispersi

Continua a crescere il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fukushima, esplosi altri due reattori. Radiazioni in salita, timori anche a Tokyo (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

nella sola città di Ishinomaki ci sarebbero 10 mila dispersi, 20 mila a Miyagi

Giappone, sale il numero dei dispersi

Continua a crescere il bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami

(Ap)

(Ap)

MILANO - Mentre si combatte ancora per tentare di raffreddare la centrale nucleare di Fukushima che rischia di rilasciare isotopi radioattivi, aumenta di ora in ora il bilancio dei morti e del conseguente tsunami che venerdì scorso ha devastato il Giappone. Tra morti e dispersi, il bilancio ha superato quota 24mila. L'ha comunicato il Dipartimento di Polizia nipponico. I morti accertati sono ormai 4.255, mentre i dispersi sono oltre 20mila soltanto nella prefettura nord-orientale di Miyagi. I feriti sono 2.282. Scende il numero degli sfollati che sono ospitati nei centri di accoglienza. Secondo quanto scrive l'agenzia di stampa Kyodo, sono scesi a quota 430mila dal picco di 550mila.

ALTRI 10.000 DISPERSI - Nella sola città di Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, l'area più colpita dal sisma di venerdì scorso e dal successivo tsunami, nel Giappone nord-orientale i dispersi sono 10mila. Lo ha riferito il sindaco della città.

Redazione online

16 marzo 2011

 

 

Via dalla pioggia radioattiva e dai blackout programmati

Il caos calmo di Tokyo

In fila per fuggire sul treno

Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

Via dalla pioggia radioattiva e dai blackout programmati

Il caos calmo di Tokyo

In fila per fuggire sul treno

Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia

Dal nostro inviato Lorenzo Salvia

 

TOKYO - Il tassista ferma la sua Toyota verde in mezzo alla strada, come forse non ha mai fatto in tutta la sua vita. Lo sportello si apre automaticamente ed ecco là fuori le valigie per terra, la gente con le mascherine, le mamme di corsa con i bambini in braccio. Stazione dello Shinkansen, fuga da Tokyo. Al binario 16 sta per partire il treno superveloce che si allontana dalla zona a rischio e scende a Sud. Destinazione Hiroshima, che oggi suona decisamente meglio di Fukushima.

(Afp)

(Afp)

Per strada ci sono poche macchine, molti hanno preferito rimanere chiusi in casa. Chi esce lo fa solo per scappare perché adesso è qui che sta arrivando la nube radioattiva uscita della centrale 240 chilometri più a Nord. Va via questa coppia di ragazzi con due bambini piazzati sullo stesso carrozzino, il gatto che si lecca le zampe in una gabbia, e il cane infilato in un vecchio borsone Spalding. Va via questo signore anziano che ha in mano solo una busta di plastica e si inchina ogni volta che qualcuno lo lascia passare. Va via questo ragazzetto con la cresta rossa da punk, che piange in silenzio e stringe la mano del suo papà in giacca e cravatta.

Non sono i profughi dello tsunami ma anche loro stanno fuggendo. Stavolta ad essere anomala non è l'onda ma l'aria che stiamo respirando, quella che ci entra nel naso, nella gola, quella che si posa sulla pelle. Dopo giornate di sole anche il cielo è diventato grigio. Proprio come nei film minaccia di piovere e non sarebbe per niente una bella cosa: l'acqua porterebbe a terra la radioattività che adesso sta girando sopra le nostre teste. Stamattina il livello registrato a Tokyo era 33 volte superiore alla norma. Ed il reattore numero 2 era scoppiato da troppo poco tempo per aver allungato la sua ombra fin qui. La situazione potrebbe peggiorare ancora, specie se il vento continua a soffiare verso Sud come dicono le previsioni. Certo, la radioattività non arriverà ad un livello mille volte superiore a quello naturale, come adesso dentro l'impianto che sta ancora bruciando. Ma molti abitanti di Tokyo hanno pensato che è meglio mettere qualche centinaia di chilometri in più tra la propria pelle e quei reattori che stanno mandando in aria chissà cosa. In tanti hanno deciso di scendere fino ad Osaka, 500 chilometri più a Sud, e anche i 2000 italiani che si trovano in Giappone sono stati invitati dall'ambasciata a lasciare il Paese o almeno Tokyo, cercando rifugio più a Sud.

Grande fuga, dunque, ma alla giapponese. Davanti alla biglietteria le persone si mettono in fila con ordine, nessuno che cerca di fregare gli altri. Sulle scale mobili tengono tutti la sinistra, camminano veloci ma senza correre come hanno imparato nelle prove nazionali di evacuazione che si tengono ogni primo settembre. Una specie di caos calmo. Sanno di essere un popolo che, come un lottatore di sumo, controlla le emozioni anche quando sono fortissime. Sanno di poter contare su un Paese che funziona pure in emergenza, che fa andare i treni anche se è costretto a razionare l'energia elettrica (la compagnia Tohokuden ha annunciato blackout programmati di sei ore al giorno), che fa partire gli aerei anche quando chissà cosa c'è in cielo, che riesce ad evitare il blocco del traffico pure se il caos scoppia in una città di 13 milioni di abitanti. Panico sì, ma senza darlo a vedere. Inevitabile pensare a quello che potrebbe succedere in un altro Paese, l'Italia per esempio.

Tokyo irriconoscibile

Come sempre, però, c'è anche un altro punto di vista. Molti giapponesi sono convinti che il governo non abbia detto tutta la verità. E questo proprio per tenere in mano la situazione, per evitare il panico che in un'isola può diventare incontrollabile per davvero. Già nei giorni scorsi i quotidiani locali avevano sollevato molti dubbi sulle informazioni ufficiali e tranquillizzanti arrivate dal premier e dalla Tepco, la società che gestisce le centrali. Avranno cambiato linea adesso, oppure stanno continuando a fare la tara sul livello delle radiazioni, sul tipo di esplosioni, sulla velocità dei venti, sui possibili effetti della contaminazione? Sono queste le domande che si fa la gente qui in attesa al binario 16.

Il treno affianco è "out of service", davanti c'è una folla che chiede informazioni e adesso non riesce più a restare in fila. Eccolo qui, invece, lo Shinkansen 247 che arriva spaccato al minuto, bianco con la striscia blu come il vecchio trenino Lima. Qualcuno prova a salire subito ma fermi tutti, non si sgarra: prima devono entrare le addette alla pulizia, grembiule e cappellino rosa. In fondo non è una cattiva idea visto che il treno era in servizio a Nord e forse ha attraversato la nube. Pulizie terminate, le donne escono con due inchini, prima fra di loro e poi ai passeggeri: finalmente si può salire. Di nuovo a passo spedito ma senza correre. Nei vagoni non c'è nemmeno un posto vuoto su 1.500, anche se di questi treni ne passa uno ogni 20 minuti. Molti leggono sul computer e sui cellulari le notizie che arrivano da Fukushima, nessuno parla, resta solo il pianto dei bambini. In questo vagone ce ne sono almeno una quindicina, tutti piccolissimi. Per fortuna il treno fila via a 450 all'ora. Grande cosa l'alta velocità.

Lorenzo Salvia

16 marzo 2011

 

 

NUCLEARE/ Perché sono favorevole

L'alternativa inesistente

Le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Il rischio si può contenere e controllare

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

NUCLEARE/ Perché sono favorevole

L'alternativa inesistente

Le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Il rischio si può contenere e controllare

di EDOARDO BONCINELLI

Le ferali notizie che ci giungono dal Giappone stanno portando tanto inopinatamente quanto perentoriamente alla ribalta le polemiche sull'utilizzazione delle centrali nucleari e i loro rischi.

Non se ne sentiva proprio il bisogno, in un momento in cui occorrerebbe fare appello a tutta la nostra lucidità e in un Paese che è sempre pronto a rinunciare a priori a questo o a quello a causa di una tremenda, paralizzante paura delle novità tecnico-scientifiche. E' facile in questo momento abbandonarsi all'onda emotiva e rinunciare mentalmente a ogni progetto che coinvolga l'energia nucleare. Sotto la spinta di questa onda, anche alcuni governi non hanno potuto fare a meno di annunciare provvedimenti restrittivi e la chiusura di vecchie centrali. Ma proprio perché il coinvolgimento emotivo di tutti quanti noi è più che evidente, occorre fare appello a tutta la razionalità che abbiamo a disposizione per non lasciarsi portare fuori strada dalle emozioni e soprattutto dalle paure, le meno illuminanti delle emozioni.

Una immagine dal satellite della centrale di Fukushima (Reuters)

Una immagine dal satellite della centrale di Fukushima (Reuters)

Alla base della mia posizione a favore del nucleare ci sono due considerazioni elementari: al nucleare non ci sono vere alternative e le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni. Sviluppare il primo argomento richiederebbe pagine e pagine, scomodando una quantità impressionate di cifre. Non lo farò qui, ma tutti in cuor loro sanno che una vera e propria alternativa al nucleare non c'è, almeno per ora e chissà ancora per quanto tempo. Sul secondo argomento voglio invece spendere qualche parola. Su questo tema, come su molti altri, noi italiani vogliamo fare sempre di testa nostra, senza guardare a quello che fanno gli altri, una strategia questa che è il perfetto contrario del buon senso e della convenienza di trarre insegnamento dall'esperienza. Siamo quasi l'unica nazione che non utilizza centrali nucleari per l'approvvigionamento energetico, anche se ci troviamo a breve distanza dalle centrali francesi e slovene che ci potrebbero eventualmente procurare non pochi guai. Se molte nazioni moderne e appartenenti a una cultura non lontana dalla nostra hanno fatto e mantengono certe scelte, perché noi dobbiamo essere così particolari e unici da prendere una via diversa?

Il momento non è dei più favorevoli allo sviluppo di argomentazioni del genere, perché siamo violentemente esposti alle considerazioni di rischio che il sisma giapponese ha portato alla ribalta. Ma il rischio si può contenere e controllare. Le centrali non sono tutte uguali e la tecnica evolve in questo campo non meno velocemente che in tutti gli altri campi. Se è vero che non possiamo assicurare un rischio zero, essenzialmente perché il rischio zero nella vita non esiste, è anche vero che solo guardando dritti in faccia i problemi si possono trovare le soluzioni. E la scienza e la tecnica sono qui proprio per questo, per non farci rinunciare sempre a tutto a priori, ma per studiare e approntare di volta in volta i provvedimenti più adatti a controllare il rischio e a massimizzare i vantaggi delle diverse imprese.

In secondo luogo il nucleare offre dei vantaggi dei quali altre nazioni non hanno dubitato. La maturità e la saggezza richiedono proprio che accanto agli svantaggi si prendano in considerazione anche i vantaggi, vantaggi dei quali fino ad oggi abbiamo fatto a meno, comprando per esempio a caro prezzo l'energia da altri Paesi. Oggi si parla tanto di energie alternative e nessuno può negare che l'approfondita riflessione su alcune di queste ha portato enormi vantaggi nei vari campi.

Ma nessuna di queste è scevra da rischi, e non va dimenticato che quando non sono impegnate a illustrare i rischi del nucleare, molte delle nostre cassandre parlano in termini apocalittici di inquinamento e di spoliazione delle risorse del pianeta.

Ebbene, non esistono solo le centrali nucleari e i loro rifiuti a minacciare la salute del pianeta, soprattutto nel momento in cui si facesse ricadere su tecnologie alternative tutto il peso dell'approvvigionamento energetico.

C'è poi un altro argomento da ponderare. Rinunciare allo sviluppo tecnologico, pur con tutte le sue problematiche, ci cementa nel presente e ci preclude l'accesso al futuro. L'Italia era all'avanguardia nel campo dei reattori nucleari e aveva accumulato una grande ricchezza di conoscenze, molte delle quali sono migrate all'estero o sono sfiorite nell'inerzia. Nessuno sa che cosa il futuro ci potrà riservare, ma non è certo con l'inerzia e l'insipienza che lo si affronta nella maniera migliore. Occorre studiare, sperimentare e preparare nuove leve di ingegni e di spiriti inclinati all'iniziativa, altrimenti chi ci proteggerà dal futuro? Che comunque verrà, ci piaccia o meno.

In nome del futuro e della razionalità dobbiamo sforzarci di riflettere con lucidità ora e sempre.

16 marzo 2011

 

 

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

di ADRIANO CELENTANO

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

"Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.

 

E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

 

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

 

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

 

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

 

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano

16 marzo 2011

 

 

 

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

di ADRIANO CELENTANO

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

"Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.

 

E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

 

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

 

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

 

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

 

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano

16 marzo 2011

 

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

Perché sono contrario

La trappola radioattiva

Studenti, leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene non disertate il referendum. Ora sarebbe un suicidio

di ADRIANO CELENTANO

Caro Direttore,

settantamila case distrutte, un milione di sfollati e cinquemila dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. "Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta". Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

Un'immagine dal video "Sognando Chrenobyl"

"Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo". Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza.

 

E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi "CicchittiPrestigiacomini" e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: "Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!". L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

 

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel "CHE" di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che "si farà", ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

 

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. "LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO". Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, "STUDENTI", leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

 

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA "sta perdendo la pazienza". Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori.

Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

 

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano

16 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

2011-03-15

si pensa di lanciare acqua dagli elicotteri per raffreddare la centrale

Fukushima, danni al cuore del reattore 2

Il commissario Ue : "E' un'apocalisse"

Oettinger: situazione fuori controllo. Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Dibattito sul nucleare, la Merkel spegne sette impianti in Germania (15 marzo 2011)

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

si pensa di lanciare acqua dagli elicotteri per raffreddare la centrale

Fukushima, danni al cuore del reattore 2

Il commissario Ue : "E' un'apocalisse"

Oettinger: situazione fuori controllo. Il ministro degli Esteri: "Rischio di danni per la salute"

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

MILANO- Cresce, se possibile, l'allarme sulla crisi nucleare in Giappone. "Un'apocalisse". Così il commissario all'energia Ue Guenther Oettinger ha definito l'incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, dove - secondo lui - le autorità giapponesi hanno praticamente perso il controllo della situazione.

NUOVA FORTE SCOSSA - Il giudizio di Oettinger arriva dopo una giornata segnata da una nuova forte scossa di terremoto che si è aggiunta alle tante di assestamento registrate in questi giorni. Attorno alle 22,30 ora locale (le 14,30 in Italia) i sismografi hanno registrato un evento di magnitudo 6.4, inferiore ai 9 del sisma di venerdì scorso ma superiore per intensità a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009, che fu di 5.9. La scossa è stata così forte da essere avvertita anche a Tokyo, dove diversi edifici hanno tremato. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka.

L'AREA DI SICUREZZA - Nel frattempo, il livello delle radiazioni nei pressi della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di quatto giorni fa, è "considerevolmente aumentato" e per questo motivo la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan, assicurando che il governo sta predisponendo tutti i necessari piani per l'assistenza della popolazione. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto un vero e proprio coprifuoco per motivi precauzionali, anche se pure per i residenti in quest'area non viene esclusa l'opzione dell'allontanamento. Successivamente alcuni rappresentanti del governo hanno parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine, ma le notizie che arrivano dal Giappone da questo punto di vista sono contraddittorie. L'attenzione resta alta e dall'estero si guarda con preoccupazione a quanto sta accadendo: l'autorità francese per la sicurezza nucleare sostiene che il livello di rischio è a quota 6 della scala di riferimento internazionale Ines che arriva ad un massimo di 7 (quello, per intendersi, registrato in occasione dell'incidente di Chernobyl). La valutazione dell'Ispra, l'istituto italiano che si occupa anche di sicurezza nucleare, valuta invece a 5 tale livello. Le autorità giapponesi avevano invece sempre parlato di un livello 4.

"IMPOSSIBILE LAVORARE" - Il nodo riguarda la centrale di Fukushima, dove si sono registrate nuove esplosioni. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove secondo l'Agenzia atomica internazionale, la Aiea, si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area è stata investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione". I tecnici hanno cercato di fare il possibile per contenere i danni ma secondo quanto riferisce l'agenzia giapponese Kyodo, le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perché "gli esperti della Tepco vi possano lavorare".

"Rischio apocalisse"

DANNI AL NOCCIOLO DEL REATTORE 2 - L'Aiea ha detto che l'esplosione nel reattore 2 "potrebbe aver compromesso l'integrità della sua principale struttura di contenimento". Secondo l'agenzia, le strutture di contenimento dei reattori 1 e 3 sembrano intatte nonostante le esplosioni. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all'interno del quale si trovano le barre di combustibile. "Al momento, a quanto risulta, sarebbero ancora intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile", ha spiegato Stefano Monti, direttore dell'Unità metodi di sicurezza dei reattori dell'Enea. I reattori delle centrali Fukushima Daini, Onagawa, e Tokai sono invece in condizioni stabili e sicure, ha detto l'Aiea. Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto successivamente che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna.

ACQUA DALL'ELICOTTERO - Intanto Tepco, l'operatore della Fukushima Daiichi, ha detto che si sta valutando la possibilità di versare acqua da un elicottero sulla vasca di combustibile nucleare esausto del reattore numero 4, ormai esposta all'aria aperta. Infatti potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti della compagnia, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo.

COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto l'incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione.

Una città quasi "fantasma"

IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri.

RISCHIO DANNI PER LA SALUTE - Il governo nipponico qualcosa comincia ad ammettere. Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione, ha spiegato successivamente da Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8.

MARINAI USA - Paura anche tra i militari Usa che stanno soccorrendo la popolazione. Altri soldati sono stati esposti a bassi livelli di radiazioni e sono stati sottoposti a processi di decontaminazione dopo aver consegnato cibo, acqua e coperte alle vittime di terremoto e tsunami. L'esercito ha anche detto che sta mandando altre navi al largo della costa occidentale invece che su quella orientale. Questo per evitare i rischi di grandi detriti sparsi nell'oceano dallo tsunami della settimana scorsa e per restare lontani dal rilascio di radiazioni dai reattori nucleari danneggiati.

LO STOP AI VOLI - Intanto alcune grandi compagnie aeree stanno decidendo di interrompere i propri voli per Tokyo per evitare di esporre il personale alle radiazioni. Lufthansa ha deciso di deiviare gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli, inoltre, fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia. E anche l'Air China, la compagnia di bandiera cinese, ha deciso di cancellare alcuni voli verso il Giappone, anche se si tratta di una decisione solo transitoria, seppure nata dallo stesso presupposto di Lufthansa, ovvero dalla volontà di non lasciare i velivoli parcheggiati di notte in Giappone. Non cambia invece i propri programmi, almeno per ora, Alitalia: l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, ha spiegato che "ad oggi i nostri voli sono regolari e tutti pieni". L'unica misura precauzionale, ha precisato, riguarda per il momento i piloti che volano verso il Giappone: "Viaggiamo con il doppio equipaggio per tornare senza dover pernottare in Giappone". Alitalia gestisce 14 voli la settimana verso Tokyo Narita, 10 da Roma e 4 da Malpensa, mentre sono 4 i voli settimanali verso Osaka.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre 11.000 il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami.

Redazione Online

15 marzo 2011

 

Bersani: "il governo si fermi". il ministro romani: "inimmaginabile tornare indietro"

Nucleare, "stress test" negli impianti Ue

E in Italia la scelta del governo divide

Accordo a Bruxelles sui controlli di resistenza nelle centrali. La Merkel "congela" sette reattori

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nucleare, nel mondo riparte il dibattito

E sullo stop Berlino adesso accelera (14 marzo 2011)

*

Germania: prorogata di 12 anni la vita delle centrali nucleari (6 settembre 2010)

*

L'Italia e il nucleare: due anni persi. L'atomo è fermo al 2008, di S. Rizzo (7 marzo 2011)

*

Nucleare, serve il parere delle Regioni (2 febbraio 2011)

Bersani: "il governo si fermi". il ministro romani: "inimmaginabile tornare indietro"

Nucleare, "stress test" negli impianti Ue

E in Italia la scelta del governo divide

Accordo a Bruxelles sui controlli di resistenza nelle centrali. La Merkel "congela" sette reattori

(Fotogramma)

(Fotogramma)

MILANO - La crisi in Giappone sta portando a rivedere la strategia sul nucleare nel resto del mondo. Nel corso di una riunione tra i responsabili delle autorità nucleari dei diversi governi, i Paesi dell'Unione europea hanno deciso di effettuare test di resistenza sulle centrali nucleari del Vecchio Continente su base volontaria. I test serviranno a verificare se le centrali nucleari sono in grado di resistere a eventi straordinari quali terremoti, tsunami e attacchi terroristici. La Germania, intanto, ha fatto sapere che "congelerà" provvisoriamente i sette reattori creati prima del 1980. Ciò che sta avvenendo a Fukushima ha riacceso anche nel nostro Paese il dibattito sul ritorno all'atomo. Il nostro governo non sembra intenzionato a rinunciare al programma nucleare, mentre le opposizioni chiedono una riflessione più attenta sulla questione. Il Pd, attraverso il suo segretario, rompe ogni indugio e fa sapere che sosterrà il referendum contro il nucleare e che dunque si impegnerà perché la consultazione del 12 giugno raggiunga il quorum.

ITALIA - Per Pier Luigi Bersani il piano dell'esecutivo sul nucleare è "totalmente sbagliato". "Al governo di fronte al dramma giapponese, diciamo: "Fermatevi e riflettete"" afferma il leader del Pd, ribadendo il sostegno dei democratici al referendum sul nucleare. Di segno opposto sono le parole del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, secondo il quale "è inimmaginabile tornare indietro su un percorso già attivato", visto che "tutti i paesi europei hanno centrali il 19% dell'energia che consumiamo in Italia è prodotta dal nucleare". Sulla questione è tornata anche il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, specificando che "il governo non è né cieco né sordo rispetto alle notizie che giungono da Tokyo, ed è evidente che la nostra scelta di rientrare nel nucleare ci induce ulteriore attenzione, assieme all'esigenza di una piena trasparenza su quanto sta accadendo". Parole inutili secondo i Verdi, visto che il governo procede spedito in direzione opposta: "Dovrebbe dimettersi- dice il verde Bonelli - visto che la sua posizione non è quella del governo, che continua in un irresponsabile furore ideologico e non vuole fermarsi nemmeno dinanzi ad una catastrofe atomica di proporzioni enormi". Intanto, in Commissione Attività produttive e Ambiente, è slittato l'esame del decreto legislativo che definisce i criteri per l'avvio di centrali nucleari in Italia. Il Pd ha lamentato l'assenza del governo, parlando di "ennesima prova di dilettantismo e inadeguatezza".

GLI AMMINISTRATORI - Dubbi sul ritorno dell'Italia al nucleare vengono espressi in queste ore anche da diversi amministratori, fra cui il sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Qualcosa non funziona e questa grande sicurezza forse non c'è" ha detto il primo cittadino della Capitale. Più netto il no del presidente del Veneto Luca Zaia: "Dico ai comitati che non perdano tempo a protestare" ha spiegato il governatore. E in un video-lettera su Youtube il leader di Sel e governatore pugliese Nichi Vendola invita i cittadini a interrogarsi sui rischi del nucleare e il governo a tirare il freno a mano "nella corsa verso le centrali atomiche", che definisce una scelta "pericolosa e violenta".

ENEL - Sullo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone, è intervenuto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti. "Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano - ha detto -. Come Paese, come industria, dobbiamo sviluppare tutte le tecnologie e non possiamo fare a meno del nucleare. Confermo quindi che restiamo impegnati nel rilancio del nucleare in Italia".

FRANCIA - Nel territorio dell'Unione europea sono attivi 153 reattori, di cui 58 in Francia. Dopo quanto successo alla centrale giapponese di Fukushima, Parigi ha deciso di controllare "tutte le centrali" nucleari del Paese, "una a una". Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet. "Una riunione di crisi su questo tema avrà luogo appena possibile, il primo ministro me l'ha confermato" ha spiegato la Kosciusko-Morizet, ai microfoni della radio Rmc Info. La Francia, ha confermato davanti all'Assemblea nazionale il premier Francois Fillon, non eluderà "nessuna delle domande sollevate" dalla catastrofe in Giappone.

Angela Merkel (Afp)

Angela Merkel (Afp)

LA GERMANIA - Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato la chiusura provvisoria (per tre mesi) ma immediata dei sette reattori entrati in servizio prima del 1980. Lunedì la Merkel aveva annunciato la chiusura - almeno per il momento - degli impianti più vecchi: Biblis A in Assia (ovest) e Neckarwestheim I nel Baden-Wuettemberg (sudovest), che sono ancora aperti solo grazie alla decisione di allungare la vita di tutte le centrali. Nel 2010 il Parlamento tedesco ha approvato il piano energetico del Paese, che di fatto ha annullato la decisione di chiudere le 17 centrali tedesche entro il 2022, presa nel 2001 da una coalizione di centrosinistra (Spd e Verdi) guidata dall'allora cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder. Il pacchetto prevede infatti di tenere in vita gli impianti di una media di 12 anni in più, spostando il previsto abbandono del nucleare al 2035, oltre ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili dal 16% all'80% del fabbisogno entro il 2050. Nei prossimi tre mesi una task force di esperti esaminerà la sicurezza delle centrali, ma in Germania molti si chiedono se il governo - che oggi non ha annunciato alcuna modifica legislativa - sia veramente disposto a fare marcia indietro.

RIPENSAMENTI EUROPEI - L'incidente ai reattori giapponesi di Fukushima, sta avendo quindi un effetto collaterale imprevisto in Europa, assestando un duro colpo al preteso "rinascimento nucleare", prospettato dall'industria dell'atomo. In realtà, in Europa gli investimenti nel settore languono da tempo, e non si sono mai veramente ripresi dopo il disastro di Chernobyl, nel 1986. In tutta l'Ue, in questo momento ci sono solo tre nuove centrali in costruzione, una in Francia (a Flamanville), una in Finlandia (a Olkiluoto) e una in Slovacchia (Bohunice). L'industria dell'atomo conterebbe poi sul ripensamento dei governi tedesco e belga, e di quello svedese, che negli anni scorsi avevano deciso tutti il cosiddetto "phasing out" (l'uscita graduale dal nucleare, con la chiusura delle centrali a fine ciclo senza rimpiazzarle con nuovi reattori).

BELGIO - Il Belgio, in realtà, è favorevole alla proposta di stress test sulle centrali nucleari. A precisarlo è stata la ministra dell'Interno, Annemie Turtelboom, uscendo dalla riunione convocata dal Commissario europeo per l'energia, Gunther Oettinger. La ministra ha sottolineato l'importanza di "un coordinamento europeo" per definire la natura dei test sulle centrali. Turtelboom, dopo aver ricordato che quanto successo in Giappone è "avvenuto a causa di uno Tsunami", ha anche affermato "che tutto il mondo deve riflettere su come garantire maggiormente la sicurezza delle nostre centrali" e "imparare la lezione di quanto è successo". In ogni caso ha ricordato che "il rischio zero non esiste".

RUSSIA - In Russia il primo ministro Vladimir Putin ha ordinato che venga eseguito uno studio sul settore nucleare del paese per verificare se esistono le condizioni perchè si possa verificare sul suolo della Federazione russa quanto avvenuto in Giappone.Redazione online

15 marzo 2011

 

 

radioattività anomala anche a Tokyo. Il bilancio aggiornato: Seimila tra morti e dispersi

Fukushima, esplosi altri due reattori

Fascia di sicurezza a 30 km dalla centrale

Il premier Naoto Kan annuncia ulteriori restrizioni a scopo cautelativo. "Combustibile in ebollizione"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nuove esplosioni a Fukushima. La Francia: sottovalutato il livello di rischio (14 marzo 2011)

*

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare (14 marzo 2011)

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

radioattività anomala anche a Tokyo. Il bilancio aggiornato: Seimila tra morti e dispersi

Fukushima, esplosi altri due reattori

Fascia di sicurezza a 30 km dalla centrale

Il premier Naoto Kan annuncia ulteriori restrizioni a scopo cautelativo. "Combustibile in ebollizione"

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

"Rilevati alti livelli di radiazioni" riporta il quotidiano che sta leggendo questa donna a Osaka, nell'ovest del Paese (Ap)

MILANO - Il livello delle radiazioni nei pressi del sito della centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso, è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni: lo ha annunciato il premier nipponico, Naoto Kan. I circa 200mila residenti nel raggio di 20 chilometri dall'impianto sono stati sgomberati mentre per quelli della fascia immediatamente successiva è stato imposto una sorta di coprifuoco per motivi precauzionali. Nelle ore successive alcuni rappresentanti del governo hanno invece parlato di un livello di radiazioni in calo rispetto al momento in cui la radioattività ha raggiunto il suo culmine.

NUOVE ESPLOSIONI - Intanto è salito a quattro il numero delle esplosioni verificatesi all'interno dell'impianto. Dopo i reattori 1 e 3, interessati da scoppi venerdì e sabato, anche il numero 2 e il numero 4 - dove si è sviluppato anche un incendio che ha favorito la fuoriuscita di radiazioni, secondo quanto rivelato dall'Aiea -, hanno registrato deflagrazioni tra lunedì e martedì. Benchè il reattore numero quattro fosse fermo per lavori di manutenzione quando venerdì scorso l'area fu investita dal terremoto, secondo il capo portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, "il combustibile nucleare spento si è surriscaldato, generando idrogeno e innescandone l'esplosione".

COMBUSTIBILE IN EBOLLIZIONE - Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificate esplosioni. Nei due rimasti fino ad ora indenni, ha rivelato lo stesso Edano, si è registrato un lieve aumento della temperatura. Mentre potrebbe essere addirittura in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore numero quattro, almeno secondo quanto reso noto dalla Tepco, la società che gestisce l'impianto, citata dall'agenzia di stampa Kyodo. Stando a fonti societarie, a causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo. In precedenza il governo giapponese, le cui dichiarazioni erano state riprese dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, aveva annunciato che era stato estinto un incendio scoppiato nello stesso reattore per il surriscaldamento del combustibile esaurito, che generando idrogeno aveva portato a un'ennesima esplosione.

Una città quasi "fantasma"

IL LIVELLO DI RADIOATTIVITA' - Edano ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Livelli anomali di radioattività sono inoltre stati registrati a Tokyo, ma un rappresentante dell'amministrazione metropolitana, Sairi Koga, ha precisato che non sono considerati tali da nuocere al corpo umano. Fonti municipali hanno riferito in effetti che in mattinata sono stati rilevati 0,809 microsievert in città: dunque una quantità di radiazioni superiore alla norma ma non particolarmente elevata, sebbene comunque venti volte superiore a quella che si era registrata il giorno prima. Per comprenderne l'entità, basti pensare che una normale radiografia al torace di solito comporta una dose di 20 microsievert. Invece livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo e quindi più vicina alla zona della centrale di Fukushima, che dalla capitale dista 250 chilometri.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Nel frattempo, è salito a oltre seimila il numero dei morti e dispersi provocati dal sisma e dal successivo tsunami. Secondo i dati forniti da Tokyo e altre undici prefetture, i morti accertati sono 2.722 mentre i dispersi riconosciuti sono 3.742; i feriti sono oltre 1.892.

Redazione Online

15 marzo 2011

 

 

Liste d'attesa all'aeroporto, tassisti disposti solo a corse brevi per risparmiare gasolio

La grande fuga disperata dalla nube

500 persone sono prigioniere in casa vicino alla centrale. A caccia di benzina per lasciare la città

Liste d'attesa all'aeroporto, tassisti disposti solo a corse brevi per risparmiare gasolio

La grande fuga disperata dalla nube

500 persone sono prigioniere in casa vicino alla centrale. A caccia di benzina per lasciare la città

dal nostro inviato GIUSI FASANO

Scarseggiano gli approvvigionamenti nei supermercati (Afp)

Scarseggiano gli approvvigionamenti nei supermercati (Afp)

FUKUSHIMA — Cinquecento uomini, donne e bambini in trappola, bloccati da un muro invisibile, chiusi nelle loro case nella fascia più rischiosa per le radiazioni, i venti chilometri alle spalle dell’impianto nucleare di Fukushima I. Hanno sentito la forza terrificante del terremoto, hanno visto l’acqua arrivare dal mare aperto minacciosa come un killer, hanno guardato la catastrofe passare sotto le loro finestre. Ma non era che l’inizio. Non avevano messo in conto l’emergenza atomica, l’esposizione alle radiazioni, appunto, la paura di dover fronteggiare un male impalpabile e silenzioso. E adesso eccola qui, quella sensazione spaventosa che non ti fa sentire al sicuro, forse mai più. I cinquecento la sentono sulla pelle, sui vestiti, in quel che mangiano, nell’aria che respirano... più di tutti quanti gli altri.

Gli irriducibili

Cinquecento è una stima degli amministratori locali, potrebbero essere anche di più. Parliamo di persone che non hanno voluto abbandonare le case perché credevano che passata l’onda anomala fosse finito tutto, o magari perché vivono non vicinissimi alla costa e si sono sentiti salvi oppure perché cercano familiari dispersi nelle case vicino al mare. Gente che ha vissuto tutti questi giorni con gli occhi incollati alla tivù, con le orecchie attente a megafoni lontani. Il consiglio sempre quello: "Chi vive nella zona della centrale e non ha necessità di uscire rimanga a casa il più a lungo possibile" . Poteva funzionare per la prima esplosione, sabato. Ma adesso il risultato è una situazione paradossale: i cinquecento sono tutti nelle loro case, diventate rifugio e gabbia, con il terrore delle radiazioni che possono crescere, con l’incubo delle esplosioni continue, con il nocciolo del reattore 2 che può fondersi e chissà cos’altro. Ora: il mondo è concentrato sull’emergenza atomica, i soccorritori sono a caccia di sopravvissuti in difficoltà o assistono feriti, presunti contaminati e gente che deve essere trasportata, i volontari muovono macerie, distribuiscono coperte, cibo, medicine. E loro? Per quanto ancora saranno "prigionieri"?

Nuova esplosione a Fukushima

La fuga con le bambine

"Io sono scappata via da lì già sabato" racconta Masako, una giovane madre che vive fra i 15 e i 20 chilometri dalla centrale e che ieri mattina ha cercato inutilmente di prendere un volo dall’aeroporto Sukagawa di Fukushima a Osaka, dove vivono degli amici disposti a ospitarla per un po’. "So per certo che qualcuno è rimasto a casa anche dopo l’allarme radioattivo — dice —, io ho mollato tutto e mi sono trasferita a Koryama. Ho paura delle radiazioni, per me e per loro" , indica due bambine che avranno tre-quattro anni al massimo. C’è la signorina della compagnia aerea che chiede un momento di attenzione, una folla di mamme, passeggini e biberon in bivacco davanti alle scale si avvicina al banco della compagnia e ascolta l’annuncio. Masako torna sconsolata: non è fra le fortunate in lista d’attesa per Osaka. La grande fuga dalla regione contaminata è tutta nelle lunghe code di auto in direzione dell’aeroporto Sukagawa e negli accampamenti di fortuna al primo piano dello scalo.

Qualcuno distribuisce coperte e cibo, facce stanche vanno e vengono in file ordinate e opposte, come formichine. E sulla pista, oltre il vetro, è un continuo decollare di elicotteri militari. "All’inizio mi sono detto "saranno i giornali e le televisioni a esagerare"" , spiega un ragazzo di nome Yutaka, abbarbicato alla sua fidanzata davanti al settore imbarchi. "Ma ogni giorno va peggio, non ci credo più che siamo tutti fuori pericolo e vado in vacanza per un bel po’ di giorni. Meglio stare lontano dalle radiazioni..." . Inutile chiedere aiuto a tassisti e autisti per cambiare aria, nemmeno con un’offerta extra tassametro che in altri tempi non avrebbe temuto rifiuto: non si accettano corse lunghe, punto e basta. "Soltanto pochi chilometri— è la risposta ripetuta come una litania — perché non c’è benzina e forse non ce ne sarà nei prossimi giorni, non voglio rischiare di rimanere a piedi" . Le code alle stazioni di servizio di Fukushima (ma anche più a nord, da Sendai a Miyako) crescono con la paura di nuove esplosioni alla centrale nucleare e con l’idea che "è bene avere a casa un po’ di benzina di riserva. Non si sa mai" , come racconta per tutti l’impiegato Masao Watanabe mentre armeggia con un paio di taniche rosse nel bagagliaio. "Noi siamo più preparati di voi europei alle emergenze— assicura —, ma stavolta è diverso" . Stavolta c’è il rischio atomico che atterrisce, che rende tutti più vulnerabili. E visto da Fukushima quel rischio sembra un essere mostruoso in agguato dietro l’angolo. "E se scoppiasse tutto davvero?" . "Dobbiamo scappare da qui?" .

L'Aiea: "Non sarà un'altra Chernobyl"

Gli scenari raccontati alla tv

"Che succede quando esplode il nocciolo?". Gruppi di persone sconosciute si trovano davanti agli schermi tivù di bar, alberghi, distributori. Si scambiano domande alle quali nessuno sa rispondere, spesso nemmeno gli esperti in studio. Sono incantati da immagini e commenti sul disastro nazionale, quali che siano. Ieri è toccato alle barre di combustibile del reattore n ° 2 mostrate mentre facevano il loro dovere in un liquido dai riflessi azzurri, molti mesi fa. La voce fuori campo diceva che la situazione è grave, che il rischio di una fuoriuscita di materiale altamente radioattivo è "purtroppo reale" e che Tokyo ha chiesto aiuto agli Stati Uniti per uscire da questa crisi senza precedenti. Alla fine del servizio, il gelo. Non una parola, né più domande come all’inizio o un commento per sdrammatizzare. Il gruppo degli sconosciuti si scioglie così come si era formato e ciascuno si allontana per conto proprio, a testa bassa. Salvare il salvabile è una specie di scommessa, a questo punto. Una corsa contro il tempo che in molti danno già per perduta. La possibilità di dover rimanere a casa a lungo per non esporsi alla radioattività fa crescere la paura di non avere abbastanza riserve alimentari e per di più la mancanza di connessioni stradali e ferroviarie fra la zona del disastro e il resto del Paese rende difficili gli arrivi delle normali derrate alimentari. Così davanti a qualche supermercato fra Koryama e Fukushima si cominciano a vedere le file di persone, soprattutto donne, che fanno scorte fuori misura per fronteggiare un’eventuale emergenza più emergenza di adesso.

Le radiazioni verso Tokyo

Il tormento delle scosse

Tutto questo mentre le scosse di assestamento sono un tormento continuo, in alcuni casi vanno oltre i 5-6 gradi della scala Richter e scuotono edifici già compromessi che stanno in piedi per sbaglio. "Praticamente è come vivere dondolando" , tenta di spiegare al telefono il soldato Takeshi a chissà quale amico lontano da qui. "Basta non pensarci sennò ti viene voglia di scappare". File lunghissime di ragazzi come lui, in mimetica su mezzi militari, si contendono le poche strade agibili con i vigili del fuoco e i loro camion rossi o i minivan affittati dai gruppi di soccorso delle organizzazioni non governative. Gli sfollati arrivano con le facce smarrite, tutt’al più con un sacchetto fra le mani e nient’altro. "È già tanto aver salvato la pelle, questo è tutto quello che ho e va bene così" dice Ken Endo, un vecchio arrivato a Fukushima con un gruppo di soccorritori coreani e che ora cerca di andare verso sud, da un parente e, soprattutto, lontano dal veleno nucleare. Si mette in coda per ricevere la solita coperta giallo-arancio e un pugno di riso cotto, passerà la notte in uno dei centri di accoglienza e domani si vedrà. Per adesso guarda il cielo un po’ nuvoloso e ormai quasi buio. Quando la notte scende sulla centrale di Fukushima e sul Giappone le televisioni mostrano un’altra immagine sensazionale di questo drammatico spettacolo mondiale: le zone buie del blackout annunciato dal governo per far fronte alle ridotte risorse di energia elettrica. Si vede il centro di Tokyo con mille luci infilate l’una accanto all’altra come perle. E si vede tutt’attorno una distesa immensa di buio interrotta soltanto da qualche lucina qua e là. Ken il vecchio fa in tempo a dare un’occhiata a quell’immagine che sembra un cielo con poche stelle caduto attorno al centro della capitale. "Certo — suggerisce a uno dei ragazzi che lo ha portato fin qui — fossi in te scapperei il più lontano possibile" .

15 marzo 2011

 

 

PIANI ENERGETICI

Nucleare, la via francese

PIANI ENERGETICI

Nucleare, la via francese

Il premio Nobel Elias Canetti invitava a diffidare degli uomini che sanno tutto e che mostrano di crederci. Dopo il disastro di Fukushima, è del tutto naturale dubitare di quanti - esperti a vario titolo - proclamano ai quattro venti la sicurezza assoluta dell'energia nucleare e considerano la tragedia giapponese come un evento irripetibile in altri angoli della terra. Per costoro, le "conseguenze nucleari" sarebbero tollerabili e non varrebbero nemmeno una discussione.

Ma non è letteratura apocalittica interrogarsi sul senso di tutto o constatare come in ogni cittadino, a qualsiasi latitudine, le certezze scientifiche e la fiducia nel progresso abbiano subito una scossa sismica. È questa scossa, emotiva fin che si vuole, che ha aperto anche in Francia, uno dei Paesi di più collaudata tradizione nucleare, con ben 58 reattori, il dibattito sulla sicurezza, sul rapporto fra impianti e territorio (nonostante il basso rischio sismico) e sull'anzianità delle centrali. "Dobbiamo tirare le conseguenze degli avvenimenti giapponesi" hanno dichiarato i vertici di Areva ed Edf, i colossi dell'industria nucleare transalpina. In Germania, il governo di Angela Merkel ha deciso la chiusura degli impianti più vecchi e di rivedere gli standard di prolungamento della vita di altri.

Di sicurezza, di centrali obsolete e di necessità o meno di nuovi reattori si parla apertamente in Svizzera, in Austria, negli Stati Uniti. Su iniziativa tedesca, se ne discuterà in sede europea. Oltre a resuscitare l'angoscia di una nuova Chernobyl, le immagini di migliaia di esseri allontanati dalle loro case per il rischio contaminazione, e di tecnici con tuta e maschera che "testano" il rischio morte dei concittadini, hanno persino ridimensionato le paure del caro petrolio, gli scenari macroeconomici sulle conseguenze della rivoluzione nel mondo arabo e l'adesione culturale - insinuatasi anche fra gli ambientalisti - all'idea che la salvezza dell'ecosistema planetario (e del nostro modello di vita) dipenda dalle fonti nucleari, comunque preferibili alla morte per inquinamento.

Altra cosa è la disputa ideologica, che è speculare all'arroganza scientifica. Ecologisti e ampi settori di sinistra tornano ad agitare bandiere, come se il nucleare fosse una cosa di destra e magari l'eolico una soluzione di sinistra. Per inciso la polemica politica non è un'eccezione italiana. Lo stesso avviene in Germania e in Francia, peraltro in vista di scadenze elettorali.

Le spinte emotive e le polemiche non faranno chiudere le centrali nel mondo. È però importante che i responsabili ascoltino le emozioni. È necessario garantire la trasparenza dei processi industriali, l'indipendenza delle autorità di controllo, la certezza che anzianità e affidabilità degli impianti non siano una variabile economica o il capriccio di una lobby, oltre a un corretto rapporto fra costi industriali di costruzione delle centrali e benefici finali sulla bolletta.

Anche il fatto che il rischio zero non esista è un dato scientifico. Ma in Francia, ad esempio, si sottolinea come nessun grave incidente sia avvenuto in 1450 anni (dato ottenuto moltiplicando 58 reattori per 25 anni di funzionamento medio ciascuno). Chernobyl fu la somma di errori umani e cultura sovietica. Non occorre essere esperti per considerare che anche nell'eccezionalità della tragedia giapponese siano intervenute responsabilità umane. Il reattore di Fukushima doveva essere chiuso. Prima del sisma.Massimo Nava

15 marzo 2011

 

 

Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi.

In corsia tra i contaminati

"Dateci donatori"

Non si trova midollo per i casi gravi. A chi sta meglio il medico dispensa pillole allo iodio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Centrale Fukushima, nuove esplosioni. Sale il livello delle radiazioni (15 marzo 2011)

*

Napolitano all'Imperatore: "Sconvolto, ma ce la farete" (14 marzo 2011)

Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi.

In corsia tra i contaminati

"Dateci donatori"

Non si trova midollo per i casi gravi. A chi sta meglio il medico dispensa pillole allo iodio

(Epa)

(Epa)

KUMAGAYA - Il dottor Matsuo Yasunari tira fuori la scatola come fossero caramelle per la gola e fa un sorriso un po' così. "Iodine", dice l'etichetta azzurra, iodio ad alta concentrazione. La prima è una donna con il cappotto ancora sporco di fango. Prende il pacchetto dalle mani del medico, guarda a terra mentre lui le dice che deve mandare giù una pasticca al giorno e di chiamarlo se le dovesse uscire il sangue dalla bocca. Solo alla fine lei si arrende a un pianto silenzioso. E si volta verso la fila di persone che il dottore sta per accogliere con lo stesso sorriso.

Una lunga strada deserta per arrivarci, un muro di cinta alto tre metri, militari di ronda, telefonini sequestrati all'ingresso: sembra una caserma l'ospedale alla periferia di Kumagaya, una cinquantina di chilometri da Tokyo. In questo palazzone bianco di sette piani è arrivata buona parte dei profughi di Fukushima, scampati al terremoto e allo tsunami ma non alla contaminazione nucleare.

Le persone in coda davanti al sorriso del dottor Yasunari appartengono alla categoria numero uno, secondo la classificazione della Disaster management agency di Tokyo. Sono le più fortunate: arrivate qui perché erano vicino alla centrale, nella zona adesso evacuata, ma senza sintomi o radiazioni importanti rilevate sul corpo o sui vestiti. Lo iodio lo prendono a scopo preventivo per proteggersi dal cancro alla tiroide, marchio di fabbrica di Chernobyl. Qui nell'ospedale di Kumagaya, però, ci sono anche due persone che le radiazioni le hanno prese di sicuro. Categoria numero tre, isolamento. "Stiamo cercando dei donatori di midollo osseo - dice il dottor Yasunari - ma non è facile". Serve un parente di primo grado, di solito un fratello o un genitore. "E i parenti stretti di queste due persone erano anche loro tutti vicini alla centrale". Come Gennosuke, fratello maggiore del paziente numero 3/1, che blocca il dottore vicino al portone dell'ospedale: "La mattina dell'esplosione - racconta - eravamo rimasti tutti in casa proprio perché avevamo paura della nube tossica. Invece Fumiaki, mio fratello, è voluto uscire, perché dopo il terremoto non era più riuscito a parlare con la fidanzata". Lei l'hanno ritrovata ieri. Sta bene, si era rifugiata in una scuola. "Ma adesso, dottore, che cosa succederà a mio fratello?". È una delle mille domande senza risposta che devi sentire in questi giorni in Giappone. Senza trapianto, spiegano i medici, è molto difficile curare chi è stato contaminato in modo grave.

Non si possono eliminare gli effetti delle radiazioni ma solo arginare i sintomi. L'aiutante del dottor Yasunari li elenca meticolosamente: "Nausea continua, caduta di capelli e peli, perdita di sangue dalla bocca, emorragie sotto la pelle...". Per fortuna si avvicina il parente di un'altra persona arrivata da Fukushima. Denbe è venuto a chiedere notizie di sua sorella. Ufficialmente lei non è contaminata, la misurazione fatta tre volte dagli uomini con la tuta bianca e la mascherina ha dato un valore più alto del normale ma sotto la soglia di sicurezza. Solo che lei ha detto di aver perso del sangue dal naso, di aver vomitato più volte. Due campanelli d'allarme. E per questo è stata ricoverata come categoria numero due, pazienti in osservazione. In tutto sono 38 i pazienti nelle sue condizioni qui nell'ospedale di Kumagaya, in tutto il Giappone sono 160 anche se i controlli andranno avanti ancora per giorni. "Non capisco, non capisco", ripete Denbe. "Fino a quando sono arrivati i soccorsi siamo stati sempre chiusi in casa con le serrande abbassate, seduti davanti alla tv per capire cosa stava succedendo. Perché lei sarebbe stata contaminata e io no?". Un'altra di quelle domande senza risposta. E si capisce che la paura non è solo per la sorella ma anche per se stesso.

Ci siamo fermati troppo davanti a questa porta. Si avvicinano i soldati, dicono che questa è una "military area", sono ammessi solo i medici, i ricoverati e i loro parenti. Baiko, il dottore che mi ha fatto entrare stamattina, ripete la sua bugia: sono un suo collaboratore arrivato dall'Olanda. Ormai non ci crede nessuno ma basta per recuperare il cellulare. Ci vediamo in città per un caffè, saliamo al sesto piano di un hotel proprio quando arriva la scossa più forte della giornata. Le tazze finiscono per terra, il palazzo ondeggia per un minuto, la cosa più impressionante è il rumore. "Sono molto preoccupato" fa lui. Ma come, il terremoto la spaventa più delle radiazioni? "No, ho letto che vogliono annullare i campionati mondiali di pattinaggio artistico. Dovevano farli a Tokyo la settimana prossima, mia figlia è un'appassionata e le avevo promesso che l'avrei portata a vedere qualcosa". Adesso sorride e piange insieme. "No, non mi guardi così. Se ogni tanto non pensiamo a qualcosa di normale, a quella che era la nostra vita di tutti i giorni, qui diventiamo tutti pazzi".

Lorenzo Salvia

15 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-14

Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila

Nuove esplosioni in centrale Fukushima Undici feriti al reattore 3

Il livello di radioattività sarebbe comunque basso, ma le navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6%

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila

Nuove esplosioni in centrale Fukushima Undici feriti al reattore 3

Il livello di radioattività sarebbe comunque basso, ma le navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6%

MILANO - "Non c'è assolutamente alcun rischio Chernobyl". Lo ha detto il ministro per la Strategia nazionale giapponese, Koichiro Genba, dopo le due nuove esplosioni avvenute al reattore 3 della centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Però le barre di combustibile sono rimaste scoperte dall'acqua di raffreddamento in tutti e tre i reattori della centrale. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (le 3 in Italia) sono stati provocati dall'idrogeno e hanno provocato undici feriti, ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power), la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava a 10,65 microsievert, sotto il limite di 500 microsievert per i quali per legge il gestore è obbligato a riferire al governo. Però almeno uno dei feriti, un tecnico 23enne, è risultato contaminato da radiazioni. L'afferma il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Nelle altre due centrali che domenica destavano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sono stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento. E, secondo la Tepco, anche i reattori 1 e 2 di Fukushima sono fuori pericolo ma, poco dopo la stessa Tepco ha detto che le barre di uranio al reattore 2 sono rimaste totalmente esposte - non è dato di sapere per quanto tempo, dice l'agenzia Jiji - e potrebbero aver cominciato una fusione parziale.

RADIAZIONI - L'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore 3 non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". Ma la Settima Flotta americana ha fatto allontantare le proprie navi - tra le quali la portaerei Reagan - dopo che gli strumenti a bordo hanno riscontrato un aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a 160 km dalla centrale di Fukushima. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che viene assorbito in un mese dal fondo radioattivo naturale. Le autorità russe delle zone orientali della Siberia di fronte alle coste del Giappone hanno invece reso noto di non avere al momento riscontrato un aumento della radioattività di fondo. Nelle Filippine panico a Manila per un falso allarme che dava notizia di radioattività proveniente dal Giappone. Un'università ha sospeso i corsi dopo che i genitori degli studenti in preda al panico hanno preso d'assalto le linee telefoniche per chiedere che i figli fossero fatti tornare a casa. Il falso allarme, attribuito alla Bbc, invitava le persone a non uscire di casa per 24 ore. Le autorità nucleari filippine hanno negato che vi fosse un rischio di contaminazione nucleare e funzionari del governo si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni pubbliche per smentire l'autenticità del messaggio.

ACQUA DI MARE - Nei reattori di Fukushima 1 si sta pompando acqua di mare per cercare di raffreddare la temperatura ma, avverte Robert Alvarez dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, si tratta di "un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori". Richard Meserve, ex capo della Nuclear Regulatory Commission statunitense, dice di non aver "mai sentito di qualcuno che abbia utilizzato acqua marina per raffreddare un reattore prima d'ora. Ciò lascia intendere che la società ha deciso di sacrificare tutti i reattori".

SMENTITO TSUNAMI - Smentito invece l'allarme tsunami dopo una scossa di assestamento di 5,8 gradi alle 10 del mattino (le 2 di notte in Italia). Da un elicottero dei pompieri era giunta notizia dell'avvistamento di un'onda di tre metri in arrivo, ma l'Agenzia meteorologica ha fatto sapere di non aver registrato alcun terremoto che potesse causare un nuovo tsunami. Le autorità del porto di Hachinoe hanno revocato l'ordine di evacuazione per circa 13 mila abitanti. Invece alle 16,12 (le 7,12 in Italia) è stata registrata una scossa di 6,1 che ha costretto le Ferrovie giapponesi a sospendere il traffico su tutte le linee tranne quattro, sulle quali il servizio ha funzionato con grossi intoppi. Solo il 10% dei convogli sulla tratta orientale che attraversa Tokio erano in servizio, secondo quanto riferito dalla Tv giapponese. Sospeso anche il treno che porta all'aeroporto di Narita.

BILANCIO - Dopo il rinvenimento di un migliaio di corpi senza vita nella penisola di Ojika e altri mille cadaveri avvistati a Minamisanriku, dove mancano all'appello circa 10 mila persone, il bilancio ufficiale delle vittime del sisma di 9 gradi Richter di venerdì scorso è salito a 2.800 morti e 1.900 feriti mentre i dispersi sono migliaia.

Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima Nuove esplosioni a Fukushima

BORSA - La Borsa di Tokyo ha chiuso perdendo il 6,18%. In particolare, le azioni Tepco hanno perso il 23,57%. Intervento della Banca centrale giapponese che ha immesso liquidità a sostegno dei mercati. Il prezzo del petrolio è sceso sui mercati asiatici in quanto le tre maggiori raffinerie giapponesi sono state chiuse. Dai porti del Giappone danneggiati dal sisma e che resteranno fuori uso almeno per alcuni mesi viene esportato il 7% delle merci del Paese.

BLACK-OUT - Sono iniziati nella serata giapponese di lunedì i black-out programmati per compensare la mancanza di energia prodotta nelle centrali nucleari.

SPORT - La Federazione mondiale di pattinaggio su ghiaccio ha annullato i mondiali previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo e posticipato anche il Trofeo mondiale di pattinaggio artistico per squadre che avrebbe dovuto tenersi a Yokohama dal 14 al 17 aprile. Anche tutte le 41 partite del campionato di calcio previste sino alle fine del mese sono state cancellate.

FILM - Il film Hereafter di Clint Eastwood, in cui all'inizio c'è una lunga scena dello tsunami di Sumatra del 2004, verrà ritirato dai 180 cinema giapponesi dove è in programmazione dalla fine di febbraio. La ha deciso la Warner Japan in quanto il film "non è appropriato in questo momento".

PATRIMONIO ARTISTICO - Ancora difficile fare una stima dei danni al patrimonio artistico giapponese. Il tempio zen Zuiganji a Matsushima presenta importanti danni. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Finora nelle aree colpite dal disastro sono stati censiti 33 siti di alto valore artistico-culturale che presentano danni.

Redazione online

14 marzo 2011

 

Giappone I sopravvissuti

Colonne di profughi nelle notti senza luce

Alla cucina del municipio distribuzioni di salsicce e tortine di riso. Nulla funziona, né luce, né acqua

Giappone I sopravvissuti

Colonne di profughi nelle notti senza luce

Alla cucina del municipio distribuzioni di salsicce e tortine di riso. Nulla funziona, né luce, né acqua

MITO (Giappone) - Per seguire il traffico della vita, per indovinarlo oltre le crepe sul selciato, occorre braccare la più improbabile delle tracce. Attraversa con agio l'asfalto desolato della via che si chiama Eki Minami e che delle automobili pare non avere più memoria. La traccia assurda conduce al municipio di Mito. È odore di salsicce. Incongruo, quasi offensivo. Ma vivissimo, pungente come un insulto ma sfacciato come la voglia di sopravvivere e tirare avanti. Il municipio del capoluogo della prefettura di Ibaraki è una cucina da campo. E un rifugio. E un piccolo campo profughi. Migliaia di profughi, anche qui.

(Epa)

(Epa)

Nel pomeriggio una coda tortuosa attraversa i portici e i sottopassaggi della struttura, sgraziata e provata. È un'attesa ordinata di anziani e ragazzi, famiglie e coppie composte. In fondo, una tenda aspetta di nutrire le centinaia di persone in fila. Sembra un cuoco da sagra, da festa popolare. Invece risolve sbuffando una prima necessità, offre sostanza per la voglia di farcela. "La nostra casa? È in piedi, è in piedi...". Shinya Yashima non ha voglia di scherzare ma neanche di disperarsi. Attende il suo turno e condivide con pudore il suo destino di profugo borghese, che il sisma ha scosso nelle cose intime, risparmiandogli però la tragedia, in un Paese dove ormai gli sfollati si contano a centinaia di migliaia, tra sisma e fughe radioattive: "Apparentemente abbiamo tutto - racconta al Corriere - ma in realtà non abbiamo niente, perché si è rotta ogni cosa. Nulla funziona. Né luce né acqua né gas. Neanche le finestre ci sono".

Yashima, il poliziotto Yashima, è di Mito e come lui lo sono molti dei rifugiati che si accalcano al municipio. Sono gli esuli in patria di una città morta. Dormono nelle scuole, nelle sale riunioni, nei comitati di quartiere, 70 ricoveri di fortuna sparsi tra centro e periferia, allestiti rapidamente perché la notte ricorda che l'inverno non è ancora finito e continua a mordere. Hiroto e Ruriko abbracciano Arui, pochi mesi. "Per andare avanti dobbiamo passare di qui, per forza". Pezzi di città restano al buio. I negozi sono chiusi. Uno spaccio di quelli aperti ventiquattr'ore su ventiquattro ha gli scaffali vuoti ma la coda fuori: è al piano terra della stazione, sigillata perché la linea da Tokyo (un centinaio di chilometri più a sud) è interrotta. I passaggi sopraelevati sono inaccessibili, il piazzale sconquassato. Attraversare i ponti significa, per le auto, sobbalzare sui gradini provocati dall'abbassamento del fondo stradale all'imbocco o su larghi solchi: ci si arrangia colmandoli di ghiaia, terra o sacchi di sabbia. E, nei rari alberghetti rimasti aperti nella zona, agli sparuti clienti capita di dover firmare una dichiarazione di poche righe che solleva i proprietari da ogni responsabilità per quello che potrebbe accadere in caso di terremoto. Poi tutti a nanna senz'acqua corrente e taglio dell'elettricità dalle 6.20 alle 10 del mattino.

L'architetto Masaki Taira, quarant'anni e anche lui in coda per la salsiccia e la tortina di riso, mastica terrore e tortine. Lui le case le disegna e le immagina, ha visto che si possono cancellare in pochi secondi. "Non immaginavo che potesse finire così, e questo non è certo lo tsunami", sussurra. La città di Mito, poco più di 260 mila abitanti, è l'estrema retrovia della costa battuta dall'onda. Conserva uno dei tre più bei giardini del Giappone ma ora nessuno lo ricorda, i pellegrinaggi di turisti nipponici e di appassionati adesso fanno persino male, pensandoci. L'intera città, adesso, è la prova di quello che il primo ministro Naoto Kan va ripetendo in tv, che mai dal 1945 il Paese aveva attraversato un dramma di queste proporzioni. È così anche se lo tsunami non ha toccato Mito: il terremoto l'ha scossa violentemente senza distruggerla, è forse la rappresentazione dell'ingranaggio giapponese che s'è inceppato. Gli hotel sono tutti chiusi tranne uno, colmo - appunto - di senza casa. I distributori della benzina rimangono chiusi o vengono assediati da incolonnamenti di automobilisti disperati all'idea di restare a secco, intrappolati in una terra di nessuno che trema ancora e non si placa. La scuola elementare Sannomaru, appena a nord della stazione, è trasformata in un ostello senz'allegria. E chi, ancora, fa la coda per il pasto caldo tiene in mano una coperta termica d'emergenza.

Il cortile del municipio è il campionario di una sopravvivenza discreta, senza chiasso. Cartoni di banane si svuotano poco alla volta, nel sotterraneo vigili sorvegliano sacchi di farina accumulati con ordine, mentre la cucina da campo prepara riso, vermicelli e le salsicce infilzate su uno stecco. A scene simili a queste si assiste nelle zone direttamente devastate dallo tsunami: i contenitori arancioni con il carattere "acqua" tracciato in blu, soldati giovani con elmetti dalla foggia vecchia e lo sguardo un po' perso. Le stesse code ordinate. Adesso che le troupe delle televisioni giapponesi sono arrivate negli angoli più martirizzati della costa intorno a Sendai, quella distruzione diventa vicina.

Capo dello staff del sindaco di Mito, Mitsuru Tajiri mostra la sala di coordinamento delle operazioni. Le statistiche si annotano a mano su fogli bianchi, si fanno le somme con la penna biro. Internet è fragile come vetro, cade per un nulla, la copertura dei telefoni cellulari va e viene. "Subito dopo il terremoto abbiamo cominciato a prenderci cura di 12 mila persone, sabato erano scese a 10 mila. Oggi (ieri, ndr) sono 7 mila, ma se dovessero arrivarne altre dalla zona della centrale nucleare o dalla costa dovremmo essere pronti. Anzi, qualcuno di loro potrebbe essere già qui", spiega al Corriere.

Nel discreto via vai dei volontari, degli addetti della Croce rossa con l'elmetto, si apre un varco anche la politica. Un manifesto affisso nell'androne del municipio è una grande foto delle isole Senkaku, il pugno di scogli controllato e orgogliosamente rivendicato nei confronti della Cina, che le chiama Diaoyu e le considera sue. Una faccenda maledettamente seria, in altri momenti. Nessuno guarda il poster, tutti sanno che c'è. La signora Arui, poco oltre, non si lamenta delle autorità, "non ci stanno abbandonando". Ma Tajiri si prende un attimo per pensarci sopra e invece ammette che il coordinamento col governo centrale "va così così", ma non importa, "perché è pur vero che questa non è Sendai". Quando il sole si appresta a calare e la città a farsi buia, la coda dei profughi senza lacrime è ancora lì. In un angolo del piazzale grandi lampade sono ammassate pronte a fare il loro lavoro. Per colpa del terremoto, è Mito che sembra smettere di fare la città.

Marco Del Corona

14 marzo 2011

 

 

il Nucleare e Noi

il Nucleare e Noi

Sarebbe sbagliato sottovalutare quello che sta accadendo alle centrali atomiche in Giappone, Paese che 65 anni fa ha già visto in faccia lo spettro dell'olocausto nucleare. Quello di Fukushima è uno dei più gravi incidenti che si ricordino. E non ne attenua la gravità il fatto che non sia stato causato dall'imprudenza umana, come a Chernobyl, né da un'avaria, come a Three Mile Island, ma da un terremoto devastante. Una prova ancora più tremenda di quante questa orgogliosa nazione ha dovuto affrontare nella sua storia, rialzandosi sempre.

C'è stato chi, magari confortato dai 10 mila chilometri di distanza, ha detto che alle nostre future sicurissime centrali non potrà succedere. L'impianto di Fukushima è vecchio. E poi in Italia ci sono siti sicuri al riparo dai terremoti. Tutto vero. Resta il fatto che l'opinione pubblica ha il diritto di sapere che cosa si sta davvero rischiando. Senza reticenze.

Al tempo stesso siamo convinti che non possa essere la comprensibile emotività suscitata da quella tragedia a determinare scelte fondamentali di politica energetica. L'abbiamo già fatto e ne siamo rimasti scottati. Il referendum antinucleare del 1987 passò con una maggioranza schiacciante per l'impressione suscitata da Chernobyl. Nessun partito, eccetto il repubblicano, osò sfidare l'impopolarità.

Promisero che mettendo al bando l'atomo avremmo imboccato la via dell'energia pulita: siamo invece diventati il Paese europeo più inquinante, più dipendente dagli sceicchi e con le bollette più care. Finché, dopo aver riempito le tasche dei petrolieri, ci si è accorti che la Germania produceva 70 volte più energia solare dell'Italia, rimasta penosamente al palo nel campo delle rinnovabili. E per recuperare terreno abbiamo concesso incentivi fin troppo generosi a chi le produceva. Salvo poi chiudere i rubinetti dalla sera alla mattina.

Così la stessa maggioranza che per cinque anni al governo si era ben guardata dall'avviare la pratica (ricordate il ministro Marzano? "Da noi non ci sono le condizioni per riaprire il discorso del nucleare", disse nel maggio 2001) l'ha scoperta priorità nel 2008. Giusto in tempo per le elezioni. Eppure oggi l'Agenzia per la sicurezza non ha ancora una sede e i suoi componenti, ha confessato il presidente Umberto Veronesi, s'incontrano al bar.

Come stupirsi se da vent'anni aspettiamo inutilmente un piano energetico nazionale che dica come alimenteremo fabbriche, treni e frigoriferi nel futuro? Siamo il Paese dei controsensi, del tutto e del niente. Dove ogni decisione importante non viene presa in base a disegni strategici. Bensì sull'onda di un'emozione, di polemiche o interessi particolari. Anche se si tratta di scelte destinate a cambiare la vita dei nostri figli e nipoti.

Sergio Rizzo

14 marzo 2011

 

in crescita lo yen

Tokyo: il sisma deprime la Borsa -6,18%

Crolla l'indice Nikkei. La banca centrale nipponica decide di iniettare liquidità per 130 miliardi di euro

in crescita lo yen

Tokyo: il sisma deprime la Borsa -6,18%

Crolla l'indice Nikkei. La banca centrale nipponica decide di iniettare liquidità per 130 miliardi di euro

(Epa)

(Epa)

MILANO - Il sisma distruttivo e il successivo tsunami che ha colpito il giappone fa sentire i suoi effetti anche sulla finanza. La Borsa di Tokyo, nella prima seduta dopo il terremoto, chiude a picco e l'indice Nikkei perde il 6,18% a 9.620,49 punti, sotto quota 10 mila. Giù del 7,49% l'altro indice il Topix a 846,96 punti. Crollano i titoli automobilistici, elettronici e delle raffinerie e cioè le azioni delle aziende costrette a chiudere i battenti dopo il mega-sisma che ha sconvolto il Giappone. Chiusura positiva invece per le Borse cinesi. A Shanghai il Composite archivia la seduta a 2.937,63 (+0,13%), mentre a Shenzhen l'indice Component guadagna lo 0,86% a 12.958,29.

INIEZIONE DI LIQUIDITA' - La banca centrale del Giappone ha quindi fatto sapere che inietterà sul mercato liquidità del valore di 15 trilioni di yen (pari a circa 130 miliardi di euro) per stabilizzare il sistema finanziario. La decisione è stata presa proprio a seguito del crollo della borsa di Tokyo. Attualmente è in corso una riunione del board direttivo della banca centrale, che durerà per tutta la giornata. In un primo momento, era stata annunciata un'iniezione di liquidità da 7 trilioni di yen, cifra che è quindi ora raddoppiata.

SI RAFFORZA LO YEN - La decisione del board della banca centrale giapponese sta spingendo al rialzo lo yen: il dollaro scende a quota 81,32 e l'euro a 113,28.

BORSE EUROPEE - Dopo un avvio negativo le Borse in Europa recuperano terreno grazie al buon andamento dei bancari. Venduti i titoli delle riassicurazioni (DJStoxx-0,98%) sui timori per le ripercussioni della tragedia giapponese. Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali borse europee: Londra +0,10% - Parigi +0,18% - Francoforte -0,95% - Madrid +0,17% - Milano +1,23% - Amsterdam -0,27% - Stoccolma -0,21% - Zurigo -0,48%.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

La Germania potrebbe rivedere prolungamento vita delle centrali. Svizzera: stop

Nucleare: allarme in tutto il mondo

Il commissario europeo all'Energia convoca martedì una riunione di esperti. L'India verifica la sicurezza

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Germania: prorogata di 12 anni la vita delle centrali nucleari (6 settembre 2010)

*

L'Italia e il nucleare: due anni persi. L'atomo è fermo al 2008, di S. Rizzo (7 marzo 2011)

*

Nucleare, serve il parere delle Regioni (2 febbraio 2011)

La Germania potrebbe rivedere prolungamento vita delle centrali. Svizzera: stop

Nucleare: allarme in tutto il mondo

Il commissario europeo all'Energia convoca martedì una riunione di esperti. L'India verifica la sicurezza

Günther Öttinger (Reuters)

Günther Öttinger (Reuters)

MILANO - I problemi alle centrali atomiche giapponesi stanno riaprendo il dibattito sulla sicurezza del nucleare in tutto il mondo. Il commissario europeo all'Energia, Günther Öttinger, ha convocato per martedì una riunione di esperti sulla sicurezza nucleare dell'Ue per discutere delle conseguenze del terremoto in Giappone. "Tutto ciò che si riteneva impensabile, in qualche giorno è avvenuto", ha detto il tedesco Öttinger alla radio nazionale, secondo il quale la sicurezza delle centrali nucleari più vecchie va verificata con rigore, rifiutandosi di escludere chiusure di impianti se necessario. "Se prendiamo la cosa sul serio e diciamo che l'incidente ha cambiato il mondo - ed è in discussione il modo in cui noi, come società industriale, abbiamo guardato alla sicurezza e alla gestibilità", ha detto Öttinger, "allora non possiamo escludere nulla".

GERMANIA - Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha riferito che la decisione del governo di Berlino, assunta lo scorso settembre, di prolungare mediamente di 12 anni la vita delle vecchie centrali atomiche, potrebbe essere rivista a seguito della crisi nucleare in corso in Giappone. Il ministro dell'Ambiente, Norbert Röttgen, ha chiesto una nuova valutazione del rischio sulle centrali nucleari tedesche. Sabato scorso la cancelliera Angela Merkel ha convocato un vertice di emergenza con i principali ministri per discutere delle conseguenze della crisi della centrale nucleare giapponese di Fukushima 1, nello stesso giorno in cui 60 mila persone hanno formato una catena umana di 45 chilometri da Stoccarda a una centrale nucleare che resterà aperta per la nuova politica tedesca.

SVIZZERA - La Svizzera ha sospeso le domande di autorizzazione per tre nuove centrali nucleari. Il ministro dell'Ambiente, Doris Leuthard, "ha deciso di sospendere le procedure di autorizzazione per le nuove centrali nucleari finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale adeguamento". Il ministro ha incaricato l'Ispettorato federale della sicurezza nucleare di analizzare le cause dell'incidente in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza, in particolare in relazione alla protezione contro i terremoti e ai sistemi di raffreddamento. La Svizzera ha cinque centrali nucleari costruite tra il 1969 e il 1984. Gli impianti più vecchi dovranno essere disattivati a partire dal 2020.

AUSTRIA - Il ministro austriaco dell'Ambiente, Nikolaus Berlakovich, è tornato a chiedere a Bruxelles la verifica della sicurezza delle centrali nucleari europee. L'Austria si oppone fermamente all'energia atomica e ha più volte chiesto la chiusura degli impianti in Slovenia e in Slovacchia.

INDIA - Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha annunciato che sarà verificata la sicurezza di tutti i reattori nucleari in India.

FRANCIA - In Francia i Verdi hanno proposto al governo un referendum sul nucleare. L'eurodeputato Daniel Cohn-Bendit dice che la Francia "deve porsi la questione della necessità dell'energia nucleare".

FINLANDIA - Il governo finlandese ha commissionato all'Agenzia di sicurezza un nuovo studio sui piani di emergenza degli impianti nucleari.

BELGIO - L'incidente nucleare in Giappone "influenzerà" il dibattito in Belgio sul nucleare: lo ha dichiarato il ministro dell'Interno, Annemie Turtelboom. "Ciò che accade in Giappone influenzerà la nostra riflessione sull'estensione o meno" della vita dei sette reattori del Belgio.

ITALIA - Le commissioni Ambiente e Industria della Camera martedì riprendono l'esame del decreto legislativo sulla localizzazione degli impianti nucleari e dei siti di stoccaggio delle scorie radioattive in Italia. Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha chiesto al governo di ritirare "l'opzione nuclearista", mentre Legambiente ha dato il via a una campagna per portare al referendum del prossimo 12-13 giugno almeno 25 milioni di cittadini. La Cgil "non condivide il piano del governo" sul nucleare, ha detto il segretario generale, Susanna Camusso, ma "non darà indicazioni di voto" al referendum.

FRATTINI - Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, l'allarme nucleae giapponese ha "riaperto il dibattito in Italia in modo sbagliato, che nasce dall'emozione senza riflettere su cose evidenti e che non giustifica una rimessa in discussione del piano italiano. Il Giappone ha rischio sismico elevatissimo e centrali non dell'ultima generazione, e che malgrado un sisma di 9 gradi non sono esplose. L'Italia", dice il titolare della Farnesina, "non è paragonabile al Giappone per intensità sismica. Nessuno ha mai immaginato di fare una centrale nucleare in Italia in zona sismica. In Francia ci sono decine di centrali atomiche a pochi chilometri delle nostre frontiere. Tutti si strappano i capelli quando succede un incidente. Noi dobbiamo pensare a che cosa succederà se non ci attrezziamo con un'energia di ultima generazione nucleare e quindi di energia pulita". A Frattini ha indirettamente replicato la radicale Emma Bonino, vice presidente del Senato: "Investire 30 miliardi di euro per ottenere il 4% di energia tra vent'anni non ha senso economico". "Alla luce di quanto sta accadendo in Giappone, un punto interrogativo enorme si proietta sul programma nucleare italiano", ha detto il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli.

TURCHIA - La posizione del governo della Turchia è simile a quello italiano. "Siamo determinati a continuare la costruzione degli impianti nucleari", ha comunicato il ministro dell'Energia, Taner Yildiz. La Turchia prevede di costruire e rendere operativi due-tre impianti nucleari entro il 2023.

TITOLI - Intanto alla Borsa di Parigi il titolo del colosso nucleare francese Areva perde il 9,5%, ed Edf (Energie de France) scivola del 4,6%. A Piazza Affari l'Enel cede lo 0,82% sui timori di uno stop ai programmi nucleari in Italia. A Francoforte E-on e Rwe, che controllano la maggior parte delle centrali nucleari in Germania, scendono di oltre il 3%.

Redazione online

14 marzo 2011

 

Un reattore non esplode come una bomba atomica

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare

Per evitare il disastro la prima cosa è far diminuire la temperatura. L'acqua di mare è l'ultima risorsa

Un reattore non esplode come una bomba atomica

Cosa avviene con la fusione del nocciolo di una centrale nucleare

Per evitare il disastro la prima cosa è far diminuire la temperatura. L'acqua di mare è l'ultima risorsa

Sala di controllo del reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Ap)

Sala di controllo del reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Ap)

MILANO - La fusione avviene quando la reazione nucleare delle barre di zirconio che contengono il combustibile di uranio non è più controllata, il nocciolo radioattivo arriva a migliaia di gradi e inizia a liquefarsi. Una fusione completa può rompere la struttura di contenimento e altre barriere protettive diffondendo prodotti radioattivi. Tuttavia, un reattore non esplode come una bomba atomica. Per prevenire la fusione il primo passo fondamentale è la riduzione della temperatura in tutti i contenitori del reattore.Il nocciolo del reattore è circondato da un pesante sarcofago di acciaio e questo a sua volta comperto da una gabbia di contenimento in calcestruzzo e acciaio.

I rischi di Fukushima(clicca per ingrandire)

I rischi di Fukushima

(clicca per ingrandire)

FUSIONE - Nel reattore 1 di Fukushima, operativo dal 1971, sono in corso i tentativi di prevenire la fusione del nocciolo. I lavori sono complicati dal fatto che la necessità di rilasciare pressione nel contenitore del reattore ha portato a un'esplosione che ha fatto crollare il tetto e i muri dell'edificio di contenimento. Secondo fonti ufficiali, l'edificio è intatto, ma persistono le preoccupazioni per il combustibile fissile surriscaldato. In una mossa disperata, sono state pompate grandi quantità di acqua di mare nel contenitore del reattore per cercare di raffreddare il nocciolo surriscaldato, il che, secondo gli esperti, significa che i giapponesi stanno tentendo una mossa disperata perché l'acqua di mare - unita all'acido borico che assorbe i neutroni della fissione nucleare - è corrosiva e ciò significa la perdita operativa dell'impianto. Non drammatica, dato che il reattore avrebbe compiuto 40 anni tra pochi giorni ed era destinato in breve tempo alla dismissione.

SITUAZIONE - Le fonti ufficiali giapponesi dicono che le unità 1, 2 e 4 a Fukushima hanno registrato un aumento della pressione negli edifici di contenimento e guasti alle apparecchiature. Come risultato, è stato dato sfogo a vapore in ogni unità e considerato di rilasciarne altro per ridurre la pressione. Anche la centrale di Onagawa - con tre reattori - è in stato di emergenza. L'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese ha detto sabato che una piccola quantità di cesio radioattivo è uscita del reattore 1 di Fukushima prima dell'esplosione dell'edificio contenitore. Secondo la fonte ufficiale, la presenza di cesio non significa che ci sia necessariamente una fusione parziale, perché potrebbe derivare da un guasto meccanico. Delle oltre 180 mila persone evacuate, circa 160 sono state esposte. Le autorità hanno riferito che le radiazioni assorbite in un'ora equivalgono a quelle assorbite in un anno per la radioattività naturale. L'esposizione allo iodio radioattivo rilasciato in un incidente può causare il cancro alla tiroide.

CONTENIMENTO - La struttura di contenimento del reattore 1 è esplosa quando è stato deciso di rilasciare vapore per ridurre la pressione e l'idrogeno - originato dalla reazione chimica con l'acqua di raffredamento delle barre di uranio sovrariscaldate - ha interagito con l'ossigeno esplodendo. Se la pressione avesse continuato a crescere, la struttura sarebbe esplosa, presumibilmente avviando uno scenario di fusione. Il Giappone ha 55 reattori in 17 località, e ne trae un terzo della propria elettricità. Se i tentativi di raffreddamento dei reattori fallissero, il risultato sarebbero esplosioni e contaminazione radioattiva. Se le autorità riuscissero a riprendere il totale controllo delle temperature e della pressione dei reattori, la situazione negli impianti migliorerebbe sino a permettere al personale di avvicinarsi ai danni e di riportare le condizioni alla normalità.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

 

 

Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila

Nuove esplosioni in centrale Fukushima Tre feriti e sette dispersi al reattore 3

Il livello di radioattività sarebbe comunque basso ma navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6%

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nucleare, l'emergenza si estende. "Ma non sarà un'altra Chernobyl" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati. E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

Falso allarme tsunami mette in apprensione la popolazione. Panico nucleare a Manila

Nuove esplosioni in centrale Fukushima Tre feriti e sette dispersi al reattore 3

Il livello di radioattività sarebbe comunque basso ma navi Usa se ne vanno. La Borsa di Tokyo cede oltre il 6%

L'esplosione al reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Reuters)

L'esplosione al reattore 3 della centrale di Fukushima 1 (Reuters)

MILANO - Due nuove esplosioni alla centrale di Fukushima 1, danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. Questa volta al reattore numero 3, ma anche al reattore 2 l'impianto di raffreddamento è entrato in avaria. Gli scoppi, avvenuti alle 11 (le 3 in Italia) sono stati provocati dall'idrogeno e sette persone sono date per disperse, tra cui sei soldati, ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power), la società che gestisce l'impianto, secondo la quale il livello di radiazioni nell'unità 3 si attestava a 10,65 microsievert, di gran lunga al di sotto dei 500 microsievert per i quali il gestore sarebbe obbligato per legge a riferire al governo. I feriti sono tre, mentre altre fonti parlano di nove. Nelle altre due centrali che domenica destavano preoccupazione, Onagawa e Tokai, sono stati rimessi in funzione gli impianti di raffreddamento.

RADIAZIONI - L'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Aiea) ha ricevuto notizie dalle autorità nipponiche che le strutture di contenimento del reattore non sono state danneggiate. Le esplosioni - sentite fino a 40 km di distanza - sono state simili a quella che si era verificata sabato nel reattore 1. Secondo le autorità giapponesi le possibilità di un'estesa fuga di gas radioattivo dalla centrale sono attualmente "molto basse". Ma la Settima Flotta americana ha fatto allontantare le proprie navi - tra le quali la portaerei Reagan - dopo che gli strumenti a bordo hanno riscontrato un aumento della radioattività. Le navi, inviate nei giorni scorsi a sostegno dei mezzi di soccorso, si trovavano a 160 km dalla centrale di Fukushima. Il livello di radioattività riscontrato è equivalente a quello che si assorbe in un mese dal fondo radioattivo naturale. Le autorità russe delle zone orientali della Siberia di fronte alle coste del Giappone hanno invece reso noto di non avere al momento riscontrato un aumento della radioattività di fondo. Nelle Filippine panico a Manila per un falso allarme che dava notizia di radioattività proveniente dal Giappone. Un'università ha sospeso i corsi dopo che i genitori degli studenti in preda al panico hanno preso d'assalto le linee telefoniche per chiedere che i figli fossero fatti tornare a casa. Il falso allarme, attribuito alla Bbc, invitava le persone a non uscire di casa per 24 ore. Le autorità nucleari filippine hanno negato che vi fosse un rischio di contaminazione nucleare e funzionari del governo si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni pubbliche per smentire l'autenticità del messaggio.

ACQUA DI MARE - Nei reattori di Fukushima 1 si sta pompando acqua di mare per cercare di raffreddare la temperatura ma, avverte Robert Alvarez dell'Institute for Policy Studies ed ex consigliere del dipartimento Usa per l'Energia, si tratta di "un tentativo disperato di riprendere il controllo dei reattori". Richard Meserve, ex capo della Nuclear Regulatory Commission statunitense, dice di non aver "mai sentito di qualcuno che abbia utilizzato acqua marina per raffreddare un reattore prima d'ora. Ciò lascia intendere che la società ha deciso di sacrificare tutti i reattori".

SMENTITO TSUNAMI - Smentito invece l'allarme tsunami dopo una scossa di assestamento di 5,8 gradi alle 10 del mattino (le 2 di notte in Italia). Da un elicottero dei pompieri era giunta notizia dell'avvistamento di un'onda di tre metri in arrivo, ma l'Agenzia meteorologica ha fatto sapere di non aver registrato alcun terremoto che potesse causare un nuovo tsunami. Le autorità del porto di Hachinoe hanno revocato l'ordine di evacuazione per circa 13 mila abitanti. Invece alle 16,12 (le 7,12 in Italia) è stata registrata una scossa di 6,1 che ha costretto le Ferrovie giapponesi a sospendere il traffico su tutte le linee tranne quattro, sulle quali il servizio ha funzionato con grossi intoppi. Solo il 10% dei convogli sulla tratta orientale che attraversa Tokio erano in servizio, secondo quanto riferito dalla Tv giapponese. Sospeso anche il treno che porta all'aeroporto di Narita. Dopo il rinvenimento di un migliaio di corpi senza vita nella penisola di Ojika e altri mille cadaveri avvistati a Minamisanriku, dove mancano all'appello circa 10 mila persone, il bilancio ufficiale delle vittime del sisma di 9 gradi Richter di venerdì scorso è salito a oltre 5 mila tra morti e dispersi.

BORSA - La Borsa di Tokyo ha chiuso perdendo il 6,18%. In particolare, le azioni Tepco hanno perso il 23,57%. Intervento della Banca centrale giapponese che ha immesso liquidità a sostegno dei mercati. Il prezzo del petrolio è sceso sui mercati asiatici in quanto le tre maggiori raffinerie giapponesi sono state chiuse.

SPORT - La Federazione mondiale di pattinaggio su ghiaccio ha annullato i mondiali previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo. Anche tutte le 41 partite del campionato di calcio previste sino alle fine del mese sono state cancellate.

Redazione online

14 marzo 2011

 

 

2011-03-13

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi.

Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Giappone, già più di mille le vittime. Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi" (12 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170m mila evacuati (12 marzo 2011)

*

Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011)

*

Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011)

*

Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011)

*

Multimedia: video, audio e foto

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Il bilancio ufficiale: 3.000 tra vittime e dispersi.

Il premier: "E' il momento peggiore dal dopoguerra"

(Reuters)

(Reuters)

MILANO - Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Per la polizia nazionale le vittime e i dispersi hanno superato nel complesso quota 3.000, ma la tv pubblica Nhk, citando altre fonti, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, parlando di diecimila vittime nel suo resoconto alla televisione di Stato. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc.

L'APPELLO DEL PREMIER - Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella alla popolazione. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto. Il Paese prova comunque a ripartire. Lunedì le Borse di Tokyo e Osaka avranno apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità. E il governatore della Bank of Japan (BoJ), Masaaki Shirakawa, ha fatto sapere che darà il suo sostegno nella difficile prova della riapertura dei mercati. "La liquidità - ha detto - sarà assicurata".

IL VULCANO SI RISVEGLIA - Intanto, dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi anche il vulcano Shinmoedake, dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni lo scorso gennaio, poi il primo marzo. Dopodiché è rimasto tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di "warning" a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio.

Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro

INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso.

NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

"VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area".

"PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità".

GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 25 di loro su trenta. In mattinata sembrava che fossero sei gli italiani formalmente dispersi, ma uno di loro è poi stato rintracciato. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione, ha spiegato l'ambasciatore Vincenzo Petrone. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, l'emergenza si estende

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

*

Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011)

*

Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011)

*

Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011)

*

Multimedia: video, audio e foto

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, l'emergenza si estende

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Rischio di nuova esplosione a Fukushima, problemi anche a Onagawa e a Tokai. Il premier rassicura il popolo

MILANO - Si estende in Giappone l'allarme nucleare. Dopo Fukushima, infatti, le autorità hanno decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale, quella di Onagawa, nella prefettura di Miyagi. "Le autorità giapponesi - ha scritto in un comunicato l'Agenzia internazionale dell'energia atomica - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) livello di allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo il governo di Tokyo, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito in questione "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale". Nel pomeriggio l'agenzia Kyodo News ha poi riferito che anche le pompe dell'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai si sono bloccate. L'impianto è lo stesso dove il 30 settembre 1999 si verificò il precedente incidente nucleare più grave con la morte di 3 dipendenti. La centrale è degli anni '70, contemporanea a quello di Fukusima Daichi ed è dello stesso tipo ad acqua bollente (Bwr). La centrale si trova nel distretti du Naka nella prefettura di Ibaraki.

FUKUSHIMA - La situazione a Onagawa si unisce a quella, più nota di Fukushima, che "resta grave". Parola del premier giapponese, Naoto Kan. A due giorni dal tremendo sisma che ha colpito il suo Paese, Kan non ha nascosto l'emntità del problema. Ma ha comunque rassicurato la popolazione, spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché per tutta la giornata si è temuto che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile potesse verificarsi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica". Al momento comunque sono in corso le operazioni di decompressione.

RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tutte le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3. La Tepco, la società giapponese per l'energia elettrica, ha iniziato a pompare acqua marina all'interno di tre dei reattori dell'impianto di Fukushima. Dopo essere intervenuti sull'uno e sul tre, i tecnici hanno iniziato a lavorare preventivamente anche sul reattore numero due. L'immissione di acqua marina serve a raffreddare le unità e ridurre la pressione interna che potrebbe generare un processo di fusione dei reattori. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue.

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura".

ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì.

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

dal nostro inviato MARCO DEL CORONA

 

CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco.

È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata.

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra.

A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma.

Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via".

Marco Del Corona

13 marzo 2011

 

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, a Fukushima situazione grave

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti" (13 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170 mila evacuati E ora si teme una nuova esplosione (12 marzo 2011)

*

Radiazioni all'esterno di una centrale. Evacuata un'area fino a 10 chilometri (11 marzo 2011)

*

Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011)

*

Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011)

*

Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011)

*

Multimedia: video, audio e foto

il giappone e l'incubo contaminazione: 22 positivi ai test

Nucleare, a Fukushima situazione grave

"Ma non sarà un'altra Chernobyl"

Il premier: "Radiazioni in ariano n in grande misura". Rischio di una nuova esplosione al reattore numero 3

MILANO - "La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave". Non nasconde l'entità del problema il premier giapponese, Naoto Kan. Anche se rassicura la popolazione spiegando che "non ci sarà un'altra Chernobyl". L'allarme in ogni caso resta alto. Soprattutto perché c'è il rischio che, dopo l'esplosione al reattore numero 1 dell'impianto, un incidente simile si verifichi anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3. Il problema, ha spiegato il portavoce del governo Yukio Edano Edano, è il possibile accumulo d'idrogeno. Le barre di combustibile hanno subito danni. "L'acqua nel reattore - ha precisato Edano - non tende a salire. La situazione resta critica".

RADIAZIONI - Sul rischio nucleare sono saltate tute le previsioni. Anche perché emerge che i reattori di Fukushima non erano stati costruiti per reggere a una scossa superiore alla magnitudo 8. Oltre ai guai al reattore 1, il sistema di raffreddamento ha fallito nel reattore 3, e nei due reattori nucleari potrebbe essere avvenuta la fusione. Il livello di radiazioni emesse dalla centrale nucleare di Fukushima è di 882 microsievert l'ora, oltre il limite consentito (500 microsievert l'ora). L'esplosione avvenuta nel reattore numero 1 è stata classificata al livello 4 della scala internazionale degli eventi radioattivi, che va da 0 a 7. L'incidente di Three Miles Island fu classificato al livello 5, Chernobyl al 7. Ciò significa che si è verificato un danno al combustibile e si è sprigionata una quantità significativa di radiazioni, pari a quelle liberatesi nell'incidente avvenuto nel 1999 a Tokaimura, il peggiore, fino a oggi, del Giappone. Centonovanta le persone esposte alle radiazioni. Su loro, che si trovavano nel raggio di dieci chilometri dall'infrastruttura, sono in corso i test per verificare se siano stati contaminati. Quelli risultati positivi, finora, sono ventidue.

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

L'esplosione al reattore numero uno di Fukushima (Reuters)

Un operaio è morto nella centrale nucleare di Fukushima Daini, diversa da quella che ha problemi ai reattori. Altri operai sono rimasti feriti. Anche sulle radiazioni però Kan ha voluto rassicurare il popolo giapponese. "Sono state rilasciate in aria - ha detto -, ma non ci sono rilevazioni che ci dicano che ciò sia avvenuto in grande misura".

ENERGIA - E come conseguenza dell'emergenza nucleare, il Giappone razionerà da lunedì l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato il premier. Dall'isola russa Sakhalin è salpata nel frattempo una nave cisterna russa con 9.500 metri cubi di gas liquido. "Il Giappone ha giá chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedì.

Redazione online

13 marzo 2011

 

 

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Giappone, già più di mille le vittime. Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi" (12 marzo 2011)

*

Paura nucleare, 170m mila evacuati (12 marzo 2011)

*

Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011)

*

Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011)

*

Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011)

*

Multimedia: video, audio e foto

IL PAPA: "PREGO PER LE VITTIME". A FUKUSHIMA RISCHIO DI ESPLOSIONE NEL REATTORE NUMERO TRE

La tragedia di Miyagi: "Diecimila morti"

Giappone, il bilancio ufficiale del sisma è di 1.600 vittime. Il premier: "È il momento più difficile dal Dopoguerra"

(Reuters)

(Reuters)

Diecimila morti nella sola prefettura di Miyagi. Si aggravano sensibilmente le stime del terremoto e del conseguente tsunami che venerdì hanno devastato la costa nordorientale del Giappone. Anche se il bilancio ufficiale delle autorità nipponiche è di 1.600 vittime e quasi 700 dispersi, la tv pubblica Nhk, citando fonti della polizia, fornisce dati assai diversi. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione al catastrofico bilancio. Il capoluogo Sendai, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Mancano cibo, acqua e carburante e lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, secondo la Bbc. Il primo ministro giapponese Naoto Kan non nasconde la sua preoccupazione e si appella al suo popolo. "È il momento più difficile dalla fine della Seconda Guerra Mondiale -ha detto -: chiedo a tutti la massima unità". Il devastante sisma, secondo il premier, potrebbe provocare la più profonda crisi degli ultimi 65 anni per il Giappone. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti" ha detto.

La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi La tragedia di Miyagi

SOCCORSI - Kan ha anche ordinato il raddoppio del numero di militari (attualmente cinquantamila) impegnati nelle operazioni di soccorso. E sono arrivate anche le squadre provenienti da 40 Paesi di tutto il mondo. La Marina degli Stati Uniti sta trasportando alimenti e persone. Una squadra composta da 41 persone, composta prevalentemente da volontari provenienti dalla Germania, è pronta a partire per la zona del disastro. Il team è dotato di cani da soccorso, telecamere a raggi infrarossi, sistemi di tracciamento, una motosega per tagliare il calcestruzzo e attrezzature da taglio per l'acciaio.

Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro Giappone, il giorno dopo il disastro

INCUBO NUCLEARE - Se il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora, non si allontana lo spettro della contaminazione nucleare, dopo l'esplosione di sabato nella centrale di Fukushima N°1, a 250 km da Tokyo. C'è infatti il rischio che nel reattore numero 3 dell'impianto, ora sotto stress, possa avvenire una esplosione simile a quella del reattore numero 1. A spiegarlo è stato il capo di gabinetto, Yukio Edano, parlando dell'accumulo di idrogeno a causa della decompressione in corso.

NUOVE SCOSSE E NUOVI TSUNAMI - Nel frattempo, l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell'arcipelago, che adesso sono soggette ad "allerta" per onde non superiori al mezzo metro di altezza. A due giorni dal devastante sisma nel nord-est, rivisto alla magnitudo di 9.0, le aree costiere occidentali del Giappone sono segnalate dall'Agenzia col colore giallo, a significare il cessato pericolo per onde anomale di grandi dimensioni. L'ultimo bollettino della Jma ha declassato il rischio tsunami nelle ultime quattro prefetture che erano segnalate in arancione - Iwate, Miyagi, Fukushima e il tratto costiero di Aomori -, cioè soggette al pericolo di onde alte fino a due metri. Sempre l'Agenzia meteorologica ha spiegato però che il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento, fino al grado 7 della scala Richter, e prepararsi a nuovi tsunami.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

"VIA DA TOKYO" - La Francia ha invitato i suoi connazionali in Giappone a lasciare la regione di Tokyo e ha consigliato ai turisti di rimandare ogni viaggio pianificato. In un comunicato, l'ambasciata di Parigi ha ritenuto "ragionevole" suggerire a "coloro che non hanno particolari ragioni per rimanere n'area di lasciare la regione di Kanto per alcuni giorni". "Consigliamo vivamente i nostri connazionali - si legge ancora - a rimandare ogni viaggio pianificato nell'area".

"PREGO PER LE VITTIME"- Un pensiero al popolo giapponese da Benedetto XVI, che subito dopo l'Angelus, ha espresso "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami. Il Papa ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità".

GLI ITALIANI - Quanto ai connazionali residenti nelle prefetture colpite dal sisma, l'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 di loro su trenta. "non Sappimo nulla di sei italiani" ha detto l'ambasciatore Vincenzo Petrone. "Per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima, quella delle centrali nucleari a rischio, sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

Redazione online

13 marzo 2011

 

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

IL REPORTAGE

"Il mare ha preso la rincorsa

Solo due minuti per fuggire"

Nei villaggi dello tsunami, i corpi sulle spiagge

Diecimila dispersi solo a Minamisanriku

dal nostro inviato MARCO DEL CORONA

 

CHOSHI (Giappone) - Il mare, questo mare, è lo stesso che più a nord ha massacrato città e villaggi. Come a Minamisanriku, dove a ieri sera non si avevano notizie di circa 10 mila persone. Il mare qui ancora non si vede quasi quando la strada sparisce sotto uno strato di sabbia compatta, modellata dalle onde. L'asfalto è nascosto, più avanti affiora di nuovo, ma c'è stato un lungo momento in cui era tutto liquido. Anche l'asfalto, quasi. Lo tsunami è passato di qui. Barche capovolte, un motoscafo in equilibrio precario su una balaustra, un capanno di legno sollevato e adagiato su un fianco.

È decapitato uno dei palmizi piantati per provare a dare un'aria esotica a questo villaggio di pescatori dove le famiglie di Tokyo vengono (venivano) a godersi il sushi fuoriporta, 120 chilometri di strada per poi affacciarsi sul mare aperto. Choshi è su un promontorio che guarda la fetta di oceano sotto il quale si è sprigionata l'onda fatale. La forza del sisma è arrivata attenuata, ma non abbastanza: solo sei feriti, ma 2.081 sfollati, 159 abitazioni danneggiate, 11 strade a pezzi, 3 frane. Nella statistica non c'è la paura di Kazuhisa Ebata: "Ho sentito l'allarme dagli altoparlanti, ho avuto due minuti di tempo. Sono corso a casa, dove adesso sul tetto ho una voragine...". La sua barca, il gioiellino della sua pensione, è ormai inservibile, centinaia di metri da dove l'aveva lasciata.

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

La devastazione a Minamisanriku (Reuters)

I mattoni del lungomare sono strappati dal cemento, intatti, a mucchi. Teruo Aso indica su un palo della luce l'altezza raggiunta dall'acqua: "Tre metri almeno - dice al Corriere - e in profondità mezzo chilometro, anzi di più. Vede le palme?". Le palme striminzite, laggiù, hanno i tronchi sporchi di fango. Aso il pescatore ed Ebata il pensionato hanno visto il mare ritirarsi, prendere come la rincorsa, distendersi e ritirarsi. "In tutto sarà stata una mezz'ora". Uno tsunami minore rispetto all'apocalisse liquido di Sendai, alle 215 mila persone che hanno abbandonato le loro case nelle aree prossime all'epicentro, più altre 200 mila intorno alla centrale nucleare danneggiata di Fukushima. Ma è qui a Choshi - margine meridionale della devastazione, dove si osservano chiazze di tegole mancanti sui tetti e si incrociano detriti sulle strade - che lo tsunami si mostra per quello che è. Un confine mobile, che lascia asciutto e intatto qualcosa e, appena un passo oltre, invece divora e spiana ciò che incontra.

A Minamisanriku potrebbe averlo fatto in modo terribile, moltiplicando in un colpo solo le vittime della tragedia, se i 10 mila dispersi fossero davvero da considerare persi, per sempre. Ancora ieri il bilancio era incerto, forse sui 1.700 morti, ma l'annuncio a proposito della cittadina portuale dato dalla rete tv Nhk cambia le prospettive. Si tratta di quasi metà della popolazione, altri 7.500 erano stati evacuati e spostati in 25 punti di raccolta. Con i 10 mila, invece, la polizia e i soccorritori "non hanno avuto contatto". Il premier Naoto Kan appare in tv con il volto tirato. Indossa un giubbino celeste, come pure il suo capo di gabinetto, e se fa i conti con i costi che la natura infligge al Giappone non lo lascia capire (le zone colpite, inclusa Tokyo, producono quasi la metà del Pil nipponico). Dice piuttosto di vedere la sua gente "capace di affrontare e superare questo terremoto", il più violento del Giappone moderno e, almeno nella capitale, i fatti sembrano dargli ragione. Tokyo appare relativamente normale, ma è appena fuori che l'emergenza comincia a comandare. Le autostrade verso nord rimangono bloccate e solo alcune linee dell'area metropolitana hanno ripreso a funzionare. Circa 50 mila militari sono mobilitati e una cinquantina di Paesi hanno offerto aiuto e assistenza. Le strutture allestite per gli sfollati in cinque prefetture erano ieri sera già quasi 1.400. La compagnia elettrica Tepco ha avvertito che da oggi potrebbe sospendere la distribuzione di energia a rotazione, mentre brevi blackout si manifestano anche in zone non investite dal sisma.

Il dopo tsunami ha volti diversi. La frenesia dei soccorsi intorno a Sendai, dove il personale di un ospedale invaso dalle acque è stato portato in salvo dopo aver scritto un grande "S.O.S." sul tetto. La composta disperazione di chi si mette in fila per una tazza di vermicelli "ramen" su cui gli addetti della protezione civile versano una mestolata di acqua calda. La corsa a fare presto degli elicotteri e delle squadre mediche che frugano tra le macerie di un mondo messo sottosopra. E poi c'è il silenzio calato su pezzi di Giappone, con le comunicazioni fragili o impossibili, quartieri fantasma nelle città della costa. Anche Choshi ieri appariva come un paese senza voce. Strade spopolate. Serrande abbassate dei negozi, qualcuno con un cartello affisso a uso dei clienti, più spesso senza. Un barbiere al lavoro, ma solo lui. Anche la foce del fiume, con i pescherecci protetti e dunque scampati alle acque cattive, tace. Non è il sabato di un villaggio vivo. Camminando su ciò che resta del lungomare, Teruo Aso guarda il mare e fa un gesto con la mano: "Io non vado via".

Marco Del Corona

13 marzo 2011

 

 

DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE

L'urlo universale della natura

e la coscienza (perduta) del pericolo

DI FRONTE ALLA CATASTROFE DEL GIAPPONE

L'urlo universale della natura

e la coscienza (perduta) del pericolo

In queste ore si ha talvolta l'impressione di assistere alla fine del mondo in diretta; le voragini, l'acqua e il fuoco in furore che in Giappone stanno distruggendo tante vite umane e i loro luoghi ci arrivano in casa. D'improvviso, dinanzi alla natura - da noi così dominata, sfruttata, intaccata - ci si sente come i lillipuziani davanti a Gulliver; ondate sbriciolano grandi edifici come giocattoli, automobili e treni interi spariscono come fuscelli, il cielo s'incendia. Ma cos'è questa cosiddetta natura, cui spesso gli uomini si contrappongono - ora con l'arroganza del dominatore, ora con l'angosciata umiltà del colpevole guastatore - come se non facessero anch'essi parte della natura, come se non fossero anch'essi natura, al pari degli animali, delle piante o delle onde? Le catastrofi naturali inducono spesso a pensose e forse inconsciamente compiaciute geremiadi sulla punita superbia dell'uomo che pretende di dominare la natura, sulla tecnica che devasta la vita. Ogni disastro è buono per criticare ogni fiducia nella tecnica e nel progresso. L'apocalisse - immaginata, nella tradizione, ora per fuoco ora per acqua adesso confusi nella distruzione provocata dal terremoto - incute, a chi la guarda come noi in diretta ma da lontano e al sicuro o almeno pensando di essere al sicuro, un brivido di spavento. Come accade spesso con lo spavento, a questo si mescolano un'ambigua attrazione e un compunto monito sulla debolezza dell'uomo e la sua mancanza di umiltà nei confronti della natura.

Tutto ciò si intensifica dinanzi a sciagure più direttamente dovute a responsabilità umane, a differenza dal carattere più decisamente "naturale" del terremoto e dello tsunami che infuriano in Giappone e che non sembra possano esser messi in conto all'insensatezza o alla disonestà umana, come invece ad esempio nel caso degli effetti scatenati dalle deforestazioni o dall'infame edilizia che, in molti casi - non sembra questo essere il caso del Giappone ora colpito - non si preoccupa, per incompetenza o avidità truffaldina, delle misure antisismiche.

L'orgoglio dell'uomo che con la sua tecnica soggioga la natura o l'invettiva contro questo orgoglio partono da un abbaglio: dalla contrapposizione fra l'uomo e la natura e dalla contrapposizione, altrettanto fallace, fra naturale e artificiale. Come dice un grande inno alla natura scritto da Goethe - o trascritto da un suo seguace - tutto è natura, anche ciò che ai nostri occhi sembra negarla ed è invece una sua messinscena. C'è il mito di una natura pura e incorrotta, in quanto vergine di ogni intervento umano che la corromperebbe. Ma nemmeno il più schietto e sano vino esiste in natura senza l'agire di chi coltiva la vite e vendemmia l'uva. Anche i nidi degli uccelli non esistono senza l'attività di questi ultimi che li costruisce. Chi, come Goethe, ha il senso profondo dell'appartenenza della specie umana, come le altre specie, alla natura, sa che l'impulso dell'uomo a costruirsi una tenda o una casa non è meno naturale di quello che spinge i castori a costruire le loro dighe che si oppongono all'impeto, altrettanto naturale, delle acque.

L'uomo non sta devastando "la natura", ma sta spesso compiendo un altro peccato, più autodistruttivo che distruttivo: sta minacciando non la natura, ma se stesso, la propria specie. I funghi velenosi non sono meno naturali di quelli mangerecci; le distese gelate di Plutone non sono meno naturali dei colli toscani in fiore; i gas che escono dai tubi di scappamento delle automobili non sono meno naturali del profumo dei fiori, perché sono composti di elementi chimici che fanno parte della natura, del Creato. Più semplicemente, funghi velenosi, pianeti gelidi e gas tossici sono letali per la nostra specie, di cui alla "natura" probabilmente non importa più che degli estinti dinosauri, ma che per noi invece conta. Tutto, comunque, appartiene alla natura delle cose, De rerum Natura.

La cosiddetta tecnica non va quindi demonizzata come un peccato contro natura; è la sua dismisura, il suo abuso spesso dissennato e imbecille che vanno denunciati; non con toni di untuosa o apocalittica condanna della miseria dell'uomo, ma con la chiarezza della ragione, che non ha da inchinarsi alla natura - della quale e della cui evoluzione fa parte - bensì rendersi conto dei propri limiti, perseguire il progresso senza illudersi con tracotanza che esso sia illimitato ma misurandosi con tutti i problemi e i guasti che pure esso crea, e cercare di capire, volta per volta, quando sia necessario proseguire e quando sia necessario fermarsi o magari far qualche passo indietro, posto che ciò sia possibile. È questa avvertenza di un possibile pericolo che ci manca; anche vedendo le immagini della tragedia giapponese restiamo tranquilli, stupidamente convinti che mai qualcosa di simile ci possa accadere, qualsiasi madornale errore possiamo commettere. Allo stesso modo, quando muore qualcuno, di cancro o di infarto, siamo sotto sotto persuasi che ciò non ci accadrà mai. Questa protettiva incoscienza del pericolo caratterizza non solo gli individui, ma anche le civiltà, le culture, le società, certe di essere immortali. Pure le civiltà hanno le loro endorfine, le droghe che le proteggono dall'ansia di sapere di dovere, un giorno o l'altro, morire.

Non so - e non ho alcuna competenza per poterlo sapere o capire - se il pericolo rappresentato dalla rottura del circuito di raffreddamento del reattore nucleare giapponese e dall'esplosione radioattiva sia la prova dello sbaglio di costruire centrali nucleari in genere o se invece indichi, come credo - ma senza alcuna certezza, data la mia ignoranza in materia - il pericolo sempre presente in ogni attività umana. Nel suo articolo, così vigoroso e convincente, apparso sul Corriere di ieri, Massimo Gaggi ha messo in evidenza la razionale e ferrea volontà dimostrata dal Giappone nel perseguimento della crescita, senza "sfide alla sorte", nella consapevolezza dei rischi e nella fattiva preparazione ad affrontarli. In generale, l'atteggiamento e il comportamento dei giapponesi in questa circostanza danno una grande prova del coraggio, della fermezza e della calma con cui l'uomo sa talora far fronte al disastro.

Questa dignità e questa forza morale non hanno nulla a che vedere con la superbia prometeica di chi pensa, con allegra incoscienza, di poter sfidare impunemente l'equilibrio necessario alla sua specie, ritenendo che quella forma della natura che chiamiamo tecnica possa sganciarsi dall'antica madre ossia dalla totalità che l'ha generata e la comprende, come un ramo che pretendesse di rinnegare l'albero in cui e da cui è cresciuto e andarsene per conto proprio. Se tante reazioni antitecnologiche - pure certi toni del pathos antinucleare - appaiono irrazionali, ancor più giulivamente e autolesivamente irrazionale è la sicumera con la quale, in nome di un progresso che così cessa di esser tale e di una supponenza scientista convinta che la scienza sia Dio, si distruggono foreste, si sperperano energie, si esauriscono risorse senza pensare a come la Terra potrà nutrire un numero sempre più insostenibile di affamati e a come si potrà vivere in una Terra sempre più diversa da quella cui è abituata la nostra specie.

C'è, nella specie umana, una presunzione di eternità che la rende irresponsabilmente scialacquatrice della vita e che va incontro con presunzione a una possibile trasformazione di se stessa. Studiosi seri parlano di un nostro prossimo futuro da cyborg, di uomini quali ibridi di corpi umani e integrazioni tecnologiche; è teoricamente possibile un mondo di sole donne, capaci di riprodursi senza intervento dell'uomo; l'ingegneria genetica promette - o minaccia - esseri umani radicalmente diversi da noi, tanto da essere difficilmente definibili "noi".

Forse è in atto una radicale trasformazione della nostra specie, destinata a mutare il nostro modo di essere e di sentire; in un mondo in cui nascessero solo donne da donne, sarebbe ad esempio difficile capire Ettore che gioca con Astianatte sperando che suo figlio diventi più grande di lui o la passione di Paolo e Francesca, cose senza le quali non saremmo quello che siamo.

Certo, le specie si sono sempre trasformate e continuano a farlo. Ma, a differenza dal processo che ha portato dagli organismi unicellulari (o dai frammenti del Big Bang) a Marilyn Monroe, la trasformazione della nostra specie avverrebbe in tempi brevissimi anziché in miliardi di anni, in tempi forse insostenibili per chi dovesse viverli.

Questa eventuale trasformazione - irrazionalmente vagheggiata o temuta - ci addolorerebbe più della nostra morte individuale, perché ci conforta credere che dopo di noi ci saranno bambini come i nostri figli, donne e uomini amabili come le persone che abbiamo amato. La forza, la calma, la dignità con cui oggi quei giapponesi affrontano la gravissima catastrofe dimostrano che l'uomo classico, come lo conosciamo da millenni, non è ancora superato - come proclamava Nietzsche, sperandolo e insieme temendolo - ma è ancora degnamente al suo posto.

Claudio Magris

13 marzo 2011

 

 

2011-03-12

IL "DAY AFTER" - continuano le scosse di magnitudo tra 5 e 6

Giappone, già più di mille le vittime

Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi"

Disastrose le stime. Solo a Minamisanriku 9500 mancano all'appello. Danni a centrale, rischio black out

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Esplosione nella centrale nucleare. "Distrutta la gabbia del reattore" (12 marzo 2011)

*

Terremoto e tsunami, colpito il Giappone (11 marzo 2011)

*

Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011)

*

Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011)

*

Multimedia: video, audio e foto

IL "DAY AFTER" - continuano le scosse di magnitudo tra 5 e 6

Giappone, già più di mille le vittime

Trovati i 4 treni dispersi. "Tutti salvi"

Disastrose le stime. Solo a Minamisanriku 9500 mancano all'appello. Danni a centrale, rischio black out

Una donna passa accanto ad uno degli edifici distrutti (Ansa)

Una donna passa accanto ad uno degli edifici distrutti (Ansa)

Vittime, dispersi, danni e incubo contaminazione. All'indomani del violento terremoto e del successivo tsunami che lo ha colpito, il Giappone deve fare i conti con la devastazione e la paura. Il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. E anche le stime dei dispersi sono disastrose. L'esercito nipponico ha trovato da 300 a 400 cadaveri nella città di Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate: il conto ufficiale provvisorio delle vittime del terremoto arriva così a 1.200 morti, ma è destinato purtroppo a crescere ulteriormente. Oltre 200 cadaveri sono stati rinvenuti sulla spiaggia di Sendai, nella prefettura di Miyagi, dopo il passaggio di un'onda di oltre 10 metri. Altri 200 corpi sono stati trovati in varie scuole di Iwanuma e Natori, sempre a Miyagi. Sono circa 1.200 le abitazioni toccate dallo tsunami in quest'area. Altre 784 persone risultano scomparse. La polizia ha riferito inoltre di 1.128 feriti. In qualche raro caso, dal Paese piegato dal sisma arrivano notizie rincuoranti. Come quella del ritrovamento dei quattro treni in servizio tra Iwate e Miyagi, che erano stati dati per inghiottiti dallo tsunami. I convogli sono ricomparsi, insieme ai circa 70 passeggeri e macchinisti, tutti salvi. Sul treno della linea Senseki, in base a quanto riferito, il guidatore, il capotreno insieme a una cinquantina di passeggeri si sono rifugiati in una scuola elementare, sfuggendo così alla furia dell'onda. Sui due convogli della linea Ofunato, invece, il macchinista e 15 passeggeri si sono riparati in una scuola media, mentre altre cinque persone sono andate per conto proprio. Anche sulla linea Kesennuma i passeggeri si sono fatti strada con le proprie forze.

MEZZO PAESE MANCA ALL'APPELLO - Secondo l'agenzia Kyodo, unendo il numero dei morti a quello delle persone che mancano all'appello, il bilancio probabile delle vittime sarebbe già salito a quota 1.600. Ma le stime sono del tutto provvisorie e si comincia a percepire che fuori dai grandi centri, la situazione può rivelarsi più drammatica del previsto. Per esempio a Minamisanriku, nella prefettura di Miyagi, ci sarebbero 9500 persone di cui non si hanno notizie. Una cifra che è più della metà della popolazione della cittadina, dove vivono 17mila persone.

NUOVO ALLARME PER UNA CENTRALE - Intanto resta alta l'attenzione attorno alla centrale nucleare di Fukushima: già venerdì era stata registrata una pericolosa intensificazione dell'attività radioattiva attorno all'impianto; oggi si è registrata un'esplosione che avrebbe provocato il crollo di una parte della gabbia di contenimento del reattore.

I NUMERI - Secondo l'Agenzia nazionale per gli incendi e i disastri, sono 3.400 gli edifici completamente o parzialmente distrutti; nell'area investita da sisma e tsunami, circa 5,57 milioni di case sono prive di elettricità e 600.000 di acqua corrente. Quello di venerdì è stato il terremoto più violento di tutta la storia del Giappone, Paese a forte rischio sismico: di magnitudo 8.9, è stato registrato a 24,4 chilometri di profondità e a un centinaio di chilometri al largo della prefettura di Miyagi. Alla prima scossa ne sono seguite molte altre di assestamento per tutta la giornata di venerdì. E nella mattinata di oggi nella prefettura di Niigata, nella zona nord-occidentale del Paese, è stato registrato un sisma di magnitudo 6.7.

AIUTI DALL'ESTERO - Sono attese per oggi le prime squadre di soccorso straniere, provenienti da Nuova Zelanda, Corea del Sud e Stati Uniti. La Nuova Zelanda invierà una squadra di 48 specialisti in operazioni di ricerca e a soccorso. Anche Seul e Singapore hanno annunciato l'invio di squadre cinofile e soccorritori. La Corea del Sud ha fatto sapere di essere pronta a inviare anche tre aerei da trasporto militare. Il presidente Usa Barack Obama ha promesso ieri l'aiuto di Washington, che dispone di basi e di 47.000 soldati in Giappone. L'Agenzia americana per lo sviluppo internazionale ha annunciato l'invio di due squadre di soccorso, pari a 72 persone, di cani e di 72 tonnellate di attrezzature. "Sessantotto squadre internazionali di ricerca e di salvataggio di più di 45 Paesi sono in stato di allarme, stano monitorando la situazione e sono pronte ad aiutare il Giappone se lo chiede", ha detto ieri a Ginevra Elisabeth Byrs, portavoce dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). È stata, invece, rinviata la partenza della missione italiana coordinata dalla Protezione Civile, proprio per una decisione delle autorità nipponiche di accettare nell'immediato esclusivamente aiuti provenienti dai Paei geograficamente più prossimi.

Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone Lo tsunami sulla costa del Giappone

RISCHIO BLACKOUT - Intanto il Paese cerca di raccogliere le forze per rialzarsi. Un compito non facile, visto che l'onda sismica ha messo a repentaglio gli approvvigionamenti energetici. L'azienda elettrica giapponese Tokyo Electric Power (Tepco) ha lanciato in mattinata l'allarme sul rischio di un black out elettrico nella capitale e nei suoi dintorni, a causa dei danni provocati alle centrali che alimentano la regione. La società ha invitato i cittadini a ridurre il consumo di corrente elettrica, aggiungendo che la domanda potrebbe eccedere le sue capacità a fine giornata. Tepco ha chiesto aiuto alle altre società che alimentano il resto del Paese, stando a quanto riferito dall'agenzia Kyodo. L'azienda risente dei problemi registrati nelle due centrali nucleari della prefettura di Fukushima, duramente colpita dal sisma e dallo tsunami: sono infatti diventati due gli impianti messi a repentaglio e in conseguenza di ciò le autorità hanno ordinato l'evacuazione della popolazione entro un raggio di tre chilometri dall'impianto.

RIPRENDONO I VOLI - Prove di ritorno alla normalità anche negli aeroporti. Cathay Pacific Airways ha annunciato che oggi nel pomeriggio riprenderanno i voli di linea per l'aeroporto internazionale di Narita e Haneda a Tokyo. Gli aeroporti, infatti, stanno gradualmente tornando alla normalitá dopo il terremoto di magnitudo 8,8 ha colpito la costa del nord-est del Giappone. I voli da e per Fukuoka, Nagoya, Osaka, Sapporo funzioneranno regolarmente, ma i passeggeri sono invitati a prevedere ritardi. Riprendono anche i collegamenti con l'Italia: dopo la sospensione di venerdì del volo per Tokyo (AZ 784) a causa della temporanea chiusura dell'aeroporto di Narita, la tratta Fiumicino-Tokyo è stata ripristinata. Il primo dei due voli Alitalia in programma oggi è decollato intorno alle 11 con 291 passeggeri a bordo. Soppresso, invece, il volo AZ 785 Tokyo-Roma che sarebbe dovuto atterrare alle 19. Intanto la compagnia sta continuando a prendere contatti con i passeggeri dei voli interessati per fornire informazioni e assistenza.

Redazione Online

12 marzo 2011

 

 

le reazioni della popolazione al dramma

Quella calma "disumana"

del popolo dei manga

I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di "autocontrollo" e "autogoverno"

le reazioni della popolazione al dramma

Quella calma "disumana"

del popolo dei manga

I giapponesi giudicano se stessi e gli altri in base alle categorie di "autocontrollo" e "autogoverno"

File davanti a un negozio dopo il terremoto (Reuters)

File davanti a un negozio dopo il terremoto (Reuters)

Cronaca di una reazione annunciata. Di fronte a immagini catastrofiche che sembrano uscire dal capolavoro d'animazione di Hayao Miyazaki, Nausicaä della Valle del Vento, non è facile capire come sia possibile non farsi prendere dal panico, non lasciarsi andare alla disperazione più totale, non sentirsi completamente persi. La risposta è semplice: essere preparati. Una preparazione che ovviamente è innanzi tutto di tipo concreto. Per i giapponesi ogni cosa deve essere programmata alla perfezione. Così scuole, uffici, stazioni, ospedali: tutti i luoghi pubblici hanno dei piani di evacuazione ben collaudati che vengono testati periodicamente.

Ogni anno, ad esempio, nell'università in cui insegno - Waseda - si svolgono le "prove generali" di un'evacuazione. Gli altoparlanti ci avvisano che dobbiamo lasciare l'edificio e così, docenti e studenti insieme, scendiamo tutti in fila le scale fino al piano terra per poi incamminarci con calma fino al punto di ritrovo prestabilito. Una "camminata" di un paio di chilometri molto importante per imparare a conoscere il tragitto che si deve percorrere in caso di emergenza. Usando sempre la metropolitana o altri mezzi pubblici, infatti, non è sempre detto che lo si sappia raggiungere anche a piedi.

 

(Ansa)

(Ansa)

Anche gli inquilini di qualsiasi abitazione privata sanno bene cosa fare durante il sisma e nei momenti immediatamente successivi. Nascondersi sotto il tavolo, se possibile scappare in bagno (l'ambiente di solito più resistente della casa in quanto compatto), ripararsi la testa con la prima cosa rigida a portata di mano, spegnere subito i fornelli e mettersi le scarpe se scalzi (ci si potrebbe tagliare con i vetri). Importante poi è fare in modo che la porta d'ingresso resti bene aperta perché, se una successiva scossa di assestamento dovesse bloccarla, sarebbe poi difficile scappare. Banalità? Provate a trovarvi sotto un soffitto pronto a crollare senza sapere che fare...

 

Una volta che la situazione è sotto controllo, si inforca lo zainetto delle emergenze (che si tiene sempre pronto), ci si infila l'elmetto e ci si dirige verso il punto di aggregazione prestabilito in attesa di ulteriori istruzioni. La preparazione psicologica, però, è quella che gioca il ruolo più importante, quella che forse caratterizza principalmente il popolo giapponese. Vivendo in questa parte del mondo, volenti o nolenti, ci si abitua presto a esorcizzare lo jishin (il grande terremoto) anche attraverso battute di spirito, un modo tutto sommato efficace per imparare a familiarizzare con il proprio destino, per diventare fatalisti.

 

Attese in stazione (Ansa)

Attese in stazione (Ansa)

Non deve stupire, perciò, la calma mostrata in Giappone di fronte al disastro. Il controllo delle emozioni è un tipo di esercizio psicofisico a cui i giapponesi vengono abituati sin da piccoli. Mostrare in pubblico eccessi di tristezza, ma anche di gioia, viene considerato come un segno di debolezza imbarazzante. Chiunque abbia visto un incontro di sumo, ad esempio, sa bene che né al lottatore vincitore né a quello perdente, viene concesso un sorriso o un'espressione di tristezza. Ma anche capolavori della letteratura come La pioggia nera, di Masuji Ibuse, rendono l'idea: resoconto del disastro atomico di Hiroshima, il romanzo narra con distacco diaristico la Catastrofe umana per eccellenza: ai nostri occhi, un esercizio impossibile.

 

Dunque, per quanto agli occhi di un occidentale la reazione di queste ore del popolo giapponese possa sembrare fredda, quasi disumana, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abitare in un contesto relativamente angusto in cui la natura spesso sprigiona tutta la sua forza distruttrice, il controllo delle proprie emozioni, unito a una certa capacità di astrazione, è davvero l'unica maniera per riuscire a sopravvivere. Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione. In un Paese in cui l'identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l'ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito, oltre che nei manga, sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante. Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole. Se così non fosse, il Paese cadrebbe nel caos più totale e la gente si sentirebbe ancora più disorientata, vittima di questo ennesimo assalto di un Godzilla risalito dalle viscere della terra. Questa nuova catastrofe metterà a dura prova tutti i manuali, le esercitazioni e le simulazioni fatte finora, ma di sicuro alla fine i giapponesi ne usciranno a testa alta, ulteriormente rafforzati, come del resto hanno sempre fatto in passato.

Alessandro G. Gerevini

*Professore Associato di Letteratura giapponese, Waseda University, Tokyo

12 marzo 2011

 

 

GIAPPONE

Italiano a Tokyo: "Sembrava di stare

su una nave in mare aperto"

Il corrispondente dell'Ansa: "Un'esperienza allucinante"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Terremoto in Giappone: crolli e panico. Tsunami di 10 metri sulle coste (11 marzo 2011)

GIAPPONE

Italiano a Tokyo: "Sembrava di stare

su una nave in mare aperto"

Il corrispondente dell'Ansa: "Un'esperienza allucinante"

MILANO - Durante il violento terremoto che ha scosso il Giappone alle 7 di venerdì mattina (ora italiana) la terra ha vibrato talmente tanto che "sembrava di stare su una nave in mare aperto": lo ha detto all'Ansa Mauro Politi, ricercatore post dottorale presso l'International Christian University di Mitaka, periferia di Tokyo, raggiunto al telefono. "Qui a Tokyo la scossa è stata spaventosa sia in intensità che durata - spiega il ricercatore, che vive da un anno in Giappone - ma anche la sensazione è stata diversa dal solito. Vivendo qui per un lungo periodo si fa l'abitudine a scosse frequenti e importanti; ma se normalmente tutto attorno vibra, oggi sembrava di stare su una nave in mare aperto. Credo che la scossa principale sia durata ben più di un minuto, attorno alle 14.45 ora locale, e le scosse minori stanno continuando ininterrotte e nitide". Intanto, la popolazione reagisce compatta alle conseguenze del terremoto: "La gente è organizzata - continua Mauro - ho visto molti uscire dalle case con caschetto e valigetta. La tv continua a far vedere pochi video di danni che, data l'entità dell'evento, oserei dire minori: "calcinacci" crollati, prodotti nei supermercati che caduti dalle mensole e una raffineria in fiamme. Le immagini più impressionanti sono però quelle dello Tsunami arrivato in una delle province a nord di Tokyo. A pochissimi minuti dalla scossa principale però ogni canale televisivo presentava una chiara allerta per le zone costiere interessate". Al momento, conclude il ricercatore, "la conseguenza del terremoto più evidente qui a Tokyo è una paralisi quasi completa delle linee ferroviarie e metropolitane, il che significa totale incapacità di movimento per gran parte della popolazione".

Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone Il terremoto in Giappone

IL CORRISPONDENTE - "Un'esperienza allucinante": che lo dica un italiano può apparire normale, ma che sia descritta con tanto pathos dai giapponesi, soliti a convivere con le scosse sismiche, dà l'idea della forza straordinaria del sisma che ha colpito l'intera costa orientale del Giappone. Ho visto la gente riversarsi subito per strada non appena si è capito che la prima scossa delle 14.46 (6.46 in Italia, di magnitudo 7.9 rivista dalla Jma a 8.8) non era affatto passeggera. Almeno un minuto, interminabile, cui ne sono seguite altre di assestamento che hanno fatto aumentare la gente per strada e in un'area, accanto all'ambasciata americana, piena di uffici. Non ho visto scene di panico, anzi battute e sorrisini di stupore per quanto stava accadendo, sussurrate quasi sottovoce, malgrado l'asfalto sotto i piedi sembrasse più il tapis roulant di aeroporti e grandi magazzini rendendo precario l'equilibrio, mentre i pali della luce e dei semafori oscillavano come potenti fionde. La polizia dinanzi alla rappresentanza diplomatica Usa ha allora preso i megafoni e ha invitato tutti "a non creare ingorghi" e a raggiungere le aree del quartiere deputate a funzionare da raccolta della popolazione in caso di "eventi catastrofali". Sono spuntati diversi elmetti di plastica, qualcuno ha preso il kit da sopravvivenza, obbligatorio negli uffici e dei luoghi pubblici. A distanza di poco più di mezz'ora una seconda e potente scossa ha spinto altre persone per strada, con molte ragazze scalze e senza tacchi, mentre anche in tv i giornalisti hanno indossato gli elmetti. Dopo più di un'ora c'era una tranquillità relativa e surreale, con i tremolii apparsi quasi normali. A questo punto mi sono posto e ho posto una domanda su tutte: "cosa sarebbe successo in Italia di fronte a una scossa del genere?". "Da questo punto di vista - ha risposto serafico un dipendente di una società di trading - è meglio stare in Giappone". (fonte: Ansa)

11 marzo 2011(ultima modifica: 12 marzo 2011)

 

2011-03-11

Il bilancio ufficiale è di 337 morti e 531 dispersi, ma sembra destinato a salire

Tsunami e crolli, Giappone devastato

"300 corpi sulla spiaggia" di Sendai

La prima scossa di 8,9 gradi a 130 km dalla costa del Pacifico. Allarme centrali nucleari, crolla una diga

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nuova Zelanda : nel terremoto 145 vittime e 200 dispersi (26 febbraio 2011)

*

Italiano a Tokyo: "La terratremava come il mare" (11 marzo 2011)

*

Allarme tsunami in tutto il Pacifico (11 marzo 2011)

*

Multimedia: video, audio e foto

Il bilancio ufficiale è di 337 morti e 531 dispersi, ma sembra destinato a salire

Tsunami e crolli, Giappone devastato

"300 corpi sulla spiaggia" di Sendai

La prima scossa di 8,9 gradi a 130 km dalla costa del Pacifico. Allarme centrali nucleari, crolla una diga

MILANO - Un terremoto di 8,9 gradi ha colpito venerdì alle 14,46 (erano le 6,46 in Italia) la parte nord-orientale dell'isola Honshu, la più grande del Giappone. Pochi minuti dopo uno tsunami con onde alte fino a dieci metri si è abbattuto sulle coste affacciate sul Pacifico seminando morte e distruzione nell'area di Sendai, la più vicina all'epicentro. Il terremoto è il più violento in Giappone da quando esistono le rilevazioni sismiche e il quinto più forti dell'ultimo secolo. Il bilancio ufficiale delle vittime parla di 337 morti e 531 dispersi, oltre a migliaia di feriti, ma purtroppo sembra destinato ad alzarsi di molto. Grazie alle costruzioni antisismiche obbligatorie in tutto il Giappone, i crolli non sono stati numerosi, la gran parte delle vittime e dei danni è stata causata dallo tsunami. Solo su una spiaggia di Sendai sono stati trovati 300 corpi. Una nave con un centinaio di persone a bordo è stata travolta, due treni sono dati per dispersi: uno si trovava vicino la stazione di Nobiru dove si è abbattuta un'onda di dieci metri, il secondo è scomparso nella prefettura di Iwate.

CROLLA DIGA - Un diga nella prefettura di Fukushima si è spezzata riversando l'acqua a valle che ha spazzato via l'intera città di Sukagawa. Lo riferisce l'agenzia Kyodo, anche se non è chiara l'entità delle conseguenze.

NUOVE SCOSSE - Il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, ha chiesto alla popolazione di tenersi pronta ad affrontare altre scosse di assestamento e tsunami violenti, assicurando che la situazione nelle centrali nucleari era sotto controllo, ma in seguito è giunta la notizia di un aumento della radioattività all'interno della centrale di Fukushima 1.

LE COMUNICAZIONI - A Tokyo, a 370 km di distanza dall'epicentro, i crolli sono stati limitati, ma anche nella capitale si contano i morti. Molte persone hanno riportato lesioni in seguito al crollo del tetto di una scuola, dove era in corso una cerimonia di consegna dei diplomi alla quale stavano partecipando circa seicento studenti. Sempre nella capitale è stato chiuso l'aeroporto di Narita. Uno dei principali aeroporti di Tokyo, quello di Ibaraki che si trova 80 chilometri a nord-est della capitale, è stato chiuso a seguito del crollo di un'ampia parte del tetto. Alcuni treni e metropolitane hanno ripreso a funzionare solo alle 17,30 italiane, quando a Tokyo era passata l'1 di notte. Nella raffineria di Ichihara si è sviluppato un incendio, nel porto si sono innescati almeno sei focolai. L'antenna della Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica, si è piegata a causa delle scosse. La rete di telefonia cellulare è saltata, e anche le comunicazioni telefoniche attraverso le linee fisse sono molto difficili, ha resistito però l'infrastruttura Internet, tramite la quale la gente continua a scambiarsi informazioni in tempo reale. Le fornitura di energia elettrica è saltata in un'ampia parte dell'area di Tokyo: 4,4 milioni di abitazioni sono rimaste senza luce. Un'onda ha anche inondato l'enorme parcheggio del parco divertimenti di Disneyland.

L'onda anomala

SENDAI - Le immagini e le notizie più impressionanti arrivano dalla zona di Sendai, dove vivono circa 1 milione di persone, area nella quale si è abbattuta la più forte onda di maremoto. L'acqua si è spinta fino a 5 chilometri all'interno, quando si è ritirata sono rimasti su una spiaggia da 200 a 300 corpi. La pista dell'aeroporto è stata invasa dalle acque. Case e magazzini sono in fiamme in vaste aree di Kesennuma (70 mila abitanti), vicino a Sendai. "Il porto è un mare di fiamme", ha riferito un cronista locale. Il porto di Miyagi si è riempito di carcasse di veicoli trascinati via dalla furia del mare. Una grande esplosione è avvenuta in un complesso petrolchimico a Shiogama, un sobborgo nei pressi di Sendai. Immagini diffuse dalla televisione mostrano fiamme alte decine di metri che avvolgono l'impianto.

SOCCORSI - I danni sono stati subito definiti "considerevoli" dal governo nipponico, il quale per prima cosa ha assicurato che non ci sono state fughe di radiottività dalle centrali atomiche. Il primo ministro Naoto Kan ha costituito un'unità per affrontare l'emergenza. Il capo del governo nipponico ha espresso le più "profonde condoglianze a chi sta soffrendo le conseguenze" di questo "fortissimo terremoto" e ha chiesto alla popolazione di continuare a seguire le indicazioni trasmesse televisivamente con tranquillità. Il ministero della Difesa si appresta a mobilitare 300 aerei e 40 navi per i soccorsi. Il presidente americano Barack Obama ha annunciato che, oltre alla portaerei che già si trova nelle vicinanze del Giappone, ne ha inviato un'altra per aiuti. Il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, ha dato disposizioni alla struttura diplomatica di accettare aiuti internazionali. Sono 38 le nazioni del mondo che hanno immediatamente offerto aiuto e solidarietà al Giappone. Anche l'Onu ha annunciato che trenta squadre di soccorso sono pronte a partire. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha reso noto che "non ci sono notizie di italiani coinvolti a Tokyo e non ci sono stranieri interessati dallo tsunami a Sendai". Tokyo, ha assicurato il diplomatico, "è tranquilla". Stanno tutti bene i 311 componenti dell'orchestra e dello staff del Maggio Musicale Fiorentino che si trovano dagli inizi di marzo a Tokyo per una lunga tournée. Alitalia ha riprogrammato a sabato i voli Roma-Tokyo e Milano-Tokyo.

LE SCOSSE - La prima scossa di 8,9 gradi della scala Richter è avvenuta alle 14,46 locali (le 6,46 in Italia) con epicentro a una profondità di 24,4 km situato a 130 km a est di Sendai, ed è stata seguita da decine di scosse di assestamento, quattro delle quali di oltre 6,5 gradi e dodici tra 6 e 6,5 gradi. Dal momento della scossa principale, c'è stato un terremoto di almeno 5 gradi in media ogni 5-7 minuti. La costa nordorientale del Giappone sul Pacifico in passato è stata colpita da terremoti e tsunami e un sisma di magnitudo 7,2 si era verificato mercoledì, seguito da una serie di scosse nella stessa area dove si è verificato il sisma devastante dell'11 marzo. Si pensava che queste scosse avessero scaricato l'enorme energia che si era accumulata nella subduzione della zollla pacifica sotto l'arco-isola del Giappone, invece evidentemente ha attivato una parte della faglia che si è rotta provocando il terremoto di 8,9 gradi. Nel 1933, un sisma di magnitudo 8.1 nella zona provocò la morte di oltre 3 mila persone. La scossa dell'11 marzo è stata la più potente mai registrata nel Sol Levante. Le onde telluriche sono state avvertite distintamente fino a Pechino.

MERCATI - Subito dopo la scossa lo yen ha iniziato a perdere terreno contro il dollaro, arrivando fino a 83,30 da 82,74 prima del sisma. Lo yen ha perso terreno anche contro l'euro a 115,01 da 114,35. Il cross euro-dollaro è a 1,3815. La borsa di Tokyo ha chiuso in forte ribasso. L'indice Nikkei ha lasciato sul terreno l'1,72% a 10.254,43 punti. L'indice aveva comunque già aperto in ribasso dell'1,30%, scendendo sotto quota 10.300 per la prima volta dal 1° febbraio, minato dall'instabilità politica in Medio Oriente.

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

Obama: "Da noi nessun danno significativo"

Lo tsunami attraversa tutto il Pacifico

Il maremoto tocca l'Indonesia e le Filippine senza causare danni. Raggiunte anche le Hawai e le coste Usa

Obama: "Da noi nessun danno significativo"

Lo tsunami attraversa tutto il Pacifico

Il maremoto tocca l'Indonesia e le Filippine senza causare danni. Raggiunte anche le Hawai e le coste Usa

MILANO - Il terremoto di 8,9 gradi della scala Richter che ha colpito il Giappone ha provocato un allerta tsunami in tutto il Pacifico. Le prime nazioni a essere colpite dopo il Giappone sono state Filippine e Indonesia. Nelle Filippine la prima onda anomala di 60 centimetri è arrivata a San Vicente, nella provincia di Cagayan, mentre l'ultima, di appena 30 centimetri è stata registrata alle 20, ora locale, a Baler, secondo quanto precisato dal responsabile dell'istituto nazionale di vulcanologia e sismologia. In previsione dello tsunami erano stati evacuati circa 15 mila residenti dei villaggi costieri. In Indonesia - dove il maremoto del 26 dicembre 2004 provocò almeno 180 mila morti nella punta a nord-ovest di Sumatra - un allarme tsunami era stato emesso per le province di Irian Jaya, Papua, North Maluku e North Sulawesi. Ma sulle coste sono giunte onde di dieci centimetri che non hanno provocato alcun danno. Lo hanno annunciato le autorità locali.

SUDAMERICA E USA- Dopo aver superato le isole Hawaii senza provocare danni, le prime onde sono arrivate alle 17 (ora italiana) sulle coste dell'Oregon e della California, quasi dieci ore dopo la scossa al largo del Giappone. Il presidente Usa Barack Obama ha detto che negli Stati Uniti non c'è stato "nessun danno significativo". I n California i surfisti sono usciti in mare per cavalcare l'onda. La Cnn ha riferito che le prime onde hanno raggiunto le Hawaii alle 14,07 italiane, con onde alte tra i due e i tre metri. Le autorità dell'Oregon avevano consigliato l'evacuazione agli abitanti delle aree costiere e le scuole lungo la costa erano state chiuse. Anche il Canada ha diffuso avvisi sullo tsunami per alcune zone della Columbia Britannica. Alle amministrazioni locali è stato consigliato di evacuare porticcioli, spiagge e altre aree sotto il livello della marea. Sull'Isola di Pasqua le autorità hanno disposto il trasferimento degli abitanti in zone sopraelevate. A Mazatlan, in Messico, la strada costiera è stata chiusa, alcuni villaggi sono stati evacuati prima dell'arrivo di un'onda di mezzo metro. In Sudamerica l'arrivo dell'onda è previsto tra le 20 e le 22 (ora italiana). Dalle 23 l'onda dovrebbe raggiungere Cile, Perù, Ecuador, Colombia e Antartide. In Ecuador il presidente Correa ha disposto l'evacuazione a una "distanza prudente" dalle coste, almeno circa 10 chilometri dalla spiaggia o in alture con più di 50 metri.

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

 

e hollywood l'anno scorso ci ha fatto anche un film

La maledizione del numero 11

Impazza in rete la curiosità sul numero che ha caratterizzato le stragi di New York e Madrid

e hollywood l'anno scorso ci ha fatto anche un film

La maledizione del numero 11

Impazza in rete la curiosità sul numero che ha caratterizzato le stragi di New York e Madrid

MILANO - Naturalmente è una coincidenza. Ma come tutte le coincidenze entra nelle teste della gente e non ne vuole più uscire. Potremmo chiamarla la maledizione del numero 11. Un legame tra 11 e disastri che ha portato il mondo del cinema a dare vita anche ad un horror (nel 2010) "11.11 la paura ha un nuovo numero". Il terremoto in Giappone (11/3/2011) è l'ultimo esempio della scia di sangue legata a questo giorno del mese.

TORRI GEMELLE - Cominciamo dall'11 più celebre, tanto famoso da essere diventato un sinonimo di tragedia epocale. Parliamo ovviamente dell'11 settembre che segna tragicamente l'ingresso del nuovo secolo. L'11 settembre 2001 è la data dell'attacco alle Torri Gemelle di New York a seguito del dirottamento di 4 aerei di linea da parte di Al Qaeda. Ci saranno quasi 3000 morti oltre a migliaia di feriti. Senza contare il seguito luttuoso di guerre (Afghanistan e Iraq).

ATOCHA - L'altra data storica è proprio un 11 marzo. Quello del 2004, quando alcuni terroristi vicini ad Al Qaeda fanno saltare in aria quattro treni pendolari pieni di dipendenti d’ufficio, operai o studenti, diretti verso la stazione madrilena di Atocha a Madrid provocando 191 morti e 1.841 feriti.

Marco Letizia

11 marzo 2011

 

 

Gli Usa inviano liquido di raffreddamento

Giappone: allarme centrali nucleari

Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima

Gli Usa inviano liquido di raffreddamento

Giappone: allarme centrali nucleari

Aumento di radioattività nell'edificio che ospita le turbine del primo reattore della centrale di Fukushima

MILANO - È aumentato il livello di radiazione all'interno dell'edificio che ospita la turbina dell'impianto nucleare di Fukushima 1, danneggiata nel terremoto. Lo riporta l'agenzia Kyodo. Gli Stati Uniti hanno inviato in Giappone liquido di raffreddamento. Lo ha reso noto segretario di Stato Usa Hillary Clinton.

ALLARME - In precedenza, il capo di gabinetto del governo giapponese, Yukio Edano, aveva detto che la situazione nella centrale nucleare di Fukushima 1 era sotto controllo. L'ente che gestisce la centrale aveva spiegato che le acque di raffreddamento del reattore si erano abbassate a un livello inquietante, ma un camion equipaggiato con materiale adatto a ristabilire la situazione aveva rapidamente raggiunto la centrale, aveva diffuso l'agenzia Jiji. Le autorità giapponesi hanno comunque emesso un ordine di sgombero per 6 mila abitanti entro un raggio di 3 km dalla centrale e sono state messe in stato di allerta le truppe anti-contaminazione. Un incendio è stato domato presso la turbina della centrale di Onagawa. In tutto sono stati undici i reattori atomici che si sono arrestati automaticamente dopo l'arrivo delle prime scosse.

WWF - Il Wwf è "molto preoccupato" per le notizie che arrivano dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) dell'innalzamento del livello di allerta per la centrale nucleare di Fukushima. Il Wwf in una nota "si augura che non ci siano danni e che il Giappone non debba di nuovo confrontarsi con un ulteriore, drammatico problema provocato dal nucleare" e chiede "che venga garantita la massima trasparenza, tempestività e accuratezza dell'informazione".

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

È il quinto terremoto più forte da quando esistono le rilevazioni sismiche

L'asse terrestre si è spostato di 10 cm

Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Il terremoto in Cile ha accorciato la durata del giorno e spostato l'asse terrestre, di P. Virtuani (2 marzo 2010)

È il quinto terremoto più forte da quando esistono le rilevazioni sismiche

L'asse terrestre si è spostato di 10 cm

Il sisma in Giappone ha avuto anche un impatto maggiore del terremoto di Sumatra del 2004

(Archivio Corsera)

(Archivio Corsera)

MILANO - L'impatto del terremoto che ha colpito il Giappone stamattina avrebbe spostato l'asse di rotazione terrestre di quasi 10 centimetri. È il risultato preliminare di studi effettuati dall'Ingv, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

IMPATTO - L'impatto di questo evento sull'asse di rotazione, spiega l'Ingv, è stato molto maggiore anche rispetto a quello del grande terremoto di Sumatra del 2004, che fu di 7 centimetri lineari e di 2 millesimi di secondo d'arco angolari, e probabilmente secondo solo al terremoto del Cile del 1960. Il terremoto del Cile dello scorso anno spostò l'asse terrestre di circa 8 centimetri.

CLASSIFICA PER INTENSITÀ - Il sisma dell'11 marzo 2011 si pone al quinto posto della classifica dei terremoti più forti mai registrati da quando esistono le rilevazioni sismiche accurate.

1 - La più forte di sempre avvenne il 22 maggio 1960 in Cile tra Temuco e Conception: 9,5 gradi della scala Richter, provocò 1.655 morti, 3 mila feriti, 2 milioni di senzatetto. Lo tsunami che scatenò provocò 61 morti alle Hawaii - non esistevano ancora i sistemi di allerta e nemmeno si sapeva che un maremoto poteva attraversare un intero oceano - 138 in Giappone, 32 nelle Filippine

2 - la seconda scossa più forte fu registrata il 28 marzo 1964 in Alaska, l'epicentro del terremoto di 9,2 gradi fu nel Prince William Sound, non lontano da Anchorage: i morti furono 113 per lo tsunami e 15 per le scosse. Nella vicina isola Montague la terra si alzò di 13-15 metri. Nel golfo di Valdez l'onda di maremoto arrivò a un'altezza di 67 metri, 15 morti si registrarono sulle coste di California e Oregon, persino a Cuba e Portorico si verificarono piccole onde anomale

3 - 9,1: è la magnitudo del terremoto che tutti ricordano molto bene. Il giorno di Santo Stefano, il 26 gennaio 2004 due minuti prima delle 8 del mattino (ora locale) la zolla asiatica si spostò sopra quella indo-australiana in subduzione sotto Sumatra. La punta nord-ovest dell'isola venne devastata, lo tsunami successivo arrivò sino in Thailandia a est e spazzò le coste di Sri Lanka, India e fino in Somalia a ovest. In tutto i morti furono 230 mila, ma alcune stime parlano di 300 mila vittime

4 - 4 novembre 1952: costa sud-orientale della Kamtchaka, isola russa (allora sovietica). Si scatena un terremoto di 9 gradi Richter, non si ha notizia di vittime. Alle Hawaii arrivò uno tsunami di 3 metri

CLASSIFICA PER VITTIME - I terremoti più forti non sono sempre quelli che producono il maggior numero di vittime. Spesso, infatti, avvengono in zone disabitate. Invece, terremoti meno intensi ma vicini a zone densamente popolate o senza costruzioni antisismiche, producono effetti devastanti.

1 - oltre 800 mila morti, stima del terremoto cinese di 8 gradi dello Shaanxi del 23 gennaio 1556

2 - tra 250 mila e 700 mila vittime nel terremoto di 7,5 gradi a Tangshan, Cina, del 28 luglio 1976

3 - 250 mila morti stimati nel terremoto di Antiochia del 21 maggio 525, forse di 8 gradi

4 - ancora la Cina, a Gansu, il 16 dicembre 1920: 235 mila morti, probabilmente per una scossa di 7,8 gradi Richter

5 - 230 mila morti il 26 dicembre 2004 nel terremoto con tsunami di Sumatra

Il terremoto di 7 gradi del 12 gennaio 2010 nei pressi di Port-au-Prince ad Haiti si stima che abbia causato 223 mila morti e lo colloca in settima posizione

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

 

 

cronologia

I terremoti in Giappone dal '95 a oggi

I sismi più recenti verificatisi nel Sol Levante. A Kobe nel 1995 morirono 6.500 persone

cronologia

I terremoti in Giappone dal '95 a oggi

I sismi più recenti verificatisi nel Sol Levante. A Kobe nel 1995 morirono 6.500 persone

MILANO - Ecco un elenco dei più recenti terremoti che hanno colpito il Giappone dal disastroso sisma che nel 1995 interessò la città di Kobe. Il più mortale avvenne il 1° settembre 1923: una scossa valutata di 7,9 gradi Richter causò 142.800 morti a Kanto, nell'area di Tokyo-Yokohama. La gran parte delle vittime fu in realtà provocata dagli incendi che devastarono le abitazioni in legno. Nella baia di Sagami le onde dello tsunami arrivarono a un'altezza di 12 metri.

9-10 agosto 2009 - due scosse di 7,1 e 6,1 nell'isola di Honshu a 170 km da Hamamatsu, il secondo terremoto provoca un morto

13 giugno 2008 - un terremoto di 6,9 Richter a 75 km da Morioka provoca almeno 13 morti. Il 23 luglio un'altra vittima per un sisma di 6,8 a 35 km da Morioka

25 marzo 2007 - Un sisma di magnitudo 6,9 colpisce la penisola di Noto, circa 300 chilometri a ovest di Tokyo, provocando la morte di una persona, il ferimento di oltre 200 e la distruzione di centinaia di case

16 luglio 2007 - Un terremoto di magnitudo 6,8 colpisce la prefettura di Niigata, circa 250 chilometri a nord-ovest di Tokyo, provocando la morte di 11 persone e il ferimento di 1.950. Il sisma provoca danni alla centrale nucleare più grande del mondo, con una modesta perdita radioattiva

16 agosto 2005 - Un violento sisma di 7,2 gradi Richter colpisce la regione nord-orientale dell'isola di Honshu, prefettura di Miyagi, provocando una trentina di feriti.

6 ottobre 2000 - Un sisma di 7,3 gradi nella prefettura di Tottori, sud-ovest dell'isola Honshu. 120 feriti.

23 luglio 2005 - Una ventina di feriti a Tokyo per un sisma di 6 gradi Richter.

20 marzo 2005 - Un morto e 400 feriti per un movimento tellurico di 7 gradi Richter nella regione meridionale di Fukuoka.

23 ottobre 2004 - 65 morti e circa 3 mila feriti e 100 mila sfollati per il sisma di 6,8 gradi nella regione di Niigata

25 settembre 2003 - Un morto e circa 500 feriti per un terremoto di 8,3 Richter nell'isola settentrionale di Hokkaido.

26 maggio 2003 - Un centinaio di feriti per un sisma di 7 gradi Richter nella provincia di Miyagi.

6 ottobre 2000 - Un centinaio di feriti per un terremoto di 7,3 Richter nella provincia di Tottori.

7 gennaio 1995 - Un sisma di 7,3 gradi Richter fa tremare Kobe, Osaka e Kyoto. Oltre 5 mila morti, più di 40 mila feriti, 250 mila case distrutte.

Redazione online

11 marzo 2011

 

 

 

 

 

 

2011-02-02

Illegittimo l'art. 4 del decreto legislativo sul piano nucleare nazionale

Nucleare, serve il parere delle Regioni

Lo stabilisce la Consulta. Esultano gli ambientalisti

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La Consulta: "Illegittime le leggi regionali che vietano il nucleare" (13 novembre 2010)

Illegittimo l'art. 4 del decreto legislativo sul piano nucleare nazionale

Nucleare, serve il parere delle Regioni

Lo stabilisce la Consulta. Esultano gli ambientalisti

La Corte Costituzionale (Ansa)

La Corte Costituzionale (Ansa)

MILANO - Le Regioni devono esprimere il proprio parere - obbligatorio ma non vincolante - prima di ospitare le centrali nucleari sul proprio territorio. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31" (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi). Il pronunciamento della Consulta era stato richiesto da Toscana, Emilia Romagna e Puglia.

ILLEGITTIMITÀ - La Consulta ravvisa illegittimità "nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari". In una precedente decisione dello scorso novembre, la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittime le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che vietavano l'installazione sul loro territorio di impianti di produzione di energia nucleare, di fabbricazione di combustibile nucleare e di stoccaggio di rifiuti radioattivi.

COMMENTI - "La sentenza è di fatto uno stop all'arroganza del governo, ha dichiarato il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. "Le centrali potranno essere realizzate solo con il consenso della regione interessata e segna una svolta importantissima nella battaglia di lotta contro la follia nuclearista del governo Berlusconi".

AGENZIA NUCLEARE - Intanto il Consiglio dei ministri ha approvato il direttivo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. "Nei prossimi giorni, insieme al presidente Veronesi, riuniremo per la prima volta il direttivo per concordare i prossimi passaggi, a partire dalla costituzione della struttura operativa e dall'individuazione della sede. Il governo procede nel programma per il ritorno al nucleare, un ritorno che, anche grazie al ruolo svolto dall'Agenzia, avverrà nel segno della sicurezza e della tutela dell'ambiente", dicono in una nota congiunta il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e quello dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Inoltre il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all'Energia, Stefano Saglia, annuncia che l'importo delle compensazioni a favore dei Comuni nei territori sedi di centrali nucleari sarà approvato al prossimo Cipe. Saglia ha aggiunto che "il deposito nazionale dei rifiuti nucleari deve essere realizzato entro il 2011, anche perché ce lo impone una direttiva europea. L`individuazione del deposito segue un suo iter autonomo, indipendente dalla realizzazione del programma nucleare".

Redazione online

02 febbraio 2011

2010-10-19

CELEBRAZIONI A ROMA

Enea: 50 anni di energia atomica

al centro ricerche della Casaccia

Nel centro si sono formate generazioni di ricercatori e tecnici. Mercoledì si riaccendono i due reattori

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Il sito dell'Enea con la descrizione dei due reattori

*

Nucleare in Lombardia? Probabile (18 ott 10)

*

Ma Lega, Pd e Verdi sono contrari (19 ott '10)

*

E accanto alla centrale simbolo di Trino, spuntano i pannelli solari (18 ott 10)

CELEBRAZIONI A ROMA

Enea: 50 anni di energia atomica

al centro ricerche della Casaccia

Nel centro si sono formate generazioni di ricercatori e tecnici. Mercoledì si riaccendono i due reattori

Il reattore Triga alla Casaccia

Il reattore Triga alla Casaccia

ROMA - Mentre si torna a discutere di produzione di energia atomica nel Belpaese, il cuore della ricerca nucleare italiana rimane a pochi chilometri dal Colosseo. E’ il centro della Casaccia di Santa Maria di Galeria dell’Enea (acronimo che un tempo significava volta Energia nucleare ed energie alternative, oggi Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ha formato intere generazioni di ricercatori, anche dopo l'abbandono del programma nucleare nazionale. Enea festeggia mercoledì 20 ottobre i 50 anni riavviando ufficialmente e portando a criticità i due reattori Triga e Tapiro, in vista di nuove attività di ricerca e di sviluppo.

Il reattore "Tapiro" nel centro Casaccia dell'Enea

Il reattore "Tapiro" nel centro Casaccia dell'Enea

REATTORI ACCESI - Accanto alla rimessa in funzione dei due reattori, in mattinata si terrà un convegno nel quale si percorrerà la storia del Programma nucleare italiano partendo dall’eredità lasciata da Enrico Fermi, passando proprio dal significato rappresentato dal centro della Casaccia fino ad arrivare al contestato rilancio della produzione di energia atomica voluta dal governo Berlusconi, che sarà illustrato anche dall’intervento previsto di Stefano Saglia, sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico con delega all’energia.

I due piccoli reattori sperimentali, osserva l'Enea in una nota, torneranno a funzionare nel quadro "del rinnovato impegno dell'Agenzia Enea nel fornire, in sintonia con le decisioni del governo in materia energetica, sostegno tecnico e scientifico alla crescita delle capacita' e delle competenze del mondo industriale nazionale".

Redazione online

19 ottobre 2010

 

 

 

Fissione Nucleare

L'ENEA, sin dalla sua costituzione, svolge attività di ricerca e sviluppo nel settore della fissione nucleare. Nell’ambito del nuovo programma governativo di rilancio della produzione di energia elettrica da fonte nucleare, ha intensificato la partecipazione ai più importanti programmi di ricerca internazionali, sostenendo la crescita di competenza e di capacità del settore industriale nazionale.

Le attività tecnico-scientifiche sono focalizzate principalmente sulla ricerca e sviluppo di sistemi nucleari avanzati per impianti produttivi innovativi e per la risoluzione di problematiche di medio lungo termine legate alla disponibilità delle risorse di combustibile e alla minimizzazione dei rifiuti radioattivi a lunga vita.

L'ENEA svolge, inoltre, attività di formazione e informazione protese ad incrementare le competenze di settore e le conoscenze del pubblico sui vari aspetti dell’energia nucleare al fine di favorirne l’accettabilità.

L’ENEA svolge la propria attività di ricerca e sviluppo avvalendosi di impianti sperimentali per prove e qualifiche di materiali, componenti e sistemi, e di reattori nucleari di ricerca per sperimentazioni di fisica dei materiali e per applicazioni di medicina nucleare.

Con il suo grande bagaglio di conoscenze e competenze l’ENEA rappresenta un qualificato soggetto tecnico-scientifico in grado di supportare le Istituzioni – e, in particolare, l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare - per tutte le attività di sicurezza, protezione e controllo connesse alla progettazione, realizzazione, esercizio e dismissione degli impianti nucleari e per l’individuazione di siti idonei di stoccaggio e smaltimento finale del materiale radioattivo, nel pieno e assoluto rispetto della salute dei cittadini e della conservazione del patrimonio ambientale.

Le principali attività di ricerca e sviluppo riguardano:

* Sistemi nucleari avanzati: Attività di ricerca e sviluppo relative ai sistemi nucleari di nuova generazione (reattori avanzati refrigerati ad acqua leggera, reattori di quarta generazione refrigerati a metallo liquido e a gas ad alta temperatura) e di reattori nucleari a fissione di piccola e media taglia. In particolare, per quanto riguarda i reattori nucleari di IV Generazione, ENEA sviluppa e gestisce infrastrutture tecnologiche in supporto alla progettazione e dimostrazione della fattibilità di sistemi nucleari refrigerati a metallo liquido (LFR – Lead cooled Fast Reactor, SFR – Sodium cooled Fast Reactor) e gas (VHTR – Very High Temperature Reactor).

* Ingegneria sperimentale: Realizzazione di impianti sperimentali per la qualifica di componenti prototipici e sistemi di impianti nucleari di potenza (AP1000, EPR - European Pressurized Reactor, LFR – Lead cooled Fast Reactor, ecc.), definizione, progettazione e conduzione di campagne sperimentali e interpretazione dei risultati.

* Reattori di ricerca: Tecniche di diagnostica e terapia medica attraverso l'uso di canali a flusso neutronico modulabile di reattori nucleari di ricerca (Radiografia e Tomografia Neutronica); studio e caratterizzazione di materiali; validazione di codici neutronici.

* Caratterizzazione dei materiali nucleari e dei rifiuti radioattivi: Caratterizzazione sperimentale dei materiali di prima barriera (fuel cladding) e dei materiali strutturali (acciai austenitici, acciai ferritici-martensistici, acciai a ossidi dispersi "ODS", acciai ricoperti) per applicazioni in sistemi a metallo liquido fluente e gas ad alta temperatura. Qualifica dei materiali strutturali per la realizzazione dei componenti dinamici in metallo liquido pesante. sSviluppo, attraverso laboratori accreditati, di tecniche di caratterizzazione radiologica di materiali nucleari e rifiuti radioattivi; prove distruttive e non distruttive su materiali e componenti.

* Gestione dei rifiuti radioattivi: Sistemi innovativi per lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti nucleari; analisi di affidabilità per la definizione dei siti idonei per impianti di produzione e depositi di smaltimento, sistema integrato nazionale per la raccolta dei rifiuti radioattivi di origine non elettronucleare e delle sorgenti.

* Modelli e simulazione: Sviluppo di modelli e simulazione del sistema reattore per studi di sicurezza ed ingegneria su sistemi nucleari attuali e futuri; simulazione di sistemi avanzati di controllo e protezione; modelli avanzati di supporto alle decisioni per operatori di impianto; sistemi innovativi di interfaccia uomo-macchina.

Tutte le attività sono portate avanti nell’ambito di programmi nazionali di ricerca e sviluppo finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico (in particolare, nell’ambito dell’Accordo di Programma relativo alla Ricerca di Sistema Elettrico) e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di progetti europei finanziati dall’Euratom e di altre rilevanti iniziative internazionali.

L’ENEA ha rapporti di collaborazione con le principali Istituzioni, Università ed Enti di ricerca nazionali e internazionali, accordi con i principali organismi nucleari internazionali (International Atomic Energy Agency, Nuclear Energy Agency, EURATOM) e, oltre alla partecipazione ai principali Programmi di Ricerca Europei, mantiene rapporti di collaborazione e scambio di ricercatori con i due principali enti di ricerca nucleare francesi (Commissariat à l’Énergie Atomique e Institut de Radioprotection e de Sûreté Nucléaire).

La formazione di tecnici, operatori e manager di impianti nucleari è svolta in collaborazione con i principali atenei italiani (Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Tecnologica Nucleare), i ministeri di riferimento (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e le principali industrie e società di formazione del settore.

La diffusione dell’informazione scientifica e l’informazione al pubblico sull’impiego dell’energia nucleare sono svolte in collaborazione con le Istituzioni, le Università e l’Industria attraverso pubblicazioni scientifiche, la rivista " Energia, Ambiente e Innovazione" e il sito web ENEA (si vedano, in particolare, le pagine dedicate alla Ricerca Sistema Elettrico e al FOCUS fissione nucleare) nonché seminari, convegni ed incontri aperti al pubblico.

UNITÀ DI RIFERIMENTO

Unità Tecnica Tecnologie e Impianti per la Fissione e la Gestione del Materiale Nucleare

Responsabile: Ing. Massimo Sepielli

e-mail: massimo.sepielli@enea.it

Unità Tecnica Metodi per la Sicurezza dei Reattori e del Ciclo del Combustibile

Responsabile: Ing. Stefano Monti

e-mail: stefano.monti@enea.it

 

Unità Tecnica Ingegneria Sperimentale Brasimone

Responsabile: Ing. Pietro Agostini

e-mail: pietro.agostini@enea.it

 

Materiale di approfondimento:

* Reattore nucleare di ricerca TRIGA RC-1

* Reattore nucleare di ricerca TAPIRO

* Impianto VAPORE per prove termomeccaniche e fluidodinamiche sui componenti e sistemi

* Impianto CIRCE-ICE

 

 

 

 

 

 

 

 

2010-10-18

Nel "Distretto dell’energia" nell’Alto Milanese, la produzione di componenti per gli impianti

Nucleare, possibile centrale in Lombardia

Il ministro Romani: dalla Regione nessuna opposizione pregiudiziale. Podestà: sì a territorio incubatore

Nel "Distretto dell’energia" nell’Alto Milanese, la produzione di componenti per gli impianti

Nucleare, possibile centrale in Lombardia

Il ministro Romani: dalla Regione nessuna opposizione pregiudiziale. Podestà: sì a territorio incubatore

MILANO - Il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, sostiene che uno dei siti per i 4 nuovi impianti nucleari Italiani sarà probabilmente in Lombardia. "E' la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata, quindi la più bisognosa di energia. Sembrerebbe strano non prevedere che ci possa essere una delle nuove centrali", ha detto il ministro, a margine di un convegno sulla ripresa economica della provincia di Milano. Il ministro ha riferito di aver avuto una disponibilità di massima all'installazione di una centrale dal presidente della Regione Roberto Formigoni: "Non essendoci opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione una centrale in Lombardia può darsi possa essere installata", ha detto. "Ma è un problema che sarà analizzato da chi lo deve fare e con il consenso di coloro che nel loro territorio vedranno installato l'impianto".

QUATTRO SITI - Romani ha ricordato di essere un "convinto nuclearista". "Tant'è - ha aggiunto - che ho dato una spinta a iniziare immediatamente con l'agenzia". Il ministro ha comunque spiegato che il processo di identificazione dei siti nucleari deve ancora iniziare: "è un problema che sarà analizzato da chi lo deve fare - ha detto -, con il consenso di coloro che nei loro territori vedranno installata una centrale nucleare, soprattutto cercando di innescare un meccanismo virtuoso di incentivi come quello che c'è stato in Francia". Non voglio fare numeri - ha concluso -. È un percorso complesso dopo 20 anni di interruzione che va fatto con il concorso degli enti locali a partire dalla Regione e dai cittadini". Il ministro dello Sviluppo economico non si è poi sbilanciato su valutazioni circa l'eventualità che in Lombardia ci possa essere in futuro anche più di una centrale nucleare: "Il progetto dell'Italia è oggi di quattro centrali - ha risposto a una domanda al riguardo -. È ovvio che si dovranno trovare i siti".

"RITARDO DA RECUPERARE" - "Il referendum del 1987 contro il nucleare ci ha fatto perdere tempo, risorse e competenze in un campo in cui figuravamo all’avanguardia. Nelle nostre bollette, molto più care di quelle francesi e svedesi, paghiamo ancora oggi quella scelta che il Governo, attraverso il varo di un progetto tutto italiano cui ora sta dando impulso il ministro Romani, vuole adesso modificare nell’obiettivo di mettere al riparo il Paese da ulteriori crisi economiche globali anche riducendo il costo dell’energia. Sono favorevole, dunque, all’individuazione di un territorio che possa fungere da incubatore della produzione di componenti per le centrali nucleari da realizzare nei prossimi anni nel nostro Paese". Così il presidente della provincia Guido Podestà, che al convegno in programma lunedì pomeriggio a palazzo Isimbardi sul tema "La ripresa economica nella Provincia di Milano tra innovazione e nuovi mercati", ha esaminato la proposta di localizzare nel "Distretto dell’energia", il territorio ad alta tecnologia individuato dalla Regione Lombardia che coincide in parte con l’Alto Milanese, la produzione di componenti per le nuove centrali nucleari italiane.

Redazione online

18 ottobre 2010

 

 

 

Le aziende del settore hanno registrato incassi per 2,3 miliardi di euro nel 2009 (+39%)

Tutti sotto il pannello. Anche a Trino Vercellese, simbolo del nucleare italiano

Entro fine anno la produzione di corrente potrebbe arrivare all'1% della domanda

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti (30 settembre 2010)

Le aziende del settore hanno registrato incassi per 2,3 miliardi di euro nel 2009 (+39%)

Tutti sotto il pannello. Anche a Trino Vercellese, simbolo del nucleare italiano

Entro fine anno la produzione di corrente potrebbe arrivare all'1% della domanda

Perfino Trino Vercellese, paese simbolo del nucleare italiano, con una centrale che al suo avvio nel 1964 era la più potente del mondo, si converte al fotovoltaico, avviando la realizzazione di un maxi-parco da 70 megawatt con vista sulla torre di raffreddamento del reattore. L'investimento da 250 milioni andrà ad arricchire il fiume di denaro che si sta riversando sull'energia del sole in Italia, dopo la recente revisione degli incentivi. Superato lo scoglio della prima parte del 2010, rallentata dal difficile parto del terzo conto energia, ora che le tariffe in partenza da gennaio 2011 sono chiare, il fiume è di nuovo in piena.

IN CRESCITA - Secondo uno studio realizzato dalla società di consulenza A. T. Kearney, per fine anno verranno installati in Italia altri 850 megawatt, contro i 720 del 2009. In tutto, la potenza del fotovoltaico dovrebbe toccare così i 2 mila megawatt complessivi e la produzione di corrente elettrica arriverebbe all'1 per cento della domanda. Le aziende italiane dell'energia del sole, secondo lo studio di A. T. Kearney, nel 2009 hanno registrato ricavi per 2,35 miliardi di euro, in crescita del 39 per cento rispetto agli 1,69 del 2008, con la prospettiva di arrivare a un valore complessivo del settore di 3 miliardi di euro a fine 2010. Una crescita che si inserisce nel trend di boom mondiale di questa tecnologia sempre più diffusa.

AL RADDOPPIO - La previsione di Solarbuzz , bibbia globale del solare, è che entro fine anno si arrivi nel mondo a 15 gigawatt di nuova potenza installata, più del doppio dei 6,4 gigawatt realizzati nel 2009. Avvalora la credibilità di queste proiezioni il fatto che tra maggio e giugno l'installato sia stato quasi il triplo del secondo trimestre 2009, garantendo all'industria fotovoltaica un raddoppio nel giro d'affari, da 6,2 a 12 miliardi di dollari. Un boom come sempre guidato dalla Germania, dov'è concentrato il 60% del nuovo installato, ma subito dopo viene l'Italia, che pure sul suo territorio assolato ha un decimo dei pannelli dei vicini a Nord delle Alpi. Anche in Francia e negli Stati Uniti il fotovoltaico corre a velocità sostenuta.

DA ORIENTE - Sul fronte manifatturiero, invece, è la Cina che spopola, con ben quattro colossi come Suntech Power, JA Solar, Yingli Green Energy e Trina Solar nella top ten dell'industria solare. La manifattura cinese arriva oggi a coprire il 55% delle celle prodotte su scala mondiale a confronto con i1 43 per cento dello scorso anno. Grazie anche ai cinesi continua il drastico calo dei prezzi, che va più veloce dell'aumento di efficienza dei pannelli e dovrebbe proseguire: secondo la ricerca A. T. Kearney il costo dei moduli potrebbe scendere dagli 1,5-2 dollari attuali a 1 dollaro per Watt nel 2015.

Insieme al calo dei prezzi, l'altro grande driver del settore negli ultimi anni è la crescente efficienza delle celle, in cui prevalgono gli americani e i giapponesi. Campione mondiale in questa gara a estrarre più energia possibile dal sole è al momento l'americana SunPower, che dallo scorso giugno ha avviato la produzione industriale di celle con un'efficienza del 24,2%. Ma anche la giapponese Sharp è molto impegnata sul fronte dell'efficienza: le sue celle a concentrazione (molto più care delle altre), con un sistema basato su lenti ottiche, hanno raggiunto un'efficienza del 42,1%, che potrebbe arrivare al 45 per cento entro il 2014. Un livello impensabile solo qualche anno fa.

Elena Comelli

18 ottobre 2010

 

 

 

Grazie agli incentivi in conto energia

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti

Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW

Grazie agli incentivi in conto energia

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti

Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW

(Reuters)

(Reuters)

ROMA - In Italia sono più di 100 mila gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio con il sostegno degli incentivi in conto energia gestiti dal Gse (Gestore dei servizi energetici). Tra vecchio e nuovo conto energia, a fine settembre al Gse risultano infatti in esercizio 100.200 impianti fotovoltaici per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW.

DATI - Secondo le previsioni del Gse, entro la fine del 2010 la capacità fotovoltaica installata nel nostro Paese supererà i 2.500 MW, quasi mille in più rispetto all'attuale potenza. Nel 2011, inoltre, ci si aspetta che le nuove realizzazioni fotovoltaiche potrebbero raggiungere i 2 mila MW. La Lombardia, con oltre 15 mila impianti, rimane in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti, seguita da Veneto (11 mila impianti) e Emilia Romagna (oltre 9 mila impianti). Per quanto riguarda invece la potenza installata, la Puglia è prima con 320 MW seguita da Lombardia (185 MW) ed Emilia Romagna (140 MW).

CONTO ENERGIA - Il conto energia premia la realizzazione di impianti fotovoltaici integrati nelle superfici esterne degli edifici, in sostituzione di coperture in eternit. Il premio consiste in una maggiorazione degli incentivi riconosciuti all’energia elettrica prodotta da tali impianti, premio che è attualmente pari al 5% e che con il terzo Conto Energia diventa pari al 10%. Il premio ha comportato finora la realizzazione di circa 100 MW di impianti fotovoltaici sostitutivi all’eternit, che occupano una superficie di oltre 900 mila metri quadri.

Redazione online

30 settembre 2010(ultima modifica: 08 ottobre 2010)

 

 

 

 

2010-10-16

Lo ha svelato in tv

Nucleare, Umberto Veronesi verso la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza

L'oncologo: "I nuovi reattori sono bellissimi e potenti". Per la nomina ufficiale si attende ora il decreto

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Sogin, un ambasciatore per le scorie radioattive italiane (14 ottobre 2010)

Lo ha svelato in tv

Nucleare, Umberto Veronesi verso la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza

L'oncologo: "I nuovi reattori sono bellissimi e potenti". Per la nomina ufficiale si attende ora il decreto

Umberto Veronesi in una foto scattata a Montecitorio quando era ministro della Sanità (Ansa)

Umberto Veronesi in una foto scattata a Montecitorio quando era ministro della Sanità (Ansa)

MILANO - Umberto Veronesi ha detto sì all'Agenzia per la sicurezza nucleare. Lo rivela lo stesso ex ministro della Salute alla trasmissione Mattina 5, durante un colloquio con Maurizio Belpietro. "Mi è stata richiesta la disponibilità e ho accettato volentieri", spiega Veronesi che ha rassicurato sulla sicurezza nucleare: "Chi ha studiato - ha detto - sa benissimo che il disastro di Cernobyl è stato provocato dalla follia di un direttore che ha voluto fare un esperimento. E per farlo ha tolto almeno 12 livelli di sicurezza. È stata una follia umana che non si ripeterà. Sono sicuro che non c'è alcun rischio". Inoltre, ha aggiunto, "i nuovi reattori sono bellissimi, potenti e non c'è alcun dubbio sulla loro sicurezza". Per avere in Italia "il nucleare come soggetto di energia - ha concluso - ci vorranno 4 anni per la primissima attività. I nuovi reattori sono i più potenti e i più sicuri, non c'è più dubbio su questo".

I MINISTRI - "Grande condivisione" anche tra i ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, sull'oncologo Umberto Veronesi a presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Questo secondo quanto appreso al termine dell'incontro tra i due ministri questa mattina al dicastero dell'Ambiente. Per la nomina di Veronesi si attende ora il decreto della Presidenza del Consiglio.

IL PD - Ma intanto i due senatori ecodem del Pd, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, sottolineano: "Non possiamo che augurare buon lavoro a Veronesi e attendere che si dimetta quanto prima da parlamentare, come del resto nei mesi scorsi egli stesso aveva detto di voler fare". "Il professor Veronesi - sostengono - sta mettendo la sua straordinaria autorevolezza e la sua fama a servizio di un progetto, quello del ritorno al nucleare in Italia, che si rivelerà una pericolosa avventura e che finirà nel nulla: ci auguriamo che la sua persona sia garanzia di terzietà per l'Agenzia che avrà un ruolo delicatissimo. Noi, come gran parte degli italiani, siamo preoccupati per il programma nucleare di Berlusconi - aggiungono gli esponenti del Pd - che non è una cosa seria e pare obbedire più ad una scelta propagandistica e ideologica, che non ad una capacità programmatica nel settore energetico. La presidenza dell'Agenzia nucleare affidata al professor Veronesi, medico di chiara fama, non può che accrescere questi timori, perchè l'organo dovrebbe avere un ruolo squisitamente tecnico ad appannaggio di fisici e ingegneri, e non - concludono i senatori Pd - frutto di nomine politiche".

Redazione online

15 ottobre 2010(ultima modifica: 16 ottobre 2010)

 

 

 

 

2010-10-12

L'allarme dEll'associazione ambientalista

Legambiente: "Abruzzo libero

dalle macerie solo nel 2079"

Confrontato il ritmo attuale di smaltimento e la stima fatta nel mese di luglio da Vigili del fuoco e Cnr

L'allarme dEll'associazione ambientalista

Legambiente: "Abruzzo libero

dalle macerie solo nel 2079"

Confrontato il ritmo attuale di smaltimento e la stima fatta nel mese di luglio da Vigili del fuoco e Cnr

L'Abruzzo rischia di essere libero dalle macerie del terremoto solo nel 2079. L'allarme arriva da Legambiente che ha messo a confronto il ritmo attuale di smaltimento e la stima fatta a luglio da Vigili del fuoco e Cnr, che parla di 2.650.000 metri cubi di calcinacci in tutta l'area del terremoto. Una stima che non è nemmeno certa, visto che gli stessi soggetti hanno dato stime diverse nelle stesse aree, negli stessi Comuni.

LENTEZZA - Una lentezza che, secondo l'associazione ambientalista, è dovuta a ritardi, indecisioni e rimpalli di responsabilità e che, certamente, rallenta anche la ricostruzione. Rincara la dose il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente: "Da quando se ne occupa lo Stato, si procede a un ritmo di smaltimento di 150 tonnellate al giorno, contro le 600 di quando se ne occupavano i sindaci abruzzesi". Una montagna di macerie che potrebbe far muovere l'economia post-terremoto tra smaltimento e riciclo. Il governo, per la prima volta in Italia, ha deciso di classificare il materiale edile crollato come rifiuto solido urbano e non rifiuto speciale. Ma la qualifica vale solo per le macerie crollate, non quelle dei ruderi ancora in piedi. Una differenza che lascia perplessi aquilani e associazioni ambientaliste: a terra o in aria che siano, gli operatori del settore spingono perché i calcinacci siano analizzati, differenziati e riciclati.

NORMATIVA - Secondo l'Anpar, l'Associazione nazionale produttori di aggregati riciclati, si potrebbe recuperare oltre il 90% delle macerie per riutilizzarle in altre opere edili. Le macerie triturate, infatti, possono essere usate per sottofondi stradali, calcestruzzo a bassa e media resistenza, piste ciclabili e riempimenti. Ci sarebbe anche un obbligo di legge. Il decreto ministeriale 203 del 2003, infatti, obbligherebbe tutti gli enti pubblici a impiegare almeno il 30% di materiale riciclato nelle opere progettate. Quello che succede in realtà, e non solo in Abruzzo, è che nei capitolati di appalto non viene nemmeno previsto l'utilizzo del materiale riciclato. Un problema di norme allora ma anche di appositi impianti che in Abruzzo non ci sono. E per ora non c' è una parola definitiva nemmeno sui siti dove realizzarli, visto che una prima lista realizzata un anno fa è rimasta lettera morta. Non hanno dubbi i tecnici tedeschi che, per il governo di Berlino, lavorano alla ricostruzione di Onna. "Nessun piano generale - spiega Wittfrida Mitterer, coordinatrice del progetto - può partire senza lo sgombero delle macerie".

Domenico Affinito

11 ottobre 2010

 

 

 

 

2010-10-09

Ungheria - Se la diga cede saranno sversati altri 500 metri cubi di liquami

Fango tossico, si rischia nuova catastrofe

La parete settentrionale del serbatoio che ha causato

la fuoriuscita di liquami tossici è indebolita e può cedere

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fango rosso, salgono a 6 i morti (8 ottobre 2010)

*

Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti (7 ottobre 2010)

*

Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici (6 ottobre 2010)

*

Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010)

Ungheria - Se la diga cede saranno sversati altri 500 metri cubi di liquami

Fango tossico, si rischia nuova catastrofe

La parete settentrionale del serbatoio che ha causato

la fuoriuscita di liquami tossici è indebolita e può cedere

BUDAPEST - È di nuovo altissima la tensione nella zona ungherese inondata lunedì da un fiume di fanghi tossici. La parete settentrionale del serbatoio che ha gia causato la fuoriuscita di quasi un milione di metri cubi di liquami tossici è indebolita e rischia di cedere.

È stato il premier Viktor Orban in persona a riconoscere che la situazione è seria e non ha escluso il rischio di un nuovo cedimento. "La situazione è molto grave e non voglio creare grandi speranze" ha detto Orban in un'improvvisata conferenza stampa nella località di Ajaka, dove lunedì si è riversata con maggiore violenza la valanga di fanghi carichi di metalli pesanti. "Se la diga del serbatoio cede, sono 500.000 metri cubi che verranno sversati", ha aggiunto Orban.

Nella notte la polizia ha evacuato gli 800 abitanti del villaggio di Kolontar, uno dei due più pesantemente colpiti dalla marea contaminante uscita dall'impianto di alluminio di Ajka. I residenti del villaggio, che è il più vicino al serbatoio, sono stati ricoverati in un centro sportivo e due scuole. Dalla zona sono stati allontanati anche gli operai che lavoravano alla ripulitura dei luoghi inquinati. "La gente potrà tornare solo quanto la parete sarà rafforzata", ha detto il oprtavoce della Protezione Civile. Le autorità hanno cominciato a innalzare una sorta di diga di fango e pietre e Kolontar, che a regime sarà alta quattro/cinque metri (fonte Agi)

09 ottobre 2010

 

 

 

"Emergenza circoscritta". Svuotata un'altra vasca di scorie tossiche

Ungheria, salgono a 6 le vittime del fango

Chiesto aiuto alla Ue per arginare la contaminazione e bonificare acque e terreni. "Ma la situazione migliora"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti (7 ottobre 2010)

*

Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici (6 ottobre 2010)

*

Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010)

"Emergenza circoscritta". Svuotata un'altra vasca di scorie tossiche

Ungheria, salgono a 6 le vittime del fango

Chiesto aiuto alla Ue per arginare la contaminazione e bonificare acque e terreni. "Ma la situazione migliora"

Una donna cammina per le vie di Kolontar (Reuters)

Una donna cammina per le vie di Kolontar (Reuters)

MILANO - È salito a sei il numero dei morti per la fuoriuscita di fango tossico da una fabbrica di alluminio in Ungheria. La notizia arriva mentre il governo precisa che l'emergenza "circoscritta" all'area interessata dalla fuoriuscita e "non c'è alcun impatto sull'acqua potabile". Inoltre "non ci sono rischi biologici o di catastrofe ambientale per il Danubio".

L'INTERVENTO DELLA UE - Nel frattempo, però, Budapest ha attivato il meccanismo europeo di protezione civile e ha chiesto all'Ue un aiuto tecnico per arginare la contaminazione del Danubio dopo la perdita di fango tossico da una fabbrica di aluminio. Budapest ha chiesto a Bruxelles "assistenza internazionale urgente", in termini pratici un team di 3-5 esperti nella gestione delle fuoriuscite di prodotti tossici e nella riduzione dell'impatto ambientale. Il Centro di controllo e informazione (MIC) si è rivolto ai 31 paesi europei che fanno parte della rete di protezione e si aspetta di ricevere offerte di aiuto in breve tempo. L'aiuto eventualmente accordato dall'Ue, ha spiegato Zoltan Illes, sottosegretario all'ambiente magiaro, sarà a carico dell'Ungheria. Il Centro di monitoraggio ed informazione (Mic) della protezione civile europea è in contatto costante con le autorità ungheresi dal momento del disastro.

Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti

LA SECONDA VASCA - Intanto, la protezione civile ungherese fa sapere che il livello di inquinamento nel Danubio sta diminuendo e la situazione si sta normalizzando. Le autorità hanno poi deciso di svuotare una seconda riserva di acqua inquinata che si trova vicino alla prima vasca. Circa 100mila metri cubi di acqua inquinata sono stati gradualmente fatti fluire nel fiume Marcal, un corso d’acqua contaminato dai fanghi tossici dopo lo sversamento di lunedì e considerato di fatto morto dagli esperti.

IL BILANCIO DELLE VITTIME - Il fango rosso, stando al bilancio parziale stilato sino a questo momento, ha provocato dunque cinque morti, almeno 150 feriti e centinaia di sfollati in particolare nel villaggio di Kolontar, colpito in pieno dalla piena tossica. Attraverso gli affluenti, la contaminazione è arrivata fino al Danubio, il secondo corso d’acqua d’Europa per lunghezza, mettendo in allarme tutti i paesi nel cui territorio scorre il grande fiume.

Redazione online

08 ottobre 2010

 

 

DISASTRO AMBIENTALE IN UNGHERIA

Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti

Riscontrato un tasso di alcalinità superiore al normale.

Le autorità: "La fauna del fiume Marcal è morta"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Ungheria: un anno per la bonifica delle aree invase dai fanghi tossici (6 ottobre 2010)

DISASTRO AMBIENTALE IN UNGHERIA

Moria di pesci nel Danubio. Il fango tossico ha già avvelenato i suoi affluenti

Riscontrato un tasso di alcalinità superiore al normale.

Le autorità: "La fauna del fiume Marcal è morta"

(Olycom)

(Olycom)

BUDAPEST - Il fango tossico rosso giunto dall'Ungheria fino al Danubio ha cominciato a causare la morte di numerosi pesci. L'allarme arriva dalla protezione civile regionale poco ore un altro drammatico annuncio: tutta la fauna del fiume Marcal, quello più colpito dal disastro ecologico provocato dal fango tossico fuoriuscito dall'impianto di alluminio ad Ajka, ovest dell'Ungheria, "è morta". "L'ecosistema del fiume è stato condannato a morte", aveva detto Tibor Dobson, portavoce della protezione civile affermando che l'obiettivo è ora "salvare il Danubio e il Raab". Il Marcal, affluente del Raab, il primo corso d'acqua nel quale sono arrivati i fanghi tossici, ha avuto una moria dei pesci in quanto le acque hanno toccato pH 10,2.

DANUBIO - Pesci morti sono stati avvistati nel Danubio. "I pesci morti sono stati osservati la dove il Raab - ha precisato Dobson - si immette nel Danubio". Finora livelli di alcalinità tossica erano stati rilevati in due fiumi, di cui uno è il ramo meridionale del secondo fiume più lungo d'Europa. Il governo aveva precisato che il fiume di residui tossici che ha inondato 40 chilometri quadrati nella parte sud-occidentale del Paese, ha raggiunto il fiume Raba, affluente del Danubio, ma non ancora il corso d'acqua più lungo d'Europa. La precisazione era stata fatta dall'Ufficio per l'Emergenze a Budapest.

ALCALINITÀ - Mercoledì sera Emil Jenak, responsabile della società idrica, aveva affermato che quando i fanghi arriveranno al Danubio, "se i nostri calcoli sono giusti la contaminazione sarà scesa a livelli accettabili". Grazie all'aggiunta di gesso e alla diluizione naturale lungo l'asta del fiume, ha detto Jenak, "quando le acque del Raab si getteranno nel Danubio, il pH sarà sceso intorno a 8, il suo livello normale".

Redazione online

07 ottobre 2010

 

 

 

Quattro morti, 3 dispersi, 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei 7 centri colpiti

Ungheria: un anno per la bonifica

delle aree invase dai fanghi tossici

Si lavora per impedire che la marea rossa raggiunga gli affluenti del Danubio. Ancora incerte le cause del disastro

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici (5 ottobre 2010)

Quattro morti, 3 dispersi, 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei 7 centri colpiti

Ungheria: un anno per la bonifica

delle aree invase dai fanghi tossici

Si lavora per impedire che la marea rossa raggiunga gli affluenti del Danubio. Ancora incerte le cause del disastro

BUDAPEST - Sarà necessario almeno un anno di lavoro e una spesa di decine di milioni di euro per bonificare la zona sommersa dai fanghi tossici di un'azienda che produce alluminio fuoriusciti da una vasca di decantazione in Ungheria. È la stima del governo di Budapest che ha dichiarato lo stato di emergenza nelle tre province (Veszprem, Győr-Sopron e Vas) interessate dal disastro ecologico che ha provocato quattro vittime, tre dispersi e 123 feriti, tra i quali 61 ricoverati, nei sette centri abitati inondati dalla marea rossa. La rottura degli argini della vasca di decantazione ad Ajka č avvenuta per motivi ancora da accertare: si sospetta un eccessivo carico dell'invaso, un errore di progettazione oppure l'aumento dell'acqua a causa delle forti piogge.

Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti

DANUBIO - Oltre alle vittime si teme per le conseguenze a lungo termine dei fanghi tossici: 1,1 milioni di metri cubi si sono riversari su un'area di 40 chilometri quadrati. Almeno 500 uomini della Protezione civile ungherese sono impegnati per cercare di impedire che gli inquinanti possano raggiungere gli affluenti del Danubio e infine arrivare al fiume piů importante dell'Europa centro-orientale. Anche le nazioni vicine, in cui scorre il fiume, hanno espresso preoccupazione. “Se le acque contaminate arriveranno al Raab e peggio ancora al Danubio, sarŕ davvero una catastrofe ecologica”, ha avvertito il sottosegretario all'Ambiente, Zoltan Illes.

Redazione online

06 ottobre 2010(ultima modifica: 07 ottobre 2010)

 

 

Stato di emergenza in tre comuni dell'ovest

Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici

Si rompe una chiusa contenente liquami contaminati nei pressi di Ajka: ci sarebbero anche 7 dispersi

Stato di emergenza in tre comuni dell'ovest

Ungheria: almeno 4 morti e 120 feriti per la fuoriuscita di fanghi chimici

Si rompe una chiusa contenente liquami contaminati nei pressi di Ajka: ci sarebbero anche 7 dispersi

MILANO - Stato di emergenza in tre comuni dell'ovest dell'Ungheria in conseguenza della rottura di una chiusa che conteneva fanghi chimici di lavorazione contaminati da un derivato dell'alluminio. La fuoriuscita, avvenuta lunedě sera nei pressi di Ajka nell'ovest del Paese, ha causato la morte di almeno 4 persone, e il ferimento di altre 120, di cui alcuni in modo grave.

Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti Ungheria: fanghi tossici, 4 morti

EMERGENZA - Tutte e quattro le vittime, tra cui c'č anche una bambina di un anno, erano residenti del villaggio. I servizi d’emergenza stanno ancora cercando altre 7 persone che risultano disperse. Il fango, altamente corrosivo ha investito il villaggio entrando anche nelle case. La Protezione civile ha lavorato tutta la notte ed č tuttora impegnata a cercare di neutralizzare con gesso il fango alcalino. Secondo la ricostruzione delle autoritŕ lunedě sera i fanghi di lavorazione di un impianto d’alluminio hanno invaso l’area del villaggio fuoriuscendo da una riserva.

I fanghi rossi hanno invaso il villaggio, arrivando a investire fino a 230 case. Almeno 120 persone sono andate in ospedale per farsi curare ferite da prodotti chimici. Un portavoce delle autoritŕ di protezione civile ha spiegato che i fanghi potrebbero essere arrivati al fiume Marcal. Le autoritŕ hanno dichiarato lo stato di emergenza su un'area di circa 40 chilometri quadrati.

Redazione online

05 ottobre 2010

 

 

 

2010-10-01

Grazie agli incentivi in conto energia

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti

Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW

Grazie agli incentivi in conto energia

Fotovoltaico: superati i 100 mila impianti

Per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW. A fine anno la capacità italiana supererà i 2.500 MW

(Reuters)

(Reuters)

ROMA - In Italia sono più di 100 mila gli impianti fotovoltaici entrati in esercizio con il sostegno degli incentivi in conto energia gestiti dal Gse (Gestore dei servizi energetici). Tra vecchio e nuovo conto energia, a fine settembre al Gse risultano infatti in esercizio 100.200 impianti fotovoltaici per una potenza installata pari a oltre 1.600 MW.

DATI - Secondo le previsioni del Gse, entro la fine del 2010 la capacità fotovoltaica installata nel nostro Paese supererà i 2.500 MW, quasi mille in più rispetto all'attuale potenza. Nel 2011, inoltre, ci si aspetta che le nuove realizzazioni fotovoltaiche potrebbero raggiungere i 2 mila MW. La Lombardia, con oltre 15 mila impianti, rimane in testa alla classifica delle Regioni con maggior numero di impianti, seguita da Veneto (11 mila impianti) e Emilia Romagna (oltre 9 mila impianti). Per quanto riguarda invece la potenza installata, la Puglia è prima con 320 MW seguita da Lombardia (185 MW) ed Emilia Romagna (140 MW).

CONTO ENERGIA - Il conto energia premia la realizzazione di impianti fotovoltaici integrati nelle superfici esterne degli edifici, in sostituzione di coperture in eternit. Il premio consiste in una maggiorazione degli incentivi riconosciuti all’energia elettrica prodotta da tali impianti, premio che è attualmente pari al 5% e che con il terzo Conto Energia diventa pari al 10%. Il premio ha comportato finora la realizzazione di circa 100 MW di impianti fotovoltaici sostitutivi all’eternit, che occupano una superficie di oltre 900 mila metri quadri.

Redazione online

30 settembre 2010

 

 

 

 

2010-09-24

parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement

Accelera la fusione nucleare:

"Fra 15 anni energia dalle stelle"

Il professor Francesco Romanelli: "Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER"

parla il direttore dell’European Fusion Development Agreement

Accelera la fusione nucleare:

"Fra 15 anni energia dalle stelle"

Il professor Francesco Romanelli: "Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER"

ROMA - Gli scienziati della fusione nucleare stanno per imprimere un colpo di acceleratore ai loro esperimenti e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del Sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla Terra per alimentare i crescenti bisogni di energia delle nostre società.

Il nuovo impegno, e le tappe per raggiungerlo, ci vengono illustrati dal professor Francesco Romanelli, da quest’anno direttore dell’European Fusion Development Agreement (EFDA), il programma comunitario che coordina i laboratori europei impegnati in studi teorici e sperimentali sulla fusione nucleare. Romanelli, che dirige anche il Joint European Tokamak (JET), attualmente la maggiore macchina per esperimenti sulla fusione, collocata a Culham, in Inghilterra, in questi giorni è fra i protagonisti di Frascati Scienza, un vero e proprio festival che vede sfilare per una settimana, dal 18 al 26 settembre, i grandi protagonisti della scienza nazionale e internazionale, con un fitto programma di conferenze, mostre e visite guidate ai laboratori sparsi nella vasta area scientifica a sud di Roma.

"Ce la stiamo mettendo tutta per accelerare i nostri programmi e consegnare al mondo entro una decina di anni ITER, il reattore che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione nucleare, aprendo la strada ad altri impianti che sfrutteranno la stessa tecnologia per produrre energia elettrica da immettere nella rete", annuncia Romanelli.

ITER, la cui costruzione è già iniziata a Cadarache, in Francia, è un progetto internazionale sottoscritto da Europa, Stati Uniti, Cina, Russia, India, Giappone e Corea del Sud. Quest’anno, dopo una pausa di riflessione dovuta al fatto che i suoi costi di realizzazione sono lievitati, passando da 5 a 10 miliardi di euro, di cui circa la metà a carico dell’Europa (e circa 600 milioni in capo all’Italia), i promotori si sono impegnati a superare gli indugi e ad andare avanti con maggior lena, nella speranza di fornire entro questo secolo un valida soluzione dei problemi energetici planetari, con una fonte di energia praticamente illimitata e relativamente pulita.

La fusione, infatti, sfrutta l’enorme energia che si libera quando nuclei di atomi leggerissimi come il deuterio e il trizio (parenti stretti dell’idrogeno), sottoposti ad elevate temperature, fondono. Il processo, pur essendo accompagnato da una consistente attivazione neutronica dei materiali del reattore, tuttavia non produce rifiuti radioattivi di lunghissima vita (decine di migliaia di anni) tipici degli attuali reattori a fissione nucleare. ITER, spiega il professor Romanelli, si basa sul cosiddetto, "confinamento magnetico" già sperimentato da diverse macchine di piccole e medie dimensioni in vari Paesi, fra cui l’Italia. Una miscela di deuterio e trizio, destinata a essere riscaldata fino a diventare un "plasma" a 100 milioni di gradi, è ingabbiata in una camera di acciaio a forma di ciambella, del diametro di circa sei metri . Poiché nessun contenitore metallico potrebbe resistere, il plasma è tenuto sospeso e stretto in un intenso campo magnetico, generato da potenti bobine, in modo da minimizzare il contatto con le pareti della ciambella.

Romanelli riassume così la cronologia dei prevedibili risultati, ormai a portata di mano: "Il reattore ITER dovrebbe essere completato entro il 2019, quindi iniziare a funzionare, per alcuni anni, con il solo idrogeno, però senza produrre energia di fusione. Nel 2026 sarà introdotta la più efficiente miscela di deuterio-trizio e, l’anno dopo, dovrebbe essere raggiunto il fondamentale traguardo di ottenere 500 megawatt di potenza, cioè dieci volte più energia di quella impiegata per sostenere il processo di fusione che si auto sostiene. Ma non è finita. Il passaggio da ITER a reattori dimostrativi in grado di fornire elettricità, che saranno realizzati parallelamente in diversi Paesi, potrà avvenire rapidamente se la ricerca su ITER avrà, come crediamo, successo e si investiranno sufficienti risorse nello sviluppo dei materiali per il reattore".

Questi risultati, aggiunge lo scienziato, saranno anche il frutto di numerosi esperimenti "di accompagnamento" da attuare in diversi laboratori. La macchina JET, per esempio, che si è già avvicinata alle condizioni di pareggio di potenza, dovrà ripetere nel 2014 questa performance, utilizzando nella camera di contenimento del plasma dei materiali di berillio-tungsteno che poi verranno utilizzati in ITER. Anche in Italia, nei laboratori ENEA di Frascati, è prevista la costruzione di un tokamak che dovrà esplorare il comportamento del plasma in condizioni estreme.

"Sono fiducioso che, poco dopo la metà del nostro secolo, la prospettiva dell’energia da fusione diventerà percorribile, naturalmente se i governi continueranno a sostenerci con convinzione –conclude Romanelli–. Basti pensare che il mercato europeo dell’energia assorbe oggi 700 miliardi di euro all’anno. Mentre alla ricerca energetica, di qualunque tipo, vengono destinati solo 2 miliardi di euro all’anno. Una cifra ben modesta se si considera l’importanza strategica del settore".

Franco Foresta Martin

23 settembre 2010(ultima modifica: 24 settembre 2010)

 

 

Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali

Scorie nucleari, ecco le aree

Pronta una lista con 52 siti

Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Tremonti boccia l'energia eolica. "Non credete ai mulini a vento" (18 settembre 2010)

Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali

Scorie nucleari, ecco le aree

Pronta una lista con 52 siti

Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia

Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa)

Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa)

ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate.

Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un "normale" consiglio di amministrazione) di rispettare l'articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. "Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell'oca, dove si torna sempre indietro di una casella". La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre "riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure". Insomma un pasticcio complicato dall'assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. "Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità".

Roberto Bagnoli

23 settembre 2010(ultima modifica: 24 settembre 2010)

 

 

 

 

2010-09-23

Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali

Scorie nucleari, ecco le aree

Pronta una lista con 52 siti

Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Tremonti boccia l'energia eolica. "Non credete ai mulini a vento" (18 settembre 2010)

Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali

Scorie nucleari, ecco le aree

Pronta una lista con 52 siti

Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l'Agenzia

Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa)

Una militante di Greenpeace durante una manifestazione contro il nucleare (Ansa)

ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate.

Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un "normale" consiglio di amministrazione) di rispettare l'articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. "Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell'oca, dove si torna sempre indietro di una casella". La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre "riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure". Insomma un pasticcio complicato dall'assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. "Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità".

Roberto Bagnoli

23 settembre 2010

 

 

 

 

2010-09-06

Trovato l'accordo nella coalizione del governo Merkel

Germania: prorogata di 12 anni

la vita delle centrali nucleari

Gli impianti più vecchi otterranno una proroga di otto anni, mentre quelli più recenti di quattordici

Trovato l'accordo nella coalizione del governo Merkel

Germania: prorogata di 12 anni

la vita delle centrali nucleari

Gli impianti più vecchi otterranno una proroga di otto anni, mentre quelli più recenti di quattordici

Proteste in Germania contro la decisione del governo Merkel (Afp)

Proteste in Germania contro la decisione del governo Merkel (Afp)

BERLINO - La vita delle 17 centrali nucleari tedesche sarà prolungata in media di dodici anni. Lo ha annunciato il cancelliere Angela Merkel dopo un accordo interno alla coalizione di governo trovato al termine di una riunione di quasi dodici ore alla cancelleria. Le sette centrali più vecchie otterranno una proroga di otto anni, mentre le dieci più recenti di 14. "Abbiamo trovato il modo di far progredire la Germania", ha commentato il ministro dell’Economia, Rainer Brüderle. Merkel ha aggiunto di non essere sicura al 100% di quando l'ultima centrale nucleare verrà chiusa.

INVESTIMENTI - Il cancelliere ha detto che gli utili generati da questo provvedimento verranno usati per espandere l'industria delle energie rinnovabili e i gestori delle centrali atomiche dovranno investire ulteriori somme nella sicurezza degli impianti. Tutti i ricavi dalla vendita di diritti di emissione di CO2 verranno usati per le rinnovabili e la protezione dell'ambiente. "Dovrebbero essere oltre i due miliardi di euro l'anno", ha detto Angela Merkel.

PROTESTE - L'intesa dovrà ora essere approvata dal Parlamento tedesco, ma Merkel si è detta "fiduciosa" sul via libera. Secondo l’accordo i gestori delle centrali dovranno investire una parte dei guadagni per lo sviluppo di energie rinnovabili. Migliaia di attivisti contrari al nucleare si erano riuniti domenica davanti all'ufficio della Merkel a Berlino. I leader dei partiti di opposizione Spd e Verdi, la cui coalizione di governo approvò dieci anni fa le legge per la chiusura delle centrali entro il 2020, hanno preannunciato "un autunno caldo" di proteste.

SONDAGGI - Il cancelliere Merkel, il cui governo deve fronteggiare sondaggi sfavorevoli in vista delle elezioni regionali del 2011, punta sul nucleare. I tedeschi però non sono convinti sulla sicurezza degli impianti e sulle proposte per lo stoccaggio delle scorie nucleari pur se in molti approvano il prolungamento della vita delle centrali. Il governo sta cercando di far approvare una tassa di 9 euro per megawatt-ora sull'elettricità di origine nucleare. Si tratta di 300 milioni di euro annui per il 2010 e il 2011, di 200 milioni l'anno tra il 2013 e il 2016, che secondo il piano serviranno a finanziare le energie rinnovabili.

Redazione online

06 settembre 2010

 

 

 

 

2010-09-03

salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito

Rientra l'emergenza dopo lo scoppio

ma la zona resta sotto osservazione

La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La cronistoria del disastro della piattaforma Bp

*

La mappa

salvati i tredici dipendenti nel Golfo del Messico, uno è ferito

Rientra l'emergenza dopo lo scoppio

ma la zona resta sotto osservazione

La Guardia costiera ha detto che non ci sono perdite di petrolio ma i mezzi rimangono nel luogo dell'incidente

La piattaforma Vermilion Bay (Ap)

La piattaforma Vermilion Bay (Ap)

NEW YORK - Sul nuovo incidente alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico il capitano della Guardia Costiera Peter Troedsson ha provato a fare chiarezza, dopo una serie di versioni contrastanti sui rischi ambientali che corre una zona già duramente segnata dalla vicenda della Bp: "L'incendio è spento, e gli elicotteri e le navi della Guardia Costiera sul posto non segnalano alcuna perdita. Ma continuiamo a sorvegliare la situazione per essere certi che non vi siano cambiamenti". È quindi sotto controllo la situazione che, per qualche ora, ha fatto temere una nuova marea nera nel Golfo del Messico. Non si è ripetuta l'emergenza scatenata nell'aprile scorso dall'affondamento della Deepwater Horizon che ha rovesciato in mare cinque milioni di barili greggio da un pozzo della Bp. La Guardia Costiera ha confermato che le fiamme sulla piattaforma sono state spente dopo cinque ore e che non vi sono perdite di petrolio. La Mariner Energy, proprietaria della piattaforma Vermilion Bay, aveva escluso ogni perdita di greggio perché i sette pozzi erano stati subito chiusi. C'era stato però un allarme per l'avvistamento di una macchia lucida lunga circa un miglio. La piattaforma continuerà comunque a essere monitorata nei prossimi giorni. L'incidente ha riportato in primo piano i rischi degli impianti off-shore, già al centro di un aceso dibattito negli Usa.

SALVATE 13 PERSONE - I tredici lavoratori coinvolti nell'incidente sono stati soccorsi dopo che si erano buttati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. La Guardia costiera statunitense ha reso noto che sono stati tratti tutti in salvo a bordo di un'imbarcazione privata, senza precisare le condizioni di un uomo che secondo le prime notizie sarebbe rimasto ferito dalle fiamme.

POLEMICHE SULLA SICUREZZA - Dopo che si è sfiorata un'altra marea nera nel Golfo del Messico gli ambientalisti sostengono che dal disastro della Bp non sono state tratte lezioni. "L'incidente dell'aprile scorso doveva essere un campanello d'allarme e invece non è stato così. Oggi l'allarme è suonato nuovamente", ha detto in un comunicato Michael Brune, direttore esecutivo del gruppo ambientalista Sierra Club. "L'industria petrolifera continua a inveire contro le regolamentazioni, ma è chiaro a tutti che l'approccio attuale alle trivellazioni offshore è semplicemente troppo pericoloso", si legge ancora nel comunicato. La piattaforma della Mariner è situata in acque basse, a 105 metri dal suolo del Golfo e i responsabili sostengono che nel caso di una perdita, l'intervento sarebbe stato molto più facile rispetto a quanto accaduto con la Deepwater Horizon. Intanto, secondo quanto riporta il New York Times, la Bp sostiene che il bando sulle trivellazioni renderà più difficile andare avanti con i risarcimenti dovuti dopo i danni ambientali provocati dall'esplosione dell'impianto nell'aprile scorso. Il colosso petrolifero britannico ha inoltre informato che, a oggi, la perdita nel Golfo del Messico seguita quella esplosione è costata al gruppo circa 8 miliardi di dollari, e che la Deepwater Horizon verrà definitivamente chiusa fra due settimane.

Redazione online

02 settembre 2010(ultima modifica: 03 settembre 2010)

 

 

 

2010-09-02

salvati i tredici dipendenti, uno è ferito

Louisiana, esplode un'altra piattaforma Guardia costiera: "Fuoriesce petrolio"

L'incidente nel Golfo del Messico, 80 miglia a sud di Grand Isle. La compagnia aveva escluso uscite di greggio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La cronistoria del disastro della piattaforma Bp

*

La mappa

salvati i tredici dipendenti, uno è ferito

Louisiana, esplode un'altra piattaforma Guardia costiera: "Fuoriesce petrolio"

L'incidente nel Golfo del Messico, 80 miglia a sud di Grand Isle. La compagnia aveva escluso uscite di greggio

NEW YORK - Un nuovo allarme nel Golfo del Messico dove, 80 miglia (circa 130 km) a sud di Grand Isle, in Louisiana, di fronte a Vermilion Bay, è esplosa un'altra piattaforma petrolifera dalla quale si è diffusa una scia di greggio di quasi 2 chilometri e larga 30 metri. Sul posto sono intervenuti mezzi della guardia costiera. I tredici lavoratori coinvolti nell'incidente sono stati soccorsi. Gli uomini, dopo lo scoppio, si erano buttati in acqua con i giubbotti salvagente in attesa di aiuto. La Guardia costiera statunitense ha reso noto che sono stati tratti tutti in salvo a bordo di un'imbarcazione privata, senza precisare le condizioni di un uomo che secondo le prime notizie sarebbe rimasto ferito dalle fiamme.

CAUSE SCONOSCIUTE - Secondo la Guardia costiera dalla piattaforma "fuoriesce petrolio", mentre in precedenza la Mariner Energy, proprietaria della Vermilion Bay, sosteneva che non c'era stata "alcuna fuga di greggio" dall'impianto. La struttura, inoltre, era in manutenzione e non risultava operativa. In una nota diffusa alla stampa, la società specifica che "le cause dell'incidente non sono conosciute". Il pozzo nell'ultima settimana di agosto a regime trattava in media 263 mila metri cubi di gas e 1.400 barili di greggio e condensato al giorno.

IMPIANTO IN MANUTENZIONE - La deflagrazione è avvenuta alle 9 locali (le 16 in Italia). Il portavoce della Guardia costiera, Bill Colclough, alla televisione locale Wwltv ha fornito le prime notizie dichiarando che "otto elicotteri della Guardia costiera, quattro da New Orleans e quattro da Houston, si sono diretti sul luogo dell'esplosione. La piattaforma si trova a oltre 300 chilometri da quella della Bp esplosa cinque mesi fa". A differenza di quella della Bp, che ha provocato il più grave disastro ambientale statunitense, questa si trova a minore profondità. "Stiamo raccogliendo tutte le informazioni - si legge in un comunicato della Guardia costiera - circa eventuale pericolo per l'ambiente. A ogni modo stiamo portando in zona tutte le attrezzature di primo intervento in caso dovessero servire".

CASA BIANCA - Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, aveva detto che Washington stava monitorando la situazione e comunque era pronta a intervenire nel caso di fuoriuscite di petrolio. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha annunciato che la produzione di greggio dalla piattaforma è stata interrotta. Il governatore ha anche chiarito che le fiamme, che stanno ancora bruciando, sono alimentate dal petrolio stoccato sulla piattaforma e non dal flusso proveniente dal pozzo.

BORSA - Le prime notizie dell'incidente hanno fatto salire di 40 centesimi il costo del greggio alla Borsa di New York, raggiungendo i 74,53 dollari al barile, perché all'esplosione si sono aggiunti i problemi che l'uragano Earl porterà alle infrastrutture estrattive della costa della Carolina del nord. Le azioni della Mariner Energy sono invece scese del 2% a 22,93 dollari dopo le prime notizie dell'esplosione. Anche i titoli di Apache, che era in procinto di comprare la Mariner Energy, sono scivolate dell'1,3% a 91,18 dollari.

Redazione online

02 settembre 2010

 

 

 

2010-08-04

GOLFO DEL MESSICO

Marea nera, la Bp annuncia:

"Siamo riusciti a tappare il pozzo"

L'operazione "static kill" ha raggiunto l’obiettivo perseguito. Cemento e fango per chiudere la falla

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, cambio al vertice per la Bp. L'ad Hayward lascia dopo le accuse (27 luglio 2010)

*

Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010)

*

Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa due giorni fa (23 aprile 2010)

GOLFO DEL MESSICO

Marea nera, la Bp annuncia:

"Siamo riusciti a tappare il pozzo"

L'operazione "static kill" ha raggiunto l’obiettivo perseguito. Cemento e fango per chiudere la falla

NEW ORLEANS (Louisiana) - L’operazione "static kill", finalizzata a ’tappare’ il pozzo di petrolio che ha originato la marea nera nel Golfo del Messico, ha raggiunto "l’obiettivo perseguito". Lo ha annunciato la British Petroleum (Bp).

CEMENTO E FANGO - La falla petrolifera che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata quindi tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina. Una operazione che non era mai avvenuta a tali profondità. "Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile", scrive la Bp, aggiungendo che "in base ai risultati di questo monitoraggio si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno". Bp scrive anche che la collaborazione con l'ammiraglio Thad Allen, responsabile del coordinamento delle operazioni nel Golfo del Messico per il governo Usa, continuerà "per determinare la prossima tappa (di Static Kill), quando decideremo se iniettare del cemento nel pozzo attraverso la stessa condotta".

Redazione online

04 agosto 2010

 

 

 

LA SCHEDA

Marea nera: un'emergenza

lunga 106 giorni

Tutto ebbe inizio il 20 aprile scorso nel Golfo del Messico

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, cambio al vertice per la Bp. L'ad Hayward lascia dopo le accuse (27 luglio 2010)

*

Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010)

*

Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa due giorni fa (23 aprile 2010)

LA SCHEDA

Marea nera: un'emergenza

lunga 106 giorni

Tutto ebbe inizio il 20 aprile scorso nel Golfo del Messico

WASHINGTON - L'operazione Static Kill, dopo 106 giorni, avrebbe messo fine all'emergenza nel Golfo del Messico, almeno per quanto riguarda i rischi di una nuova fuga di petrolio. Queste le date principali della vicenda.

20 APRILE 2010: Esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon, della società svizzera Transocean ma gestita dalla britannica BP. Undici i morti. La piattaforma è collocata a una settantina di chilometri dalle coste della Louisiana ed estrae petrolio dal pozzo Macondo, che si trova a 1.500 metri di profondità. Il pozzo raggiunge una profondità di 4 mila metri.

22 APRILE: Affonda la piattaforma, petrolio esce a fiotti.

29 APRILE: Il presidente Usa, Barack Obama, impegna "ogni singola risorsa disponibile", comprese le forze armate, per contenere la marea e dice che Bp è responsabile del disastro.

30 APRILE: L'ad di Bp, Tony Hauward, riconosce la "piena responsabilita" della società. Bp comunica che le perdite sono contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili al giorno.

2 MAGGIO: Obama visita le zone colpite. Gli Usa vietano la pesca e la navigazione turistica in buona parte del Golfo.

7 MAGGIO: Fallisce primo tentativo di mettere il "tappo".

19 MAGGIO: Marea nera arriva sulle coste della Louisiana.

29 MAGGIO: Fallisce secondo tentativo di mettere il tappo.

1 GIUGNO: Il Dipartimento di Giustizia Usa apre un' inchiesta criminale sull'incidente.

10 GIUGNO: Il primo ministro britannico, David Cameron, per la prima volta dichiara che il governo è pronto ad aiutare Bp.

16 GIUGNO: Accordo tra Bp e Casa Bianca per l'istituzione di un fondo da 20 miliardi di dollari per pagare i danni.

17 GIUGNO: Hayward attaccato e criticato al Congresso Usa.

20 GIUGNO: Compaiono i primi documenti interni di Bp in cui si parla di perdite potenziali di 100 mila barili al giorno.

15 LUGLIO: Fermata per la prima volta la perdita. Sul pozzo viene messo un "tappo" di alcune tonnellate.

19 LUGLIO: Bp comunica perdite di 3,95 miliardi di dollari.

27 LUGLIO: Bp nomina l'americano Bob Dudley nuovo amministratore delegato, precisando che Hayward resta in carica fino all'1 ottobre.

2 AGOSTO: Bp e Usa comunicano ufficialmente che i barili di petrolio persi in mare sono stati quasi 5 milioni.

3 AGOSTO: Comincia operazione "static kill" per la chiusura definitiva del pozzo con iniezioni di fango. (fonte: Ansa)

 

04 agosto 2010

 

 

 

 

2010-07-28

Scarsa la fuoriuscita di greggio. nell'incidente ferito un marinaio

Esplosione su petroliera nel Golfo

"Nessun attacco, un'onda anomala"

La nave, giapponese, danneggiata da uno scoppio vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran

Scarsa la fuoriuscita di greggio. nell'incidente ferito un marinaio

Esplosione su petroliera nel Golfo

"Nessun attacco, un'onda anomala"

La nave, giapponese, danneggiata da uno scoppio vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran

Lo stretto di Hormuz visto dal setellite

Lo stretto di Hormuz visto dal setellite

TOKYO - Una petroliera giapponese è stata danneggiata da un'esplosione vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran. All'inizio si era addirittura temuto un attacco terroristico, dopo la testimonianza di un membro dell'equipaggio. Sarebbe però stata un'onda anomala a provocare l'esplosione a bordo e i conseguenti danni. La versione è stata accreditata da un funzionario dell'autorità portuale degli Emirati arabi uniti, che a sua volta ha citato le testimonianze di membri dell'equipaggio.

SCARSA FUORIUSCITA DI GREGGIO, UN FERITO - La nave presenta alcuni danni al ponte superiore ed è attraccata nel porto di Fujairah, negli Emirati, per dei controlli. Quindi dovrebbe riprendere il viaggio verso il Giappone. La società proprietaria, la Mitsui Osk, ha riferito al ministero dei Trasporti nipponico che l'episodio ha provocato un solo ferito, mentre dal cargo di grande stazza non c'è stata apprezzabile fuoriuscita di greggio (ne trasportava 270mila tonnellate). Lo Stretto di Hormuz collega il Golfo Persico - con i porti di ricchi Paesi petroliferi come Kuwait, Bahrain e Qatar - e l'Oceano Indiano ed è un canale altamente strategico per le forniture energetiche globali

28 luglio 2010

 

 

 

 

2010-07-27

PER IL MANAGER una buonuscita milionaria

Marea nera, cambio al vertice per la Bp

L'ad Hayward lascia dopo le accuse

Avrò un nuovo incarico in una joint-venture russa. Al suo posto l'americano Dudley.

PER IL MANAGER una buonuscita milionaria

Marea nera, cambio al vertice per la Bp

L'ad Hayward lascia dopo le accuse

Avrò un nuovo incarico in una joint-venture russa. Al suo posto l'americano Dudley.

MILANO - Cambio al vertice per il gruppo petrolifero Bp. La compagnia britannica ha confermato che l'amministratore delegato, Tony Hayward, lascerà il suo incarico a ottobre. La Bp ha aggiunto che il suo posto verrà preso dall'americano Bob Dudley, 54 anni.

MAREA NERA - Hayward, 53 anni, abbandona l'incarico in seguito alle durissime critiche sulla gestione del disastro della marea nera sprigionata nel Golfo del Messico a partire dal 20 aprile scorso, dopo l'esplosione di una piattaforma petrolifera. La Bp ha precisato che Dudley - che da giugno supervisiona le operazioni per contrastare le perdite di greggio - si stabilirà a Londra e passerà le sue attuali mansioni negli Stati Uniti a Lamar McKay, presidente di Bp America. Hayward rimarrà nel consiglio di amministrazione fino al 30 novembre e la compagnia intende assegnargli l'incarico di direttore non esecutivo di Tnk-Bp, la sua joint-venture russa.

BUONUSCITA - In un comunicato ufficiale, la Bp ha spiegato che la decisione sull’avvicendamento è stata presa a seguito di un "accordo consensuale". Hayward riceverà un anno di stipendio come buonuscita: non ci sono cifre ufficiali, ma si parla di una forbice tra uno e 10,8 milioni di sterline. Il gigante petrolifero britannico ha annunciato inoltre che a causa del disastro della marea nera le sue perdite per il secondo trimestre dell'anno sono state di 16,9 miliardi di dollari. La compagnia ha anche fatto sapere di aver messo a bilancio una previsione di spesa di 32,2 miliardi di dollari (tasse esclude) a fronte di un attivo di 30 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi.

Redazione online

27 luglio 2010

 

 

 

 

2010-07-26

l'allarme

Boschi: fermare subito il Civis

Minaccia la stabilità delle Due Torri

Il presidente dell'istituto di vulcanologia: "Il centro

di Bologna non è né sano né robusto, ma fragile"

Il Pdl porterà il caso sul tavolo di tre ministri

Le Due Torri

Le Due Torri

*

[NOTIZIE CORRELATE]

*

-Tu cosa faresti, a questo punto? Vota il sondaggio

*

-La soprintendente Grifoni: fermare il Civis? Meglio ridurre i bus in centro

Il Civis? Va fermato "assolutamente tutto": il filobus potrebbe mettere a rischio la stabilità degli edifici del centro, a partire dalle Due Torri. È l'allarme lanciato da Enzo Boschi, presidente dell'istituto di vulcanologia.

SUBSIDENZA - "Non voglio fare paura", premette Boschi, ma i dati - dice - parlano chiaro: il centro di Bologna, per effetto della subsidenza, si abbassa e risente delle scosse sismiche dell’Appennino (specie in zone alluvionali come sono alcune porzioni del sottosuolo nel cuore cittadino) e se a questo si aggiungerà il passaggio della filotramvia, "veicolo pesantissimo", con frequenze ravvicinate, questo non farà bene ai palazzi del centro "che non è sano nè robusto, ma fragile. La questione dei danni agli edifici è seria: è da prendere seriamente in considerazione".

DUE TORRI - Quanto alle Due Torri, Boschi non va molto per il sottile. Il loro crollo "è da mettere in conto", dice. "È una questione di prevenzione - spiega il vulcanologo- le Due torri possono crollare? Sì. Se le vogliamo conservare dobbiamo fare qualcosa. È la prevenzione, ma non fa notizia come un crollo". Nel caso delle Due torri, prevenzione significa non far passare il Civis ai loro piedi. È bene evitare "vibrazioni su edifici non particolarmente forti, come sono quelli del centro", insiste Boschi confidando nel commissario Anna Maria Cancellieri. "L’ho conosciuta a Catania, una delle zone più a rischio del mondo, e l’ho trovata molto attenta a questi problemi. Spero che trovi il coraggio di bloccare tutto immediatamente".

CIVIS - Boschi ricorda che dei problemi del passaggio in centro del tram lui parlava già nel 1985 in una campagna elettorale che lo vedeva al fianco di Beniamino Andreatta. Oggi invece ci sono studi e misure che attestano l’accelerarsi della subsidenza (che varia da zona a zona a Bologna) e sarebbe bene fare dei calcoli sull’impatto che la frequenza del Civis può avere su edifici antichi. Quello del tram, sottolinea ancora il vulcanologo, "è un progetto vecchio di 25 anni quando alcune cose non erano note". Ecco perché, secondo lui, "bisognerebbe assolutamente fermare tutto". Al fianco di Boschi, annuiscono l’ingegnere Giovanni Salizzoni e Claudio Bertolazzi. "Le vibrazioni degli autobus peggiorano ogni giorno la stabilità degli edifici e quindi ne andrebbe vietato il passaggio in centro, quindi anche del Civis: sono causa di degrado e distruzione. Meglio sostituirli con piccoli veicoli", spiega l’ex braccio destro di Giorgio Guazzaloca. Bertolazzi ricorda invece la possibile frequenza del Civis che oscilla fra i 90 e i 210 secondi causando "vibrazioni che peseranno sulle case".

IL PDL - L'allarme di Boschi viene lanciato durante una conferenza stampa del Pdl. E il deputato e coordinatore cittadino berlusconiano, Fabio Garagnani, assicura che da domani il "caso" Civis sarà sul tavolo di tre ministeri: dei Beni culturali, delle Infrastrutture e dell'Ambiente.

 

26 luglio 2010

 

 

 

 

 

Occupata la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso

Rivolta in Amazzonia: gli indios sequestrano cento operai

Gli indigeni chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi

Occupata la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso

Rivolta in Amazzonia: gli indios sequestrano cento operai

Gli indigeni chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi

Uso della dinamite nella zona della centrale idroelettrica di Aripuanà, in Mato Grosso

Uso della dinamite nella zona della centrale idroelettrica di Aripuanà, in Mato Grosso

SAN PAOLO - Si sono dipinti con i colori di guerra e l'hanno iniziata. Nell'Amazzonia brasiliana è scoppiata l'ennesima rivolta di indios che vogliono difendere il loro territorio. Centinaia di indigeni hanno occupato, armati di archi e mazze, la centrale idroelettrica di Aripuanà, nel Mato Grosso, e hanno preso in ostaggio oltre cento operai.

INDENNIZZO PER LA DEVIAZIONE DEI FIUMI - Gli indigeni, che appartengono a sei etnie locali, chiedono un indennizzo per i danni e l'impatto sulla loro vita causati dalla deviazione dei fiumi della regione per costruire la centrale di Dardanelos. Una delle principali recriminazioni degli indios è che il bacino formato dalla diga sommergerà un grande cimitero tradizionale. Secondo le testimonianze raccolte dalla tv brasiliana, circa 250 indios armati e dipinti con i colori di guerra sarebbero penetrati nel cantiere di Dardanelos, minacciando i dipendenti. Cinque dirigenti sono stati rilasciati, ma gli operai del cantiere sono stati tenuti in ostaggio in attesa che inizino le trattative con l'impresa responsabile per la costruzione, iniziata tre anni fa. Il Funai, l'ente statale incaricato della protezione degli indios, farà da intermediario tra i contendenti.

26 luglio 2010

 

2010-07-25

gli usa indagano su PRESUNTE PRESSIONI per la liberazione di Abdelbaset Al Megrahi

Bp, cinque perforazioni al largo della Libia

La società ha ottenuto i diritti di esplorazione nel golfo della Sirte nel 2007, per novecento milioni di dollari

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, il dispositivo d'allarme disattivato mesi prima dell'esplosione (24 luglio 2010)

*

La cronistoria

gli usa indagano su PRESUNTE PRESSIONI per la liberazione di Abdelbaset Al Megrahi

Bp, cinque perforazioni al largo della Libia

La società ha ottenuto i diritti di esplorazione nel golfo della Sirte nel 2007, per novecento milioni di dollari

LONDRA - La British Petroleum sta preparando cinque perforazioni al largo delle coste libiche. La notizia, anticipata dal Financial Times, è stata confermata da un portavoce della società inglese, David Nicholas. In virtù di un accordo con Tripoli siglato nel 2007 (e sbloccato recentemente), Bp ha ottenuto i diritti di esplorazione dei possibili giacimenti nel golfo della Sirte (mappa) per 900 milioni di dollari. Le operazioni off-shore avverranno a una profondità di 1.700 metri, 200 in più rispetto a quella del giacimento Macondo nel golfo del Messico, che il 20 aprile ha dato origine alla marea nera. La notizia riguarda da vicino anche l'Italia dato che le ricerche saranno effettuate in pieno Mediterraneo, a poco più di 500 chilometri dalle coste siciliane.

TIMORI IN ITALIA - E anche se la Bp ha assicurato che farà tesoro della nefasta esperienza, c'è - tra gli ambientalisti e non solo - chi pensa al peggio. Come il presidente della commissione Ambiente del Senato Antonio D'Alì che, citato dal Ft, si dice "preoccupatissimo" per i piani della compagnia britannica. "Il problema - afferma il senatore siciliano - non è la Bp o la Libia. Il fatto è che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando già di uno dei mari più inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili". In effetti ogni anno il "Mare Nostrum" è attraversato da circa un milione di tonnellate di petrolio e, secondo alcune stime, centinaia di migliaia di tonnellate vengono involontariamente disperse da petroliere, raffinerie e oleodotti vari, con effetti devastanti su balene, delfini e tutta la fauna marina. La Bp ha messo le mani avanti dicendo che nella remota eventualità di un nuovo disastro ha in cantiere "dettagliati piani d'emergenza".

IL CASO AL MEGRAHI - Il portavoce della Bp ha detto che "le perforazioni inizieranno nelle prossime settimane". "Non le abbiamo ancora calendarizzate" ha aggiunto Nicholas, precisando che ogni perforazione necessita di "sei mesi o più". Il tutto avviene mentre la commissione Esteri del Senato americano si prepara a occuparsi (il prossimo 29 luglio) delle presunte pressioni che la Bp avrebbe esercitato sulle autorità britanniche per la liberazione di Abdelbaset Al Megrahi - il libico condannato per l'attentato di Lockerbie del 1988 (in cui morirono 259 persone) - in cambio del contratto di esplorazione. Al Meghrai, condannato all'ergastolo nel 2001, è stato effettivamente liberato dalla Scozia nel 2009 per ragioni di salute.

ACCORDO CON L'EGITTO - Il 19 luglio Bp ha siglato un accordo anche con l'Egitto, in particolare con la Egyptian General Petroleum Corp., per lo sviluppo di due giacimenti di gas off-shore. È il contratto più rilevante siglato dalla società dall'esplosione della Deepwater Horizon che ha causato il più grande disastro ecologico della storia americana. I due giacimenti produrranno 900 milioni di metri cubi di gas dal 2014.

Redazione online

24 luglio 2010

 

 

 

 

 

Ferie d’agosto Quando il turismo diventa gesto politico

Le vacanze "forzate" della famiglia Obama nel catrame del Golfo

Dopo le polemiche per la "fuga" nel Maine

Ferie d’agosto Quando il turismo diventa gesto politico

Le vacanze "forzate" della famiglia Obama nel catrame del Golfo

Dopo le polemiche per la "fuga" nel Maine

dal nostro corrispondente

NEW YORK — Quand’era presidente, Bill Clinton avrebbe preferito trascorrere le vacanze a Martha’s Vineyard, l’isola dell'intellighenzia snob e di sinistra. Ma il suo guru Dick Morris lo costrinse più di una volta a scegliere le Montagne Rocciose. "Gli americani erano stufi delle sue foto vacanziere tra yacht e feste esclusive dei ricchi e famosi — rievoca Morris —. Per risollevare i sondaggi, Bill mi ubbidì, pur odiando le Rocky Mountains".

La famiglia Obama nel Maine (Ap/Dharapak)

La famiglia Obama nel Maine (Ap/Dharapak)

Quindici anni dopo Barack Obama è costretto a fare lo stesso. La First Family ha cambiato i piani delle sue vacanze estive e nella settimana di ferragosto andrà sul Golfo del Messico devastato dalla marea nera. Nei giorni scorsi sia il presidente sia la First Lady avevano pubblicamente incoraggiato gli americani a trascorrere le ferie lungo la costa del Golfo del Messico per sostenere il turismo, in crisi a causa del petrolio. Così, quando lo scorso 16 luglio gli Obama hanno trascorso un lungo weekend tra le ombreggiate foreste del Maine, lontano anni luce dal catrame incandescente del Golfo, i repubblicani sono insorti. "Parlano bene e razzolano male", aveva tuonato il sito web dell'ultraconservatrice Michelle Malkin.

Il Republican National Committee (Rnc) aveva lanciato un sito web per denunciare tutti "i passi falsi" di un presidente accusato di "spassarsela mentre il Golfo brucia". In cima alla lista delle gaffe: aver continuato a giocare a golf e ad andare ai concerti anche nei momenti più critici dell’emergenza che ha messo in ginocchio l’economia di ben quattro stati. L’Rnc non ha resistito alla tentazione di pareggiare i conti. Quand’era presidente, George W. Bush era stato letteralmente massacrato dalla stampa liberal per la sua propensione alle ferie. "977 giorni in 8 anni", precisa Mark Knoller, corrispondente della Cbs. L’ex presidente passava così tanto tempo a Crawford che il suo ranch texano era stato ribattezzato "la Casa Bianca del West". Alcuni degli eventi più importanti della sua amministrazione l’hanno colto, sereno e abbronzato, tra mucche e cavalli: dalla condanna di Saddam Hussein all’assassinio di Benazir Bhutto. Per arginare l’ondata di critiche, il suo portavoce Ari Fleischer fece stampare delle t-shirt con la lista di tutti i viaggi di lavoro intrapresi da Bush a Crawford.

Ma l'uso strumentale della vacanza non è una novità. Ronald Reagan correva a cavallo ogni mattina durante le visite al suo ranch di Santa Barbara, passando i pomeriggi a tagliare legna. "Due attività studiate a tavolino per rafforzare la sua immagine pubblica di ruvido cowboy", teorizza Martha Joynt Kumar, docente di studi presidenziali alla Towson Universtity, "per un elettore della East Coast quella non assomigliava affatto ad una vacanza". Ma se il calcolo è identico, le strategie cambiano. Bush disse addio al golf nell’agosto 2003, dopo l’attentato contro il quartier generale Onu di Bagdad "perché — spiegò — giocare a golf durante una guerra manda il segnale sbagliato al Paese". Pur essendo anche lui un presidente di guerra, Obama non ha mai smesso di praticare sport.

Ad agosto gli Obama non rinunceranno a una vacanza vera e propria a Martha’s Vineyard, dove sono di casa da anni. Ma anche se si sforza di non apparire schiavo dei sondaggi, il presidente deve fare i conti con un tabù. "Nessun presidente americano può permettersi di varcare le frontiere per andare in vacanza all’estero come fanno molti leader europei", spiega Fleischer. "Sarebbe un passo falso che nessuno gli perdonerebbe ".

Alessandra Farkas

24 luglio 2010

 

 

 

 

 

 

 

ma la Transocean: scelta intenzionale e conforme a consolidate pratiche marine

Marea nera, il dispositivo d'allarme disattivato mesi prima dell'esplosione

Le accuse di un tecnico della Deepwater Horizon: "Non volevano che la gente fosse svegliata alle tre del mattino"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

In arrivo la tempesta Bonnie (23 luglio 2010)

*

I colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama (22 luglio 2010)

*

Bp tarocca le foto delle operazioni di bonifica, ma i blogger se ne accorgono (22 luglio 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

ma la Transocean: scelta intenzionale e conforme a consolidate pratiche marine

Marea nera, il dispositivo d'allarme disattivato mesi prima dell'esplosione

Le accuse di un tecnico della Deepwater Horizon: "Non volevano che la gente fosse svegliata alle tre del mattino"

MILANO - Il dispositivo d'allarme installato sulla piattaforma Deepwater Horizon era stato disattivato alcuni mesi prima del 20 aprile, giorno dell'incidente che ha causato la marea nera nel Golfo del Messico. È la testimonianza resa dal capo dei tecnici della piattaforma durante un'audizione a New Orleans. Mike Williams, capo degli elettrotecnici impegnati sulla piattaforma, ha dichiarato che l'allarme era stato disattivato "alcuni mesi prima" per evitare che si mettesse a suonare in piena notte. Il segnale - ha spiegato - veniva comunque registrato su un computer, ma era stato disattivato il dispositivo che faceva scattare sulla piattaforma il segnale sonoro previsto. Erano stati gli stessi responsabili della Deepwater Horizon a chiedere che quella sirena venisse disattivata, ha dichiarato Williams, perché "non volevano che la gente fosse svegliata alle tre del mattino a causa di un falso allarme".

TRANSOCEAN - La disattivazione è stata "intenzionale e conforme a consolidate pratiche marine - ha poi spiegato in un comunicato la Transocean, società proprietaria della piattaforma -. Non è stata una svista o una questione di convenienza". La compagnia ha precisato che sulla piattaforma era un funzione un sistema "a zona" che permetteva di disattivare l'allarme centrale qualora ne fosse scattato uno localizzato. Accadeva, ha spiegato ancora Transocean, che gli allarmi localizzati si attivassero per "problemi minori o che non rappresentavano un'emergenza e continui falsi allarmi aumentano i rischi e diminuiscono la sicurezza della piattaforma".

BONNIE - Intanto il Centro Uragani di Miami, in Florida, ha declassato da tempesta a depressione tropicale la tempesta "Bonnie". I venti provocati dalla tempesta sono scesi a meno 64 km/h, soglia sotto la quale, nella classificazione dei meteorologi, si parla di depressione tropicale e non più di tempesta, per definizione accompagnata da venti più forti. Ma la Casa Bianca ha reso noto che il presidente Obama, nel briefing sull'emergenza marea nera con l'unità di crisi, ha invitato i responsabili dei soccorsi ad essere pronti per affrontare qualsiasi scenario.

Redazione online

24 luglio 2010

 

 

 

Marea nera: la cronistoria

20 aprile 2010: Esplode il pozzo di petrolio a 1.500 metri di profondità nel golfo del Messico che stava perforando la piattaforma Deepwater Horizon, di proprietà della Transocean e affittata alla Bp, a circa 80 km a sud-est di Venice (Louisiana). Muoiono undici operai e altri 17 rimangono feriti. Una prima stima parla di circa mille barili di petrolio al giorno che fuoriescono dal pozzo e vengono immessi in mare

22 aprile: La piattaforma in fiamme affonda

25 aprile: La Bp utilizza robot subacquei controllati a distanza per cercare di riparare il danno, ma il tentativo fallisce

28 aprile: Funzionari della Casa Bianca affermano che sono almeno 5 mila i barili di greggio rilasciati ogni giorno dal pozzo, pari a 800 mila litri. La Guardia costiera statunitense inizia a bruciare in modo controllato alcune chiazze di petrolio sulla superficie del mare. All'inizio di giugno gli incendi controllati saranno più di 120 e avranno eliminato oltre 67 mila barili di greggio

29 aprile: Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, dichiara lo stato di emergenza

30 aprile: La Casa Bianca afferma che non saranno più concessi nuovi permessi di perforazione in mare finché non saranno completate le indagini sul disastro della Deepwater Horizon

2 maggio: Il presidente Barack Obama effettua una prima visita sulle coste della Louisiana minacciate dalla marea nera. Una zona del Golfo viene interdetta alla pesca, inizialmente per dieci giorni. La Bp inizia a perforare il primo dei due pozzi che serviranno a intercettare e fermare il flusso di petrolio che esce dal pozzo incontrollato. Si prevede che i lavori finiranno in agosto

3 maggio: La Bp si dichiara pronta a "pagare tutti i costi della bonifica"

6 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano sulle coste delle isole Chandeleur, nella riserva naturale Breton

10 maggio: La Bp apre un sito web per raccogliere consigli e suggerimenti su come bloccare il pozzo

12 maggio: Obama propone una tassa di 1 centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare studi sulla sicurezza delle perforazioni in mare

14 maggio: La Bp inizia a inserire un tubo flessibile lungo un miglio nella tubazione che si è rotta in modo che una nave serbatoio possa aspirare il petrolio. Funziona, ma la raccolta non è superiore a 2mila barili al giorno

15 maggio: Studiosi rendono nota la scoperta di larghe chiazze sottomarine di petrolio, alcune delle quali si estendono per 16 km

19 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano nelle paludi costiere della Louisiana

22 maggio: Obama insedia una commissione indipendente di indagine sul disastro della Deepwater Horizon

24 maggio: La Bp offre 500 milioni di dollari per studiare gli effetti della marea nera

26 maggio: La Bp dà il via all'operazione "Top kill" per tappare il pozzo tramite il pompaggio di fanghi pesanti per ridurre la pressione del petrolio in uscita e riuscire poi a chiuderlo con il cemento. Prova anche a introdurre materiali come palle di gomma e brandelli di pneumatici in modo da far aderire meglio il fango

27 maggio: La fuoriuscita di petrolio ha superato quella del 1989 della Exxon Valdez (262 mila barili di greggio): ora è "il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti". La perdita di petrolio viene ora stimata in 19 mila barili al giorno. Obama blocca tutte le perforazioni nel Golfo del Messico e annuncia una moratoria di sei mesi per le nuove perforazioni nel Golfo e nel Pacifico. Si dimette Elizabeth Birnbaum, la direttrice del Mineral Management Service, che raccoglie le imposte delle perforazioni in mare

28 maggio: Seconda visita di Obama sulle coste della Louisiana: "Non sarete lasciati soli". La Camera vota un provvedimento per portare da 8 a 32 centesimi di dollaro a barile una tassa per finanziare un fondo per i danni della marea nera

29 maggio: La Bp ammette che l'operazione "Top kill" è fallita

31 maggio: La Bp inizia l'operazione "Cut and cap": tagliare la valvola di sicurezza che non ha funzionato a bocca pozzo per coprirla con una valvola di contenimento chiamata Lower Marine Riser Package (Lmrp)

1° giugno: Il ministro della Giustizia, Eric Holder, afferma che il governo americano avvierà un'inchiesta civile e penale sull'incidente. La marea nera raggiunge le barriere di contenimento sulle coste del Mississippi e dell'Alabama e si avvicina a 16 km dalle coste della Florida occidentale

2 giugno: Il 37% delle coste Usa del golfo del Messico vengono interdette alla pesca per un totale di 228 mila kmq. Oltre 300 mila persone aderiscono a una campagna su Facebook di boicottaggio della Bp. L'Agenzia di protezione ambientale ha invitato a una tavola rotonda a Washington insieme a scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti anche il regista James Cameron

3 giugno: Obama visita per la terza volta la Louisiana: "Sono furioso. La risposta della Bp è stata inadeguata". La Casa Bianca ha fatto sapere che invierà alla Bp un conto da 69 milioni di dollari per i costi finora sostenuti nel tentativo di ripulire i danni causati dalla marea nera nel golfo del Messico. La Casa Bianca definisce "folle" l'idea di chiudere il pozzo con un'esplosione nucleare

4 giugno: Riesce l'operazione "Cut and cap": circa mille dei 19 mila barili al giorni che fuoriescono dal pozzo vengono aspirati. Il disastro è finora costato alla Bp 1 miliardo di dollari, ma secondo gli analisti la cifra finale potrà arrivare anche a 20 miliardi

6 giugno: La Bp stima che l'aspirazione di petrolio è aumentata ad almeno 10 mila barili al giorno e avvia una campagna stampa per le proprie scuse. Critiche di Obama, secondo il quale la Bp avrebbe fatto meglio a spendere i soldi per ripulire le coste invece di autopromuoversi. Il ministro britannico delle Attività produttive critica l'atteggiamento anti-britannico americano

7 giugno: Obama: "Risolveremo la crisi, ma l'impatto sarà di lunga durata"

8 giugno: La Cnn rende noto che la Bp sta assumendo 4.500 disoccupati in Alabama, Mississippi e Florida per ripulire le coste. Verranno pagati 18 dollari l'ora e i supervisori 32

10 giugno: Mentre il titolo Bp crolla alla Borsa di Londra, i costi dell'incidente vengono ora stimati in 1,43 miliardi di dollari. Il governo Usa intende intraprendere azioni legali per impedire la distribuzione dei dividente agli azionisti Bp

13 giugno: La Guardia costiera americana dà un ultimatum alla Bp: il colosso petrolifero ha due giorni di tempo per elaborare un programma più aggressivo di contenimento del greggio che fuoriesce dalla piattaforma

14 giugno: Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente"

15 giugno: Un fulmine colpisce uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio nel golfo del Messico. Il dipartimento di Stato rende noto che sono 17 le nazioni che hanno offerto il proprio aiuto oltre a organizzazioni internazionali. Assente l'Italia. La Bp chiede aiuto a una società specializzata in filtraggio dell'acqua di mare contaminata di proprietà di Kevin Kostner e di suo fratello. La fuoriuscita di greggio è pari a 60 mila barili di petrolio al giorno

16 giugno: La Bp accetta di versare 20 miliardi di dollari nel fondo per i risarcimenti che sarà gestito da una commissione indipendente. Obama nomina l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus a capo della commissione istituita per indagare sulle cause del disastro

21 giugno: Secondo alcune stime, potrebbero essere 100 mila i barili di petrolio che fuoriescono al giorno. Secondo la Bbc la Bp era a conoscenza da tempo delle falle nel sistema di sicurezza

23 giugno: pescatore in Alabama si suicida: "Disperato per la marea nera". Un incidente causato da un robot sottomarino ha indotto i tecnici a rimuovere il "coperchio" che cerca di contenere fuga di petrolio, fascendo aumentare per diverse ore la fuoriuscita del greggio

30 giugno: il primo uragano della stagione nel golfo del Messico rallenta le operazioni di soccorso

12 luglio: si apre una nuova falla mentre la Bp cambia il tappo

15 luglio: il nuovo tappo funziona, fermata per la prima volta la perdita di greggio. Obama: "Segnala positivo, ma è ancora in fase di sperimentazione"

17 luglio: il tappo regge, ma i test vengono prolungati

19 luglio: perdite di petrolio e metano dal fondo del mare intorno alla zona del tappo. Il capo delle operazioni nominato dalla Casa Bianca, Thad Allen, resta scettico: "Capire perché i valori di pressioni sono più bassi del previsto"

22 luglio: quattro delle maggiori società petrolifere del mondo si sono unite per creare un sistema per fermare le possibili fuoriuscite di petrolio nel Golfo del Messico

23 luglio: evacuazione di uomini e mezzi di soccorso per l'arrivo della tempesta tropicale Bonnie. Il giorno prima è stata riaperta alla pesca un terzo (68 mila kmq) dell'area interdetta

24 luglio: un tecnico della Deepwater Horizon dichiara che il dispositivo d'allarme sonoro era stato disattivato mesi prima dell'esplosione per "evitare che la gente venisse svegliata di notte"

 

 

 

 

Dopo Bahamas e Florida. colpirà le foci del Mississippi

Marea nera: in arrivo la tempesta Bonnie

Evacuate le navi e le 2 mila persone impiegate nella bonifica del greggio. Riaperta parzialmente la pesca

Dopo Bahamas e Florida. colpirà le foci del Mississippi

Marea nera: in arrivo la tempesta Bonnie

Evacuate le navi e le 2 mila persone impiegate nella bonifica del greggio. Riaperta parzialmente la pesca

Il percorso previsto di Bonnie (da Noaa)

Il percorso previsto di Bonnie (da Noaa)

MIAMI - È "solo" una tempesta tropicale e ha scarse (15%) probabilità di trasformarsi in uragano ma Bonnie già mette in ansia le popolazioni del Golfo del Messico interessate dalla marea nera. Si è formata nei pressi delle isole Bahamas e venerdì sera (sabato mattina in Italia) passerà sulla punta meridionale della Florida (Stato in cui il presidente Obama e famiglia passeranno il fine settimana), per poi riprendere forza sul Golfo e abbattersi domenica sera (lunedì mattina in Italia) su Louisiana e Mississippi. Lo ha annunciato il Centro nazionale degli uragani (Noaa) con sede a Miami riferendosi alla seconda tempesta individuata quest'anno nell'Atlantico, che ha già prodotto venti che soffiano alla velocità di 65 km all'ora.

EVACUAZIONE - Le autorità americane hanno deciso di far scattare l’evacuazione delle decine di navi e delle circa 2 mila persone impegnate nelle operazioni di bonifica del greggio fuoriuscito dal pozzo Deepwater Horizon della Bp. A causa del rischio rappresentato da Bonnie, navi e piattaforme si stanno preparando "a evacuare", ha indicato Thad Allen, responsabile della Casa Bianca per le operazioni nel Golfo. "La decisione riguarda anche la piattaforma di perforazione dei pozzi di derivazione che permetteranno di bloccare definitivamente la falla", ha precisato Allen. L’evacuazione "ritarderà gli sforzi in corso da giorni per bloccare il pozzo, ma la sicurezza delle persone è la nostra priorità", ha spiegato l’ammiraglio in pensione. Allen ha anche precisato che il tappo resterà al suo posto, mentre le navi si allontaneranno dalla zona del pozzo.

PESCA - Intanto il Noaa ha annunciato la riapertura alla pesca di un terzo della zona del Golfo del Messico chiusa per la marea nera, pari a oltre 68 mila chilometri quadrati.

Redazione online

23 luglio 2010

2010-07-22

[Esplora il significato del termine: E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo, i blogger se ne accorgono e la sbugiardano Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica * NOTIZIE CORRELATE * GUARDA: I ritocchi più grossolani * I colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama (22 luglio 2010) E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo, i blogger se ne accorgono e la sbugiardano Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica La foto "incriminata" La foto "incriminata" MILANO - La Bp ha promesso estrema trasparenza in questa fase in cui è al lavoro per cercare di contenere e bloccare la falla sviluppatasi dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, che dallo scorso aprile sta riversando tonnellate di greggio nel Golfo del Messico. Tuttavia per due volte in una settimana è stata pizzicata dai blogger che hanno notato come alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica dell’area siano state palesemente taroccate. IL PRIMO "TAROCCAMENTO" - In una delle immagini si vede una sala di controllo delle operazioni che mostra alcuni monitor con immagini e grafici. Ma su tre dei dieci monitor inquadrati le immagini sono state aggiunte in un secondo tempo lavorando di Photoshop. I vertici della compagnia hanno spiegato che si è trattato di un intervento innocente, finalizzato semplicemente a riempire tre spazi che sarebbero stati vuoti, visto che in quel momento i tre monitor non erano in funzione. Insomma, solo una finalità estetica e nessun tentativo di mostrare una realtà diversa da quella che è. Ma pur sempre di "taroccamento" si tratta e questo si scontra con il proposito di assoluta chiarezza e lealtà sbandierato dai vertici della compagnia. L’ELICOTTERO PARCHEGGIATO - A maggior ragione non è piaciuto il secondo scivolone: una nuova immagine ritoccata scoperta da un giovane blogger. La vicenda la racconta il Washington Post che ha avuto conferma da un portavoce della compagnia che l’immagine è stata effettivamente alterata. Nell’immagine pubblicata sul sito di Bp, due piloti di un elicottero in volo osservano le navi impegnate nei lavori per contenere l’emergenza. Peccato però che si tratti di un fotomontaggio: l’elicottero era in realtà parcheggiato sul ponte di una nave e la foto scattata dall’interno dell’abitacolo è stata poi sovrapposta a quella di un’immagine aerea delle navi impegnate nella bonifica. Tuttavia il ritocco è stato eseguito male e troppi indizi hanno fatto emergere la bufala. INDIZI E PROVE - Sulla parte sinistra della foto, ad esempio, da dietro il vetro del cockpit si intravede la torre di controllo, cosa che sarebbe impossibile se l’elicottero fosse in volo in mezzo al mare (GUARDA). Inoltre si vedono alcuni degli indicatori del pannello degli strumenti che evidenziano l’apertura degli sportelli e l’inserimento del freno, tipica situazione da velivolo in piazzola. Il pilota, infine, regge una cartelletta e sembra impegnato nelle operazioni di check che vengono compiute prima di un decollo. Per non parlare di dettagli grafici, come la differenza di colore del mare o alcuni scontornamenti effettuati in maniera un po’ grossolana, che non sono passati inosservati. "NON SUCCEDERA’ PIU’" - Anche in questo caso la Bp è stata costretta al mea culpa. Scott Dean, il portavoce, ha fornito al Washington Post la foto originale, spiegando che l’immagine è stata alterata dal team di post-produzione fotografo per ragioni tecniche. "Non succederà più", ha assicurato Dean. Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate LE PARODIE - Intanto, però, i blogger ci hanno preso gusto e in rete già sono spuntate diverse immagini parodia che partendo dall’"originale" ripropongono le situazioni più diverse: campi da calcio al posto del mare, autoritratti che spuntano da dietro i vetri, bambolotti al posto dei piloti. Molto divertente quella postata anche nello spazio commenti del Post da un lettore che si presenta con il nick Slave2anMG: dalla cabina di pilotaggio si intravedono, oltre alle navi in azione, anche il Golden Gate di San Francisco e lo squalo dell’omonimo film. Al. S. 22 luglio 2010] E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi

Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo,

i blogger se ne accorgono e la sbugiardano

Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica

*

NOTIZIE CORRELATE

*

GUARDA: I ritocchi più grossolani

*

I colossi del petrolio si uniscono per aiutare Obama (22 luglio 2010)

E in Rete spuntano già le parodie: anche lo squalo del film al fianco delle navi

Bp tarocca le foto della bonifica nel Golfo,

i blogger se ne accorgono e la sbugiardano

Ritoccate alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica

La foto "incriminata"

La foto "incriminata"

MILANO - La Bp ha promesso estrema trasparenza in questa fase in cui è al lavoro per cercare di contenere e bloccare la falla sviluppatasi dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, che dallo scorso aprile sta riversando tonnellate di greggio nel Golfo del Messico. Tuttavia per due volte in una settimana è stata pizzicata dai blogger che hanno notato come alcune immagini pubblicate sul sito della compagnia per illustrare le operazioni di bonifica dell'area siano state palesemente taroccate.

IL PRIMO "TAROCCAMENTO" - In una delle immagini si vede una sala di controllo delle operazioni che mostra alcuni monitor con immagini e grafici. Ma su tre dei dieci monitor inquadrati le immagini sono state aggiunte in un secondo tempo lavorando di Photoshop. I vertici della compagnia hanno spiegato che si è trattato di un intervento innocente, finalizzato semplicemente a riempire tre spazi che sarebbero stati vuoti, visto che in quel momento i tre monitor non erano in funzione. Insomma, solo una finalità estetica e nessun tentativo di mostrare una realtà diversa da quella che è. Ma pur sempre di "taroccamento" si tratta e questo si scontra con il proposito di assoluta chiarezza e lealtà sbandierato dai vertici della compagnia.

L'ELICOTTERO PARCHEGGIATO - A maggior ragione non è piaciuto il secondo scivolone: una nuova immagine ritoccata scoperta da un giovane blogger. La vicenda la racconta il Washington Post che ha avuto conferma da un portavoce della compagnia che l'immagine è stata effettivamente alterata. Nell'immagine pubblicata sul sito di Bp, due piloti di un elicottero in volo osservano le navi impegnate nei lavori per contenere l'emergenza. Peccato però che si tratti di un fotomontaggio: l'elicottero era in realtà parcheggiato sul ponte di una nave e la foto scattata dall'interno dell'abitacolo è stata poi sovrapposta a quella di un'immagine aerea delle navi impegnate nella bonifica. Tuttavia il ritocco è stato eseguito male e troppi indizi hanno fatto emergere la bufala.

INDIZI E PROVE - Sulla parte sinistra della foto, ad esempio, da dietro il vetro del cockpit si intravede la torre di controllo, cosa che sarebbe impossibile se l'elicottero fosse in volo in mezzo al mare (GUARDA). Inoltre si vedono alcuni degli indicatori del pannello degli strumenti che evidenziano l'apertura degli sportelli e l'inserimento del freno, tipica situazione da velivolo in piazzola. Il pilota, infine, regge una cartelletta e sembra impegnato nelle operazioni di check che vengono compiute prima di un decollo. Per non parlare di dettagli grafici, come la differenza di colore del mare o alcuni scontornamenti effettuati in maniera un po' grossolana, che non sono passati inosservati.

"NON SUCCEDERA' PIU'" - Anche in questo caso la Bp è stata costretta al mea culpa. Scott Dean, il portavoce, ha fornito al Washington Post la foto originale, spiegando che l'immagine è stata alterata dal team di post-produzione fotografo per ragioni tecniche. "Non succederà più", ha assicurato Dean.

Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate

Una delle parodie della foto taroccata da Bp: ci sono anche lo squalo e, non visibile in questo dettaglio, il Golden Gate

LE PARODIE - Intanto, però, i blogger ci hanno preso gusto e in rete già sono spuntate diverse immagini parodia che partendo dall'"originale" ripropongono le situazioni più diverse: campi da calcio al posto del mare, autoritratti che spuntano da dietro i vetri, bambolotti al posto dei piloti. Molto divertente quella postata anche nello spazio commenti del Post da un lettore che si presenta con il nick Slave2anMG: dalla cabina di pilotaggio si intravedono, oltre alle navi in azione, anche il Golden Gate di San Francisco e lo squalo dell'omonimo film.

Al. S.

22 luglio 2010

 

 

 

Un miliardo di investimento nella nuova joint venture no profit

Marea nera, i colossi del petrolio

si uniscono per aiutare Obama

Exxon, Chevron, Shell e Conoco Phillips lavoreranno insieme ad un sistema di raccolta del greggio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Bp tarocca le foto delle operazioni di bonifica, ma i blogger se ne accorgono (22 luglio 2010)

*

Marea nera, perdite di petrolio e metano dal tappo sul fondo del mare (19 luglio 2010)

Un miliardo di investimento nella nuova joint venture no profit

Marea nera, i colossi del petrolio

si uniscono per aiutare Obama

Exxon, Chevron, Shell e Conoco Phillips lavoreranno insieme ad un sistema di raccolta del greggio

Operazioni attorno al sito in cui si è verificata l'esplosione della Horizon (Ansa)

Operazioni attorno al sito in cui si è verificata l'esplosione della Horizon (Ansa)

WASHINGTON - Quattro delle maggiori società petrolifere del mondo si sono unite per creare un sistema per fermare le possibili fuoriuscite di petrolio nel Golfo del Messico. Si tratta, riporta il Wall Street Journal, di un modo per riconquistare la Casa Bianca dopo il disastro provocato dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon di Bp.

PRONTO INTERVENTO - Le società coinvolte sono Exxon Mobil, Chevron, Royal Dutch Shell e Conoco Phillips. La joint-venture ha l’obiettivo di progettare, costruire e gestire un sistema di pronto intervento che possa raccogliere e contenere fino a 100.000 barili di petrolio che sgorga a 3.000 metri di profondità. Il sistema è formato da diverse navi per la raccolta di petrolio e da un insieme di macchinari subacquei, ed è in sostanza simile a quello sviluppato da Bp nei tre mesi della crisi della marea nera.

JOINT VENTURE NO PROFIT - La Deepwater Horizon è esplosa lo scorso 20 aprile. Le società faranno un investimento iniziale di un miliardo di dollari nella joint-venture no profit, chiamata Marine Well Containment Company. Ma il conto complessivo, tenendo conto che il sistema dovrà essere sempre in allerta, sarà di miliardi di dollari nei prossimi anni. (Fonte: Apcom)

22 luglio 2010

 

 

 

 

Marea nera, perdite di petrolio e metano

dal tappo sul fondo del mare

La segnalazione del governo Usa:

nuovo braccio di ferro con la British petroleum

Marea nera, perdite di petrolio e metano

dal tappo sul fondo del mare

La segnalazione del governo Usa:

nuovo braccio di ferro con la British petroleum

MILANO - Il governo americano ha individuato nuove perdite di petrolio e metano nei pressi del pozzo Macondo, all'origine della "marea nera", e ha ordinato a Bp di fornire urgentemente un piano per la riapertura delle valvole nel caso in cui il fenomeno dovesse essere confermato. "Chiedo una procedura scritta per aprire la valvola il prima possibile nel caso in cui la perdita di idrocarburi debba essere confermata", ha scritto l'ex ammiraglio Thad Allen, coordinatore federale della risposta alla marea nera, al responsabile di Bp, Bob Dudley.

BRACCIO DI FERRO - La lettera è il primo segno tangibile di un braccio di ferro sotterraneo tra governo federale e Bp. Il colosso del greggio vorrebbe continuare a tenere chiuso il pozzo con il tappo installato tre giorni fa almeno fino all'attivazione di un pozzo alternativo che dovrebbe risolvere definitivamente la perdita della marea nera. Nella lettera a Bp Allen parla anche di "anomalie inspiegate alla bocca del pozzo". L'indicazione degli scienziati del governo complica i colloqui di domani a Washington tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. Il piano originario era che Bp continuasse a risucchiare il petrolio dal fondo del mare dopo il completamento dei test sulla struttura di contenimento per giudicare se era in grado di contenere la pressione del pozzo senza danni. Ma il Chief Operating Officer Doug Suttles aveva auspicato ieri di poter tenere il pozzo tappato: "Chiaramente non vogliamo rianimare il flusso se non è necessario".

PERPLESSITÀ - Già ieri Allen aveva espresso perplessità: "Bisogna capire bene il perché dei valori di pressione più bassi del previsto", aveva detto l'ex ammiraglio in una conferenza stampa suggerendo due ipotesi di lavoro: che il pozzo è in esaurimento come sostiene Bp, o che c'è una perdita ancora non individuata. Una tragedia nella tragedia che potrebbe portare a "danni irreparabili" se il petrolio dovesse cominciare a tracimare da "molti punti del fondo marino". Che Cameron arrivi da Obama senza che le tv inquadrino a doppio schermo il geyser di greggio assassino è cosa che per la verità farebbe piacere a tutti, britannici e americani, ma per il governo americano la difesa del'ecosistema ferito del Golfo del Messico passa davanti a tutto: "Siamo contenti che non ci sia più petrolio che fuoriesce nel Golfo del Messico - aveva detto Allen - ma tutte le decisioni delle prossime ore devono essere dettate dalla scienza".

Redazione online

19 luglio 2010(ultima modifica: 20 luglio 2010)

 

 

2010-07-19

Marea nera, perdite di petrolio e metano

dal tappo sul fondo del mare

La segnalazione del governo Usa:

nuovo braccio di ferro con la British petroleum

Marea nera, perdite di petrolio e metano

dal tappo sul fondo del mare

La segnalazione del governo Usa:

nuovo braccio di ferro con la British petroleum

MILANO - Il governo americano ha individuato nuove perdite di petrolio e metano nei pressi del pozzo Macondo, all'origine della "marea nera", e ha ordinato a Bp di fornire urgentemente un piano per la riapertura delle valvole nel caso in cui il fenomeno dovesse essere confermato. "Chiedo una procedura scritta per aprire la valvola il prima possibile nel caso in cui la perdita di idrocarburi debba essere confermata", ha scritto l'ex ammiraglio Thad Allen, coordinatore federale della risposta alla marea nera, al responsabile di Bp, Bob Dudley.

BRACCIO DI FERRO - La lettera è il primo segno tangibile di un braccio di ferro sotterraneo tra governo federale e Bp. Il colosso del greggio vorrebbe continuare a tenere chiuso il pozzo con il tappo installato tre giorni fa almeno fino all'attivazione di un pozzo alternativo che dovrebbe risolvere definitivamente la perdita della marea nera. Nella lettera a Bp Allen parla anche di "anomalie inspiegate alla bocca del pozzo". L'indicazione degli scienziati del governo complica i colloqui di domani a Washington tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, alla sua prima visita ufficiale nella capitale Usa da quando si è insediato a Downing Street. Il piano originario era che Bp continuasse a risucchiare il petrolio dal fondo del mare dopo il completamento dei test sulla struttura di contenimento per giudicare se era in grado di contenere la pressione del pozzo senza danni. Ma il Chief Operating Officer Doug Suttles aveva auspicato ieri di poter tenere il pozzo tappato: "Chiaramente non vogliamo rianimare il flusso se non è necessario".

PERPLESSITÀ - Già ieri Allen aveva espresso perplessità: "Bisogna capire bene il perché dei valori di pressione più bassi del previsto", aveva detto l'ex ammiraglio in una conferenza stampa suggerendo due ipotesi di lavoro: che il pozzo è in esaurimento come sostiene Bp, o che c'è una perdita ancora non individuata. Una tragedia nella tragedia che potrebbe portare a "danni irreparabili" se il petrolio dovesse cominciare a tracimare da "molti punti del fondo marino". Che Cameron arrivi da Obama senza che le tv inquadrino a doppio schermo il geyser di greggio assassino è cosa che per la verità farebbe piacere a tutti, britannici e americani, ma per il governo americano la difesa del'ecosistema ferito del Golfo del Messico passa davanti a tutto: "Siamo contenti che non ci sia più petrolio che fuoriesce nel Golfo del Messico - aveva detto Allen - ma tutte le decisioni delle prossime ore devono essere dettate dalla scienza".

Redazione online

19 luglio 2010

 

 

 

 

Possibile una fuoriuscita di petrolio sul fondo del mare ai lati del pozzo

Marea nera, il tappo regge

Ma rimane "in prova"

La Bp decide di continuare il test. La pressione è minore del previsto: forse solo una perdita di forza

Possibile una fuoriuscita di petrolio sul fondo del mare ai lati del pozzo

Marea nera, il tappo regge

Ma rimane "in prova"

La Bp decide di continuare il test. La pressione è minore del previsto: forse solo una perdita di forza

Il tappo posizionato sul pozzo (Ap)

Il tappo posizionato sul pozzo (Ap)

NEW ORLEANS - Sono scadute le 48 ore del test che i tecnici della Bp avevano annunciato per osservare la tenuta del tappo che finalmente giovedì sera erano riusciti a mettere sul pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico e interrompere la fuoriscita di petrolio iniziata lo scorso 20 aprile. L'unica notizia che è trapelata è che il test proseguirà oltre il tempo previsto. "Procederemo per altre 24 ore con testi ogni sei ore e quando ci saranno novità le comunicheremo", ha spiegato il portavoce del colosso petrolifero Mark Salt.

PRESSIONE - Il vice presidente della Bp, Kent Wells, in precedenza av eva detto che la pressione all’interno del pozzo era inferiore alle aspettative. Una notizia che non è rassicurante in quanto fa temere che la pressione all'interno del giacimento abbia trovato nuovi sfoghi facendo uscire greggio direttamente da fessure sul fondo del mare. "Più il test sarà lungo, più sarà affidabile", aveva dichiarato Wells. La decisione finale, ha fatto sapere il vice direttore della Bp, sarà presa da Thad Allen, plenipotenziario nominato da Obama per l'emergenza marea nera. Wells aveva però detto che i sensori non hanno dato evidenze di uscite di petrolio sul fondo del mare ai lati del pozzo.

DATI - Dopo 41 ore dalla chiusura del pozzo, la pressione all'interno delle valvole di tenuta aveva raggiunto le 6.745 libbre per pollice quadro (ossia 474 kg al centimetro quadro) e continuava ad aumentare di 0,14 kg/cmq all'ora (2 libbre per pollice quadro), contro un aumento di 0,14-0,70 kg/cmq registrato venerdì. Si è comunque ben lontani dal limite di 7.500 libbre al pollice quadro (527 kg/cmq) che i tecnici considerano di sicurezza per essere certi che non ci siano fughe dal fondo marino. Secondo Allen c'è un'altra possibile spiegazione per la pressione inferiore alla aspettative: il giacimento potrebbe aver perso pressione dopo tre mesi di fuoriuscita incontrollato di petrolio.

Redazione online

17 luglio 2010(ultima modifica: 18 luglio 2010)

 

 

 

 

La ha confermato il vice presidente della Bp

Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio

Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010)

*

Marea nera, la Bp ha speso due miliardi. L'accusa: "Falle di sicurezza erano note" (21 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

La ha confermato il vice presidente della Bp

Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio

Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione

NEW ORLEANS - Per la prima volta dall'incidente del 20 aprile, non esce più petrolio dal pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico entrato in eruzione. Lo ha reso noto Kent Wells, vice presidente della Bp. Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio (sono poco meno di 700 milioni i litri sfuggiti) e ha resistito alle prove di pressione predisposte dai tecnici. Una prova che per ora non è definitiva: bisogna attendere almeno 48 ore per verificare che la pressione all'interno del pozzo aumenti, dimostrando così che non ci sono altre falle e vie di fuga per il greggio.

ORE DECISIVE - La pressione all'interno del pozzo è un indice importante ma rimane anche il rischio principale. Il rischio maggiore è infatti dato dalla spinta del gas naturale e del greggio contenuti nel giacimento - situato a oltre 1.500 metri di profondità - che possono provocare una falla nella cupola oppure, eventualità potenzialmente più grave, di farsi strada verso la superficie del fondale creando nuove aperture. Se nelle prossime ore i tecnici non si registreranno anomalie le valvole dovrebbero venire riaperte in modo da permettere di recuperare il greggio in superficie, oltre che a diminuire la pressione sul sistema.

OBAMA: " SEGNALE POSITIVO" - Barack Obama ha definito "un segnale positivo" l’annuncio della multinazionale britannica, ma ha ricordato che è ancora una "fase di sperimentazione". "Siamo incoraggiati da questi primi risultati del test, ma non è ancora finita", ha aggiunto l'ammiraglio Thad Allen, responsabile per la Casa Bianca per l'emergenza marea nera. Allen ha precisato che, se non ci saranno controindicazioni, "dovrebbe essere possibile prelevare petrolio con continuità fino a 80 mila barili al giorno". Il governo federale statunitense ha tuttavia avvertito la Bp che tutto il greggio recuperato dal pozzo sottomarino è da considerarsi regolarmente sottoposto al pagamento delle royalties e ha richiesto un rapporto sulle quantità estratte; ugualmente valide sono le imposte del 18,75% sulla quantità di gas e greggio ottenute dal giacimento e che la Bp ha in parte iniziato a mettere sul mercato.

BORSA OK - Le azione della Bp hanno chiuso giovedì in rialzo del 7,6% a New York dopo l'annuncio della società di aver fermato il flusso di petrolio.

Redazione Online

15 luglio 2010(ultima modifica: 17 luglio 2010)

2010-07-16

La ha confermato il vice presidente della Bp

Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio

Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera" (23 giugno 2010)

*

Marea nera, la Bp ha speso due miliardi. L'accusa: "Falle di sicurezza erano note" (21 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

La ha confermato il vice presidente della Bp

Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio

Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione

NEW ORLEANS - Per la prima volta dall'incidente del 20 aprile, non esce più petrolio dal pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico entrato in eruzione. Lo ha reso noto Kent Wells, vice presidente della Bp. Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio (sono poco meno di 700 milioni i litri sfuggiti) e ha resistito alle prove di pressione predisposte dai tecnici. Una prova che per ora non è definitiva: bisogna attendere almeno 48 ore per verificare che la pressione all'interno del pozzo aumenti, dimostrando così che non ci sono altre falle e vie di fuga per il greggio.

ORE DECISIVE - La pressione all'interno del pozzo è un indice importante ma rimane anche il rischio principale. Il rischio maggiore è infatti dato dalla spinta del gas naturale e del greggio contenuti nel giacimento - situato a oltre 1.500 metri di profondità - che possono provocare una falla nella cupola oppure, eventualità potenzialmente più grave, di farsi strada verso la superficie del fondale creando nuove aperture. Se nelle prossime ore i tecnici non si registreranno anomalie le valvole dovrebbero venire riaperte in modo da permettere di recuperare il greggio in superficie, oltre che a diminuire la pressione sul sistema.

OBAMA: " SEGNALE POSITIVO" - Barack Obama ha definito "un segnale positivo" l’annuncio della multinazionale britannica, ma ha ricordato che è ancora una "fase di sperimentazione". "Siamo incoraggiati da questi primi risultati del test, ma non è ancora finita", ha aggiunto l'ammiraglio Thad Allen, responsabile per la Casa Bianca per l'emergenza marea nera. Allen ha precisato che, se non ci saranno controindicazioni, "dovrebbe essere possibile prelevare petrolio con continuità fino a 80 mila barili al giorno". Il governo federale statunitense ha tuttavia avvertito la Bp che tutto il greggio recuperato dal pozzo sottomarino è da considerarsi regolarmente sottoposto al pagamento delle royalties e ha richiesto un rapporto sulle quantità estratte; ugualmente valide sono le imposte del 18,75% sulla quantità di gas e greggio ottenute dal giacimento e che la Bp ha in parte iniziato a mettere sul mercato.

BORSA OK - Le azione della Bp hanno chiuso giovedì in rialzo del 7,6% a New York dopo l'annuncio della società di aver fermato il flusso di petrolio.

Redazione Online

15 luglio 2010(ultima modifica: 16 luglio 2010)

 

 

 

Marea nera: la cronistoria

20 aprile 2010: Esplode il pozzo di petrolio a 1.500 metri di profondità nel golfo del Messico che stava perforando la piattaforma Deepwater Horizon, di proprietà della Transocean e affittata alla Bp, a circa 80 km a sud-est di Venice (Louisiana). Muoiono undici operai e altri 17 rimangono feriti. Una prima stima parla di circa mille barili di petrolio al giorno che fuoriescono dal pozzo e vengono immessi in mare

22 aprile: La piattaforma in fiamme affonda

25 aprile: La Bp utilizza robot subacquei controllati a distanza per cercare di riparare il danno, ma il tentativo fallisce

28 aprile: Funzionari della Casa Bianca affermano che sono almeno 5 mila i barili di greggio rilasciati ogni giorno dal pozzo, pari a 800 mila litri. La Guardia costiera statunitense inizia a bruciare in modo controllato alcune chiazze di petrolio sulla superficie del mare. All'inizio di giugno gli incendi controllati saranno più di 120 e avranno eliminato oltre 67 mila barili di greggio

29 aprile: Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, dichiara lo stato di emergenza

30 aprile: La Casa Bianca afferma che non saranno più concessi nuovi permessi di perforazione in mare finché non saranno completate le indagini sul disastro della Deepwater Horizon

2 maggio: Il presidente Barack Obama effettua una prima visita sulle coste della Louisiana minacciate dalla marea nera. Una zona del Golfo viene interdetta alla pesca, inizialmente per dieci giorni. La Bp inizia a perforare il primo dei due pozzi che serviranno a intercettare e fermare il flusso di petrolio che esce dal pozzo incontrollato. Si prevede che i lavori finiranno in agosto

3 maggio: La Bp si dichiara pronta a "pagare tutti i costi della bonifica"

6 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano sulle coste delle isole Chandeleur, nella riserva naturale Breton

10 maggio: La Bp apre un sito web per raccogliere consigli e suggerimenti su come bloccare il pozzo

12 maggio: Obama propone una tassa di 1 centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare studi sulla sicurezza delle perforazioni in mare

14 maggio: La Bp inizia a inserire un tubo flessibile lungo un miglio nella tubazione che si è rotta in modo che una nave serbatoio possa aspirare il petrolio. Funziona, ma la raccolta non è superiore a 2mila barili al giorno

15 maggio: Studiosi rendono nota la scoperta di larghe chiazze sottomarine di petrolio, alcune delle quali si estendono per 16 km

19 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano nelle paludi costiere della Louisiana

22 maggio: Obama insedia una commissione indipendente di indagine sul disastro della Deepwater Horizon

24 maggio: La Bp offre 500 milioni di dollari per studiare gli effetti della marea nera

26 maggio: La Bp dà il via all'operazione "Top kill" per tappare il pozzo tramite il pompaggio di fanghi pesanti per ridurre la pressione del petrolio in uscita e riuscire poi a chiuderlo con il cemento. Prova anche a introdurre materiali come palle di gomma e brandelli di pneumatici in modo da far aderire meglio il fango

27 maggio: La fuoriuscita di petrolio ha superato quella del 1989 della Exxon Valdez (262 mila barili di greggio): ora è "il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti". La perdita di petrolio viene ora stimata in 19 mila barili al giorno. Obama blocca tutte le perforazioni nel Golfo del Messico e annuncia una moratoria di sei mesi per le nuove perforazioni nel Golfo e nel Pacifico. Si dimette Elizabeth Birnbaum, la direttrice del Mineral Management Service, che raccoglie le imposte delle perforazioni in mare

28 maggio: Seconda visita di Obama sulle coste della Louisiana: "Non sarete lasciati soli". La Camera vota un provvedimento per portare da 8 a 32 centesimi di dollaro a barile una tassa per finanziare un fondo per i danni della marea nera

29 maggio: La Bp ammette che l'operazione "Top kill" è fallita

31 maggio: La Bp inizia l'operazione "Cut and cap": tagliare la valvola di sicurezza che non ha funzionato a bocca pozzo per coprirla con una valvola di contenimento chiamata Lower Marine Riser Package (Lmrp)

1° giugno: Il ministro della Giustizia, Eric Holder, afferma che il governo americano avvierà un'inchiesta civile e penale sull'incidente. La marea nera raggiunge le barriere di contenimento sulle coste del Mississippi e dell'Alabama e si avvicina a 16 km dalle coste della Florida occidentale

2 giugno: Il 37% delle coste Usa del golfo del Messico vengono interdette alla pesca per un totale di 228 mila kmq. Oltre 300 mila persone aderiscono a una campagna su Facebook di boicottaggio della Bp. L'Agenzia di protezione ambientale ha invitato a una tavola rotonda a Washington insieme a scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti anche il regista James Cameron

3 giugno: Obama visita per la terza volta la Louisiana: "Sono furioso. La risposta della Bp è stata inadeguata". La Casa Bianca ha fatto sapere che invierà alla Bp un conto da 69 milioni di dollari per i costi finora sostenuti nel tentativo di ripulire i danni causati dalla marea nera nel golfo del Messico. La Casa Bianca definisce "folle" l'idea di chiudere il pozzo con un'esplosione nucleare

4 giugno: Riesce l'operazione "Cut and cap": circa mille dei 19 mila barili al giorni che fuoriescono dal pozzo vengono aspirati. Il disastro è finora costato alla Bp 1 miliardo di dollari, ma secondo gli analisti la cifra finale potrà arrivare anche a 20 miliardi

6 giugno: La Bp stima che l'aspirazione di petrolio è aumentata ad almeno 10 mila barili al giorno e avvia una campagna stampa per le proprie scuse. Critiche di Obama, secondo il quale la Bp avrebbe fatto meglio a spendere i soldi per ripulire le coste invece di autopromuoversi. Il ministro britannico delle Attività produttive critica l'atteggiamento anti-britannico americano

7 giugno: Obama: "Risolveremo la crisi, ma l'impatto sarà di lunga durata"

8 giugno: La Cnn rende noto che la Bp sta assumendo 4.500 disoccupati in Alabama, Mississippi e Florida per ripulire le coste. Verranno pagati 18 dollari l'ora e i supervisori 32

10 giugno: Mentre il titolo Bp crolla alla Borsa di Londra, i costi dell'incidente vengono ora stimati in 1,43 miliardi di dollari. Il governo Usa intende intraprendere azioni legali per impedire la distribuzione dei dividente agli azionisti Bp

13 giugno: La Guardia costiera americana dà un ultimatum alla Bp: il colosso petrolifero ha due giorni di tempo per elaborare un programma più aggressivo di contenimento del greggio che fuoriesce dalla piattaforma

14 giugno: Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente"

15 giugno: Un fulmine colpisce uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio nel golfo del Messico. Il dipartimento di Stato rende noto che sono 17 le nazioni che hanno offerto il proprio aiuto oltre a organizzazioni internazionali. Assente l'Italia. La Bp chiede aiuto a una società specializzata in filtraggio dell'acqua di mare contaminata di proprietà di Kevin Kostner e di suo fratello. La fuoriuscita di greggio è pari a 60 mila barili di petrolio al giorno

16 giugno: La Bp accetta di versare 20 miliardi di dollari nel fondo per i risarcimenti che sarà gestito da una commissione indipendente. Obama nomina l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus a capo della commissione istituita per indagare sulle cause del disastro

21 giugno: Secondo alcune stime, potrebbero essere 100 mila i barili di petrolio che fuoriescono al giorno. Secondo la Bbc la Bp era a conoscenza da tempo delle falle nel sistema di sicurezza

23 giugno: pescatore in Alabama si suicida: "Disperato per la marea nera". Un incidente causato da un robot sottomarino ha indotto i tecnici a rimuovere il "coperchio" che cerca di contenere fuga di petrolio, fascendo aumentare per diverse ore la fuoriuscita del greggio

30 giugno: il primo uragano della stagione nel golfo del Messico rallenta le operazioni di soccorso

12 luglio: si apre una nuova falla mentre la Bp cambia il tappo

15 luglio: il nuovo tappo funziona, fermata per la prima volta la perdita di greggio. Obama: "Segnala positivo, ma è ancora in fase di sperimentazione"

 

 

 

 

NAPOLI il reportage di gennaro manzo

Inceneritore&verdure: quelle scarole all'ombra delle bocche fumarie

Sembra la campagna cinese, invece è Acerra

NAPOLI - Braccianti in un campo: chini sulla terra, a raccogliere scarole e finocchi. Sullo sfondo le bocche fumarie, altissime, di un impianto industriale.

Inceneritore&ortaggi: le foto

*

*

*

*

*

*

*

Sembra l'immagine di un reportage dal Guandong, regione della Cina in cui convivono spalla a spalla contadini maoisti e fornaci turboindustriali. Ma quale Dragone: siamo ad Acerra, nel Napoletano. Negli scatti del reporter Gennaro Manzo, il contrasto - almeno visivo - c'è tutto: le attività del termovalorizzatore dei rifiuti campani, protette da militari come a Guantanamo, "convivono" con le coltivazioni di verdura, poi distribuita in tutta la regione e oltre. Per carità, si tratterà pure di verdure e ortaggi sicurissimi e squisiti; del resto, a più riprese i tecnici, col premier Berlusconi in testa, hanno sempre rassicurato la popolazione acerrana e napoletana sulle basse emissioni di polveri sottili e altri agenti inquinanti (asserzioni però spesso confutate in questi anni da una serie di indagini, mai ufficiali). Però, detto questo, la visione delle immagini di Gennaro Manzo provocano, comunque, un piccolo brivido.

Redazione online

16 luglio 2010

 

 

 

2010-07-15

La ha confermato il vice presidente della Bp

Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio

Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione

La ha confermato il vice presidente della Bp

Golfo del Messico: il tappo funziona, fermata la fuoriuscita di petrolio

Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione

Il tappo da 75 tonnellate per bloccare la fuoriscita di petrolio (Ap)

Il tappo da 75 tonnellate per bloccare la fuoriscita di petrolio (Ap)

NEW ORLEANS - Per la prima volta dall'incidente del 20 aprile, non esce più petrolio dal pozzo a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico entrato in eruzione. Lo ha reso noto Kent Wells, vice presidente della Bp. Il tappo da 75 tonnellate messo a punto ha bloccato la fuga di greggio e ha resistito alle prove di pressione predisposte dai tecnici.

 

15 luglio 2010

 

 

 

 

 

 

Cresce il numero degli animali a rischio. Allarme dei biologi Usa per la fauna marina

Marea nera, nuova fuga

La Bp rinvia il nuovo test

La copertura avrebbe dovuto fermare il flusso del greggio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo (12 luglio 2010)

Cresce il numero degli animali a rischio. Allarme dei biologi Usa per la fauna marina

Marea nera, nuova fuga

La Bp rinvia il nuovo test

La copertura avrebbe dovuto fermare il flusso del greggio

Una delle navi impegnate nella bonifica brucia il gas sviluppato dal greggio pompato dal fondo (Ap)

Una delle navi impegnate nella bonifica brucia il gas sviluppato dal greggio pompato dal fondo (Ap)

NEW ORLEANS - Una fuga di petrolio da un condotto ha costretto la Bp a rinviare il cruciale test sul nuovo tappo che dovrebbe bloccare la marea nera nel golfo del Messico. Lo ha annunciato la stessa compagnia.

48 ORE DI TEST - Per testare il nuovo tappo, la Bp aveva chiuso i tubi che dalle navi di appoggio aspirano il greggio, in modo che l’intero gettito finisse nel nuovo tappo. I robot sottomarini hanno chiuso lentamente le tre valvole. Una volta superata la fuga, del nuovo test si occuperà l’ammiraglio Thad Allen, che supervisionerà l’intervento. Il test sarebbe dovuto durare 48 ore per verificare se il nuovo tappo sarà in grado di contenere l’intera perdita del pozzo, che dal 20 aprile versa in mare tra i 35.000 e i 60.000 barili di greggio al giorno.

I NUMERI DELLA CATASTROFE - Intanto, i biologi statunitensi lanciano l’allarme: i danni provocati dalla marea nera sono stati sottostimati dal governo. Almeno 300-400 pellicani e centinaia di altri uccelli marini che avevano fatto delle coste della Louisiana il loro habitat sono ora ricoperti di petrolio; decine quelli a esserlo "dalla testa alla coda". Oltre 3.000 uccelli, lungo le coste del Golfo, sono morti o hanno subito gravi danni dalla fuoriuscita del greggio.

Redazione online

15 luglio 2010

 

 

 

 

 

2010-07-13

I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L’azienda mette in vendita le sue attività negli Usa Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo L’azienda mette in vendita le sue attività negli Usa WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: "Lo sapremo tra 4 o 7 giorni", è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti "ottimisti". Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l’equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l’aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l’applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l’aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato. Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l’ultimo "assalto" avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo "tappo" pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c’è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova "cappa" — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi "pulitrici", la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l’impiego di una gigantesca petroliera modificata per "decontanimare" l’acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L’armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l’inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le "pulitrici" hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L’intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall’ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l’intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà". Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l’inchiesta giudiziaria continua. Sotto l’occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno. Guido Olimpio 12 luglio 2010(ultima modifica: 13 luglio 2010)] Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona

Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo

L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa

Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona

Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo

L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa

WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: "Lo sapremo tra 4 o 7 giorni", è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti "ottimisti". Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l'equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l'aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l'applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l'aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato.

Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l'ultimo "assalto" avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo "tappo" pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c'è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova "cappa" — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi "pulitrici", la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l'impiego di una gigantesca petroliera modificata per "decontanimare" l'acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L'armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l'inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le "pulitrici" hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L'intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall'ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l'intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà". Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l'inchiesta giudiziaria continua. Sotto l'occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno.

Guido Olimpio

12 luglio 2010(ultima modifica: 13 luglio 2010)

 

 

 

 

2010-07-04

Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona

Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo

L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa

Golfo del Messico I tecnici: tra una settimana si saprà se funziona

Marea nera: si apre una nuova falla , mentre la Bp cambia il tappo

L'azienda mette in vendita le sue attività negli Usa

(Ap)

(Ap)

WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: "Lo sapremo tra 4 o 7 giorni", è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti "ottimisti". Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l'equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l'aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l'applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l'aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato.

Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l'ultimo "assalto" avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo "tappo" pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c'è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova "cappa" — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi "pulitrici", la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l'impiego di una gigantesca petroliera modificata per "decontanimare" l'acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L'armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l'inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le "pulitrici" hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L'intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall'ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l'intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: "Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà". Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l'inchiesta giudiziaria continua. Sotto l'occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno.

Guido Olimpio

12 luglio 2010

 

 

 

 

 

2010-07-04

LA MAREA NERA

Video denuncia sul web: "Ecco come Bp

nasconde il petrolio con la sabbia"

Un reporter freelance lancia il sospetto che la compagnia ripulisca le spiagge soltanto in apparenza

LA MAREA NERA

Video denuncia sul web: "Ecco come Bp

nasconde il petrolio con la sabbia"

Un reporter freelance lancia il sospetto che la compagnia ripulisca le spiagge soltanto in apparenza

MILANO - Mentre l'uragano Alex rallenta le operazioni di pulizia e contenimento nel Golfo del Messico, e mancano ancora diverse settimane ad una soluzione definitiva che fermi la fuoriuscita di petrolio dal pozzo subacqueo della Bp, sta facendo discutere un video pubblicato su Internet di un reporter freelance: le immagini documentano come la compagnia britannica e i suoi appaltatori stiano semplicemente coprendo con altra sabbia le spiagge della Louisiana contaminate dal greggio. Nascondendo di fatto il disastro.

PULIZIA DELLE SPIAGGE - È un sospetto terribile quello evidenziato in un filmato che sta facendo il giro della Rete: ancora nel giugno scorso la Bp aveva presentato una spiaggia ripulita dal petrolio sulla Grand Isle, nello stato della Louisiana, come primo successo riconoscibile nella lotta contro il disastro ambientale. Ma la piccola isola lunga e stretta che si affaccia sul Golfo del Messico di fronte al luogo della catastrofe, dimostrerebbe il contrario. Si moltiplicano, infatti, i dubbi degli organi d'informazione statunitensi sui lavori degli addetti alla pulizia delle spiagge in queste zone più colpite dal petrolio; zone protette dagli uomini della security Bp alle quali in gran parte è vietato l'accesso a giornalisti e ad occhi indiscreti.

OPERAZIONE DI FACCIATA - La compagnia petrolifera Bp deve insomma fare i conti con nuove, sgradevoli, accuse: se il maltempo associato ad Alex minaccia di spingere una quantità maggiore di acqua inquinata dal petrolio verso le coste Usa, i successi nei lavori di pulizia delle spiagge fino a qui presentati potrebbero rivelarsi come semplice opera di cosmesi. Molti media americani hanno già espresso il sospetto che i tratti di spiaggia deturpate dalla marea nera non vengano ripuliti dalle palle di catrame, ma più semplicemente ricoperti con altra sabbia, bianca e pulita. Il blog Huffington Post riferisce di uno strato di sabbia, sotto al quale ci sarebbe petrolio e grumi di catrame. A rivelare la possibile scomoda verità è stato il giornalista freelance, C. S. Muncy, che documenta sul posto il lavoro delle squadre di addetti in stivali e camici bianchi che rastrellano la spiaggia. Di Muncy sono anche le immagini e le foto che accusano la Bp e i suoi, a quanto pare, discutibili interventi.

ACCESSO VIETATO - Muncy riferisce di lavori frenetici per liberare il petrolio e le centinaia di grumi di catrame dalla spiaggia sulla Grand Isle. Il giorno successivo effettivamente spariscono gran parte delle tracce dell'inquinamento, nel contempo però il reporter si meraviglia della consistenza della sabbia: "Sembra come se qui siano stati fatti dei lavori di movimento terra". Il portale NewOrleans.com ricorda inoltre come a questo proposito sia molto difficile constatare effettivamente cosa accade durante il lavoro di pulizia; tutto viene coordinato e deciso dalla Bp, che vieta anche ai giornalisti l'accesso alle zone colpite. E documentare la catastrofe sulla spiaggia diventerà ancora più difficile in futuro, dopo una recente ordinanza della Guardia costiera americana che vieta a reporter e fotografi di avvicinarsi a più di 20 metri dalla zona contaminata. A questo punto il video di Muncy dovrebbe anche essere l'ultimo di questo tipo, scrive NewOrleans.com, che fa riferimento a potenziali multe per i trasgressori, multe che arrivano fino a 40.000 dollari.

Elmar Burchia

03 luglio 2010(ultima modifica: 04 luglio 2010)

 

 

 

 

La marea nera potrebbe

inquinare anche il Dna

Al via controlli sui residenti nel Golfo del Messico. Scarsi i dati raccolti nelle emergenze precedenti

Tossicologia

La marea nera potrebbe

inquinare anche il Dna

Al via controlli sui residenti nel Golfo del Messico. Scarsi i dati raccolti nelle emergenze precedenti

MILANO - Peggio di così. Se la marea nera sembra inarrestabile, l'arrivo dell'uragano Alex rischia di trasformarla in un'invasione di catrame. Ma se la preoccupazione maggiore è ancora quella di fermare questo flusso mefitico (la fuoriuscita di greggio dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico va avanti da 74 giorni), le autorità sanitarie cominciano a preoccuparsi anche delle possibili conseguenze per la salute delle popolazioni che vivono sulla costa e di quella dei lavoratori (e dei volontari) addetti alla pulizia delle spiagge e al salvataggio degli animali. Il primo passo, assolutamente urgente, è la raccolta di campioni biologici (di sangue, urina, latte materno, ma anche sangue del cordone ombelicale per i neonati) su cui eseguire analisi. È questa l'indicazione degli esperti che si sono riuniti a New Orleans, in Louisiana, una settimana fa, per iniziativa del Dipartimento americano di salute pubblica. Un monitoraggio ben coordinato fra gli Stati che si affacciano sul golfo "annerito", Louisiana, Alabama, Florida, Mississippi e Texas (cosa non facile perché i sistemi di rilevamento sono differenti) e ripetuto periodicamente per verificare se le alterazioni a carico dell'organismo si siano risolte nel tempo. Ma di quali alterazioni si tratta? Oltre agli effetti irritanti per la gola, la pelle e gli occhi delle frazioni volatili del petrolio, benzene, toluene e etilbenzene (ma possono comparire anche nausea e mal di testa), fastidiosi, ma transitori, si temono conseguenze più subdole e meno controllabili, legate agli Ipa, gli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze di sono noti la tossicità, e, soprattutto, gli effetti cancerogeni. Per tentare una previsione su una catastrofe senza precedenti per l'enorme contaminazione delle acque che sta comportando, bisogna rifarsi ai pochi studi disponibili sulle emergenze (tante) del passato. Sono 400 gli incidenti con grosse perdite di greggio in mare dal 1960 ad oggi, ma solo per sette di queste "sciagure" ecologiche esistono ricerche sulle conseguenze per la salute della popolazione. L'evento più, e meglio, monitorato è il naufragio al largo della costa della Galizia, nord-ovest della Spagna, della petroliera Prestige: la nave colò a picco disperdendo in mare 12 mila tonnellate di petrolio (nei giorni successivi le navi giunte in soccorso ne risucchiarono circa 5 mila).

"IL RISCHIO ESISTE" -Bianca Laffon, esperta in tossicologia genetica dell'università di La Coruña, ha prelevato campioni sangue ai volontari che nei primissimi giorni dal disastro si adoperarono per salvare gli uccelli invischiati nel catrame, e successivamente agli addetti alla pulizia delle spiagge e degli scogli ricoperti di petrolio che lavorarono lì per mesi. In effetti, furono riscontrate alterazioni del Dna, che persistevano ai controlli successivi in chi era stato a lungo a contatto con la massa catramosa, ma che sembrano essersi risolti negli ultimi esami un anno fa. Commenta Riccardo Crebelli, direttore del reparto di tossicologia genetica dell'istituto superiore di Sanità: "Il rischio di conseguenze del genere esiste perché questi idrocarburi riescono ad indurre alterazioni del Dna; è un fatto ben documentato da test sui linfociti. Più difficile è capire fino a che punto il danno è riparabile, anche se gli studi che abbiamo a disposizione finora ci inducono ad essere moderatamente ottimisti. Ricordo il disastro della Braer che scaricò 80 mila tonnellate di petrolio a sud delle isole Shetland, evento complicato da venti fortissimi che portarono a riva grandi quantità di catrame. L'università di Brighton, nel Sussex, fece poi indagini sul Dna dei linfociti della popolazione scoprendo che non c'erano segni di alterazioni cromosomiche". Ottimismo confermato dalla normalizzazione delle alterazioni genetiche nelle ostriche attaccate al relitto della Haven, calata sui fondali tra Genova e Savona nel 1991, monitorate periodicamente fino all'anno scorso da Claudia Bolognesi, biologa dell'Istituto tumori di Genova. "Non si riscontrano anomalie più importanti di quanto si rileva in questo mare per l'inquinamento — ci dice — tanto che quest'anno non ripeteremo l'esame". Pace alle ostriche.

Franca Porciani

fporciani@corriere.it

04 luglio 2010

 

 

 

Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico

Il primo uragano della stagione

vicino alla zona della marea nera

Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera"

(23 giugno 2010)

*

Marea nera, la Bp ha speso due miliardiL'accusa: "Falle di sicurezza erano note"

(17 giugno 2010)

Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico

Il primo uragano della stagione

vicino alla zona della marea nera

Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio

NEW YORK - Da tempesta tropicale Alex è diventato il primo uragano della stagione atlantica 2010. Lo ha confermato a Miami il centro federale uragani degli Stati Uniti. La tempesta, che ha al suo interno venti da 120 chilometri all'ora, dovrebbe toccare terra al confine tra Texas e Messico mercoledì sera. Passerà non lontano dalla "marea nera" ma dovrebbe risparmiare la zona delle piattaforme petrolifere.

LE ONDE RALLENTANO I LAVORI CONTRO LA MAREA NERA - Pur non facendo rotta direttamente verso la zona della marea nera, Alex ha complicato già gli sforzi di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico. La tempesta ha creato onde di 4 metri costringendo le navi che "scremano" il greggio dalla superficie a trovare rifugio nei porti. Il presidente Barak Obama oggi ha dichiarato lo stato di emergenza federale in Texas in vista dell'arrivo di Alex: la dichiarazione permette di mobilitare risorse federali in aggiunta a quelle statali e municipali e incarica la Protezione civile federale americana (Fema) di coordinare il lavoro di assistenza.

 

30 giugno 2010(ultima modifica: 01 luglio 2010)

2010-07-01

LIMITE ALLARGATO A 12 MIGLIA DALLE AREE PROTETTE

Italia, trivellazioni vietate

entro cinque miglia dalla costa

Il ministro Prestigiacomo: rafforzare le difese ambientali dopo quanto accaduto nel golfo del Messico

LIMITE ALLARGATO A 12 MIGLIA DALLE AREE PROTETTE

Italia, trivellazioni vietate

entro cinque miglia dalla costa

Il ministro Prestigiacomo: rafforzare le difese ambientali dopo quanto accaduto nel golfo del Messico

La perdita del greggio nel golfo del Messico (Infophoto)

La perdita del greggio nel golfo del Messico (Infophoto)

MILANO - Trivellazioni nei mari italiani vietate in una fascia di 5 miglia per tutte le coste nazionali. Off limits allargato a 12 miglia attorno al perimetro delle aree marine protette dove il divieto è totale. Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo a margine dell'apertura del Forum delle economie maggiori in corso a Roma. Le norme sono state approvate nell'ambito dello schema di decreto di riforma del codice ambientale per rafforzare le difese ambientali dopo quanto accaduto nel golfo del Messico. Il provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri si applica anche ai procedimenti autorizzativi in corso.

GREENPEACE - Greenpeace afferma che le nuove norme "rappresentano sicuramente restrizioni importanti", ma sottolinea che non si applicano alle autorizzazioni già concesse. "Oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera con pozzi già attivi, sono in vigore ben 24 permessi di esplorazione offshore, soprattutto nel medio e basso Adriatico (Abruzzo, Marche, Puglia) e nel Canale di Sicilia - spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna "Mare" -. Purtroppo non possiamo ancora dormire sonni tranquilli. Non abbiamo ancora saputo, infatti, quali tecnologie avanzate siano davvero obbligatorie nelle trivellazioni in Italia per ridurre eventuali rischi d’incidenti. Non ci risulta, per esempio, che sia obbligatorio il comando da remoto per la chiusura delle valvole in caso di incidente, che esiste in Norvegia e Brasile. Limiti di cinque o dodici miglia non ci salveranno certo dalle maree nere".

Redazione online

30 giugno 2010

 

 

 

 

Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico

Il primo uragano della stagione

vicino alla zona della marea nera

Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Alabama, pescatore si uccide: "Disperato per la marea nera"

(23 giugno 2010)

*

Marea nera, la Bp ha speso due miliardiL'accusa: "Falle di sicurezza erano note"

(17 giugno 2010)

Alex viaggia la costa al confine tra Texas e messico

Il primo uragano della stagione

vicino alla zona della marea nera

Le onde hanno già rallentato i lavori delle navi impegnate nel lavoro di "scrematura" del greggio

NEW YORK - Da tempesta tropicale Alex è diventato il primo uragano della stagione atlantica 2010. Lo ha confermato a Miami il centro federale uragani degli Stati Uniti. La tempesta, che ha al suo interno venti da 120 chilometri all'ora, dovrebbe toccare terra al confine tra Texas e Messico mercoledì sera. Passerà non lontano dalla "marea nera" ma dovrebbe risparmiare la zona delle piattaforme petrolifere.

LE ONDE RALLENTANO I LAVORI CONTRO LA MAREA NERA - Pur non facendo rotta direttamente verso la zona della marea nera, Alex ha complicato già gli sforzi di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico. La tempesta ha creato onde di 4 metri costringendo le navi che "scremano" il greggio dalla superficie a trovare rifugio nei porti. Il presidente Barak Obama oggi ha dichiarato lo stato di emergenza federale in Texas in vista dell'arrivo di Alex: la dichiarazione permette di mobilitare risorse federali in aggiunta a quelle statali e municipali e incarica la Protezione civile federale americana (Fema) di coordinare il lavoro di assistenza.

 

30 giugno 2010

 

 

 

NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO

Alabama, pescatore si uccide

"Disperato per la marea nera"

Morto il capitano di una barca assoldato per contenere greggio. Tolto e poi rimesso il "tappo" sulla falla

*

NOTIZIE CORRELATE

*

No alla moratoria sulle trivellazioni. La corte federale boccia Obama

NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO

Alabama, pescatore si uccide

"Disperato per la marea nera"

Morto il capitano di una barca assoldato per contenere greggio. Tolto e poi rimesso il "tappo" sulla falla

(Ap)

(Ap)

MILANO - Una tragedia nella tragedia. Nel giorno in cui un incidente causato da un robot sottomarino ha indotto i tecnici al lavoro nel pozzo della Bp nel Golfo del Messico a rimuovere il "coperchio" che cerca di contenere fuga di petrolio, fascendo aumentare per diverse ore la fuoriuscita del greggio, fino a che il "tappo" non è stato rimesso a posto, un pescatore assoldato dal colosso petrolifero inglese nelle operazioni di contenimento del greggio nel Golfo del Messico si è tolto la vita. "Era disperato per la crisi del petrolio", ha detto il medico legale della contea di Baldwin in Alabama. William Allen Kruse aveva 55 anni e della sua morte ha parlato in mattinata l'ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen. L'uomo viveva a Foley e si era recato al lavoro come tutte le mattine. Si è sparato con una pistola Glock. Secondo Stan Vinson, il coroner, non era malato, né soffriva di problemi mentali. "Ma non è sorprendente che la marea nera avesse preso un posto importante nella sua testa come per molti altri pescatori della zona che a causa della perita di greggio hanno perso il lavoro", ha aggiunto il medico legale: "Le acque del Golfo sono chiuse alla pesca. Non c'è più lavoro per tanta gente come loro".

L'INCIDENTE - Il suicidio rende drammatica una situazione già difficile, aggravata in giornata dall'incidente che ha costretto i tecnici Bp a rimuovere il tappo che conteneva la falla nel pozzo del Golfo del Messico. Senza "coperchio", il flusso di petrolio che fuoriesce dal pozzo della Bp è di nuovo aumentato in maniera significativa, anche se parte del greggio continua ad essere bruciato in superficie. La struttura di contenimento che veicolava oltre 16.000 barili al giorno in una nave container è stata rimossa dopo che un robot l'ha urtata in profondità facendo entrare gas nel sistema che trasporta acqua calda per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio sulla calotta.

Soltanto dopo diverse ore il "tappo" è stato rimesso a posto con successo.

BRIEFING - Intanto un briefing con la stampa l'ammiraglio Allen aveva anche annunciato la morte di due responsabili delle operazioni di pulizia delle coste, in eventi non legati al disinquinamento del Golfo. Una delle persone sarebbe annegata in una piscina, la seconda, è William Allen Kruse, il pescatore 55enne suicida.

NUOVO CAPO BP AMERICA ASSUME L'INCARICO - In questo scenario ha cominciato la sua prima giornata di lavoro il nuovo responsabile di Bp America, Bob Dudley. La Bp ha infatti optato per un cambio della guardia nel Golfo del Messico: dopo le figuracce rimediate dall'ex direttore esecutivo, Tony Hayward, la responsabilità delle operazioni in America e Asia è stata affidata a Robert "Bob" Dudley, 55 anni, cresciuto in Mississippi. Che fin dal primo giorno ha dovuto affrontare problemi non da poco.

Redazione online

23 giugno 2010(ultima modifica: 24 giugno 2010)

 

2010-06-23

NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO

Marea nera, nuova fuoriuscita di greggio

Incidente causato da un robot sottomarino con fuga di gas. Tolto il tappo sulla falla nel pozzo

*

NOTIZIE CORRELATE

*

No alla moratoria sulle trivellazioni. La corte federale boccia Obama

NUOVI GUAI PER LA BP NEL GOLFO DEL MESSICO

Marea nera, nuova fuoriuscita di greggio

Incidente causato da un robot sottomarino con fuga di gas. Tolto il tappo sulla falla nel pozzo

(Ap)

(Ap)

NEW YORK - Nuovi guai per la Bp. A causa di un incidente, il tappo che conteneva la falla nel pozzo del Golfo del Messico è stato temporaneamente rimosso e dovrebbe essere riposizionato in serata. Lo ha annunciato a Washington Thad Allen, l'ammiraglio della Guardia Costiera responsabile delle operazioni di contenimento del greggio. Senza tappo, il flusso di petrolio che fuoriesce dal pozzo della Bp è di nuovo aumentato in maniera significativa, anche se parte del greggio continua ad essere bruciato in superficie.

L'INCIDENTE - La struttura di contenimento che veicolava oltre 16.000 barili al giorno in una nave container è stata rimossa dopo che un robot l'ha urtata in profondità facendo entrare gas nel sistema che trasporta acqua calda per evitare la formazione di cristalli di ghiaccio sulla calotta.

DUE MORTI - In un briefing con la stampa l'ammiraglio Allen ha anche annunciato la morte di due responsabili delle operazioni di pulizia delle coste, in eventi non legati al disinquinamento del Golfo. Una delle persone sarebbe annegata in una piscina, la seconda, il capitano di una barca, sarebbe stato ucciso con un colpo di arma da fuoco.

Redazione online

23 giugno 2010

 

 

 

 

2010-06-22

Marea nera

No alla moratoria sulle trivellazioni

Su ricorso di 32 compagnie petrolifere la corte federale boccia Obama. La Casa Bianca annuncia ricorso.

Gli americani si fidano più del presidente che di Bp

Marea nera

No alla moratoria sulle trivellazioni

Su ricorso di 32 compagnie petrolifere la corte federale boccia Obama. La Casa Bianca annuncia ricorso.

Gli americani si fidano più del presidente che di Bp

MILANO - Il giudice federale Martin Feldman ha accolto il ricorso presentato da 32 compagnie petrolifere contro la moratoria di 6 mesi imposta da Barack Obama alle trivellazioni nel Golfo del Messico dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Si tratta di un brutto colpo per la Casa Bianca, che sperava che il divieto avrebbe permesso di verificare se le altre piattaforme operano seguendo le regole di sicurezza, e che ha annunciato che farà ricorso contro la decisione. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, nell'annunciare la decisione di fare ricorso, ha detto che "il presidente è fermamente convinto che continuare a trivellare a queste profondità senza sapere quello che è successo non ha senso". Replicando al giudice, che ha affermato che è sbagliato ritenere che per l'incidente di una piattaforma siano tutte pericolose, Gibbs ha aggiunto che la ripresa delle attivitá di trivellazione "mette potenzialmente a rischio la sicurezza delle piattaforme e dell'ambiente del Golfo". Un rischio che, secondo Gibbs l'America "in questo momento" non può permettersi. Nella sentenza il giudice federale Fieldman ha, però, spiegato che il Dipartimento del Territorio non era riuscito a dare motivazioni adeguate per la moratoria. La causa era stata intentata da Hornbeck Offshore Services ‹HOS.N›, compagnia con base in Luisiana, alla quale poi si sono unite più di 10 società che operano nel settore delle trivellazioni offshore. Il giudice federale della Louisiana ha accolto la richiesta delle compagnie, che avevano chiesto un provvedimento che impedisse alla moratoria di entrare in vigore.

10 MILIONI DI BARILI AL GIORNO - Intanto nel Golfo del Messico l'industria petrolifera non ha abbandonato le trivellazioni. Negli altri Paesi, riporta il Washington Post, nonostante la fuoriuscita che da due mesi contamina le acque del Golfo, non si è mai smesso di trivellare in profondità. È nella natura del settore: il petrolio va estratto ovunque si trovi. Nei prossimi cinque anni la produzione globale da trivellazioni in acque profonde dovrebbe aumentare di due terzi, a 10 milioni di barili al giorno, secondo le previsioni di Cambridge Energy Research Associates. È l’equivalante del greggio prodotto dall’Arabia Saudita, il maggior esportatore mondiale di petrolio. Negli Stati Uniti, il miglioramento delle tecnologie per l’estrazione di greggio in acque profonde rappresenta circa il 70% della crescita degli ultimi anni, secondo le stime dello Us Geological Survey. Secondo gli analisti quindi le trivellazioni in acque profonde nel Golfo del Messico continueranno. "Abbiamo esaurito qualsiasi altra cosa e non abbiamo accesso a riserve in nessun altro posto", ha detto Fadel Gheit, analista petrolifero di Oppenheimer,. "Perché pensate che le società trivellino così in profondità? Preferirebbero farlo sul territorio. Ma a quel livello non ci sono risorse disponibili, ad eccezione dell’Iraq, dove però si può essere rapiti e decapitati. Si tratta sempre di rischi e di remunerazioni".

POLITICA ENERGETICA - Intanto un sondaggio di New York Times/Cbs rileva che il disastro ecologico del Golfo del Messico ha aumentato l’inquietudine per le politiche energetiche. Il pubblico ora ritiene in larga maggioranza che serva più regolamentazione sulle trivellazioni off-shore per salvaguardare l’ambiente. L’approvazione dell’operato di Bp nella regione è molto bassa. Con una proporzione di 2 a 1 gli intervistati hanno più fiducia nel governo che nelle possibilità e capacità che il colosso petrolifero britannico riesca a contenere i danni della fuoriuscita di petrolio.

Redazione Online

22 giugno 2010

 

 

Peggiora la stima delle perdite di petrolio in mare: 100mila barili al giorno

Marea nera, la Bp ha speso due miliardi

L'accusa: "Falle di sicurezza erano note"

Ipotesi: niente dividendo fino al 2012. Un operaio alla Bbc: "Sistema difettoso è stato chiuso, ma non riparato"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Bp versa 20 miliardi per risarcimenti. Obama: "Non sono il tetto massimo" (16 giugno 2010)

*

Marea nera, pompaggio interrotto. La Bp perde fino a 60mila barili al giorno (15 giugno 2010)

*

Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010)

Peggiora la stima delle perdite di petrolio in mare: 100mila barili al giorno

Marea nera, la Bp ha speso due miliardi

L'accusa: "Falle di sicurezza erano note"

Ipotesi: niente dividendo fino al 2012. Un operaio alla Bbc: "Sistema difettoso è stato chiuso, ma non riparato"

Port Sulpher, Louisiana (Epa)

Port Sulpher, Louisiana (Epa)

WASHINGTON - Per arginare la marea nera nel golfo del Messico, la Bp ha finora speso due miliardi di dollari. La stima è della compagnia petrolifera britannica, riportata da Bloomberg.

DIVIDENDO - Le prospettive finanziarie per il colosso inglese sono tutt'altro che rosee. La banca svizzera Ubs ha sospeso le stime sul dividendo fino alla fine del 2012 perché non si può prevedere alcuna crescita in questo intervallo di tempo. La società ha detto di aver pagato 105 milioni di dollari di danni a quanti sono stati colpiti dal disastro e la settimana scorsa, dopo un incontro con il presidente Obama, ha depositato 20 miliardi di dollari in un fondo per i risarcimenti.

CENTOMILA BARILI - Peggiora il calcolo delle perdite di petrolio in mare: si tratterebbe di 100mila barili di petrolio al giorno, qualcosa come 15,9 milioni di litri, secondo un documento interno della società reso noto da un deputato americano. Finora il governo Usa aveva parlato di 60mila barili al giorno (9,5 milioni di litri). Un portavoce di Bp, Toby Odone, ha detto però che la stima si applicherebbe solo se un pezzo fondamentale dell'attrezzatura venisse rimosso: "Siccome non ci sono progetti di rimuoverlo, la stima è irrilevante".

"BP SAPEVA DELLE FALLE" - Nuove accuse alle Bp arrivano da un operaio che lavorava nella piattaforma Deepwater Horizon, sopravissuto all'incidente del 20 aprile. La società, ha rivelato alla Bbc, sapeva che c'erano falle nel sistema di sicurezza settimane prima dell'esplosione. Tyrone Benton spiega che la falla non fu riparata, che il sistema di sicurezza difettoso fu semplicemente chiuso e che si fece affidamento su un secondo sistema. Benton aggiunge che la responsabilità della manutenzione di quell'attrezzatura era della compagnia proprietaria della piattaforma, la Transocean, che prima dell'incidente ha affermato di aver testato con successo il sistema. Si tratta, spiega la Bbc, del "blowout preventer" (Bop), in grado di tagliare e bloccare il flusso di petrolio dalla condotta principale. Il "cervello" del Bop, secondo la Bbc, sono delle unità di controllo (control pods) che rilevano l'eventuale presenza di irregolarità.

INTERRUZIONE - "Abbiamo notato - racconta Benton - una perdita sull'unità di controllo e abbiamo informato gli uomini della compagnia". Questi ultimi "stanno in una sala di controllo, da dove potevano accendere o spegnere quell'unità di controllo e accenderne un'altra, così da non dover interrompere la produzione". L'operaio ha detto che il suo superiore ha informato via e-mail sia la Bp che la Transocean delle falle. Ma riparare l'unità di controllo (invece di attivarne un'altra) avrebbe significato un'interruzione temporanea dell'attività di trivellazione sulla piattaforma, che costava alla Bp 500mila dollari (circa 400mila euro) al giorno: dunque non è stato fatto nulla. Un comportamento "inaccettabile" secondo un esperto interpellato dalla Bbc, il professor Tad Patzek dell'università del Texas: "Se c'è un indizio che il Bop non sta funzionando a dovere, lo si dovrebbe riparare a qualunque costo".

Redazione online

21 giugno 2010

 

 

2010-06-17

l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus indagherà sulle cause del disastro

Bp versa 20 miliardi per risarcimenti

Obama: "Non sono il tetto massimo"

La società ha accettato di versare la somma chiesta dalla Casa Bianca. La gestione dei soldi sarà indipendente

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, pompaggio interrotto. La Bp perde fino a 60mila barili al giorno (15 giugno 2010)

*

Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

l'ex governatore del Mississippi Ray Mabus indagherà sulle cause del disastro

Bp versa 20 miliardi per risarcimenti

Obama: "Non sono il tetto massimo"

La società ha accettato di versare la somma chiesta dalla Casa Bianca. La gestione dei soldi sarà indipendente

Obama con i vertici Bp alla Casa Bianca (Reuters)

Obama con i vertici Bp alla Casa Bianca (Reuters)

WASHINGTON - Venti miliardi di dollari. A tanto ammonta la cifra che la Bp ha accettato di versare nel fondo per i risarcimenti della marea nera nel golfo del Messico. È quanto avevano chiesto i democratici del Senato e la società ha accettato. Lo hanno riferito il presidente Carl Henric Svanberg e l'amministratore delegato Tony Hayward durante un incontro con il presidente Obama alla Casa Bianca. Il fondo sarà amministrato da una commissione indipendente: secondo il Wall Street Journal potrebbe essere capeggiata da Kenneth Feinberg, finora incaricato di regolare stipendi e bonus dei manager di Wall Street salvati dal governo.

OBAMA - "È importante notare che questa somma non è un tetto" ha detto il presidente americano Barack Obama riferendosi ai 20 miliardi del fondo. L'incontro con Bp che doveva durante un paio d'ore si è chiuso dopo quattro ore. Il presidente ha detto che "Bp è una società forte e vitale e sarà in grado di sostenere le sue responsabilita". Obama ha riferito di aver parlato ai vertici di Bp delle sofferenze della gente del Golfo: "Hanno bisogno di aiuto adesso".

CAMERON - Il premier inglese David Cameron ha ribadito che la Bp deve avere certezze sulle sue potenziali responsabilità, ovvero le compensazioni e i danni che dovrà pagare. "È importante che l'azienda paghi richieste ragionevoli di compensazione e ha bisogno di un livello di certezza delle sue responsabilità - ha detto alla Bbc -. Questa è la preoccupazione della Bp, che non ci siano richieste che siano solo molto alla lontana legate alla fuga di petrolio".

ENERGIE PULITE - La tragedia della marea nera mostra al mondo che "è arrivato il momento di passare alle energie pulite". In precedenza, nel suo discorso solenne allo Studio Ovale, trasmesso in tv nel prime time, il presidente degli Stati Uniti si è rivolto agli americani, apostrofando quanto accaduto nel golfo del Messico come "la peggiore catastrofe ecologica" della storia del Paese.

LA NOMINA - Il presidente ha parlato per 18 minuti, con toni battaglieri. E ha annunciato di aver nominato l'ex governatore del Mississippi, Ray Mabus, a capo della commissione istituita per indagare sulle cause del disastro. Poco prima del discorso, scienziati federali hanno reso noto che le stime del geyser di greggio che fuoriesce dai fondali del golfo del Messico sono assai più alte di quanto annunciato solo la scorsa settimana: fino a 60 mila barili di greggio al giorno, pari a una Exxon-Valdez ogni quattro-sei giorni, abbastanza per riempire 22 volte ogni giorno lo Studio Ovale, ha calcolato un blog americano.

"EPIDEMIA" - "La tragedia che ha toccato le nostre coste è un richiamo doloroso e forte per farci capire che è giunto il tempo di adottare le energie pulite per il futuro e di lanciare una missione nazionale che liberi le potenzialità dell’innovazione americana prendendo in mano il nostro destino - ha detto Obama -. La grande lezione della marea nera è che le perforazioni petrolifere ormai comportano rischi enormi, quale che sia la regolamentazione. Noi americani consumiamo il 20% del petrolio mondiale ma possediamo appena il 2% delle riserve mondiali". E questo spiega perché le compagnie petrolifere sono spinte a cercare il petrolio anche a 1.500 metri di profondità sotto il mare. Obama ha poi paragonato la marea nera che deturpa il golfo del Messico a un'"epidemia" che gli Stati Uniti saranno costretti a combattere per mesi, forse anni. Il presidente ha comunque assicurato che gli Stati Uniti "combatteranno l’inquinamento con tutti i mezzi possibili e fin quando sarà necessario" e ha detto che la sua amministrazione "farà pagare alla Bp tutti i danni che questa azienda ha provocato".

Redazione online

16 giugno 2010(ultima modifica: 17 giugno 2010)

 

 

 

 

 

diciassette Paesi hanno offerto il proprio aiuto, non c'è l'italia

Marea nera, pompaggio interrotto

La Bp perde fino a 60mila barili al giorno

Fulmine su una nave: operazioni sospese per 5 ore.

Il presidente nomina un nuovo responsabile

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

diciassette Paesi hanno offerto il proprio aiuto, non c'è l'italia

Marea nera, pompaggio interrotto

La Bp perde fino a 60mila barili al giorno

Fulmine su una nave: operazioni sospese per 5 ore.

Il presidente nomina un nuovo responsabile

Due navi al lavoro nel golfo del Messico (Ap)

Due navi al lavoro nel golfo del Messico (Ap)

WASHINGTON - Mentre la marea nera nel golfo del Messico non si ferma, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama annuncia nella notte tra martedì e mercoledì, nel suo primo messaggio tv alla nazione diffuso durante il prime time, la nomina di un nuovo responsabile delle operazioni anti-greggio.

BATTAGLIA SENZA FINE - Quella contro la marea nera, del resto, sembra una battaglia senza fine: un incendio provocato da un fulmine su uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio (il "Discover Enterprise") ha nuovamente obbligato la Bp a interrompere le operazioni, riprese poi dopo cinque ore di stop. L'incendio potrebbe provocare ritardi nell'avvio di un secondo sistema di contenimento con cui Bp dovrebbe poter aumentare le sue capacità di risucchio del greggio. Intanto esperti del governo federale comunicano altri numeri del disastro senza fine: la perdita di Bp è di un massimo di 35-60 mila barili di greggio al giorno (Bp ne cattura circa 15 mila).

OBAMA: "LO RESPINGEREMO" - Il disastro nel golfo del Messico è un pensiero ormai quotidiano per il presidente Obama, che sta perdendo rapidamente quota nei sondaggi di popolarità perché accusato di aver reagito troppo debolmente alla crisi ambientale. "È un assalto alle nostre coste e lo respingeremo con ogni risorsa che abbiamo a disposizione - ha detto ai militari della base aeronavale di Pensacola, in Florida, poco prima di ripartire per Washington da dove parlerà al Paese -. Faremo tutto il necessario, per tutto il tempo che serve". Obama ha visitato le spiagge turistiche della penisola. "Con il tempo di arrivare alla prossima stagione - ha affermato - non c'è alcun motivo di pensare che questa spiaggia dietro di noi non sarà bella come sempre, e Pensacola e le comunità costiere di tutta la Florida non ritornino fiorenti come sono sempre state".

OFFERTE DI AIUTO - Sono diciassette i Paesi che hanno offerto il proprio contributo agli Stati Uniti. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato Usa, che ha reso noto l’elenco dei Paesi contributori: Corea del Sud, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Russia, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Vietnam Spagna, Canada e Messico. Assente, almeno per il momento, l’Italia. Oltre all’impegno dei singoli Stati, hanno offerto un contributo anche l’Agenzia europea per la sicurezza marittima, il Centro di informazione e monitoraggio della Commissione europea, l’Organizzazione marittima internazionale, l’Unità per l’ambiente dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari e il Programma per l’ambiente dell’Onu.

KEVIN COSTNER - Dopo aver rifiutato l'aiuto del regista James Cameron, la Bp fa appello a Kevin Costner. Gli esperti della compagnia petrolifera hanno riconosciuto che i macchinari dell'attore sono i più efficaci a ripulire l'acqua nera di petrolio e hanno piazzato un primo ordinativo per l'acquisto di 32 "centrifughe del mare". Si chiamano Ocean Therapy Solutions e l'attore ha impiegato circa 15 anni e 20 milioni di dollari per farle mettere a punto. Hanno la capacità di aspirare l'acqua, centrifugarla, e separare al 99% le sostanze inquinanti, senza produrre ulteriore inquinamento. Il protagonista di Waterworld, che ha un fratello scienziato specializzato in questo genere di tecnologie, finanziò a suo tempo il progetto che, 15 anni fa, sembrava avveniristico, ma che oggi pare essere il sistema più all'avanguardia per affrontare la marea nera. Le macchine hanno la capacità di separare il petrolio dall'acqua e possono filtrare fino a 750 litri di acqua al minuto. Intanto sulla società è arrivata la scure dell'agenzia Fitch, che ha abbassato il rating a lungo termine da AA a BBB, mentre quello a breve termine scende a F3 da F1. Pesano, in particolare, le richieste danni avanzate dal governo Usa e dalle autorità federali statunitensi.

Redazione online

15 giugno 2010(ultima modifica: 16 giugno 2010)

2010-06-16

nel pomeriggio Il presidente incontra i vertici della Bp. Ieri

Obama: "Ora energia pulita"

Nominato lo "zar del Golfo"

È il segretario alla Marina Ray Mabus, che dovrà bonificare la zona inquinata. Discorso solenne in tv

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, pompaggio interrotto. La Bp perde fino a 60mila barili al giorno

*

Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

nel pomeriggio Il presidente incontra i vertici della Bp. Ieri

Obama: "Ora energia pulita"

Nominato lo "zar del Golfo"

È il segretario alla Marina Ray Mabus, che dovrà bonificare la zona inquinata. Discorso solenne in tv

(Ansa)

(Ansa)

WASHINGTON - La "tragedia" della marea nera mostra al mondo che "è arrivato il momento di passare alle energie pulite". Nel suo discorso solenne allo Studio Ovale, trasmesso in tv nel prime time, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è rivolto così agli americani, apostrofando quanto accaduto nel Golfo del messico come "la peggiore catastrofe ecologica" della storia del Paese.

LA NOMINA - Il presidente ha parlato per 18 minuti dall'Oval Office, con toni battaglieri. Poco prima del discorso, scienziati federali hanno reso noto che le stime del geyser di greggio che fuoriesce dai fondali del Golfo del Messico sono assai più alte di quanto annunciato solo la scorsa settimana: fino a 60 mila barili di greggio al giorno, pari a una Exxon-Valdez ogni quattro-sei giorni, abbastanza per riempire 22 volte ogni giorno lo Studio Ovale, ha calcolato un blog americano. Obama ha annunciato di aver nominato il segretario alla Marina Ray Mabus "zar del Golfo": avrà l'incarico di riportare la regione del Golfo del Messico alla sua particolare bellezza e ricchezza.

"EPIDEMIA" - "La tragedia che ha toccato le nostre coste è un richiamo doloroso e forte per farci capire che è giunto il tempo di adottare le energie pulite per il futuro" e "di lanciare una missione nazionale che liberi le potenzialità dell’innovazione americana prendendo in mano il nostro destino". "La grande lezione della marea nera", ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca, è che le perforazioni petrolifere ormai comportano rischi enormi, quale che sia la regolamentazione. "Noi americani - ha ricordato il presidente - consumiamo il 20% del petrolio mondiale ma possediamo appena il 2% delle riserve mondiali". E questo spiega perché le compagnie petrolifere sono spinte a cercare il petrolio anche a 1500 metri di profondità sotto il mare. Obama ha poi paragonato la marea nera che deturpa il Golfo del Messico a una "epidemia" che gli Stati Uniti saranno costretti a combattere per mesi e forse per anni. Il presidente americano ha comunque assicurato che gli Stati Uniti "combatteranno l’inquinamento con tutti i mezzi possibili e fin quando sarà necessario" e ha detto che la sua amministrazione "farà pagare alla Bp tutti i danni che questa azienda ha provocato". Barack Obama incontrerà nel pomeriggio alla Casa Bianca il presidente Carl-Henric Svanberg. Obama ha poi confermato che imporrà alla società petrolifera britannica di costituire un fondo di garanzia per i risarcimenti alle vittime della marea nera di 20 miliardi di dollari su un conto bloccato. Una richiesta alla quale i vertici Bp non hanno ancora dato l’ok.

Redazione online

16 giugno 2010

 

 

 

 

2010-06-15

diciassette Paesi hanno offerto il proprio aiuto, non c'è l'italia

Marea nera, pompaggio interrotto

Obama pronto a intervenire

Fulmine su una nave: operazioni sospese per 5 ore.

Il presidente nominerà un nuovo responsabile

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Il paragone di Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente" (14 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

diciassette Paesi hanno offerto il proprio aiuto, non c'è l'italia

Marea nera, pompaggio interrotto

Obama pronto a intervenire

Fulmine su una nave: operazioni sospese per 5 ore.

Il presidente nominerà un nuovo responsabile

Due navi al lavoro nel golfo del Messico (Ap)

Due navi al lavoro nel golfo del Messico (Ap)

WASHINGTON - Mentre la marea nera nel golfo del Messico non si ferma, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama annuncerà nella notte tra martedì e mercoledì, nel suo primo messaggio tv alla nazione diffuso durante il prime time, la nomina di un nuovo responsabile delle operazioni anti-greggio. L'indiscrezione è stata diffusa dall'Associated Press, anche se per il nome del nuovo "ras" anti inquinamento non è stato svelato. Quella contro la marea nera, del resto, sembra una battaglia senza fine: un incendio provocato da un fulmine su uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio (il "Discover Enterprise") ha nuovamente obbligato la Bp a interrompere le operazioni, riprese poi dopo cinque pre di stop. L'incendio potrebbe provocare ritardi nell'avvio di un secondo sistema di contenimento con cui Bp dovrebbe poter aumentare le sue capacità di risucchio del greggio.

OBAMA: "LO RESPINGEREMO" - Il disastro nel golfo del Messico è un pensiero ormai quotidiano per il presidente Obama, che sta perdendo rapidamente quota nei sondaggi di popolarità perché accusato di aver reagito troppo debolmente alla crisi ambientale. "È un assalto alle nostre coste e lo respingeremo con ogni risorsa che abbiamo a disposizione - ha detto ai militari della base aeronavale di Pensacola, in Florida, poco prima di ripartire per Washington da dove parlerà al Paese -. Faremo tutto il necessario, per tutto il tempo che serve". Obama ha visitato le spiagge turistiche della penisola. "Con il tempo di arrivare alla prossima stagione - ha affermato - non c'è alcun motivo di pensare che questa spiaggia dietro di noi non sarà bella come sempre, e Pensacola e le comunità costiere di tutta la Florida non ritornino fiorenti come sono sempre state".

OFFERTE DI AIUTO - Sono diciassette i Paesi che hanno offerto il proprio contributo agli Stati Uniti. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato Usa, che ha reso noto l’elenco dei Paesi contributori: Corea del Sud, Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Russia, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Vietnam Spagna, Canada e Messico. Assente, almeno per il momento, l’Italia. Oltre all’impegno dei singoli Stati, hanno offerto un contributo anche l’Agenzia europea per la sicurezza marittima, il Centro di informazione e monitoraggio della Commissione europea, l’Organizzazione marittima internazionale, l’Unità per l’ambiente dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari e il Programma per l’ambiente dell’Onu.

KEVIN COSTNER - Dopo aver rifiutato l'aiuto del regista James Cameron, la Bp fa appello a Kevin Costner. Gli esperti della compagnia petrolifera hanno riconosciuto che i macchinari dell'attore sono i più efficaci a ripulire l'acqua nera di petrolio e hanno piazzato un primo ordinativo per l'acquisto di 32 "centrifughe del mare". Si chiamano Ocean Therapy Solutions e l'attore ha impiegato circa 15 anni e 20 milioni di dollari per farle mettere a punto. Hanno la capacità di aspirare l'acqua, centrifugarla, e separare al 99% le sostanze inquinanti, senza produrre ulteriore inquinamento. Il protagonista di Waterworld, che ha un fratello scienziato specializzato in questo genere di tecnologie, finanziò a suo tempo il progetto che, 15 anni fa, sembrava avveniristico, ma che oggi pare essere il sistema più all'avanguardia per affrontare la marea nera. Le macchine hanno la capacità di separare il petrolio dall'acqua e possono filtrare fino a 750 litri di acqua al minuto. Intanto sulla società è arrivata la scure dell'agenzia Fitch, che ha abbassato il rating a lungo termine da AA a BBB, mentre quello a breve termine scende a F3 da F1. Pesano, in particolare, le richieste danni avanzate dal governo Usa e dalle autorità federali statunitensi.

Redazione online

15 giugno 2010

 

 

 

"È una affermazione fuori luogo" del presidente Usa

Il paragone di Obama: "La marea nera

è l'11 settembre dell'ambiente"

Scoppia la polemica con la protesta dei parenti

delle vittime degli attentati del 2001

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, Bp pronta a sospendere il pagamento dei dividendi (13 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

"È una affermazione fuori luogo" del presidente Usa

Il paragone di Obama: "La marea nera

è l'11 settembre dell'ambiente"

Scoppia la polemica con la protesta dei parenti

delle vittime degli attentati del 2001

WASHINGTON - Barack Obama definisce il disastro della marea nera "l'11 settembre dell'ambiente" e scoppia la polemica con la protesta dei parenti delle vittime degli attentati del 2001. Tutto è cominciato con una intervista rilasciata venerdì dal presidente americano al giornale Politico e pubblicata domenica. "Così come la nostra visione della politica estera si è rivelata vulnerabile ed è cambiata profondamente dopo l'11 settembre, penso che questo disastro cambierà il modo in cui penseremo all'ambiente e all'energia per molti anni a venire", ha detto Obama.

LA REPLICA - "È una affermazione fuori luogo", ha replicato il vice capo dei pompieri Jim Riches, che perse un figlio nell'attacco alle Torri gemelle. "Quelli furono attacchi terroristici, non qualcosa causato da persone che cercano di fare soldi", ha aggiunto in una intervista al New York Daily News. Per Jack Lynch, padre di un pompiere morto durante gli attacchi, "paragonare un incidente ambientale, se così lo vogliamo chiamare, a un attacco terroristico premeditato è ridicolo. I politici non hanno il senso della realtà". Tra i parenti delle vittime comunque ci sono anche pareri discordanti. Lo stesso quotidiano ha citato Sally Regenhard, un figlio morto negli attentati, secondo la quale "proprio come l'11 settembre, non c'erano piani per prevenire l'emergenza. Sono fallimenti del sistema di governo. Io non mi sento offesa dal commento". (Fonte Agi)

 

14 giugno 2010(ultima modifica: 15 giugno 2010)

 

 

 

"È una affermazione fuori luogo" del presidente Usa

Il paragone di Obama: "La marea nera

è l'11 settembre dell'ambiente"

Scoppia la polemica con la protesta dei parenti

delle vittime degli attentati del 2001

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, Bp pronta a sospendere il pagamento dei dividendi (13 giugno 2010)

*

Marea nera: la cronistoria

"È una affermazione fuori luogo" del presidente Usa

Il paragone di Obama: "La marea nera

è l'11 settembre dell'ambiente"

Scoppia la polemica con la protesta dei parenti

delle vittime degli attentati del 2001

WASHINGTON - Barack Obama definisce il disastro della marea nera "l'11 settembre dell'ambiente" e scoppia la polemica con la protesta dei parenti delle vittime degli attentati del 2001. Tutto è cominciato con una intervista rilasciata venerdì dal presidente americano al giornale Politico e pubblicata domenica. "Così come la nostra visione della politica estera si è rivelata vulnerabile ed è cambiata profondamente dopo l'11 settembre, penso che questo disastro cambierà il modo in cui penseremo all'ambiente e all'energia per molti anni a venire", ha detto Obama.

LA REPLICA - "È una affermazione fuori luogo", ha replicato il vice capo dei pompieri Jim Riches, che perse un figlio nell'attacco alle Torri gemelle. "Quelli furono attacchi terroristici, non qualcosa causato da persone che cercano di fare soldi", ha aggiunto in una intervista al New York Daily News. Per Jack Lynch, padre di un pompiere morto durante gli attacchi, "paragonare un incidente ambientale, se così lo vogliamo chiamare, a un attacco terroristico premeditato è ridicolo. I politici non hanno il senso della realtà". Tra i parenti delle vittime comunque ci sono anche pareri discordanti. Lo stesso quotidiano ha citato Sally Regenhard, un figlio morto negli attentati, secondo la quale "proprio come l'11 settembre, non c'erano piani per prevenire l'emergenza. Sono fallimenti del sistema di governo. Io non mi sento offesa dal commento". (Fonte Agi)

 

14 giugno 2010(ultima modifica: 15 giugno 2010)

 

 

 

OBAMA A CAMERON: "nessun ATTACCO A LONDRA, ma azienda ricchi rispetti suoi impegni"

Marea nera, ultimatum alla Bp

"Avete 48 ore per fermare il greggio"

Guardia Costiera Usa: programma di contenimento più aggressivo. Fuoriuscita media di 40mila barili al giorno

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera: la cronistoria

OBAMA A CAMERON: "nessun ATTACCO A LONDRA, ma azienda ricchi rispetti suoi impegni"

Marea nera, ultimatum alla Bp

"Avete 48 ore per fermare il greggio"

Guardia Costiera Usa: programma di contenimento più aggressivo. Fuoriuscita media di 40mila barili al giorno

(Ap)

(Ap)

NEW YORK -Ancora pressioni da una parte, segnali distensivi dall'altra. La marea nera nel Golfo del Messico rischia di offuscare l'asse Washington-Londra, ma sono evidenti gli sforzi fatti da entrambe le parti per allentare la tensione.

LA LETTERA- Dalla Guardia Costiera americana è arrivato un ultimatum alla Bp: il colosso petrolifero britannico ha 48 ore per mettere a punto un programma più aggressivo per contenere il greggio che fuoriesce nel Golfo del Messico, secondo quanto indicato in una lettera dall'ammiraglio James Watson. Nella missiva inviata in risposta al capo delle operazioni della Bp, Doug Suttles, il numero uno della Guardia Costiera scrive che "la Bp deve identificare nelle prossime 48 ore un sistema addizionale di contenimento della perdita, che possa essere operativa in tempi rapidi per evitare il flusso continuo di petrolio" dal pozzo del Golfo. Watson si dice "preoccupato dal fatto che i piani attuali non garantiscono la mobilitazione massima di risorse per raccogliere le quantità riviste di petrolio in base alla nuove stime degli esperti", che parlano di una media di 40mila barili al giorno. L'ammiraglio si dice anche preoccupato dalla mancanza di un piano di backup in caso di guasto o di problemi non previsti.

TELEFONATA OBAMA-CAMERON - Nel frattempo, dopo le pesanti critiche rivolte dall’amministrazione americana a Bp, il conseguente crollo in Borsa e le precisazioni di David Cameron a difesa dell’azienda e sul "valore economico" della compagnia anche per gli Stati Uniti, il presidente americano Barack Obama e il primo ministro britannico hanno discusso al telefono delle conseguenze della catastrofe ambientale provocata dalla fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma. Secondo quanto ha riportato l’ufficio di Cameron, il premier britannico, che il 20 luglio sarà a Washington, ha espresso al presidente americano la sua tristezza per il disastro, mentre Obama ha riconosciuto che la Bp è una multinazionale, e che la sua frustrazione per quanto accaduto non rappresenta un attacco alla Gran Bretagna. Ma una "compagnia ricca" come la britannica Bb deve rispondere ai propri obblighi. Questo il messaggio rivolto da Obama a Cameron, secondo fonti ufficiali citate dalla Reuters. Obama avrebbe ribadito che gli Stati Uniti insisteranno perché Bp paghi tutte le spese di disinquinamento, oltre a coprire "le decine di migliaia" di richieste di risarcimento economico.

Redazione online

12 giugno 2010

 

 

l'amministrazione usa: iniziative per impedire la distribuzione dei dividendi

La marea nera affonda Bp: il titolo crolla

Cameron: "Avrà sostegno dal governo"

Precipitano le azioni della compagnia dopo i dati sui primi costi del disastro. Unione petrolifera: "Ci sono stati errori"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

VIDEO - Le immagini dell'esplosione della piattaforma Bp nelle immagini girate dalle squadre di soccorso (esclusiva "National Geographic")

*

Marea nera: la cronistoria

l'amministrazione usa: iniziative per impedire la distribuzione dei dividendi

La marea nera affonda Bp: il titolo crolla

Cameron: "Avrà sostegno dal governo"

Precipitano le azioni della compagnia dopo i dati sui primi costi del disastro. Unione petrolifera: "Ci sono stati errori"

Il ceo di Bp Tony Hayward (Reuters)

Il ceo di Bp Tony Hayward (Reuters)

MILANO - È ormai chiaro che la marea nera, oltre a generare una catastrofe ambientale, sta per fare una vittima eccellente, la stessa British Petroleum. Il titolo del colosso petrolifero britannico è crollato alla Borsa di Londra, toccando quota -15% nei primi scambi dopo la diffusione delle stime sui costi del disastro. In mattinata il titolo è riuscito a recuperare, fino ad arrivare al -3%. Il valore della compagnia si è ad ogni modo ridotto di oltre il 40%. Gli investitori temono che il gruppo sia costretto a sospendere il pagamento dei dividendi agli azionisti. Già mercoledì, a Wall Street, il titolo Bp aveva segnato un calo del 16,14%, scendendo ai minimi degli ultimi 14 anni.

"SOSTEGNO ALLA BP" - Un'inaspettata mano tesa alla Bp arriva da Londra. Il primo ministro David Cameron ha detto che il governo è "pronto a dare un sostegno" per le operazioni di pulizia ma che la compagnia deve fare "il possibile" per risolvere la situazione. "Comprendo completamente la frustrazione del governo americano: la cosa più importante da fare ora è cercare di mitigare gli effetti e risolvere il problema - ha detto Cameron, in visita in Afghanistan -. Questa è una catastrofe ambientale e Bp deve fare tutto il possibile per risolvere la situazione. Il governo britannico è pronto a dare il suo aiuto". Cameron ha poi confermato che parlerà con il presidente Obama della questione: "Ho una serie di meeting, appuntamenti telefonici e altri contatti, fra breve, con il presidente: sono sicuro che quando accaduto nel golfo del Messico verrà affrontato nelle nostre discussioni".

I NUMERI DEL DISASTRO - Il costo del disastro è stimato attualmente in 1,43 miliardi di dollari (pari a 1,19 miliardi di euro), incluse le spese di pulizia e di arginamento della marea, la perforazione di pozzi di soccorso, gli aiuti versati agli Stati rivieraschi, i danni già risarciti. La somma include una prima tranche di 60 milioni di dollari che servirà a finanziare la costruzione di una serie di isole artificiali al largo della Louisiana per proteggere l'ecosistema. La Bp si è impegnata a versare in totale 360 milioni di dollari per la ricostruzione di queste isole. L'Agenzia internazionale dell'energia, secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg, ha stimato che la perdita di greggio dalla piattaforma potrebbe causare un taglio della produzione del golfo del Messico di circa 300mila barili al giorno nei prossimi cinque anni.

DIVIDENDI A RISCHIO - Presto il Consiglio di amministrazione della Bp potrebbe essere chiamato a fronteggiare un nuovo problema. L'amministrazione Obama infatti ha annunciato che intraprenderà delle "iniziative" per impedire la distribuzione di dividendi agli azionisti. Lo ha riferito il sottosegretario alla Giustizia Thomas Perrelli nel corso di un'audizione al Congresso. Il ministro all'Interno Ken Salazar ha aggiunto che alla Bp sarà chiesto di indennizzare le altre compagnie petrolifere se dovranno licenziare lavoratori a causa di un'eventuale moratoria di sei mesi per le trivellazioni nei fondali marini. Giovedì il presidente Barack Obama riceve alla Casa Bianca le famiglie delle undici vittime della piattaforma Deepwater Horizon, esplosa il 20 aprile al largo di Venice, in Louisiana. "Il presidente ha mandato una lettera a ciascuna famiglia per estendere l'invito ed esprimere la sua più sincera partecipazione per la perdita dei loro cari" spiega una nota. Il 17 giugno l'amministratore delegato di Bp Tony Hayward andrà a Washington per un'audizione al Congresso: probabilmente sarà anche convocato dal presidente Obama.

"ERRORI E SOTTOVALUTAZIONI" - Secondo il presidente dell'Unione petrolifera Pasquale De Vita, "nel golfo del Messico ci sono stati senza dubbio errori e sottovalutazioni sul fronte della sicurezza, cosa di cui i responsabili saranno chiamati a rispondere". Per quanto riguarda l'Italia, De Vita esclude che "per la caratteristiche dell'attività di esplorazione e produzione nel nostro Paese possano sussistere le condizioni operative che hanno causato l'incidente" e assicurando che in Italia "gli standard di sicurezza sono ai più elevati livelli mondiali".

"BP HA PAGATO MOLTO" - In difesa della Bp interviene invece Boris Johnson, sindaco di Londra e peso massimo del partito Conservatore, secondo cui la società ha già pagato un prezzo "molto, molto alto" per quanto accaduto nel Golfo del Messico e l'intero incidente inizia a compromettere seriamente l'immagine della Gran Bretagna negli Stati Uniti. Il sindaco, ai microfoni della Bbc, ha espresso "preoccupazione per la retorica anti-britannica che pare permeare in questi giorni gli Usa" e ha aggiunto che "quando una grande compagnia britannica inizia ad essere costantemente presa d'assalto a livello internazionale la faccenda inizia ad assumere i contorni del problema nazionale. Vorrei vedere ragionare le persone coinvolte con mente fredda e più calma su come si debba risolvere questo problema piuttosto che accusare e insultare senza sosta" ha concluso Johnson.

Redazione online

10 giugno 2010(ultima modifica: 11 giugno 2010)

 

 

 

Polemiche Londra-Washington: "Obama non parlerebbe così se fosse una compagnia Usa"

Marea nera, dimezzata la fuoriuscita

Londra: "Basta retorica anti-britannica"

Risultati positivi dall'imbuto piazzato sopra alla falla. La Bp: pagheremo tutto, già versati 46 milioni di dollari

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, posizionato il "tappo". Iniziata l'aspirazione del petrolio (4 giugno 2010)

*

Marea nera, Obama: "Sono furioso". E presenta il primo conto alla Bp (3 giugno 2010)

Polemiche Londra-Washington: "Obama non parlerebbe così se fosse una compagnia Usa"

Marea nera, dimezzata la fuoriuscita

Londra: "Basta retorica anti-britannica"

Risultati positivi dall'imbuto piazzato sopra alla falla. La Bp: pagheremo tutto, già versati 46 milioni di dollari

Al lavoro per salvare un pellicano contaminato dal petrolio in Louisiana (Ap)

Al lavoro per salvare un pellicano contaminato dal petrolio in Louisiana (Ap)

MILANO - Bp pagherà tutti "i danni e le perdite" causate dalla marea nera "per tutto il tempo necessario". Così il vice presidente del gigante petrolifero britannico, Darryl Willis, ha indirettamente replicato a Barack Obama che venerdì aveva accusato la società di concentrarsi sui ricchi dividendi riservando "pochi spiccioli" a quanti sono stati investiti dalla falla di greggio. La stessa compagnia fa inoltre sapere, per bocca del proprio amministratore delegato Tony Hayward, intervistato dalla Bbc, che l’imbuto posizionato sopra alla falla riesce a recuperare circa 10mila barili di petrolio al giorno, quindi, secondo le stime della Bp, circa la metà del greggio che fuoriesce dal pozzo della piattaforma Deepwater Horizon e che sta progressivamente inquinando il Golfo del Messico e le coste degli stati meridionali degli Usa. Per Hayward il recupero del petrolio va dunque meglio del previsto. "Al momento - ha precisato - è difficile quantificare, ma ci attendiamo che si arrivi a recuperare la maggior parte del petrolio". Nell'intervista il leader del gruppo petrolifero afferma che la Bp fermerà la perdita e ripulirà tutto ripristinando le condizioni ambientali precedenti.

I CONTI DELLA BP - La Bp ha inoltre avviato una campagna per fare pubblicamente le proprie scuse per aver causato la peggiore catastrofe ambientale nella storia degli Stati Uniti. Nei promo - diffusi via radio, tv, internet e stampa - lo stesso Hayward ribadisce che la compagnia "farà qualsiasi cosa affinché nulla del genere accada mai più". L'iniziativa è stata criticata in primis dal presidente americano Barack Obama, secondo il quale quel denaro sarebbe stato speso meglio per ripulire le coste o per risarcire i pescatori del Golfo o tutti coloro che hanno perso il lavoro a causa della macchia di petrolio. Il portavoce della Bp ha replicato che "non un solo cent" è stato dirottato a favore della pubblicità da quelli destinati alla lotta contro la marea nera, ma non ha precisato quanto è costata la campagna pubblicitaria. Bp ha già pagato 46 milioni di dollari alle vittime della marea nera e ritiene che nel mese di giungo verserà altrettanto.

TENSIONI CON LONDRA - L'attivismo di Obama e di molti commentatori statunitensi provoca però malumori dall'altra parte dell'Atlantico. In Gran Bretagna c'è insofferenza per quella che viene definita "retorica anti-britannica" e viene criticata duramente la disinvoltura con cui l'incidente viene attribuito alla "British Pretroleum". E' quell'insistenza sull'aggettivo "british" a non piacere. Anche un membro autorevole del nuovo governo di centrodestra, il ministro delle Attività produttive Vince Cable, ha preso posizione facendo notare come la compagnia abbia da tempo cambiato nome, diventando semplicemente "Bp", e come la natura multinazionale della stessa non la qualifichi come azienda britannica. Nelle parole pronunciate in America, invece, molti esponenti politici britannici vedono un risentimento anti-inglese che non intendono lasciar cadere. Lo stesso Cable ha spiegato sabato al Daily Mail che probabilmente non ci sarebbe stata altrettanta durezza nelle parole di Obama se ad essere coinvolta fosse stata una multinazionale a stelle e strisce, come ad esempio la Exxon, che deteneva il triste primato dell'incidente più grave in campo petrolifero (quello della Valdez) prima del 20 aprile, giorno del crack alla Horizon.

Redazione online

06 giugno 2010(ultima modifica: 07 giugno 2010)

 

 

 

 

CASA BIANCA / "Ma il disastro avrà un impatto sostanziale sull'economia"

Marea nera, "Risolveremo la crisi"

Obama al termine di un incontro con i ministri:

"L'onda di petrolio sarà contenuta"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, dimezzata la fuoriuscita. Londra: "Basta retorica anti-britannica" (6 giugno 2010)

*

Marea nera, posizionato il "tappo". Iniziata l'aspirazione del petrolio (4 giugno 2010)

*

Marea nera, Obama: "Sono furioso". E presenta il primo conto alla Bp (3 giugno 2010)

CASA BIANCA / "Ma il disastro avrà un impatto sostanziale sull'economia"

Marea nera, "Risolveremo la crisi"

Obama al termine di un incontro con i ministri:

"L'onda di petrolio sarà contenuta"

Operazioni di raccolta del greggio disperso in superficioe (Reuters)

Operazioni di raccolta del greggio disperso in superficioe (Reuters)

MILANO - "Risolveremo questa crisi": lo ha detto il presidente Barack Obama oggi alla Casa Bianca dicendosi sicuro che "la marea nera sarà contenuta". Ma l'impatto della marea nera sulle acque del Golfo del Messico e sull'economia, ha aggiunto, sarà "sostanziale" e di lunga durata.

NUOVO OTTIMISMO - Ora che la calotta installata da Bp sulla falla sta iniziando a catturare il petrolio, Obama sfodera con sicurezza l’ottimismo che lo ha sempre caratterizzato e che, di fronte a quella che viene definita la sua "Katrina" (l'uragano che ha devastato New Orleans e gran parte delle stesse aree del sud degli Usa oggi interessate dalla contaminazione da greggio e su cui iniziò ad incespicare l'amministrazione Bush) sembrava latitante. Anzi, questo disastro, "ci darà l’opportunità per migliorare la qualità della vita nel Golfo", ha detto ai giornalisti dopo un incontro con membri del governo e autorità federali impegnate nel contenimento della macchia di petrolio.

IL CONTO DEI DANNI - Tuttavia, l’ottimismo di Obama non manca di solido realismo: l’impatto della marea nera sull’economia del Golfo sarà "sostanziale", non nasconde. Il presidente ha poi invitato i pescatori e tutti coloro che sono stati messi economicamente in ginocchio dalla catastrofe a documentare tutti i danni subiti affinché Bp possa pagare. Obama ha infatti ribadito ancora una volta che la compagnia sarà l’unica e sola responsabile di tutte le spese causate dalla marea nera nel Golfo. Ha poi aggiunto che la soluzione non si avrà finché non saranno completati i pozzi di ’soccorso’ che Bp sta scavando e che si prevede saranno terminati in agosto. Il presidente ha anche invitato Bp a fare in modo che tutti i dispositivi e tecniche utilizzate per risolvere la situazione possano funcionare anche in caso di uragano. "Stiamo utilizzando tutti i mezzi - ha detto inoltre - per essere sicuri che l’impatto sulle spiagge sia minimo".

Redazione online

07 giugno 2010

 

 

 

La società dovrà pagare 69 milioni di dollari. Gates: "Non abbiamo bacchette magiche"

Marea nera, posizionato il "tappo"

Iniziata l'aspirazione del petrolio

Obama per la terza volta in Louisiana dall'inizio dell'emergenza. Presentato un conto salato alla Bp

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, Obama: "Sono furioso". E presenta il primo conto alla Bp (3 giugno 2010)

La società dovrà pagare 69 milioni di dollari. Gates: "Non abbiamo bacchette magiche"

Marea nera, posizionato il "tappo"

Iniziata l'aspirazione del petrolio

Obama per la terza volta in Louisiana dall'inizio dell'emergenza. Presentato un conto salato alla Bp

MILANO - I tecnici della Bp hanno cominciato ad aspirare e convogliare in superficie il greggio in uscita dal pozzo danneggiato, su cui è stata calata una piccola cupola di contenimento. L'operazione, secondo quanto dichiarato dall'ammiraglio della Guardia Costiera, Thad Allen, coordinatore degli sforzi governativi, sta avvenendo a una velocità di circa mille barili al giorno, un ritmo comunque basso rispetto a quello di fuoriuscita del greggio, pari secondo le ultime stime a circa 19mila barili al giorno. Per conoscere l'esito dell'operazione, riferisce la Bp, sarà necessario attendere le prossime 48 ore. Qualche speranza che questo incubo possa volgere al termine proviene dai primi risultati positivi dell’operazione "Cut and cup": la "gran parte" del petrolio che fuoriesce dal pozzo sembra infatti che riesce ad essere catturata dall’imbuto che gli ingegneri hanno calato a 1600 metri di profondità.

OBAMA CRITICA BP E INVITA ALLA PRUDENZA - Durante la sua terza visita in Louisiana, la seconda questa settimana, Barack Obama, ha voluto sottolineare l’impegno del governo di fronte alla catastrofe causata 46 giorni fa dall’esplosione della piattaforma petrolifera della Bp, il presidente ha posticipato, per la seconda volta, il viaggio in Indonesia e Australia che avrebbe dovuto effettuare dal 13 al 18 giugno. Il presidente Usa ha poi criticato Bp per non aver ancora revocato i piani di pagare i dividendi agli azionisti. "Bp non dovrebbe contare gli spiccioli", quando si tratta di risarcire i residenti del Golfo danneggiati dalla marea nera e poi spendere miliardi in dividendi ai suoi azionisti, ha detto Obama in Louisiana per la terza volta dall'inizio della crisi. Il presidente Usa ha anche invitato alla prudenza sull'esito positivo delle operazioni di raccolta del greggio: "È troppo presto per essere ottimisti", anche se per ora il tappo messo da Bp sul pozzo all'origine della marea nera "sembra tenere".

Il tappo di contenimento e le pompe per l'aspirazione del greggio posizionati sulla falla (Reuters9

Il tappo di contenimento e le pompe per l'aspirazione del greggio posizionati sulla falla (Reuters9

LA CASA BIANCA PRESENTA IL CONTO - Obama sta pagando cara la catastrofe ambientale. Accusato di una risposta tardiva e di scarsa iniziativa di fronte all’incidente, ieri sera il presidente ha voluto dimostrare tutta la sua partecipazione al dramma che stanno vivendo gli americani del Golfo esprimendo per la prima volta un sentimento forte come la rabbia. In un’intervista alla Cnn Obama si è detto furioso: "Sono infuriato per questa situazione perché è un esempio delle persone che non pensano alle conseguenze delle loro azioni. Tutto ciò mette in pericolo un intero modo di vita e tutta una regione, probabilmente per diversi anni". Ieri l’amministrazione Obama ha presentato alla Bp un conto da 69 milioni di dollari (circa 56,7 milioni di euro), pari alle spese finora intraprese dallo Stato per lottare contro la marea nera. La Casa Bianca ha specificato che si tratta solo di un primo conto.

LA BP IN GINOCCHIO - Il disastro è finora costato a Bp oltre un miliardo di dollari e secondo gli analisti di Wall Street il prezzo finale potrebbe essere fino a 20 volte tanto, se si considerano anche i costi per ripulire la costa dal petrolio nei prossimi anni. Una cifra immensa ma non tanto da mettere in ginocchio Bp, un gigante che l’anno scorso ha prodotto utili per 16 miliardi di dollari. A preoccupare di più Bp in queste ore sembra essere il suo amministratore delegato Tony Hayward che fin dall’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, il 20 aprile, ha collezionato una gaffe dietro l’altra parlando ai media: dalla frase "Rivoglio la mia vita", detta di fronte a gente che sta perdendo la propria a "Non avevamo gli strumenti che si dovrebbero avere nella propria cassetta degli attrezzi".

L'INVOLONTARIA IRONIA DI LAURA - A favore di Obama ha parlato Laura Bush, moglie dell'ex presidente. Ma il suo intervento rischia piuttosto di danneggiare ulteriormente l'immagine dell'attuale capo dello Stato. "Per fermare la marea nera il presidente sta facendo assolutamente tutto il possibile - ha infatti detto l'ex first lady -. Proprio come fece mio marito all'epoca dell'uragano Katrina". Parole che suonano beffarde visto che a Bush viene ancora oggi imputata la scarsa capacità di reazione di fronte alla catastrofe che sconvolse New Orleans e una vasta area di questa stessa parte del Paese. "Tutti sanno che quanto sta accadendo - ha detto Laura Bush alla Abc - non è responsabilità di una persona. Il presidente non può da solo risolvere tutti i problemi".

GATES E LA "BACCHETTA MAGICA" - E un'altra battuta rischia di passare alla storia tra le tante parole dette in questa vicenda. E' quella del segretario alla Difesa, Robert Gates, che dopo numerosi appelli per un intervento dell’esercito ha risposto negativamente sottolineando che i militari non hanno nessuna expertise particolare nel settore: "L’esercito - ha sottolineato da Singapore, dove si trova in missione - ha fornito degli equipaggiamenti e ha aiutato in diversi modi ma non ha la bacchetta magica contro questa catastrofe ecologica".

Redazione online

04 giugno 2010(ultima modifica: 05 giugno 2010)

 

 

 

Marea nera: la cronistoria

20 aprile 2010: Esplode il pozzo di petrolio a 1.500 metri di profondità nel Golfo del Messico che stava perforando la piattaforma Deepwater Horizon, di proprietà della Transocean e affittata alla Bp, a circa 80 km a sud-est di Venice (Louisiana). Muoiono undici operai e altri 17 rimangono feriti. Una prima stima parla di circa mille barili di petrolio al giorno che fuoriescono dal pozzo e vengono immessi in mare

22 aprile: La piattaforma in fiamme affonda

25 aprile: La Bp utilizza robot subacquei controllati a distanza per cercare di riparare il danno, ma il tentativo fallisce

28 aprile: Funzionari della Casa Bianca affermano che sono almeno 5 mila i barili di greggio rilasciati ogni giorno dal pozzo, pari a 800 mila litri. La Guardia costiera statunitense inizia a bruciare in modo controllato alcune chiazze di petrolio sulla superficie del mare. All'inzio di giugno gli incendi controllati saranno più di 120 e avranno eliminato oltre 67 mila barili di greggio

29 aprile: Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, dichiara lo stato di emergenza

30 aprile: La Casa Bianca afferma che non saranno più concessi nuovi permessi di perforazione in mare finché non saranno completate le indagini sul disastro della Deepwater Horizon

2 maggio: Il presidente Barack Obama effettua una prima visita sulle coste della Louisiana minacciate dalla marea nera. Una zona del Golfo viene interdetta alla pesca, inizialmente per dieci giorni. La Bp inizia a perforare il primo dei due pozzi che serviranno a intercettare e fermare il flusso di petrolio che esce dal pozzo incontrollato. Si prevede che i lavori finiranno in agosto

3 maggio: La Bp si dichiara pronta a "pagare tutti i costi della bonifica"

6 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano sulle coste delle isole Chandeleur, nella riserva naturale Breton

10 maggio: La Bp apre un sito web per raccogliere consigli e suggerimenti su come bloccare il pozzo

12 maggio: Obama propone una tassa di 1 centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare studi sulla sicurezza delle perforazioni in mare

14 maggio: La Bp inizia a inserire un tubo flessibile lungo un miglio nella tubazione che si è rotta in modo che una nave serbatoio possa aspirare il petrolio. Funziona, ma la raccolta non è superiore a 2 mila barili al giorno

15 maggio: Studiosi rendono nota la scoperta di larghe chiazze sottomarine di petrolio, alcune delle quali si estendono per 16 km

19 maggio: Le prime chiazze di petrolio arrivano nelle paludi costiere della Louisiana

22 maggio: Obama insedia una commissione indipendente di indagine sul disastro della Deepwater Horizon

24 maggio: La Bp offre 500 milioni di dollari per studiare gli effetti della marea nera

26 maggio: La Bp dà il via all'operazione "top kill" per tappare il pozzo tramite il pompaggio di fanghi pesanti per ridurre la pressione del petrolio in uscita e riuscire poi a chiuderlo con il cemento. Prova anche a introdurre materiali come palle di gomma e brandelli di pneumatici in modo da far aderire meglio il fango

27 maggio: La fuoriuscita di petrolio ha superato quella del 1989 della Exxon Valdez (262 mila barili di greggio): ora è "il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti". La perdita di petrolio viene ora stimata in 19 mila barili al giorno. Obama blocca tutte le perforazioni nel Golfo del Messico e annuncia una moratoria di sei mesi per le nuove perforazioni nel Golfo e nel Pacifico. Si dimette Elizabeth Birnbaum, la direttrice del Mineral Management Service, che raccoglie le imposte delle perforazioni in mare

28 maggio: Seconda visita di Obama sulle coste della Louisiana: "Non sarete lasciati soli". La Camera vota un provvedimento per portare da 8 a 32 centesimi di dollaro a barile una tassa per finanziare un fondo per i danni della marea nera

29 maggio: La Bp ammette che l'operazione top kill è fallita

31 maggio: La Bp inizia l'operazione cut and cap: tagliare la valvola di sicurezza che non ha funzionato a bocca pozzo per coprirla con una valvola di contenimento chiamata Lower Marine Riser Package (Lmrp)

1° giugno: Il ministro della Giustizia, Eric Holder, afferma che il governo americano avvierà un'inchiesta civile e penale sull'incidente. La marea nera raggiunge le barriere di contenimento sulle coste del Mississippi e dell'Alabama e si avvicina a 16 km dalle coste della Florida occidentale

2 giugno: Il 37% delle coste Usa del Golfo del Messico vengono interdette alla pesca per un totale di 228 mila kmq. Oltre 300 mila persone aderiscono a una campagna su Facebook di boicottaggio della Bp. L'Agenzia di protezione ambientale ha invitato a una tavola rotonda a Washington insieme a scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti anche il regista James Cameron

3 giugno: Obama visita per la terza volta la Louisiana: "Sono furioso. La risposta della Bp è stata inadeguata". La Casa Bianca ha fatto sapere che invierà alla Bp un conto da 69 milioni di dollari per i costi finora sostenuti nel tentativo di ripulire i danni causati dalla marea nera nel Golfo del Messico. La Casa Bianca definisce "folle" l'idea di chiudere il pozzo con un'esplosione nucleare

4 giugno: Riesce l'operazione cut and cap: circa mille dei 19 mila barili al giorni che fuoriescono dal pozzo vengono aspirati. Il disastro è finora costato alla Bp 1 miliardo di dollari, ma secondo gli analisti la cifra finale potrà arrivare anche a 20 miliardi

6 giugno: La Bp stima che l'aspirazione di petrolio è aumentata ad almeno 10 mila barili al giorno e avvia una campagna stampa per le proprie scuse. Critiche di Obama, secondo il quale la Bp avrebbe fatto meglio a spendere i soldi per ripulire le coste invece di autopromuoversi. Il ministro britannico delle Attività produttive critica l'atteggiamento anti-britannico americano

7 giugno: Obama: "Risolveremo la crisi, ma l'impatto sarà di lunga durata"

8 giugno: La Cnn rende noto che la Bp sta assumendo 4.500 disoccupati in Alabama, Mississippi e Florida per ripulire le coste. Verranno pagati 18 dollari l'ora e i supervisori 32

10 giugno: Mentre il titolo Bp crolla alla Borsa di Londra, i costi dell'incidente vengono ora stimati in 1,43 miliardi di dollari. Il governo Usa intende intraprendere azioni legali per impedire la distribuzione dei dividente agli azionisti Bp

13 giugno: La Guardia Costiera americana dà un ultimatum alla Bp: il colosso petrolifero ha due giorni di tempo per elaborare un programma più aggressivo di contenimento del greggio che fuoriesce dalla piattaforma

14 giugno: Obama: "La marea nera è l'11 settembre dell'ambiente"

15 giugno: Un fulmine colpisce uno dei battelli che partecipano alle operazioni di pompaggio nel golfo del Messico. Il dipartimento di Stato rende noto che sono 17 le nazioni che hanno offerto il proprio aiuto oltre a organizzazioni internazionali. Assente l'Italia. La Bp chiede aiuto a una società specializzata in filtraggio dell'acqua di mare contaminata di proprietà di Kevin Kostner e di suo fratello.

 

 

I tecnici del colosso sono riusciti a tagliare una tubatura del pozzo

Marea nera, Obama: "Sono furioso"

E presenta il primo conto alla Bp

La Casa Bianca invierà una prima "fattura" da 69 milioni alla Bp. Il presidente torna in Louisiana

I tecnici del colosso sono riusciti a tagliare una tubatura del pozzo

Marea nera, Obama: "Sono furioso"

E presenta il primo conto alla Bp

La Casa Bianca invierà una prima "fattura" da 69 milioni alla Bp. Il presidente torna in Louisiana

MILANO - Per la seconda volta in una settimana vista la gravità della situazione, il presidente Usa Barack Obama tornerà venerdì in Louisiana, per seguire in prima persona le operazioni di contenimento della marea nera nel Golfo del Messico. Malgrado la Bp abbia raggiunto un importante traguardo, tagliando una tubatura del pozzo petrolifero esploso nel Golfo del Messico, il leader americano, che ha rinviato il viaggio in Australia e Indonesia, si è detto "furioso" per la situazione. "Sono furioso" ha detto Obama intervistato da Larry King, perché "qualcuno non ha pensato alle conseguenze delle sue azioni". Il presidente americano ha anche aggiunto che la risposta di Bp agli avvenimenti è stata inadeguata. Non solo. La Casa Bianca ha fatto sapere tra le altre cose che invierà alla British Petroleum un conto da 69 milioni di dollari per i costi finora sostenuti nel tentativo di ripulire i danni causati dalla marea nera nel Golfo del Messico. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha detto che si tratta solo del primo conto che sarà inviato alla compagnia petrolifera britannica responsabile del disastro ecologico, il peggiore nella Storia degli Stati Uniti.

RIUSCITO IL TAGLIO DEL TUBO - Mentre la Casa Bianca presenta il conto, la Bp spera di vedere entro 24 ore gli effetti positivi dell’operazione "cut and cap": i tecnici del colosso petrolifero sono riusciti in giornata a recidere con una cesoia telecomandata il braccio flessibile del pozzo, sul quale verrà posizionato nelle prossime ore un tappo - che non sarà a tenuta stagna - per frenare il flusso e recuperare gran parte del greggio portandolo in superficie con un lungo tubo. In una conferenza stampa da Houston, in Texas, il numero uno della Bp ha detto che il tappo verrà installato nelle prossime 24-48 ore ma che già nelle prossime 12-24 ore si capirà se funziona come si deve. Se tutto andrà come previsto, il pozzo sarà però sigillato soltanto alla fine del mese, il che significa che la marea nera continuerà a peggiorare ancora per diverse settimane. A metà agosto, infine, dovrebbero essere pronti i due pozzi alternativi che permetteranno con una sorta di bypass di neutralizzare quello attuale.

"NO A OPZIONE NUCLEARE" - Nel frattempo, l'Amministrazione Obama si è detta contraria all'ipotesi di usare una carica nucleare (o qualsiasi esplosivo) per chiudere il pozzo della Bp che vomita petrolio da 45 giorni. Dell' ipotesi, definita "totalmente folle" da fonti dell'Amministrazione, aveva parlato con ampio rilievo il New York Times.

Redazione online

03 giugno 2010(ultima modifica: 04 giugno 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

2010-06-03

MAREA NERA, Bp impegna 360 milioni di $ per isole artificiali. Fitch taglia il rating

Il regista di Avatar l'ultima carta

Ma Bp rifiuta. Cameron: "Imbecilli"

La stella di Hollywood possiede robot e sommergibili. Boicottaggio su Facebook contro la compagnia

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, interviene mister Avatar (2 giugno 2010)

MAREA NERA, Bp impegna 360 milioni di $ per isole artificiali. Fitch taglia il rating

Il regista di Avatar l'ultima carta

Ma Bp rifiuta. Cameron: "Imbecilli"

La stella di Hollywood possiede robot e sommergibili. Boicottaggio su Facebook contro la compagnia

James Cameron

James Cameron

MILANO - La chiazza nera continua ad avvicinarsi alle spiagge della Florida nord occidentale. Continuano le difficoltà sul fronte delle operazioni sottomarine, che hanno di nuovo subito un improvviso stop (quando la sega a filo di diamante utilizzata per tagliare la tubazione danneggiata è rimasta bloccata). L'America in costante ricerca di soluzioni ha riunito, in una tavola rotonda a Washington scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti. Tra questi il regista James Cameron (Titanic e The Abyss). Interpellato, dall'Agenzia di protezione ambientale, in quanto esperto di tecnologie sottomarine. Ironia tra i media Usa. Che non ha considerato che Cameron è un appassionato della materia al punto da avere una flotta di mini-sommergibili, piattaforme da esplorazione e robot marini valutati 400 milioni di dollari che nei giorni scorsi aveva messo a disposizione della Bp.

CAMMINARE SULLE ACQUE - "Per fortuna che c'è Cameron che viene in aiuto della presidenza Obama", il commento di Maureen Dowd, editorialista del New York Times, che ha ironizzando sul destino del "candidato che camminava sulle acque" e che adesso è "travolto da una crisi sott'acqua". Anche Bp non ha preso seriamente il regista ipertecnologico di Avatar. E ha rifiutato la sua offerta di aiuto. "In queste ultime settimane ho visto, come tutti noi, con crescente orrore e angoscia, quel che sta accadendo nel Golfo e ho pensato che questi imbecilli non sanno quello che fanno", ha detto il regista. Chi, o che, intendesse per "imbecillli" non l'ha chiarito. Ha però raccontato che l'offerta di aiuto alla Bp e al governo Usa è stata "gentilmente" liquidata dal colosso energetico britannico. "Conosco gente davvero, davvero in gamba che lavora a profondità decisamente superiori a quella in cui si trova il pozzo (un chilometro e mezzo circa sotto il livello del mare)". Certo, lui stesso riconosce che i suoi contatti nel settore non riguardano tecnici di perforazione petrolifera. "Ma -ha detto - molti sono abituati a lavorare con veicoli subacquei e sistemi elettronici di fibra ottica".

BOICOTTAGGIO -Intanto sale la protesta contro Bp in tutto il mondo. E su Facebook già 300mila persone hanno aderito alla campagna di boicottaggio. "Boicotta le stazioni Bp finchè non saranno vuote. Per sempre": è l'urlo di guerra della campagna che per essere precisa e incisiva segala i marchi che stanno sotto il cappello BP: Castrol, Arco, Aral, am/pm, Amoco e Wild Bean Cafe.

UNA BARRIERA DI ISOLE - La compagnia petrolifera britannica ha intanto annunciato che finanzierà la costruzione di sei barriere artificiali al largo delle coste della Louisiana per proteggere le "wetland", zone lacustri ad alto livello di biodiversità, dall'avanzare della marea nera. Il progetto, ideato dal governo della Louisiana e approvato dopo iniziali riserve dal governo federale, prevede la realizzazione di una barriera di collegamento di circa 80 chilometri tra gli isolotti naturali che fronteggiano le coste dello stato. "Il governo federale e lo stato della Louisiana hanno ritenuto che la realizzazione di isolotti di protezione costituisca una risposta alla minaccia del petrolio, e noi lavoreremo insieme a loro su questo progetto", ha dichiarato l'amministratore delegato della Bp Tony Hayward, spiegando che il progetto costerà circa 360 milioni di dollari, pari a oltre 290 milioni di euro. La BP ha stimato i costi finora sostenuti per arginare il disastro provocato nel Golfo del Messico a circa 990 milioni di dollari, circa 806 milioni di Euro.

TROPPO RISCHIO - Ma la "buona volontà" di Bp non basta ad arrestare la sfiducia delle agenzie di rating Moody's e Fitch che hanno declassato il rating di Bp a causa dell'incidente alla piattaforma nel Golfo. Il rating sul rischio default a lungo termine passa da AA+ad A. Lo stesso per il"senior unsecured": entrambi finiscono sotto la lente del Rating Watch Negative. Incide sulla decisione "l'opinione che i rischi continuino a crescere" sull'onda delle conseguenze dell'incidente.

Redazione Online

03 giugno 2010

 

 

EMERGENZA AMBIENTALE

Marea, mister Avatar l'ultima carta

"Bp? Imbecilli". La protesta su Fb

Obama:"Al Senato i voti non ci sono, ma lavorerò con chi è d'accordo, di qualunque partito sia"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera: Obama, "Porteremo i responsabili in tribunale" (1° giugno 2010)

EMERGENZA AMBIENTALE

Marea, mister Avatar l'ultima carta

"Bp? Imbecilli". La protesta su Fb

Obama:"Al Senato i voti non ci sono, ma lavorerò con chi è d'accordo, di qualunque partito sia"

PITTSBURGH - L'inarrestabile marea nera nel Golfo del Messico offre l'occasione al presidente Barack Obama per rilanciare il suo piano energetico che, come annunciato nei mesi precedenti, prevede l'apertura di nuove centrali nucleari, l'incremento dell'estrazione di gas naturale ma anche forti investimenti per le energie rinnovabili. "Ciò significa porre un termine agli sgravi fiscali destinati alle compagnie petrolifere in modo da poter fare investimenti prioritari nella ricerca e lo sviluppo per l'energia pulita", ha spiegato Obama. Già lo scorso anno la lobby del carbone aveva frenato le aspirazioni ambientaliste del presidente americano: la Camera aveva approvato una legge che introduce un sistema di cap and trade, diritti a emettere CO2, di fatto una tassa sull’inquinamento, ma Obama aveva dovuto fare ampie concessioni ai parlamentari (molti dei quali democratici) degli Stati con miniere di carbone e il provvedimento si era arenato al Senato.

BOICOTTAGGIO - Intanto sale la protesta contro Bp in tutto il mondo. E su Facebook già 300mila persone hanno aderito alla campagna di boicottaggio. "Boicotta le stazioni Bp finchè non saranno vuote. Per sempre": è l'urlo di guerra della campagna che per essere precisa e incisiva segala i marchi che stanno sotto il cappello BP: Castrol, Arco, Aral, am/pm, Amoco e Wild Bean Cafe.

CARBONE - Ora il presidente ci riprova e cerca l'appoggio del Senato: "I voti possono non essere disponibili ora, ma intendo trovarli nei prossimi mesi", ha annunciato Obama in un discorso alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, città della Pennsylvania, cuore carbonifero degli Usa, e anticipato con una nota della Casa Bianca. "Lavorerò per un futuro con energia pulita e mi adopererò con chiunque sia d'accordo, non importa di quale partito".

MAREA NERA - La marea nera del Golfo del Messico può essere il risultato di un errore umano o di scorciatoie da parte delle aziende petrolifere, ha detto Obama. Dopo il fallimento dell'operazione "top kill", ci sono nuovi problemi nei tentativi della Bp di arginare la fuoriuscita di petrolio. Si è infatti incastrata una delle seghe utilizzate per tagliare il braccio flessibile del pozzo nell'operazione chiamata "cut and tape". Lo ha annunciato il responsabile per le operazioni di contenimento, Thad Allen, che ha indicato che adesso la priorità è liberare la sega e portare a termine il secondo taglio del braccio entro la giornata. Se l’operazione andrà a buon fine, verrà poi installato un tappo sulla valvola del pozzo per catturare e aspirare il greggio che fuoriesce. Il primo taglio, effettuato nella notte, era andato a buon termine, ma l’operazione è molto rischiosa e per ora, scrive la Abc, ha già provocato un aumento del 20% del greggio disperso in acqua. Allen ha poi confermato che la chiazza di petrolio ha già toccato parte dello Stato del Mississippi. Una chiazza è ormai a circa 15 chilometri dalle coste della Florida e potrebbe toccare le spiagge di Pensacola entro il fine settimana. Il greggio è già arrivato sulle isole-barriera al largo di Alabama e Mississippi e ha già imbrattato quasi 200 chilometri di coste in Louisiana.

CAMERON - L'Agenzia di protezione ambientale ha invitato a una tavola rotonda a Washington insieme a scienziati, ingegneri, oceanografi ed esperti anche James Cameron, regista canadese di Titanic e The Abyss. La presenza del regista, interpellato in quanto esperto di tecnologie sottomarine, ha provocato l'ironia negli organi d'informazione americani. "Per fortuna che c'è Cameron che viene in aiuto della presidenza Obama", ha commentato l'editorialista del New York Times, Maureen Dowd, ironizzando sul destino del "candidato che camminava sulle acque" e che adesso è "travolto da una crisi sott'acqua". Ironia forse fuori luogo, in quanto Cameron è un appassionato della materia al punto da avere una flotta di mini-sommergibili, piattaforme da esplorazione e robot marini valutati 400 milioni di dollari che nei giorni scorsi ha messo a disposizione della Bp. Ma la Bp ha rifiutato la sua offerta di aiuto. "In queste ultime settimane ho visto, come tutti noi, con crescente orrore e angoscia, quel che sta accadendo nel Golfo e ho pensato che questi imbecilli non sanno quello che fanno", ha detto il regista che non ha chiarito cosa volesse intenedere con il termine "imbecillli". Cameron ha raccontato che l'offerta di dare aiuto alla Bp e al governo Usa è stata "gentilmente" liquidata dal colosso energetico britannico. "Conosco gente davvero, davvero in gamba che lavora a profondità decisamente superiori a quella in cui si trova il pozzo (un chilometro e mezzo circa sotto il livello del mare); e pur riconoscendo che i suoi contatti nel settore non riguardano tecnici di perforazione petrolifera, ha detto che molti sono abituati a lavorare con veicoli subacquei e sistemi elettronici di fibra ottica.

ASSICURAZIONI - Brutte notizie per la Bp anche dal mondo assicurativo. Quasi la metà dei soci di Lloyd's e molti assicuratori internazionali hanno chiesto a un giudice americano d'invalidare la richiesta di rimborso (700 milioni di dollari) per l'assicurazione stipulata da Transocean, la proprietaria della piattaforma Deepwater Horizon affondata nel Golfo del Messico. Secondo gli assicuratori il contratto d'affitto della piattaforma mostra chiaramente come la polizza copra soltanto eventuali danni alla struttura stessa e non la fuoriuscita del greggio. "Le responsabilità contestate a Bp - si legge nel documento visto dal Times - dipendono dalla perdita del pozzo, che è posizionato ben al di sotto della superficie: tali responsabilità non sono comprese nella polizza".

Redazione online

02 giugno 2010(ultima modifica: 03 giugno 2010

 

 

 

Se saranno accertate violazioni della legge

Marea nera: Obama, "Porteremo

i responsabili in tribunale"

Crolla il titolo Bp alla Borsa di Londra: -15%, già spesi 990 milioni di dollari per arginare il disastro

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La marea nera accerchia la Casa Bianca. Obama rischia di pagare per i fallimenti, di M. Gaggi (31 maggio 2010)

Se saranno accertate violazioni della legge

Marea nera: Obama, "Porteremo

i responsabili in tribunale"

Crolla il titolo Bp alla Borsa di Londra: -15%, già spesi 990 milioni di dollari per arginare il disastro

Obama perplesso sulle coste della Louisiana (Reuters)

Obama perplesso sulle coste della Louisiana (Reuters)

WASHINGTON - Se saranno accertate violazioni della legge, "porteremo in tribunale i responsabili" del disastro ambientale del Golfo del Messico. Lo ha assicurato il presidente Usa, Barack Obama dopo aver incontrato i responsabili della commissione sulla marea nera. Il capo della Casa Bianca ha inoltre affermato che "faremo in modo che la Bp mantenga le sue promesse, e che debba rispondere di quanto accaduto". Il presidente ha annunciato nuove regole per società petrolifere, l'impegno a proseguire negli sforzi finora compiuti fino a cambiare le leggi che regolano le perforazioni. La commissione ha infatti sei mesi di tempo per stilare un rapporto con le nuove linee guida per la prevenzione di fuoriuscite di petrolio in caso di incidenti nelle trivellazioni off-shore. Le autorità federali, intanto, hanno esteso il divieto di pesca ad altre aree adiacenti le coste dell'Alabama e del Mississippi, portando così al 26% la quota di superficie del Golfo interessata dal divieto.

BP: AZIONI -15% - Alla Borsa di Londra le azioni della Bp sono crollate martedì del 15%, anche perché sembra molto probabile che, dopo l'ennesimo fallimento del tentativo di chiusura del pozzo a 1.500 metri sotto il mare, l'azienda petrolifera dovrà pagare una somma astronomica in danni e per le spese di pulizia (in tutto forse 10 miliardi di dollari, oltre 8 miliardi di euro) e potrebbe addirittura essere esclusa dal mercato statunitense. Intanto la Bp ha aggiornato i conti delle spese finora sostenute per arginare il disastro: 990 milioni di dollari.

01 giugno 2010

 

 

 

 

 

si tenterà di aspirare il greggio. New York Times: Bp conosceva i rischi

Marea nera, fallisce operazione "Top kill"

La Bp ha fatto sapere che l'ultima manovra per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è fallita

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Obama in mezzo al catrame: "Mia la responsabilità" (28 maggio 2010)

*

"Top kill, il petrolio non esce più" (28 maggio 2010)

*

Bp avvia l'operazione per tappare la falla (26 maggio 2010)

si tenterà di aspirare il greggio. New York Times: Bp conosceva i rischi

Marea nera, fallisce operazione "Top kill"

La Bp ha fatto sapere che l'ultima manovra per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è fallita

MILANO - La marea nera che sta devastando il Golfo del Messico da cinque settimane è "forse la peggiore catastrofe ecologica che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato". Lo ha detto Carol Browner, consigliere del presidente Obama per le questioni ambientali, intervistata dalla Nbc nel giorno in cui il tentativo denominato "top kill" per fermare la fuoriuscita di petrolio non ha funzionato ed è stato accantonato. La Bp ha quindi annunciato che tenterà un'altra opzione, chiamata "lower marine riser package" (Lmrp) per la quale occorreranno diversi giorni.

NUOVA OPZIONE - Il capo delle operazioni di Bp, Doug Suttles, ha reso noto che Top Kill è stato abbandonato dopo aver pompato da mercoledì 35 mila barili di fanghi nel pozzo danneggiato. Bp intende ora tagliare il tubo danneggiato all'altezza della supervalvola e di incappucciarla, poi collegare questo cappuccio a un nuovo tubo e attraverso questo tubo aspirare il grosso del petrolio e del gas fino alla nave di appoggio in superficie. Manovra però mai tentata a 1.500 metri di profondità. Infatti il presidente Obama si è già detto molto dubbioso sulla riuscita anche di questo tentativo. "Siamo molto delusi da questo annuncio", ha detto la contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry in una conferenza stampa a Robert, in Louisiana. La Landry ha detto che il governo federale ha dato a Bp luce verde per il nuovo tentativo.

NEW YORK TIMES: BP SAPEVA DEI RISCHI - Il New York Times (Nyt) riporta però altri particolari inquietanti sull'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon, che fanno sempre più ipotizzare lo scenario di "tragedia annunciata". Già molto tempo prima dell’esplosione, la Bp era a conoscenza di seri problemi e temeva fortemente per la sicurezza della piattaforma, riferisce oggi il Nyt citando documenti riservati del guppo petrolifero britannico. I problemi riguardavano in particolare il rivestimento del pozzo e il dispositivo messo a punto contro le esplosioni. Già un anno fa, gli ingegneri di Bp avevano manifestato perplessità sul rivestimento. In marzo c'erano state "difficoltà nell’attività di controllo del pozzo". Nonostante il rivestimento non rispondesse ad alcuni standard di sicurezza, rivela il quotidiano, Bp autorizzò l'utilizzo. Le carte fornite da Bp al Nyt la scorsa settimana avevano rivelato che i dirigenti del gruppo sapevano che il rivestimento utilizzato era l'opzione più rischiosa tra due.

Redazione online

30 maggio 2010(ultima modifica: 31 maggio 2010)

2010-05-30

si tenterà di aspirare il greggio. New York Times: Bp conosceva i rischi

Marea nera, fallisce operazione "Top kill"

La Bp ha fatto sapere che l'ultima manovra per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è fallita

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Obama in mezzo al catrame: "Mia la responsabilità" (28 maggio 2010)

*

"Top kill, il petrolio non esce più" (28 maggio 2010)

*

Bp avvia l'operazione per tappare la falla (26 maggio 2010)

si tenterà di aspirare il greggio. New York Times: Bp conosceva i rischi

Marea nera, fallisce operazione "Top kill"

La Bp ha fatto sapere che l'ultima manovra per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è fallita

MILANO - La marea nera che sta devastando il Golfo del Messico da cinque settimane è "forse la peggiore catastrofe ecologica che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato". Lo ha detto Carol Browner, consigliere del presidente Obama per le questioni ambientali, intervistata dalla Nbc nel giorno in cui il tentativo denominato "top kill" per fermare la fuoriuscita di petrolio non ha funzionato ed è stato accantonato. La Bp ha quindi annunciato che tenterà un'altra opzione, chiamata "lower marine riser package" (Lmrp) per la quale occorreranno diversi giorni.

NUOVA OPZIONE - Il capo delle operazioni di Bp, Doug Suttles, ha reso noto che Top Kill è stato abbandonato dopo aver pompato da mercoledì 35 mila barili di fanghi nel pozzo danneggiato. Bp intende ora tagliare il tubo danneggiato all'altezza della supervalvola e di incappucciarla, poi collegare questo cappuccio a un nuovo tubo e attraverso questo tubo aspirare il grosso del petrolio e del gas fino alla nave di appoggio in superficie. Manovra però mai tentata a 1.500 metri di profondità. Infatti il presidente Obama si è già detto molto dubbioso sulla riuscita anche di questo tentativo. "Siamo molto delusi da questo annuncio", ha detto la contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry in una conferenza stampa a Robert, in Louisiana. La Landry ha detto che il governo federale ha dato a Bp luce verde per il nuovo tentativo.

NEW YORK TIMES: BP SAPEVA DEI RISCHI - Il New York Times (Nyt) riporta però altri particolari inquietanti sull'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon, che fanno sempre più ipotizzare lo scenario di "tragedia annunciata". Già molto tempo prima dell’esplosione, la Bp era a conoscenza di seri problemi e temeva fortemente per la sicurezza della piattaforma, riferisce oggi il Nyt citando documenti riservati del guppo petrolifero britannico. I problemi riguardavano in particolare il rivestimento del pozzo e il dispositivo messo a punto contro le esplosioni. Già un anno fa, gli ingegneri di Bp avevano manifestato perplessità sul rivestimento. In marzo c'erano state "difficoltà nell’attività di controllo del pozzo". Nonostante il rivestimento non rispondesse ad alcuni standard di sicurezza, rivela il quotidiano, Bp autorizzò l'utilizzo. Le carte fornite da Bp al Nyt la scorsa settimana avevano rivelato che i dirigenti del gruppo sapevano che il rivestimento utilizzato era l'opzione più rischiosa tra due.

Redazione online

30 maggio 2010

 

 

 

 

 

ora si tenterà di aspirare il greggio

Marea nera, fallisce operazione "Top kill"

La Bp ha fatto sapere che l'ultima manovra per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è fallita

NOTIZIE CORRELATE

*

Obama in mezzo al catrame: "Mia la responsabilità" (28 maggio 2010)

*

"Top kill, il petrolio non esce più" (28 maggio 2010)

*

Bp avvia l'operazione per tappare la falla (26 maggio 2010)

ora si tenterà di aspirare il greggio

Marea nera, fallisce operazione "Top kill"

La Bp ha fatto sapere che l'ultima manovra per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è fallita

Una fase dell'operazione 'Top Kill'

Una fase dell'operazione "Top Kill"

MILANO - La marea nera non si ferma. Top Kill, l'ultima manovra per fermare la marea nera nel Golfo del Messico, non ha funzionato ed è stata accantonata. Lo ha annunciato Bp che è passata a un'altra opzione.

NUOVA OPZIONE - Il Chief Operating Officer di Bp Doug Suttles ha annunciato che Top Kill è stata abbandonata dopo aver pompato da mercoledì 35 mila barili di fanghi nel pozzo danneggiato. Bp è passata adesso a tentare un altro metodo che consiste nel resecare il tubo danneggiato all'altezza della supervalvola e di incappucciarla, poi collegare questo cappuccio a un nuovo tubo e attraverso questo tubo aspirare il grosso del petrolio e del gas fino alla nave di appoggio in superficie. "Siamo molto delusi da questo annuncio", ha detto la contrammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry in una conferenza stampa a Robert in Louisiana. La Landry ha detto che il governo federale ha dato a Bp luce verde per il nuovo tentativo.

Redazione online

30 maggio 2010

 

 

 

gli Usa quadruplicano la tassa sul barile

Obama in mezzo al catrame:

"Mia la responsabilità"

Il presidente dalla Louisiana: "Non vi lasceremo soli". E lavora per incriminare penalmente la Bp

*

NOTIZIE CORRELATE

*

"Top kill, il petrolio non esce più" (28 maggio 2010)

*

Bp avvia l'operazione per tappare la falla (26 maggio 2010)

Barack Obama duro contro la compagnia petrolifera

"La Bp pagherà i danni fino all'ultimo centesimo"

Barack Obama duro contro la compagnia petrolifera

gli Usa quadruplicano la tassa sul barile

Obama in mezzo al catrame:

"Mia la responsabilità"

Il presidente dalla Louisiana: "Non vi lasceremo soli". E lavora per incriminare penalmente la Bp

Una fase dell'operazione 'Top Kill'

Una fase dell'operazione "Top Kill"

MILANO - "Sono il presidente, la responsabilità ultima di questa crisi è la mia". E alle popolazioni delle zone costiere interessate dalla deriva della marea nera fuoriuscita nel Golfo del Messico: "Non verrete abbandonati". Così il presidente Usa Barack Obama si è rivolto alle popolazioni colpite dalla'emergenza ecologica seguita all'incidente alla Deepwater Horizon durante una visita alle zone più direttamente coinvolte dal disastro. Il capo della Casa Bianca ha promesso aiuti concreti per fare fronte alle conseguenze dello sversamento di greggio. "Mi prendo l'ultima responsabilità di questa crisi - ha sottolineato - sono il presidente e il compito spetta a me". Obama ha usato per questa ultima frase un'espressione gia utilizzata da altri presidenti Usa come Truman: "Buck stops with me".

ORE DECISIVE - Nel frattempo appare sempre più chiaro che le prossime 12-18 ore saranno cruciali nel tentativo di fermare definitivamente la perdita. Lo ha affermato l'ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen, coordinatore delle operazioni di contenimento della marea nera. Il capo della Bp, Tony Hayward, ha preso invece più tempo: 48 ore. Al momento la fuoriuscita di greggio sembra bloccata, ma "è troppo presto per cantare vittoria" e i tecnici hanno ripreso a pompare fango e cemento nel pozzo. Hayward ha detto che l'operazione Top Kill per chiudere il pozzo petrolifero "sta andando abbastanza bene".

TASSA QUADRUPLICATA - Nel frattempo la Camera dei Rappresentanti Usa ha votato un provvedimento per quadruplicare le tasse su ogni singolo barile di greggio (da 8 a 32 centesimi) con cui finanziare un fondo speciale per ripagare i danni della marea nera nel Golfo del Messico. L'obiettivo è raccogliere circa 12 miliardi di dollari in 10 anni.

LA DISPUTA SUI "BARILI" - Il riversamento di greggio in mare dal 20 aprile scorso, anche in base alla migliore delle stime, è ormai complessivamente di 68 milioni di litri, una quantità superiore a quella della Exxon Valdez in Alaska, considerata finora la peggiore catastrofe ambientale negli Stati Uniti (allora furono 42 milioni di litri di greggio a riversarsi in mare). Contrariamente a quanto annunciato dalla Bp, che ha sempre parlato di una perdita di 5 mila barili al giorno di greggio dalla falla sul fondo del Golfo del Messico, secondo le stime preliminari del governo Usa sono usciti invece 12-19 mila barili al giorno. È quanto ha determinato il Servizio geologico americano (Usgs).

BP RESPONSABILE - Obama ha anche detto che il colosso petrolifero British Petroleum "è responsabile di questo orribile disastro" e che dovrà ripagare "fino all'ultimo centesimo per i danni causati". Il presidente ha rifiutato le accuse rivolte alla sua amministrazione di aver lasciato il controllo delle operazioni di emergenza nelle mani di Bp, dicendo che ogni mossa della società viene approvata dalla Casa Bianca in anticipo. "Bp opera sotto la nostra direzione", ha detto. "Ogni azione o decisione chiave che prendono deve essere prima approvata da noi". La Bp ha speso finora 930 milioni di dollari per attenuare la catastrofe.

Ttuttavia una squadra di magistrati e investigatori federali guidata dal Dipartimento della Giustizia Usa sta lavorando per una possibile incriminazione penale della British Petroleum . Secondo il quotidiano statunitense "Los Angeles Times", in effetti, gli inquirenti nelle ultime tre settimane hanno raccolto "con discrezione" prove in Louisiana per capire se la Bp abbia violato normative federali sulla sicurezza e fuorviato il governo di Washington sostenendo di essere in grado di porre fine rapidamente all'incidente ambientale.

Redazione online

 

28 maggio 2010(ultima modifica: 29 maggio 2010)

 

 

 

 

 

marea nera - accuse del "NY Times" al colosso petrolifero

"Top kill" parte bene, poi arriva lo stop

Obama: non ci sono garanzie di successo

Gli ingegneri bloccano l'operazione per problemi tecnici. Licenziata la responsabile delle estrazioni

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Bp avvia l'operazione per tappare la falla (26 maggio 2010)

marea nera - accuse del "NY Times" al colosso petrolifero

"Top kill" parte bene, poi arriva lo stop

Obama: non ci sono garanzie di successo

Gli ingegneri bloccano l'operazione per problemi tecnici. Licenziata la responsabile delle estrazioni

Una fase dell'operazione 'Top kill' (Ansa)

Una fase dell'operazione "Top kill" (Ansa)

WASHINGTON - La British Petroleum ha dovuto fermare temporaneamente l'operazione "Top Kill" per problemi tecnici. I suoi ingegneri hanno constatato che troppo fango pompato nel pozzo fuoriusciva all'esterno con una eccessiva perdita di petrolio. L'intervento dovrebbe riprendere entro la mezzanotte. Secondo quanto riferisce il New York Times, i tecnici della Bp restano comunque cautamente "ottimisti". Poche ore prima era stato lo stesso Barack Obama ad avvertire che l'operazione avviata per chiudere la falla petrolifera nel Golfo del Messico "non ha garanzie di successo". Una doccia fredda arrivata a 24 ore dall'avvio del maxi intervento per cercare di bloccare la fuoriuscita di petrolio che ormai continua dal 21 aprile al largo della Louisiana. Si tratta di una operazione molto vasta - ha spiegato il presidente Usa in una conferenza stampa nella East Room della Casa Bianca - in cui "gli errori sono possibili: speriamo il meglio ma siamo pronti al peggio". Quindi ha ribadito che la British Petroleum "è responsabile di questo orribile disastro e deve pagare fino all'ultimo centesimo per i danni che ha provocato". Cade intanto anche la prima testa: è stata licenziata - per decisione dello stesso presidente - Elizabeth Birnbaum, responsabile dell'Us Minerals Management Service (Mms), l'agenzia che dà il via libera alle trivellazioni petrolifere e che avrebbe ignorato a più riprese gli avvertimenti sui rischi ambientali lanciati dai consulenti scientifici del governo.

"PETROLIO FERMATO" - Ben diverso, qualche ora prima, era stato l'umore dell'ammiraglio della Guardia costiera Thad Allen, coordinatore dell'intervento di contenimento della chiazza: interpellato dal Los Angeles Times aveva spiegato che i tecnici sono riusciti a iniettare sufficiente liquido ad alta viscosità per bloccare la perdita di greggio e gas. La fuoriuscita di petrolio si sarebbe fermata, anche se l'ammiraglio ha sottolineato che è comunque "presto per cantare vittoria". Più prudente si era dimostrata la Bp, secondo cui non bisognava trarre conclusioni affrettate. "È un braccio di ferro difficile come ci aspettavamo - ha detto il direttore generale Robert Dudley -. Ne sapremo di più nelle prossime 24-48 ore". Poco dopo, un tecnico al centro di comando di Houston ha riferito che gli ingegneri stanno rivedendo i piani.

Petrolio nel Golfo del Messico (Ap)

Petrolio nel Golfo del Messico (Ap)

43 MILIONI DI LITRI - Intanto si comincia a fare i conti dei danni. Secondo le stime preliminari del governo Usa sono usciti dalla falla tra i 12 e i 19mila barili al giorno (corrispondenti a 2-3 milioni di litri), per un totale al 17 maggio di 270mila barili di petrolio, pari a quasi 43 milioni di litri. La Bp ha sempre dichiarato che la perdita era di 5mila barili al giorno. Un disastro che dunque supera quello della Exxon Valdez nel 1989 in Alaska: allora la perdita totale fu di 40,9 milioni di litri.

RISCHIO SECONDA FALLA - L'operazione "Top kill" prevede che il fango sia spinto a elevata pressione sulla testa del pozzo, al di sotto della falla e del blowout preventer (un dispositivo che avrebbe dovuto prevenire la fuoriuscita di greggio in caso di incidente), a un ritmo di 65 barili al minuto. La pressione del greggio in uscita dovrebbe inizialmente spingere il fango verso l'alto e costringerlo a uscire dalla falla insieme al petrolio, ma con l'aumentare del flusso il fango dovrebbe essere in grado di bloccare la fuoriuscita, permettendo così la successiva chiusura della falla con il cemento. Il rischio principale dell'operazione è che la parti più deboli del già danneggiato blowout preventer possano cedere a causa delle elevate pressioni e generare una seconda falla.

MALORE - Intanto nel Golfo del Messico i pescherecci che partecipano alla operazioni di bonifica sono stati richiamati in porto per motivi precauzionali dopo che quattro marinai hanno manifestato problemi di salute. Questi, imbarcati su tre dei 125 pescherecci che compongono la flotta di soccorso, hanno sofferto di nausee, vertigini, mal di testa e dolori al petto. La macchia di greggio ha inquinato un tratto di 160 chilometri di costa e l'area in cui è vietata la pesca è stata estesa a oltre 20mila chilometri quadrati.

MORATORIA - Barack Obama ha annunciato il prolungamento di altri sei mesi della moratoria sulle trivellazioni off-shore. In attesa di conoscere le conclusioni dell'inchiesta della commissione incaricata, il presidente ha sospeso i permessi e annunciato un inasprimento degli standard di sicurezza. Sono state cancellate nuove concessioni in programma nel Golfo del Messico e al largo della Virginia, mentre un rapporto stilato dal ministro dell'interno Ken Salazar prevede il blocco delle concessioni anche nell'Artico fino al 2011 per permettere nuovi studi sulle tecnologie e le misure di sicurezza delle esplorazioni.

ACCUSE - Intanto il New York Times lancia nuove accuse alla Bp. La compagnia petrolifera avrebbe risparmiato su materiali di rivestimento del pozzo sottomarino scegliendo, tra due opzioni, quella più economica ma anche più rischiosa. Le rivelazioni arrivano da un documento ricevuto da un investigatore del Congresso Usa. Gli operai che si trovavano sulla piattaforma Deepwater Horizon hanno riferito che prima dello scoppio c'erano state fuoriuscite di gas attraverso il cemento. E proprio il gas potrebbe aver causato l'esplosione costata la vita a undici operai e l'affondamento della piattaforma stessa. L'opzione scelta dalla Bp sarà uno degli argomenti (insieme ai mancati test per controllare la tenuta del cemento) al centro delle audizioni alla commissione del Congresso, dove sono stati convocati i vertici della società.

RUSSIA - Il presidente russo Dmitry Medvedev ha espresso preoccupazione sulla stessa sopravvivenza della British Petroleum, che estrae in Russia una quarto della sua produzione. "Nessuno può sapere cosa accadrà nel Golfo del Messico. Ma non ci sono neanche certezze a cosa potrà accadere alla società" ha dichiarato durante un incontro con degli ecologisti, sottolineando che "la natura della responsabilità è tale che può distruggere chiunque".

Redazione online

27 maggio 2010(ultima modifica: 28 maggio 2010)

 

 

 

Obama infuriato. chiuso per un'altra falla un oleodotto in Alaska

Marea nera, la Bp avvia l'operazione

"Top kill" per tappare la falla

Liquido denso e cemento nel pozzo. Ma se il tentativo fallisse, il disastro potrebbe peggiorare

Obama infuriato. chiuso per un'altra falla un oleodotto in Alaska

Marea nera, la Bp avvia l'operazione

"Top kill" per tappare la falla

Liquido denso e cemento nel pozzo. Ma se il tentativo fallisse, il disastro potrebbe peggiorare

I tentativi per tappare la fuoriuscita di petrolio sul fondo del Golfo del Messico (Ap)

I tentativi per tappare la fuoriuscita di petrolio sul fondo del Golfo del Messico (Ap)

MILANO - Via libera dalla Guardia costiera americana alla British Petroleum per avviare il cosiddetto 'top kill' (l'immissione di liquido denso e di cemento) per bloccare la fuoriuscita di greggio dal pozzo petrolifero danneggiato nel Golfo del Messico. Il contrammiraglio Mary Landry, comandante di tutte le operazioni nel Golfo del Messico, ha dato "l'autorizzazione finale necessaria per iniziare la procedura". Il segretario all'Interno Ken Salazar ha annunciato che le operazioni sono iniziate: non è chiaro quanto dureranno, se diverse ore o più giorni. Secondo gli esperti della Bp, il tentativo ha il 60-70% di speranze di farcela. In caso contrario, se la valvola fosse danneggiata (un fatto che non si può escludere vista la pressione), la marea nera potrebbe essere peggiore di prima. Lo stesso presidente americano, Barack Obama, ha affermato che non ci sono garanzie che il tentativo funzioni.

MAREA NERA - La situazione continua insomma a impensierire la Casa Bianca. Tanto che lo stesso Obama si sarebbe espresso in privato con un duro "tappate quel maledetto buco". Il leader Usa venerdì effettuerà la sua seconda visita in Louisiana per valutare nuovamente i danni del disastro.

PIATTAFORMA - Nel frattempo la Bp ha fatto trapelare alla commissione di indagine del Congresso americano la notizia che, a partire da 51 minuti prima dell'incidente che ha provocato anche undici morti, c'erano state tre segnalazioni di allarme. I tre segnali riguardavano una pressione abnorme (98 kg per centimetro quadro) a fondo pozzo. Ma anche nelle ore precedenti all'esplosione si erano verificati alcuni problemi (perdite di liquido) in una valvola che doveva impedire l'eruzione del greggio fuori dal pozzo.

TRIVELLAZIONI - Secondo alcuni documenti di cui è venuto in possesso il Washington Post, l'agenzia federale che regola e controlla le trivellazioni off-shore negli Stati Uniti ignorò a più riprese gli avvertimenti sui rischi ambientali nel Golfo del Messico lanciati dai consulenti scientifici del governo Usa. Funzionari del Minerals Management Service (Mms) avrebbero aggirato alcune procedure e falsificato documentazioni pur di rispettare le scadenze federali per la concessione delle licenze e riscuotere gli incentivi, sia sotto l'amministrazione Bush che quella Obama. Furono allentati i criteri per la concessione delle licenze previsti dalla legislazione americana a tutela dell'ambiente marino. Per le trivellazioni nel Golfo del Messico e in Alaska, l'Mms chiese di non essere troppo scrupolosi nelle ispezioni per non far slittare il via libera e a nulla valsero le obiezioni sollevate da altre agenzie federali.

ALASKA - Ma per la British Petroleum i guai non finiscono qui. Dopo l'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon e la conseguente marea nera di petrolio nel Golfo del Messico, un oleodotto in Alaska è stato chiuso in seguito a una perdita di greggio dovuta ad alcuni inconvenienti tecnici. La decisione è stata presa dopo che migliaia di barili di petrolio si sono riversati in un contenitore di emergenza durante un test dei comandi anti-incendio alla stazione di pompaggio numero 9, situata a circa 160 chilometri a sud di Fairbanks.

Redazione online

26 maggio 2010

 

 

 

 

Palin: "In 20 anni ha dato 3,5 milioni ai candidati democratici"

Bp offre 500 milioni di dollari

per studiare effetti della marea nera

La Casa Bianca sotto attacco dei repubblicani per la lentezza delle pressioni sulla compagnia petrolifera

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La Bp: "Il siringone funziona bene Bloccheremo la falla entro 10 giorni" (16 maggio 2010)

Palin: "In 20 anni ha dato 3,5 milioni ai candidati democratici"

Bp offre 500 milioni di dollari

per studiare effetti della marea nera

La Casa Bianca sotto attacco dei repubblicani per la lentezza delle pressioni sulla compagnia petrolifera

MILANO - Sotto la minaccia di essere estromessa delle trivellazioni petrolifere negli Stati Uniti, la Bp si è impegnata a versare 500 milioni di dollari (405 milioni di euro) in un fondo decennale per gli studi sulle conseguenze ambientali della marea nera nel Golfo del Messico provocata dal disastro della piattaforma Deepwater Horizon. Lo ha annunciato in una nota l'amministratore delegato della compagnia britannica, Tony Hayward. "Ci siamo impegnati a far qualsiasi cosa per ridurre l'impatto di questo tragico incidente sulla gente e sulla costa del Golfo", ha dichiarato. "Dobbiamo compiere ogni sforzo per capire questo impatto. Questo sarà punto di partenza di un processo di recupero e del miglioramento della nostra capacità di risposta in futuro".

CASA BIANCA SOTTO ATTACCO - "La Casa Bianca è frustrata e arrabbiata per il fatto che la Bp non sia stata capace di fermare questa perdita di petrolio e di bloccare l'inquinamento. Stiamo in questa situazione da 33 giorni", aveva detto il segretario all'Interno Usa, Ken Salazar. "Se appureremo che non sta agendo come dovrebbe, la cacceremo". Al ministro aveva replicato David Axelrod, consigliere di Barack Obama: "Otterremo una risposta dalla Bp. Sarebbe folle non sfruttare la loro esperienza e le loro installazioni". Anche il governatore della Louisiana aveva denunciato la reazione troppo lenta di Bp attaccando però allo stesso tempo anche il governo di Obama. "Le misure per proteggere le nostre coste ancora non ci sono", ha dichiarato il governatore Bobby Jundal, "Il petrolio resta là in attesa di essere pulito e ogni giorno che passa le paludi muoiono un po' di più". La leader dell'ala dura repubblicana ed ex candidata alla vicepresidenza Sarah Palin, in un'intervista a Fox News ha detto che la Bp ha versato oltre 3,5 milioni di dollari ai candidati democratici negli ultimi 20 anni.

NEW YORK TIMES - Anche il New York Times attacca Obama. Secondo il quotidiano da quando il presidente ha imposto una moratoria su nuovi progetti di perforazione offshore sono state autorizzate almeno sette nuove perforazioni petrolifere e concesse cinque deroghe ambientali. Dal Dipartimento all'Interno è arrivata la giustificazione: la moratoria riguarda solo i permessi di perforazione di nuovi pozzi ma non quelli su perforazioni già esistenti.

Redazione online

24 maggio 2010

 

gli Usa quadruplicano la tassa sul barile

Obama in mezzo al catrame:

"Mia la responsabilità"

Il presidente dalla Louisiana: "Non vi lasceremo soli". E lavora per incriminare penalmente la Bp

*

NOTIZIE CORRELATE

*

"Top kill, il petrolio non esce più" (28 maggio 2010)

*

Bp avvia l'operazione per tappare la falla (26 maggio 2010)

Barack Obama duro contro la compagnia petrolifera

"La Bp pagherà i danni fino all'ultimo centesimo"

Barack Obama duro contro la compagnia petrolifera

gli Usa quadruplicano la tassa sul barile

Obama in mezzo al catrame:

"Mia la responsabilità"

Il presidente dalla Louisiana: "Non vi lasceremo soli". E lavora per incriminare penalmente la Bp

Una fase dell'operazione 'Top Kill'

Una fase dell'operazione "Top Kill"

MILANO - "Sono il presidente, la responsabilità ultima di questa crisi è la mia". E alle popolazioni delle zone costiere interessate dalla deriva della marea nera fuoriuscita nel Golfo del Messico: "Non verrete abbandonati". Così il presidente Usa Barack Obama si è rivolto alle popolazioni colpite dalla'emergenza ecologica seguita all'incidente alla Deepwater Horizon durante una visita alle zone più direttamente coinvolte dal disastro. Il capo della Casa Bianca ha promesso aiuti concreti per fare fronte alle conseguenze dello sversamento di greggio. "Mi prendo l'ultima responsabilità di questa crisi - ha sottolineato - sono il presidente e il compito spetta a me". Obama ha usato per questa ultima frase un'espressione gia utilizzata da altri presidenti Usa come Truman: "Buck stops with me".

ORE DECISIVE - Nel frattempo appare sempre più chiaro che le prossime 12-18 ore saranno cruciali nel tentativo di fermare definitivamente la perdita. Lo ha affermato l'ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen, coordinatore delle operazioni di contenimento della marea nera. Il capo della Bp, Tony Hayward, ha preso invece più tempo: 48 ore. Al momento la fuoriuscita di greggio sembra bloccata, ma "è troppo presto per cantare vittoria" e i tecnici hanno ripreso a pompare fango e cemento nel pozzo. Hayward ha detto che l'operazione Top Kill per chiudere il pozzo petrolifero "sta andando abbastanza bene".

TASSA QUADRUPLICATA - Nel frattempo la Camera dei Rappresentanti Usa ha votato un provvedimento per quadruplicare le tasse su ogni singolo barile di greggio (da 8 a 32 centesimi) con cui finanziare un fondo speciale per ripagare i danni della marea nera nel Golfo del Messico. L'obiettivo è raccogliere circa 12 miliardi di dollari in 10 anni.

LA DISPUTA SUI "BARILI" - Il riversamento di greggio in mare dal 20 aprile scorso, anche in base alla migliore delle stime, è ormai complessivamente di 68 milioni di litri, una quantità superiore a quella della Exxon Valdez in Alaska, considerata finora la peggiore catastrofe ambientale negli Stati Uniti (allora furono 42 milioni di litri di greggio a riversarsi in mare). Contrariamente a quanto annunciato dalla Bp, che ha sempre parlato di una perdita di 5 mila barili al giorno di greggio dalla falla sul fondo del Golfo del Messico, secondo le stime preliminari del governo Usa sono usciti invece 12-19 mila barili al giorno. È quanto ha determinato il Servizio geologico americano (Usgs).

BP RESPONSABILE - Obama ha anche detto che il colosso petrolifero British Petroleum "è responsabile di questo orribile disastro" e che dovrà ripagare "fino all'ultimo centesimo per i danni causati". Il presidente ha rifiutato le accuse rivolte alla sua amministrazione di aver lasciato il controllo delle operazioni di emergenza nelle mani di Bp, dicendo che ogni mossa della società viene approvata dalla Casa Bianca in anticipo. "Bp opera sotto la nostra direzione", ha detto. "Ogni azione o decisione chiave che prendono deve essere prima approvata da noi". La Bp ha speso finora 930 milioni di dollari per attenuare la catastrofe.

Ttuttavia una squadra di magistrati e investigatori federali guidata dal Dipartimento della Giustizia Usa sta lavorando per una possibile incriminazione penale della British Petroleum . Secondo il quotidiano statunitense "Los Angeles Times", in effetti, gli inquirenti nelle ultime tre settimane hanno raccolto "con discrezione" prove in Louisiana per capire se la Bp abbia violato normative federali sulla sicurezza e fuorviato il governo di Washington sostenendo di essere in grado di porre fine rapidamente all'incidente ambientale.

Redazione online

 

28 maggio 2010(ultima modifica: 29 maggio 2010)

 

 

Monta la rabbia contro la Bp. sI MUOVE ANCHE Erin Brockovich: "Ribellatevi"

Onda nera, stretta di Obama

sulle nuove trivellazioni

"Saranno permesse solo con la garanzia che non provochino disastri ambientali"

Monta la rabbia contro la Bp. sI MUOVE ANCHE Erin Brockovich: "Ribellatevi"

Onda nera, stretta di Obama

sulle nuove trivellazioni

"Saranno permesse solo con la garanzia che non provochino disastri ambientali"

MILANO - Stretta di Barack Obama sulle nuove per la ricerca di petrolio in mare. Nel suo discorso settimanale per radio e internet, il presidente americano ha annunciato che le nuove trivellazioni in futuro dovranno essere permesse solo se sarà garantito che non potranno provocare disastri ambientali. La presa di posizione dell'inquilino della Casa Bianca dà la misura della rabbia che negli ultimi giorni sta montando sempre di più contro la Bp. I tentativi del colosso petrolifero di contenere la perdita di petrolio che dal 20 aprile scorso si riversa dalla piattaforma nel Golfo del Messico continuano ma sono in molti tra gli abitanti della costa e tra i leader politici a Washington a puntare il dito contro la multinazionale britannica. Con giorni di ritardo sulle previsioni iniziali, il colosso petrolifero proverà, non prima di martedì prossimo, a bloccare la fuoriuscita di greggio, tentando di ostruire con un tappo di cemento ad alta pressione il pozzo che vomita il petrolio in mare. Nel discorso del sabato, l'inquilino della Casa Bianca ha anche ufficializzato la nascita di una commissione d'inchiesta per indagare nei dettagli il dramma, mentre secondo alcune fonti l'Agenzia per l'ambiente sta pensando di mettere al bando la Bp, escludendola da tutti i contratti governativi.

CHIAZZE SUI TERRENI PALUDOSI - Chiazze di petrolio color ruggine stanno iniziando intanto a depositarsi sui terreni paludosi del delta del Mississippi, con conseguenze per la fauna marina e non. "È un disastro. Dormivano tutti e ora d'improvviso eccolo qua", commenta Roger Halphen - insegnante di scuola della Louisiana meridionale che ha lavorato sia nell'industria petrolifera che come pescatore - riferendosi al petrolio che sta raggiungendo la costa.

La pulizia delle spiagge della Louisiana dopo l'arrivo della marea nera (Reuters)

La pulizia delle spiagge della Louisiana dopo l'arrivo della marea nera (Reuters)

ROSSO IN BORSA - La cattiva reputazione di Bp si rispecchia nel prezzo delle sue azioni, che venerdì hanno perso più del 4% a Londra. I politici americani e gli scienziati hanno accusato la compagnia di aver cercato di nascondere quella che molti ritengono sia la peggior fuoriuscita di petrolio mai avvenuta negli Usa, più grave anche di quella generata dall'incidente dell'Exxon Valdez in Alaska nel 1989. Per la costa del Golfo, potrebbe diventare una catastrofe ambientale ed economica.

COMMISSIONE D'INCHIESTA - A presiedere la commissione d'inchiesta voluta da Obama saranno un ex governatore della Florida, l'ex senatore Bob Graham, e l'ex numero uno dell'Environmental Protection Agency (Epa, l'equivalente del nostro ministero dell'ambiente), William Reilly. Secondo alcune fonti, una delle ipotesi che l'Epa sta addirittura studiando è di mettere al bando la Bp escludendola da tutti i contratti governativi, il che potrebbe significare, in sostanza, l'allontanamento definitivo della compagnia britannica da tutti i giacimenti petroliferi federali Usa. La British Petroleum ha pagato negli anni scorsi decine di milioni di dollari di danni per non avere rispettato le regole e le misure di sicurezza, promettendo ogni volta di modificare il proprio atteggiamento. In una conferenza stampa, ad Houston, in Texas, la Bp ha ammesso venerdì che la quantità di greggio recuperato ogni giorno nel Golfo del Messico è passata da 5.000 a 2.200 barili al giorno circa. Come ha indicato il portavoce della Bp John Curry, "il flusso di greggio si modifica, non è costante". Infine, come ha scritto il New York Times, crescono i timori di conflitto di interessi nella gestione della vicenda, dato che alcuni dei laboratori che fanno le analisi delle acque inquinate sono legati alle compagnie petrolifere (tra cui la stessa Bp), come lo sono i centri che recuperano e trattano gli uccelli colpiti dalla marea nera.

SI MUOVE ERIN BROCKOVICH - Non poteva sottrarsi intanto a questa nuova crociata ambientalista Erin Brockovich, nota avvocatessa ambientalista e anticorporate americana, che si scaglia contro la British Petroleum (Bp), responsabile del più grave disastro ambientale della storia degli Stati Uniti. "Ribellatevi a Bp e ditegli: "Sapete cosa, non abbiamo intenzione di prenderci ancora la vostra merda"", ha detto la Brockovich ad una platea di più di 300 residenti di Pensacola, Florida, accorsi per farsi caricare dalla paladina e poi partire all’attacco con richieste di risarcimenti milionari per la marea nera che ha contaminato le loro coste nel Golfo del Messico. "Se ve ne rimanete in silenzio e non fate niente, ne approfitteranno. È quello che stanno già facendo. Ve lo ripeto, non permetteteglielo", ha esclamato ancora la 49enne, che negli anni '90 divenne un'eroina negli Stati Uniti dopo che la sua battaglia vinta contro la contaminazione delle acque in un paesino della California divenne la storia di un film con Julia Roberts protagonista.

Redazione online

22 maggio 2010

 

 

 

 

 

 

il NYTimes: "Il greggio in superficie è solo una minima parte"

La Bp: "Il siringone funziona bene

Bloccheremo la falla entro 10 giorni"

La compagnia: "Stiamo pompando parte del flusso

che fuoriesce dal pozzo. Ma agiamo con prudenza"

il NYTimes: "Il greggio in superficie è solo una minima parte"

La Bp: "Il siringone funziona bene

Bloccheremo la falla entro 10 giorni"

La compagnia: "Stiamo pompando parte del flusso

che fuoriesce dal pozzo. Ma agiamo con prudenza"

MILANO - Mentre i lunghi tentacoli di greggio color ruggine tingono di morte il Golfo del Messico, dove gran parte della 'macchia nera' sarebbe concentrata nei fondali, affiorano le prime speranze. Grazie al "siringone" introdotto nel braccio flessibile del pozzo della British Petroleum, gli ingegneri al lavoro per arginare quella che rischia di trasformarsi nella più grande marea nera della storia sono riusciti a pompare in superficie quantità di greggio e di gas naturale. Fonti della compagnia riferiscono infatti che al secondo tentativo il sistema del cosiddetto tubo-siringa inserito ad oltre 1.500 metri di profondità sta "funzionando estremamente bene". La Bp ha annunciato che "oltre a pompare in superficie il greggio", tenterà di "iniettare fanghi pesanti nella falla per bloccarla permanentemente entro 7-10 giorni". In questo momento, ha aggiunto un portavoce, la siringa sta pompando "parte" del flusso che fuoriesce dal pozzo e il dispositivo sta "funzionando come previsto". La Bp sta agendo però con grande prudenza, per evitare, come è successo nella notte tra sabato e domenica, che la siringa si stacchi dal tubo flessibile del pozzo. Per ottenere risultati significativi occorreranno giorni, forse oltre una settimana. "Continueremo ad aumentare le quantità " di petrolio estratto, ha precisato il vicepresidente, e "ci vorrà un certo tempo".

SUL FONDO - Alcuni ricercatori, citati dal New York Times, riferiscono però che il greggio in superficie sulle acque del Golfo del Messico è solo una minima parte di quello che si cela nelle acque profonde e che resta occultato alla vista. Gli studiosi hanno trovato diversi 'pennacchi' di petrolio fuoriusciti dalla falla aperta a 1.525 metri dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il 20 aprile scorso. In un caso è stata individuata una chiazza lunga 16 chilometri e larga 5 e spessa 100 metri. "C'è una allarmante quantità di petrolio sul fondo a paragone di quello che vediamo in superficie", ha spiegato Samantha Joye, dell'università della Georgia.

L'IRA DI OBAMA - Il presidente Usa, Barack Obama, era stato durissimo nei giorni scorsi con le compagnie petrolifere coinvolte nella massiccia perdita di greggio nel Golfo del Messico per lo "spettacolo ridicolo" nel rimpallarsi la responsabilità dell'incidente. Nei commenti dopo una riunione del gabinetto per discutere gli sforzi per bloccare la perdita e limitarne l'impatto sulle comunità della costa del Golfo, Obama ha detto di essere arrabbiato e frustrato per la perdita, che minaccia di essere un disastro ecologico ed economico.

 

16 maggio 2010(ultima modifica: 18 maggio 2010)

 

 

2010-05-14

tHE GUARDIAN: UN TEAM DI RICERCATORI HA STUDIATO LE IMMAGINI DEL VIDEO SOTTOMARINO

"Golfo, la perdita di greggio è 12 volte superiore a quella rilevata finora"

In mare 70mila barili e non 5 mila: ogni quattro giorni un danno come quello della Exxon Valdez

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La Russia: "usate l'atomica"

(12 maggio 2009)

*

Nessuno sa come fermare il greggio. Bp chiede aiuto sul Web (10 maggio 2010)

*

MULTIMEDIA: le foto, i video, gli audio sulla vicenda

*

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

(3 maggio 2010)

*

Obama: "Un disastro senza precedenti"

(3 maggio 2010)

*

Robot, campane di cemento, pozzi laterali Corsa contro il tempo per tappare la falla

2 maggio 2010)

tHE GUARDIAN: UN TEAM DI RICERCATORI HA STUDIATO LE IMMAGINI DEL VIDEO SOTTOMARINO

"Golfo, la perdita di greggio è 12 volte superiore a quella rilevata finora"

In mare 70mila barili e non 5 mila: ogni quattro giorni un danno come quello della Exxon Valdez

MILANO - Molto peggio di quanto si pensava: la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico dal pozzo sottomarino della Bp potrebbe essere 12 volte superiore a quella finora stimata: se così fosse si passerebbe dal disastro, ormai noto, all'apocalisse. La nuova notizia è riportata dal quotidiano inglese The Guardian che ha raccolto le valutazioni di un team di ricercatori e scienziati americani, coordinati dal prof. Steve Weely della Purdue University. Hanno esaminato il primo video della fuga di petrolio, le cui immagini sono state diffuse soltanto giovedì. Bp ha spiegato di aver pubblicato le immagini in ritardo, perché prima di lunedì non aveva ricevuto nessuna richiesta in merito ma emittenti e giornali americani, tra cui ABC News, hanno ribattuto che nelle settimane scorse hanno cercato con insistenza di ottenere un filmato che documentasse il disastro in profondità. "Nel video si vedono molti vortici che si formano alla fine del condotto, e ho usato un programma informatico per tracciarli e misurare la velocità con cui esce il petrolio - ha spiegato Steve Werely, uno dei ricercatori al Guardian - da qui è molto semplice calcolare qual è il flusso, che risulta molto più alto di quello indicato ufficialmente".

OGNI QUATTRO GIORNI UN DISASTRO COME QUELLO DELLA EXXON VALDEZ - Dallo studio sulle immagini svolto dal team di Steve Weely si giunge alla conclusione che il limite massimo potrebbe essere di 70mila barili giornalieri, contro i 5mila stimati dalla Bp: equivalenti a un disastro come quello causato dal naufragio della Exxon Valdez ogni quattro giorni. La Bp dal canto suo non ha cambiato e ha ribattuto che le sue stime si basano sulle immagini satellitari e sull’osservazione dell’acqua, ritenendo impossibile effettuare una stima affidabile in base alle immagini sottomarine.

ANCHE IL NYTIMES CONTESTA LE STIME UFFICIALI - Che la perdita di greggio possa essere molto maggiore di quanto stimato dal Noaa (l'organismo federale americano che si occupa della tutela ambientale delle acque e delle coste marine), forse 4-5 volte di più, lo afferma anche il New York Times, che ha riferito il parere di diversi esperti. La cifra fornita dal governo americano è stata ottenuta con un metodo chiamato "Bonn Convention" basato sui colori dell'acqua, che sono usati per stimare lo spessore della macchia di petrolio: "Ma questo protocollo è specificatamente non raccomandato per le macchie molto grandi - afferma al quotidiano Alun Lewis, un esperto britannico, inoltre una sua applicazione corretta dovrebbe dare un intervallo di quantità". La stima iniziale fornita dalla Bp era di 1000 barili al giorno, alzata dal Noaa a 5000 solo una settimana dopo la tragedia. I dirigenti dell'azienda britannica hanno sempre affermato che una stima è impossibile. Secondo il quotidiano però, due ricercatori del Massachussets, esperti nelle misure del flusso dei geyser sottomarini, erano stati invitati dalla Bp per provare i loro strumenti sulla falla, ma sono stati all'improvviso rimandati a casa. "Il governo ha la responsabilità di chiedere i numeri esatti - afferma Ian McDonald, oceanografo della Florida State university - ho fatto una stima sulle immagini satellitari, e il risultato è 4-5 volte maggiore di quanto detto finora". Intanto il Noaa ha reso noto un primo bilancio dei mezzi messi in campo per bloccare la falla. Secondo il sito dell'agenzia sono al lavoro 13 mila persone, che hanno disposto a difesa delle coste oltre 600 chilometri di barriere di contenimento e assorbenti, e sono stati spruzzati 712 mila litri di sostanze disperdenti.

LA BP MINIMIZZA: "PERDITA CONTENUTA" - La fuga di greggio dal pozzo sottomarino del Golfo del Messico è relativamente contenuta: lo ha affermato Tony Hayward, Ceo della Bp, le cui dichiarazioni sono state riportate sempre dal Guardian. "Il Golfo del Messico è un oceano assai vasto, il volume del greggio e dei materiali diluenti che vi stiamo riversando è minuscolo in rapporto al volume totale", ha spiegato, dicendosi certo della possibilità di fermare la fuga ma senza dare una data. Secondo quanto riporta il Daily Telegraph Hayward si è detto inoltre sicuro che la trivellazione offshore negli Stati Uniti continuerà dato che si tratta di "un terzo della produzione di petrolio e gas naturale americana".

 

14 maggio 2010

 

 

 

 

 

2010-05-13

LE IMMAGINI PUBBLICATE IN RETE

L'onda nera, ecco la falla sottomarina

Il video del eco-disastro con la fuoriuscita del petrolio dall'impianto della Bp crollato nel Golfo del Messico

LE IMMAGINI PUBBLICATE IN RETE

L'onda nera, ecco la falla sottomarina

Il video del eco-disastro con la fuoriuscita del petrolio dall'impianto della Bp crollato nel Golfo del Messico

MILANO - Ventitrè giorni dopo il disastro della Deepwater Horizon, l'impianto offshore andato a fuoco e crollato nel Golfo del Messico il 20 aprile scorso, la BP ha pubblicato ora il primo filmato (una trentina di secondi in tutto) della gigantesca falla sottomarina. Nel video si vede il petrolio, evidenziato dal pennacchio nero, mescolarsi con il gas naturale e sgorgare come il vapore di un geiser dalla piattaforma danneggiata a 1500 metri di profondità nel mare del golfo del Messico. Immagini che la British Petroleum ha rilasciato dopo le forti pressioni arrivate nelle ultime ore dai media e dalla Casa Bianca. La BP, la multinazionale britannica responsabile del pozzo, ha spiegato che il petrolio e il gas nel video fuoriescono dalla "più grande delle due perdite della Deepwater Horizon", a 5.000 piedi sotto la superficie del mare.

BP ha inoltre spiegato di aver pubblicato il video solamente ora, perchè prima di lunedì non ha ricevuto nessuna richiesta in merito. Tuttavia, numerose emittenti e giornali americani, ribattono che nelle settimane scorse hanno cercato con insistenza di ottenere un filmato che documentasse il disastro in profondità, riferisce ABC News. Intanto Deepwater Horizon, continua a sversare nel mare tonnellate di greggio al giorno. Almeno quindici milioni di litri di petrolio sono fuoriusciti nel Golfo dal giorno dell'esplosione fino ad oggi, riferisce l'Associated Press. Perché nessuno sa come chiudere il rubinetto di greggio. I tentativi per fermare la marea nera sono finora tutti falliti. I tecnici sperano di poter iniziare a ridurre lo spaventoso flusso di greggio entro questa settimana, grazie ad una mini-cupola in acciaio - soprannominata "top hat" - che è stata calata martedì negli abissi del Golfo del Messico per tappare il pozzo.

Elmar Burchia

13 maggio 2010

 

 

la proposta del presidente Usa: si raccoglierebbero 118 milioni di dollari

Obama: un cent a barile di greggio

per finanziare la sicurezza

Si tratta di una tassa supplementare a carico delle compagnie per intervenire in caso di danni all'ambiente

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La Russia: "usate l'atomica"

(12 maggio 2009)

*

Nessuno sa come fermare il greggio. Bp chiede aiuto sul Web (10 maggio 2010)

*

MULTIMEDIA: le foto, i video, gli audio sulla vicenda

*

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

(3 maggio 2010)

*

Obama: "Un disastro senza precedenti"

(3 maggio 2010)

*

Robot, campane di cemento, pozzi laterali Corsa contro il tempo per tappare la falla

2 maggio 2010)

la proposta del presidente Usa: si raccoglierebbero 118 milioni di dollari

Obama: un cent a barile di greggio

per finanziare la sicurezza

Si tratta di una tassa supplementare a carico delle compagnie per intervenire in caso di danni all'ambiente

(Ap)

(Ap)

NEW YORK - Una tassa supplementare di un centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare la sicurezza: lo ha proposto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. I fondi supplementari raccolti con la nuova tassa, stimati in 118 milioni di dollari l'anno, andranno in un fondo destinato a un programma di risposta ai rischi di marea nera. L'Amministrazione Obama suggerisce inoltre di alzare a 1,5 miliardi di dollari il tetto per gli indennizzi.

 

NUOVA CUPOLA SUL FONDO - Nel frattempo una mini-cupola mobilitata per tentare di incappucciare il pozzo di petrolio che sta continuando ad inquinare il Golfo del Messico ha raggiunto i fondali ma non è stata ancora posizionata in attesa degli ultimi controlli. Lo ha annunciato la Bp, la multinazionale britannica responsabile del pozzo, precisando che la cupola, del peso di circa due tonnellate, ha toccato i fondali ad una profondità di circa 1.500 metri. Una prima cupola più grande e pesante installata nei giorni scorsi è risultata inutilizzabile a causa del ghiaccio che si è formato in cima al dispositivo. Per evitare disagi analoghi gli ingegneri della Bp stanno pensando di lavorare con acqua calda e metanolo. I robot che stanno manovrando la mini cupola dovrebbero essere in grado di posizionarla entro domani.

 

12 maggio 2010(ultima modifica: 13 maggio 2010)

2010-05-12

Un quotidiano russo cita cinque episodi in cui la Russia ha usato questo sistema

"Per fermare il petrolio serve l'atomica"

Nel 1966 fu fatta esplodere una carica una volta e mezza quella di Hiroshima, a sei km di profondità

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Nessuno sa come fermare il greggio. Bp chiede aiuto sul Web (10 maggio 2010)

*

MULTIMEDIA: le foto, i video, gli audio sulla vicenda

*

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

(3 maggio 2010)

*

Obama: "Un disastro senza precedenti"

(3 maggio 2010)

*

Robot, campane di cemento, pozzi laterali Corsa contro il tempo per tappare la falla

2 maggio 2010)

Un quotidiano russo cita cinque episodi in cui la Russia ha usato questo sistema

"Per fermare il petrolio serve l'atomica"

Nel 1966 fu fatta esplodere una carica una volta e mezza quella di Hiroshima, a sei km di profondità

Foto satellitare del petrolio vicino alla costa (Ap)

Foto satellitare del petrolio vicino alla costa (Ap)

ROMA - Per fermare il petrolio in mare aperto serve la bomba atomica. E' un suggerimento, che tra l'altro si basa su precedenti esperienze, contenuto in un articolo del quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda. "Come in Armageddon". Un consiglio estremo per fermare la perdita di petrolio nel golfo del Messico.

LA RUSSIA: "NOI L'ABBIAMO FATTO" - Secondo il quotidiano Komsomoloskaya Pravda, ai tempi dell'Unione Sovietica, problemi simili sono stati risolti con esplosioni nucleari controllate. "In passato questo metodo è stato usato almeno cinque volte - scrive il quotidiano - la prima per spegnere i pozzi a gas di Urt Bulak, il 30 settembre 1966. La carica usata fu da 30 chilotoni, una volta e mezza quella di Hiroshima, ma fatta esplodere a 6 chilometri di profondità".

La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana

LE ROCCE CHIUDONO LA FALLA - Secondo il quotidiano l'esplosione sotterranea farebbe in modo da spingere le rocce facendo loro chiudere la falla. Degli altri tentativi effettuati nell'ex Urss, continua l'articolo, solo uno non ha funzionato, nel 1972, mentre gli altri hanno raggiunto l'obiettivo anche con testate di 60 chilotoni. "Il metodo non è stato testato sott'acqua - insiste il quotidiano - ma secondo alcuni calcoli di esperti in Russia le probabilità di fallimento sono solo del 20%. Basterebbe scavare un pozzo vicino alla perdita, e far detonare la bomba. La Russia ha una grande tradizione nelle esplosioni sotterranee controllate - conclude l'articolo - che potrebbe essere messa a disposizione degli Usa"

12 maggio 2010

 

 

 

 

 

2010-05-11

Vertice alla casa bianca con obama. Finora spesi 350 milioni di dollari

Lousiana: nessuno sa come fermare

il greggio. La Bp chiede aiuto sul Web

Aperto un sito per raccogliere le possibili soluzioni: "Magari spunta una buona idea"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

MULTIMEDIA: le foto, i video, gli audio sulla vicenda

*

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

(3 maggio 2010)

*

Obama: "Un disastro senza precedenti"

(3 maggio 2010)

*

Robot, campane di cemento, pozzi laterali Corsa contro il tempo per tappare la falla

2 maggio 2010)

Vertice alla casa bianca con obama. Finora spesi 350 milioni di dollari

Lousiana: nessuno sa come fermare

il greggio. La Bp chiede aiuto sul Web

Aperto un sito per raccogliere le possibili soluzioni: "Magari spunta una buona idea"

Operai al lavoro sulla cupola che è poi stata calata sul fondo del mare

Operai al lavoro sulla cupola che è poi stata calata sul fondo del mare

NEW YORK - Il petrolio esce al ritmo di 750mila litri al giorno dal fondo del mare e ha raggiunto le coste dell’Alabama. In Lousiana, dopo il fallito tentativo di bloccare con una cupola la fuoriuscita dal fondo del mare, insieme all'allarme per il disastro ambientale cresce una convinzione drammatica: nessuno sa più cosa fare. La verità è che, dopo oltre due settimane di tentativi, la soluzione è ancora di là da venire: la Bp si è rivolta al pubblico e ha aperto un sito per raccogliere consigli e suggerimenti (deepwaterhorizonresponse.com), in cui le "idee" arrivano direttamente al tavolo dei "cervelloni" del gigante petrolifero: "Esperti da tutto il mondo che stanno collaborando", ha detto il portavoce, Bryan Ferguson, al centro emergenza allestito a Robert, in Louisiana. La Bp ha allestito anche un "numero verde". "Sono sicuro che ci sono un sacco di buone idee e molte altre idee che potrebbe essere non altrettanto praticabili". "Non so se funzionerà ma tutti vogliono fare qualcosa e la gente merita uno sforzo". Ma se il piano funzionasse per raccogliere il greggio fuoriuscito, come fare per chiudere la falla? Su questo il portavoce dello sceriffo della contea di Walton non si sbilancia: "Magari spunta qualcuno in Louisiana con un'idea...".

SECONDO TENTATIVO CON UNA CUPOLA. ALLO STUDIO ALTRE SOLUZIONI - A conferma che le si tentano tutte, la Bp ha reso noto che ci sarà un secondo tentativo, probabilmente con una cupola più piccola, per frenare la falla di petrolio. L’annuncio è dei tecnici, dopo aver fallito il posizionamento della speciale cupola di cemento sul fondale dell’oceano, per contenere la fuga di greggio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera prenderà in considerazione anche altre opzioni, per bloccare la quotidiana fuoriuscita di greggio. Una delle ipotesi allo studio è quella dell’uso di un "tappo" di gomma e di altri materiali per cercare di chiudere la falla. La polizia della Florida ha invece suggerito di mettere balle di fieno in acqua. Un piano audace in tre fasi: chiatte galleggianti al largo dei 50 chilometri di coste incontaminate, riempite con giganteschi rotoli di fieno e dotate di compressori per "sparare" nelle acque oleose il fieno. "Il fieno si aggreghera insieme al greggio e renderà più agevole rimuovere i detriti dall'acque", ha spiegato il portavoce dello sceriffo, Mike Gurspan. Un'altra ipotesi per arginare la marea nera è quella di tappare le falle del pozzo con un cumulo di rifiuti. A riferirlo è il comandante della Guardia Costiera Thad Allen che, riporta la Cnn, ha rivelato il nuovo piano attualmente in corso d'analisi da parte dei tecnici della compagnia britannica. Il sistema, spiega Allen, consisterebbe nell'invio di "una massa di detriti, prevalentemente pneumatici tritati, palline da golf e altri rifiuti simili che, inviati ad elevate pressioni verso l'elemento danneggiato potrebbero fermare la perdita". La Bp ha intanto reso noto che continua l'uso di solventi chimici in profondità nei pressi della perdita per tentare di eliminare almeno l'alta concentrazione di greggio.

BP: FINORA SPESI 350 MILIONI di DOLLARI - Bp ha reso noto che la "marea nera" provocata dall'esplosione di una piattaforma situata nel Golfo del Messico gli è già costata 350 milioni di dollari. Il gruppo petrolifero ha elencato in una nota tutti gli sforzi finora compiuti per contenere e contrastare la fuoriuscita di greggio dalla piattaforma danneggiata Deepwater Horizon. La holding britannica appena la scorsa settimana aveva valutato i danni della catastrofe in 6 milioni di dollari.

VERTICE CON OBAMA - In giornata, in programma un vertice alla Casa Bianca con il presidente Obama per fare il punto della situazione.

10 maggio 2010

 

 

 

 

 

L'eruzione di greggio in un pozzo italiano

Emergenza finita per il crollo dell o scavo

Nel 1994 un incidente nella zona di estrazione di Trecate, nel Novarese: per 2 giorni flusso senza controllo

il precedente

L'eruzione di greggio in un pozzo italiano

Emergenza finita per il crollo dell o scavo

Nel 1994 un incidente nella zona di estrazione di Trecate, nel Novarese: per 2 giorni flusso senza controllo

MILANO - Che cosa c’entra la marea nera che sta devastando la Louisiana con quei pozzi petroliferi che si intravedono dall’autostrada Milano-Torino, a un passo da Trecate e Romentino, e a 40 chilometri dal capoluogo lombardo? A prima vista nulla. Eppure, sedici anni fa, proprio un pozzo di petrolio a quattrocento metri dall’autostrada fu protagonista di un’eruzione, ovvero di un "blow-out" come quello sulla piattaforma Bp al largo nel Golfo del Messico. L’ultimo in ordine cronologico mai avvenuto in un pozzo petrolifero non solo italiano, ma dell’intera Europa occidentale. I numeri, i danni, e la portata dell’accaduto non sono, ovviamente, paragonabili al disastro americano. Anche perché nel giro di pochi giorni la struttura geologica del pozzo italiano (il Trecate 24) collassò, chiudendo il "buco" e fermando la colonna di petrolio e condensati alta qualche decina di metri e che saliva in cielo grazie a una pressione dal sottosuolo di circa 500 atmosfere. Il solito "stellone" italico? Forse, ma non solo, se si dà retta ai tecnici dell’Agip di allora.

Pozzo Agip a Trecate (Fotogramma)

Pozzo Agip a Trecate (Fotogramma)

LA DINAMICA - Tutto iniziò la mattina del 28 febbraio del 1994, quando il capo perforatore e l’assistente di perforazione si accorsero che qualcosa non andava rispetto alla consueta routine. Si era verificato un inconveniente non insolito quando si scava un pozzo così profondo - si era a 4.800 metri nel sottosuolo - ovvero il distacco di una parte della batteria di aste che lo compongono. Oltre 200 tubi, avvitati l’uno all’altro e lunghi ognuno 27 metri. Bisognava ora estrarli uno ad uno. Arrivati alla 179ma lunghezza - si legge nella relazione sull’accaduto - il capo perforatore si accorse che il pozzo stava "scaricando" e iniziò a pompare fango in contropressione. I fanghi di perforazione - argille e additivi, in genere sostanze ad alta densità - servono proprio a controbilanciare le pressioni interne nel "buco" che si sta perforando. Bisogna forse solo immaginare la tensione e la difficoltà del momento, con pochi attimi per prendere le decisioni giuste, preoccupati di non subire danni, e soprattutto di garantire la sicurezza propria e degli altri uomini al lavoro. La pressione aveva spinto in alto di tre metri tutta la batteria di tubi. E dopo aver messo in azione senza successo due sistemi di prevenzione, ci fu poco altro da fare. L’asta di perforazione fu piegata a "esse", la pressione la squarciò e il gas e il petrolio eruppero con violenza, a 140 gradi di calore. Erano le 16 e 15 e l’impianto venne evacuato, grazie al cielo senza che nessuno si facesse neppure un graffio. Nel frattempo nei paesi vicini si sentiva un frastuono assordante, come di un aereo in decollo. Pioveva, e per le 36 ore successive solo il vento che tirava dalla parte opposta risparmiò l’autostrada mentre invece spingeva le goccioline di petrolio sulle risaie e nei pressi dei paesi di Trecate e Romentino. .

VALVOLE DI SFOGO - Arrivarono subito gli esperti dell’Agip, furono messi sul chi va là i texani, quelli della società dello "spegnitore" di pozzi Paul Neal Adair, detto "Red". In breve tempo si prese la decisione di incendiare il Trecate 24, una mossa consolidata in casi del genere, proprio per evitare di cospargere di petrolio le aree circostanti (e il paese di Trecate). Ma non fu necessario, perché la struttura del pozzo "collassò" autonomamente e chiuse ogni via d’uscita. Solo fortuna? Forse andò così anche perché l’Agip aveva deciso in contemporanea di aprire a manetta la produzione degli altri pozzi del giacimento di Villafortuna, una decina di impianti che funzionarono da "valvola di sfogo". Rimasero i danni, più o meno 25 chilometri quadrati irrorati, anche se solo 13 ettari dei 2.500 totali richiesero un trattamento più intensivo. Nell’area furono dispersi 12.600 metri cubi di petrolio, un milione di metri cubi di gas e mille metri cubi di acqua "sporca". Il paesaggio "era desolante" come ammise la stessa Eni, anche se la perdita fu tutto sommato un’inezia rispetto agli ottanta milioni di litri preventivabili per la Louisiana. A Trecate si utilizzò una tecnica all’avanguardia, una bio-bonifica, la degradazione degli idrocarburi con la flora batterica naturalmente presente nel suolo. Nel Golfo del Messico sarà molto, ma molto più difficile. Stefano Agnoli

Stefano Agnoli

12 maggio 2010

 

 

 

 

Vertice alla casa bianca con obama. Finora spesi 350 milioni di dollari

Lousiana: nessuno sa come fermare

il greggio. La Bp chiede aiuto sul Web

Aperto un sito per raccogliere le possibili soluzioni: "Magari spunta una buona idea"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

MULTIMEDIA: le foto, i video, gli audio sulla vicenda

*

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

(3 maggio 2010)

*

Obama: "Un disastro senza precedenti"

(3 maggio 2010)

*

Robot, campane di cemento, pozzi laterali Corsa contro il tempo per tappare la falla

2 maggio 2010)

Vertice alla casa bianca con obama. Finora spesi 350 milioni di dollari

Lousiana: nessuno sa come fermare

il greggio. La Bp chiede aiuto sul Web

Aperto un sito per raccogliere le possibili soluzioni: "Magari spunta una buona idea"

Operai al lavoro sulla cupola che è poi stata calata sul fondo del mare

Operai al lavoro sulla cupola che è poi stata calata sul fondo del mare

NEW YORK - Il petrolio esce al ritmo di 750mila litri al giorno dal fondo del mare e ha raggiunto le coste dell’Alabama. In Lousiana, dopo il fallito tentativo di bloccare con una cupola la fuoriuscita dal fondo del mare, insieme all'allarme per il disastro ambientale cresce una convinzione drammatica: nessuno sa più cosa fare. La verità è che, dopo oltre due settimane di tentativi, la soluzione è ancora di là da venire: la Bp si è rivolta al pubblico e ha aperto un sito per raccogliere consigli e suggerimenti (deepwaterhorizonresponse.com), in cui le "idee" arrivano direttamente al tavolo dei "cervelloni" del gigante petrolifero: "Esperti da tutto il mondo che stanno collaborando", ha detto il portavoce, Bryan Ferguson, al centro emergenza allestito a Robert, in Louisiana. La Bp ha allestito anche un "numero verde". "Sono sicuro che ci sono un sacco di buone idee e molte altre idee che potrebbe essere non altrettanto praticabili". "Non so se funzionerà ma tutti vogliono fare qualcosa e la gente merita uno sforzo". Ma se il piano funzionasse per raccogliere il greggio fuoriuscito, come fare per chiudere la falla? Su questo il portavoce dello sceriffo della contea di Walton non si sbilancia: "Magari spunta qualcuno in Louisiana con un'idea...".

SECONDO TENTATIVO CON UNA CUPOLA. ALLO STUDIO ALTRE SOLUZIONI - A conferma che le si tentano tutte, la Bp ha reso noto che ci sarà un secondo tentativo, probabilmente con una cupola più piccola, per frenare la falla di petrolio. L’annuncio è dei tecnici, dopo aver fallito il posizionamento della speciale cupola di cemento sul fondale dell’oceano, per contenere la fuga di greggio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera prenderà in considerazione anche altre opzioni, per bloccare la quotidiana fuoriuscita di greggio. Una delle ipotesi allo studio è quella dell’uso di un "tappo" di gomma e di altri materiali per cercare di chiudere la falla. La polizia della Florida ha invece suggerito di mettere balle di fieno in acqua. Un piano audace in tre fasi: chiatte galleggianti al largo dei 50 chilometri di coste incontaminate, riempite con giganteschi rotoli di fieno e dotate di compressori per "sparare" nelle acque oleose il fieno. "Il fieno si aggreghera insieme al greggio e renderà più agevole rimuovere i detriti dall'acque", ha spiegato il portavoce dello sceriffo, Mike Gurspan. Un'altra ipotesi per arginare la marea nera è quella di tappare le falle del pozzo con un cumulo di rifiuti. A riferirlo è il comandante della Guardia Costiera Thad Allen che, riporta la Cnn, ha rivelato il nuovo piano attualmente in corso d'analisi da parte dei tecnici della compagnia britannica. Il sistema, spiega Allen, consisterebbe nell'invio di "una massa di detriti, prevalentemente pneumatici tritati, palline da golf e altri rifiuti simili che, inviati ad elevate pressioni verso l'elemento danneggiato potrebbero fermare la perdita". La Bp ha intanto reso noto che continua l'uso di solventi chimici in profondità nei pressi della perdita per tentare di eliminare almeno l'alta concentrazione di greggio.

BP: FINORA SPESI 350 MILIONI di DOLLARI - Bp ha reso noto che la "marea nera" provocata dall'esplosione di una piattaforma situata nel Golfo del Messico gli è già costata 350 milioni di dollari. Il gruppo petrolifero ha elencato in una nota tutti gli sforzi finora compiuti per contenere e contrastare la fuoriuscita di greggio dalla piattaforma danneggiata Deepwater Horizon. La holding britannica appena la scorsa settimana aveva valutato i danni della catastrofe in 6 milioni di dollari.

VERTICE CON OBAMA - In giornata, in programma un vertice alla Casa Bianca con il presidente Obama per fare il punto della situazione.

 

10 maggio 2010

 

2010-05-05

Sul fondo del Golfo del Messico. Intanto il petrolio è arrivato alle isole Chandeleur

Marea nera: chiusa una delle tre falle

Guardia costiera Usa: il flusso di greggio diminuisce di poco, ma saranno più facili le operazioni di contenimento

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Golfo del Messico: pronti i volontari, ma la marea nera non è ancora arrivata, P. Virtuani (4 maggio 2010)

Sul fondo del Golfo del Messico. Intanto il petrolio è arrivato alle isole Chandeleur

Marea nera: chiusa una delle tre falle

Guardia costiera Usa: il flusso di greggio diminuisce di poco, ma saranno più facili le operazioni di contenimento

Le navi appoggio per le operazioni di contenimento delle falle (Ap)

Le navi appoggio per le operazioni di contenimento delle falle (Ap)

MILANO - Mentre secondo un esperto statunitense dell'Università di Miami la marea nera ha raggiunto il paradiso naturale delle Isole Chandeleur, l'ultima barriera prima della costa della Louisiana, è stata chiusa una delle tre falle - la più piccola - sul fondo del Golfo del Messico a circa 1.500 metri di profondit, dalle quali da venti giorni escono almeno 5 mila barili di petrolio al giorno. Lo ha annunciato la Bp, proprietaria del pozzo. Un portavoce della Guardia Costiera statunitense ha aggiunto che questo non cambia la quantità del flusso di petrolio immesso in mare, ma semplificherà le operazioni di contenimento.

ROBOT - "Robot teleguidati hanno tagliato una sezione del tubo, usato per portare il petrolio dal pozzo alla piattaforma, tappandolo con una valvola", è stato reso noto in un comunicato. "Mentre questo ha bloccato una delle tre falle, il petrolio continua a riversarsi nel Golfo del Messico a una velocità di circa 5 mila barili al giorno".

Redazione online

05 maggio 2010

 

 

 

 

 

Il disastro ambientale

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla

"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

La compagnia petrolifera cerca di "limitare i danni".

E assicura l'intenzione di accollarsi tutti gli oneri

*

NOTIZIE CORRELATE

*

MULTIMEDIA: le foto, i video, gli audio sulla vicenda

Il disastro ambientale

Marea nera, Bp tenta di chiudere una falla

"Pagheremo tutti i costi della bonifica"

La compagnia petrolifera cerca di "limitare i danni".

E assicura l'intenzione di accollarsi tutti gli oneri

I tentativi di fermare la marea nera

I tentativi di fermare la marea nera

WASHINGTON - La compagnia petrolifera British Petroleum (Bp) tenterà oggi di tappare con una valvola una delle tre falle che si sono aperte sul fondo del Golfo del Messico, dove l'affondamento di una piattaforma petrolifera sta causando un versamento che rischia di essere la più grave catastrofe ecologica della storia. Il colosso petrolifero si è inoltre ufficialmente impegnato a pagare "tutti i costi necessari e adeguati per la ripulitura" della marea nera e a risarcire "tutte le domande di indennizzo legittime e oggettivamente verificabili per le perdite e i danni legati" al disastro. "La massima priorità ora è di fermare la fuoriuscita e limitarne i danni - afferma l'amministratore delegato di Bp, Tony Hayward. - Ribadisco il mio impegno con la Casa Bianca nel garantire che Bp farà tutto ciò che è possibile per fermare la perdita, ripulire le acque e proteggere le coste del Golfo".

LA VISITA DI OBAMA - Il colosso petrolifero britannico, proprietario della piattaforma Deepwater Horizon, aveva già espresso lo stesso concetto nei giorni scorsi tramite un portavoce, secondo il quale "il conto (del disastro) sarà nostro". Due giorni fa la Bp, di fronte alle enormi difficoltà tecniche a chiudere le falle a 1.500 metri di profondità, che si stima riversino in mare 5.000 barili di greggio al giorno ma che potrebbero arrivare fino a 100.000, aveva confessato la propria impotenza e chiesto l'aiuto delle compagnie rivali. Domenica era stato lo stesso presidente americano, Barack Obama, in visita a Venice, a ribadire che "Bp è responsabile e pagherà per la perdita".

LA VALVOLA - A proposito degli interventi di contenimento, per prima cosa sarà installata una valvola che chiuda una delle tre falle. La fuoriuscita maggiore viene dalla sommità del tubo spezzato che collegava il pozzo con la piattaforma. Entro sei giorni, la Bp conta di calare sopra la perdita una cupola di cemento con un una tubazione in cima e pompare in superficie il greggio che esce. La terza falla si trova alla base del tubo, vicino alla bocca del pozzo. La compagnia pensa di calare un'altra cupola di contenimento sopra questa perdita, dai due ai quattro giorni dopo aver calato la prima. Sul fondale alla bocca del pozzo si trova una gran quantità di impianti (valvole, leve, serbatoi, tubazioni) che avrebbero dovuto bloccare il flusso in caso di incidente e che non hanno funzionato. Per eliminare definitivamente la fuoriuscita, la Bp ha progettato di tagliare il tubo spezzato alla base e piazzare una valvola sopra il foro. La manovra dovrebbe essere eseguita da robot collegati con le navi appoggio in superficie ed è estremamente rischiosa. La pressione con la quale il petrolio esce è molto forte: tagliando il tubo, il flusso di greggio potrebbe aumentare di molto. A breve sul pozzo sarà installato un misuratore di pressione che dirà se l'operazione è possibile. La Bp conta anche di scavare nuovi pozzi sul fondale per iniettare liquido pesante nella cavità del giacimento per bloccare la fuoriuscita. L'operazione richiederà comunque mesi.

Redazione online

03 maggio 2010(ultima modifica: 04 maggio 2010)

 

 

 

2010-05-02

Il ministro Salazar e il capo della Bp: "Valvola difettosa, nessun errore umano"

Marea nera, anche il governo Usa conferma: "Tre mesi per tappare falle"

Tra 6-8 giorni una "cupola" per bloccare la fuoriuscita di greggio sotto il mare. Intanto arriva Obama

NOTIZIE CORRELATE

Obama domenica sulle coste del disastro (1° maggio 2010)

Louisiana, l'onda nera tocca le coste (30 aprile 2010)

*

Marea nera, deciso lo stato di emergenza. Il Pentagono invia uomini e mezzi (29 aprile 2010)

*

Una marea nera di petrolio si allarga nel Golfo del Messico (25 aprile 2010)

Il ministro Salazar e il capo della Bp: "Valvola difettosa, nessun errore umano"

Marea nera, anche il governo Usa conferma: "Tre mesi per tappare falle"

Tra 6-8 giorni una "cupola" per bloccare la fuoriuscita di greggio sotto il mare. Intanto arriva Obama

MILANO - Il governo Usa ha confermato quanto i tecnici avevano già fatto trapelare: occorreranno tre mesi per tappare le tre falle sottomarine dalle quali fuoriscono 5 mila barili di petrolio al giorno (pari a 800 mila litri). "Il nostro lavoro è tenere il fiato sul collo a Bp perché tenga fede alle sue responsabilità che ha, sia per legge che contrattualmente. Devono fermare la perdita", ha detto il ministro dell'Interno americano Ken Salazar. "È una società da molti miliardi di dollari e il governo degli Stati Uniti non risparmierà sforzi per far sì che ogni risorsa sia messa a frutto". Secondo il ministro "non c'è dubbio" che la valvola che avrebbe dovuto prevenire perdite di petrolio fosse difettosa. Per bloccare la fuoriuscita di greggio si sta pensando di scavare un secondo pozzo che intercetti il flusso del primo, ma ci vorranno tre mesi. Intanto il presidente americano Barack Obama si è recato personalmente a Venice per constatare gli effetti dello sversamento di greggio. E in una breve conferenza stampa ha detto che questo "è il peggior disastro ambientale di sempre".

BP SI GIUSTIFICA - Il presidente di Bp America, Lamar McKay, in un'intervista alla Abc, ha affermato che è tutta colpa di in un "pezzo dell'equipaggiamento difettoso", allontanando quindi le ipotesi di un errore umano. McKay ha detto che nel giro di 6-8 giorni le falle dovrebbero essere coperte da una "cupola" e non ha confemato che la stima di 5 mila barili al giorno di perdite sia corretta. La cupola sulle tre falle impedirà al greggio di disperdersi in acqua e aspirerà il petrolio portandolo in superficie.

Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE - La marea nera rischia di aggravarsi ulteriormente a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Uno schieramento impressionante di uomini e mezzi è stato dispiegato nella zona. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha detto di essere stato informato dai responsabili federali che il grosso della macchia di petrolio non raggiungerà le coste che domenica pomeriggio, ora americana. "La macchia di petrolio minaccia non solo le paludi e la pesca, ma anche il nostro stesso modo di vita", ha affermato il governatore. Diverse operazioni sono in corso simultaneamente per cercare di difendere le coste del Golfo del Messico, tanto da parte dei militari e della Guardia costiera che da parte della Bp. Diverse squadre continuano a spargere da navi e aerei prodotti chimici biodegradanti, mentre si prosegue nell’operazione di installazione di oltre 84 chilometri di barriere galleggianti. Nel frattempo sono stati pompati più di 3,8 milioni di litri di petrolio mischiato ad acqua. Quattro robot sottomarini stanno cercando di chiudere la valvola di sicurezza difettosa del pozzo. Obama ha nominato l’ammiraglio Thad Allen, che ha già operato sul campo dopo l'uragano Katrina, alla guida dell'emergenza. L'Institute for Marine Mammal Studies di Gulfport (Mississippi) si sta preparando per soccorrere gli animali colpiti dalla marea nera.

Redazione online

02 maggio 2010

 

 

 

"La Bp è responsabile di quanto successo, sarà lei a pagare"

Obama: "Un disastro senza precedenti"

Il presidente americano a Venice per constatare di persona i danni dovuti dallo sversamento di petrolio

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, anche il governo Usa conferma: "Tre mesi per tappare falle" (2 maggio 2010)

"La Bp è responsabile di quanto successo, sarà lei a pagare"

Obama: "Un disastro senza precedenti"

Il presidente americano a Venice per constatare di persona i danni dovuti dallo sversamento di petrolio

VENICE (Louisiana) - La perdita di greggio nel Golfo del Messico è "potenzialmente un disastro ambientale senza precedenti". Lo ha detto Barack Obama al termine della sua visita a Venice, in Louisiana, la principale città del delta del Mississipi, dove vengono coordinati gli sforzi per far fronte alla marea nera che si avvicina alle coste. Il capo della Casa Bianca, dopo un briefing della Guardia costiera, ha fatto sapere che la marea nera si trova ora a circa 15 chilometri dalle coste a sud-est della Louisiana.

Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio

"BP PAGHERA' IL CONTO" - Quanto al costo economico che si aggiungerà a quello ambientale, Obama ha precisato che sarà la British Petroleum, la compagnia petrolifera titolare della piattaforma da cui è fuoriuscito il greggio, a pagare il prezzo del disastro ambientale nel Golfo del Messico, ovvero tutte le necessarie opere di bonifica. "La Bp è responsabile di questa perdita - ha detto il presidente senza girarci attorno - e la Bp pagherà il conto". La stessa compagnia, in ogni caso, già nei giorni scorsi si era detta disponibile a farsi carico degli oneri economici relativi alla pulizia del vasto tratto di oceano contaminato. Per le zone colpite dalla catastrofe ambientale, ha poi aggiunto Obama, saranno previsti adeguati risarcimenti. E uanto al ruolo dell'amministrazione statunitense, il presidente americano - che non è poi rimasto a rispondere alle domande dei giornalisti - ha detto che "eravamo pronti all'emergenza sin dall'inizio" e "abbiamo risposto appena possibile".

Redazione online

02 maggio 2010

 

 

 

 

a venice, cuore del disastro ecologico

"Venezia", Mississippi

Anche l'aria sa di petrolio

Cinquemila delfini intrappolati, il dramma di anatre, fenicotteri, pellicani che abitano il delta

a venice, cuore del disastro ecologico

"Venezia", Mississippi

Anche l'aria sa di petrolio

Cinquemila delfini intrappolati, il dramma di anatre, fenicotteri, pellicani che abitano il delta

Pellicani sul delta del Mississippi (Ap)

Pellicani sul delta del Mississippi (Ap)

VENICE (Louisiana) - In cielo gli aerei che seminano solventi chimici e gli elicotteri che seguono il percorso dell’isola di petrolio. In mare le barche e i "trawler" che, anziché stendere le loro reti, aiutano la guardia costiera a calare in acqua barriere di gomma nel tentativo di arginare la marea nera. A terra cresce lo sgomento, la rabbia impotente dei pescatori: il mare ha ancora il suo solito colore verdastro, ma nell’aria già si diffonde l’odore acre del greggio. E nelle acque del Golfo sono intrappolati cinquemila delfini. "Ieri sera ho fatto l’errore di andare a vedere su Internet quello che è accaduto nel 1989 in Alaska. Spaventoso, non ho chiuso occhio per tutta la notte" dice Dean Blanchard, un commerciante di Grand Isle. "Il mio business—vendere il nostro pesce, i crostacei prodotti qui, ai ristoranti e alle catene di distribuzione alimentare — sta per essere spazzato via. Forse per vent’anni". La vita nella Venezia del delta del Mississippi — il luogo scelto dall’isola galleggiante di olio e bitume per unirsi alla terraferma — non è mai stata facile. Il groviglio di canali che tagliano paludi, acquitrini e la terra fangosa portata dal fiume, è un ecosistema straordinariamente vitale —colonie di cormorani, anatre, fenicotteri, pellicani e cento altre varietà di uccelli — mentre la confluenza di acque dolci e salate produce una ricchezza di fauna marina che fa la gioia di chi pesca per sport e anche di chi così si guadagna da vivere.

Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato Louisiana, l'ecosistema condannato

Ma questa lingua di terra protesa nel mare è anche l’avamposto più esposto agli uragani che si formano nel Golfo del Messico. Katrina, quello devastante di cinque anni fa, in questa zona ha raso al suolo tutto salvo il ponte della strada che arriva da New Orleans e finisce proprio qui, in quella che i 500 abitanti di Venice hanno ribattezzato "the end of the world". In realtà questa è solo la fine di un mondo: quello della terra e della maestà di un fiume che più a Nord terrorizza tutti con le sue piene, le inondazioni, mentre qui è una presenza placida. Ed è l’inizio del regno del mare che circonda tutto e che, quando arriva la tempesta, può aggredire la costa con onde alte alcuni metri. Ma il mare è anche la ricchezza di questa Venezia le cui gondole sono centinaia di barche da pesca di ogni tipo — quelle d’altura che vanno a caccia di Marlin, quelle per la pesca dei tonni, i barchini per le trote, i battelli che vanno a raccogliere le ostriche, i "trawler" che nel Golfo del Messico pescano i due terzi dei gamberi che finiscono sulle tavole degli americani.

Molti temevano che le attività di estrazione del greggio dal fondo marino avrebbero desertificato il Golfo, mettendo in fuga la sua fauna. Invece i pesci si sono moltiplicati. In una zona dal fondale fangoso, dice la gente del luogo, le strutture sommerse delle piattaforme hanno funzionato da barriera corallina. Anche per questo, dopo le distruzioni, la vita era tornata tanto rapidamente a Venice e nelle altre località della costa: nuovi alberghi, case sospese su palafitte sempre più alte e barche, tante barche; a Venice ci sono più cabinati che case, più barche che auto. La flotta peschereccia e i motoscafi della pesca sportiva che ha qui la sua mecca. Attirando anche campioni come Susan Gros, la manager di un grosso gruppo finanziario che anni fa ha mollato tutto e si è trasferita qui, dove è divenuta una specie di guru degli ami e delle esche: "È un disastro senza precedenti " commenta. "Questa non è la costa rocciosa dell’Alaska: quando il petrolio penetra negli acquitrini, nelle paludi, nel terreno già eroso dagli uragani, come si fa a pulire? E siamo alla vigilia della stagione delle ostriche, dei gamberi, della nidificazione dei pellicani!". Aprile, in effetti, è da sempre il momento magico delle feste propiziatorie, delle benedizioni del mare, proprio perché mancano poche settimane all’inizio della stagione della pesca. Quest’anno, ovviamente, nessuno festeggia: chi pesca per sport ha deciso di restare a casa, mentre duecento di quelli che in mare ci vanno per vivere si riuniscono nella parrocchia di St Bernard a Chalmette, qualche miglio più a Nord, cercando di capire se possono fare qualcosa di utile per evitare o contenere il disastro. Qualcuno contesta alla Bp di aver chiesto solo giovedì il loro aiuto per costruire le barriere galleggianti. "Siamo gli unici che conoscono questo mare palmo per palmo" protestano in coro, ma senza vera rabbia. Non grida nemmeno James Gerakines: dopo l’uragano aveva investito tutto su una nuova barca. L’ha chiamata "The Last Chance". Ma la sua ultima occasione resterà all’ancora chissà per quanto. Qualcuno spera ancora nel miracolo: un cambio di direzione del vento, la macchia che, più sottile del previsto, si dissolve per l’azione dei solventi chimici gettati a tonnellate da C130 della Coast Guard. Ma i più stanno già preparando la causa collettiva contro la compagnia petrolifera.

Barriere a protezione della spiaggia (Afp)

Barriere a protezione della spiaggia (Afp)

Più arrabbiati dei pescatori sono gli ambientalisti. L’esplosione della piattaforma "Deepwater Horizon" della Bp è la loro vendetta nei confronti del "traditore" Barack Obama, il presidente della campagna elettorale "verde", accusato di essersi convertito alla filosofia del "drill, baby drill" di Sarah Palin. Un messaggio brutalmente recapitato alla Casa Bianca che ha già bloccato a tempo indeterminato il via libera a nuove aree di prospezione petrolifera lungo le coste americane che era stato appena concesso dal presidente. Che ha spedito in Louisiana mezzo governo—dal ministro dell’Homeland Security, Janet Napolitano a quello dell’Interno, Ken Salazar — nel tentativo di evitare che anche stavolta, come cinque anni fa, nell’America di Bush, l’Amministrazione brilli per la lentezza e la scarsa efficacia del suo intervento. Resasi conto in ritardo della gravità della fuoriuscita di greggio dalle sue tubature spezzate in fondo al mare, la compagnia petrolifera anglo- americana adesso sperimenta febbrilmente nuove tecnologie idrauliche e chimiche per cercare di bloccare la perdita, per frammentare e dissolvere il greggio. Ma né i mini-sommergibili che lavorano a 1.500 metri di profondità né il nuovo intervento chimico sono serviti a bloccare la falla. La Bp adesso chiede aiuto anche al governo federale e ai suoi stessi concorrenti. Ma né la US Navy, né le altre "sorelle", dalla Exxon alla Chevron, sono riuscite finora a offrirle la soluzione miracolosa. "Vent’anni fa", analizza con sarcasmo in tv il celebre politologo James Carville, "il disastro della Exxon Valdez costò a quella compagnia petrolifera un miliardo e mezzo di dollari. Se non blocca subito la fuoriuscita di greggio, la Bp può anche cambiare il suo nome in Lp, Louisiana Petroleum, tanto le costeranno gli indennizzi".

Massimo Gaggi

01 maggio 2010

 

 

 

BP: "Paghiamo noi". PRONTI A ENTRARE IN AZIONE DUE AEREI CHE LANCIANO SOSTANZE CHIMICHE

Louisiana, l'onda nera tocca le coste

Obama sul posto domenica mattina

Stop al piano energetico della Casa Bianca: "Petrolio importante, ma la sicurezza è al primo posto".

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, deciso lo stato di emergenza. Il Pentagono invia uomini e mezzi (29 aprile 2010)

*

Una marea nera di petrolio si allarga nel Golfo del Messico (25 aprile 2010)

*

Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa (23 aprile 2010)

*

Esplosione a bordo di una piattaforma petrolifera: 11 dispersi (21 aprile 2010)

BP: "Paghiamo noi". PRONTI A ENTRARE IN AZIONE DUE AEREI CHE LANCIANO SOSTANZE CHIMICHE

Louisiana, l'onda nera tocca le coste

Obama sul posto domenica mattina

Stop al piano energetico della Casa Bianca: "Petrolio importante, ma la sicurezza è al primo posto".

MILANO - Quello che si temeva è avvenuto: la marea nera, fuoriuscita dalla piattaforma della Bp Deepwater Horizon, sprofondata nel Golfo del Messico il 22 aprile, ha raggiunto le coste della Louisiana e negli Stati Uniti è stato decretato lo stato di "catastrofe nazionale". I tentacoli dell'enorme macchia di greggio sono stati visti al tramonto di giovedì sulle coste del delta del Mississippi, in Louisiana, e nelle attuali condizioni di venti e correnti, la marea nera arriverà sabato sera in prossimità delle isole del Mississippi e dell'Alabama. Intanto anche la Florida ha dichiarato lo stato d'emergenza (mappa: gli Stati minacciati). La Casa Bianca fa inoltre sapere che "il presidente Obama si recherà" sulle coste del disastro "domenica mattina per rendersi conto della fuga di petrolio e della reazione delle autorità"

DISASTRO AMBIENTALE - La perdita si è rivelata cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto (circa 5 mila barili di petrolio si riversano in acqua ogni giorno, pari a 800 mila litri), con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989 in Alaska. A pagare il prezzo di questo drammatico incidente ci sono anche circa 5 mila delfini che rischiamo di trovarsi in trappola nelle acque del Golfo del Messico tra Louisiana, Mississippi e il pozzo offshore da cui fuoriesce la marea nera di petrolio. Lo ha detto Moby Solangi del Marine Mammal Studies in Gulfport in Mississippi. Il Centro di Gulpoport si sta preparando ad accogliere animali investiti dalla marea nera.

Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio Marea nera, le specie più a rischio

STOP TRIVELLAZIONI - La catastrofe ha avuto un effetto immediato anche sulla politica energetica dell'amministrazione Obama. La Casa Bianca ha annunciato lo stop alle trivellazioni petrolifere in nuove aree finché non sarà verificata la causa che ha determinato la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico. Il consigliere David Axelrod ha annunciato il cambio di rotta alla Abc: "Non è stata autorizzata né sarà autorizzata nessuna nuova trivellazione finché non scopriamo quel che è successo e se è successo qualcosa di unico e di prevenibile". Axelrod è stato categorico: "Nessuna trivellazione in nuove aree andrà avanti finché non sarà stata fatta una revisione adeguata di quel che è successo alla Deepwater Horizon e quel che è proposto altrove". Osteggiato dagli ambientalisti, Obama ha annunciato alcune settimane fa un nuovo piano di trivellazioni al largo delle coste atlantiche e del Golfo del Messico per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio straniero. Giovedì sera la Casa Bianca aveva difeso il piano del presidente: "Propone un processo ponderato e scientificamente fondato per determinare quali nuove aree siano adatte all'esplorazione e allo sviluppo e per valutare potenziali rischi e benefici". Poi la brusca frenata.

OBAMA: SICUREZZA - Il presidente Barack Obama è sceso in campo annunciando la mobilitazione "di tutte le risorse possibili", anche l’esercito, per contenere il disastro ecologico che, non va dimenticato, ha anche causato la morte di undici persone. È stato anche aperto un sito internet ufficiale, Deepwaterhorizonresponse.com, che dà conto passo passo della situazione. Obama ha ordinato un'inchiesta sull'incidente e ha chiesto di avere i risultati entro 30 giorni. L'industria del petrolio è importante per la sicurezza energetica degli Usa, ha spiegato, ma le trivellazioni off-shore vanno fatte "in modo responsabile". "Continuo ritenere che le trivellazioni petrolifere siano importanti per la sicurezza energetica degli Stati Uniti - ha detto ai giornalisti -, ma devono esser fatte responsabilmente". La Casa Bianca ha mandato ispettori sulle piattaforme petrolifere per verificare le condizioni di sicurezza.

La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana

PRONTE SOSTANZE CHIMICHE - Sul fronte degli interventi immediati, due aerei dell'esercito sono stati inviati in Mississippi e stanno aspettando ordini per iniziare a versare sostanze chimiche sopra la chiazza di petrolio. I due C-130, modificati appositamente per questo tipo di operazioni, sono decollati giovedì dalla Youngstown Air Reserve Station in Ohio. Il portavoce dell'Aeronautica, il maggiore David Faggard, ha fatto sapere che i velivoli sono pronti ad entrare in azione appena sarà necessario. Anche la Marina ha inviato tutto l’equipaggiamento necessario alla bonifica delle acque inquinate. I venti rischiano di spingere all’interno delle paludi la macchia nera ed è prevista una tempesta che potrebbe peggiorare la situazione.

INVIATI MINISTRI - I massimi dirigenti dell'amministrazione stanno raggiungendo la zona colpita dalla marea nera per coordinare tutti gli interventi che stanno cercando di limitare i rischi di una catastrofe ecologica. Janet Napolitano, ministro per la Sicurezza interna, Ken Salazar, ministro dell'Interno e Lisa Jackson, responsabile della Enviromental Protection Agency, l'agenzia per la protezione ambientale, stanno volando per un'ispezione aerea sulla parte del Golfo del Messico coperta dall'enorme quantità di petrolio che minaccia le coste meridionali del Paese. I tre incontreranno alti dirigenti della Bp e discuteranno delle cause dell'esplosione della base petrolifera del 20 aprile che ha provocato il disastro. Quindi avranno una riunione con il governatore della Louisiana Bobby Jindal.

BP: PAGHIAMO NOI - La British Petroleum, società che ha in uso la piattaforma Deepwater Horizon di proprietà della svizzera Transocean, ha fatto sapere che pagherà il conto delle operazioni di contenimento della chiazza e pulitura, come espressamente chiesto giovedì dalla Casa Bianca. L'amministratore delegato Tony Hayward ha detto che la Bp risarcirà tutti coloro che verranno danneggiati dall'incidente petrolifero: "Ci assumiamo la piena responsabilità per la fuga di petrolio, lo ripuliremo e ovunque le persone chiedano il rimborso legittimo di danni, noi li compenseremo. Saremo molto decisi in questo". Il costo per l'industria della pesca in Lousiana potrebbe arrivare a 2,5 miliardi di dollari, mentre l'impatto sul turismo della Paradise coast della Florida si aggirerebbe attorno ai 3 miliardi, stima Neil McMahon, analista della compagnia Bernstein. "Il conto è nostro - ha aggiunto il portavoce della Bp, Nigel Chapman -. Tutte le risorse dell'azienda sono concentrate su questo evento perché venga gestito rapidamente, in particolare per difendere la costa al meglio possibile. Il fine principale, al momento, è proteggere l'ambiente". Negli ultimi anni la Bp è stata coinvolta in diversi incidenti e controversie e ha dovuto pagare spese ingenti di risarcimento, nonché multe (solo l'anno scorso 2 milioni di dollari per equipaggiamento non a norma in campi petroliferi lungo il North Slope, in Alaska). Ma secondo gli esperti questa volta il conto potrebbe essere assai più salato: oltre alle spese di pulizia, che già ora ammontano a 6 milioni al giorno, Bp potrebbe dover affrontare multe e costi per garantire una maggior sicurezza delle piattaforme. Poi ci saranno i costi legali: sono già scattate due azioni per l'esplosione della Horizon e per i danni all'industria della pesca dei gamberi.

DISASTRO AMBIENTALE - La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina (l'elenco completo delle specie a rischio - pdf, in inglese). A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, giovedì l'aria è diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.

Redazione online

30 aprile 2010(ultima modifica: 01 maggio 2010)

 

 

 

 

2010-04-30

A New Orleans l'aria pesante per i vapori acri del greggio

Louisiana, l'onda nera tocca le coste

E Obama chiama l'esercito

I tentacoli dell'enorme macchia di greggio avvistati sulle coste del delta del Mississippi

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Marea nera, deciso lo stato di emergenza. Il Pentagono invia uomini e mezzi (29 aprile 2010)

*

Una marea nera di petrolio si allarga nel Golfo del Messico (25 aprile 2010)

*

Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa (23 aprile 2010)

*

Esplosione a bordo di una piattaforma petrolifera: 11 dispersi (21 aprile 2010)

A New Orleans l'aria pesante per i vapori acri del greggio

Louisiana, l'onda nera tocca le coste

E Obama chiama l'esercito

I tentacoli dell'enorme macchia di greggio avvistati sulle coste del delta del Mississippi

MILANO - Quello che si temeva è avvenuto: le prime smagliature della marea nera, fuoriuscita dalla piattaforma della Bp Deepwater Horizon, sprofondata nel Golfo del Messico il 22 aprile, hanno raggiunto le coste della Louisiana e negli Stati uniti è stato decretato lo stato di "catastrofe nazionale". I tentacoli dell'enorme macchia di greggio sono stati avvistati al tramonto di giovedì sulle coste del Delta del Mississippi, in Louisiana. La perdita si è rivelata cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto (circa 5.000 barili di petrolio si riversano in acqua ogni giorno), con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989 in Alaska. Il presidente Barack Obama è sceso in campo annunciando la mobilitazione "di tutte le risorse possibili", anche l’esercito, per contenere il disastro ecologico.

OBAMA IN CAMPO - L'incidente è diventato un caso di emergenza nazionale negli Usa, con la Casa Bianca in campo e il Pentagono chiamato all'intervento diretto per cercare di fermare la marea nera. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato le ultime due notti a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.

"Sta accadendo una cosa gravissima", ha dichiarato David Kennedy della National Oceanic and Atmospheric Administration. "Sono spaventato. Si tratta di un affare enorme. E gli sforzi che verranno richiesti per far fronte alla situazione saranno immensi". Secondo l’Istituto "i venti che si sono levati non fanno che aumentare la velocità con la quale la macchia si sta dirigendo verso la costa".

La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico La marea nera nel golfo del Messico

LO SPETTRO DEL DISASTRO AMBIENTALE - La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, giovedì l'aria è diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.

PROBLEMA POLITICO - Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson raggiungeranno in giornata il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la Casa Bianca, commenta il Washington Post, la marea nera presenta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore. Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate. La Casa Bianca ha però difeso il piano del presidente Obama di aprire a nuove trivellazioni petrolifere le coste dell'Atlantico e del Golfo del Messico: "Propone un processo ponderato e scientificamente fondato per determinare quali nuove aree siano adatte all'esplorazione e allo sviluppo e per valutare potenziali rischi e benefici", ha indicato la White House in un comunicato. Nel comunicato si precisa anche che la Casa Bianca lavorerà a questo piano in stretto contatto con il Congresso e con i governatori. Obama ha promesso anche ogni risorsa disponibile ai governatori interessati dall'avanzare della mare nera. Bobby Jindal, della Louisiana, ha chiesto fondi per mobilitare seimila uomini della Guardia Nazionale. Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso giovedì l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.

Redazione online

30 aprile 2010

 

 

 

PREVISTO L'ARRIVO SULle coste della louisiana TRA GIOVEDì E VENERDì

Marea nera, deciso lo stato di emergenza

Il Pentagono invia uomini e mezzi

Scoperta una terza falla, in mare cinquemila barili di petrolio al giorno. Casa Bianca: "La Bp deve pagare"

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Una marea nera di petrolio si allarga nel Golfo del Messico (25 aprile 2010)

*

Affonda in mare la piattaforma petrolifera esplosa (23 aprile 2010)

*

Esplosione a bordo di una piattaforma petrolifera: 11 dispersi (21 aprile 2010)

PREVISTO L'ARRIVO SULle coste della louisiana TRA GIOVEDì E VENERDì

Marea nera, deciso lo stato di emergenza

Il Pentagono invia uomini e mezzi

Scoperta una terza falla, in mare cinquemila barili di petrolio al giorno. Casa Bianca: "La Bp deve pagare"

NEW ORLEANS - All'inizio sembrava soltanto un grave incidente ambientale. Ma in meno di una settimana si profila l'incubo di una catastrofe ecologica. Ogni giorno porta notizie sempre meno positive sulla fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma della Bp Deepwater Horizon sprofondata nel Golfo del Messico il 22 aprile. Così da giovedì l'incidente è diventato un caso di emergenza nazionale negli Usa, con la Casa Bianca in campo e il Pentagono chiamato all'intervento diretto per cercare di fermare la marea nera che nella giornata di venerdì, secondo le previsioni, arriva a toccare la costa, a sud di New Orleans. E le notizie, giorno dopo giorno, delineano uno scenario sempre peggiore. Il flusso, si è saputo, è cinque volte più grande di quanto stimato inizialmente (foto da satellite - video). Secondo la Guardia costiera americana si stanno riversando in mare più di 5mila barili di greggio al giorno. Ed è stata anche scoperta una nuova falla. Michael Abdenhoff, portavoce della British Petroleum, ha confermato l’esistenza di una terza frattura a 1.550 metri sotto il mare, ma ritiene che questa non abbia provocato un incremento della fuoriuscita di petrolio: "Abbiamo trovato una nuova falla, che si aggiunge alle due già esistenti. Ma noi pensiamo che il volume di petrolio che fuoriesce in mare resti invariato". Anche se fosse, le previsioni peggiori indicano che prima di tre mesi non sarà possibile chiudere del tutto le falle. Se fosse vero, cosa resterebbe dell'ambiente marino e delle coste del golfo del Messico?

"GRAVITÀ NAZIONALE" - La marea nera arriva giovedì sera sulle Isole Chandeleur, 24 ore prima di quanto finora previsto: uno dei tentacoli della macchia di petrolio si trova a pochissimi chilometri dall'oasi protetta Pass-A-Loutre Wildlife Management Area, alla foce del Mississippi. L'Epa, Envirnomental protection agency, mette a punto le contromisure, mentre la Guardia costiera ha spiegato che il test dell'incendio controllato è stato "un successo" ma che giovedì non è stato possibile ripeterlo a causa dei venti. "Continueremo a bruciare la marea di petrolio non appena le condizioni lo permetteranno", ha detto il contrammiraglio Brice O'Hare. Dal canto suo il presidente Obama, informato della gravità della situazione, ha messo a disposizione per le operazioni di contenimento ogni risorsa, comprese le forze armate del Pentagono cui ha chiesto attrezzatura e uomini. "È un fatto di gravità nazionale per gli Stati Uniti" ha detto il ministro per la sicurezza interna Janet Napolitano, che venerdì sarà in Louisiana con la responsabile della protezione ambientale Lisa Jackson. Durante il briefing alla Casa Bianca un alto funzionario ha detto che ci potranno volere tre mesi per fermare la perdita di petrolio. Washington ha stanziato dei fondi federali ma ha anche detto chiaramente che i costi degli interventi ricadranno sulla compagnia inglese Bp, ritenuta "parte responsabile" e da cui gli Usa si aspettano la "reazione più forte possibile" al disastro, che sta attualmente impegnando più di mille persone. La British Petroleum ha accusato il colpo: "Accettiamo qualsiasi tipo di aiuto" ha detto il direttore Doug Suttles. Ma sulle cause del disastro Bp e Transocean (la società svizzera proprietaria della piattaforma) si accusano reciprocamente. Gli Usa hanno ordinato ispezioni su tutte le piattaforme nel golfo del Messico e il ministro dell'Interno Ken Salazar ha incontrato i vertici delle società petrolifere che operano off-shore.

La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana La marea nera arriva in Louisiana

APPELLO PER GLI AIUTI - Il governatore della Louisiana Bobby Jindal ha decretato lo stato di emergenza e ha lanciato un appello affinché siano inviati aiuti d’emergenza per scongiurare una catastrofe ambientale: "La nostra priorità assoluta è quella di proteggere i nostri cittadini e l’ambiente. Gli aiuti supplementari sono fondamentali per attenuare l’impatto della marea nera sulle nostre coste". E arrivano le prime cause: gli allevatori di gamberi della Louisiana, che nel delta del Mississippi hanno la loro ragione di vita, hanno denunciato Bp per "negligenza e inquinamento". Nell'azione legale collettiva per cinque milioni di dollari sono citati anche Transocean e Halliburton, il gigante dell'energia che aveva effettuato riparazioni a bordo, forse all'origine dell'esplosione che l'ha fatta affondare.

50 ANNI PER RIPRENDERSI - E mentre la macchia nera continua a ingrandirsi (ha una superficie di 74mila km quadrati e una circonferenza di 970 km), gli esperti cominciano a valutare i danni all'ecosistema. "Questo rischia di essere il più grande disastro naturale della storia - spiega Silvio Greco, dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) -: fra gli effetti sulle coste e quelli sui fondali l'ecosistema impiegherà almeno 50 anni per riprendersi dalla catastrofe". Le zone del delta del Mississippi sono già presidiate in attesa dell'arrivo dell'onda, previsto per venerdì sera. Disposti 30 chilometri di barriere lungo la costa, con altri 150 pronti ad essere posizionati; previsto inoltre l'uso dei cannoni per spaventare gli uccelli e farli volar via e l'impiego dei battelli dei pescatori per versare detergenti dove ci sono le secche. Misure che rischiano però di rivelarsi dei palliativi, data l'enorme quantità di petrolio riversato in mare: "Non ci sono le capacità per evitare che la marea raggiunga le coste a questo punto - spiega Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente -. Una volta che le coste sono contaminate si può intervenire con i volontari ogni volta che si vede un animale in difficoltà, mentre i metodi di dissuasione possono forse funzionare per gli uccelli, ma non per i grandi pesci pelagici". Il danno per l'ecosistema sarà incalcolabile, affermano gli esperti, e si farà sentire a tutti i livelli: "Ci saranno danni sia per gli organismi più piccoli, come il fitoplancton di cui si nutrono diversi organismi marini, sia per i pesci e i mammiferi - conferma Greco -, molte delle sostanze tossiche inoltre si accumulano man mano che si sale nella catena alimentare fino ad arrivare agli animali più grandi, per non parlare di quelle che si depositano sul fondo".

TONNO ATLANTICO A RISCHIO - Il disastro non poteva capitare in un momento peggiore, visto che questo è il periodo in cui la maggior parte degli animali si ferma nella zona per riprodursi. Secondo i biologi americani, la specie a rischio più immediato è quella del tonno atlantico: già in via di estinzione, questo pesce deposita le uova nel golfo del Messico proprio tra metà aprile e metà giugno. In pericolo anche le tartarughe marine: cinque delle sette specie conosciute scelgono proprio il delta del Mississipi per le loro rotte migratorie. Nel golfo c'è anche una delle nursery preferite dagli squali, nelle Chandeleur Islands, minacciate molto da vicino dalla marea. I cetacei sono a rischio sia per gli effetti diretti del petrolio inalato o ingerito sia perché sarà contaminato anche il loro cibo principale, il krill. Infine una grande quantità di uccelli, dai pellicani che depongono le uova in questo periodo ad altre specie di migratori (96 solo di passeri), scelgono proprio le aree umide del golfo come sosta nelle loro rotte. "L'unico modo per ripulire le coste è meccanicamente - conclude Greco -, ma dubito che ci siano sufficienti forze per un'area così vasta. Per una contaminazione analoga ma molto più piccola nella Locride l'anno scorso abbiamo dovuto usare 500 volontari per una settimana".

POLITICA ENERGETICA - Oltre che sull'ambiente, la marea nera è destinata ad avere effetti diretti sulla politica energetica dell'amministrazione Obama, almeno per quanto riguarda le trivellazioni. A marzo, tra le polemiche degli ambientalisti, il presidente ha dato la sua autorizzazione a nuove piattaforme off-shore nell'Atlantico, davanti alle coste del Delaware, di New York, della Florida. Il piano ha l'obiettivo di ridurre la dipendenza energetica degli Usa dal petrolio estero, in particolare dai Paesi con cui gli Usa non hanno buoni rapporti. Per questo era stato accolto con favore oltre che dall'industria del settore anche dall'opposizione repubblicana. In attesa che i pannelli solari, le turbine eoliche o le centrali nucleari comincino a produrre tutta l'energia di cui l'America necessita, gli Usa continuano ad aver bisogno di petrolio. Obama ha pensato di andare a prenderlo sotto il mare, non solo davanti alle coste della California o del golfo del Messico ma anche davanti alle coste Atlantiche. E ora la Casa Bianca difende il piano: "Propone un processo ponderato e scientificamente fondato per determinare quali nuove aree siano adatte all'esplorazione e allo sviluppo e per valutare potenziali rischi e benefici" ha indicato in un comunicato, sottolineando che si lavorerà a stretto contatto con il Congresso e i governatori.

Redazione online

29 aprile 2010

 

 

 

 

 

Allarme al largo della Lousiana. Obama: "Priorità numero uno del governo"

Affonda in mare la piattaforma

petrolifera esplosa due giorni fa

La struttura conteneva 2,6 milioni di litri di petrolio. La guardia costiera: "Al momento nessuna fuoriuscita"

Allarme al largo della Lousiana. Obama: "Priorità numero uno del governo"

Affonda in mare la piattaforma

petrolifera esplosa due giorni fa

La struttura conteneva 2,6 milioni di litri di petrolio. La guardia costiera: "Al momento nessuna fuoriuscita"

MILANO - E’ colata a picco la piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico gravemente danneggiata tre giorni fa da un’esplosione che ha provocato diciassette feriti, quattro dei quali gravi, e undici dispersi. Lo ha annunciato la Guardia costiera. L'affondamento della "Deepwater Horizon" al largo della Louisiana, dopo l'esplosione e l'incendio sviluppatosi a bordo tre giorni fa, potrebbe causare una catastrofe naturale nel Golfo del Messico. È l'allarme lanciato da alcuni ambientalisti nel sottolineare che la piattaforma è colata a picco con circa 700 mila galloni (2,6 milioni di litri) di greggio. Undici operai continuano a risultare dispersi nell'incidente accaduto martedì notte. David Rainey, responsabile delle esplorazioni petrolifere nel Golfo del Messico, non lascia molto spazio all'ottimismo: "Senza dubbio - ha detto - esiste la possibilità di un grande sversamento di greggio". La piattaforma si trovava a 70 chilometri dalle coste dello stato americano della Louisiana. "Stiamo ancora portando avanti l’inchiesta" per fare luce sulle ragioni per cui la piattaforma è collassata, ha spiegato Ashley Butler, portavoce della Guardia costiera.

Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico

LA GUARDIA COSTIERA: "AL MOMENTO NON CI SONO RISCHI" - Anche se occorrerà del tempo per valutare i reali danni ambientali causati dall'incidente, la Guardia Costiera della Louisiana ha un atteggiamento molto più cauto: "Al momento non ci sono perdite" ha detto una portavoce, aggiungendo anche che nel caso in cui si verificassero "siamo pronti per affrontare l'emergenza". Queste affermazioni sembrano però essere smentite dalle foto aeree scattate nella zona, che mostrano invece ampie chiazze di greggio in mare. L'allarme quindi resta e la zona continua ad essere monitorata 24 ore al giorno. Il controammiraglio di Guardia Costiera Mary Landry, che sovrintende alle operazioni, in un'intervista concessa alla ABC ha comunque escluso che possa esserci un'emergenza ambientale di proporzioni importanti. I rischi derivanti da una possibile marea nera sono considerati bassi, e i tecnici ritengono che la maggior parte del petrolio sia bruciato nell'incendio seguito all'esplosione. L'unica vera preoccupazione delle autorità riguarda le condizioni atmosferiche previste per il fine settimana. Il mare nel Golfo del Messico dovrebbe ingrossare, il che renderebbe molto più difficili le operazioni di recupero della "striscià oleaosa". C'è quindi ancora il rischio che il petrolio arrivi alla costa.

PREOCCUPAZIONE DI OBAMA - Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si era incontrato giovedì con i responsabili dei soccorsi e della Protezione Civile americana per fare il punto della situazione, e aveva definito l'emergenza al largo di New Orleans "la priorità numero 1" del governo americano.

 

23 aprile 2010(ultima modifica: 24 aprile 2010)

 

 

 

 

 

Allarme al largo delle coste della Lousiana

Esplosione a bordo di una piattaforma petrolifera: 11 dispersi e 17 feriti

Erano 126 le persone presenti al momento dello scoppio. Scatta l'allarme ambientale nella zona

Allarme al largo delle coste della Lousiana

Esplosione a bordo di una piattaforma petrolifera: 11 dispersi e 17 feriti

Erano 126 le persone presenti al momento dello scoppio. Scatta l'allarme ambientale nella zona

HOUSTON - Proseguono le ricerche dei dispersi nel Golfo del Messico, dove una piattaforma petrolifera è esplosa martedì notte al largo delle coste della Louisiana: 11 sono le persone disperse, diciassette i feriti di cui quattro gravi. Al momento dell’esplosione erano presenti 126 impiegati della piattaforma. Enormi colonne di fuoco si innalzano ancora dalla piattaforma Deepwater Horizon, alta 122 metri, attorno alla quale continuano a circolare elicotteri e navi alla ricerca dei dispersi. L’esplosione si è prodotta verso le 22 di martedì sera ora locale su una piattaforma larga come due campi di calcio della società Transocean. L’incidente potrebbe rivelarsi il più grave degli ultimi 50 anni negli Stati Uniti. A causa delle alte temperature raggiunte con l’incendio la piattaforma si è inclinata e rischia di cadere in acqua, con possibili gravi danni ecologici nella zona. Parte del petrolio è già finito in mare.

Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico Marea di petrolio nel Golfo del Messico

AL LARGO DELLA LOUSIANA - La piattaroma esplosa, che si trova a 84 km a sud-est di Venice, in Louisiana, è della Transocean e lavora per BP. Le cause dell'esplosione non sono ancora note e sarà immediatamente avviata un'inchiesta.

RICERCA DEI DISPERSI E LOTTA ALLE FIAMME - La speranza è che gli undici che mancano all'appello siamo saliti su un battello di emergenza poi trascinato lontano dalla piattaforma dalle correnti. Alle operazioni di ricerca partecipano elicotteri, aerei e navi della guardia costiera. Almeno cinque unità navali stanno combattendo contro le fiamme che avvolgono al piattaforma. Non sono state ancora chiarite le cause della esplosione e del conseguente incendio che hanno devastato la piattaforma. Attorno alla piattaforma ancora in fiamme è stata dichiarata una "zona di sicurezza" per un raggio di cinque miglia nautiche. Le autorità devono valutare anche i danni all'ambiente provocato dall'incidente: quantità di petrolio sono finite in mare e una chiazza ha cominciato a formarsi nei pressi della piattaforma che si è inclinata di alcuni gradi per effetto dell' incendio. "Per adesso la priorità è trovare i dispersi - ha detto una portavoce della operazione di soccorso - dobbiamo inoltre estinguere le fiamme. In seguito sarà possibile indagare sulle cause dell'incidente".

21 aprile 2010(ultima modifica: 22 aprile 2010)

 

2010-04-18

Traffico aereo bloccato per la nube di cenere del vulcano islandese

Italia, da lunedì mattina alle 7 si vola

Notte sulle brandine a Fiumicino e a Malpensa. In tutta Europa soppressi 63 mila voli dal 14 aprile a oggi

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La nube avanza, chiuso lo spazio aereo in tutto il Nord Italia

*

Voli nel caos per il vulcano islandese A terra in Europa un aereo su quattro (15 aprile 2010)

*

Islanda: dopo 187 anni si risveglia un vulcano, evacuate circa 600 persone (21 marzo 2010)

*

Ecco perché la cenere dei vulcani provoca problemi agli aerei

*

Ecco perché la cenere dei vulcani provoca problemi agli aerei

*

La cenere lascia a terra il primo volo Bagdad-Londra dal 1990

*

Voli bloccati, il giallo dei rimborsi

Traffico aereo bloccato per la nube di cenere del vulcano islandese

Italia, da lunedì mattina alle 7 si vola

Notte sulle brandine a Fiumicino e a Malpensa. In tutta Europa soppressi 63 mila voli dal 14 aprile a oggi

MILANO - Lo spazio aereo italiano riaprirà lunedì mattina alle ore sette. Lo ha deciso l'Enac dopo una giornata di bivacchi negli aeroporti con tantissimi voli cancellati e stazioni ferroviarie prese d'assalto. A seguito di questa decisione anche Alitalia annuncia che a partire dalle ore 8 di lunedì tutti i collegamenti nazionali sono previsti regolari. Restano al momento sospesi i collegamenti con le città di Londra, Amsterdam, Parigi e Bruxelles fino alla riapertura dei rispettivi aeroporti. Ai passeggeri con biglietto da o per altre destinazioni dell’Europa centrale o del Nord, Alitalia suggerisce di controllare lo stato del proprio volo prima di recarsi in aeroporto, collegandosi al sito Internet www.alitalia.it o chiamando il numero verde 800.650055.

DISAGI - All'indomani del sabato di passione nel nord dell'Italia, una nuova giornata di disagi si registra in tutti gli scali settentrionali del nostro Paese. Ancora bloccato il traffico aereo a causa della nube di cenere provocata dall’eruzione del vulcano islandese. Fortunatamente però la situazione dei cieli italiani sembra migliorare e l'Enac ha dunque deciso la riapertura dei voli. In base al più recente bollettino "Met Office - Volcanic Ash Advisory Centres", circa lo stato della nube vulcanica islandese, è risultato confermato il miglioramento della situazione sull'area del Nord Italia. Moltissimi viaggiatori stazionano negli aeroporti bloccati ormai da oltre 26 ore. In Europa ventimila i voli sono rimasti a terra nella sola giornata di domenica. In tutto, dal 14 aprile ad oggi sono 63.000 i voli cancellati dall'inizio dell'eruzione in Islanda. Lunedì si svolgerà in videoconferenza la riunione straordinaria dei ministri dei Trasporti dei paesi Ue, richiesta del presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso per far fronte a "una situazione senza precedenti". A Malpensa e a Fiumicino notte sulle brandine per centinaia di passeggeri. Migliaia i viaggiatori colpiti dai disagi. Intanto, la nube provocata dall'eruzione del vulcano islandese potrebbe arrivare domenica sera in Toscana. L'Enav ha effettuato domenica mattina un volo di ricognizione per controllare direttamente lo stato delle aerovie italiane. In apertura della riunione del Comitato operativo, Guido Bertolaso ha ribadito che al momento "non ci sono rischi per la salute" dei cittadini. Il capo della Protezione civile ha aggiunto che l'obiettivo di tutte le istituzioni al tavolo è quello di "non paralizzare il traffico aereo italiano". Per questo, ha spiegato, è stata costituita un'unità di crisi composta da scienziati dell'Ingv per analizzare i modelli provenienti dall'Inghilterra sulla presenza delle ceneri nell'aria.

Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi

NIENTE TRENI PER L'ESTERO FINO A VENERDÌ - Lunghe code si sono formate anche domenica nelle stazioni ferroviarie, in particolare a Roma e Milano. La gran parte delle persone sono stranieri, che cercano di raggiungere in treno destinazioni europee. Ci sono situazioni differenti: chi è rimato bloccato in aeroporto dove aveva una coincidenza, chi aveva programmato il rientro, come per esempio i tantissimi operatori che erano a Milano per il Salone del mobile. Trenitalia però avverte chi non aveva già un biglietto con prenotazione, che non ci sono posti disponibili per l'estero fino al 23 aprile. Le Ferrovie dello Stato sono riuscite comunque ad organizzare per la tarda serata un treno speciale per Parigi per venire incontro alle centinaia di turisti rimasti bloccati in Italia per la nube di cenere del vulcano islandese che ha portato alla chiusura degli aeroporti nel Nord.

LA SITUAZIONE IN ITALIA - A Milano la situazione è particolarmente critica, a causa della concomitanza con il salone internazionale del mobile, in svolgimento alla Fiera di Milano-Rho, che ha portato nel capoluogo lombardo decine di migliaia di visitatori. Gli alberghi sono tutti prenotati e risulta difficile riuscire trovare una stanza. Gli effetti delle ceneri si fanno sentire dunque anche in Italia, gettando il Paese nel caos. I voli domenicali cancellati a Malpensa sono già 538 i voli, 211 quelli soppressi a Linate. I servizi aeroportuali sono stati aperti 24 ore su 24, come i locali pubblici, mentre la scorsa notte nei due scali di Milano sono stati distribuiti generi di prima necessità ai passeggeri che ne hanno fatto richiesta. Nonostante, infatti, il grosso dei viaggiatori abbia lasciato sabato gli aeroporti, diverse centinaia sono rimasti in attesa. A Malpensa c'è dunque un discreto andirivieni di passeggeri, pur in numero molto ridotto rispetto a ieri. Viaggiatori che non si erano informati prima di arrivare in aeroporto, o semplicemente in paziente attesa del transito della nube di cenere dall'Islanda, chiedono notizie alle biglietterie delle compagnie aeree e ai banchi informativi dei terminal. Qualche malumore per alcune centinaia di turisti, arrivati domenica mattina perché i tour operator non li avevano avvisati della cancellazione delle loro vacanze al mare: ripartiranno comunque nei prossimi giorni. Non va meglio a Roma: i voli cancellati a Fiumicino sono 500. Tuttavia lo scalo romano, unico hub del centro sud Europa aperto ai voli, sta reggendo alla difficile situazione e alle ripercussioni legate alla chiusura degli scali del Nord, centro e sud Europa, oltre che del nord Italia. Lo scalo romano sta infatti accogliendo, sin da sabato , anche voli che erano diretti in scali poi interdetti e quindi anche un surplus di passeggeri. Biglietterie e punti di informazione presi d'assalto alla Stazione Termini. Resta chiuso lo scalo Peretola di Firenze. Lo scalo è quasi deserto. Secondo quanto riferito dalla polizia, solo poche decine di viaggiatori stanno facendo la fila alle biglietterie delle compagnie aeree per sostituire i ticket di viaggio su voli programmati per domani qualora la situazione dovesse tornare alla normalità. Voli cancellati nell'aeroporto Karol Wojtyla di Bari. La compagnia Meridiana nel frattempo ha allestito quattro voli per portare riportare in Italia circa 900 turisti rimasti bloccati a Sharm El Sheik. La nube che sta paralizzando l'Europa ha isolato la Sardegna, con decine di voli cancellati in arrivo e in partenza nei tre aeroporti sardi. Disagi soprattutto per i tanti isolani che dovevano fare rientro a casa, ma anche per i numerosi turisti che, soprattutto grazie ai voli low cost, prendono d'assalto la Sardegna nei fine settimana. Domenica mattina la situazione negli aeroporti di Cagliari-Elmas, Alghero-Fertilia e Olbia appare più tranquilla. Le compagnie hanno invitato i passeggeri dei voli cancellati a non recarsi in aeroporto, mentre i numerosi turisti, impossibilitati a ripartire, hanno trascorso la notte negli alberghi, allungando di fatto le proprie vacanze.

Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei

LA SITUAZIONE IN EUROPA - In Europa è ormai emergenza e le notizie che arrivano dall'Islanda non sono confortanti. Le eruzioni rischiano infatti di protrarsi a lungo nel tempo se dopo il vulcano Eyjafjallajokull entrerà in azione - come è già avvenuto in passato - anche il Monte Katla. Ad affermarlo in una intervista alla radio militare è stata la first lady islandese Dorit Moussaeiff, che è di origine israeliana. "Secondo gli esperti è possibile che dopo l'eruzione del primo entri in azione il secondo" ha spiegato. "Se entrasse in attività il Monte Katla, potrebbe anche essere una questione della durata di due anni". I due vulcani, secondo gli scienziati, sono collegati da canali di eruzione. Il blocco del trasporto aereo in gran parte del Vecchio Continente è arrivato al quarto giorno consecutivo e alcune compagnie (Klm, Lufthansa, Air France) hanno deciso di effettuare voli di prova senza passeggeri per verificare se le condizioni atmosferiche possono consentire la ripresa dei collegamenti. Nella mattinata molti Paesi dell'Europa centro-settentrionale hanno annunciato il prolungamento della chiusura del loro spazio aereo fino alle 20 di domenica sera se non direttamente fino a lunedì. Molti altri però, come la Spagna e la Francia hanno deciso la riapertura di alcuni scali. In Gran Bretagna la British Airways ha annunciato che cancellerà tutti voli anche per la giornata di lunedì per la nube di polvere dell'Eyjafjallajokull.

POLEMICHE - Polemiche inevitabili, in una situazione di emergenza di tale portata. Dopo Air Berlin, infatti, anche Lufthansa ha criticato aspramente la decisione di chiudere gli spazi aerei dopo che al termine di dieci voli di prova nel cuore della nube di cenere non hanno riscontrato alcun problema. Il portavoce della compagnia di bandiera, Klaus Walter ha denunciato alla Bild che "il blocco dei voli è stato deciso solo in base alla simulazione dei computer e questo sta causando miliardi di euro di perdite alle compagnie". Sui 10 aerei che hanno volato ieri da Francoforte a Monaco nessuno "ha registrato problemi, neanche il più lieve graffio sul vetro della cabina di pilotaggio, sulla fusoliera o sui motori".

Redazione online

18 aprile 2010

 

 

 

DA ROMA A MILANO E RITORNO

Enac: volo di ricognizione sull'Italia

per vedere a che punto è la nube

Partito da Ciampino il Cessna per controllare lo stato delle aerovie del Paese. Test anche di Klm e Lufthansa

*

NOTIZIE CORRELATE

*

Fiumicino, ancora caos, "ma lo scalo resta aperto" (18 apri'10)

*

C'è la nube: aeroporti chiusi nel Nord Italia fino a lunedì (18 apri'10)

*

Fiumicino, caos e Protezione civile (17 apr'10)

ROMA - L'Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) ha autorizzato l'Enav (Azienda italiana per l'Assistenza al Volo) ad effettuare un volo di ricognizione per controllare direttamente lo stato delle aerovie italiane interessate dalla nube vulcanica proveniente dall'Islanda. Il volo è stato effettuato da un velivolo Cessna Citation 2 del Reparto Radiomisure dell'Enav, con equipaggio di condotta comandato dallo stesso Dirigente Operazioni Volo dell'azienda.

In attesa (Afp)

In attesa (Afp)

LA ROTTA - La rotta della missione disposta dall'Enac ha previsto il decollo dell'aereo Enav da Ciampino nella mattinata di domenica, la prosecuzione del velivolo sulla rotta Bolsena-Ferrara, con stabilizzazione a varie quote ed un avvicinamento all'aeroporto di Venezia Tessera; da qui l'aereo Enav ha effettuato un avvicinamento a Milano Linate, da dove, senza atterrare, ha effettuato il rientro a Ciampino attraversando a varie quote lo spazio aereo italiano lungo la direttrice Pisa-Grosseto. Al termine di questo volo di ricognizione, il Cessna Citation 2 dell'Enav è stato condotto negli hangar di manutenzione di Ciampino per essere minuziosamente ispezionato. I controlli prevedono lo smontamento dei motori verranno per verificare il loro stato di usura e l'eventuale presenza di particelle della nube vulcanica, anche nell'olio del motore. Il Presidente dell'Enac, Vito Riggio, ha inoltre chiesto al Capo del Dipartimento per la Protezione Civile, Guido Bertolaso, di poter disporre prima possibile - attraverso l'Istituto Italiano di Vulcanologia - di appositi sensori in grado di rilevare e misurare la presenza di ceneri vulcaniche in quota, non rilevabili via radar. Ciò al fine di raccogliere al più presto ulteriori dati ed elementi di analisi da poter affiancare a quelli del bollettino europeo ed ai modelli matematici forniti a livello comunitario da Eurocontrol.

Aereo Lufthansa a Monaco (Afp)

Aereo Lufthansa a Monaco (Afp)

LE ALTRE COMPAGNIE AEREE - Ma voli di prova sono stati effettuati anche nel resto d'Europa. Klm e Lufthansa già ieri, sabato 17, hanno testato i loro aerei facendone volare uno sopra la nube di cenere del vulcano islandese di Eyjafjallajokull. E dai primi test sembra essere meno pericoloso di quanto temuto. La compagnia franco-olandese Klm ha infatti reso noto ufficialmente di non aver registrato la benchè minima anomalia o usura particolare al termine dell'ispezione dell'aereo che ieri ha effettuato il primo test volando da Asmterdam a Dusseldorf. "Un Boeing 737 con un equipaggio di 20 persone a bordo ha lasciato l'aeroporto di Schiphol alle 06:30 (locali e italiane) ed è atterrato senza danni a Dusseldorf, in Germania", ha dichiarato un portavoce di Klm, aggiungendo che altri otto voli test saranno effettuati nel corso della giornata.

LUFTHANSA - Il portavoce della Lufthansa, Aage Duenhaupt, ha riferito che la compagnia tedesca ha fatto volare dieci aerei (tra Airbus A340 e Boeing 747-400) da Monaco di Baviera a Francoforte, per lo più su una quota di 3.000 metri (ovvero ben al di sotto dello strato di ceneri vulcaniche) ma con puntate fino a 8.000 metri di quota. "Tutti gli aerei - ha detto Duenhaupt - sono stati ispezionati al loro arrivo a Francoforte e non presentavano danni né ai finestrini della cabina di pilotaggio, né alla fusoliera nè ci sono state conseguenze per i motori".

Redazione online

18 aprile 2010

 

 

 

 

 

LA SCHEDA

10 risposte per affrontare l'emergenza

Una guida per sapere che cosa fare se si rimane coinvolti dai problemi di viaggio provocati dalla "nube"

LA SCHEDA

10 risposte per affrontare l'emergenza

Una guida per sapere che cosa fare se si rimane coinvolti dai problemi di viaggio provocati dalla "nube"

Volo cancellato che cosa fare

La Carta del Passeggero (regolamento 261/04) prevede che anche in caso di cancellazioni causate da "eventi eccezionali" la compagnia aerea deve offrire al passeggero la possibilità di scegliere tra il rimborso del biglietto oppure l’imbarco su un altro volo, il prima possibile o in una data successiva più conveniente per il cliente. Il vettore è tenuto anche a garantire al cliente un’adeguata assistenza a terra. Nel caso di avverse condizioni meteo determinate da circostanze eccezionali non è previsto invece il risarcimento per i disagi subiti dal passeggero

Come chiedere il rimborso?

"Le norme prevedono che il rimborso sia immediato e in contanti", dice Paolo Martinello di Altroconsumo. È possibile presentare richiesta alla compagnia anche attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno. Attenzione: il biglietto va conservato con cura. "Qualora la compagnia non provvedesse al rimborso, si può inoltrare una segnalazione all’Ente nazionale dell’aviazione civile (via posta, fax, email o con modulo online - www.enav.gov.it) e all’Antitrust". Ultima strada il Giudice di Pace. Più passeggeri con storie analoghe possono optare per un’azione collettiva

Quale deve essere l’assistenza a terra?

Il vettore deve garantire al passeggero in attesa di un volo successivo pasti, bevande, eventuali pernottamenti, trasferimenti da e per l’aeroporto, due chiamate telefoniche, fax o email. La disponibilità di camere in molte città è esaurita: brandine sono state portate nei principali scali

Se l’emergenza continua?

Ai passeggeri in partenza spetterà solo il rimborso o la riprotezione. "Le compagnie dovranno però garantire assistenza a chi è di rientro o in transito", dicono da Altroconsumo. Nell’assistenza rientra lo studio di soluzioni alternative che permettano ai passeggeri il ritorno a casa

Le "low cost" hanno regole a sé?

Compagnie di linea e "low cost" sono tenute allo stesso modo a rispettare la Carta del passeggero. Segnalazioni di violazioni del regolamento sono state trasmesse agli uffici di Enac e Astoi (l’associazione dei tour operator) da passeggeri di Airberlin ("rifiuto di rimborso e assistenza") ed easyJet ("rifiuto di rimborso"). Ma anche di Lufthansa ("a due passeggeri bloccati a Shangai è stato negato il rientro in economy e l’assistenza in albergo"). Gli ispettori dell’Enac sono al lavoro negli scali italiani: "Le compagnie che non rispettano il regolamento saranno denunciate e sanzionate"

E se si viaggia con tour operator?

"Il tour operator è tenuto a provvedere, per i passeggeri in partenza, al rimborso dell’intero pacchetto", afferma il direttore di Astoi Alberto Corti. Come da Codice del consumo. Per richiedere il rimborso bisogna "rivolgersi entro sette giorni all’agenzia viaggi (dove è stato acquistato il pacchetto) o inviare una email al sito online (se l’acquisto è stato fatto sul web)". Conservare tutta la documentazione. Aggiunge Corti: "Riprotezione e assistenza, soprattutto dei passeggeri di rientro, devono essere garantite dalla compagnia alla quale il tour operator si appoggia"

Il treno è un’alternativa?

Anche oggi Frecciarossa straordinario in partenza da Roma e Milano alle 8 (ferma a Bologna). Trenitalia raccomanda ai viaggiatori di recarsi in stazione solo se diretti verso mete nazionali. Meglio se già provvisti di biglietto acquistato online (www.trenitalia.it) o al call center (89.20.21). Invita invece i passeggeri che vogliono andare all’estero a non considerare il treno un’alternativa: "Tutti i collegamenti sono esauriti fino a venerdì, qualche posto potrebbe rendersi disponibile solo sui treni di giorno". Per raggiungere le isole e il Sud sono disponibili collegamenti via traghetto

L’automobile a noleggio

In alternativa al treno c’è l’auto a noleggio, magari da condividere con più persone (car sharing). Dal tardo pomeriggio di ieri però le principali compagnie del Nord non hanno più vetture a disposizione, le prime rientreranno domani dopo mezzogiorno.

Taxi da prendere con altri

Attenzione a chi offre servizi con autista. Meglio preferire un taxi, esistono tariffe fisse. Quelle di una delle compagnie milanesi: "Mille euro per andare da Milano a Roma, 1.500 per Parigi". Costo che può essere suddiviso tra più passeggeri (fino a sei)

Quando tornerà tutto normale?

Ieri l’Ente nazionale dell’aviazione civile ha disposto la chiusura dello spazio aereo del Nord Italia fino a domani alle otto. In attesa di nuove previsioni e nuovi bollettini, l’Enac mette in guardia: dal momento in cui il sistema aereo ripartirà (a livello italiano ma anche europeo), ci vorranno almeno altri due giorni di riassestamento perché la situazione torni alla normalità. Per non andare incontro a cattive sorprese quindi, sempre che sia possibile, è meglio rinviare ogni viaggio in aereo di qualche giorno

Alessandra Mangiarotti

18 aprile 2010

 

 

 

Il dialogo Il "sedentario", il "viaggiatore" e le riflessioni sulla nostra dipendenza dai jet

La nostra vita senza aerei,

addio frutta esotica e sushi

Saltano i commerci e le compagnie perdono un miliardo di euro al giorno

Il dialogo Il "sedentario", il "viaggiatore" e le riflessioni sulla nostra dipendenza dai jet

La nostra vita senza aerei,

addio frutta esotica e sushi

Saltano i commerci e le compagnie perdono un miliardo di euro al giorno

MILANO - Voli a terra, umore pure. Non per tutti, però: chi non ama volare pregusta piccole rivincite. Chi s'affida agli aerei, invece, può riflettere sulla propria dipendenza. Immaginiamo il dialogo tra un Sedentario e un Viaggiatore, alla luce — scusate, all'ombra — della nube vulcanica islandese nei cieli d'Europa.

V. Prima le banche, adesso i vulcani. Questi islandesi: così piccoli e già così casinisti.

S. Dovreste ringraziarli, invece: vi aiutano a riflettere sulla vostra inutile frenesia. Decolla di qui, atterra di là, arriva da lì, riparti di qua. Transfer! Dovreste stamparvelo come un tatuaggio. Si può vivere senza aeroplani, credimi. L'umanità lo faceva, fino a pochi decenni fa.

V. Appunto: lo faceva. Tempo imperfetto. Lo dice il nome stesso: quel tempo andava perfezionato, e abbiamo provveduto. Io spesso vado per lavoro a New York il giovedì e torno il sabato. Stavolta non ho potuto farlo.

S. Bravo, vàntati. Non basta una telefonata? Prefisso di New York: 212.

V. Talvolta basta, talvolta no. Ma non basta per portare frutta esotica a Londra, pesce per il sushi a Milano, concertisti stranieri ad Amburgo, capi di governo a Berlino: tutte cose che in Europa abbiamo dovuto cancellare.

S. Ce ne faremo una ragione. Anche se ammetto che rinunciare al mango mi scoccia.

V. Ma non capisci che volare è viaggiare, viaggiare è conoscere, conoscere è capire, capire è agire, agire è migliorare? Sai quante persone sono già state bloccate dalla nube? Sei milioni. Sai quanto stanno perdendo le compagnie aeree? Un miliardo di euro al giorno. Sai quante merci, scambi e commerci buttati?

S. Secondo me ti interessano soprattutto le miglia aeree. Airmiles! Millemiglia! Solo mille? Perché non centomila? FF, Frequent Flyers! Dovrebbe chiamarvi Folli Frenetici, invece.

V. Dici così perché sai che la nube vulcanica passerà, e tra due o tre giorni potrai tornare a goderti i vantaggi di un mondo connesso, pieno di gente e merci che viaggiano. A proposito: ma in Islanda non avevano quei simpatici geyser d'acqua calda? Cosa gli ha preso?

S. I vantaggi di un mondo connesso! Persone e merci che viaggiano! Parli come una pubblicità della Dhl, o come George Clooney nel film "Lassù tra le nuvole". A proposito, sta ancora con la Canalis?

V. Vedi, l'incoerenza? Come credi che andasse lei da lui? A nuoto? E come veniva George da Los Angeles al lago di Como? In barca?

S. Vorrà dire che avremo una coppia in meno. Elisabetta si fidanzerà con un medico di Sassari, mamma e papà saranno contenti. Molti dei vantaggi dell'aereo, se ci pensi, sono illusori. Ci portano cose di cui possiamo fare a meno. Eli vivrà senza George. Tu resisterai senza andare a Monaco, Madrid, Marsiglia e Manchester nella stessa settimana.

V. Disfattista. Luddista. Non ti sopporto.

S. Oh, no. Tu non sopporti la tua dipendenza da quel tubo di ferro volante. Certo, ogni tanto può essere utile. Ma sai cosa ti dico? Potremmo vivere senza. Sia benedetto il vulcano Eyjafjallajokull! Grazie a lui cominceremo a capire.

V. Cominceremo a capire che ormai l'aereo è utile quanto il telefono. Scusa, dove hai preso quel libro che stai leggendo?

S. Amazon.

V. Amazon Italy non c'è. Quindi il libro è arrivato dall'estero. Uk o Usa. In aereo. Te l'avessero mandato in nave da Seattle l'avresti ricevuto fra due mesi.

S. Benissimo: l'avrei letto sessanta giorni dopo. Internet, quella sì, è indispensabile. Non il trasporto aereo. Meno commerci? Vero. Ma anche meno guerre. Gli americani non vanno in Afghanistan. I talebani non svolazzano di qui e di là combinando disastri. Eccetera.

V. Due ragazzi si conoscono in Erasmus a Vienna. Lei è finlandese, lui italiano. Si scrivono su Facebook, parlano e si vedono con Skype. Ma per baciarsi come fanno? Semplice: prendono un volo low-cost e s'incontrano. Amore a trenta euro. Fantastico no?

S. Amore a trenta euro: lo diceva anche l'Eugenio, quando arrivava al bar proveniente dalla statale.

V. Non solo luddista e antiquato: anche cinico e volgare. Continui a non capire che il mondo procede perché la gente s'incontra, si mescola, s'impegna a imparare. I fenici viaggiavano con le navi, noi con gli aeroplani: stessa roba, cambiano solo i mezzi e i tempi.

S. E se eruttassero altri vulcani? E se il terrorismo trovasse un modo di minacciare qualsiasi volo aereo? Torneremmo indietro di anni.

V. Io dovrei rinunciare alle quattrocentomila miglia che ho accumulato col programma Frequent Flyers.

S. E io al mango.

V. Sarebbe tristissimo. Malpensa ancora più deserto di quanto già sia.

S. Malpensa! Fiore all'occhiello della Lega! Quando riapre? Magari a Bossi vien voglia di mango.

Beppe Severgnini

18 aprile 2010

 

 

 

 

previsioni sullo spostamento e sull'intensita' del fenomeno

La nube non si ferma. "Coprirà l'Italia"

Nell'atmosfera 200 mila tonnellate di cenere e lava Gli esperti: la nube si rafforza, avremo più piogge

previsioni sullo spostamento e sull'intensita' del fenomeno

La nube non si ferma. "Coprirà l'Italia"

Nell'atmosfera 200 mila tonnellate di cenere e lava Gli esperti: la nube si rafforza, avremo più piogge

MILANO —"Il vulcano islandese rimane un serio problema perché continua a eruttare con la stessa intensità alimentando la nube, rafforzandola". La preoccupante diagnosi è di Warner Marzocchi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che da Parigi con i colleghi finlandesi, americani e australiani coordina l'osservazione vulcanologica mondiale. "Difficile fare previsioni sull'evoluzione del fenomeno — aggiunge — ma perché le cose cambino ci sono solo due possibilità: che l'eruzione si riduca o che le correnti aeree diffondano altrove ceneri e gas. Ma nulla del genere sta accadendo". Infatti le simulazioni condotte dal Centro fenomeni estremi (Cetemps) dell'Università de L'Aquila, in coordinamento con il Met Office britannico e il centro meteorologico tedesco Wetter, e fornite alla nostra Protezione civile, mostrano come le particelle silicee si stiano distribuendo sull'intera Europa ricoprendo entro mercoledì tutta l'Italia, Sicilia compresa. "Fino a questo momento — precisa il professor Guido Visconti, direttore del centro — sono state riversate nell'atmosfera duecentomila tonnellate di materiale da parte del vulcano islandese e la loro maggior parte si concentra a un'altezza, a seconda della geografia, fra tre e otto chilometri. Oggi sono arrivate sulla Penisola dopo aver attraversato nella notte le Alpi e l'attraversamento dovrebbe aiutare ad abbattere una parte delle ceneri. Il resto si disseminerà in modo diluito sulle varie regioni contribuendo ad intensificare le precipitazioni; cioè potranno aumentare le piogge e la caduta di neve perché le particelle funzionano da nuclei di condensazione. Conseguenze negative sul clima per ora non possono verificarsi perché la nube non è penetrata nella stratosfera innescando meccanismi chimico-fisici negativi. In particolare, l'anidride solforosa presente nella nube non è in quantità tali da generare effetti climatici su vasta scala".

Guarda l'animazione: come si sta spostando la nube

IL LASER - Le valutazioni del centro aquilano sono effettuate utilizzando un radar ottico che lancia verso il cielo degli impulsi di luce laser fino a trenta volte al secondo. Dalla riflessione esce l'identikit delle particelle e i dati sono utilizzati per elaborare quei modelli che rivelano l'evoluzione e la distribuzione del fenomeno. Intanto, un'altra novità che ha sorpreso gli studiosi riguarda invece il vulcano. "L'esame delle ceneri raccolte nelle ultime ore — spiega Warner Marzocchi — ha mostrato che la lava è ricca di svariati gas e ciò contribuisce a provocare l'effetto esplosivo che prima si riteneva dovuto soltanto all'interazione con i ghiacci. Si tratta quindi di un tipo di magma particolare che cambia lo scenario chimico solitamente considerato". Le conseguenze per il traffico aereo restano quindi un punto di domanda molto critico. Solo da un paio di decenni si stanno approfondendo le ricerche riguardanti gli effetti delle nubi vulcaniche sui jet e ancora non si sono definiti precisi livelli di rischio in base alle intensità e alle caratteristiche delle particelle. Quindi, per evitare problemi e disastri come in qualche caso del passato stava per accadere, si adotta un principio di precauzione che suggerisce di non far volare gli aeroplani. Prezioso è giudicato il lavoro effettuato nelle ultime ore da un velivolo da ricerca ad elica "Dornier 228" del Natural Environment Research (Nerc) Council britannico. Dotato di particolari sensori sta navigando in prossimità della nube analizzandone caratteristiche e possibili effetti. "Che sono svariati e poco conosciuti — nota Guy Gratton, a capo della Facility for Airborne Atmospheric Measurement del Nerc —. Oltre alla fusione di parti interne e interruzione del funzionamento dei reattori bisogna tener conto che le polveri sono anche elettricamente cariche e causano tuoni e fulmini oltre al fenomeno noto come fuoco di Sant'Elmo per cui l'aereo si circonda di un alone luminescente. Parlando da ingegnere aeronautico, io non metterei oggi un aeroplano in quella nube".

Giovanni Caprara

17 aprile 2010(ultima modifica: 18 aprile 2010)

 

 

 

il rapporto uomo-ambiente

Filosofi e scienziati "La Natura imprevedibile è più forte di noi"

Il Nobel Rubbia: dimentichiamo che il pianeta è in evoluzione Paolo Rossi: smentita l'idea della Dolce Madre

il rapporto uomo-ambiente

Filosofi e scienziati "La Natura imprevedibile è più forte di noi"

Il Nobel Rubbia: dimentichiamo che il pianeta è in evoluzione Paolo Rossi: smentita l'idea della Dolce Madre

MILANO — Davanti allo spettacolo terribile del terremoto di Lisbona, che il 1° novembre 1755 uccise dalle sessantamila alle novantamila persone, almeno un quarto degli abitanti di quella città, l'illuminista Voltaire arrivò a mettere in dubbio la provvidenza divina e il filosofo Immanuel Kant, il padre del razionalismo moderno, mise in guardia contro i peccati di orgoglio. In maniera diversa, un richiamo all'umiltà dell'uomo di fronte agli sconvolgenti fenomeni naturali, come l'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökul che da tre giorni sta bloccando il traffico aereo in Europa, viene anche oggi da filosofi e scienziati.

CARLO RUBBIA - "L'uomo — dice per esempio Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984 — si sorprende davanti ai grandi eventi della natura, terremoti, eruzioni vulcaniche, cicloni, perché dimentichiamo che il nostro pianeta è in continuo movimento: l'Atlantico si allarga di 2,5 centimetri l'anno, allontanando l'Europa dall'America. Ma tutto rientra nella storia e nell'evoluzione della terra: basti pensare che duecento milioni di anni fa tutti i continenti erano riuniti in un'unica terra emersa. Bisogna rendersi conto che i fenomeni della natura coesistono con la vita dell'uomo, il quale deve esserne consapevole. L'uomo e la natura sono due realtà parallele che convivono". La nostra fragilità, dice ancora Rubbia, è resa ancora più palese dalle "conseguenze che questa eruzione vulcanica potrebbe avere per il cambiamento climatico: le polveri ridurranno la trasparenza dell'atmosfera e quindi la radiazione del sole riscalderà meno la terra su vaste aree, andando nella direzione contraria all'attuale cambiamento climatico".

PAOLO ROSSI - Una preoccupazione, quella di Rubbia, che si sposa perfettamente con la riflessione di Paolo Rossi, decano italiano dei filosofi della scienza e allievo di Eugenio Garin: "Questa vicenda smentisce due idee molto di moda nel mondo contemporaneo: dimostra innanzitutto che la natura non è affatto buona, e poi che non sappiamo come andrà a finire. Nel primo caso mi riferisco alla fastidiosa propaganda sulla natura come dolce madre che arriva fino alla pubblicità (è un prodotto naturale: compralo), nel secondo al mito della prevedibilità dei fenomeni fisici ma anche del corso storico. Le previsioni di lungo periodo si sono dimostrate sempre sbagliate: sia quelle catastrofiche di padre Lombardi quando vedeva i cavalli dei cosacchi abbeverarsi alle fontane di San Pietro, o di Alberto Asor Rosa che oggi predica l'apocalisse, sia quelle ottimistiche degli economisti che fino a un anno fa si illudevano di controllare l'andamento dei mercati".

GIULIO GIORELLO - Un titolo catastrofista, ma solo in funzione editoriale, è quello del libro del vulcanologo Bill McGuire, Guida alla fine del mondo, edito da Raffaello Cortina nella collana diretta da Giulio Giorello, filosofo della scienza alla Statale di Milano. "Il libro di McGuire, studioso che in questi giorni lavora nel gruppo che gestisce l'emergenza in Gran Bretagna, ci parla delle catastrofi che possono mettere in crisi la nostra civiltà — spiega Giorello —. Di alcune, come l'eruzione del vulcano islandese, non abbiamo colpa, ma siamo sempre responsabili delle risposte che diamo. Per non finire come i dinosauri, secondo una teoria scomparsi all'impatto della terra con un gigantesco meteorite, non dobbiamo mai smettere di studiare il nostro pianeta, magari ricordandoci di applicare i risultati delle ricerche, perché per esempio in Italia abbiamo degli ottimi geologi ma non un atlante geologico completo. E poi affinare le nostre capacità di risposta, attraverso l'elaborazione di modelli matematici sempre più sofisticati che se non prevedono quando un fenomeno si verifica almeno ci dicono come avviene, quindi ci mettono in grado di reagire".

MARGHERITA HACK - Convinta che la scienza possa comunque dare una mano è l'astrofisica Margherita Hack, tuttavia scettica di fronte alla prevedibilità di tutti i fenomeni. "Non dico che la scienza sia impotente — argomenta la scienziata cui è stato intitolato l'asteroide 8558 — ma nei miei anni di studio e lavoro ho potuto constatare che sulla terra così come su molte stelle non tutto è prevedibile". Quel che segue sembra un gioco di parole, ma Margherita Hack è convinta che "la scienza può servire anche quando prevede l'assoluta imprevedibilità di certi fatti. Non sappiamo per esempio quando il Vesuvio andrà in eruzione ma di certo prima o poi accadrà".

NICOLA CABIBBO - Questa concreta preoccupazione per il Vesuvio accomuna la più laica tra gli scienziati al fisico Nicola Cabibbo, noto nel mondo per gli studi sulle interazioni delle particelle elementari e presidente della Pontificia accademia delle scienze. "Il Vesuvio, vulcano molto pericoloso — sostiene Cabibbo — potrebbe fare disastri ben maggiori di quello islandese anche per la densità della popolazione che vive nell'area. Viviamo in un mondo che può dare sorprese a tutti i livelli, dai fenomeni singolari come quello partito dall'Islanda, davanti al quale la scienza mi sembra possa ben poco, agli eventi come frane e terremoti, ben frequenti nel nostro Paese ma che ci colgono spesso impreparati. L'eruzione di quel lontano vulcano che sta emettendo una quantità incredibile di polvere davanti alla quale nulla possono gli scienziati, mi sembra debba servire da monito per la nostra imprudenza".

Dino Messina

18 aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2010-04-17

solo sabato 17 mila i voli cancellati. "inavvicinabili" LE principali stazioni FERROVIARIE

Nube in Europa, è emergenza

Al Nord Italia stop ai voli fino a lunedì

L'Enac posticipa alle 8 del 19 aprile la chiusura dello spazio aereo. Trenitalia: convogli straordinari, ma per destinazioni all'estero posti esauriti fino al 23 aprile

*

NOTIZIE CORRELATE

*

La nube avanza, chiuso lo spazio aereo in tutto il Nord Italia

*

Voli nel caos per il vulcano islandese A terra in Europa un aereo su quattro (15 aprile 2010)

*

Islanda: dopo 187 anni si risveglia un vulcano, evacuate circa 600 persone (21 marzo 2010)

*

Ecco perché la cenere dei vulcani provoca problemi agli aerei

*

Ecco perché la cenere dei vulcani provoca problemi agli aerei

*

La cenere lascia a terra il primo volo Bagdad-Londra dal 1990

*

Voli bloccati, il giallo dei rimborsi

solo sabato 17 mila i voli cancellati. "inavvicinabili" LE principali stazioni FERROVIARIE

Nube in Europa, è emergenza

Al Nord Italia stop ai voli fino a lunedì

L'Enac posticipa alle 8 del 19 aprile la chiusura dello spazio aereo. Trenitalia: convogli straordinari, ma per destinazioni all'estero posti esauriti fino al 23 aprile

MILANO - Milioni di passeggeri rimasti a terra, 34.600 voli cancellati in soli due giorni, decine di aeroporti praticamente chiusi, treni presi d'assalto: in Europa è ormai emergenza per il blocco del trasporto aereo causato dalla nube di cenere proveniente dal vulcano islandese Eyjafjallajkull che dura da giovedì scorso e che proseguirà probabilmente tutto il fine settimana. Una situazione "eccezionale, mai verificatasi prima", sottolineano gli esperti di Eurocontrol, l'organizzazione europea per il controllo e la sicurezza del traffico aereo. Per cercare di trovare una soluzione alla paralisi del traffico aereo, le autorità hanno deciso di far effettuare alcuni test di volo su quote più basse rispetto a quelle standard. Secondo quanto reso noto in serata dal ministero olandese delle Infrastrutture, un volo senza passeggeri della Klm è stato fatto partire da Amsterdam per Duesseldorf ed altri voli di prova sono stati fatti in Belgio, Francia ed altri paesi della Ue. Intanto gli effetti delle ceneri si fanno ora sentire pesantemente anche in Italia dove numerosi sono stati i disagi che hanno colpito migliaia di viaggiatori. L'Enac ha deciso infatti di posticipare fino alle 8 di lunedì mattina il divieto di volo in tutto il Nord del Paese. Gli aeroporti italiani interdetti su decisione delle autorità aeronautiche sono quelli di Torino, Milano Malpensa, Milano Linate, Bergamo, Venezia e Bologna. "Considerata tale situazione eccezionale ed imprevedibile faccio appello a mettersi in viaggio solo per effettive necessità" ha detto il ministro dei Trasporti Altero Matteoli. Prese d'assalto le stazioni ferroviarie. Lunghe code e disagi, che hanno spinto Trenitalia a aumentare le corse, si sono registrati soprattutto alla Stazione Centrale di Milano e alla stazione romana di Termini.

17 MILA VOLI CANCELLATI - Solo sabato, secondo i dati diffusi da Eurocontrol, sono stati cancellati 17.000 voli sui 22.000 che, in un sabato qualunque, attraversano i cieli europei. A centinaia anche in Italia i voli cancellati (455 a Malpensa, 200 a Linate, 462 a Fiumicino e Ciampino) e di conseguenza migliaia i passeggeri che hanno dovuto trovare alternative al viaggio, o, in certi casi, prepararsi a trascorrere la notte in aeroporto. Pesanti anche i disagi sulle rotte transatlantiche. Dei 300 voli che quotidianamente approdano in Europa sorvolando l'oceano Atlantico, oggi ne sono arrivati a destinazione solo 73. Ed anche decine di voli in partenza dall'Asia per scali europei sono stati cancellati.

Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi Nube in Italia, disagi e bivacchi

BIVACCHI E BRANDINE - La chiusura degli aeroporti del Nord Italia ha subito avuto ripercussioni negli scali milanesi di Malpensa e Linate dove i lavoratori di terra (addetti ai bagagli, controllori dei varchi) sono stati messi in ferie e cassa integrazione - la cig era già in corso - da stasera e per due giorni. A centinaia i voli cancellati: di conseguenza migliaia di passeggeri hanno dovuto trovare alternative al viaggio, o, in certi casi, prepararsi a trascorrere la notte in aeroporto. A Fiumicino e negli scali milanesi la Protezione Civile ha già allestito brandine da campo per i viaggiatori bloccati nello scalo. In alcuni casi, le alternative al viaggio aereo si sono trasformate in vere e proprie "odissee" per passeggeri comuni o illustri ( come la cancelliera tedesca Angela Merkel). In questa situazione sono state prese d'assalto le biglietterie ferroviarie, soprattutto per le destinazioni settentrionali. A Bologna le file delle persone che non hanno potuto prendere il loro volo hanno formato lunghi tempi di attesa. A Firenze, alla stazione di Santa Maria Novella, sono servite anche tre ore di fila per acquistare i biglietti e mettersi in viaggio sui binari. A Milano sono tutti esauriti i treni per il Nord Europa: uno tsunami di prenotazioni per Mosca, Stoccolma, Berlino. L'ondata di richieste, per ora, è stata assorbita. Ma fino a martedì sarà difficile trovare altri posti liberi.

Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei Caos nei cieli europei

TRENI: PER L'ESTERO POSTI ESAURITI - Chi si è trovato bloccato ha cercato alternative. Puntando soprattutto sul treno. Così oggi si sono create sitazioni di affollamento straordinario in particolare a Roma termini e Milano Centrale. Lunghe cod, treni stipati. Trenitalia ha rafforzato la tratta Frecciarossa Roma-Milano, con fermata Bologna. Ma in serata ha diramato un comunicato avvertendo quanti intendono raggiungere località estere via treno che non cisono possibilità, almeno nell'immediato. "Trenitalia raccomanda ai viaggiatori di recarsi nelle stazioni ferroviarie soltanto se diretti verso località nazionali - dice il comunicato -. Invita tutti coloro che si trovano in aeroporto o che vogliono raggiungere località estere a non recarsi invece in stazione alla ricerca di collegamenti ferroviari che o sono già esauriti o non esistono né sono attivabili. Non è infatti possibile, anche a causa della congestione del traffico ferroviario in tutta Europa, organizzare treni straordinari dall'Italia verso l'estero. I collegamenti esistenti, potenziati con l'aggiunta di alcune carrozze, hanno già esaurito tutti i posti disponibili fino al 23 aprile. Per quanto riguarda l'offerta straordinaria interna, messa a disposizione oggi sulle rotte Roma - Milano e Roma - Venezia, con 6 corse supplementari di Frecciarossa e 4 di Frecciargento, ha risposto adeguatamente all'aumento di domanda determinato dalla cancellazione dei voli nazionali. Domenica previste due corse straordinarie di Frecciarossa in partenza alle 8.00 da Milano per Roma e, alla stessa ora, da Roma verso Milano, entrambi con fermata a Bologna. Muoversi sulla strada ferrata è, adesso, l'unica alternativa possibile, insieme alle macchine private e alle corriere prese addirittura a noleggio da viaggiatori disperati. Per ora gli unici voli consentiti, sono quelli militari, di emergenza e di Stato. Alcuni aeroporti, come quello di Palermo, hanno dovuto accogliere voli da Dakar e Mauritius che, per il black-out dei cieli, non avrebbero potuto raggiungere la loro destinazione originaria

SUD E CENTRO ITALIA - Di rimbalzo, il blocco dei voli al Nord ha portato disagi anche al Sud. File alla biglietteria per chiedere il cambiamento della data di partenza e in totale, tra arrivi e partenze, 104 voli cancellati all'aeroporto napoletano di Capodichino. Allo scalo catanese di Fontanarossa una novantina di voli, tra arrivi e partenze sono stati cancellati. Dagli scali calabresi di Lamezia Terme e Reggio Calabria si può volare, ma solo sino a Roma. Disagi anche all'aeroporto di Alghero Fertilia, dove risultano cancellati sette dei voli in arrivo, tutti Ryanair ed AirOne. Al "Galileo Galilei" di Pisa risultano cancellati tutti i voli in partenza per il Nord; annullati anche tutti i voli in arrivo. Pista ancora aperta anche all'Amerigo Vespucci di Firenze, dove sono già stati cancellati quasi tutti i voli in partenza per il Nord Italia e per gli aeroporti del Nord Europa.

INFORMAZIONI ALITALIA - Alitalia ha invitato i propri passeggeri, con destinazioni da e per il Nord Europa e il Nord Italia, a controllare lo stato del proprio volo prima di recarsi in aeroporto, collegandosi al sito Internet www.alitalia.it o chiamando il numero verde 800.650055. Alitalia è impegnata a contattare direttamente i propri passeggeri coinvolti dalle cancellazioni per fornire loro informazioni e assistenza, anche al fine di ridurre il rischio di lunghe attese negli aeroporti. Sabato sono stati installati dei punti di informazione straordinari negli aeroporti di Roma Fiumicino e di Milano Linate. A tutti i passeggeri coinvolti dalle cancellazioni Alitalia garantisce il rimborso integrale del biglietto in caso di rinuncia a voli alternativi o la possibilità di riprogrammare il volo fino al 21 aprile senza il pagamento di penali.

NESSUN RISCHIO PER LA SALUTE - Anche il Ministero della Salute sta monitorando la situazione e ritiene che non ci siano rischi. Dopo l'estensione dello stop dei voli sul Nord Italia decisa dall'Enac, l'Alitalia ha comunicato la cancellazione, fino alle ore otto di lunedì 19, dei propri voli da e per Milano Malpensa, Milano Linate, Torino, Genova, Bergamo, Verona, Trieste, Venezia, Bologna, Ancona, Pisa e Firenze. Restano inoltre sospesi i collegamenti Alitalia da e per Londra, Bruxelles, Parigi Amsterdam, Francoforte, Monaco, Vienna, Varsavia, Budapest, Bucarest, Ginevra, Mosca, San Pietroburgo e Kiev. A tutti i passeggeri coinvolti dalle cancellazioni, Alitalia ed Air One garantiscono il rimborso integrale del biglietto in caso di rinuncia a voli alternativi o la possibilità di riprogrammare il volo, senza alcuna penale, entro il 31 maggio.

L'EUROPA - La nube formata dalle ceneri vulcaniche islandesi, secondo Eurocontrol, è destinata a restare più o meno stabilmente su gran parte dell'Europa anche nelle prossime ore. Le previsioni meteorologiche indicano che potrebbe esserci un suo granduale spostamento verso Sud-Ovest, cioè verso il Mediterraneo e i Pirenei. Sabato sono rimasti totalmente chiusi gli spazi aerei di Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Gran Bretagna, Lituania, Lettonia, Finlandia Ungheria, Olanda Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Ucraina. Ma anche quelli del Nord Italia, di gran parte della Francia e della Germania. A questi si sono poi aggiunti nel pomeriggio la Serbia, la Bosnia-Erzegiovina e il Montenegro. E si aggiungerà stanotte il nord della Spagna. Ad aver già annunciato il perdurare della chiusura almeno fino alle 14 di domenica sono stati la Gran Bretagna, l'Irlanda, il Belgio, la Danimarca. Al momento resta aperto solo lo spazio aereo sull'Europa meridionale in un'area che va dalla Spagna meridionale all'Italia del Sud alla Grecia e alla Turchia.

Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano Islanda: il risveglio del vulcano

PROBLEMI DI APPROVVIGIONAMENTI - La situazione d'emergenza venutasi a creare ha indotto molte compagnie a sospendere del tutto o quasi l'attività fino a quando non si sarà ripristinata una situazione normale. Con la chiusura fino a nuovo ordine degli hub di Londra, Francoforte, Parigi e Amsterdam, alle principali compagnie europee - Lufthansa, British e Air France - non è restato che annunciare la cancellazione di tutti i voli almeno fino alle 14 di domani. Il danno stimato per il settore è di circa 200 milioni di dollari al giorno. Ma questa cifra potrebbe salire vertiginosamente se il blocco dei voli dovesse protrarsi. Tanto che la belga Brussels Airlines ha già chiesto un intervento eccezionale delle autorità nazionali e comunitarie. Intanto, si comuncia a parlare anche di possibili problemi nell'approvvigionamento di alimenti deperibili. La segnalazione parte dall'Inghilterra, dove molta della frutta e della verdura viene importata e approda sui mercati locali grazie proprio ai collegamenti aerei con i Paesi d'origine delle merci.

Redazione online

17 aprile 2010

 

 

VENERDì NEGLI USA CANCELLATO L'083% DEI VOLI PER L'EUROPA

New York: il "Jfk" diventa una tendopoli

Lo scalo della Grande Mela trasformato in un bivacco.

Le compagnie aeree: "È un atto di Dio"

VENERDì NEGLI USA CANCELLATO L'083% DEI VOLI PER L'EUROPA

New York: il "Jfk" diventa una tendopoli

Lo scalo della Grande Mela trasformato in un bivacco.

Le compagnie aeree: "È un atto di Dio"

Passeggeri bloccati in un terminal del Kennedy a New York (Ap)

Passeggeri bloccati in un terminal del Kennedy a New York (Ap)

NEW YORK - La nube di ceneri sprigionata dal vulcano Eyjafjallajokull in Islanda che ha paralizzato i cieli del Nord Europa ha anche trasformato l'aeroporto JFK di New York, uno degli scali più trafficati d'America, in una vera e propria tendopoli. Brandine sono state allestite nei terminal per i passeggeri costretti a rinviare il viaggio. "Capisco che si tratta di un atto di Dio - ha detto Michael Galvin, 70 anni, in attesa di prendere un volo Aer Lingus per Dublino - Ma questo mi ha tolto dieci anni di vita".

"ACT OF GOD " -Act of God, atto di Dio, è la formula usata dalle compagnie aeree per lavarsi le mani dei viaggiatori lasciati a terra in seguito all'eruzione del vulcano. Le aerolinee non hanno cioè alcuna responsabilità di dare cibo e alloggio ai passeggeri bloccati negli aeroporti in Europa o negli Stati Uniti. Dan Robinson, che doveva salire su un aereo Delta per Londra giovedì, è arrivato esasperato alla terza notte in branda: "Mi hanno detto che fino a lunedì non si parte. Una notte così passi, ma quattro?". Ieri le compagnie aree con base negli Stati Uniti hanno cancellato l'83% dei voli per l'Europa e il sindaco di New York Michael Bloomberg ha annunciato che oltre 30 alberghi di New York offriranno sconti del 15 per cento a chi può dimostrare di esser rimasto in città a causa della nube. (Fonte Agenzia Ansa).

 

17 aprile 2010

 

 

 

piccolo incidente all'altezza di firenze

La nube e l'odissea della Merkel

Il suo bus fora, cancelliera ferma sulla A1

Dagli Usa a Lisbona e da lì a Roma. Dalla capitale in auto verso Bolzano. Domenica il rientro a Berlino

piccolo incidente all'altezza di firenze

La nube e l'odissea della Merkel

Il suo bus fora, cancelliera ferma sulla A1

Dagli Usa a Lisbona e da lì a Roma. Dalla capitale in auto verso Bolzano. Domenica il rientro a Berlino

In autostrada il convoglio con la cancelliera tedesca Angela Merkel (Ansa)

In autostrada il convoglio con la cancelliera tedesca Angela Merkel (Ansa)

MILANO - Il rientro a Berlino del cancelliere tedesco Angela Merkel si è trasformato in una odissea. Che dovrebbe concludersi domenica. A causa della nube di cenere prodotta dal vulcano nel sud dell'Islanda, il cancelliere tedesco da due giorni tenta invano di rientrare in Germania dagli Stati Uniti, dove si era recata per partecipare al vertice sulla sicurezza nucleare convocato dal presidente Barack Obama il 12 e 13 aprile. Merkel è atterrata nel pomeriggio di sabato a Roma da Lisbona. Poi a bordo un pullman, la cancelliera si è diretta da Roma a Bolzano, dove trascorrerà la notte prima di ripartire, domenica alla volta dell'agognata Berlino. Alle 16 però, come se non bastasse, all'altezza di Monte San Savino in provincia di Arezzo, il bus sul quale viaggiava la Merkel ha forato. La cancelliera infatti aveva infatti deciso di viaggiare con la sua delegazione sull'autobus e non sull'auto blu che li seguiva. Alcune pattuglie della polizia stradale hanno scortato il convoglio. Dopo il guasto la Merkel ha atteso un po' ed è poi salita sull'auto blu a sua disposizione e ha proseguito così il viaggio verso Bolzano. La polizia stradale della Toscana ha accompagnato la cancelliera fino a Roncobilaccio, dove il servizio di scorta è passato ai colleghi emiliani. Secondo stime di media tedeschi, l'intero viaggio della Merkel dagli Usa a Berlino durerà una sessantina di ore.

DOMENICA A BERLINO - Domenica la Merkel ripartirà sempre in pullman verso l'agognata Berlino. Con lei viaggiano circa 60 persone tra staff e giornalisti. La sua partecipazione ai funerali del presidente Lech Kaczynski e di sua moglie Maria, domenica a Cracovia, è stat però annullata. Venerdì la cancelliera era rimasta bloccata a Lisbona, dove era arrivata dagli Stati Uniti non potendo atterrare a Berlino.

BLOCCATO PER UN'ORA ANCHE BERLUSCONI - Merkel non è l'unico politico a patire problemi in queste ore: il ministro dell'economia Giulio Tremonti ha lasciato in anticipo questa mattina il vertice Ecofin di Madrid a causa degli inconvenienti creati ai voli dall'eruzione del vulcano islandese, non partecipando cosŤ alla seconda giornata dei lavori. Nell'ambito del vertice nella capitale spagnola era previsto il forum di dialogo Europa-Asia (Asem): i rappresentanti cinesi hanno annunciato che non saranno presenti, mentre Š in dubbio la presenza dell'India e del Giappone. Il premier Silvio Berlusconi è rimasto un'ora fermo sulla pista di Ciampino prima di ottenere l'ok al decollo. Il presidente del Consiglio ha dovuto aspettare che si chiarisse se i voli di Stato fossero o meno esclusi dal divieto di sorvolo imposto dall'Enac su tutta l'Italia settentrionale. In sostanza, si doveva capire se l'aereo del presidente del Consiglio fosse equiparabile ai voli militari, di emergenza e umanitari: gli unici a cui è ancora consentito di alzarsi in volo. Un rebus risolto nel corso della riunione alla Protezione civile con i responsabili del traffico aereo, sulla base del fatto che i voli di Stato vengono effettuati quasi esclusivamente con aerei del 31/o Stormo dell'Aeronautica militare. Per chiarire la questione, però, ci sono voluti parecchi minuti. Il via libera, a quanto si apprende, è arrivato soltanto un'ora dopo. Il premier è così decollato in ritardo ed è arrivato a Linate giusto in tempo per recarsi ai funerali di Raimondo Vianello. Ma non è detto che ciò possa ripetersi domenica, quando Berlusconi dovrebbe partire alla volta di Cracovia per i funerali della coppia presidenziale polacca. La situazione dei cieli in Polonia, ma anche nel Nord Italia, potrebbe essere tale da impedire il volo anche degli aerei militari.

Redazione online

17 aprile 2010

 

 

 

 

previsioni impossibili sulle conseguenze

I vulcanologi: può durare per un anno

L'attività eruttiva dell'Eyjafjallajokull non rallenta. Anzi si è intensificata. E le conseguenze sono imprevedibili

previsioni impossibili sulle conseguenze

I vulcanologi: può durare per un anno

L'attività eruttiva dell'Eyjafjallajokull non rallenta. Anzi si è intensificata. E le conseguenze sono imprevedibili

MILANO - Quanto durerà? E quanto potrà resistere il sistema sociale ed economico europeo (e, di rimbalzo, del mondo) senza collegamenti aerei. I disagi saranno temporanei o si profila una lunga emergenza? La risposta, purtroppo, non c'è. Perché detta legge la natura. E se finora la reazione è stata simile a quella di un evento straordinario ma breve, come un'ondata di maltempo, è difficile dare assicurazione che tutto ciò finisca dopo un weekend di caos e blocchi. Il vulcano islandese Eyjafjallajokull, infatti, continua nella sua eruzione. Anzi, purtroppo l'acqua del ghiacciaio sta intensificando l'attività eruttiva e di conseguenza continua ad alimentare la nubea di ceneri che si sta spostando verso Sud Est.

Guarda l'animazione: come si sta spostando la nube

DOVE ARRIVA IN ITALIA - Fare previsioni sull'andamento della nube "è difficile, perchè bisogna tenere conto dei fattori meteorologici come i venti o la pioggia - spiega il vulcanologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Warner Marzocchi - sembra però che si muova verso Sud Est, e quindi potrebbe non colpire Roma, ma lambire la parte orientale dell'Italia". E "ci è andata bene che non siamo in pieno inverno, altrimenti la nube di ceneri avrebbe investito tutta l'Italia" aggiunge il geomorfologo dell'Università La Sapienza di Roma, Sirio Ciccacci. Le perturbazioni, quindi le piogge possono migliorare la situazione? Secondo Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia all'Università di Firenze, le precipitazioni previste in Italia "non saranno certamente così importanti da cambiare il quadro. Quello che conta è la grande circolazione atmosferica e contano i venti in quota che vanno da Ovest a Est". Paradossalmente, osserva il vulcanologo Danilo Palladino, "questa esplosione dà più fastidio perché è poco intensa; va infatti a una quota massima di 20 km, critica in quanto più incostante, la stessa delle previsioni-meteo, e perciò maggiormente problematica".

DURATA DI UN ANNO - "L'ultima volta che questo vulcano si è svegliato l'eruzione è durata un anno" ricorda Marzocchi, nel sottolineare che dalle prime analisi fatte si è visto che il magma in questo caso è "un po' anomalo, e un po' più esplosivo". La previsione sulla durata dell'eruzione è confermata da Reidar Trnnes, vulcanologo norvegese che ha lavorato a lungo in Islanda, che sul sito della Norwegian University of Science and Technology scrive: "Questa eruzione non è particolarmente grande, ma ci si può aspettare una durata maggiore di un anno". Tempi brevissimi per la geologia, ma enormi per le conseguenze di un fenomeno di tale portata sul sitsema economico e sociale del m0ndo. Un anno di continue emissioni di ceneri porterebbe a scenari difficili da prevedere, sia per il clima sia per l'economia (Fonte:Ansa).

Redazione Online

17 aprile 2010

 

 

 

in italia rassicurazioni su problemi portati dalle particelle di polveri vulcaniche

Il ministero: non servono le mascherine

Dalla nube del vulcano "nessun allarme per la salute". Controlli avviati, il problema è la durata dell'esposizione

in italia rassicurazioni su problemi portati dalle particelle di polveri vulcaniche

Il ministero: non servono le mascherine

Dalla nube del vulcano "nessun allarme per la salute". Controlli avviati, il problema è la durata dell'esposizione

MILANO - Nessun allarme per la salute. Almeno per il momento. E nessuna corsa all'acquisto di mascherine per difendersi dai rischi delle polveri, sottilissime, che viaggiano con la nube del vulcano islandese. Il Ministero della Salute, in una nota diffusa nel pomeriggio di sabato, sostiene che "attualmente non ci sono rischi per la salute umana". Insieme al ministero dell'Ambiente ha attivato "le Regioni, l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e le agenzie per l'ambiente regionali, per un attento monitoraggio della situazione allo scopo di valutare l'eventuale impatto sulla salute". La stessa comunicazione del ministero spiega che "al momento non è necessario il ricorso a dispositivi di protezione individuale". Rassicurazioni erano già arrivate in mattinata dalla Protezione civile che, anche sulla base delle informazioni giunte dagli esperti degli altri paesi europei dove sono state eseguite analisi sulle ceneri, aveva spiegato come non esistano esistono motivi di preoccupazione.

Occhiali e mascherina: una islandese si difende dalle ceneri del vulcano (Ap)

Occhiali e mascherina: una islandese si difende dalle ceneri del vulcano (Ap)

PIU' SOTTILI DEL PM10 - Assicurazioni che però possono non accontentare tutti. La preoccupazione riguarda infatti la durata del fenomeno, cosa che potrebbe cambiare la valutazione. Circa il 25% delle polveri della nube potrebbe essere di dimensioni inferiori a 10 micron. Nel caso dell'inquinamento urbano, il pm10 cui siamo esposti (le cosiddette polveri sottili) è considerato rischioso proprio per questo. Le dimensioni delle particelle della nube sono tanto piccole da essere ancora inferiori e quindi sono considerate pericolose per la salute perché‚ possono penetrare nei polmoni. Se si tratta di un esposizione di uno-due giorni il rischio può essere considerato basso, ma se l'eruzione dovesse continuare a lungo?. "Le analisi sulle ceneri sono ancora in corso - spiega Maria Neira, direttrice del Dipartimento di Salute Pubblica e Ambiente - ma si stima che il 25% delle ceneri sia più piccolo di 10 micron, la dimensione ritenuta più pericolosa perché può penetrare più profondamente nei polmoni. Visto che la concentrazione delle ceneri varia a seconda del vento e della temperatura dell'aria il nostro consiglio è di ascoltare le autorità sanitarie locali per avere i migliori suggerimenti. Se le persone sono all'aperto e cominciano a sentire irritazioni alla gola e ai polmoni, naso che cola o bruciore agli occhi devono tornare in casa e rimanere al chiuso".

CATEGORIE A RISCHIO - Secondo l'Oms più a rischio, in caso di esposizione non breve, sono ovviamente i pazienti già affetti da patologie respiratorie, come enfisema e asma, che in caso di aumento del tasso di inquinamento devono limitare anche l'esercizio fisico. Per Achille Marconi, esperto dell'Istituto Superiore di Sanità, i rischi per la salute sono comunque limitati, se si considera un'esposizione di pochi giorni. "Anche se dovessero arrivare da noi, le polveri del vulcano non costituirebbero un grosso problema - afferma Marconi - perché l'esposizione sarebbe limitata a qualche giorno, e quindi anche in presenza di sostanze chimiche pericolose, come i silicati, queste non avrebbero tempo di provocare danni gravi". Al momento non c'è un monitoraggio specifico per le polveri del vulcano, ma queste possono essere registrate dalle normali centraline che monitorano l'inquinamento urbano. "La dispersione è amplissima, ad alta quota e non ha ricadute sul terreno significative", ha poi rincarato il direttore di Arpav Veneto, Andrea Drago, una delle regioni che dovrebbe subire maggiormente il passaggio della nube che ora si sta dirigendo appunto verso il Sud Est. La variabile del tutto indipendente e incontrollabile, però, come per la ripresa dei collegamenti aerei, è però la durata del fenomeno. Se l'eruzione durerà ancora a lungo, continuando ad alimentare la nube, le conseguenze, anche per la salute potrebbero essere diverse.

 

17 aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2011-05-06

REFERENDUM

Napolitano, Rai attui regolamento

Viale Mazzini: da stasera gli spot

Il Capo dello Stato riceve al Quirinale il presidente della Rai e il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, per le questioni relative alla vigilanza e alla necessaria informazione sulle modalità di svolgimento della consultazione referendaria

Napolitano, Rai attui regolamento Viale Mazzini: da stasera gli spot Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

ROMA - Da stasera sulla Rai andranno in onda gli spot informativi sui quesiti referendari. Questo pomeriggio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale il presidente della Rai Paolo Garimberti e il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, aveva sollecitato l'attuazione del regolamento approvato in Vigilanza.

L'attacco di Di Pietro. Combattivo, questa mattina, il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, interpellato in merito all'articolo del regolamento sulla par condicio dei referendum che rinvia di due settimane le tribune nel servizio pubblico. "Qui c'è in gioco un diritto costituzionale, il diritto dei cittadini a essere informati sulle consultazioni di giugno. Chi deve tutelare la Costituzione se non il suo garante principale, il presidente della Repubblica?", ha detto Di Pietro."Ora la Rai passi ai fatti. Siamo di fronte a un dolo, a una volontà criminale reiterata e senza limiti, dovremmo invocare l'intervento del presidente della Repubblica e dei Carabinieri. Ho dato mandato all'avvocato Pace di rivolgersi alla Corte Costituzionale: faremo un ricorso al Tar perché l'articolo sia cancellato e abbiamo fatto un appello ai presidenti di Camera e Senato e al Quirinale".

Legautonomie: Authority non incide. Il governo, dopo quello sul nucleare, tenta di "depotenziare" anche i due referendum sull'acqua e rendere inoffensivo quello sul legittimo impedimento. La mossa di Palazzo Chigi passa attraverso una norma

inserita nel "decreto sviluppo economico", approvato ieri, che crea l'Autorità per l'acqua. Una novità che i comitati promotori dei quesiti hanno subito denunciato come "una farsa ideata al solo scopo di delegittimare il voto popolare". Su questo il presidente di Legautonomie e sindaco di Pisa Marco Filippeschi ha spiegato: "La prevista istituzione nel decreto sviluppo dell'Autorità di vigilanza e regolazione sulle risorse idriche non incide sul quesito referendario e sarebbe arbitrario e contro ogni principio democratico pensare di annullare il referendum in materia".

"L'autorità indipendente, se effettivamente tale, deve svolgere una funzione di garanzia e di vigilanza che prescinde dalle forme di gestione del servizio che sono oggetto del referendum, questo anche a prescindere dalla condivisione o meno del quesito referendario", prosegue Filippeschi, che aggiunge: "nel merito poi dell'istituzione dell'Agenzia, occorrerà valutarne le garanzie di reale indipendenza da ogni forma di controllo politico".

Acqua resta pubblica. Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha voluto sottolieare come "nel ddl Sviluppo abbiamo inserito una riforma importantissima per il settore dell'acqua, perché in Italia incombe il referendum. C'è un'autorità che offre garanzie ai cittadini. L'acqua rimane pubblica e i cittadini sono tutelati da una autorità indipendente e forte", ha detto a margine dei lavori delle Giornate di studio del Ppe a Palermo.

Messaggi del Wwf sul web. Tre videomessaggi sul web "per smascherare le bugie su acqua e nucleare": è il primo passo della campagna referendaria 'a portata di click' confezionata dal wwf, con la simbolica sagoma di un pinocchio dal naso lungo, per promuovere i referendum del 12 e 13 giugno sul ritorno dell'energia nucleare in italia e sulla gestione privata del servizio idrico. A sintetizzare l'obiettivo di questa "operazione-verità" è lo slogan: "non farti prendere per il naso. Sono tutte bugie. Sconfiggile andando a votare".

(06 maggio 2011)

 

 

2011-04-05

GIAPPONE

Iodio radiattivo 7,5 milioni oltre limite

La Tepco risarcirà la popolazione

La concentrazione di radiazioni è stata rilevata su un campione di acqua prelevato prima che la società che gestisce la centrale riversasse tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico. Nuovo allarme nelle zone colpite: c'è rischio di un'epidemia di tifo fluviale

Iodio radiattivo 7,5 milioni oltre limite La Tepco risarcirà la popolazione

TOKYO - Ancora allarme per le radiazioni della centrale di Fukushima. Stando a quanto riporta la stampa nipponica, lo iodio radioattivo trovato nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 dell'impianto atomico è 7,5 milioni di volte superiore al limite legale. Intanto la Tokyo Electric Power Co. (Tepco,), società che gestisce la centrale, pagherà un primo risarcimento provvisorio alla popolazione dell'area attorno all'impianto. Ma la radioattività non è l'unico pericolo: nelle zone devastate dal terremoto e dallo tsunami c'è il rischio che si sviluppi un'epidemia di tifo fluviale, una patologia tropicale causata da rickettsia tsutsugamushi, nota anche come tifo da acari o tifo tropicale. Una malattia che si diffonde in modo particolare in autunno e primavera. Intanto, dalla centrale danneggiata dal sisma e dallo tsunami dello scorso 11 marzo, è iniziato il travaso 1, nel Pacifico, di tonnellate di acqua contaminata.

AUDIO "Allarme mutazioni genetiche" 2

INTERATTIVO La situazione dei reattori 3

Allarme

radiazioni. Il campione di acqua nella quale è stata rilevata l'alta concentrazione di radiazioni è stato raccolto il 2 aprile, prima che la società che gestisce la disastrata centrale, la Tepco, cominciasse a riversare tonnellate di acqua radioattiva nell'Oceano Pacifico. Il rilascio di acqua contaminata in mare è una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, ma è stato ritenuto inevitabile: il governo ha giustificato l'azione come una sorta di male minore; e nonostante il governo nipponico abbia assicurato che non c'è alcun rischio per la salute, la Corea del Sud ha già protestato ufficialmente. E l'allarme cresce. La prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole: nei prossimi due giorni, più di 1.400 scuole e asili nido saranno testati per rispondere al'ansia crescente dei genitori, ma il governo continua a ripetere che non ci dovrebbe essere alcun rischio se i bambini vengono tenuti fuori di una raggio di 30 chilometri dall'impianto.

La Tepco offre risarcimenti. Intanto la società ha annunciato l'intenzione di pagare indennizzi, probabilmente a partire dalla fine del mese, ai residenti e agli agricoltori che abitano attorno all'impianto (rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell'evacuazione e per il costo della vita dopo le nuove linee guida imposte dal governo); ma non è chiaro dove l'azienda troverà i soldi considerato che continua ad affondare in borsa (oggi ha toccato il record storico negativo). Il ministro dell'Economia, Banri Kaieda, ha affermato in una conferenza stampa che è stato il governo a ordinare il pagamento di un primo risarcimento. La Tepco ha iniziato dal 31 marzo il pagamento di 20 milioni di yen ad ognuna delle nove municipalità dove è scattato l'ordine di evacuazione. Ma il sindaco di Namie, Tamotsu Baba, ha rifiutato di ricevere il denaro affermando che prima di tutto devono essere risarciti i residenti.

Riscio epidemia. L'allarme di un'epidemia di tifo fluviale - scrive lo Spiegel online - è stato dato dall'istituto nazionale giapponese di malattie infettive: il contagio avviene generalmente per penetrazione delle rickettsie (microorganismi a metà tra virus e batteri) in seguito alla puntura di acari trombiculidi infetti. La malattia si manifesta nel giro di tre settimane con vesciche e ulcere, febbre elevata e cefalea intensa. Un primo caso, riporta l'agenzia Giapponee Jiji Press è stato diagnosticato nella provincia di Fukushima il 22 marzo in un uomo di 70 anni, già in terapia con antibiotici.

(05 aprile 2011)

 

2011-04-04

NUCLEARE

Fukushima, l'annuncio della Tepco

"Versiamo acqua radioattiva nell'Oceano"

Pressing del governo sul gestore dell'impianto atomico. Falliti i tentativi di tappare la falla. Radiazioni oltre la norma fuori dal raggio di sicurezza di 30 km

Fukushima, l'annuncio della Tepco "Versiamo acqua radioattiva nell'Oceano"

TOKYO - La Tepco, il gestore dell'impianto nucleare di Fukushima, ha cominciato a riversare acqua radioattiva direttamente nell'oceano Pacifico.

Sono dunque falliti i due tentativi di bloccare la fuoriuscita di acqua contaminata da una crepa di 20 centimetri del reattore numero due della centrale. I tecnici giapponesi hanno tentato invano di iniettare del cemento nella fessurazione per otturare la falla dalla quale il liquido continua a riversarsi direttamente nell'oceano.

Oggi stato deciso di iniettare del colorante bianco sulle bolle d'acqua risalenti dal basso per riuscire ad individuare eventuali ulteriori fonti di fuga dell'acqua radioattiva. "Non ci sono state variazioni significative nel volume della fuga. Non siamo riusciti a fermare la fuoriuscita d'acqua", ha ammesso un portavoce della Tepco.

Intanto radiazioni superiori alla norma sono state rilevate appena fuori dal raggio di 30 km da Fukushima. A seguito della perdita di materiale radioattivo causata dai danni del sisma e dello tsunami dell'11 marzo le autorità nipponiche avevano disposto l'evacuazione nel raggio di 20 km dalla centrale di Fukushima, più altri 10 km di cosiddetta "area di rispetto".

Greenpeace, sulla base delle analisi effettuate intorno al sito, aveva chiesto l'estensione della zona di evacuazione fino a 40 km, diventati addirittura 80 km secondo le valutazioni fatte dagli Stati Uniti che avevano così causato qualche scintilla nei rapporti con l'alleato giapponese.

(04 aprile 2011)

 

 

 

 

 

2011-04-03

GIAPPONE

Fukushima, trovati morti 2 operai scomparsi

Fallito tentativo di fermare fuga radioattiva

I cadaveri sono stati recuperati mercoledì scorso e pare siano morti un'ora dopo il sisma. I tecnici della Tepco non sono riusciti a sigillare la perdita di acqua

Fukushima, trovati morti 2 operai scomparsi Fallito tentativo di fermare fuga radioattiva

TOKYO - Erano scomparsi l'11 marzo, giorno del sisma. Due operai della centrale nucleare di Fukushima sono stati ritrovati morti. I cadaveri dei due, di 21 e 24 anni, sono stati recuperati mercoledì scorso, dopo il drenaggio dell'acqua contaminata che aveva invaso un sotterraneo. In una conferenza stampa, la Tepco ha spiegato che i suoi due dipendenti avevano riportato gravi ferite e sarebbero morti per annegamento. Dall'autopsia, eseguita dopo la decontaminazione, sembra che siano morti un'ora dopo il terremoto. Erano addetti alla manutenzione delle turbine del reattore numero 4.

I tecnici della Tepco, intanto, non sono riusciti a sigillare la perdita di acqua radioattiva da uno dei pozzetti per la manutenzione del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima, riporta il quotidiano britannico The Independent. I tecnici hanno riempito il pozzetto di cemento ma non sono riusciti ad asciugarlo completamente: il passo successivo è stato quello di iniettare un polimero altamente assorbente nelle tubazioni che collegano il pozzo al resto del reattore, ma non è ancora chiaro se il tentativo sia stato coronato da successo. L'acqua radioattiva - proveniente probabilmente dal nucleo del reattore, gravemente danneggiato - si disperde velocemente in mare e non dovrebbe rappresentare un rischio per l'ambiente: tuttavia costituisce un pericolo per i tecnici al lavoro nella centrale.

(03 aprile 2011)

 

2011-04-01

EMERGENZA IN GIAPPONE

Fukushima, contaminata la falda

L'appello disperato del sindaco

Il primo cittadino di Minamisoma, vicina alla centrale. "Non funzionano i mezzi, soccorsi difficili. Ci manca il cibo. Non abbiamo informazioni"

dal nostro inviato PIETRO DEL RE

Fukushima, contaminata la falda L'appello disperato del sindaco La centrale di Fukushima vista dall'alto

TOKYO - Il peggio è forse già accaduto, a prescindere da quanto sostiene l'azienda che gestisce la centrale nucleare di Fukushima. In altre parole, è verosimile che la falda acquifera sottostante all'area degli impianti sia già stata contaminata da materiale radioattivo, anche se a riguardo la Tepco aveva fornito dati che potevano sembrare aberranti. A dirlo è stato Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, auspicando nuove misure della quantità di Iodio radioattivo rinvenuta nella falda, inizialmente valutata dalla Tepco pari a 10.000 volte i limiti legali.

LE IMMAGINI: LA CENTRALE VISTA DAI DRONI 1

L'abnorme presenza di Iodio 131 è stata confermata nella falda, così come di tellurio, molibdeno e zirconio. Roberto Mezzanotte, già direttore del Dipartimento delle Scienze nucleari dell'Ispra, azzarda l'ipotesi seguente: "A Fukushima, che si trova a poche decine di metri dal Pacifico, la falda è piuttosto superficiale. È perciò probabile che l'enorme quantità d'acqua usata per raffreddare il reattore 1 vi sia poi penetrata attraverso una qualche via d'uscita, così com'è anche defluita nel mare". Non dovrebbe quindi essere finito il nocciolo stesso nella falda acquifera, o quanto meno non ancora, bensì l'acqua che è entrata in contatto con

lui, caricandosi di particelle radioattive.

"Siamo abbandonati a noi stessi, e rischiamo di morire di fame". Comincia così il drammatico appello lanciato su YouTube da Katsunobu Sakurai, sindaco di Minamisoma, una città nella zona compresa nell'anello fra i 20 e i 30 chilometri di distanza dalla centrale danneggiata. Ora, se l'area nel raggio di 20 chilometri è stata interamente evacuata, in quella dei successivi dieci chilometri agli abitanti è stato solo suggerito di evacuare altrove, altrimenti devono rispettare l'ordine di rimanere chiusi in casa. Il sindaco accusa il governo di Tokyo e la Tepco di non fornire informazioni sufficienti, di non provvedere agli approvvigionamenti dei beni di prima necessità e di non fornire neanche i mezzi necessari a chi volesse andare via ma non ha un'auto per farlo.

L'APPELLO VIDEO DEL SINDACO 2

Dice ancora il sindaco: "Molti abitanti della zona cercano di fuggire con propri mezzi malgrado il pericolo di radiazioni. A complicare la situazione c'è il fatto che non vi sono più mezzi pubblici funzionanti". In questo filmato di una decina di minuti e sottotitolato in inglese, il primo cittadino spiega anche come i volontari e gli operatori che consegnano gli aiuti umanitari sono costretti a entrare in città a proprio rischio e pericolo. "Perciò, da un giorno all'altro, molti di noi possono davvero ritrovarsi senza più nulla da mangiare".

Ieri, intanto, allo scopo di tranquillizzare la popolazione, il premier Naoto Kan ha detto che seguendo i consigli delle autorità i giapponesi non correranno alcun rischio di essere esposti a livelli pericolosi di radioattività. Kan ha però poi ammesso che "portare la centrale sotto controllo sarà una battaglia lunga e dura. Allo stato, non possiamo dire che la struttura sia stata stabilizzata a sufficienza, ma ci stiamo preparando nel migliore dei modi per portarla sotto controllo".

Il ministero dei Trasporti ha rivelato che lo tsunami dell'11 marzo scorso è arrivato a più di 40 chilometri all'interno delle coste nord-orientali del Giappone, perché l'acqua di mare si è infiltrata nei corso dei fiumi. Il Tone, nella provincia di Chiba, è cresciuto di mezzo metro a 44 chilometri dal suo estuario.

Diventa sempre più concreta l'ipotesi di una parziale nazionalizzazione della Tepco, in previsione dei pesanti oneri che la compagnia dovrà sostenere a seguito dei problemi della centrale nucleare. La più grande utility asiatica dice di possedere l'equivalente di circa 18 miliardi di euro di prestiti d'emergenza concessi dalle principali banche nipponiche per coprire i costi crescenti, ma le richieste di risarcimento potrebbero da sole superare i 96 miliardi di euro.

(01 aprile 2011)

 

 

2011-03-30

GIAPPONE

Fukushima, verso smantellamento reattori

triplicati i livelli di iodio radioattivo

Nell'acqua del mare è stato rilevato un tasso 3.355 volte superiore alla norma. Il governo valuta la possibilità di smantellare tutti i reattori dell'impianto e ordina una revisione degli standard di sicurezza di tutte le centrali. Si aggrava il bilancio delle vittime: 11.232 morti e 16.361 dispersi

Fukushima, verso smantellamento reattori triplicati i livelli di iodio radioattivo

TOKYO - Il governo giapponese adotta la linea drastica nei confronti della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal sisma e dallo tsunami dello scorso 11 marzo. E considera l'ipotesi di smantellare tutti e sei i reattori dell'impianto Daiichi, ha detto il portavoce del governo giapponese citato dall'agenzia Kyodo News. In giornata la Tepco aveva annunciato di voler smantellare solo quattro reattori. Intanto da Tokio è arrivato l'ordine di controllare tutti i reattori nucleari del paese per garantire che in futuro non vi saranno nuovi disastri nucleari. In una lettera indirizzata ai direttori generali delle nove società di servizio regionale che operano nel comparto atomico in Giappone, il ministro del Commercio e dell'Industria, Banri Kaieda, ha riferito che "tutti e 50 i reattori attualmente in uso" nel paese "devono essere controllati senza indugio".

Un tasso di iodio radioattivo 3.355 volte superiore alla norma è stato rilevato nell'acqua di mare prelevata a 300 metri a sud dell'impianto, ha annunciato la Tepco. Si tratta del livello più alto di iodio 131 rilevato dall'inizio dell'emergenza. Domenica scorsa il tasso registrato era di 1.850 volte superiore alla norma. E in giornata il fumo è riapparso dall'edificio delle turbine della centrale. Il vicedirettore dell'Agenzia, Hidehiko Nishiyama, minimizza ricordando che la popolazione locale è stata allontanata e l'attività di pesca nella zona è stata vietata. Ma ammette anche di non conoscere le cause dell'aumento

del livello di radiazioni. Ed è l'ennesima incognita di questa sciagura. "Dobbiamo capire al più presto".

Si aggiorna intanto la tragica conta delle vittime della catastrofe dell'11 marzo: sono 11.232 i morti e 16.361 i dispersi. Solo nella provincia di Miyagi le vittime sono state 6.843. In quella di Iwate i morti accertati sono 3.301 mentre nella provincia di Fukushima sono 1.030.

E per la prima volta dall'inizio della crisi, livelli di radiazione sono stati rilevati su Pechino e su alcune zone del nord e dell'ovest della Cina. Si tratta comunque, hanno precisato le autorità locali, di tracce minime di materiale radioattivo. In totale, livelli molto bassi di iodina 131 sono stati rilevati in 14 delle 30 divisioni amministrative del Paese.

(30 marzo 2011)

 

 

 

 

 

2011-03-28

GIAPPONE

"A Fukushima parziale fusione"

Nuova forte scossa di terremoto

Il governo spiega con l'alterazione delle barre di combustibile l'alta radioattività dell'acqua nel reattore 2 assicurando che si tratta di un "fenomeno temporaneo". La radioattività sale improvvisamente. Scossa di intensità pari a 6,5 Richter. Né vittime né danni

"A Fukushima parziale fusione" Nuova forte scossa di terremoto Il reattore 4 della centrale di Fukushima

TOKYO - Livelli di radiazioni altissimi a Fukushima e una nuova forte scossa di terremoto. Le notizie che arrivano dal Giappone alimentano la preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la centrale nucleare gravemente danneggiata dal sisma e dallo tsunami dell'11 marzo. Malgrado gli sforzi dei tecnici, la situazione nell'impianto di Fukushima non sembra migliorare. Il governo di Tokyo ha fatto sapere che l'alta radioattività dell'acqua nel reattore n.2 della centrale potrebbe essere dovuta "alla parziale fusione delle barre di combustibile". Un fenomeno che il capo di gabinetto, Yukio Edano, definisce "temporaneo". Ma i tecnici della Tepco hanno intanto rilevato un "balzo" del livello di radioattività che fuori al reattore 2 ha superanto quota 1.000 millisievert/ora.

E nel nord-est del Giappone la terra continua a tremare. Una scossa di magnitudo 6,5 Richter è stata registrata al largo delle coste già devastate. Un allarme tsunami è stato lanciato e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi. Il sisma, il cui epicentro è stato localizzato a oltre 17 chilometri di profondità, non ha provocato vittime né danni. Secondo le autorità va considerato come una replica di quello dell'11 marzo che raggiunse magnitudo 9.

Tornando alla situazione a Fukushima, va segnalato che nell'acqua di mare prelevata a 30 metri di distanza dai reattori 5 e 6 è stato rilevato un tasso di iodio 131 superiore al normale di ben 1.150 volte. L'Agenzia per

la sicurezza nucleare nipponica ha precisato che fino ad ora i test erano stati praticati nella parte sud dell'impianto, nei pressi dei reattori 1-4, i più danneggiati: qui il livello di iodio 131 nell'ultima rilevazione è risultato 2.000 volte superiore al normale.

Sui livelli di radioattività c'è stata molta confusione. Ieri la Tepco, la società che gestisce la centrale, aveva chiesto scusa per gli errori 1 commessi annunciando un tasso di radioattività 10 milioni di volte superiore alla norma al reattore numero 2 per poi correggersi e ridimensionare il dato a 100 mila volte. Uno sbaglio che oggi il governo ha definito "inaccettabile": "Anche se l'enorme impegno di chi lavora sul sito può aiutare a spiegare l'errore, c'è da considerare che la verifica delle radiazioni è una condizione importante per la sicurezza: questo tipo di errore è assolutamente inaccettabile", ha affermato il portavoce Edano.

(28 marzo 2011)

 

2011-03-27

GIAPPONE

Fukushima: radioattività altissima, via i tecnici

La Tepco chiede scusa, la stima era sbagliata

Le radiazioni nell'acqua al reattore n.2 della centrale sono 10 milioni di volte più alte del normale. Gli esperti: "E' fusione parziale del nocciolo". Proteste contro il nucleare a Nagoya e Tokyo. E il gestore dell'impianto ammette l'error. Probabile si sia verificata la fusione parziale del nocciolo

Fukushima: radioattività altissima, via i tecnici La Tepco chiede scusa, la stima era sbagliata

TOKYO - La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei circa 500 tecnici al lavoro per raffreddare gli impianti danneggiati dal terremoto e dallo tsnumani dell'11 marzo. E la Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette l'errore della sua stima.

Il livello di iodio-131 è talmente alto da far ipotizzare all'Agenzia che si sia verificata una fusione parziale del nocciolo. L'emergenza contaminazione dunque si fa sempre più acuta, mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era in programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempi ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare.

A rafforzare le preoccupazioni giungono le parole del capo della Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, secondo il quale la crisi all'impianto giapponese potrebbe durare ancora settimane, se non addirittura mesi. "Siamo ancora lontani dalla fine dell'incidente", ha affermato Yukiya Amano, intervistato dal New York Times.

In questa situazione fonti del governo di Tokyo prospettano una riflessione generale sulla materia: "La priorità è ora

risolvere l'emergenza di Fukushima, poi si dovrà fare una revisione ad ampio raggio sul nucleare", affermano a proposito di ruolo e poteri delle Authority di settore in Giappone che non esclude gli stessi operatori, tra cui la Tepco che gestisce l'impianto di Fukushima. Della riflessione faranno parte gli operatori, a maggior ragione dopo il comportamento e le misure non sempre dal carattere chiaro e appropriato messe in campo dalla Tepco, prima utility del Paese. Anzi proprio con la compagnia, le stesse fonti hanno ammesso che "ci sono state delle incomprensioni".

Il dramma di Fukushima ha indotto il movimento antinuclearista giapponese alla mobilitazione. Centinaia di persone sono scese in piazza oggi a Nagoya, nel centro del Paese, e a Tokyo per chiedere l'abbandono delle centrali nucleari. In una nazione dove i cortei di questo tipo sono sempre stati rari e poco partecipati, almeno 300 manifestanti si sono riuniti a Nagoya rispondendo all'invito di studenti preoccupati dalla situazione. "Non vogliamo un'altra Fukushima", hanno scandito i dimostranti chiedendo la chiusura della centrale di Hamaoka situata a 120 chilometri da Nagoya, sulla costa sud dell'isola di Honshu, e pure a rischio sisma. A Tokyo circa 300 persone hanno sfilato nel quartiere chic di Ginza scandendo slogan come "Non abbiamo bisogno del nucleare".

(27 marzo 2011)

 

 

 

2011-03-25

GIAPPONE

Fukushima, gravità potrebbe salire a 6

probabili danni alla vasca del reattore 3

L'Agenzia per la sicurezza nucleare non esclude di portare al penultimo gradino della scala di valutazione l'incidente alla centrale. Il governo invita alla "evacuazione volontaria" fino ai 30 chilometri dall'impianto. Oltre 27 mila morti e dispersi. Kan: "Situazione ancora imprevedibile"

Fukushima, gravità potrebbe salire a 6 probabili danni alla vasca del reattore 3

TOKYO - Prima l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare indica che potrebbe rialzare da 5 a 6 su una scala di 7 il livello di gravità dell'incidente alla centrale di Fukushima. Poi arriva la notizia che potrebbe essere stato danneggiato il contenitore delle barre di combustibile del reattore numero 3. La situazione rimane critica, tanto che il governo nipponico invita alla "evacuazione volontaria" fino ai 30 chilometri dall'impianto, sostenendo che l'obiettivo è "migliorare la qualità della vita quotidiana" e che la scelta non è "legata a motivi di sicurezza". Ad aumentare l'allarme ci sono anche i risultati delle analisi su legumi provenienti da Tokyo, ma non destinati alla vendita in cui per la prima volta è stato riscontrato un livello superiore al limite consentito di radioattività. Citando il ministro della Sanità, i mezzi di informazione locali hanno riferito che si tratta di un legume con foglie verdi, il komatsuna, coltivato in un centro ricerche a Edogawa, nella periferia di Tokyo e a 250 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima. Secondo la televisione pubblica Nhk, non ci sono rischi sulla salute.

Non si placano, dunque, le preoccupazioni legate alla centrale, come conferma l'ultima dichiarazione del premier giapponese, Naoto Kan: "La situazione è ancora molto imprevedibile. Stiamo lavorando affinché non peggiori. Dobbiamo continuare ad essere estremamente vigili", ha detto il capo del governo nel corso di una conferenza

stampa.

L'Agenzia per la sicurezza nucleare (Nisa) aveva assegnato un rating provvisorio di 5 ("incidente con più ampie conseguenze") lo scorso 18 marzo, a una settimana dal sisma e dallo tsunami che hanno messo fuori uso l'impianto di raffreddamento della centrale e causato gravi danni ad alcuni dei suoi reattori. Ora, dopo la raccolta di dati sui livelli di radioattività nelle zone limitrofe, pensa di portarlo a 6 ("grave incidente"). "Il rating attuale e provvisorio si basa sulle informazioni disponibili al momento della valutazione", ha spiegato Hidehiko Nishiyama, portavoce della Nisa, in una conferenza stampa. "La situazione rimane fluida e per la valutazione finale è necessario attendere che la situazione si stabilizzi e che tutti i dati sulle radiazioni diventino disponibili", ha concluso.

I giudizi sulla gravità degli incidenti nucleari sono emessi secondo la International Nuclear and Radiological Event Scale (Ines), una scala introdotta dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea, che fa capo all'Onu), per consentire la comunicazione tempestiva delle informazioni rilevanti sulla sicurezza in caso di incidenti nucleari. La Ines si compone di 7 livelli: finora quello più grave, il settimo, è stato assegnato al disastro di Chernobyl del 26 aprile del 1986.

Nella centrale si continua a lavorare per cercare di raffreddare i reattori. Il reattore che crea le maggiori preoccupazioni è sempre il numero 3, da dove ieri i tecnici erano stati allontanati 1. Due erano venuti in contatto con acqua contaminata ed erano stati ricoverati. Agli sforzi per evitare una catastrofe nucleare, partecipano anche le truppe statunitensi, che forniranno acqua per raffreddare i reattori.

Due settimane dopo la catastrofe la polizia giapponese ha aggiornato il bilancio delle vittime: i morti accertati sono 10.035 e altre 17.443 risultano ancora disperse.

In Cina radiazioni che superano "in modo consistente" i limiti sono state riscontrate su due passeggeri giapponesi arrivati all'aeroporto di Wuxi, nell'est. L'organismo preposto alla supervisione, ispezione e quarantena ha fatto sapere che ai due è già stata fornita assistenza medica e ha assicurato specificando che non c'è alcun rischio di contaminazione con altri. Livello anomalo di radioattività anche su una nave merci giapponese giunta lunedì nel porto di Xiamen, nella provincia orientale cinese del Fujian. Il cargo era partito dagli Stati Uniti, fermandosi poi in Giappone lo scorso 17 marzo e lo stesso giorno era salpato alla volta della Cina.

(25 marzo 2011)

 

 

2011-03-22

GIAPPONE

Sale livello radioattivo a Fukushima

Nuove scosse, la terra trema ancora

Passi avanti nel collegamento dei reattori alla linea elettrica. Ancora fumo dall'impianto. "Materiale radioattivo" nell'acqua di mare della zona. Le autorità rassicurano la popolazione e non bloccano la vendita di pesce. La Borsa di Tokyo guadagna il 4,36%. Nube in arrivo in Italia, Ispra: "Nessun rischio per la salute"

Sale livello radioattivo a Fukushima Nuove scosse, la terra trema ancora Il vapore bianco radioattivo che fuoriesce dai reattori 2 e 3

*

video

L'esplosione

*

video

La centrale in 3D

*

video

Gli eroi del Giappone

*

video

Le carcasse dei reattori

*

video

Minanisoma prima, durante e dopo

*

video

I sette giorni più lunghi

* Saitama, lo stadio-rifugio dei contaminati

foto

Saitama, rifugio dei contaminati

* Giappone, ora è allarme contaminazione nucleare

foto

Allarme contaminazione nucleare

* Panico nucleare a Tokyo, negozi presi d'assalto

foto

Panico nucleare a Tokyo

* Fukushima, in fila davanti allo scanner

foto

In fila davanti allo scanner

* Fukushima, i danni ai reattori

foto

I danni ai reattori

* Fukushima, paura per la centrale nucleare

foto

Paura per la centrale nucleare

* L'incubo di un'altra Cernobyl torna a far paura al Pianeta

articolo

L'incubo di un'altra Cernobyl

* Cosa succede senza il nucleare

articolo

Scenario senza il nucleare

* Paura e speranza a Fukushima Più di 15mila finora le vittime

articolo

Paura e speranza a Fukushima

* Il dovere della paura

articolo

Il dovere della paura

* Veronesi: propongo moratoria ma io non rinnego l'atomo

articolo

Veronesi: "Non rinnego l'atomo"

* Fukushima, innalzato il livello di gravità Naoto Kan: "Ricostruiremo il Giappone"

articolo

Kan: "Ricostruiremo il Giappone"

* Raffreddati due reattori, torna l'elettricità Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua

articolo

Tokyo, radioattività nell'acqua

* Fukushima, allarme per i reattori 2 e 3 Sospesa distribuzione latte e verdura

articolo

Allarme per i reattori 2 e 3

TOKYO - Undici giorni dopo la devastazione, in Giappone la terra continua a tremare. Oggi, alle 16,18 ora locale (le 8,18 in Italia), una scossa di terremoto di magnitudo 6.6 della scala Richter è stata registrata al largo dell'isola Honshu. Secondo quanto riferito dallo U.S Geological Survey, l'epicentro è stato localizzato a una profondità di dieci chilometri. Alle 18,44 locali un secondo terremoto di magnitudo preliminare 6.2 è stato avvertito soprattutto nelle prefetture di Miyagi e Fukushima, con epicentro a circa 200 chilometri al largo della costa di Iwate, nelle acque del Pacifico. Alle 17,33, sempre locali, è stato il turno della prefettura di Ibaraki, dove è stata rilevata una scossa più leggera, di magnitudo 4.7.

La sfida del Giappone resta cercare di stabilizzare la centrale nucleare di Fukushima. E' una corsa contro il tempo. Mentre vapore bianco radioattivo, probabilmente proveniente dalla vasca del combustibile esausto, continua a uscire dai reattori 2 e 3, il livello di radioattività è aumentato notevolmente nell'area intorno all'impianto. A peggiorare le cose è stata anche la pioggia che negli ultimi due giorni si è abbattuta sulla zona. Il "materiale radioattivo" è caduto a terra ed è stato rilevato nell'acqua di mare della zona. Il portavoce governativo Yukio Edano ha affermato che, nonostante l'allarme per il cibo 1 lanciato ieri, per il momento non verrà estesa la "zona di esclusione" intorno alla centrale. Intanto la nube tossica ha cominciato il suo lungo viaggio intorno al mondo. Oggi è di passaggio sull'Islanda dove sono state rilevate minuscole particelle radioattive, domani sorvolerà la Francia per poi arrivare, tra domani e dopo, anche sull'Italia.

Il ministro giapponese dell'Industria, Banri Kaieda, parla di situazione "difficile" proprio mentre a Fukushima continuano le operazioni di raffreddamento dei reattori. I cannoni ad acqua sono ancora spenti, in attesa di una decisione da parte della Tepco (Tokyo Electric Power) che però rassicura la popolazione sui "progressi" tecnici in atto. Dalla Cina intanto si aspetta un'autopompa speciale dotata di un enorme braccio articolato alto 62 metri e che servirà per lanciare altra acqua. Secondo l'agenzia Kyodo, la fonte di alimentazione esterna ora è disponibile per cinque dei sei reattori. L'elettricità dovrebbe consentire di mettere in moto le pompe di raffreddamento e vincere la battaglia iniziata, si è appreso solo oggi, con un'onda di mare alta almeno 14 metri. "Ne abbiamo trovato traccia anche nel parcheggio, che si trova appunto ad un'altezza di 14 metri", ha detto un portavoce della Tepco.

La contaminazione. I nuovi, alti livelli di iodio e di cesio radioattivi sono stati rilevati in 47 prefetture tra cui quella di Tokyo, a 240 chilometri più a sud. In ogni caso, assicurano le autorità, non sono tali da costituire una minaccia per la salute della popolazione. Le concentrazioni di iodio 131 e di cesio 134 riscontrate nell'acqua marina nella zona vicina l'impianto erano ieri sera rispettivamente 126,7 volte e 24,8 volte più elevate rispetto al livello massimo stabilito dal governo nipponico. Tracce di cobalto 58, infine, sono state rilevate anche in un campione di acqua prelevato nei pressi dell'impianto. Il ministero della Scienza e Tecnologia ha precisato che provvederà a esaminare l'acqua nel raggio di 10-30 chilometri dalla centrale.

La pesca. L'Agenzia per la sicurezza nucleare nipponica ha avvisato il ministero dell'Agricoltura delle conseguenze possibili per l'industria dei frutti di mare. Ma il governo non ritiene in questa fase necessario porre limitazioni alla vendita di pesce. L'ha detto oggi in una conferenza stampa il portavoce dell'esecutivo Yukio Edano: "Allo stadio attuale non posso escludere (una futura limitazione alla vendita) tuttavia, in questa fase, non siamo in condizioni tali che la richiedano. In ogni caso, siamo in una fase in cui è necessario raccogliere più dati o far proseguire le analisi degli esperti". Edano ha definito, comunque, le concentrazioni di radioattività non tali da provocare effetti sulla salute. E ieri i pescherecci scampati 2 allo tsunami sono tornati in mare.

Il bilancio. Il Giappone continua a contare le sue vittime. Sono 22 mila le persone morte o disperse. Il bilancio è di 9.080 Vittime in 12 prefetture, mentre sono 13.561 I dispersi. Il ministero della pubblica istruzione giapponese ha avvertito che il numero di bambini morti "aumenterà inevitabilmente", considerando la mole di dispersi registrata in queste ore dalle autorità. Sono state danneggiate e sommerse dalle onde dello tsunami anche 5.682 scuole in 23 prefetture. Altre 3.379 scuole sono invece state chiuse dal governo nipponico. Degli 8.360 corpi sui quali la polizia locale ha svolto autopsie, solo 4.670 Sono stati identificati. Si parla poi di 270mila sfollati, dei quali la prefettura di Osaka ha iniziato ad accettare le domande di assegnazione per abitazioni popolari che il governo giapponese offrirà gratuitamente.

L'economia. Sul fronte economico da registrare il rialzo della Borsa di Tokyo: alla ripresa degli scambi dopo la festività dell'Equinozio, l'indice Nikkei ha chiuso in progresso del 4,36%, intorno ai massimi di seduta. I listini sono stati sostenuti dai solidi guadagni di Wall Street, ma anche dai passi avanti nella messa in sicurezza della centrale nucleare e soprattutto la rete di protezione messa in campo nel weekend dai Paesi del G7 per "raffreddare" la risalità dello yen, portatosi ai massimi storici contro il dollaro. La banca giapponese ha

immesso oggi 2mila miliardi di yen (17 miliardi di euro) sul mercato finanziario per sostenere l'economia nipponica. Sale così a 39mila miliardi di yen (339 miliardi di euro) la somma complessiva sbloccata dalla banca. La Tepco ha reso noto che risarcirà le aziende colpite dal divieto commerciale imposto dal governo nipponico, in seguito alle perdite radioattive della centrale nucleare di Fukushima che hanno contaminato gli alimenti prodotti nelle vicinanze dell'impianto. Lo riferisce il Financial Times.

L'offesa agli eroi. Il ministro dell'industria del Giappone, Banri Kaieda, si è scusato oggi dopo essere stato accusato dalla stampa di aver minacciato di punire i pompieri che esitavano a intervenire nella centrale di Fukushima, dove i livelli di radioattivi sono pericolosamente alti. "Se le mie parole hanno offeso i pompieri, allora mi voglio scusare", ha detto il ministro. Kaieda si è però rifiutato di confermare di aver profferito le minacce attribuitegli dalla stampa.

I voli. Mentre l'Alitalia ha "rinnovato la disponibilità di posti gratuiti per i nuclei familiari e quanti si trovino in condizioni di vulnerabilità o stato di necessità", come famiglie con bambini minori di 15 anni e donne in stato di gravidanza, la Singapore Airlines ha annunciato di voler cancellare uno dei suoi quattro voli giornalieri tra Singapore e Tokyo a causa del calo della domanda dopo il terremoto. Uno dei due voli giornalieri da e per l'aeroporto Haneda di Tokyo è stato sospeso domenica, mentre il servizio tra Singapore e Tokyo Narita funziona normalmente.

La nube verso l'Italia. Oggi è sull'Islanda, domani sarà sulla Francia, poi gli effetti della nube radioattiva sono "attesi sull'Italia, prevediamo tra domani e dopodomani" ma "al momento non si rilevano assolutamente rischi per le popolazioni". Ad affermarlo è stato il responsabile del Servizio misure radiometriche del Dipartimento nucleare dell'Ispra, Giancarlo Torri. In Italia ad intercettare la nube "sono i sistemi della Rete nazionale di sorveglianza della radioattività, una rete che è sempre e comunque attiva su tutte le regioni italiane" ha spiegato Torri, aggiungendo che "a stamattina non si rileva nessun segnale di incremento di radioattività né sull'Italia né sull'Europa". "Al momento - ha ribadito Torri - non si rilevano assolutamente rischi per la popolazione. L'eventuale esposizione sarebbe molto rapida". "Con i nostri strumenti - ha concluso Torri - misuriamo normalmente valori da 10mila a 100mila volte inferiori a quelli che potrebbero avere impatto sulla salute delle persone, sono cioè valori bassissimi e pari a 10mila volte meno le dosi di radiazione naturale".

(22 marzo 2011)

 

 

LE IDEE

Un incubo senza risveglio

di HITONARI TSUJI*

Un incubo senza risveglio Hitonari Tsuji

Ho saputo per la prima volta del terremoto dell'11 marzo mentre stavo su Twitter. All'improvviso sono cominciati a susseguirsi i tweet di moltissime persone, si sentiva la loro voce silenziosa attraverso i messaggi. Mi sono reso conto che c'era qualcosa di insolito. Qualcuno parlava di magnitudo oltre l'ottavo grado. In reatà si trattava di un grande terremoto di magnitudo 9, mai verificatosi prima in Giappone. I giapponesi sono abituati ad associare al termine terremoto quello di tsunami. Sono cominciati i tweet per avvertire dell'arrivo dell'onda gli abitanti delle coste. Io ho cominciato a immaginarmi persone che, senza alture in cui rifugiarsi, cercavano disperatamente di fuggire. Sono stati presi alle spalle da una grande onda. Poco dopo un enorme tsunami si è abbattuto sul Giappone. Era il pomeriggio dell'11 marzo.

Da allora continuo a seguire senza dormire Twitter per restare collegato con il mio Paese. Vivo a Parigi, la maggior parte delle informazioni le ottengo da Twitter, da internet e dai giornali. Le prime immagini dei danni causati dallo tsunami le ho viste il giorno successivo nella tv francese. Erano gli scenari delle bellissime coste del Giappone nordorientale inghiottite dal mare.

La vita, i ricordi e l'amore di molte persone sono state risucchiate senza pietà da un'immensa onda. Eppure questo non era che il capitolo introduttivo della catastrofe. Anche adesso continuano forti scosse di assestamento. Continuano anche i messaggi su Twitter di chi è tremendamente preoccupato. Inoltre, da quando è

stato comunicato il rischio delle centrali nucleari, il terrore si è d'un tratto diffuso in tutto il Giappone. Stavo davanti al computer a leggere messaggi d'aiuto e di paura, ma senza poter far nulla perché sono solo uno scrittore. Non riesco a smettere di piangere nemmeno mentre scrivo questo articolo.

Da quando è iniziata la fuoriuscita di radiazioni Tokyo è diventata deserta. Le funzioni della città si sono paralizzate, la gente si è rinchiusa nelle case per la paura atomica. Sono tornato un mese fa da Tokyo per lavoro. Ora non ha più l'aspetto di una città piena di vita, dinamica, energica. Nelle stazioni non ci sono persone, lungo le strade non corrono auto. La gente della capitale parla a bassa voce come se fosse in tempo di guerra, aspetta con ansia il momento di tornare alla normalità. Il livello di stress che attanaglia le persone è ai massimi livelli, ma i giapponesi fanno di tutto per superare questo momento di crisi: rimangono ordinati, uniti e cortesi, rispettano le file e fanno di tutto per stringere i denti. Le forze di polizia e l'esercito lavorano 24 ore su 24 per cercare i dispersi e aiutare i rifugiati.

Non ho mai visto una cosa così triste. Non c'è niente nella mia vita che potrei paragonare a questa tragedia. La catastrofe si è portata via tutto, dai miei bei ricordi, alle gioie di tutti i giorni vissuti in Giappone. Ancora le risa, la felicità e la vita. E siamo stati messi di fronte a una prova ancora più grande. Da un lato siamo attanagliati dal terrore che possa iniziare il collasso del nocciolo del reattore di Fukushima, mentre nella zona nordorientale continua il lavoro di numerosi militari e soccorritori. Anche se la situazione continua a peggiorare, ci sono persone che non smettono di combattere per salvare il reattore nucleare. Dai membri di questi gruppi arrivano tweet a tutto il Paese. "Eviteremo l'esplosione nucleare, anche a costo della nostra vita", scrivono. Queste persone lavorano rischiando per la vicinanza alle zone radioattive.

In un angolo della zona disastrata una rifugiata ha partorito una bambina. Continuo a ripetermi che questo non è un sogno. Ma non riesco a capire quando potrò risvegliarmi da questo incubo. Anche in questa circostanza disperata stanno per rifiorire i ciliegi. Abbiamo bisogno anche della forza della forza del vostro affetto. Vi supplico, salvate il Giappone.

(traduzione Alessia Cerantola)

* L'autore dell'articolo è uno fra gli scrittori più noti del Giappone. In Italia ha avuto molto successo il suo "Buddha Bianco"

(22 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-20

Diretta

Fukushima, nuovo allarme al reattore 3

A Tokyo acqua radioattiva. 20mila vittime

Radioattività anormale in latte e spinaci. Mentre continua il dramma degli sfollati e i soccorsi arrivano a rilento nelle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo, si apre uno spiraglio di speranza alla centrale atomica di Fukushima. L'elettricità è necessaria per azionare l'impianto di raffreddamento dei reattori, ma bisogna verificare che le pompe siano ancora funzionanti. Nuova scossa nell'area. La polizia ha aggiornato il bilancio delle vittime: oltre 20mila tra morti e dispersi, ma è destinato a salire ancora.

DIRETTE: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo 15 marzo - 16 marzo - 17 marzo - 18 marzo - 19 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 10:35 del 20 marzo 2011)

10:35

Governo: nessun rischio alla salute anche con la pioggia 12 –

Il governo giapponese assicura quanti vivono nelle regioni di Tohoku e del Kanto, quella di Tokyo, che "non corrono alcun rischio per la salute umana, anche in caso di pioggia". In una nota, l'esecutivo invita a "stare tranquilli" e rileva che livelli più elevati del normale di radiazioni si potrebbero rilevare in caso di pioggia", ma in quantità tale "da non incidere sulla salute" e, in ogni caso, "non oltre la media della dose di radiazioni naturali". I consigli sono quelli di evitare di uscire se piove, salvo che non si tratti di un'emergenza; di assicurarsi di coprire capelli e pelle il più possibile; infine, lavarsi accuratamente con acqua corrente se vestiti o pelle sono esposti a pioggia. "Si tratta di misure precauzionali - conclude la nota -. Anche se non si prendono queste misure, non c'è alcuna minaccia per la salute".

10:31

Scossa di 5,5 richter al largo di Taiwan 11 –

Un sisma di magnitudo 5,5 è stato registrato oggi al largo della costa sud orientale di Taiwan. Lo ha annunciato l'Istituto di geofisica americano secondo il quale non si segnalano danni, nè vittime e non è stata emessa una allerta tsunami. I sismologi di Taiwan parlano di una scossa di 5.9. La scossa ha avuto per epicentro una zona di mare a circa 45 km a sud est della città di Taitung è stata registrata a 17 km di profondità.

10:29

Wsj: Tepco ha rallentato le operazioni per salvare i reattori 10 –

Il presidente della Tepco ha pianto in pubblico, dispiaciuto per i danni che sta causando la radioattività della 'sua' centrale di Fukushima Daichi. In realtà, scrive il Wall Street Journal, la società ha "consapevolmente" rallentato gli interventi per raffreddare i reattori dove è in corso la fusione del nocciolo per salvare il salvabile dell'impianto. Il ricorso all'acqua di mare per abbassare la temperatura dei reattori, infatti, non solo riduce i rischi di ulteriori esplosioni e fughe radioattiva ma danneggia i reattori rendendoli a lungo andare del tutto inservibili. Il Wsj rivela infatti che "Tepco aveva già pensato all'uso dell'acqua di mare per raffreddare uno dei suoi sei reattori almeno dallo scorso sabato mattina (all'indomani del terremoto e del succesivo tsunami) ma non l'ha fatto fino alla sera quando non gli è stato ordinato dal premier". Non solo: "Hanno atteso fino all'indomani per usare l'acqua salata sugli altri reattori". Tepco ha "esitato perche ha cercato di proteggere i suoi asset", ha spiegato al Journal Akiera Omoto, ex diregente della Tepco e attuale membro della Commissione Giapponese per l'Energia Atomica.

10:25

Forte scossa nelle Filippine 9 –

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.4 ha colpito il nord delle Filippine. Lo afferma l'Istituto di vulcanologia dell'arcipelago.

10:23

La centrale di Fukushima sarà fermata 8 –

La centrale di Fukushima sarà disattivata dopo i gravi problemi causati dal sisma e dallo tsunami che hanno colpito il Giappone del nordest l'11 marzo. "Guardando oggettivamente alla situazione, è chiaro cosa fare", ha risposto il portavoce del governo, Yukio Edano in una conferenza stampa, alla domanda se il governo stia pensando di smantellare l'impianto nucleare.

09:56

La Tepco: "Stabilizzato il reattore 3" 7 –

S'è stabilizzata la pressione interna al reattore numero 3 della centrale nucleare Fukushima. Secondo quanto ha comunicato la Tepco non è stato necessario rilasciare vapore nell'atmosfera, come si era precedentemente pensato

09:38

Tracce di radioattività a Taiwan 6 –

Tracce di radioattività sono state rilevate per la prima volta a Taiwan su delle fave importate dal Giappone. Lo dicono le autorità di Taipei.

09:08

La polizia: trovati vivi una donna di 80 anni e un ragazzo di 16 5 –

Una donna di 80 anni e un ragazzo di 16 sarebbero stati trovati vivi tra le macerie nella prefettura giapponese di Miyagi, oggi, a nove giorni dal terremoto che ha devastato il nordest del Giappone. Lo ha affermato la rete telvisigva NHk citando fonti della polizia. Ieri una notizia analoga, secondo la quale un ragazzo sui 20 anni era stato salvato si era rivelata falsa.

08:05

L'Agenzia: si rischia di interrompere il raffreddamento della centrale 4 –

L'Agenzia per la sicurezza nucleare non si aspetta piani del governo per estendere la zona attuale di evacuazione, ma avverte che qualsiasi emissione di vapore radioattivo dal reattore n3 potrebbe interrompere il lavoro di raffreddamento degli altri reattori della struttura.

07:56

Nuovo allarme al reattore 3: sale la pressione 3 –

La pressione all'interno del serbatoio di contenimento del reattore n.3 della centrale nucleare di Fukushima è in aumento. Lo ha annunciato l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui la Tepco, il gestore dell'impianto, si appresta ad aprire le valvole per ridurre i livelli di pressione con un'operazione che potrebbe "causare il rilascio di vapore radioattivo".

07:55

La polizia: bilancio vittime destinato a salire 2 –

Il bilancio è destinato a diventare ancora più pesante perchè, ad esempio, solo nella prefettura di Miyagi, la polizia locale ha detto di stimare più di 15.000 vittime.

07:54

Le vittime sono oltre 20mila 1 –

Si aggrava il bilancio di sisma e tsunami che l'11 marzo hanno devastato il Giappone: sulla base dei dati ufficiali forniti oggi dalla polizia nazionale, le vittime sono salite a 8.133 unità e i dispersi a 12.272

(20 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Tokyo capitale in agonia

"Qui non vivremo più"

Paura e incubo radiazioni: in quattromila sono già fuggiti da quella che era percepita come una città modello

DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI

Tokyo capitale in agonia "Qui non vivremo più"

TOKYO - Per otto giorni Tokyo è stata una metropoli spaventata ma in attesa di buone notizie. Oggi è una capitale in agonia. Si presenta come prossima al collasso e prevede il peggio. In poche ore la residua fiducia ha ceduto allo sconforto. L'esodo lento dei giorni scorsi ha assunto la dimensione della fuga. Oltre quattro milioni di abitanti hanno lasciato la città in treno, o ammassati in auto. Colletti bianchi, stranieri e famiglie con bambini cercano di raggiungere le località a sud del Kansai, per mettersi al riparo dal pericolo della nube atomica. Nella periferia nord di Tokyo arriva invece l'onda dei disperati che scappano da Fukushima e dalle città distrutte dallo tsunami. A far precipitare la situazione, l'innalzamento del livello di rischio nei reattori, nuove scosse di terremoto e la convinzione che il governo minimizzi una crisi fuori controllo. È scattato però anche il primo vero allarme-contaminazione. Il governo ha ammesso che tracce di iodio radioattivo sono state rinvenute nell'acqua potabile di Tokyo e delle aree vicine. Livelli anomali, ufficialmente sotto i limiti di legge e non immediatamente pericolosi per la salute, ma l'impatto pubblico della notizia è stato tremendo. Radioattivi anche il latte proveniente da Fukishima e alcune partite di spinaci prodotti nella prefettura di Ibaraki. Già in commercio, non si sa dove siano finiti. La popolazione dell'area metropolitana, oltre 35 milioni di individui, prende atto che la vita di una delle capitali più importanti del mondo

è già irriconoscibile. La domanda non è più quando Tokyo tornerà al business e alla quotidianità smarrita, ma se ciò risulterà possibile. Il crollo del traffico e della folla per strada è impressionante.

Pochi passanti, protetti da cappelli, ombrelli e mascherine, ignorano i centri commerciali del centro, in gran parte chiusi. La sindrome da alimenti contaminati lascia deserti i ristoranti e decima chi finora si era dedicato all'accaparramento di viveri. A Ginza, la via dello shopping, alcuni ambulanti mettono all'asta compresse di iodio sul marciapiede, a prezzi esorbitanti, come fossero spacciatori. A ruba un unico genere: i giornali che informano sugli orari dei black-out. Da tre giorni l'immondizia si accumula per le strade. I camion sono privi di benzina e gli inceneritori non possono sprecare elettricità. Solo il tempio di Senso-Ji, ad Asakusa, è affollato più del solito. La gente si raduna a pregare e a bruciare incenso. I cibi confezionati, purché prodotti prima dell'11 marzo, sono introvabili e il loro prezzo è salito di sette volte. Invenduti i generi freschi. Migliaia di taxi sostano in attesa di clienti già lontani, mentre le stazioni dei treni scoppiano di viaggiatori carichi di scatole e valigie. Molti distributori di carburante sono chiusi e quelli aperti non vendono più di dieci litri di benzina a testa, da portarsi via in una tanica. Il mercato immobiliare è impazzito. In una settimana il valore delle case a Tokyo è sceso del 30%, del 70% nella prefettura di Fukushima. A Osaka, Kyoto e Kobe è salito del 40%.

Grattacieli con migliaia di uffici si svuotano nella capitale, mentre affittare lontano può superare i listini di Hong Kong. Tra venerdì e ieri la fuga di multinazionali, ambasciate, banche e centri amministrativi delle industrie, ha seminato il panico tra chi non ha un luogo sicuro dove rifugiarsi. Nel distretto finanziario migliaia di impiegati stanno sgomberando armadi e scrivanie, restituendo un'immagine da crack in Borsa. La capitale trasloca a Kyoto, come un tempo, oppure a portata dell'aeroporto internazionale di Osaka. A Tokyo i grandi alberghi chiudono, a sud è impossibile trovare una camera per settimane. La rabbia contro il governo è sempre meno trattenuta. "Devono dire in anticipo cosa può succedere - dice Reiko Fukushima, direttore di un'importante catena di negozi - non confessare quanto è già avvenuto. Se la nube atomica investe Tokyo non possono pretendere che smettiamo di respirare". Il premier Naoto Kan ha invitato invano l'opposizione di centrodestra a formare un direttorio di unità nazionale, per affrontare uniti l'emergenza più grave dalla fine della seconda guerra mondiale. All'agonia di Tokyo e allo spettro di un'esplosione nucleare, si somma l'ecatombe nelle prefetture sommerse dallo tsunami. La capitale è presa d'assalto da migliaia di eco-evacuati e da decine di migliaia di senza tetto fuggiti da gelo, fame e terrore.

Volontari distribuiscono pasti, acqua e coperte. La folla dei disperati ha però bisogno di medicine, toilette, letti, di lavarsi e cambiare vestiti fradici. L'intero villaggio di Futunaba, vicino a Fukushima, ieri è stato trasferito a Saitanama, poco a nord di Tokyo, causando la sollevazione dei residenti. Secondo i medici l'emergenza igienico-sanitaria, con 800 mila persone costrette per ragioni diverse ad abbandonare case e ospedali, è prossima ad esplodere non solo nelle zone disastrate. Tragico il problema dello smaltimento delle vittime dello tsunami, fra 25 e 40 mila. I forni crematori non hanno energia e le bare finiscono in fosse comuni. In Giappone l'inumazione è una traumatica novità: l'ultima violenza di un incubo che sembra lontano dalla fine.

(20 marzo 2011)

 

IL REPORTAGE

Tra i disperati del palasport

"Non vogliono farci il test"

A Tokyo seicento persone fuggite dalla zona centrale sono state stipate in uno stadio coperto. Cresce la paura per la possibile contaminazione

DAL NOSTRO INVIATO NICOLA LOMBARDOZZI

Tra i disperati del palasport "Non vogliono farci il test"

TOKYO - Ma che saranno veramente queste radiazioni? Non si vedono, non fanno male, me ne sarò beccata qualcuna anch'io? Perché nessuno ci controlla, ci dice qualcosa? Dove saranno quelle macchinette che si vedono sempre in tv? E poi, sapere la verità, servirebbe a qualcosa, potrebbe salvarci? Pensieri cupi di seicento anime turbate, prima avanguardia dei profughi dello tsunami arrivati a Tokyo senza casa, senza lavoro e senza futuro. E radunati su mille tatami dai colori pastello in una coreografia in perfetto stile "efficienza e sobrietà" tanto cara al governo giapponese.

Quartiere Adachi, periferia nord est della capitale, da dove chi poteva è già partito e chi non può preferisce restarsene in casa con scorte di viveri e benzina. Palazzetto dello sport Budo, uno dei tanti templi rionali delle arti marziali. Qui la prefettura di Tokyo ha radunato i primi profughi dei villaggi che circondavano la città di Ivaki. Quei villaggi che da otto giorni rivediamo travolgere dalle onde del Pacifico nelle scene dei video amatoriali e che distavano appena una quarantina di chilometri dalla centrale nucleare in fiamme di Fukushima. "Distanza di sicurezza" per il governo che si ostina a ritenere ufficialmente a rischio solo le zone nel raggio di trenta chilometri dai reattori fuori controllo. E per questo i solerti impiegati della prefettura si sono occupati di ospitarli, di accudirli, perfino di consolarli. Ma di controlli di radioattività nemmeno a parlarne. Come mai? "Non

è previsto", risponde, dopo il rituale profondo inchino, l'impiegato comunale Michiado Haisaki che, quando non ci sono catastrofi naturali, si occupa di organizzare mostre sullo sport cittadino. La verità è che uomini e mezzi sono tutti impegnati al nord a combattere un nemico invisibile in una lotta non ancora decisa. Haisaki lo sa bene: "Non possiamo fare i test a tutti. Ne abbiano fatto qualcuno solo a chi era particolarmente preoccupato". E che è uscito in strada per andare a farsi le analisi a spese proprie.

Per gli altri solo tormenti e mugugni in uno scenario apparentemente sereno, quasi surreale. Sul parquet del campo centrale, sovrastati da un soffitto di acciaio e da un ovale di tribunette numerate e vuote, sono state allestite con separé non più alti di un metro, microstanze a vista, tutte uguali, solo con i colori dei tappetini leziosamente scelti con cura: due gialli e uno azzurro, poi due verdi e uno rosa e poi ancora due azzurri e uno giallo. In ogni loculo siedono, mangiano e dormono gruppi familiari giovani, coniugi con bambini piccoli che saranno una trentina nel totale. La privacy non esiste ma va bene così. Ci sono gli spogliatoi degli atleti per cambiarsi e i bambini socializzano felici. La stanza che serviva per il riscaldamento è stata invece arredata con gli stessi criteri per gli anziani.

Su due lunghi tavoli, in quello che era il corridoio di ingresso degli spettatori, c'è poi il regno dell'organizzazione nipponica: bottigliette di tè, un megaschermo a cristalli liquidi sempre sintonizzato sui notiziari, una catasta di gommosi facsimile di croissant, pigiamini bianchi con pokémon rosa sul cuore, sei telefoni e tre postazioni internet monopolizzate dalle adolescenti del gruppo.

Impeccabile ma non basta. I profughi della Budo Arena hanno tutti lo stesso tormento. Saranno stati contaminati? E rompendo il muro dei troppi luoghi comuni sulla psicologia dei giapponesi cominciano timidamente a protestare. I coniugi Kanamaru che passeggiano in ciabatte tra la folla mettono in dubbio addirittura la sincerità del governo. "Sapete perché non ci controllano?", domanda il marito, operaio senza più fabbrica mentre la moglie annuisce, "perché non vogliono far sapere la verità. Ormai si è deciso che tutto è tranquillo e anche i semplici controlli sarebbero una contraddizione". Lei prende la parola, racconta la storia di una macchina vecchia e troppo piccola per portare in salvo tutti quella sera. Dei suoi anziani genitori rimasti nella loro casetta di Ivaki. "Qui mi rassicurano perché sono a 42 chilometri dalla centrale in fiamme. Mi dite voi che cosa succede esattamente al trentesimo chilometro? C'è forse uno schermo messo dal governo che ferma le radiazioni? Intanto i miei sono isolati, non hanno luce né telefono e non so che fine abbiano fatto".

Non è proprio rivolta ma sfiducia sì. E tanta. Un ventenne in maglietta che di cognome fa Suzuki annuncia con aria complice: "Io domani esco e vado a farmi le analisi da solo. Qui comunque non mi fido. Sarebbero capaci di dirmi il falso pur di non allarmare la popolazione". L'organizzatore di mostre prestato all'emergenza fa finta di non sentire e si inserisce bonario: "La paura è naturale ma qui stanno tutti bene. Tanto che presto, entro fine mese, questa assistenza finirà. E tutti si dovranno cercare dove vivere da soli. Il palazzetto serve per le manifestazioni sportive". Gli sembra una nota di ottimismo ma l'effetto è devastante. I profughi lo accerchiano. "Ma dove andremo?", "Chi dice che tutto tornerà sicuro?". L'impiegato barcolla: "Magari potremmo prolungare per qualche settimana, ma state tranquilli che tutto sta andando per il meglio". Parola della prefettura di Tokyo.

(20 marzo 2011)

 

 

 

IL CASO

Ruby, no dei giudici alla difesa

il processo al premier non slitta

I legali di Berlusconi avevano chiesto di acquisire i nuovi atti della procura ruby difesa. E la Minetti disse: "Se mi arrabbio io, guai per tutti" di EMILIO RANDACIO e PIERO COLAPRICO

Ruby, no dei giudici alla difesa il processo al premier non slitta

MILANO - Il processo a Silvio Berlusconi si farà senza rinvii e comincerà, come previsto, il 6 aprile. È la prima sconfitta per gli avvocati di Silvio Berlusconi.Hanno chiesto un posticipo, con la motivazione delle "troppe pagine in poco tempo". E questo perché, due settimane fa, era stato consegnato loro un supplemento d'inchiesta. La procura ha replicato a brutto muso: primo, "l'invito a comparire per il premier è stato consegnato il 14 gennaio" e per la richiesta d'immediato al gip Cristina Di Censo non s'era atteso troppo. Secondo, gli ultimi accertamenti "riguardano il conto corrente personale" di Silvio Berlusconi, qualcosa che l'imputato dovrebbe conoscere bene. È quello da cui, come ha rivelato Repubblica, sono stati prelevati con assegni, e solo nel 2010, ben 12 milioni e 882mila euro, tutti trasformati in contanti. E con un incremento notevole a dicembre.

Soppesate le varie ragioni, il collegio presieduto da Giulia Turri, e con Carmen D'Elia e Orsola De Cristofaro, dà dunque ragione alla procura. Peraltro, la prima udienza è tecnica: serve solo a precisare il calendario, ma è chiaro che la battaglia procedurale è serrata. Gli avvocati del primo ministro, notando i vari "omissis", hanno chiesto di eliminarli, per poter organizzare una lista testi adeguata. E poi fanno istanze per ottenere ciò che non esiste, ossia i "ventitré interrogatori" a cui, secondo loro, è stata sottoposta Ruby. Due le fonti

delle "informazioni" avvocatizie: un'intervista della stessa Ruby a un settimanale e una chiacchiera tra Marysthelle Polanco e Nicole Minetti dello scorso 17 ottobre. Allora nessun giornale aveva pubblicato una riga dell'inchiesta, ma le papi-girl sanno, confusamente, che qualcosa è accaduto. Quel mattino si registra uno scambio di messaggini.

"Amo, tranqui, (l'invito da parte di Silvio Berlusconi) è per parlarci della storia della Ruby", invia Minetti.

"Ok, amo, nn voglio casini. Quella chi la conosce? Ha fatto i nostri nomi ai magistrati!".

"Si, amo, l'hanno interrogata 22 volte".

Tanto basta agli avvocati per dare una veste giuridica alle fantasie delle ragazze. E tanto affannarsi rende l'idea del clima che c'è e che, già a suo tempo, era stato descritto dalla stessa Ruby a un'amica: "... è venuto il mio avvocato e ha detto: "Ruby, dobbiamo trovare una soluzione... è un caso che supera quello della D'Addario e della Letizia, perché tu eri proprio minorenne... adesso siamo tutti preoccupatissimi"". È dunque un processo che si annuncia molto, molto scivoloso, come sa lo stesso Silvio Berlusconi, il quale a una delle sue fedelissime aveva detto, scoraggiato: "In tutte le conversazioni non c'è una cosa positiva che, nessuna, abbia detto su di me". E poi, per quanto fedelissime, che faranno in aula queste ragazze? Anche Nicole Minetti, consigliere regionale e "addestratrice" del bunga bunga, può riservare delle sorprese. Come si dimostra da una delle ultime carte depositate. C'è una grande confidenza nel rapporto che lega Nicole al padre Antonio. Per lui, che ha 60 anni ed è titolare di diverse attività a Rimini, nonché legale rappresentante di una società di consulenza a San Marino, Nicole organizza una serata importante. Lo invita il 22 settembre scorso a "una cena con ministri politici, Bondi, la Gelmini, imprenditori vari", e, volendo, "io posso fare un tavolo", spiega al padre la politica del Pdl.

Dalle intercettazioni, Antonio Minetti risulta essere davvero a Milano, a fine settembre, in una cena istituzionale al Castello Sforzesco, quando si svolge la festa del Pdl. "Loro saranno al tavolo" seduti con Giancarlo, "uno ben inserito", gli spiega la figlia. Gli investigatori lo identificano in Serafini, ex sindacalista, parlamentare del Pdl. E mentre viaggia tra Rimini e Milano, il signor Minetti parla in inglese con la figlia e chiede: "Giancarlo cosa sa della tua relazione con l'altro tipo? Dei favori che fai con gli appartamenti e quel tipo di cose?". Il riferimento per i detective è chiaro: Silvio Berlusconi.

Quando, il 26 ottobre scorso, lo scandalo bunga bunga, finisce sui giornali, Nicole, al telefono con il padre, è sempre più preoccupata: queste cose, ammette, rischiano "di rovinarmi la vita". E la reazione è determinata: "Se mi arrabbio io, saranno problemi grossi per tutti". E la conclusione è uno sgangherato, ma altrettanto comprensibile progetto da gladiatrice: "Vita mia mort tua".

(20 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-19

Diretta

Fukushima, torna corrente in due reattori

Tokyo, radioattività nell'acqua corrente

Fukushima, torna corrente in due reattori Tokyo, radioattività nell'acqua corrente

Radioattività anormale in latte e spinaci. Mentre continua il dramma degli sfollati e i soccorsi arrivano a rilento nelle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo, si apre uno spiraglio di speranza alla centrale atomica di Fukushima. L'elettricità è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. Il livello di gravità dell'incidente è stato innalzato. Nuova scossa nell'area. La polizia ha aggiornato il bilancio delle vittime: i morti accertati sono 7.197 e i dispersi 10.905

DIRETTE: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo 15 marzo - 16 marzo - 17 marzo - 18 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 13:13 del 19 marzo 2011)

13:13

Aiea: a Fukushima livello radioattività stabile ma elevato 27 –

Nell'area della centrale nucleare giapponese disastrata di Fukushima il livello di radioattività rilevato nell'aria è "stabile", ma "significativamente più elevato" del normale. Lo dice l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, precisando che i livelli non impediscono tuttavia il lavoro dei tecnici che stanno combattendo la crisi

13:09

Aiea: stop alla vendita di cibi da prefettura Fukushima 26 –

L'Aiea riferisce che il governo giapponese ha imposto il blocco alla vendita di cibi da prefettura Fukushima. L'agenzia Onu per il nucleare ha aggiunto che le tracce di iodio radioattivo nel cibo può determinare rischi a breve termine per la salute

12:53

Aiea: continua distribuzione iodio a sfollati area di Fukushima 25 –

Il governo giapponese da tre giorni sta distribuendo iodio alle persone sfollate da un raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare disastrata di Fukushima, per aiutare l'organismo a combattere eventuali effetti della radioattività: lo ha comunicato oggi l'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, citando la commissione nipponica per la sicurezza nucleare. Il 16 marzo "la Commissione per la sicurezza nazionale giapponese ha ordinato alle autorità locali di distribuire agli sfollati che siano stati evacuati da un raggio di 20 km (dalla centrale) di ingerire le pillole di iodio stabilizzato". L'ordine raccomanda l'assunzione tramite pasticca per gli adulti e sciroppo per i bambini, precisando che la precauzione non è necessaria per chi abbia più di 40 anni

12:52

Sisma ha spostato penisola Oshika di oltre 5 metri 24 –

La penisola di Oshika (Ojika), nella prefettura di Miyagi, si è spostata di 5,3 metri e si è abbassata di 1,2 metri per effetto del terremoto dell'11 marzo scorso. I dati, forniti dall'Autorità di informazioni geospaziali di Tsukuba, rappresentano dei record assoluti in Giappone ed evidenziano come la penisola, sulla costa del Pacifico, si sia mossa in direzione est-sud-est verso l'epicentro del sisma, di magnitudo 9. Il terremoto ha inoltre innescato movimenti di terra in molte aree che vanno dalla regione nord-orientale di Tohoku a quella del Kanto, di cui fa parte Tokyo

12:46

Governo conferma: tracce radioattive nell'acqua del rubinetto 23 –

Fonti governative confermano: tracce di iodio radioattivo sono state trovate nei rubinetti dell'acqua di Tokyo e in altre località del Giappone. Livelli anormali di iodio radioattivo sono stati rinvenuti anche nell'approvvigionamento idrico nelle prefetture di Gunma, Tochigi, Saitama, Chiba e Niigata, come riferito da un funzionario del ministero della Scienza del Giappone, che sta monitorando i livelli di radiazione. I livelli sono comunque di gran lunga inferiori al limite legale del Giappone, ha detto ancora il funzionario in condizione di anonimato. Il governo aveva già annunciato di aver scoperto livelli di radiazioni oltre i limiti di legge nel latte e negli spinaci nelle zone in prossimità dell'area colpita dall'emergenza nucleare, chiarendo che comunque non c'era nessuna minaccia immediata per l'uomo

12:21

Ventitre persone controllate a Firenze e Pisa, su 11 tracce di radioattività 22 –

Sono 23, complessivamente, le persone che in questi giorni si sono recate nei due centri dedicati agli esami sulla presenza di radioattività al Careggi di Firenze, e al Santa Chiara di Pisa. All'ospedale fiorentino si sono presentati in 14, a quello di Pisa 9. Su 11, tutti controllati a Careggi, sono state trovate piccole tracce di iodio 131. La quantità rilevata, secondo gli esperti dell'ospedale fiorentino, non ha alcuna rilevanza dal punto di vista clinico

12:15

Tokyo, tracce di radioattività nell'acqua 21 –

Tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo

12:14

Tajani: energia tema da valutare in sede Ue 20 –

"Di fronte a quanto è successo in Giappone e Nord Africa il tema dell'energia non può essere affrontato a livello nazionale ma europeo". Lo ha detto Antonio Tajani, il commissario Ue all'Industria, sostenendo che forse dovrebbero parlarne anche a "livello di Capi di Stato e di Governo". Si tratta - ha aggiunto - di "scelte politiche sull'approvvigionamento nucleare, di petrolio e di gas". "Ci sono diverse opzioni" ha proseguito il vicepresidente della Commissione, spiegando che non si deve "valutare sull'onda di episodi legati a fenomeni geologici" o a quanto è successo in Libia. "E' difficile - ha concluso - dire oggi qual è la cosa giusta. Le scelte manichee rischiano di essere affrettate e azzardate"

12:13

Romani: referendum "drammaticamente pericoloso" 19 –

Quello che è successo in Giappone rende il referendum sul nucleare drammaticamente pericoloso perché c'è il rischio di una decisione emozionale". A dirlo è il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani nel suo intervento al forum annuale di Confcommercio. Romani ha poi confermato "la necessità di una pausa di riflessione per valutare la sicurezza delle centrali di prima generazione anche se noi abbiamo comunque ribadito la scelta nucleare che rimane sullo sfondo delle nostre azioni. L'opinione pubblica - ha concluso Romani - deve però condividere questa scelta"

12:12

Meeting Giappone, Corea del Sud e Cina su nucleare 18 –

La Corea del Sud, il Giappone e la Cina hanno concordato oggi di lavorare insieme nella gestione dei disastri e nella sicurezza nucleare. Lo hanno deciso i ministri degli esteri dei tre paesi che si sono incontrati a Kyoto, secondo quanto riferisce l'agenzia Yonhap. I tre ministri, il sudcoreano Kim Sung-hwan, il giapponese Takeaki Matsumoto e il cinese Yang Jiechi, hanno tenuto oggi un meeteng annuale sul nucleare, nonostante la crisi di questi giorni in Giappone a seguito del violento sisma

12:11

Coldiretti: pari a zero importazioni latte e spinaci da Giappone 17 –

"Sono pari allo zero le importazioni in Italia di latte e spinaci provenienti dal Giappone dove sono stati riscontrati livelli di radioattività 'superiori ai limiti legali' nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e nella vicina prefettura di Ibaraki". Lo rende noto la Coldiretti, sottolineando che "sono peraltro nulle anche le importazioni di derivati del latte come formaggi e latticini e degli altri vegetali a foglia larga particolarmente sensibili alla radioattività"

12:01

Tempio buddista di Chusonji suona campana per le vittime 16 –

Per un'ora e mezzo la campana del Chusonji ha rintoccato per accompagnare le migliaia di persone che sono morte nel terremoto e nello tsunami dell'11 marzo che ha devastato il nordest del giappone. Lo racconta il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Il Chusonji è uno templi buddisti più affascinanti del giappone, considerato tesoro nazionale e tesoro dell'umanità. Si trova nel bel mezzo del Tohoku, devastato dal sisma, nella storica città di Hiraizumi ed è stato fondato - secondo una contestata tradizione - nell'850 dal monaco Ennin (Jikaku Daishi) della setta tendai. Il monaco è noto per il suo famoso viaggio nella Cina Tang del 840-846. I monaci hanno voluto tenere per le vittime del sisma/tsunami, che sono già oltre 7.320 Con 11.370 dispersi, la cerimonia del Meifuku, una preghiera per chiedere che i morti riposino in pace. Alla cerimonia hanno preso parte 20 persone e s'è tenuta nella meravigliosa Konjiki-Do (la sala d'oro) che ospita le spoglie dei Fujiwara del nord, la famiglia che dominò il giappone nel XII secolo. La campana, che risale al XIV secolo, ha risuonato anche per le vittime degli attentati terroristici di New York e Washington dell'11 settembre 2001

12:00

Casini: resto favorevole al nucleare 15 –

"Sono nuclearista e contrariamente a tanti non ho cambiato idea anche di fronte a una situazione drammatica come quella giapponese, condivido pienamente la posizione di Umberto Veronesi". Lo ha affermato il leader dell'Udc Pierferdinando Casini nel corso del forum Confcommercio di Cernobbio. Secondo Casini, "o le scelte si sostengono per convizione, oppure si va da una parte all'altra continuamente, come si è fatto dal baciamano di Gheddafi all'intervento in Libia"

11:59

Ambasciatore: situazione un po' più serena 14 –

L'ambasciatore Petrone spiega che, in generale, "c'è un pochino più di serenità perché sono riusciti a collegare un cavo dell'alta tensione alla centrale di Fukushima. Se riescono a collegare le pompe dei diversi reattori, allora inizieremo a respirare". Quanto alla capitale, il problema è la possibilità che "tra lunedì e martedì ci sia vento che viene dal nord verso Tokyo. Se a Fukushima non sarà successo nulla, allora siamo tranquilli, ma se alla centrale si verificasse, per caso, un'esplosione o un incendio, la nube radioattiva arriverebbe a Tokyo"

11:45

Ambasciatore: rientrati altri 200 italiani 13 –

Altri 200 connazionali si sono imbarcati per tornare in Italia da Osaka e "credo che ormai quelli che volevano partire siano partiti tutti. Non voglio esagerare, ma a Tokyo credo che siano rimaste forse poche decine di italiani". Lo ha detto Vincenzo Petrone, ambasciatore italiano in Giappone, spiegando all'Adnkronos che il personale della sede diplomatica è ora alle prese con alcuni casi che sono "delle sorprese", ovvero di connazionali che non si erano mai registrati e che chiedono aiuto. L'ultimo caso, per esempio, "è un ragazzo che stava a Sendai, che siamo andati a prendere e trasferito a Osaka. In questo momento è in taxi verso l'aeroporto per rientrare in Italia"

11:34

Tepco: entro oggi reattore 2 collegato a rete elettrica 12 –

Dopo l'annuncio del ripristino dell'elettricità nei reattori 5 e 6 di Fukushima, il gestore dell'impianto, la Tepco, ha annunciato oggi che al termine della giornata dovrebbero essere stati completati i lavori di collegamento a un cavo elettrico del reattore numero 2. Lo rende noto Kyodo News

11:14

Nuova scossa a Fukushima: magnitudo 6,1 11 –

Una nuova scossa di terremoto dalla magnitudo 6,1 ha colpito la prefettura di Ibaraki, in Giappone, a poca distanza dalla centrale di Fukushima. Lo ha reso noto il centro meteorologico. Nessun allarme tsunami e non si riportano al momento danni a persone o agli edifici

11:12

Bilancio ufficiale sale a 18.690 tra morti e dispersi 10 –

E' di 18.690 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto e dello tsunami in Giappone. Lo riporta la polizia spiegando che cono 7.320 i morti accertati e 11.370 le persone mancanti all'appello. Il bilancio ufficiale della polizia nazionale normalmente non include le stime locali. La prefettura di Miyagi aveva parlato di 10.000 dispersi solo nella città di Ishinomaki mentre la tv Nhk stamane ha citato altre 10mila persone mancanti all'appello del porto di Minamisanriku.

10:52

Sotto i 100 gradi la temperatura nei primi 4 reattori 9 –

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1. Secondo quanto ha riferito oggi il ministro della difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica nhk. Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel. I tecnici sperano di riuscire a riabilitare l'erogazione dell'energia elettrica alla centrale, per far ripartire su tutti e sei i reattori l'impianto di raffreddamento d'emergenza, a breve. I cavi sono ormai connessi, manca l'avvio dell'erogazione. Dopodiché, bisognerà capire se l'impianto funziona. Nel frattempo, si continua a sparare senza posa un getto d'acqua contro il reattore 3. Il governo ha definito "stabile" la situazione.

10:51

Gesuiti a Tokyo, italiani preoccupati per radiazioni 8 –

"Le contaminazioni per le radiazioni nucleari dalla centrale di Fukushima preoccupano più delle nuove scosse di terremoto: e questo vale sia per i giapponesi che per la comunità italiana". E' quanto riferisce all'Adn padre Domenico Vitali, gesuita, marchigiano inGiappone da 45 anni e da tre parroco della chiesa cattolica di Sant'Ignazio a Tokyo. "Qui le autorità minimizzano - spiega - ma la gente sente quello che dicono le tv americane ed europee e si preoccupa". Per quanto riguarda in particolare gli italiani residenti nella capitale del Giappone, "diversi hanno fatto rientro in Italia e in molti si sono trasferiti ad Osaka, considerata più sicura di Tokyo perchè più lontana, sia dall'epicentro dello tsunami che dalla centrale nucleare di Fukushima".

10:45

Cavo connesso alla centrale di Fukushima 7 –

Un primo cavo elettrico è stato connesso a uno dei reattori della centrale di Fukushima anche se l'elettricità non è stata ancora ripristinata. Gli ingegneri sono al lavoro per cercare di far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti reattori. Il cavo è stato collegato al momento al reattore numero due. Secondo gli esperti dell'agenzia nucleare se tutto andrà bene l'elettricità potrà essere ripristinata completamente in tutti i reattori domani. In giornata l'elettricità dovrebbe essere ripristinata nei reattori 1, 2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

08:36

Acqua 24 ore su 24 per raffreddare i reattori 6 –

Raffreddare con getti d'acqua 24 ore su 24 i reattori della centrale di Fukushima: questo l'obiettivo del piano messo a punto dalle autorità giapponesi assieme all'esercito e ai vigili del fuoco per cercare di diminuire la temperatura del combustibile radioattivo depositato. Lo ha annunciato il ministero della difesa.

08:35

"Situazione reattore 3 si è stabilizzata" 5 –

La situazione nel reattore 3 di Fukushima sembra essersi stabilizzata, secondo quanto riferito dal portavoce del governo di Tokyo Yukio Edano. Si è constatata la presenza di più acqua nel reattore, ha detto Edano e "crediamo che la situazione si è stabilizzata", ha aggiunto.

08:27

Radioattività normale in latte e spinaci 4 –

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano, aggiungendo che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti.

08:08

Ripristinata elettricità in due reattori a Fukushima 3 –

La Tepco (Tokyo Electric Power Company) ha annunciato il ripristino dell'energia elettrica, tramite generatori diesel, nei reattori 5 e 6 dell'impianto di Fukushima. Intanto, i cannoni ad acqua vengono impiegati per il terzo giorno consecutivo per far scendere la temperatura all'interno del reattore numero 3. Gli elicotteri militari hanno sorvolato l'impianto e le loro sofisticate telecamere sono riuscite a determinare la temperatura dei reattori e cercheranno di stabilire quanta acqua sia rimasta nel reattore numero 4, ha annunciato il ministero della Difesa giapponese.

07:06

Bucati i tetti di due reattori 2 –

Sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6, i meno danneggiati, della centrale nucleare di Fukushima sono stati praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. Lo ha annunciato oggi il gestore dell'impianto, l'azienda Tokyo Electric Power (Tepco)

07:04

Entro domani ripristinata l'alimentazione elettrica 1 –

L'agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato per oggi il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1, 2, 5 e 6 della centrale di Fukushima e per domani quella nei reattori 3 e 4. L'elettricità è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto

(19 marzo 2011)

 

GIAPPONE

Fukushima, innalzato il livello di gravità

Naoto Kan: "Ricostruiremo il Giappone"

"E' la peggiore crisi dalla seconda guerra mondiale ma non dobbiamo cedere al pessimismo"

A una settimana dal sisma e dallo tsunami è sempre emergenza per la centrale nucleare. Gravità elevata da 4 a 5. Messaggio alla nazione di Naoto Kan: "Ci risolleveremo dalle rovine"

Fukushima, innalzato il livello di gravità Naoto Kan: "Ricostruiremo il Giappone" Un sopravvissuto a Rikuzentakata

nella prefettura di Iwate

ROMA - A una settimana dal sisma e dal devastante tsunami che hanno colpito il GIappone non si allenta nel Paese la paura per le sorti della centrale nucleare di Fukushima. Il livello di gravità dell'incidente è stato elevato da 4 a 5. Nei reattori 1, 2 e 3 il nocciolo è parzialmente fuso. I contenitori che racchiudono le barre di combustibile sarebbero invece integri, secondo fonti italiane a diretto contatto con il gestore della centrale e l'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale. La crisi rimane molto grave ma "il Paese si riprenderà", ha affermato il primo ministro Naoto Kan, "e lo ricostruiremo dalle rovine". Intanto un istituto di ricerca, il Port and Airport Research Institute, ha calcolato che le onde dello tsunami erano alte almeno 23 metri. Un livello record dopo i 38 metri e mezzo di uno tsunami registrato nel 1896.

AUDIO "Il Paese si ferma in omaggio alle vittime" 1

VIDEO Le carcasse dei reattori 2

Advertisement

LA MAPPA 3

Fukushima, elevato livello di gravità. Il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi è stato elevato da 4 a 5. La scala internazionale della gravità di un evento nucleare va dal livello 1 ("anomalia") a 7 (il più grave, "incidente maggiore"). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte superiore del precedente. Il livello 5 si riferisce agli incidenti "con conseguenze di raggio maggiore", mentre il grado 4 definisce quelli con ricadute "locali". L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7 mentre Three Mile Island in Pennsylvania, Stati Uniti, finora l'incidente più grave dopo Chernobyl, fu di livello 5.

"Una corsa contro il tempo". Il capo dell'Aiea 4, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, Yukiya Amano, ha riconosciuto che la battaglia per stabilizzare i reattori dell'impianto è "una corsa contro il tempo". Amano è arrivato in Giappone per una valutazione della crisi: non andrà a Fukushima, ma si affiderà a una valutazione di un team di esperti inviati sul posto. E ha esortato il premier, Naoto Kan, a fornire un'informazione più chiara. Lunedì il capo dell'Aiea terrà una riunione straordinaria a Vienna per relazionare gli altri membri dell'organizzazione sulla situazione.

Premier, il messaggio alla nazione. Naoto Kan, sotto pressione per come sta gestendo la gravissima crisi, ha scelto un messaggio alla nazione per lodare il modo in cui il Giappone sta reagendo ma anche per esortarlo a non cedere allo sconforto: "E' la peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale, ma non dobbiamo cedere al pessimismo". Nel giorno in cui tutto il Paese ha osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime, a Fukushima si lavora senza sosta per cercare di raffreddare i reattori.

La situazione dei reattori. Cinque camion dei vigili del fuoco hanno riversato tonnellate di acqua sul reattore 3. Continua a preoccupare il livello dell'acqua anche nei reattori 1 e 4 e aumenta la temperatura nelle vasche di contenimento delle barre di combustibile esaurito nei reattori numero 5 e 6. I livelli di radiazione danno qualche speranza: una lettura a un chilometro a ovest dell'unità 2 ha rilevato un calo, da 351,4 microsievert all'ora a 265; ma è pur vero che ci sono state dati diversi, a volte contrastanti, in diversi parti dell'impianto. E si levano colonne di fumo bianco dai reattori 2, 3 e 4. L'ipotesi che circola nelle ultime ore è quella di una colata di cemento per creare dei sarcofagi intorno ai reattori, proprio come si fece a Chernobyl ma -dicono gli esperti - è un'impresa titanica e difficilmente realizzabile.

Il bilancio delle vittime. I numeri ufficiali su vittime e dispersi continuano a salire. Secondo la polizia si contano 6.911 morti accertati e 10.316 dispersi. I feriti sono 2.356. Si tratta di un bilancio provvisorio, che non prende in considerazione le 10.000 persone scomparse dalla città costiera di Ishinomaki nella prefettura di Miyagi, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo News. Allo stesso modo tra i dispersi non sono contabilizzate le 10.000 persone che mancano all'appello, secondo la tv Nhk, nella città portuale di Minamisanriku, poco distante. In totale risultano danneggiate 55.380 case ed edifici pubblici, e nel nord del Paese oltre 850 mila case sono ancora senza acqua ed energia elettrica.

(18 marzo 2011)

 

 

* Sei in:

* Repubblica /

* Esteri /

* La lotta dei sopravvissuti sette giorni …

* +

* -

* Stampa

* Mail

* Condividi

* Facebook

* OKNOtizie

* Google Buzz

* Twitter

GIAPPONE

La lotta dei sopravvissuti

sette giorni dopo l'apocalisse

Le storie dei superstiti del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il nord-est

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

La lotta dei sopravvissuti sette giorni dopo l'apocalisse

TOKYO - Ieri alle 14.46 il Giappone si è fermato. Dopo una settimana, milioni di persone, si sono inchinate ai morti e ai dispersi dello tsunami di venerdì 11 marzo. Per un minuto, inginocchiate per le strade, nei parchi, in ufficio o in cucina, nei dormitori degli sfollati o tra le macerie che coprono lo costa del Nordest, non hanno pensato al pericolo incombente della centrale atomica di Fukushima. Hanno acceso candele nei templi e sono tornate con la mente all'onda del Pacifico, che ha travolto tutto, facendo sentire fragile il mondo. Migliaia di ragazzi hanno scritto al premier Naoto Kan, chiedendogli di "riflettere sul senso della ricchezza fondata su un'energia capace di sterminare l'umanità in pochi istanti". Quelle che seguono sono dieci storie iniziate in questa terribile settimana, lo specchio dell'apocalisse giapponese che ha preteso fra i 25 e i 40 mila morti. Non devono essere dimenticate e dunque sprecate. Sono il Memoriale dell'11 marzo 2011.

Il coro

La canzone sussurrata

nella palestra della scuola

Settecento persone congelate, distese per terra, sepolte tra coperte, bottiglie e sacchetti di vestiti fradici, sono immobili e in silenzio nella palestra della scuola elementare di Kesennuma. Hanno il volto coperto dalla mascherina bianca che dovrebbe proteggerle dalle radiazioni. I vecchi piangono con la schiena, senza produrre lacrime. Gli adulti guardano verso la città che non esiste più e l'oceano

che ancora porta al largo le loro case e migliaia di corpi irriconoscibili. I bambini non sanno come stare. Sono le 14.46: una settimana fa il terremoto più violento della storia giapponese aveva appena sollevato l'onda dello tsunami che ha devastato 500 chilometri della costa più protetta della terra. Qui manca la corrente e la sirena non può suonare. Il freddo si prende i più deboli tra i 600 mila senza tetto dell'Honshi. Un coro di ragazzi, coperti con pigiami della misura sbagliata e con i piedi infilati in scarpe altrui, intona sottovoce una canzone.

Gli orfani

Il saluto e gli applausi

ai ragazzini in corriera

A Sendai è tornato il sole e sette corriere pulite, arrivate da Tokyo, hanno il motore acceso nel parcheggio del municipio. Trecentocinquanta bambini escono dall'edificio e, ordinati, scavalcavano gli edifici in cui vivevano. Hanno tutti la stessa cartella. Stringono un diploma di merito, consegnato dalle uniche due maestre rintracciate. Sfilano davanti ai pannelli a cui sono affisse le liste dei morti e dei dispersi della città. È il primo scaglione degli orfani di Sendai, a cui la prefettura di Miyagi ha offerto alcuni giorni di vacanza in una località ai piedi del cono di latte chiamato monte Fuji. Nel pomeriggio saranno raggiunti delle corriere riservate ai figli di genitori non rintracciati e considerati in una situazione sospesa. Migliaia di evacuati circondano in silenzio i bambini pronti per la gita e per alcuni minuti fermano i pullman che li portano via. I partenti sorridono e salutano con la mano da dietro i finestrini. Tra chi resta scoppia un applauso che punta dritto in cielo.

Il postino

Il lungo e silenzioso addio

del miracolato dell'oceano

Tetsu Hasegawa aveva 57 anni e da trentasette faceva il postino a Kamaishi. Lo ha salvato il mestiere. Quando è suonato l'allarme stava consegnando lettere sul porto. Ha visto l'onda arrivare ed è saltato sulla bicicletta. L'acqua saliva e gli mangiava la strada. Ha pedalato senza girarsi e il fango gli è arrivato a metà ruota. Pensava di essere riuscito ad arrivare a casa, ma al posto dell'edificio costruito dal padre c'era un lago che non aveva mai visto. Solo martedì si è convinto che la sua famiglia era sparita là sotto: genitori, moglie e due figli che stavano studiando. Agli amici ha detto di non pensare a lui, ma di aiutare i feriti. Miracolato dall'oceano, Testsu Hasegawa è morto improvvisamente ieri mattina nel centro di raccolta. I medici hanno accertato che l'hanno ucciso la fame e la sete. Sotto la sua coperta hanno trovato le razioni di cibo e di acqua che per sette giorni non ha consumato. Ha lasciato una busta chiusa indirizzata alla moglie annegata.

Il giardiniere

I fiori rosa dell'imperatore

per le vittime dimenticate

Yoshikatsu Hiratsuka cura ciliegi e meli del palazzo imperiale di Tokyo. Dopo trent'anni oggi ha ricevuto l'ordine di chiudere l'entrata del pubblico. La nazione è in lutto e l'imperatore vuole dire ai sudditi che anche la natura si ferma a piangere. Il giardiniere si scusa e spiega che i suoi fiori oggi sono riservati alle vittime dello tsunami. Si è svegliato presto e ha pulito la terra dove presto pianterà bulbi di tulipano. Attorno, Tokyo è una metropoli sotto shock. I negozi di Ginza sono chiusi e i rari ristoranti aperti spengono le luci alle otto. Yoshikatsu Hiratsuka dice che gli sembra di essere tornato a Ofunato, dove è nato, durante guerra. Tra i pini davanti al palazzo ha adagiato un ramo già fiorito di boccioli rosa. È per la famiglia di Kiyota Yamaguci, nel suo villaggio distrutto, che nessuno ha cercato. Tre generazioni, dodici persone, tutti scomparsi. Per questo nessuno li ha cercati e il giardiniere dell'imperatore desidera che si sappia.

La commessa

Quella madre ricomparsa

il giorno del suo funerale

Masako Sawasato è riapparsa ieri alle 11 e a Yamadachi l'hanno ribattezzata la "madre risorta". Commessa di un supermercato era fuggita in auto, cercando di accelerare più dell'onda. È rimasta bloccata in un colonna, davanti alla quale era crollata la strada. Trenta mezzi inghiottiti sotto gli occhi dei passanti. Lunedì suo marito Yoshikatsu Hiratsuka ha denunciato che era scomparsa. Giovedì ne ha identificato i resti presunti, schiacciati sotto la sua Honda rossa. Ieri era il giorno del funerale. Marito e figlio stavano vegliando la bara, di legno chiaro. Vicino, un sacchetto con i regali per accompagnarla. Masako Sawasato li ha visti nell'obitorio, dove è entrata per cercare loro: anche lei li credeva defunti. Per una settimana, dopo essersi svegliata su uno scoglio, è rimasta isolata su una collina sei chilometri più a nord. Quando si sono rivisti, i tre non hanno detto niente. Poi il bambino le ha chiesto: "Dove sei stata?" e ha voluto toccarla.

La ciclista

La corsa disperata in bicicletta

a caccia di coperte e medicine

Michiko Takahashi ha 42 anni e faceva i conti nella cooperativa dei gamberi a Minami-Soma. È stata lei ad accorgersi che sulla spiaggia erano stesi trecento corpi. Ieri sera è arrivata a Tokyo, è scesa dalla sua bici ed è entrata in una farmacia. Ha acquistato uno scatolone di medicine contro l'influenza e la gastroenterite, che nelle prefetture travolte stanno contagiando migliaia di sopravvissuti. In un grande magazzino ha ordinato duecento coperte, il massimo che poteva permettersi investendo i risparmi. Poi è risalita in sella e ha imboccato la via del ritorno. Se non avesse incrociato un giornalista giapponese nessuno saprebbe di lei. Visto che dopo una settimana i soccorsi ancora non sono sufficienti, Michiko ha deciso di fare da sola. Oltre quattrocento chilometri in due giorni, sotto la neve e a digiuno, altrettanto per rientrare. Adesso i giapponesi pensano a lei e iniziano a credere che nulla è impossibile: nemmeno rialzarsi dopo l'11 marzo.

Il bambino

Una settimana alla deriva

aggrappato alle alghe

Hiroshi Gyobu ha 9 anni e ce l'ha fatta. È stato recuperato al largo di Rikuzen-Takata, la città di pescatori dove diecimila corpi sono ora sepolti da una palude. Giaceva su una barca rovesciata, aggrappato da sette giorni a un groviglio di alghe. Il pilota di un elicottero lo ha visto per caso, attratto da una mano che non si muoveva al ritmo della marea. Quando è stato issato con il verricello, il Giappone si è commosso. Ritiene di aver assistito ad un miracolo, forse all'inizio di una reazione, alla prova di poter resistere a tutto e ricominciare. Hiroshi Gyobu era stato spazzato via mentre era in auto con il padre Yoshiya. Si sono svegliati all'alba, su quello scafo. Erano fradici e il padre lo ha coperto con la sua giacca. Martedì gli ha infilato i suoi vestiti, tolti e stesi ad asciugare. Gli ha detto di non muoversi e di aspettarlo. "Raggiungo la riva, chiedo aiuto e vengo a prenderti - ha detto - altrimenti è la fine". Si è calato in acqua e ha iniziato a nuotare, ma non è tornato.

L'operaio

Il condannato di Fukushima

e il segreto del reattore quattro

Futoshi Toba è il più vecchio tra i condannati a lottare per impedire che la centrale atomica di Fukushima esploda, distruggendo il Giappone. Ha 59 anni, è senza figli, e nella notte di sette giorni fa ha deciso che sarebbe toccato a lui. Giovedì, investito dalle radiazioni, è stato ricoverato in un centro di Tokyo e secondo i medici ci vuole tempo. La scelta dell'operaio Futoshi Toba, rivelata ieri in tivù, ha scosso il Paese come un altro terremoto. A giugno, perseguitato da una violenta bronchite cronica, sarebbe andato in pensione. "Hanno chiesto chi conoscesse il reattore 4 - ha raccontato - e vedendo i ragazzi che avevo vicino, ho risposto che io sapevo tutto. Ho capito che il mio destino era compiuto e che dopo anni vani avevo l'occasione di dare un senso alla mia vita". Non ha voluto spiegare quale sia la situazione. "Mai visto prima il reattore 4 - ha aggiunto - ma prego il mio Paese di riflettere se questa è la strada giusta per assicurarci un futuro".

Il pescatore

Nel mercato senza futuro

sconfitto dalla grande paura

Totsu Kiuno sega tonni a Tsukiji. Nel mercato del pesce di Tokyo tutto è cambiato. Nessuno acquista più molluschi: filtrano l'acqua e i clienti pensano che siano già radioattivi. Alghe secche e pacchi di sale, ricchi di iodio, sono esauriti. Da ieri tonni e aragoste surgelate costano invece più dell'oro. La flotta peschereccia del Nordest è decimata e all'alba i giapponesi danno l'assalto ai banchi per assicurarsi scorte per settimane. È l'incubo atomico: la gente cerca solo tonni e squali congelati, pescati prima dell'11 marzo. Esibire il certificato di pesce vecchio, per un ristorante, raddoppia gli affari. Anche le tartarughe vive vengono giudicate un antidoto alle radiazioni e l'asta di ieri notte ha battuto ogni record. Totsu Kiuno sega la spina dorsale dei suoi tonni di ghiaccio e li rifinisce con l'ascia, come sculture di legno. "Sono gli ultimi - dice - per anni non venderemo nemmeno un polipo". Ha appeso un foglio al bancone: "Offresi manovale".

L'artista

I ritratti del piccolo pittore

tra i superstiti della palude

Atsufumi Sato ha 5 anni ma in una settimana è diventato un artista famoso in tutto il Giappone. Viveva nella parte bassa di Ishinomaki, con i genitori e il fratello. È il pezzo di città che non si trova più: 12 mila inghiottiti. Fino ad oggi lui è stata l'unica cosa viva ad essere recuperata dal deserto di fango ancora inaccessibile. Dal primo istante, sotto una serra trasformata in rifugio per evacuati, disegna sua mamma, con i capelli neri, lunghi e tortuosi come un fiume colmo di giocattoli rotti. Sul volto non traccia la bocca e spiega che sarebbe inutile, visto che quella donna da venerdì scorso non gli parla. Ha già realizzato dieci ritratti, tutti uguali. I sopravvissuti di Ishinomaki, che possiedono solo gli abiti ricevuti dall'esercito, acquistano le sue opere, esposte a fianco della coperta in cui il bambino veglia, dorme e lavora. Pagano e lasciano i disegni lì, "esposti nel museo". Atsufumi Sato dice che è contento, perché anche sua mamma valeva molto.

(19 marzo 2011)

 

 

 

GIAPPONE

"Su Hiroshima il governo mentì

oggi trovi il coraggio della verità"

Parlano i superstiti della Bomba: Fukushima ucciderà per anni. "Le conseguenze del disastro si vedranno con il tempo, come è successo a noi". "Le radiazioni sono invisibili come allora ma anche le bugie che ci dicono sono le stesse"

di RAIMONDO BULTRINI

"Su Hiroshima il governo mentì oggi trovi il coraggio della verità"

HIROSHIMA - Le città del vecchio e del nuovo olocausto sono geograficamente ai due versanti opposti, l'una a sudovest, l'altra a nord est. Da una parte della faglia tellurica che divide in due l'Isola del Sol Levante c'è Hiroshima, sorta su un grande delta formato da miriadi di piccoli fiumi. È il simbolo storico della distruzione nucleare provocata grazie a anni di ricerca occidentale per mettere in ginocchio il Giappone in guerra. Dall'altra parte - a centinaia di chilometri di distanza - si erge sul mare l'emblema di un moderno disastro fatto in casa, i reattori atomici in panne di Fukushima.

Suzuko Numata San, 87 anni, ha perso una gamba tra le macerie della bomba H sganciata sopra la sua testa e segue alla tv le riprese dalle centrali esplose a Nord Est dalla linda stanzetta della clinica di Hiroshima dove è costretta a restare sdraiata per le conseguenze di quel 6 agosto del 1945. "Le radiazioni sono invisibili come allora - sospira - ma anche le bugie del governo sono le stesse", ci dice senza tentennamenti e con una energia imprevedibile. "Come fecero allora - spiega - i politici giapponesi cercano di minimizzare il problema delle radiazioni già uscite e quelle che usciranno ancora a Fukushima. Anche se non si vedono, però, non è che non facciano effetto. Noi che ci viviamo da anni lo sappiamo bene, sono ferite che bruciano come lance in tutto il corpo e nella mente. Lo abbiamo detto ai quattro venti, ma non ci sono mai stati a sentire, e hanno costruito lo stesso le centrali.

Advertisement

Adesso non vogliono ammettere che il disastro è di enormi proporzioni, e che le conseguenze di quello che succede attorno ai reattori si vedranno col tempo, com'è successo a noi".

Numata San aveva un lavoro, e il suo fidanzato stava tornando dalla guerra per sposarla quando il mondo si è capovolto e lei ha perso una gamba, un marito, e parecchi membri della sua famiglia, compresi quelli uccisi uno dietro l'altro dai tumori. Oggi è famosa per aver viaggiato finché ha potuto in Giappone e intorno al mondo (è stata anche in Italia) con la sua gamba artificiale a piantare il seme di un alberello cresciuto a Ground Zero, l'aoghiri, simbolo della fragilità della natura.

Da lei ci accompagna un altro sopravvissuto, Mito Kose, che assorbì le radiazioni parzialmente protetto nel grembo della madre e oggi fa la guida tutti i giorni dalla mattina alle 9 di fianco al Genbaku Dome, l'ex Prefettura industriale distrutta e lasciata com'era dai tempi della bomba. "Ho passato l'infanzia un mese l'anno in ospedale", racconta Mito, "ma ora e finché avrò energia verrò qui a spiegare non solo quello che è successo 66 anni fa, ma anche quello che succede oggi. I nostri giovani devono sapere i rischi del nucleare, perché nel nostro Paese li hanno educati a credere a tutto quello che gli dicono, e non si rendono conto dei rischi ai quali sono esposti. Ma di fronte all'evidenza sarebbe il momento di smetterla con le menzogne e dire come stanno le cose".

Kose ci accompagna nei locali del Museo della Pace portando con sé la documentazione che ha raccolto negli anni sugli effetti delle radiazioni nel tempo, con informazioni scientifiche completamente assenti o "ammorbidite" nei pannelli, nei video e dalle guide audio che accompagnano i turisti attraverso l'orrore di quel 6 agosto alle 8,15. Ci mostra una foto pubblicata all'estero dei brandelli di corpi raccolti a Hiroshima e portati nei laboratori degli Stati Uniti per essere studiati e rispediti indietro senza che venissero diffusi i risultati. Poi illustra i passaggi delle didascalie del museo dove scompaiono i riferimenti agli effetti delle "radiazioni residue" e delle "lesioni interne" che si manifestano col tempo. "Nessun accenno nemmeno - dice - agli stadi successivi che portano a modifiche del Dna e ai tumori multipli. Perfino il diametro dell'area colpita dalle "piogge nere" radioattive è stato ridimensionato di parecchi chilometri, e nella spiegazione degli effetti si parla solo di casi di diarrea durati tre mesi. Ridicolo. Se lo ammettessero, dovrebbero dare a molta più gente il tesserino dell'assistenza sanitaria gratuita che già spetta a 227565 sopravvissuti, e prendersi cura di altre decine di migliaia di persone. Il dramma è che a forza di ignorare la gravità del fenomeno, come continuano a fare, stanno condannando a rischi incalcolabili le vittime di Fukushima, e si ostinano a evacuare solo una fascia di pochi chilometri, mentre dovrebbero mandare via tutti almeno nel raggio di 80 km".

Nel largo piazzale del museo della bomba, Daichi, Tomoya, Shoijin, Nao Hiro fanno una pausa dopo aver visto per ore dispositive e video. Sono amici diciottenni venuti da Kyoto a Hiroshima - spiegano - perché vogliono capire meglio come mai il Giappone non ha imparato dalla storia a temere il potere nucleare. "Ero stato qui in gita alle elementari, ma non capivo niente - dice Tomoya - E non ho capito niente fino a pochi giorni fa, perché io e i miei amici, come tanti giovani giapponesi credevamo ciecamente a quello che ci diceva il governo, che le centrali sono utili e fonte di energia pulita e sicura. Invece non era vero. Capite? Come potremmo fidarci di quello che ci dicono adesso?".

(19 marzo 2011)

 

NUCLEARE

Veronesi: propongo moratoria

ma io non rinnego l'atomo

L'intervento dopo l'articolo di ieri di Francesco Merlo 1. Nessun dietrofront, voglio impianti super sicuri. Non mi occupo di sondaggi e di referendum ma devo rispettare la lezione che arriva dal Giappone di UMBERTO VERONESI

Veronesi: propongo moratoria ma io non rinnego l'atomo Umberto Veronesi

La politica per sua natura può avere ripensamenti, la scienza deve invece pensare più a fondo. Così ho molto apprezzato l'articolo di Francesco Merlo di ieri, perché mi invita a precisare la mia posizione sul nucleare.

E lo faccio pur rendendomi conto che il sovrapporsi delle dichiarazioni, l'inevitabile intreccio fra politica, cronaca e scienza di fronte a un disastro come quello giapponese, e lo sgomento generale che ci attanaglia, rendono molto difficile esprimere posizioni chiare. Il punto è molto semplice: io sono uno scienziato e il presidente dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare. Non mi occupo di referendum, non leggo i sondaggi di nessun tipo e quindi neppure quelli che Merlo definisce "di cortile". Dunque ciò che appare come un ripensamento è invece l'esito di una riflessione. Studiando il più lucidamente possibile la dinamica di Fukushima ho pensato che ci troviamo di fronte al primo grave incidente di progettazione nucleare della storia, quindi di strategia. Gli altri due incidenti significativi, Chernobyl e Three Mile Island, sono stati infatti causati da un errore umano. Per Chernobyl più che di errore dovremmo parlare di follia. Ma anche negli Stati Uniti fu un errore dei tecnici a causare la fusione del nocciolo, che fortunatamente non causò nessuna vittima.

Va detto subito che sull'errore umano si può intervenire migliorando la preparazione, l'addestramento e le condizioni di lavoro. Un po' come si fa con i piloti d'aereo. Invece a Fukushima non

c'è stato nessun errore riconducibile al personale addetto, ma un errore di progettazione: le centrali non erano programmate per resistere a uno tsunami della portata di quello scatenatosi la scorsa settimana. Le fonti tecniche dicono che la progettazione teneva conto di tsunami di intensità minore. Ma questa è comunque una mancanza perché nel costruire una centrale nucleare sul Pacifico non si può non tenere conto della massima potenza delle forze del mare e della Terra. Non è una giustificazione il fatto che erano centrali attivate quarant'anni fa, e che erano quindi alla fine del loro ciclo vitale.

La lezione che credo dobbiamo trarre da Fukushima è che non possiamo non rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari. Il che non vuol dire ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero - ed è scientificamente vero- che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico. Dobbiamo pensare al futuro tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che possono fare delle fonti di energia strumento di ricatto economico e politico; che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi di persone sulla Terra, con consumi sempre maggiori di energia; che le altre fonti di energia, le rinnovabili, hanno grandi potenzialità, ma per alcune non abbiamo le tecnologie che rendano accessibili i costi di trasformazione e globalmente non sono sfruttabili in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno. La scelta dell'energia nucleare è dunque inevitabile e il nostro compito è ora quello di garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente.

Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione. Molti si domandano se il modello delle centrali nucleari di grossa taglia, come sono oggi tutte quelle del mondo, sia quello da continuare a realizzare; oppure se non è possibile ed opportuno considerare l'adozione di reattori più piccoli e modulari : una rete di minireattori. Alcuni di questi modelli progettuali sono già in produzione e dovremo studiarne a fondo le caratteristiche e la fattibilità.

La tragedia giapponese ci impone inoltre di pensare fuori dalle logiche nazionali. E' evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore.

(19 marzo 2011)

 

 

L'ANALISI

La paura del referendum

di FRANCESCO MERLO

La paura del referendum

SCILIPOTISMO termonucleare, trasformismo atomico. Questo non è un governo che ha cambiato idea e sta responsabilmente e dolorosamente rinunziando al nucleare, ma è un governo che non ha idee e si accoda alle paure e alle emozioni espresse dai sondaggi del momento.

I ministri Romani e Prestigiacomo e, spiace dirlo, con loro anche Umberto Veronesi, non stanno alla testa ma alla coda del Paese. E difatti proprio loro, che non si erano fatti spaventare dall'apocalisse mondiale, si sono terrorizzati davanti ai sondaggi di cortile. Loro che si erano mostrati duri, tecnologi e "proiettati nel futuro", loro che avevano accusato di sciacallaggio gli antinuclearisti ("non si specula sulla paura!") loro adesso ci ripensano, ragionano, rinviano. Come mai? "è finita. Non possiamo perdere le elezioni per il nucleare" è sbottata la ministra Stefania Prestigiacomo davanti a Tremonti e a Bonaiuti, senza sapere che i giornalisti dell'agenzia Dire la stavano registrando.

Ancora una volta, dunque, dobbiamo dire grazie a delle frasi intercettate. Questo portentoso sfogo della Prestigiacomo ci svela infatti il vero significato delle nuove posizioni di Romani, "non costringeremo nessun territorio a costruire centrali", e illumina di verità la pensosa riflessione di Veronesi. Sono intense e bellissime le parole usate ufficialmente: "sgomento", "coscienza", "prudenza", "intelligenza". Ma ecco come la Prestigiacomo le ha tradotte: "Non facciamo cazzate". Insomma,

il Giappone rischia davvero di diventare anche per lei un'esperienza dolorosa, e non per i morti, non per la disperazione mondiale, ma perché "noi non possiamo perdere le elezioni per il nucleare. Dobbiamo uscirne in modo soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese".

Ecco il punto: non ci dice, la Prestigiacomo, che questi nostri governanti sono anti o pro il nucleare, e neppure che sono indecisi. Ma che sono irresponsabili. Non ci racconta che ieri erano a favore ("non siamo in Giappone, il ritorno al nucleare rimane un'assoluta priorità italiana") e oggi sono contro perché "l'ammirevole compostezza del popolo giapponese" li ha svegliati, ma che sono ammalati di scilipotismo appunto, banderuole dell'opportunismo e dell'inaffidabilità, troppo abituati a prendere boccate d'ossigeno dalle disgrazie - il terremoto dell'Aquila, il crollo di una bella scuola elementare, la spazzatura di Napoli, e poi Gheddafi... - troppo lesti a cercare in ogni rogna la convenienza elettorale. E abbiamo pure il sospetto che la maggioranza di governo non abbia paura solo delle elezioni amministrative che stanno per arrivare. Teme di perdere anche il referendum sul nucleare e, sull'onda di quella sconfitta, quello sulla privatizzazione dell'acqua e soprattutto quello sul legittimo impedimento che, ovviamente, sarebbe per Berlusconi la vera fusione atomica del consenso, il disfacimento non solo elettorale.

Attenzione: noi non siamo per il nucleare, non è di questo che stiamo parlando. Il punto è che tutti, non importa se pro o contro il nucleare, preferirebbero un governo capace di far valere le proprie convinzioni anche quando diventano impopolari, un governo che fa la cosa che gli sembra giusta e non la cosa per la quale fiuta l'applauso. Una volta c'era la destra che si batteva per gli interessi dell'industria, il profitto e lo sviluppo, e c'era la sinistra che metteva al primo posto i salari, l'ambiente, la salute. Ora invece ci sono i sondaggi, c'è una classe dirigente che si uniforma pubblicamente a quegli umori che in privato disprezza, c'è una destra che sfugge alla solidità della politica e insegue la volatilità del consenso: se la volete cotta ve la diamo cotta, se la volte cruda ve la diamo cruda, basta che balliate con noi.

È un altro imbruttimento, l'ennesimo imbarbarimento che la destra deve a Berlusconi. L'altra sera ho acceso la televisione e su Raiuno ho riconosciuto tal Alessandro Di Pietro. Da vecchio cronista lo ricordavo alla testa dei "Gre" (Gruppi di ricerca ecologica), gli ambientalisti di destra. Ne era il capo e il fondatore. Si dicevano seguaci di Konrand Lorenz. Erano fortissimamente antinuclearisti. Ai miei occhi questo Di Pietro era un Ermete Realacci rovesciato con tanto di baffetti da paese. Ebbene in tv era un goffo concorrente semivip dell'empireo di "Ballando con le stelle": guidato dalla Carlucci danzava un fox trot che sembrava un Nichibu giapponese.

(18 marzo 2011)

 

 

 

 

 

2011-03-18

Diretta

Fukushima, governo eleva l'allerta nucleare

Bilancio ufficiale: 17mila tra morti e dispersi

Fukushima, governo eleva l'allerta nucleare Bilancio ufficiale: 17mila tra morti e dispersi Personale medico controlla le persone evacuate dalle proprie abitazioni vicino Fukushima

Nell'impianto la situazione rimane critica. I tentativi di raffreddare i reattori si sono rivelati vani e i livelli di radiattività sono alti. Nel mondo si discute sul futuro dell'energia atomica e il governo italiano frena sul programma di reintroduzione del nucleare. Una settimana dopo il terremoto e lo tsunami le autorità hanno reso noto che i morti accertati sono oltre 6.400 e 10.200 persone mancano all'appello. I soccorsi faticano a raggiungere le aree colpite e l'emergenza è aggravata dalla neve. Il G7 ha deciso un intervento sui mercati valutari per fronteggiare le speculazioni sullo yen e la Borsa di Tokyo è in rialzo. A Fiumicino controlli sui prodotti in arrivo

DIRETTE: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo - 15 marzo - 16 marzo - 17 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 16:03 del 18 marzo 2011)

16:03

Due multati in Cina per aver diffuso notizie false 47 –

Due persone a Shanghai sono state multate dalla polizia per aver diffuso su internet allarmi sull'arrivo di radiazioni nucleari nella capitale economica cinese provenienti dalle centrali nucleari giapponesi. Lo rivela un portavoce della municipalità di Shanghai. Un giovane, Wu, ha messo su un microblog di Internet la notizia che le radiazioni avrebbero già toccato Shanghai proveniente dal reattore di Fukushima, che lui dice di aver visto esplodere in un servizio televisivo della televisione giapponese. La notizia è stata ripresa da un suo compagno di studi, Yin, che ha diffuso su altri siti la notizia, provocando panico fra i lettori. I due sono stati accusati di aver infranto la legge sulla sicurezza pubblica.

16:02

Usa, turismo Hawaii duramente colpito 46 –

Il turismo nelle Hawaii è stato duramente colpito. I visitatori provenienti dal Giappone sono diminuiti dell'86 per cento dopo il terremoto e lo tsunami. Il turismo dal Giappone è al secondo posto nella lista delle Hawaii. Circa 1,2 milioni di giapponesi visitano ogni anno le Hawaii contribuendo al 18 per cento del turismo dell'arcipelago e portando oltre due miliardi di dollari nelle casse delle isole.

15:47

Le onde tsunami erano di 23 metri 45 –

Le onde dello Tsunami che ha colpito il Giappone venerdì 11 marzo erano di almeno 23 metri.. Lo rende noto uno studio del Port and Airport Research Institute riferendosi alle onde che hanno colpito Ofunato, nella prefettura di Iwate. Si tratta di un livello record dopo quello delle onde di 38,5 metri dello Tsunami del 1896.

15:46

Medici senza frontiere in azione nelle zone colpite 44 –

Medici senza frontiere (Msf) si è mobilitata immediatamente dopo il terremoto e il successivo tsunami, grazie agli operatori giapponesi coordinati dalla sede di Msf a Tokyo, per un'azione di supporto all'ampio intervento del governo. L'èquipe di Msf, formata da 12 persone, mercoledì ha stabilito una base operativa a Tome, nel nord della prefettura di Miyagi e si è divisa in tre gruppi.

15:45

Fiat offre 100mila euro per soccorsi 43 –

Dopo la catastrofe naturale che ha colpito il Giappone, Fiat Spa, per offrire aiuto alla popolazione locale, ha deciso di effettuare una donazione di 100.000 euro alla Croce Rossa a supporto delle operazioni di soccorso. E' quanto si legge in una nota del Lingotto. Inoltre, il Gruppo si impegna "a raddoppiare la somma di denaro che sarà raccolta dai suoi dipendenti che vorranno sostenere questa iniziativa umanitaria".

15:32

Non necessarie restrizioni aeree 42 –

Non è necessario imporre alcuna restrizione ai voli aerei per il Giappone per proteggere la sanità pubblica, a parte l'area con raggio di 30 chilometri intorno alla centrale nucleare di Fukushima. Secondo Herbet Puempel, dell'Organizzazione mondiale della Sanità, a meno di cambiamenti nella situazione di emissione di radiazioni dall'impianto, non ci sono ragioni per vietare voli aerei. Una posizione confermata anche dal portavoce dell'Oms, Gregory Hartl, che ha precisato come a Tokyo "la radioattività sia leggermente aumentata, ma resta al di sotto del livello di rischio per la salute".

15:15

Obama: "Faremo il possibile per aiutare" 41 –

Gli Stati Uniti continueranno a fare il possibile per promuovere la stabilità e la democrazia in Medio Oriente e per aiutare la gente del Giappone a recuperare dopo il sisma e lo tsunami. Lo afferma il presidente Barack Obama intervenendo su Usa Today, in un articolo dal titolo 'L'occupazione è la priorità dell'agenda in America latina". Obama a breve inizierà il proprio viaggio in Sud America, che lo porterà fra gli altri in Brasile e Cile.

15:13

Intervento Bce per indebolire yen stimato in 5 mld 40 –

L'intervento odierno della Bce per indebolire lo yen, nell'ambito dell'azione congiunta del G7, è stimato in 5 miliardi di euro. Lo sostiene James Pearson, numero uno del trading valutario di Nomura Securities International a Londra. L'intervento della Bce sarebbe avvenuto attraverso l'acquisto di euro in yen. Anche per questo la moneta europea, che attualmente è valutata 114,47 yen, in mattinata è schizzata fino a un massimo di giornata di 115,50 yen.

14:55

Riunione straordinaria Aiea lunedì a Vienna 39 –

L'Aiea, l'agenzia atomica internazionale, terrà una riunione di emergenza sulla tragedia in Giappone lunedì prossimo a Vienna. Il direttore generale Yukiya Amano, partito ieri per il paese asiatico e di ritorno domani, relazionerà in quell'occasione gli altri membri dell'organizzazione. La riunione inizierà alle 11 e durerà un solo giorno.

14:30

Berlusconi a Kan: "Emozionati dal coraggio" 38 –

"Seguiamo con grande partecipazione gli sviluppi della situazione nel tuo Paese. Ci commuovono profondamente il coraggio e la dignità di cui il tuo popolo ha dato e dà quotidianamente prova". E' un passaggio della lettera di cordoglio e vicinanza che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha inviato al premier nipponico, Naoto Kan, dopo il terremoto e lo tsunami che venerdì scorso hanno colpito la parte nord-est del Giappone. "Una dimostrazione di forza e di coesione morale che emoziona tutti gli italiani. Siamo pronti - continua Berlusconi - a dare la nostra assistenza e il nostro aiuto. Un team della nostra Protezione Civile è già in Giappone".

14:14

Ambasciata: oggi 400 tornati in Italia 37 –

Il governo italiano renderà domani disponibili gratuitamente circa 100 posti di sola andata per l'Italia con partenza da Osaka su tre voli Alitalia, mentre oggi i collegamenti dalla città nipponica si sono svolti regolarmente con l'imbarco di circa 400 passeggeri. Quanto a domani, informa l'ambasciata d'Italia, si tratta dei voli AZ 793 (partenza alle 14,10 locali e arrivo a Roma alle 19,05, con scarsa disponibilità), AZ 787 (partenza alle 17 e arrivo a Milano alle ore 21,30) e AZ 785 (partenza 19,30 e arrivo a Roma alle ore 00,05 del 20 marzo).

13:49

Renault taglia del 15-20% produzione in Corea del Sud 36 –

La compagnia automobilistica francese Renault annuncia un taglio del 15-20% della produzione dei suoi impianti di Busan nella Corea del Sud, a causa delle interruzioni dei rifornimenti della componentistica dal Giappone. La Renault-Samsung Motors normalmente produce 20 mila auto al mese e la casa francese annuncia che subirà un taglio di circa 3 mila veicoli mensili.

13:39

Save the Children, al via distribuzione coperte 35 –

Save the Children, dopo aver allestito la prima area sicura a misura di bambino a Sendai, ha deciso di espandere la portata del proprio intervento umanitario in Giappone, e oggi inizierà a distribuire coperte per aiutare la popolazione a mitigare gli effetti dell'ondata di freddo che ha investito il Paese. L'organizzazione, inoltre, informa che "è stata avviata una raccolta fondi di 20 milioni di dollari".

13:37

Ministero Salute, centri di controllo per chi rientra in Italia 34 –

Per gli italiani al rientro dal Giappone dopo il terremoto e lo tsunami dell'11 marzo, ecco l'elenco dei centri di riferimento individuati dalle Regioni per chi volesse sottoporsi a controlli a seguito dell'emergenza radiazioni. Emilia Romagna: Ospedali Riuniti di Parma; Ospedale S.Orsola-Malpighi di Bologna, Ospedale Bufalini di Cesena. Lazio: Azienda ospedaliera San Camillo di Roma; Policlinico universitario A. Gemelli di Roma; Azienda ospedaliera Sant'Andrea di Roma; Policlinico Umberto I di Roma; Istituti fisioterapici ospitalieri (Ifo) di Roma. Lombardia: Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano; Ospedale di Circolo Macchi di Varese; Ospedale di Circolo di Busto Arsizio (Varese); Ospedali Riuniti di Bergamo; Spedali Civili di Brescia; Istituti ospitalieri di Cremona. Toscana: Azienda ospedaliera di Careggi di Firenze; Azienda ospedaliera universitaria Pisana - Presidio ospedaliero Santa Chiara di Pisa. Valle d'Aosta: Ospedale regionale Umberto Parini - Servizio Radiologia, viale Ginevra, 3. Liguria: Azienda ospedaliera universitaria S. Martino di Genova; Ente ospedaliero Ospedali Galliera di Genova.

13:29

Ue pronta a dare assistenza tecnica per centrali 33 –

L'Unione europea è pronta a fornire assistenza tecnica, "se il Giappone lo richiederà", per le operazioni di raffreddamento dei reattori nucleari. Lo ha detto la portavoce del commissario Ue all'energia Gunther Oettinger. La portavoce ha spiegato che ci sarà bisogno di circa un anno di lavoro, dato che è stabilito in 357 giorni il tempo di raffreddamento. "Vogliamo essere pronti nel caso ci sia richiesto aiuto e se necessario forniremo personale", ha aggiunto Marlene Holzner.

13:26

Ingegnere nucleare: "Sarcofago soluzione impossibile" 32 –

Al punto in cui è la situazione nella centrale nucleare di Fukushima, un sarcofago di cemento armato che ricopra tutto come fu fatto a Chernobyl è a questo punto l'unica soluzione, ma "è una soluzione quasi impossibile". E' il parere di Ezio Puppin, ingegnere nucleare al Politecnico di Milano. "A Chernobyl", ricorda Puppin, "misero un sarcofago che pesa 100.000 tonnellate e che ha già fessure e crepe. Inoltre visto il peso sta sprofondando nel terreno. Insomma, è instabile e lì dovevano ricoprire solo un reattore, mentre a Fukushima sono almeno quattro". Si tratterebbe, dal punto di vista ingegneristico, "di un'operazione senza precedenti per quantità di cemento impiegato e di metri quadri da ricoprire, un lavoro ciclopico al confronto del quale la piramide di Cheope è uno scherzetto. Le uniche opere paragonabili sono le grandi dighe, e ci vogliono degli anni".

13:12

Francia invita universitari a lasciare Giappone 31 –

Le università francesi richiamano gli studenti, i docenti e i ricercatori, circa 350 persone, che si trovano ancora in Giappone. A "raccomandare vivamente" il rientro in patria è la Conferenza dei presidenti delle università (CPU), che rappresenta gli 83 atenei del Paese. Il CPU consiglia agli studenti e al personale universitario di utilizzare "tutti i mezzi logistici messi a loro disposizione" per lasciare il Giappone, a causa del rischio nucleare.

12:59

Al via ponte aereo aiuti umanitari dalla Ue 30 –

Prende il via da oggi un ponte aereo di aiuti umanitari dall'Unione europea verso il Giappone. Lo ha riferito il portavoce della commissaria Ue agli aiuti umanitari Kristalina Georgieva. Sempre oggi, ha aggiunto il portavoce Raphael Brigandi, si recheranno in Giappone 15 esperti europei della protezione civile per organizzare l'aiuto con i partner locali e con la Croce rossa internazionale.

12:52

Riapre domani la Tokyo Tower 29 –

Primi segnali di ritorno alla vita in Giappone. Mentre centinaia di migliaia di persone nel nordest del Paese sono al freddo nei rifugi a una settimana dal terremoto/tsunami, riapre domani a Tokyo una delle principali attrazioni turistiche della città: la Tokyo Tower. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Yumiuri Shinbun. La torre, costruita nel 1958 a imitazione della tour Eiffel di Parigi ma più alta di 13 metri, è gestita da una società privata.

12:49

Sarkozy rinnova disponibilità a formire aiuti 28 –

Nicolas Sarkozy ha assicurato al primo ministro giapponese, Naoto Kan, la piena solidarietà della Francia, rendendo omaggio al coraggio e alla dignità fuori del comune della popolazione colpita dal terremoto dell'11 marzo e da una serie di catastrofi di proporzioni inusitate.

12:49

Premier giapponese: "Non abbiamo nascosto nulla" 27 –

Nel corso della conferenza stampa il premier ha anche affrontato la questione dell'attendibilità della versione dei fatti data dal governo. Il premier ha detto che "al pubblico è stato divulgato tutto. Abbiamo condiviso - ha aggiunto - quel che sappiamo con la comunità internazionale".

12:44

Premier giapponese: "Non dobbiamo essere pessimisti" 26 –

Rivolgendosi ai quasi 600mila sfollati sistemati in rifugi di fortuna senza energia, cibo e medicine, Kan ha detto di sapere che soffrono, che la situazione è difficile, e ha promesso che il governo fornirà loro tutto il necessario per riprendere una vita normale. "Dobbiamo essere forti e convinti che ci riprenderemo, non ci possiamo permettere di essere pessimisti", ha proseguito il premier. "Dopo la II Guerra Mondiale abbiamo avuto una miracolosa crescita economica grazie agli sforzi del popolo giapponese e questo è stato il modo in cui il Giappone è stato costruito", ha detto il premier.

12:34

Fukushima, usato generatore diesel per raffreddare 25 –

Accanto agli idranti e agli elicotteri, per raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima, viene impiegato ora anche un generatore diesel, secondo quanto reso noto dall'Aiea. Un generatore di emergenza nel reattore 6 pompa acqua nelle vasche di raffreddamento del combustibile usato dei reattori 5 e 6, dove la temperatura è in aumento. Secondo l'Aiea, i tentativi di ieri hanno dato scarsi risultati: in quella del reattore 5 la temperatura era salita da 64,2 gradi a 65,5, mentre in quella del reattore 6 era leggermente scesa da 62,5 gradi a 62. La temperatura normale nelle vasche di raffreddamento dovrebbe essere di 25 gradi celsius.

12:30

Fukushima, domani probabile corrente in reattori 1, 2, e 4 24 –

I tecnici potrebbero riuscire a ripristinare la corrente elettrica nel reattore 4 della centrale di Fukushima 1 domani mattina. Lo ha detto la Tokyo Electric Power Company (Tepco), la società che gestisce la centrale danneggiata. In precedenza, l'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare aveva parlato della possibilità di ripristinare la corrente nei reattori 1 e 2 domani mattina.

12:28

Premier giapponese: "Ci riprenderemo" 23 –

La crisi nucleare in Giappone "rimane molto grave" ma "il Giappone si riprenderà". Lo ha affermato oggi il primo ministro Naoto Kan. "Tutto il popolo deve avere la Forte determinazione a superare questa crisi", ha detto con tono grave il premier nipponico. "Ricostruiremo il Paese dalle rovine", ha detto Kan nel suo discorso alla nazione, aggiungendo che lui stesso "come cittadino", "lavorerà duro" per la rinascita del Giappone.

12:09

400 km quadrati di terreno inondati dallo tsunami 22 –

Sono in tutto almeno 400 i chilometri quadrati di terreno inondati dallo tsunami di venerdì scorso: lo ha reso noto l'Autorità Geo-spaziale giapponese, sulla base dell'analisi delle fotografie aeree e satellitari realizzate nel nord-est del Paese. Mancano ancora analoghi rilevamenti su una superficie pari al 20 per cento di quella investita dall'onda anomala, per cui il dato è destinato a crescere ulteriormente. Anche così, ha fatto comunque notare l'istituto specializzato, si tratta del più vasto impatto mai avuto in Giappone da uno tsunami.

11:56

Un minuto di silenzio per ricordare il terremoto 21 –

I terremotati affollati nei centri di emergenza e i soccorritori hanno osservato un minuto di silenzio alle 14.46 locali (le 6.46 in Italia), la stessa ora alla quale, venerdì scorso, la forza della natura si è scatenata sulla costa orientale del Giappone.

11:41

Governo, enormità disastro ha rallentato reazione 20 –

Il governo giapponese è stato travolto dall'enormità del disastro che ha colpito il Giappone la settimana scorsa e per questo la reazione al terremoto e allo tsunami è stata rallentata. Lo ha detto il portavoce dell'esecutivo Yukioi Edano, secondo quanto riportato dalla Bbc.

11:38

A Fiumicino controlli su cibi importati 19 –

Sono in corso anche all'aeroporto di Fiumicino i controlli sui prodotti di origine animale e vegetale in arrivo dal Giappone. Nello scalo romano le ispezioni sono effettuate all'interno della Cargo City - la città delle merci aeroportuale. Sotto osservazione tutti i carichi di alimenti dal Giappone (prodotti ittici, caviale, soja, alghe, tè verde), confezionati dopo l'11 marzo, giorno del sisma e dello tsunami. Le importazioni di tali merci a Fiumicino - fanno notare negli uffici di sanità aerea - sono peraltro alquanto limitate. Il blocco della merce, secondo le disposizioni previste dal decreto ministeriale, può durare uno, al massimo due giorni, per consentire agli esperti di analizzare i prodotti a rischio.

11:29

Emergenza nucleare, anche domani vento verso oceano 18 –

Anche domani il vento dovrebbe soffiare verso est, allontandando la possibilità che nubi radioattive possano andare verso la grande area metropolitana di Tokyo. L'ha affermato l'ufficio meteorologico nipponico, secondo quanto riporta l sito internet della televisione pubblica Nhk.

11:27

Nozze reale in Gb, principi Giappone declinano invito 17 –

Il principi ereditari del Giappone, Naruhito e sua moglie Masako, hanno declinato l'invito per le nozze reali di William e Kate Middleton a Londra il prossimo 29 aprile, a causa del terremoto e dello tsunami. Secondo l'agenzia imperiale, la coppia resta "nella sua residenza partecipando al dolore dei familiari delle vittime". Naruhito e Masako hanno cancellato anche un viaggio con la figlia, la principessa Aiko, a Nagano, la prefettura al centro del Paese.

11:24

Fukushima, livello Aiea sale a 5 16 –

Con l'innalzamento al quinto livello su sette della scala Ines dell'Aiea l'incidente di Fukushima è così classificato come "con conseguenze significative" mentre in precedenza, al livello 4, le conseguenze erano definite "locali". La nuova classificazione mette Fukushima allo stesso livello raggiunto nel 1979 dall'incidente di Three Mile Island negli Stati Uniti, a due posti dal livello 7 raggiunto con Chernobyl venticinque anni fa.

11:20

Ambasciata italiana a Tokyo resta aperta 15 –

Il Ministro degli Esteri Franco ha dato istruzione di mantenere aperta l'Ambasciata d'Italia a Tokyo. Con tale decisione politica il governo italiano intende inviare un segnale di profonda amicizia nei confronti del Giappone. Tale scelta è motivata, inoltre, dalla necessità di continuare a garantire la massima efficacia nell'assistenza ai connazionali presenti nella regione metropolitana della capitale giapponese. L'Ambasciatore d'Italia, Vincenzo Petrone, rimane a Tokyo. Parte del personale verrà dislocato a Osaka.

11:10

Esperti italiani: "Nocciolo parzialmente fuso" 14 –

Nei reattori 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima 1 il nocciolo è parzialmente scoperto e parzialmente fuso. I contenitori che racchiudono le barre di combustibile sarebbero invece integri, secondo fonti italiane a diretto contatto con il gestore della centrale di Fukushima 1 (Tepco) e l'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale

10:48

Il nuclearista Testa: "Sciocco far finta di niente" 13 –

"Sarebbe davvero sciocco far finta di niente. E' stato un incidente molto, molto grave, il governo italiano sta facendo quello che sta facendo tutta l'Europa, una riflessione". Lo ha affermato il presidente del Forum Nucleare Italiano, Chicco Testa, parlando ai microfoni de "La telefonata", la rubrica di Maurizio Belpietro su Canale 5.

10:03

Agenzia nucleare innalza livello allarme a Fukushima 12 –

L'agenzia nucleare giapponese ha innalzato da 4 a 5 il livello di allarme alla centrale di Fukushima

10:02

Aiea misura radioattività a Tokyo 11 –

L'aiea ha annunciato che a partire da oggi misurerà il livello di radioattività a Tokyo

09:41

Bersani: "Governo fermi leggi sul nucleare" 10 –

Il governo deve bloccare il suo progetto nucleare. Lo chiede il segretario del Pd Pierluigi Bersani intervenendo a radio 24. "Dopo il Giappone - dice Bersani - è chiaro che sul nucleare c'è una riflessione da fare. Il governo sospenda gli atti parlamentari a partire da quelli sulla localizzazione dei siti. Per ora però ho sentito solo parole"

08:30

140 posti gratis per gli italiani 9 –

140 posti aerei gratuiti sono stati messi a disposizione dei nostri connazionali che si trovano ancora in Giappone da parte del governo italiano. Lo ha detto l'ambasciatore a Tokyo Vincenzo Petrone in un'intervista a Sky tg 24, che ha aggiunto: "Io resto qui".

08:16

Riaperto aeroporto di Sendai 8 –

L'aeroporto di Sendai è stato riaperto per i voli di emergenza. Funziona anche l'autostrada di Tohoku. La scarsità di carburante continua a incidere sulle operazioni di soccorso

07:26

"Servono maggiori informazioni" 7 –

Il capo dell'Agenzia internazionale per l'Energia atomica ha chiesto al premier giapponese, Naoto Kan, di fornire maggiori informazioni. "Servono più dettagli", ha detto Yukiya Amano. A differenza di quanto annunciato, non si recherà a Fukushima.

07:25

"Chiudere i reattori in un sarcofago" 6 –

I tecnici studiano l'ipotesi di chiudere i reattori in un sarcofago di cemento armato, come a Cernobyl nel 1986.

07:06

Intervento del G7, la Borsa giapponese in rialzo 5 –

Il G7 ha offerto il suo appoggio alla banca giapponese, per contenere la crescita dello yen. In previsione della ricostruzione, si vogliono contrastare mosse speculative. Molte aziende giapponesi stanno pensando a un rientro dei capitali. La Borsa ha guadagnato il 2,72%.

06:52

Il vento soffia verso il Pacifico 4 –

Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto.

06:49

Si lavora per ripristinare il sistema elettrico 3 –

I tecnici sperano di rimettere in funzione il sistema elettrico. Dovranno fermarsi per permettere una nuova missione dell'esercito, che dovrà gettare tonnellate d'acqua dagli elicotteri

06:35

Si prova a raffreddare i reattori con cannoni ad acqua 2 –

Dopo essere state costrette a rinunciare all'uso degli elicotteri, per l'alta radioattività, le autorità giapponesi hanno schierato circa 20 camion dei pompieri. La speranza è di raffreddare i reattori con i cannoni ad acqua. In particolare i vigili del fuoco e i militari si stanno concentrando sul numero 3, considerato il più pericoloso

06:34

Non si esclude di seppellire i reattori 1 –

Il Giappone non esclude l'ipotesi di chiudere i reattori atomici danneggiati in 'sarcofaghi' di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto con quello di Chernobyl, in Ucraina, dopo il disastro del 1986. Lo ha affermato un funzionario dell'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, che ha aggiunto che la priorità rimane quella di raffreddare i reattori

(18 marzo 2011)

 

 

 

2011-03-17

Diretta

Governo: "Prioritaria sicurezza reattore 3"

Veronesi: "Serve riflessione profonda"

Governo: "Prioritaria sicurezza reattore 3" Veronesi: "Serve riflessione profonda"

Dopo l'appello del ministro dell'Economia, calano i consumi di energia. Nonostante il lancio dell'acqua con gli elicotteri sull'impianto nucleare di Fukushima per raffreddare il combustibile che minaccia la fusione, resta alto il livello di radiazioni. Gli esperti Usa: "Livello di radioattività letale nel reattore 4". Ma la Tepco ribatte: "È il 3 a preoccupare". Arriveranno pompe di fabbricazione Usa per rinforzare i tentativi di raffreddamento. Intanto, i dispersi hanno raggiunto quota 20.000. In parte del Nord del Paese la situazione è difficilissima e i soccorsi ritardano o sono poco efficaci. La Borsa di Tokyo perde l'1,44%. Il governo: manovre speculative sullo yen. Nel mondo si discute sul futuro dell'energia atomica

LE DIRETTE PRECEDENTI: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo - 15 marzo - 16 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 21:01 del 17 marzo 2011)

21:01

Troppe cancellazioni, Delta sospende alcuni voli 112 –

In seguito alle numerose cancellazioni di voli, la prossima settimana Delta interromperà alcuni dei suoi servizi verso il Giappone. United continental ha sospeso i voli per Sendai, l'aeroporto più vicino all'epicentro del sisma. La compagnia aerea ha fatto anche notare come in seguito al terremoto le richeste di voli in giappone sono calate drasticamente.

20:59

Mancano componenti, General Motors sospende produzione in impianto Usa 111 –

General Motors sospenderà la produzione nell'impianto di Shevreport nella settimana del 21 marzo in seguito alla mancanza di componenti provenienti dal Giappone. Lo comunica Gm, sottolineando che la produzione riprenderà il prima possibile

20:41

Obama: "Non ci aspettiamo radiazioni negli Usa" 110 –

Il presidente americano Barack Obama ha detto oggi che non vi saranno radiazioni pericolose dai reattori nucleari giapponese sul territorio americano.

20:40

Obama: "Nucleare fa parte del nostro futuro energetico" 109 –

"Dobbiamo fare una revisione degli impianti alla luce di quanto è avvenuto in Giappone, ma il nucleare fa parte del nostro futuro energetico", ha detto il presidente Usa

20:26

Obama: "Stiamo inviando soccorsi e aiuti in Giappone" 108 –

"Gli americani hanno aperto il loro cuore in aiuto del Giappone", ha detto Barack Obama

20:20

Ambasciata italiana: "Giornalisti aggiornino presenza" 107 –

L'ambasciata d'Italia a Tokyo ricorda a tutti i giornalisti presenti in Giappone di comunicare i propri contatti telefonici, l'indirizzo e-mail e, possibilmente, i propri spostamenti alla casella e-mail consular.tokyo@esteri.it, indicando nell'oggetto ''giornalisti''. Eventualmente, si legge in un avviso, è possibile chiamare a tal merito anche il numero (+81) 03-3453-5142

19:58

Usa non intendono estendere zona evacuazione 106 –

Gli Stati Uniti "non vedono alcuna ragione di estendere la zona di 80 km" intorno alla centrale nucleare di Fukushima, zona dalla dalla quale consigliano ai cittadini americani l'evacuazione. Lo ha detto il sottosegretario di stato Patrick Kennedy durante una conferenza stampa al dipartimento di stato. Kennedy ha spiegato che le autorità consolari Usa in Giappone stanno trasportando centinaia di cittadini statunitensi al di fuori della zona nel nord est del paese più duramente colpita dal terremoto e dallo tsunami.

19:55

Commissario Ue Oettinger: "Importante che nucleare non aumenti" 105 –

Per il Commissario Ue all'energia Gunther Oettinger il futuro dell'energia nucleare in Europa non è in crescita. "Non arriveremo allo 0% di energia nucleare", ha affermato Oettinger parlando di una sua previsione per il 2040. "Ma l'importante - ha aggiunto - è che il nucleare non aumenti".

19:53

Costruttori auto prolungano chiusura impianti 104 –

Dopo aver già subito, secondo una prima stima di IHS Global Insight, una perdita produttiva globale di circa 250.000 vetture, i costruttori giapponesi di automobili prolungano i tempi di chiusura. La Toyota estende lo stop fino al 22 marzo dei suoi impianti e di quelli delle sussidiarie. La Suzuki prolunga fino al 21 marzo la chiusura degli impianti di Kosai, Iwata, Toyokawa e Sagara. Nissan estende fino al 20 marzo la sospensione degli impianti di Oppama, Tochigi, Nissan Shatai e Yokohama.

19:28

New York Post, a Dallas e Chicago bagagli contaminati 103 –

Bassi livelli di radioattività sono stati riscontrati su bagagli provenienti dal Giappone giunti negli aeroporti di Dallas, in Texas, e Chicago, in Illinois. Lo riporta il tabloid newyorkese New York Post, citando fonti aeroportuali. I test sono stati effettuati all'aeroporto Fort Worth di Dallas e all'aeroporto O'Hare di Chicago sui bagagli di alcuni passeggeri partiti da Tokyo. Bassi livelli di radiazioni - riporta il New York Post - sono stati rilevati sia sui bagagli, sia nel sistema di filtri della cabina dell'aereo. Nessun passeggero è stato trattenuto in osservazione.

19:20

Obama firma libro di condoglianze all'ambasciata del Giappone 102 –

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha firmato il libro di condoglianze all'ambasciata del Giappone, oggi a Washington. Lo indica la Casa Bianca, precisando che la visita di Obama non era stata annunciata in precedenza.

19:09

Decollato il primo charter per evacuazione americani 101 –

Il primo aereo charter per la evacuazione dei cittadini americani dal Giappone è decollato, informa il Dipartimento di Stato. Gli Usa hanno comunicato che sul volo possono viaggiare circa cento persone. Si tratta dri familiari di diplomatici e alcuni gruppi di privati cittadini che hanno scelto di lasciare il Giappone. Anche il Pentagono ha annunciato di aver predisposto un piano di evacuazione per le famiglie dei militari e dei civili americani che vivono nelle basi non lontane dalla zona di Fukushima.

18:50

Ultimo bilancio: oltre 15mila vittime 100 –

Sono oltre 15mila le vittime - tra morti e dispersi - del sisma e del successivo tsunami: l'ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 5.692 morti e 9.506 persone che mancano ancora all'appello. Come sottolinea il sito della Bbc, il numero dei dispersi potrebbe tuttavia essere molto maggiore visto che il dato ufficiale riflette solo quelle persone la cui scomparsa è stata registrata presso gli uffici della polizia.

18:39

Domani G7 ministri finanze per interventi su yen 99 –

I ministri delle finanze e i banchieri centrali del G7 si riuniranno domani mattina in teleconferenza per discutere gli interventi sul mercato valutario per combattere l'eccessiva fermezza dello yen. Lo riporta il quotidiano nipponico Nikkei. Lo yen nelle ultime sedute ha registrato un forte apprezzamento che lo ha portato ai massimi storici nei confronti del dollaro. In passato i Paesi europei e gli Usa avevano espresso riserve riguardo a possibili interventi sulla valuta, ma ora sembrano pronti a cambiare questa posizione. La riunione di domani affronterà argomenti come l'impatto economico e finanziario del potente terremoto della scorsa settimana e la crisi nucleare, oltre alle misure di sostegno per il Giappone e per la ricostruzione.

18:33

Aiea: "Fukushima stabile, ma radioattività aumenta" 98 –

Il livello di radioattività attorno alla centrale di Fukushima è ''sensibilmente aumentato'' per un raggio di 30 km e in alcuni punti molto di più. A Tokio invece non sono stati registrati livelli elevati: lo ha detto a una conferenza stampa a Vienna, Graham Andrews, assistente del direttore generale dell'Aiea, Yukiyo Amano, partito questo pomeriggio alla volta del Giappone.

18:31

Colonna di fumo bianco da reattore 2 97 –

Una colonna du fumo bianco ha iniziato a levarsi dal reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Lo denuncia il portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare nipponica, Hidehiko Nishiyama, precisando che potrebbe essere questo il segno dell'inizio del surriscaldamento delle barre di combistibile usato anche di questo reattore.

18:19

Usa, radiazioni non possono raggiungere America 96 –

Le autorità Usa ritengono che non ci sia pericolo che le radiazioni dei reattori nucleari giapponesi possano raggiungere gli Stati Uniti. Lo ha detto oggi il presidente della Nuclear Regulatory Commission Gregory Jaczo.

18:16

Ambasciata italiana sposta alcuni dipendenti a Osaka per assistere rimpatri 95 –

L'ambasciata italiana non sposta le sue operazioni da Tokio. Ma non si esclude che alcuni dipendenti potranno nel prossimo futuro trasferirsi a Osaka, dove al consolato lavorano di norma solo una decina di persone, per facilitare l'espatrio dei connazionali. L'Alitalia, che anche oggi ha operato due voli dal Giappone, ha infatti da ieri spostato i suoi voli dall'aeroporto di Tokio a quello di Osaka. Lo stesso ha fatto la Lufthansa, ragione principale per cui è stato trasferito il personale diplomatico tedesco, si spiega, precisando che anche dall'ambasciata francese ci sono stati alcuni spostamenti verso Osaka per lo stesso motivo. Alle 22.30 di oggi (ora locale), l'ambasciata italiana ha diffuso una nuova raccomandazione agli italiani in Giappone, invitandoli ''vivamente ad allontanarsi dalle quattro prefetture a nord della capitale e dalla stessa Tokio''

18:11

Negativi a radiazioni 108 italiani Maggio Fiorentino 94 –

Sono risultati negativi alle radiazioni nucleari gli italiani sottoposti a specifici controlli a Taipei e a Firenze. Si tratta di componenti del Maggio Musicale Fiorentino provenienti dal Giappone. In particolare, 101 persone, con il direttore dell'Orchestra, Zubin Mehta, sono atterrati alle 16.30 (ora italiana) a Taipei, da dove proseguiranno per Shangai, dove è prevista la prosecuzione della tournee: sono stati sottoposti a controlli, dopo lo sbarco nella capitale di Taiwan, con un apposito apparecchio rilevatore di radioattività posto nell'aeroporto, e sono risultati tutti negativi.

18:06

Francia, proventi scarpe ballerine per vittime Giappone 93 –

Un celebre produttore di ballerine francese creerà un modello speciale in segno di solidarietà nei confronti del Giappone: i proventi delle vendite andranno infatti alle associazioni di aiuto alle vittime del terremoto e dello tsunami. "Creeremo una ballerina specifica per il Giappone - ha annunciato il presidente del gruppo - il nostro obiettivo è versare 200.000 euro in favore di queste associazioni''. Il Giappone è il primo importatore della marca in questione che realizza nel Paese il 10% del suo fatturato.

18:03

Segretario generale Onu riceve rapposto su centrali Fukushima 92 –

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha ricevuto oggi un ''rapporto dettagliato sulla situazione delle centrali nucleari di Fukushima'' da parte del direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), il giapponese Yukiya Amano. Lo afferma una nota diffusa oggi al Palazzo di Vetro. Ban Ki-moon, che ieri ha visitato il Guatemala e ora si sposterà in Tunisia ed Egitto, ed Amano, che lavora negli uffici Onu di Vienna, hanno parlato ieri al telefono. I due ''hanno anche discusso dell'imminente viaggio del direttore generale dell'Aiea in Giappone''. Il segretario generale, si legge nel testo, ''ha ribadito la sua grave preoccupazione per la situazione (delle centrali nucleari) e ha espresso apprezzamento per l'assistenza dell'Aiea nell'aiutare le autorità nipponiche per tenerla sotto controllo''.

17:23

Veronesi: "Su nucleare decisione con coscienza senza fretta" 91 –

"Le gravi vicende dei quattro reattori giapponesi impongono inevitabilmente a chi, come me, ha deciso di occuparsi di sicurezza degli impianti nucleari e di salvaguardia della popolazione, di mettere da parte lo sgomento e prendersi una pausa di riflessione profonda. Le caratteristiche di eccezionalità degli eventi giapponesi, dove al terremoto si è associato lo tsunami e poi l'incidente atomico, ha risvegliato in tutti noi paure ataviche e visioni apocalittiche, oltre che dolore e solidarietà sincera per la gente e per gli eroi, tecnici e scienziati , che tentano in ogni modo di salvarla. Io rimango convinto che il mondo non può fare a meno del nucleare per sopravvivere, tenendo conto che petrolio, carbone e gas hanno i decenni contati e che sono nelle mani di pochissimi Paesi, che stiamo avvicinandoci ai 7 miliardi sul Pianeta con bisogni sempre maggiori di energia, e che le altre fonti di energia non sono attualmente sfruttabili in modo tale da assicurare la copertura del fabbisogno. Dopo l'incidente delle centrali nipponiche tuttavia non posso evitare di pormi degli interrogativi. A cominciare dai sistemi di sicurezza delle centrali di Fukushima : perché non sono stati in grado di essere attivati con efficacia? Dobbiamo concludere che erano insufficienti? Mi domando poi se i modernissimi reattori di terza generazione avanzata di cui vorremmo dotarci avrebbero resistito a uno tsunami di quella portata, e se siamo sicuri che sia più opportuno e più sicuro avere pochi reattori di grande taglia, piuttosto che dotarci di una rete di minireattori. Per rispondere a queste e ad altre domande, vorrei personalmente approfondire e riesaminare i piani ( che peraltro ho sempre ritenuto eccellenti) di sviluppo nucleare del nostro Paese, anzi dell'Europa. Noi abbiamo il vantaggio di ripartire da zero e di poter fare scelte libere da vincoli e siamo quindi nelle condizioni migliori per decidere con coscienza, prudenza, intelligenza, e senza fretta", ha detto Umberto Veronesi, presidente dell'agenzia per la sicurezza nucleare.

17:21

Primi controlli, pesce bloccato a Malpensa 90 –

Sono stati già avviati i controlli nei porti e aeroporti italiani sui prodotti di origine animale e vegetale in arrivo dal Giappone e all'aeroporto di Malpensa è stato bloccato un primo carico di pesce, in particolare ricciole, in base alla nuove disposizioni del decreto ministeriale. Così come previsto il pesce sarà controllato e solo se risulterà senza contaminazione radioattiva sarà rilasciato per la vendita.

17:18

Lady Gaga aiuta il Giappone con un braccialetto 89 –

Lady Gaga ha annunciato, tramite Twitter, che la sua iniziativa per aiutare il Giappone post-tsunami con un braccialetto da lei disegnato, avrebbe raggiunto 250.000 dollari. Il ricavato sarà devoluto alle persone colpite dalla catastrofe dell'11 marzo. Il braccialetto, del costo di 5 dollari, riporta la scritta "We pray for Japan" (in inglese e giapponese)

17:15

Pentagono invia squadra esperti nucleari 88 –

Il Pentagono ha annunciato l'invio a Fukushima di una squadra di esperti nucleari militari per aiutare i colleghi giapponesi nell'intervento sui reattori danneggiati

17:13

Tajano: "Dopo Fukushima e Libia serve vertice Ue" 87 –

Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, responsabile per l'industria, ha auspicato oggi a Madrid la tenuta di un vertice Ue sull'energia dopo l'incidente della centrale di Fukushima in Giappone e la crisi libica. ''Oggi abbiamo il problema del nucleare in Giappone, quello del petrolio e del gas nell'Africa del Nord. Che cosa succederà in Libia? Il dibattito deve essere a livello europeo'', ha detto durante un incontro con imprenditori, politici e giornalisti nella capitale spagnola.

17:12

Putin sabato sull'isola di Sakhalin 86 –

Il primo ministro russo Vladimir Putin andrà sabato sull'isola di Sakhalin, nell'estremo oriente russo, vicino al Giappone. Lo ha reso noto il suo portavoce Dmitri Peskov, citato dalle agenzie.

16:59

Netanyahu cancella programma costruzione reattore 85 –

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha deciso di cancellare il programma per lo sviluppo di un reattore nucleare civile, in seguito a quando sta accadendo a Fukushima in Giappone. Lo anticipano "fonti del governo" israeliano citate da Radio Israele.

16:57

Sarkozy offre visita in Giappone anche a nome G8 e G20 84 –

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha offerto al Giappone una visita in segno di solidarietà, a nome della Fracia, ma anche del G8 e del G20 di cui la Francia è presidente di turno. Sarkozy ha precisato che passerà da Tokio, nel quadro del suo viaggio a Nanchino il 31 del mese, solo se il governo accoglierà questa possibilità. Nel frattempo, partirà domani per il Giappone un aereo francese con un carico di acido borico, necessario per raffreddare i reattori della centrale di Fukushima Daiichi.

16:56

Ambasciata tedesca si trasferisce a Osaka 83 –

L'ambasciata tedesca a Tokyo si trasferirà ad Osaka, lo ha reso noto oggi il ministero degli Esteri a Berlino sottolineando che si tratta di una "misura preventiva" e temporanea" legata alla crisi nucleare nel nord del Giappone."L'ambasciata stessa non verrà chiusa", si legge nel comunicato del ministero degli Esteri tedesco che precisa: "l'ambasciatore e i suoi collaboratori continueranno a lavorara da Osaka"

16:42

Usa: Pentagono, famiglie militari via da Honshu 82 –

Il Pentagono ha autorizzato il personale civile americano, le loro famiglie e quelle dei militari, a lasciare la base militare dell'isola giapponese di Honshu. Si tratta di migliaia di persone che torneranno negli Stati Uniti su voli civili, a spese del governo americano.

16:33

Oggi nuova dichiarazione Obama 81 –

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, farà una dichiarazione sulla situazione in Giappone più tardi, nel corso della giornata. Lo ha precisato lui stesso ai giornalisti nel corso dell'incontro avuto alla Casa Bianca con il primo ministro irlandese, Enda Kenny

16:27

Gb: "Enfasi su disastro sbagliato" 80 –

"Credo che il quadro relativo all'allarme nucleare che stiamo ricevendo sia accurato, ma quel che mi preoccupa di più è che ci stiamo concentrando sul disastro sbagliato: il vero disastro è lo tsunami e le persone che vi hanno perso la vita": lo ha dichiarato Gerry Thompson, ricercatore dell'Imperial College di Londra, intervistato dalla Bbc. L'ultimo bilancio ufficiale delle vittime parla di oltre 15mila fra morti e dispersi: l'attenzione è tuttavia concentrata sulla crisi nucleare nella centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma e dove sono in corso i tentativi di raffreddarne i reattori.

16:11

Sandra Bullock dona un milione di dollari per aiuti 79 –

L'attrice premio Oscar Sandra Bullock ha donato un milione di dollari alla Croce Rossa americana per aiutare la popolazione giapponese dopo il sisma/tsunami dell'11 marzo. Lo ha riferito l'associazione in un comunicato, pubblicato dal sito della Cnn. Si tratta finora della più alta donazione elargita da un vip dopo il disastro naturale, anche se in queste occasioni spesso i donatori chiedono di restare anonimi.

16:09

Francia invia 100 tonnellate di acido borico 78 –

Il gruppo nucleare francese Areva e la compagnia elettrica Edf hanno approntato un aereo speciale con a bordo 100 tonnellate di acido borico e del materiale protettivo antiradiazione: lo ha annunciato il governo francese, precisando che l'apparecchio decollerà domani alla volta del Giappone. L'acido borico viene utilizzato per rallentare le reazioni chimiche all'interno dei reattori nucleari, ritardandone quindi l'eventuale melt-down, un rischio per almeno due dei reattori della centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di venerdì scorso.

15:57

Bossi: su centrali decide il territorio 77 –

"Il Veneto non lo vuole e comunque è autosufficiente". Umberto Bossi, interpellato dai cronisti sul programma nucleare del governo, frena: "È il territorio che decide".

15:55

Parigi contro Oettinger: getta discredito su industria 76 –

Il ministro francese dell'Energia, Eric Besson, si è detto "sorpreso e scioccato" dalle dichiarazioni del commissario Ue Guenther Oettinger, che non ritiene che tutte le centrali nucleari funzionanti in Europa passerebbero la prova di massima sicurezza. "Affermare senza prova che alcuni reattori non passerebbero i test inquieta i nostri concittadini e gettano discredito sull'industria", ha detto Besson. Il commissario Ue "dovrà spiegarsi" nella prossima riunione dei ministri Ue

15:46

Parigi: pronti a curare giapponesi contaminati 75 –

La Francia è "pronta ad accogliere" e a sottoporre a cure mediche i giapponesi contaminati dalle radiazioni nucleari. "La Francia è certamente pronta a ospitare i giapponesi che devono essere curati e che il Giappone non sarà in grado di assistere", ha detto il ministro dell'Interno francese, Claude Gueant, intervistato da radio Europe 1. "Abbiamo ospedali specializzati, adatti a questo", ha aggiunto il ministro. Gueant ha anche riferito che i francesi di ritorno dal Giappone "saranno oggetto di un'attenzione medica particolare".

15:31

Fmi, impatto su Pil in II e III trimestre 74 –

'C'e' una grandissima incertezza sul Giappone, nessuno sa veramente quando sarà risolta la situazione a livello di forniture elettriche: l'impatto sul Pil si farà sentire nel II trimestre e anche nel III, per un effetto di trascinamento''. Lo ha detto la portavoce dell'Fmi in un incontro con la stampa, commentando le tragedie che hanno colpito in questi giorni il Paese. Per quanto riguarda il I trimestre, ''eravamo quasi alla fine - ha spiegato - e il periodo era iniziato con una crescita molto sostenuta, difficile dire quale sarà l'effetto''.

15:27

Governatore Ny: più controlli in centrale Indian Point 73 –

Un controllo capillare sulla sicurezza dell'impianto nucleare di Indian Point, circa 38 chilometri a a nord di New York. Lo ha ordinato il governatore Andrew Cuomo, sulla scia della grave crisi nucleare che ha colpito il Giappone, dopo il terremoto e conseguente tsunami dell'11 marzo. Anche se molti ritengono essenziale mantenere attiva la struttura, che offre grandi risorse energetiche alla Grande Mela - nota il Washington Post - il politico democratico e altri parlamentari sono schierati a favore della chiusura dell'impianto, che considerano usurato dal tempo.

15:23

New York Times: da governo Giappone notizie lente e insufficienti 72 –

Le informazioni diffuse da governo giapponese e dirigenti sulla crisi nucleare sono state e continuano ad essere insufficienti, poco chiare e poco tempestive. Lo sostiene il New York Times in un'analisi su come sono state gestite le notizie relative alla situazione degli impianti nucleari nel nord est del Giappone, devastato dal terremoto e dallo tsunami.

15:09

Fukushima 1, non riparte alimentazione elettrica 71 –

I tecnici giapponesi che operano sulla centrale nucleare Fukushima 1 non sono riusciti a ripristinare l'alimentazione elettrica dell'impianto per far ripartire i sistemi di raffreddamento dei reattori resi instabili da una serie di guasti, incendi ed esplosioni. Lo riferisce la rete televisiva TBS. I tecnici della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden), che gestisce l'impianto, continueranno domani a installare un impianto elettrico temporaneo con lo scopo di rilanciare le pompe. La Toden sperava di far ripartire entro oggi l'alimentazione.

15:04

Greenpeace: "Nelle ultime 24 ore nessun picco radiazioni" 70 –

"Nelle ultime 24 ore non si segnalano nuove esplosioni e picchi di emissioni radioattive. Al riguardo, il dato fornito ieri di un massimo di radioattività di 1000 mSv/h (milli sievert/ora) è stato ridotto a 400 mSv/h. Gli esperti concordano che le prossime 24/48 ore saranno cruciali: se gli eroici operatori che lavorano a Fukushima, correndo gravissimi rischi, riusciranno a raffreddare le barre di combustibile, si eviterà la fusione totale dei noccioli dei reattori e i danni alle barre di combustibile esausto stoccato nelle piscine di raffreddamento. Al momento, questa tragica ipotesi non puo' essere esclusa". Lo comunica, in una nota, Greenpeace.

14:59

Spagna: "Allontanarsi di almeno 120 km da centrale" 69 –

l governo spagnolo ha raccomandato oggi ai propri cittadini che si trovano in Giappone di allontanarsi ad almeno 120 km dalla centrale nucleare di Fukushima. In una nota il ministero degli esteri di Madrid ha indicato che la cellula di crisi sul Giappone istituita due giorni fa ha raccomandato ''ai residenti spagnoli che si trovano in un'aerea di 120 km attorno alla centrale nucleare di Fukushima di lasciarla e di dirigersi verso altre zone del paese''. Il governo di Madrid, ha precisato nella nota il ministro degli esteri Trinidad Jimenez, ha deciso di mettere a disposizione degli spagnoli in Giappone ''che vogliono lasciare il paese i mezzi necessari perche' possano farlo'', fornendo loro in particolare biglietti aerei.

14:54

Da Taiwan applicazione mobile per individuare le vittime 68 –

Un ricercatore taiwanese ha sviluppato un'applicazione per iPhone e smartphone Android che permette la localizzazione in caso di terremoto. Lo riferisce il Taipei Times. L'applicazione, chiamata 'Mobile Savior', invia dal cellulare o dallo smartphone le coordinate di latitudine e longitudine ad una serie di contatti di emergenza, così da permettere la localizzazione (attraverso internet) nel caso in cui il possessore del cellulare venga sommerso dai detriti di strutture crollate per il terremoto. A patto, naturalmente, che ci sia campo per la ricetrasmissione mobile o WiFi.

14:52

Cinema, la Warner donerà circa un milione di dollari 67 –

La Warner donerà circa un milione di dollari per il terremoto in Giappone, come riporta il Los Angeles Times. Dopo aver ritirato dalle sale giapponesi Hereafter per le scene di uno tsunami, la major ha annunciato che devolverà parte dei proventi della vendita del dvd e del bluray del film di Clint Eastwood al Giappone colpito dal terremoto. La cifra dovrebbe aggirarsi attorno al milione di dollari.

14:49

Capo Aiea parte per Tokyo, vuole andare a Fukushima 66 –

Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, è partito oggi da Vienna per Tokio e ha detto di sperare di poter visitare il sito della centrale nucleare di Fukushima. Amano è partito con un aereo delle linee austriache Austrian Airlines che continuano a coprire i collegamenti con in Giappone. Ieri aveva annunciato di voler recarsi il prima possibile in Giappone, possibilmente già oggi, per farsi di persona un'idea della situazione nel suo Paese dopo l'incidente alla centrale di Fukishima. ''La situazione continua ad essere grave'', ha detto prima di partire assieme a una piccola squadra di esperti dell'Aiea.

14:43

Scossa di 5,8 nella prefettura di Ibaraki 65 –

Una scossa di magnitudo 5,8 è stata avvertita nella prefettura giapponese di Ibaraki, già colpita dal violento sisma di venerdì scorso: lo ha reso noto l'Agenzia Meteorologica nipponica, senza che si abbiano al momento notizie di vittime o danni.

14:22

Save the children: "Scarseggiano beni prima necessità" 64 –

A una settimana circa dal terremoto che ha devastato l'area nord-orientale del Giappone si aggravano le condizioni della popolazione più colpita dal terremoto. Gli interventi di soccorso sono complicati dall'emergenza nucleare e dalla carenza di cibo, acqua, gas per cucinare, e vestiti che non sono sufficienti per assistere le migliaia di bambini sfollati e la popolazione raccolta nei ripari. A spiegarlo è Save the children, che prevede un ulteriore peggioramento della situazione nei prossimi giorni, vista la sempre minore disponibilità di carburante per trasportare i beni di soccorso. Anche a Tokyo il carburate è stato razionato a 10 litri per persona, con interminabili code ai distributori di benzina causate dalla crescente incertezza che l'emergenza nucleare in corso determina.

14:14

Russia, normali i livelli di radioattività 63 –

I livelli di radioattività nelle regioni orientali della Russia restano normali: lo hanno reso noto le autorità, locali, nel tentativo di frenare la preoccupazione della popolazione dopo l'incidente alla centrale nucleare giapponesi di Fukushima, che si trova a circa un migliaio di chilometri di distanza.

14:08

Controlli su primi componenti Maggio Fiorentino 62 –

I primi componenti della tournée del Maggio Fiorentino, rientrati a Firenze ieri sera dal Giappone dove si trovavano quando si sono verificati il terremoto prima e lo tsunami poi, sono stati già sottoposti ad alcuni controlli da parte dei medici dell`ufficio di medicina preventiva della Asl 10, che ha allestito un presidio sanitario nei locali del teatro comunale.

13:55

Tepco: raffreddato reattore 3, forse riparte sistema refrigerazione 61 –

I getti d'acqua sul reattore 3 della centrale giapponese di Fukushima hanno effettivamente raffreddato la temperatura nella piscina e "fumo bianco" si leva dalla zona: lo ha riferito la società che gestisce l'impianto, la Tokyo Electric Power (Tepco), secondo la Kyodo News. L'impianto potrebbe essere ricollegato presto a una linea elettrica e questo permetterebbe di riattivare, almeno parzialmente, il sistema di refrigerazione. Intanto, il ministero della Difesa ha fatto sapere che gli elicotteri militari e i camion-cisterna riprenderanno domani a riversare tonnellate di acqua sull'impianto

13:54

Wikileaks: Aiea debole con Giappone su sicurezza 60 –

L'ex capo del Dipartimento di Sicurezza e Salvaguardia Nucleare dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, il giapponese Tomihiro Taniguchi, era visto degli americani come "un debole", sia come "manager" che come "difensore" degli interessi del dipartimento, "in particolar modo quando si tratta di confrontare il Giappone sulle loro pratiche di sicurezza". Lo si apprende da un cablogramma USA, datato 7 luglio 2009, diffuso oggi da WikiLeaks

13:44

Merkel: Germania accelera su fonti alternative e preme su Ue 59 –

Angela Merkel ha "piani molto ambiziosi" per sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili. Lo ha detto stamattina a Berlino, affrontando l'emergenza nucleare del Giappone, secondo quanto riferisce la agenzia Bloomberg. La Merkel ha annunciato l'intenzione di spingere verso "il cambiamento nelle politiche energetiche e accelerarlo dove possibile". La Germania spera di poter "raggiungere il più velocemente possibile - ha anche detto la cancelliera - l'epoca delle energie alternative". Il governo Merkel farà pressione, ha aggiunto, perché l'Ue e il gruppo dei 20 "affrontino le conseguenze" della crisi nucleare giapponese, un evento definito come "apocalittico" dalla cancelliera

13:32

Nuova scossa a Tokyo, epicentro a Ibaraki: magnitudo 5,8 58 –

Una nuova scossa di magnitudo 5.8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale. Lo ha annunciato la Nhk

13:31

Sarkozy in Giappone a fine mese per solidarietà da G8 e G20 57 –

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato di essere pronto a visitare il Giappone alla fine di marzo, per una missione di solidarietà a nome del G8 e del G20. La Francia detiene la presidenza contemporanea delle due organizzazioni internazionali

13:25

Anche la Russia offre aiuto 56 –

Il ministero degli Esteri russo ha dichiarato che la Russia è pronta a prestare qualsiasi tipo di aiuto al Giappone, anche nello spegnimento degli incendi alla centrale di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia Interfax. "La Russia è pronta a prestare qualsiasi assistenza supplementare al Giappone, inclusa quella nello spegnimento degli incendi alle centrali", ha detto il portavoce del ministero russo, Alexander Lukashevic. "Auguriamo successo ai colleghi giapponesi nel superare questa atroce tragedia", ha aggiunto confermando poi che per domani è prevista la partenza dei familiari dei diplomatici e altri rappresentanti statali russi in Giappone, ma non di funzionari stessi

13:20

Romani: condivisione su nucleare è la "mission" 55 –

"Anche se non è obbligatorio il parere di tutti coloro che partecipano alla conferenza di servizi, politicamente la mission è la condivisione - ha aggiunto il ministro Paolo Romani - e penso che oggi soprattutto visti i vantaggi fiscali ed economici che ci sono per le comunità locali alla luce anche dell'esperienza francese dove i territori competono per avere le centrali, ho l'impressione che per un ritorno al nucleare sia necessario percorrere una strada condivisa"

13:18

Ambasciata francese distribuisce iodio a connazionali 54 –

Di fronte al rischio nucleare, l'ambasciata di Francia a Tokyo sta cominciando a distribuire compresse di iodio ai francesi che si trovano in Giappone, almeno 3.000 solo nella regione della capitale. Lo ha annunciato oggi il ministero degli Esteri francese, sottolineando che per il momento si tratta di una misura a carattere "preventivo". Da ieri la Francia sta inviando dosi di iodio anche ad alcuni suoi territori d'oltremare, come a Saint-Pierre-et-Miquelon, un arcipelago al largo del Canada, e alle sue isole del Pacifico. In questi territori, ha comunque sottolineato il ministero, "non esistono in questo momento rischi di contaminazione". Anche a Parigi la gente si preoccupa di fronte al rischio di contaminazione, per gli esperti inesistente in Europa, e le farmacie devono far fronte da domenica scorsa ad una richiesta crescente di compresse di iodio. I farmacisti ricordano che per il momento si tratta di una reazione "totalmente irrazionale"

13:16

Fukushima, mezzi esercito interrompono getto d'acqua 53 –

I mezzi speciali dell'esercito impegnati nell'opera di raffreddamento del reattore 3 della centrale nucleare Fukushima-1 hanno smesso di spruzzare acqua. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. Questi veicoli, che permettono agli operatori di spruzzare liquido senza uscire all'esterno, sono entrati in funzione dopo che le radiazioni avevano impedito di utilizzare le normali autobotti. In tutto, scrive lo Yomiuri, sono stati impegnati 5 veicoli. Hanno iniziato a spruzzare acqua alle 19.35 (11.35 In italia) con una rotazione tra i mezzi ogni cinque minuti. Hanno smesso alle 20.07 (Ore 12.07 In italia). Dal sito è stato spiegato che si decideranno i prossimi passi "una volta verificati" gli effetti dell'operazione. Negli sforzi di raffreddamento sono impegnati anche elicotteri Chinook delle forze armate. I velivoli sono passati sulla centrale per quattro volte, versando carichi di acqua

13:11

Romani: anche se legge consente non imporremo centrali 52 –

"Non obbligheremo nessun territorio ad ospitare una centrale nucleare, anche se la legge lo consentirebbe". E' quanto ha affermato il ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, durante la presentazione dell'elettrodotto Sapei, presso la centrale elettrica Terna di Latina. "Il tema della riflessione sul nucleare - ha spiegato il ministro - deve contemplare anche la condivisione delle scelte. Maggioranza, opposizione e comunità locali devono condividere il processo e devono essere informate sui processi di sicurezza. Nessuno, quindi sarà obbligato ospitare eventuali centrali".

13:08

Romani: inappropriato il dibattito su stop definitivo a nucleare 51 –

Il dibattito su Un possibile stop definitivo al programma nucleare italiano "è fuori tempo e inappropriato". Così il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, a margine della presentazione di 'sa.Pe.I, l'elettrodotto sottomarino di terna che collega direttamente Sardegna e Penisola. Secondo Romani, è importante spostare il dibattito tra nuclearisti e antinuclearisti "sul problema della sicurezza"

13:02

Tepco: radioattività aumentata dopo getto d'acqua su reattore 3 50 –

I livelli di radioattività intorno al reattore 3 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sono aumentati dopo il getto d'acqua sparato dagli idranti montati sui mezzi militari. Lo ha reso noto la Tepco, citata dall'agenzia di stampa Kyodo News. Il livello di radioattività è salito a 4mila microsievert l'ora, dai 3.700 misurati prima dell'intervento degli idranti da terra, ha precisato la Tepco. Dopo la missione degli elicotteri, il livello di radioattività intorno all'impianto era rimasto identico. Il governo ha reso noto che gli elicotteri riproveranno a rilasciare acqua sull'impianto dall'alto, così come verranno nuovamente utilizzati gli idranti

13:01

Ministri finanze G7 stasera in videoconferenza su Giappone 49 –

I ministri finanziari del G7 si sentiranno questa sera alle 21.00 ora italiana per discutere della situazione del Giappone. Lo rivelano fonti vicine al G7, le quali escludono misure concrete per aiutare Tokyo. "Oggi non ci aspettiamo nessuna decisione - dicono le fonti - il vertice è una dimostrazione di solidarietà al Giappone e un momento per il fare il punto sulla difficile situazione"

13:00

Di Pietro: nucleare, più che riflettere dare parola a italiani 48 –

"Più che fermarsi per riflettere su cosa occorre fare sul piano tecnico, bisogna dare la parola agli italiani. Infatti, alla luce di quanto è accaduto in Giappone e che potrebbe ancora accadere, è necessario stabilire, in maniera forte e chiara, la posizione del nostro Paese. L'Italia si faccia porta bandiera dell'abbandono del nucleare come fonte di energia, puntando tutto sulle rinnovabili". E' quanto afferma in una nota il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, commentando le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.

12:55

Socialdemocratici di Germania e Austria: referendum su nucleare 47 –

Il Partito socialdemocratico tedesco e quello austriaco chiederanno un referendum europeo sull'uscita dal nucleare. Lo ha annunciato in un'intervista alla Bild il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, che in accordo con il cancelliere austriaco, Werner Faymann, intende mettere in moto "un'iniziativa europea per l'uscita dal nucleare". "Devono essere i popoli europei a decidere e non i lobbisti dei gruppi economici e i governi", ha spiegato Gabriel, per il quale "c'è un nuovo diritto in Europa, quello di un'iniziativa popolare a livello europeo". Il presidente della Spd ha sottolineato che "la Germania può rinunciare subito a quasi la metà dell'energia prodotta dal nucleare, poiché esporta corrente elettrica all'estero". A suo avviso, la moratoria di tre mesi decisa da Angela Merkel è "solo un trucco per salvare il risultato delle elezioni regionali", che hanno luogo domenica prossima in Sassonia-Anhalt ed il 27 marzo in Baden-Wuerttemberg e Renania-Palatinato

12:38

Fukushima, nuovi cannoni ad acqua su reattore 3 43 –

Due camion speciali dell'esercito giapponese hanno cominciato a gettare acqua sul reattore 3 della centrale di Fukushima dopo un tentativo fallito di impiegare cannoni ad acqua della polizia. lo ha riferito la televisione Nhk. Cinque camion-cisterna dell'esercito sono stati inviati sul posto, carichi di trenta tonnellate d'acqua, per partecipare alle operazioni di raffreddamento del reattore. A differenza dei mezzi della polizia impiegati in un primo momento, questio ultimi permettono di gettare acqua senza che i soldati debbano uscire dal mezzo

12:37

Zingaretti: Giappone dimostra che non c'è nucleare sicuro 42 –

"La vicenda giapponese dice una grande verità: il nucleare sicuro non esiste e coloro che hanno in questi mesi e in questi anni hanno detto agli italiani che c'era un nucleare sicuro hanno detto un'altra bugia. Io sono sempre stato contro il nucleare". Così il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Il referendum - ha aggiunto - sarà una grande opportunità, voterò e chiederò a tutti di votare per il sì"

12:36

Romani: su nucleare scelte condivise con i territori 41 –

Sul nucleare bisognerà fare "scelte condivise da tutti". Lo ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, intervenendo all'inaugurazione di un elettrodotto di Terna. "Bisognerà fare scelte che dovranno essere condivise da chi vede installata nel proprio territorio una centrale"

12:21

Repubblica Ceca, tra rimpatriati anche la Filarmonica 40 –

Sono rientrati a Praga i due aerei militari inviati dal ministero della difesa ceco in Giappone per rimpatriare i connazionali, compresi 41 musicisti della famosa Filarmonica ceca. Ad accogliere all'aeroporto gli oltre 100 passeggeri c'era il ministro della difesa Alexandr Vondra. Oltre ai cechi a bordo c'erano anche cittadini slovacchi, francesi, un polacco, un bulgaro e un coreano. "E' un sollievo, perchè la pressione psicologica era grande, d'altra parte proviamo pena per i giapponesi colpiti dalla tragedia e ammiriamo quanto siano disciplinati e organizzati", ha dichiarato all'agenzia Ctk il violista Jaroslav Pondelicek. All'aeroporto di Praga i passeggeri si sono fatti misurare eventuali livelli di radioattività. Tutti i test hanno avuto un esito negativo, ha detto Vondra, precisando che per ora il governo non prevede l'invio in Giappone di altri aerei. "Siamo però pronti a reagire velocemente se la situazione lo richiederà", ha aggiunto Il governo del premier Petr Necas ha deciso martedì sera di inviare aerei speciali in Giappone per rimpatriare donne, bambini e i musicisti. Secondo l'ambasciata ceca a Tokyo, l'interesse era grande ma alla fine molti non sono partiti e non si sono presentati all'aeroporto.

12:16

S&P's: crisi giapponese può influire su mercato europeo 39 –

La crisi nucleare che sta sconvolgendo il Giappone potrebbe avere ripercussioni sugli operatori del settore in Europa, modificando il mercato continentale dell'energia. Lo scrive l'agenzia Standard & Poor's in un rapporto dedicato alle conseguenze del disastro della centrale di Fukushima. Dal punto di vista del credito gli effetti nel breve termine vengono considerati come limitati per gli operatori nucleari europei, con l'eccezione di quelli tedeschi, penalizzati dalla decisione del governo di Berlino di sospendere le operazioni in sette reattori. Nel medio e lungo termine, tuttavia, le ripercussioni potrebbero essere più sensibili, dal momento che - spiega un'analista di S&P - "le compagnie con la quota di fatturato maggiore dal nucleare potrebbero decidere di accelerare gli investimenti per sostituire" gli impianti obsoleti e questo "potrebbe mettere a rischio i profitti di grandi operatori, dal momento che una quota importante dei profitti oggi arriva dall'energia a basso costo prodotta negli impianti nucleari". I più grandi operatori europeo del settore con un rating - ricorda S&P - sono Electricite de France, E.ON, Vattenfall, RWE, GDF SUEZ , EnBW Energie Baden-Wuerttemberg, Fortum e Cez

12:04

Ministro Romani: dopo Giappone fermarsi e riflettere 38 –

"Quello che è successo in Giappone, un momento di riflessione lo deve dare". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, parlando della scelta nucleare e invitando il "sistema Paese, il governo, i tecnici a fermarsi un attimo e capire cosa sia meglio fare"

12:01

Miyagi, governo rinuncia a cremazioni 37 –

A Miyagi, la prefettura del Giappone nordorientale più violentemente colpita dal devastante terremoto/tsunami di venerdì scorso, il governo locale ha deciso di rinunciare alle cremazioni e di passare alle inumazioni per nelle località in cui vengono numeri consistenti di corpi di vittime della catastrofe. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Yomiuri Shinbun. La prefettura ha preparato un manuale per le inumazioni delle salme, pratica che finora era vietata. Queste procedure sono state distribuite agli enti locali. Nei giorni scorsi il capo della polizia locale Naoto Takeuchi aveva spiegato che a Miyagi il numero delle vittime avrebbe superato "senza dubbio" 10mila. A causa del terremoto è diventato difficile trovare il combustibile, mentre i continui black out rendono difficile l'accensione dei punti di cremazione

11:58

Israele a connazionali: spostarsi a sud o partire 36 –

Il ministero degli Esteri israeliano ha oggi aggiornato i suoi avvertimenti di viaggio in Giappone, consigliando ai cittadini israeliani, anche tramite la sua ambasciata, "di partire al più presto da Tokyo per andare nel sud del paese e di considerare anche la possibilità di lasciare il Giappone". Il ministero afferma inoltre che in considerazione dei danni subiti dalle infrastrutture e dagli impianti nucleari "è preferibile evitare viaggi non assolutamente necessari in Giappone". L'ambasciata israeliana a Tokyo, seppure con personale ridotto al minimo, continua per ora a operare regolarmente

11:51

Russia, Medvedev: è una catastrofe 35 –

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare giapponese un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". Lo riferisce l'agenzia Itar-Tass. Il presidente russo, parlando presso la sua residenza di Mosca, dove ha invitato il presidente kazako NurSultan Nazarbaiev. "Spero che quest'anno sia buono per i nostri due paese e i nostri popoli - ha detto Medvedev -, che ci siano le condizioni climatiche per un buon raccolto e nelle stesso tempo che non ci siano problemi seri e cataclismi" come quelli giapponesi. Perché in Giappone c'è un disastro nazionale colossale, una catastrofe"

11:37

Tv: a Fukushima non utilizzabili cannoni ad acqua 34 –

La tv di stato giapponese Nhk ha detto che a causa delle radiazioni a Fukushima non è possibile utilizzare i cannoni ad acqua. La tv ha aggiunto che le autorità non solo non hanno potuto utilizzare come previsto il camion cisterna equipaggiato da un cannone ad acqua per 'bombardare' uno dei reattori di Fukushima, ma hanno anche dovuto ritirarlo dalla zona a causa degli alti livelli di radiazioni. Il cannone era stato piazzato per sparare acqua sul reattore 3 che secondo le autorità costituisce una priorità di intervento perché contiene la miscela combustibile plutonio e uranio, particolarmente radioattiva

11:35

Agenzia giapponese: piscina senza acqua, non possiamo confermare 33 –

"Non siamo stati in grado di essere sul posto, quindi non possiamo confermare se ci sia o meno acqua rimasta" nella piscina in cui si trovano le barre di combustibile usato al reattore numero 4 della centrale di Fukushima, ha ammesso un portavoce dell'agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, Yoshitaka Nagayama

11:28

Tracce di radioattività su passeggeri atterrati a Seul 32 –

Autorità aeroportuali sudcoreane hanno rilevato inconsueti alti livelli di radiazioni su tre passeggeri atterrati a Seul provenienti dal Giappone, nel primo giorno di tali controlli organizzati dall'aeroporto internazionale Incheon. Lo scrivono i media secondo i quali un giapponese di 50 anni che si ritiene abbia vissuto nella prefettura di Fukushima indossava un capotto sul quale sono stati rilevati livelli di radiaottività parecchie volte superiore alla norma. Anche sulle altre due persone è stata fatta analoga scoperta. Le autorità hanno comunque sostenuto che tali quantitativi non pongono problemi alla salute pubblica

11:16

Usa: situazione più grave di come la descrive Tokyo 31 –

Secondo il Presidente della Commissione per la regolamentazione del nucleare Usa, Gregory Jaczko, la situazione della centrale nucleare di Fukushima, in particolare del reattore 4, pone pericoli molto più gravi di quanto riconosciuto dal governo giapponese. Jaczko ha denunciato che non vi è più acqua, o ve ne è in pochissima quantità, nella piscina in cui si trovano le barre di combustibile usato al reattore numero 4 della centrale di Fukushima Daiici. Le barre, e le radiazioni che emettono, sono quindi quasi completamente, o completamente, esposte all'atmosfera. "Riteniamo quindi che i livelli di radiazione siano estremamente elevati, possibilmente con un impatto sulla capacità di adottare misure correttive", ha quindi affermato. Un'altra piscina per le barre usate, al reattore numero 3, sta velocemente perdendo acqua e potrebbe presto trovarsi nelle stesse condizioni di quella del reattore 4, ha aggiunto Jaczko. Lo scenario più grave, secondo gli esperti americani, è quello in cui tutti i tecnici debbano essere fatti evacuare da Fukushima, lasciando tutte le barre di combustibile dei reattori a fondersi, con la conseguente ulteriore diffusione di radioattività

11:15

Russia, esperti: a Fukushima il peggio si può evitare 30 –

Secondo gli esperti di energia nucleare dell'istituto Kurchatov di Mosca, nella centrale giapponese di Fukushima non si dovrebbe verificare lo scenario peggiore, quello di una reazione a catena autoindotta sui noccioli di tutti i reattori. "Penso che che la fusione di tutti e cinque i noccioli sia il peggio che può accadere. Ma con tutta probabilità potrà essere evitato" ha detto in una conferenza stampa il vicedirettore Yaroslav Shtrombakh. "Finora riteniamo che non ci sia una reazione a catena autoindotta". Gli esperti russi ritengono che sarà possibile contenere l'incidente all'interno dell'impianto. "Finora il grosso del combustibile resta dentro l'impianto, il che significa che i processi attivi avvengono all'interno" ha detto Shtrombakh. "Finché il combustibile resta all'interno c'è speranza di confinare l'incidente all'interno dell'impianto". "Cinque aree di Fukushima sono perdute e i reattori cinque e sei si stanno riscaldando oltre a quelli uno, due e tre" ha detto l'esperto, secondo quanto riferisce Interfax

11:07

Usa evacuano familiari Dipartimento e Pentagono 29 –

L'Amministrazione Usa ha deciso di assicurare l'evacuazione dei familiari del personale del dipartimento di Stato e del Pentagono che si trovano nel nord del Giappone. E sollecita gli americani a rimanere una distanza non inferiore ai 50 chilometri dalla centrale di Fukushima. "Non abbiamo ordinato ai familiari di lasciare il Paese. Ma abbiamo offerto loro questa possibilità nel caso volessero avvalersene", ha dichiarato il sottosegretario di stato, Patrick Kennedy

11:02

Conferma da Hawaii: particelle radioattive non sono minaccia 28 –

Una conferma che le particelle radioattive non rappresentano al momento un pericolo per i Paesi dell'altra sponda del Pacifico arriva dall'"avamposto" delle Hawaii. La protezione civile dell'arcipelago, la Hawaii County Civil Defense Agency, ha fatto sapere che non sono stati rilevati aumenti della radioattività dopo il rilascio di radiazioni da due reattori della centrale nipponica. Del resto, la quantità minima di particelle radioattive rilasciate e la grande distanza tra il Giappone e le Hawaii e l'Alaska, gli Stati che potevano essere i più minacciati, per il momento fanno sì che negli Usa non sia ancora scattato un allarme radioattività

10:59

Londra organizza charter per espatrio britannici da Giappone 27 –

Il governo britannico ha organizzato voli charter da Tokio a Hong Kong per consentire l'espatrio dei cittadini britannici in particolare difficoltà che si trovano in Giappone. Il ministero degli Esteri ha tuttavia precisato che i voli di linea rimangono la prima opzione. Sui charter verrà data la precedenza ai britannici traumatizzati, o comunque colpiti direttamente dal sisma o dallo tsunami

10:56

Chrysler: tra 4/6 settimane effetti sisma su mercato auto Usa 26 –

Il sisma in Giappone ci metterà fra le 4 e le 6 settimane a far sentire i suoi effetti sul mercato americano automobilistico delle forniture. Lo afferma - riporta l'agenzia Bloomberg - Dan Kott, senior vice president per gli acquisti di Chrylser. Chrysler ottiene fra il 2% e il 5% dei suoi componenti dal Giappone.

10:55

Aiea: 23 tecnici feriti a Fukushima, 20 esposti a radiazioni 25 –

Ventitre tecnici rimasti a Fukushima dopo il terremoto sono rimasti feriti (15 di loro nell'esplosione del reattore numero 3) e altri 20 sono stati esposti a radiazioni elevate. Numerosi vigili del fuoco coinvolti nelle operazioni di soccorso sono tenuti sotto controllo. Lo ha reso noto l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, citando informazioni raccolte dal governo giapponese, precisando che altre due persone risultano disperse. In particolare, uno dei tecnici è stato esposto alle radiazioni "in modo eccessivo", ha precisato l'Aiea

10:53

Giappone, al via controlli su radioattività cibo 24 –

Il giappone ha avviato i controlli dei livelli di radioattività sui prodotti alimentari. E' la prima volta che il paese nipponico ha fissato dei limiti radioattivi sui propri prodotti alimentari, ha spiegato una fonte ufficiale del ministero della Salute. I limiti fanno parte di un programma anti-disastro preparato in precedenza dalla commissione del governo che si occupa di sicurezza atomica. Tali limiti variano a seconda del tipo di cibo e sono stati stabiliti secondo i livelli accettati internazionalmente e secondo le caratteristiche della dieta giapponese. Anche l'Unione europea ha raccomandato ai paesi membri di misurare il livello di radioattività dei prodotti alimentari importati da Tokyo. Stessa misura verrà intrapresa da diverse nazioni asiatiche

10:52

Acqua su Fukushima con elicotteri, ma radioattività non cala 23 –

Due elicotteri sono riusciti a levarsi in volo quattro volte sulla centrale di Fukushima Daiichi questa mattina prima delle 10 (ora locale), e a sganciare tonnellate di acqua marina sul reattore numero tre. Ma il livello di radioattività non è calato, rende noto la Tepco, la compagnia che gestisce la centrale: intorno all'edificio dell'impianto, è salito a 3mila microsievert per ora (la soglia massima di espozione in un anno è mille microsievert). Ad autorizzare la missione degli elicotteri, che ieri era stata sospesa per i livelli troppo alti di radioattività in corrispondenza dell'impianto, è stato il ministro della Difesa, Toshimi Kitazawa

10:51

Merkel: impossibile chiudere tutte le centrali 22 –

"Non è possibile per ora chiudere tutti gli impianti nucleari della Germania": lo ha detto stamattina a Berlino Angela Merkel, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg. Secondo la cancelliera che, dopo gli incidenti nucleari di Fukushima, ha sospeso la decisione del suo esecutivo sulla proroga del funzionamento degli impianti nucleari tedeschi, la Germania dovrà puntare sulla energia alternativa. Il processo di abbandono della politica nucleare dovrà essere, tuttavia, "graduale". "Sono contraria alla demolizione di tutte le nostre centrali nucleari solo per importare energia atomica da altri Paesi del mondo", ha affermato la Merkel

10:50

Obama chiama Kan e propone invio esperti Usa a Fukushima 21 –

Il presidente Usa, Barack Obama, ha proposto al primo ministro giapponese Naoto Kan l'invio di esperti nucleari americani nell'arcipelago per aiutare a risolvere l'emergenza nella centrale nucleare Fukushima-1. Obama e kan hanno avuto una conversazione telefonica

10:47

Fukushima, tecnici sperano riparta energia elettrica entro oggi 20 –

I tecnici giapponesi impegnati nel tentativo di raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1 gravemente danneggiata sperano che entro oggi riparta l'alimentazione, almeno parziale, dell'energia elettrica alla centrale. Lo scrive l'agenzia di stampa Kyodo. Il ristabilimento dell'alimentazione permetterebbe di rimettere in funzione gli apparati e le pompe per il raffreddamento dei sei reattori e di riempire le vasche per il combustibile esausto

10:31

Tokyo, borsa chiude in ribasso: Nikkei -1,44% 19 –

Chiusura in netto ribasso per la Borsa di Tokyo dove il Nikkei ha segnato -1,44%.

10:20

Ocse: Gurria preoccupato per futuro del nucleare 18 –

Angel Gurria, numero uno dell'Ocse, è preoccupato per i contraccolpi negativi sul nucleare che rischiano di venire dalla catastrofe in Giappone. "Sono preoccupato - dice alla radio della Bbc - per il fatto che l'alternativa nucleare possa subire uno stop, o essere percepita come negativa, senza tener conto delle attuali circostanze eccezionali". "Continuiamo a credere - aggiunge - che il nucleare sia parte della soluzione per combattere i mutamenti climatici e anche per avere abbastanza elettricità da consentire all'economia di lavorare". "Non dobbiamo consentire - conclude Gurria - che questo incidente ci allontani dalla nostra convinzione"

10:19

Tv giapponese mostra elicotteri su centrale Fukushima 17 –

La tv di stato giapponese Nhk mostra in diretta il sorvolo dei reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 da parte di elicotteri militari giapponesi Chinhook che continuano a gettare tonnellate di acqua sugli impianti

10:12

Ambasciata italiana rinnova invito a lasciare il Giappone 16 –

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". "Questa mattina l'ambasciata americana ha esteso ad un raggio di 80 km l'area di consigliata evacuazione circostante la centrale di Fukushima. Le autorità giapponesi mantengono ferma l'indicazione di un'area del raggio 30 km dalla centrale. Dal mattino di oggi alcune ambasciate occidentali, come quella britannica e quella australiana, analogamente a questa ambasciata, consigliano ai propri connazionali di lasciare la città di Tokyo e l'area a nord di Tokyo"

10:11

Merkel: catastrofe non danneggerà economia mondiale 15 –

Per la cancelliera tedesca, Angela Merkel la catastrofe in Giappone non danneggerà l'economia mondiale. "Non mi aspetto - dice - che l'economia globale subirà un impatto significativo dalla catastrofe in Giappone"

10:06

Agenzia Usa: radiazioni estremamente alte in reattore 4 14 –

I livelli di radiazione sono "estremamente alti" nel reattore 4 della centrale atomica di Fukushima. L'allarme arriva da Gregory Jaczko, capo della Nrc, la Nuclear Regulatory Commission, l'ente nucleare americano. Gli Usa hanno inoltre avvisato i cittadini che vivono a 50 miglia (80 chilometri) dalla centrale di evacuare o trovare immediatamente rifugio altrove. "Crediamo che non ci sia più acqua nella piscina del reattore 4 della centrale di Fukushima e che il sistema secondario di contenimento sia andato distrutto - ha detto Jaczko nel corso di un'audizione alla Commissione energia e commercio della Camera Usa - . A questo punto pensiamo che il livello di radiazioni sia estremamente alto. Sembra impossibile prendere misure adeguate a risolvere il problema"

10:05

Esperto: particelle a bassa radioattività verso gli Usa 13 –

Basse concentrazioni di particelle radioattive, non pericolose per l'uomo, si stanno dirigendo dal Giappone verso il Nordamerica. Lo ha detto il direttore di una agenzia governativa svedese per la difesa. Lars-Erik De Geer, direttore ricerche dell'Istituto svedese per le ricerche sulla difesa (agenzia governativa), ha fatto queste affermazioni citando dati di una rete di stazioni internazionali di monitoraggio. De Geer ha sottolineato che i livelli di radioattività non sono pericolosi per le persone

09:15

Governo: movimenti speculativi sullo yen 12 –

Il governo giapponese ha definito "estremamente speculativo" e "senza fondamento" i massimi storici dello yen sul dollaro (sceso a 76,25) in assenza di alcuna base solida, mentre la Bank of Japan (BoJ) ha continuato a immettere liquidità per sostenere i mercati. Il G7 finanziario si riunirà in videoconferenza d'emergenza, ha detto il ministro delle Finanze, Yoshihiko Noda, a partire dalle ore 7.30 di domani (le 23.30 di giovedì in Italia).

09:14

Cina chiede informazione precise sulle centrali 11 –

La Cina ha chiesto al Giappone di avere notizie "precise e opportune" sulla situazione attuale circa le centrali nucleari. Lo ha detto poco fa un portavoce del ministero degli esteri di Pechino.

08:57

Fukushima, testa radiazioni su 10.000 persone 10 –

Circa diecimila persone saranno sottoposte ad analisi e controlli sulla radioattività nella sola prefettura nord-orientale giapponese di Fukushima, sul cui territorio è situata la disastrata centrale atomica da cui continua a fuoriuscire vapore contaminante. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa 'Kyodo' che citava fonti delle amministrazioni locali, secondo cui i test saranno effettuati sulla popolazione di 26 diverse località.

08:56

Governo: sopreso per commenti allarmati degli esperti Usa 9 –

Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha espresso sorpresa per gli allarmanti commenti di Gregory Jackzo, capo della Nuclear Regulatory Commission degli Usa, secondo il quale non ci sarebbe più acqua nella vasca di raffreddamento delle scorie nucleari del reattore n.4, il che comporterebbe il rischio di emissione di radiazioni di alto livello nell'atmosfera. "C'è stato un leggero ritardo nella trasmissione di informazioni alla parte statunitense sull'esistenza o meno di acqua nella vasca di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare", ha spiegato Edano.

08:50

Ministro economia rassicura i mercati: non serve intervento G7 8 –

Il ministro nipponico dell'Economia, Karou Yosano cerca di rassicurare il paese e i mercati, sostenendo che l'economia è sana e che i danni per le devastazioni della scorsa settimana avranno un impatto limitato. Yosano è convinto che non serva un intervento congiunto dei paesi del G7 a sostegno del Giappone e che non ci sia bisogno dell'intervento del governo per acquistare titoli sui mercati. "Non penso che i mercati azionari e monetari siano in turbolenza" risponde Yosano a chi gli chiede se serva un intervento del G7. E alla proposta avanzata da alcuni parlamentare di un intervento diretto del governo per acquistare titoli sui mercati, Yosano risponde: "Non penso che sia il momento per simili azioni. I mercati cominciano a stabilizzarsi".

08:36

Polizia: 14.650 tra morti e dispersi per il sisma 7 –

Si è ulteriormente aggravato il bilancio ufficiale del terremoto di magnitudo 9,0 e del conseguente 'tsunami' che venerdì scorso devastarono il Giappone nord-orientale: secondo la Polizia Nazionale nipponica, infatti, il totale delle vittime, tra morti accertati e dispersi, è salito infatti ad almeno 14.650, con un incremento di quasi mille unità nel giro di poche ore. Più in dettaglio, il numero delle persone che hanno perso la vita è salito a 5.321, mentre quello di coloro che tuttora mancano all'appello è arrivato a 9.329. I feriti di cui si ha notizia ammontano a 2.383. Si tratta comunque di cifre sempre largamente sottostimate: le autorità municipali di Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, hanno per esempio reso noto che solo in tale città risultano scomparsi circa diecimila abitanti. Stando all'emittente televisiva pubblica, altrettanti sarebbero i dispersi nella località portuale di Minamisanriku. Oltre 55.380 tra case e altri edifici sono stati distrutti o gravemente lesionati a causa delle due catastrofi naturali.

08:03

Ambasciata d'Italia rinnova l'invito a lasciare Tokyo 6 –

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate in ambasciata confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Le misure spettroscopiche escludono al "momento la presenza di isotopi radioattivi artificiali".

08:00

Tokyo e dintorni rischiano di restare al buio stasera 5 –

Il Giappone rischia un blackout su larga scala se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria, Banri Kaieda, durante la presentazione del piano di emergenza per la fornitura di carburante alle aree colpite dal terremoto, trasmessa in diretta dalla tv pubblica Nhk.

07:58

Dopo l'acqua dagli elicotteri le radiazioni restano invariate 4 –

E' sostanzialmente fallito il secondo tentativo di raffreddare il reattore numero tre della centrale nucleare di Fukushima 1, dal quale continua a fuoriuscire una nube di vapore radioattivo. Ieri le Forze di Auto-Difesa giapponesi, cioè l'Esercito, avevano inviato a lanciare acqua di mare sull'impianto un elicottero da trasporto, che però non si era nemmeno potuto avvicinare a causa del livello eccessivo delle radiazioni e anche delle violente raffiche di vento, e aveva pertanto indotto a desistere dal mandare altri velivoli. Oggi invece, grazie anche a condizioni meteorologiche più favorevoli, sono stati impiegati quattro bi-rotore da carico Ch-47 Chinook, che per ore si sono avvicendati nello scaricare sul reattore tonnellate di liquido. Alla fine però la radioattività è rimasta invariata: lo ha ammesso la stessa 'Tepco', la compagnia elettrica nipponica che gestisce il complesso, citatab dall'agenzia di stampa 'Kyodo'. Anzi, proprio fonti della società hanno reso noto che intorno alla centrale il tasso radioattivo è salito a 3.000 microsievert l'ora. Mille microsievert, pari a un millisievert, sono considerati il tetto massimo cui un essere umano può esporsi, ma nell'arco di un intero anno, senza rischi per la salute. In precedenza il ministro della Difesa, Toshimi Kitazawa, aveva spiegato di aver dato il via libera al ricorso agli elicotteri poichè sul sito dell'impianto nucleare le radiazioni erano pari a 4,13 millisievert, o 4.130 microsievert, a un'altitudine di circa 300 metri, e addirittura a 87,7 millisievert a quota 100 metri di altezza.

07:25

Agenzia nucleare: in giornata torna parzialmente la corrente 3 –

Dovrebbe essere parzialmente ripristinata nel corso della giornata di oggi la corrente elettrica nella centrale atomica giapponese di Fukushima 1: lo ha annunciato l'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Nucleare, secondo cui è possibile per il pomeriggio ora locale un pur limitato rifornimento all'impianto dell'energia indispensabile per riattivare i sistemi di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare. La differenza di fuso orario tra Italia e Giappone è di otto ore. Ieri la 'Tepco', la compagnia elettrica nipponica che gestisce il complesso di Fukushima, aveva reso noto che erano in corso tentativi per restituirle l'alimentazione di elettricità. La stessa società ha precisato che, malgrado la situazione globale "non sia buona", nel reattore numero quattro ci sarebbe ancora acqua nel bacino di contenimento della barre esaurite, non per questo prive però di radioattività.

07:22

Borsa Tokyo chiude in calo a -1,44% 2 –

La Borsa di Tokyo termina in calo la seduta, ma limita le perdite a -1,44%, nel giorno in cui il dollaro ha toccato i nuovi minimi dal dopoguerra contro lo yen, a 76,25. L'indice Nikkei si ferma a quota 8.962,67 punti, cedendo 131,05 punti.

07:21

Governo: priorità sicurezza reattore n. 3 1 –

La messa in sicurezza del reattore n.3 di Fukushima "è la priorità". Secondo il portavoce del governo, Yukio Edano, l'intervento si rende necessario per la pressione registrata in aumento con uscita di vapore proprio dal reattore potenzialmente più pericolo, in quanto alimentato con mox, miscela combustibile di plutonio e uranio, particolarmente radioattiva.

(17 marzo 2011)

 

REPORTAGE DALLA TRAGEDIA

Oltre il dolore nell'inferno di Minamisoma

"Ma adesso dobbiamo ricominciare"

Viaggio nella parte più colpita del Paese. Dove non si possono neppure sepellire i morti e il cibo scarseggia. La battaglia di Teroyoshi, unico superstite del suo municipio: "Abbiamo bisogno di foze fresche che diano una mano". Il dramma di Tomuko e dei suoi bambini

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Oltre il dolore nell'inferno di Minamisoma "Ma adesso dobbiamo ricominciare"

MINAMISOMA (GIAPPONE) - Sulla spiaggia nera di Minamisoma, fuochi rossi sciolgono un velo di neve bianca, scesa a coprire lo scempio dello tsunami. Si alzano colonne di fumo grigio, ma non sono più il segnale di navi e case che ardono nel fango. I sopravvissuti certi della città, poco più della metà tra i 75 mila abitanti, questa mattina si sono rassegnati. Bruciano i cadaveri dei loro cari e di sconosciuti, usando gli infissi degli edifici distrutti.

Ci vorrebbero permessi speciali, ma la polizia guarda le pire e non disturba centinaia di persone che sfilano davanti ai fuochi, inchinandosi e inginocchiandosi. In gran parte delle prefetture di Fukushima, Miyagi e Iwate, travolte dall'onda, continuano a mancare l'energia elettrica, il carburante, il gas e l'acqua. Non funzionano i forni crematori, non si trovano bare per decine di migliaia di salme che riaffiorano dal pantano, dall'oceano e dalle città costiere scomparse. Manca il ghiaccio per conservare le salme e non si sa dove scavare cimiteri.

E' un funerale che il Giappone celebra contro se stesso, ma anche un rito che stabilisce un confine ideale a quanto accaduto, a cui la popolazione di affida per ricominciare a pensare ai giorni che irremovibili l'attendono. Ora sono il gelo e la fame, assieme allo spettro del vento atomico, a decimare chi venerdì s'era sorpreso di essere sopravvissuto. Città e villaggi affacciati sul Pacifico, nella regione di Tohoku, sono isolati e paralizzati dal gelo. Le strade che dall'interno scendono verso

il mare restano interrotte da frane, fratture nell'asfalto, improvvise cascate color legno e montagne di macerie.

La notte è scesa quattro gradi sotto lo zero e anche di giorno fiocchi fradici cadono sulla massa di senzatetto che vaga tra i detriti, in cerca di persone e di cibo. A Rikuzen-Takata migliaia di persone sono in fuga. Hanno lasciato la scuola, trasformata in centro d'accoglienza, e si sono messe in marcia a piedi, non si sa verso dove. Gli uomini portano bambini e vecchi sulle spalle, avvolti nelle coperte e protetti da teli azzurri. Le donne reggono borse di nylon in cui hanno infilato i residui beni di famiglia. Scappano dalla città distrutta perché sono convinti che se non si muovono, moriranno. Nel centro il riscaldamento non funziona, manca kerosene per le stufe, la luce è saltata. Dopo i primi due giorni le razioni alimentari si sono esaurite. I ricoverati hanno diviso per dieci la dose per uno e hanno smesso quasi di bere. Nella notte però due anziani, corrosi dall'umidità gelida degli indumenti inzuppati di melma, sono morti di polmonite. Molti manifestano il torpore che precede un raffreddamento profondo dell'organismo e sentono mani e piedi di ghiaccio.

La colonna dei fuggitivi incrocia quella dei soccorritori inviati da Tokyo, ma non si ferma. "Portateci via da qui", gridano i maschi e la loro richiesta suona come un atto di accusa contro la misteriosa lentezza degli aiuti. Gli evacuati del Nordest temono che la neve e la pioggia riversino su di loro le particelle radioattive emesse da Fukushima e chiedono di essere messi in salvo in regioni sicure e lontane. Pretendono che i militari distribuiscano pillole di iodio e che misurino la radioattività delle persone. Montano una rabbia e una protesta inattese. Il dolore, le privazioni e il terrore stanno facendo perdere la testa a chi confidava di poter superare lo shock. Basta una folata di vento che innesca un crollo, o l'ennesima scossa di terremoto, perché gli individui snervati sobbalzino e cedano ai gemiti. E' difficile da credere, ma nel Paese dotato di 55 centrali nucleari e centinaia di impianti petrolchimici, nella nazione che ha costruito il proprio successo sull'avanguardia dell'energia e della tecnologia, i soccorsi ai sopravvissuti dell'11 marzo naufragano per mancanza di combustibile e mezzi capaci di avanzare tra gli eccessivi detriti del progresso. E nel Giappone che trabocca di merce, ai profughi dell'Honshu dopo cinque giorni manca un pezzo di pane e una maglietta asciutta.

Infrangere le regole collettive qui non rientra nelle scelte considerabili. Ma oggi, a Ishinomaki, sono iniziati i saccheggi di negozi e rovine. Un terzo della città, 160 mila abitanti, resta sepolta da una laguna nuova. Migliaia di sopravvissuti si aggirano tra le rovine non allagate in cerca di provviste, di scarpe e di coperte. Sanno che entrare dalla finestra di un negozio rovesciato e uscire con due succhi di frutta e un pacco di biscotti, è una vergogna. Prevale però infine la rassegnazione a sopravvivere e i furti non vengono denunciati. "Non eravamo pronti all'inferno - dice Tomonao Matsuo, capo di una squadra di pompieri inviati da Yamagata - e la sua dimensione ci ha travolto. Affrontare contemporaneamente un terremoto, uno tsunami, un'emergenza nucleare, decine di migliaia di morti, 600 mila sfollati e un'intera regione rasa al suolo, è una prova ai limiti delle possibilità per qualsiasi nazione".

Nei centri di accoglienza gli sfollati ascoltano in silenzio la radio che trasmette il messaggio dell'imperatore. Nessuno commenta, ma le persone si guardano attorno ed è evidente che riflettono. Centinaia di bambini, a Ofunato, sono stesi sotto teloni per evitare possibili contaminazioni aeree. Da lunedì i camion con le razioni alimentari non sono più arrivati. La popolazione teme che l'acqua distribuita dalle autobotti sia pericolosa e per ottenere una bottiglietta chiusa da mezzo litro, s'è formata una coda di un chilometro. I soli a muoversi senza timore sono i vecchi. "Spero che Fukushima - dice Yuko Ota - faccia il suo lavoro in fretta. Ho perso figli e nipoti, sono sola. Se non provvede la centrale farò da me". Solo a Sendai, Kesennuma e nelle altre città più grandi, i soccorsi si iniziano a sentire. Un tratto della pista dell'aeroporto di Notori viene sgomberata dalle carcasse per consentire l'atterraggio dell'esercito e il decollo di voli carichi di feriti. I cani da catastrofe corrono e si infilano in deserti di strutture aggrovigliate, ma recuperano solo persone sedute su un pezzo di scala, o su una credenza, trasformate nelle steli di tombe di famiglia. Si dice che a Sendai siano stati salvati 25 mila abitanti e che migliaia, residenti nei quartieri verso il mare, siano stati sparsi negli ospedali di tutto il Giappone. Gli evacuati però dubitano ed elencano a memoria i nomi di decine di villaggi della prefettura ancora inaccessibili e isolati, dove nessuno risponde.

Nelle poste di Shiogama, adattate a obitorio, i cadaveri superano il numero dei residenti. La corrente dell'oceano e la violenza del fango hanno spostato le vittime di decine di chilometri e nessuno è in grado di capire da dove provenga la massa dei corpi. "Se entro domani 600 mila vivi non riceveranno l'indispensabile per resistere - dice Setsuko Otake, sindaco di Tagajo - il mondo riceverà addosso un carico di morti superiore a quello minacciato dalla centrale di Fukushima". Sono parole eccessive, dettate dallo sconforto, ma nelle zone devastate la situazione peggiora di ora in ora e non si sa chi si è assunto la responsabilità degli aiuti. A Otsuchicho, nella prefettura di Iwate, settanta individui sono stati recuperati ieri pomeriggio da un gruppo di pescatori. Da venerdì erano nascosti in un peschereccio da tonni rovesciato, alla deriva sulla risacca. Gli elicotteri americani hanno sorvolato più volte la barca, che perdeva carburante e bruciava. Martedì, prossimi al recupero dei naufraghi, sono stati richiamati per il rischio delle radiazioni.

Sul peschereccio c'era Tomuko Shida, madre di due figli. "Erano feriti - dice - e semiassiderati. Quello di nove anni è morto martedì alle 9.30, la più piccola all'1 di notte del mercoledì. Ho raccontato storie, la mia vita, dicevo che ci stavano venendo a prendere. Invece non c'era nessuno". La donna dice di non essersi uccisa perché "ho un'altra figlia che ha bisogno di me". Ieri sera il nome della bambina è stato trovato sulla lista delle vittime.

Che il Giappone sia scosso da un inaffrontabile disastro, è che stia manifestando una straordinaria compostezza nel cimentarsi con esso, è un fatto evidente. Sarebbe fatale però ignorare che mentre la comunità internazionale si affanna a stimare conseguenze finanziarie e alternative energetiche, decine di migliaia di essere umani qui sono esposti alla durezza concreta degli elementi e continuano a morire per l'insufficienza dei soccorsi. Sopra quanto resta di Chiba decine di uomini infilano lunghi pali per sondare la palude e da venerdì non smettono di gridare i nomi di famigliari e amici. Trecento chilometri di costa erano un giardino di risaie, coltivazioni di mele e frutti di bosco. C'erano allevamenti e mercati da cui partiva pesce per tutto il pianeta.

L'opera di generazioni è annientata, per anni nessuno acquisterà più alimenti giapponesi e i superstiti si dicono certi che ricominciare sarà impossibile. "Ma compagnie aeree e governi stranieri - dice Teroyoshi Aihama, unico superstite nel municipio di Yamamoto - si affrettano a cancellare voli e richiamare i connazionali. Non abbiamo bisogno di fughe, ma di gente riposata che venga a dare una mano". La scelta è stata di non pensare ai morti e ai dispersi per occuparsi dei feriti e degli scampati. Ma l'errata certezza che nelle prefetture remote la maggioranza si fosse salvata, avvertita dall'allarme tsunami lanciato dalla tivù, ha indotto le autorità ad occuparsi prima dei disagi al traffico di Tokyo e delle irritazioni delle cancellerie occidentali, piuttosto che di qualche milione di periferici individui non decisivi.

Così oggi nello spaccio di Kamaishi si vendono solo vecchie bottiglie di vodka, manca il latte per i neonati, gli ospedali non hanno medicine, né elettricità, 22 mila persone si dividono 6 mila palle di riso e 5 mila bottiglie d'acqua. Non è un salvifico ritorno alla frugalità del dopoguerra, ma la resa ai premi delle assicurazioni e una sorprendente retrocessione del coraggio e dell'onore. I seicentomila sopravvissuti all'11 marzo del Giappone sanno che ormai chi non risponde non è più qui, ma sperano che da oggi il mondo la smetta di inviare cordoglio e si decida a fare qualcosa. Lungo i tornanti della statale 115 che da Soma scende verso Fukushima, Yuto Hayasaka cammina spedito. E' un buio totale e regge sulle braccia protese un sacco con il figlio morto. Lo riporta a casa, a Sukagawa. Non pensa ai reattori della vicina centrale. "Bisogna pur iniziare - dice - a rimettere ogni cosa al suo posto".

(17 marzo 2011)

 

 

NUCLEARE

Centrali, governo in affanno

"Solo in regioni che dicono sì"

Mentre è sempre emergenza in Giappone, il sottosegretario cerca di frenare l'allarme andando oltre il piano per il nucleare in Italia, che prevede un parere "obbligatorio ma non vincolante" delle amministrazioni interessate alla costruzione di un impianto. Pd: "Pietra tombale sul nucleare"

Centrali, governo in affanno "Solo in regioni che dicono sì"

ROMA - Sarebbe un errore congelare il piano per il nucleare in Italia dopo l'emergenza giapponese, ma le Regioni italiane stiano tranquille: le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso. Così, nella seduta delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi ieri sera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha cercato di frenare l'allarmismo sul nucleare. Un fronte, quello dei contrari all'atomo, cui negli ultimi giorni si sono uniti anche diversi esponenti della maggioranza 1, a cominciare da vari governatori. E, pur di rassicurare le amministrazioni locali, Saglia è andato persino oltre quanto previsto dal piano.

Poco più di un anno fa, la Cassazione 2 ha infatti stabilito che, per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però "non vincolante" rispetto alla decisione. E, a fine 2010, la Consulta aveva bocciato le leggi regionali 3 con cui Puglia, Calabria e Campania avevano "vietato" il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.

Ebbene,

per Saglia quel parere regionale ora diventa politicamente vincolante: "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte" ha volutamente sottolineato ieri sera il sottosegretario.

Dal canto loro, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici e attività produttive della Camera hanno espresso parere favorevole, con condizioni, sul decreto legislativo correttivo sulla localizzazione dei siti nucleari. Il dlgs si è reso necessario dopo che la Consulta aveva deciso che il parere delle regioni è obbligatorio anche se non vincolante. Il Pd è uscito al momento del voto, l'Idv ha votato contro. A favore, insieme alla maggioranza, anche Fli e Udc (ma Savino Pezzotta, Udc, si è astenuto). Il sottosegretario Saglia ha confermato che martedì dovrebbe arrivare il parere del Senato e mercoledì il Consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo in via definitiva.

Il parere è stato firmato dai relatori, per la Commissione Ambiente il leghista Guido Dussin, per le Attività produttive Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto. Chieste poi verifiche stringenti al soggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

Sulla questione nucleare è intervenuta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, rispondendo nel corso del "Question Time" alla Camera a due interrogazioni di Idv e Pd: "Il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare in ambito europeo, uniformando le proprie scelte a quelle che verranno assunte in sede di Unione Europea". "É stato deciso di svolgere degli stress test nelle centrali nucleari europee - ha spiegato la Prestigiacomo -. L'Italia seguirà con particolare attenzione gli esiti di questi test". Per il ministro "è sbagliato e irresponsabile prendere decisioni sull'onda emotiva. Al governo stanno a cuore innanzitutto la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è sempre la priorità. Speriamo e ci auguriamo che al di là della propaganda si possa sviluppare un dibattito non ideologico. L'energia non è nè di destra nè di sinistra".

Per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, "oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle Regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio. Il che vuol dire che nel nostro Paese l'energia atomica non ci sarà mai, perché nessuna Regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l'assenso". In aula, Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, rinnova l'appello replicando al ministro per l'Ambiente: "Fermatevi, sospendete il programma nucleare, se non lo farete voi, fra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro".

Nella sua controreplica, Antonio Di Pietro ha accusato la Prestigiacomo: "Lei, signor ministro, ha detto una bugia clamorosa - afferma il leader di Idv -. Perché il commissario europeo ieri ha affermato che 'l'Unione europea deve valutare un'opzione zero sul nucleare dopo gli eventi giapponesi. L'esatto contrario di quello che lei oggi vuole far credere agli italiani. Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i cittadini di andare a votare il nostro referendum contro il nucleare".

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, "il via libera delle commissioni della Camera allo schema di decreto legislativo correttivo è uno schiaffo in faccia ai cittadini italiani". Un decreto, aggiunge Bonelli, "che esce dalle commissioni notevolmente peggiorato perché non è più previsto l'obbligo di pubblicizzazione delle procedure per individuare i siti e costruire le centrali". Anche da Bonelli, accuse alla Prestigiacomo: "Deve dimettersi immediatamente. Tutti i paesi del mondo hanno deciso di fermarsi, oggi persino la Cina ha bloccato l'autorizzazione delle nuove centrali. Invece il governo italiano continua a sostenere una posizione irragionevole e irresponsabile. Eevidentemente gli affari che ruotano intorno al nucleare sono più importanti dell'interesse generale e del futuro del Paese".

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ribadisce il suo favore al nucleare ma ammette che oggi "all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza". "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla - dichiara ai cronisti in Transatlantico -. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi". "E' da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza - chiarisce Romani -. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".

Delle scelte degli altri Paesi europei ha parlato ieri sera anche Saglia. "La Germania 4 si è limitata a decidere una moratoria sul prolungamento delle centrali nucleari dello stesso modello di quello entrato in crisi in Giappone. Altra questione è invece la necessità di un maggior coordinamento delle autorità nazionali di sicurezza che, anche alla luce delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea convocato per il prossimo lunedì 21 marzo, dovrà riguardare anche la fissazione di requisiti di sicurezza degli impianti europei".

(16 marzo 2011)

 

RIPERCUSSIONI MONDIALI

Il sisma giapponese mette in crisi

l'industria mondiale dell'hi-tech

Crolla la produzione dei semiconduttori, rialzo dei prezzi all'ingrosso. Le principali aziende nipponiche del settore hanno avuto gli stabilimenti più importanti danneggiati, mentre la mancanza di energia elettrica ferma il lavoro negli altri siti di CLAUDIO GERINO

Il sisma giapponese mette in crisi l'industria mondiale dell'hi-tech

L'industria elettronica giapponese conta i danni del terremoto e dello tsunami che ha sconvolto il paese. E le ripercussioni si riflettono sull'intero settore mondiale dell'hi-tech. Nel 2010, infatti, le industrie del Sol Levante hanno prodotto il 14 % dei computer e dei device elettronici e il 14 % dei monitor e delle tv a cristalli liquidi. Inoltre, l'hi-tech nipponico detiene il 31 % della produzione mondiale di console per videogame (in particolare Sony), il 16 % della produzione dei televisori Lcd e al plasma e l'11 % dei telefoni cellulari e smartphone.

A risentire immediatamente degli effetti del sisma sono stati subito i componenti elettronici: sui mercati mondiali, nei prossimi giorni, ci sarà una forte penuria di memorie Dram (di cui il Giappone detiene il 13,6 % della produzione mondiale) e delle memorie NAND flash (il 37 %). Entro due settimane, prevedono gli analisti, le scorte saranno esaurite e il razionamento dell'energia elettrica, allo stato attuale, impedisce una concreta ripresa della produzione.

A rendere ancora tutto più difficile c'è poi il fatto che le devastazioni prodotte dal terremoto e dallo tsunami hanno interessato una regione con alta densità di industrie elettroniche: oltre alla chiusura delle fabbriche o alla riduzione consistente della produzione, si aggiungono problemi logistici immani, vista la necessità di ricostruire strade, ferrovie, porti e sistemi di trasporto commerciale.

L'effetto immediato è che i prezzi delle memorie Dram sono già

aumentati del 7 per cento, mentre quelle delle memorie flash del 10 %. La previsione futura a breve termine è che questi incrementi di prezzo potrebbero anche raggiungere e stabilizzarsi su un + 20 %. Questo vuol dire che oltre ad una corsa all'accaparramento dei semiconduttori disponibili sul mercato, ci sarà un generale rialzo dei prezzi dei device, in particolare di quelli per cui è previsto l'avvio di produzione nei prossimi mesi, come sono i "tablet", ad esempio, che tutte le aziende del settore stanno lanciando in questi mesi.

Sul fronte delle industrie hi-tech, poi, è una vera e propria catastrofe. Sony, il maggior produttore giapponese di elettronica di consumo, ha ben otto stabilimenti che non possono produrre nulla. Sono specializzati nei dischi Blu-Ray, nelle batterie al litio, nei prodotti ottici e più in generale nei semiconduttori. Sony ha avuto danneggiato anche il centro di Ricerca e Sviluppo di Sendai, mentre gli altri centri hanno dovuto sospendere in tutto o in parte la produzione per mancanza di energia elettrica. Oggi dovrebbe riprendere un minimo di produzione, ma ci vorranno giorni e giorni per ritornare ad un'apparente normalità. La multinazionale ha dislocato parte della sua produzione in alcune filiali all'estero: notizia che dà respiro al mercato, facendo risalire le azioni.

Sharp ha chiuso lo stabilimento a Sakai, dove si producono gli schermi a Led, mentre Panasonic è fortemente in difficoltà, nel campo degli apparecchi fotografici e ottici, a causa dei danni agli stabilimenti di Fukushima e di Sendai, mentre Sanyo, che fa parte del gruppo, ha dovuto sospendere gran parte della produzione per mancanza di energia elettrica.

Anche Casio ha registrato seri danni agli impianti produttivi di Yamagata, mentre Canon ha dovuto chiudere tre siti produttivi specializzati in lenti, componenti per schermi Lcd e stampanti ed altre cinque fabbriche collegare. Due di questi siti si trovano nelle zone più colpite dal sisma, Utsonomiya e Fukushima.

Fujitsu, dal canto suo, ha dovuto chiudere ben 10 siti di produzione, mentre per Hitachi sei fabbriche risultano seriamente danneggiate.

Anche Nikon ha subito danni in 5 impianti, costringendo la multinazionale della video-fotografia a ridurre la produzione complessiva, anche a causa delle continue interruzioni di energia elettrica.

Ma quello che preoccupa di più è proprio il mercato dei semiconduttori: Toshiba, che detiene il 35 % circa della produzione mondiale, ha dovuto completamente fermare i lavori in un impianto, mentre negli altri stabilimenti la mancanza di energia elettrica produce fermi e rallentamenti notevoli. In cinque impianti la produzione non è ancora ripresa.

C'è chi poi ha cercato di ricollocare il personale restando nel paese: è il caso della Sap (produttrice di chip) che ha proposto al suo personale di spostarsi al sud del Giappone, senza tuttavia ricevere molte adesioni.

(16 marzo 2011)

 

2011-03-16

GIAPPONE

Fukushima, l'allarme degli Usa

Clinton: "Rivedere costi e nucleare negli Usa"

Si parla ormai di ventimila tra vittime e dispersi. Cannoni a getto d'acqua per raffreddare i reattori. Arrivano aerei droni americani per monitorare i siti. Dosi letali di radiazioni vicino al nucleo 4. Akihito lancia un messaggio in tv: "Aiutiamoci, ce la faremo". Il gelo strema la popolazione sfollata, il governatore della prefettura: "Abbiamo bisogno di tutto"

Fukushima, l'allarme degli Usa Clinton: "Rivedere costi e nucleare negli Usa"

ROMA - Nell'inferno del Giappone i numeri sono disperati, come le soluzioni. Il bilancio conta ventimila tra morti e dispersi, ma nessuno sa dire con certezza se questa sarà una cifra vicina alla realtà. La paura è che sia molto più alta. A Fukushima, si combatte il surriscaldamento dei reattori con cannoni ad acqua e aereoplani senza pilota. Al dramma nucleare e dello tsunami si aggiunge il maltempo: sulla zona di Fukushima soffiano venti forti in prossimità della costa, che provocano nevicate e aumentano il rischio valanghe. A Sendai, una fitta uno spesso manto di neve copre il mare di rovine e le temperature scendono sotto lo zero, riducendo, ora dopo ora, le speranze che qualcuno sia ancora vivo sotto le macerie, dopo i miracoli dei giorni scorsi.

Le condizioni meteo e la mancanza di sostentamenti portano allo stremo la popolazione della prefettura, già provata. Il governatore di Fukushima, Yuhei Sato, sfoga in un'intervista televisiva tutta la rabbia dei suoi concittadini, per la risposta disordinata delle autorità all'emergenza. Nei centri allestiti per ospitare gli sfollati manca il cibo, combustibile e medicine. "Ci manca tutto", ha dichiarato Sato Ishinomaki, allo scenario infernale si aggiunge l'angoscia dell'impossibilità di dare sepoltura ai cadaveri. In Giappone è tradizione cremare i defunti, ma il forno locale può accettare fino a 18 corpi al giorno. Per ora le vittime sono ospitate in edifici scolastici convertiti in obitori, ma le autorità

pensano ad una sepoltura di massa.

L'inferno delle centrali. Sul fronte della gestione dell'emergenza nucleare, alle crisi dei tre reattori coinvolti sinora si aggiunge anche la situazione del reattore 4. Non c'è più acqua nella vasca di raffreddamento e il livello di radiazioni "è estremamente alto", dopo una presunta esplosione dell'idrogeno in questo particolare reattore. Gli esperti Usa ritengono che ormai è difficile mettere in atto altre misure di intervento. Secondo il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno ai reattori dell'impianto di Fukushima in Giappone sono "letali". Secondo Jaczko, è "molto difficile per i lavoratori in loco avvicinarsi ai reattori, la radioattività potrebbe dimostrarsi mortale in un breve periodo di tempo". Per spegnere gli incendi nelle centrali, sono stati utilizzati dei cannoni ad acqua. I contenitori dei quattro reattori in emergenza risultano fortunatamente integri, mentre restano "silenziosi" gli altri due reattori della centrale, il 5 e il 6, che erano spenti per manutenzione al momento del terremoto. Diversa la situazione nel cuore dei quattro reattori, dove è racchiuso il nocciolo. Qui si continua a iniettare acqua di mare nel circuito di raffreddamento, per coprire completamente le barre di combustibile. Garantire la refrigerazione evitando l'accumulo eccessivo di calore è indispensabile. Senza pompaggio di acqua, il calore e la pressione aumenterebbero a un livello tale fa portare alla fusione del nocciolo, lo scenario peggiore.

WikiLeaks: "Gli Usa avvertirono i giapponesi". L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, già due anni fa aveva messo in guardia il governo giapponese sul pericolo che le centrali nucleari del Paese asiatico non fossero in grado di resistere a sismi di particolare potenza. E' quanto emerge da cablogrammi diplomatici riservati, diffusi dal sito di Assange, il cui contenuto è ripreso oggi sul quotidiano britannico The Daily Telegraph. Stando ai documenti citati dal giornale, un dirigente dell'agenzia di controllo Onu comunicò alle autorità di Tokyo che le misure di sicurezza negli impianti erano obsolete, e che un terremoto davvero forte avrebbe "posto seri problemi". La replica delle autorità nipponiche consistette nel formale impegno a migliorare gli standard in tutte le centrali, e in particolare a istituire un centro di reazione rapida proprio in quella di Fukushima 1: dagli stessi cablo risulta però che lo scenario più grave preso in considerazione contemplava un movimento tellurico d'intensità non superiore ai 7 gradi sulla scala aperta Richter, dunque due in meno rispetto all'effettiva forza del terremoto di cinque giorni fa. Infine, sempre secondo i testi divulgati da WikiLeaks, tre anni fa un parlamentare nipponico piuttosto noto, Taro Kono, confidò a diplomatici statunitensi che in Giappone erano stati "occultati" diversi incidenti nucleari avvenuti nel passato.

Clinton, "Interrogativi sul nucleare anche negli Usa". Il Segretaro di Stato Usa, Hillary Clinton ha dichiarato oggi che "La crisi giapponese pone gli Stati Uniti di fronte alla questione dei rischi e dei costi dell'energia nucleare". La dichiarazione è inserita in un discorso più ampio sull'energia, ma è la prima volta che un memebro dell'amministrazione Usa esprime delle riserve sul nucleare. Una tecnologia che il ministro dell'Ambiente Usa ha finora definito "sicura", mentre la Casa Bianca continua a includere l'atomo nelle "opzioni energetiche".

Oettinger: "Situazione seria". Il commissario europeo per l'Energia, Guenther Oettinger, definisce quella di Fukushima, una "vera catastrofe", ribadendo che la situazione non sembra affatto sotto controllo. "Si può dire che questa centrale non è più controllata, non c'è più chi la controlla". Yukia Amano, capo dell'Agenzia internazionale per l'energia Atomica dichiara che "La situazione all'impianto nucleare giapponese di Fukushima è molto seria, ma non è fuori controllo". Amano dovrebbe partire domani per il Giappone accompagnato da un team di esperti. Intanto, Gli Usa hanno consigliato a tutti i cittadini statunitensi che si trovano fino a 80 chilometri dalle centrali, Il Pentagono ha dato lo stesso ordine alle forze Usa e ai piloti presenti in zona.

Imperatore Akihito: "Prego per le persone". L'imperatore del Giappone, Akihito, in un messaggio tv, si è detto "profondamente preoccupato per la crisi in atto, prego per la sicurezza di tante persone. Mi auguro sinceramente che la gente riuscirà a superare questo momento infelice, aiutando e prendendosi cura del suo prossimo".

(16 marzo 2011)

 

 

Diretta

Fukushima, "Radiazioni letali dal reattore 4"

Ue: "Allerta su import, si faccia analisi su cibi"

Fukushima, "Radiazioni letali dal reattore 4" Ue: "Allerta su import, si faccia analisi su cibi"

Una nuvola bianca sopra l'impianto nucleare. Il tasso di radioattività si è alzato velocemente. I tecnici impegnati nel tentativo di raffreddare l'impianto sono stati fatti uscire per qualche ora, poi sono rientrati. Si teme un ulteriore danno. Situaizone critica al reattore 4, registrate nell'area radiazioni letali. Ordinata l'evacuazione per 30 km intorno all'impianto. Altra forte scossa (grado 6) a Tokyo. Akihito compare in un inusuale discorso tv: "Prego per la salvezza del popolo". La Banca del Giappone immette 3.500 miliardi di yen e i mercati reagiscono bene: la Borsa rimbalza e chiude a +5,68%. La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone"

LE DIRETTE PRECEDENTI: 11 marzo - 12 marzo - 13 marzo - 14 marzo - 15 marzo

REPORTAGE - MAPPA - INTERATTIVO

(Aggiornato alle 21:34 del 16 marzo 2011)

21:34

Giornalista della Nbc: "Sono stato contaminato" 112 –

Lester holt, giornalista della Nbc di ritorno dal Giappone, dove aveva coperto la catastrofe del terremoto e la crisi nucleare, ha rivelato nel suo show mercoledì di essere stato contaminato. Tracce di radiazioni, di bassa intensità, sono state riscontrate su di lui e anche su alcuni collaboratori della sua troupe. Holt e i suoi collaboratori si erano recati nei dintorni dell'impianto nucleare di Fukushima, in una zona considerata sicura, dopo che tutti i principali inviati americani erano stati richiamati in patria dinanzi all'aumentare dei rischi di contaminazione.

21:31

Chrysler, necessarie settimane per effetti su mercato Usa 111 –

Il sisma in Giappone ci metterà fra le 4 e le 6 settimane a far sentire i suoi effetti sul mercato americano automobilistico delle forniture. Lo afferma - riporta l'agenzia Bloomberg - Dan Kott, senior vice president per gli acquisti di Chrylser. Chrysler ottiene fra il 2% e il 5% dei suoi componenti dal Giappone.

21:20

Wikileaks: "Gli Usa avvertirono i giapponesi" 110 –

L'Aiea, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, già due anni fa aveva messo in guardia il governo giapponese sul pericolo che le centrali nucleari del Paese asiatico non fossero in grado di resistere a sismi di particolare potenza. E' quanto emerge da cablogrammi diplomatici riservati, diffusi dal sito di Assange, il cui contenuto è ripreso oggi sul quotidiano britannico 'The Daily Telegraph'. Stando ai documenti citati dal giornale, un dirigente dell'agenzia di controllo Onu comunicò alle autorità di Tokyo che le misure di sicurezza negli impianti erano obsolete, e che un terremoto davvero forte avrebbe "posto seri problemi". La replica delle autorità nipponiche consistette nel formale impegno a migliorare gli standard in tutte le centrali, e in particolare a istituire un centro di reazione rapida proprio in quella di Fukushima 1: dagli stessi cablo risulta però che lo scenario più grave preso in considerazione contemplava un movimento tellurico d'intensità non superiore ai 7 gradi sulla scala aperta Richter, dunque due in meno rispetto all'effettiva forza del terremoto di cinque giorni fa.

21:00

Nuovo bilancio: 4312 morti in 12 prefetture e 8.606 dispersi 109 –

L'ultimo bilancio ufficiale delle vittime del terremoto è di 4312 morti in 12 prefetture e 8.606 dispersi. Cifre destinate ad aumentare dato che, nella sola cittadina di Ishinomaki, il sindaco dichiara che i dispersi sono 10mila. Ma intanto al quinto giorno, oltre alla paura delle radiazioni, i cittadini devono combattere con temperature scese sotto lo zero, la scarsità di cibo, acqua e carburante, e alle scosse di assestamento, una delle quali è stata registrata oggi di magnitudo 6 sulla scala Richter. Sono 430mila i giapponesi che hanno trovato accoglienza nei 2500 rifugi di emergenza e 80mila i soldati, poliziotti e pompieri impegnati nei soccorsi. Ma intanto 1,5 milioni le persone sono rimaste senza acqua corrente e nelle prefetture più colpite, come Miyagi e Iwate, la gente è ridotta alla ricerca della pura sopravvivenza.

20:52

Rintracciati 4 turisti altoatesini 108 –

Rintracciata in Giappone la coppia di altoatesini della quale non si avevano più notizie da alcuni giorni. Milena Ciola, 62 anni, e il compagno Fulvio Filippetto, entrambi residenti a Laives, erano arrivati giovedì scorso a Tokyo per una vacanza, in compagnia di altri due amici altoatesini: Gino Volcan e sua moglie. I quattro stanno bene e si trovano attualmente a Kyoto, città che dista a 500 chilometri a sud dalla capitale nipponica

20:51

200 miliardi di dollari le perdite causate dal sisma 107 –

La devastazione del mega-sisma in Giappone e la crisi nucleare potrebbero portare a una perdita complessiva fino a 200 miliardi di dollari per il Sol Levante. Lo rivelano analisti ed esperti, secondo i quali una stima attendibile è ancora difficile da calcolare a 5 giorni dal tragico terremoto-tsunami. Le prime stime oscillano in un danno economico tra 125 e 200 miliardi di dollari. Intanto la Borsa di Tokyo tra lunedì e martedì ha bruciato 626 miliardi di dollari, prima del rimbalzo del 5,68% di oggi.

20:44

Alitalia, 800 euro su voli da Osaka 106 –

Alitalia precisa che "sono disponibili posti sui voli operati da Osaka alla tariffa speciale di 800 euro". I biglietti a questa tariffa - spiega Alitalia - sono acquistabili direttamente presso l'aeroporto di Osaka. Nella giornata di domani 17 sono previsti tre voli da Osaka per Roma, Milano e Pisa".

20:39

Geithner: "Difficile giudicare l'effetto Giappone su ripresa Usa" 105 –

"E' difficile giudicare" se la crisi in Giappone avrà ripercussioni sulla ripresa economica americana. Lo afferma il segretario al Tesoro Timothy Geithner. "Ritengo che sia difficile una valutazione a questo punto. Dobbiamo concentrarci nel cercare di mitigare - mette in evidenza Geithner - i costi umanitari della catastrofe. Offriremo tutta l'assistenza che possiamo".

20:36

Cina, controlli e sospensione dei nuovi progetti nucleari 104 –

La corsa della Cina verso l'espansione nucleare subisce un rallentamento, sull'onda della crisi in Giappone. Oggi il governo di Pechino ha deciso di bloccare i progetti di nuove centrali nucleari e ha disposto controlli a tappeto sugli tutti gli impianti attivi. Il premier Wen Jiabao ha rassicurato i cinesi che non corrono rischi dalle radiazioni emesse dalla centrale giapponese di Fukushima. Tuttavia, il programma nucleare cinese, rende noto un comunicato del governo - necessita un "esame più approfondito" e un "aggiustamento".

20:18

I soccorsi francesi lasciano Sendai 103 –

Il team della Protezione civile francese inviato per contribuire alle operazioni di soccorso in Giappone ha lasciato oggi la città di Sendai per ritirarsi 350 chilometri a Nord per il rischio radiazioni.

19:25

Usa: attorno al reattore 4 "dosi letali di radioattività" 102 –

Le radiazioni intorno al reattore 4 dell'impianto di Fukushima sono "letali". L'allarme è stato lanciato dal responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko. Durante un'audizioni alla Commissione Energia. "Sarebbe molto difficile per i lavoratori in loco avvicinarsi ai reattori" ha detto. "Le dosi di radioattività potrebbero dimostrarsi letali in un breve periodo di tempo'

19:05

Yukia Amano (Aiea): "Situazione seria ma non fuori controllo" 101 –

La situazione all'impianto nucleare giapponese di Fukushima "è molto seria", ma "non è il momento di dire che le cose stanno andando fuori controllo". E' quanto ha detto Yukiya Amano, capo dell'Agenzia internazionale per l'energia Atomica, che spera di poter già partire domani per il Giappone accompagnato da un team di esperti.

18:59

Ambasciata Usa: "Evacuare entro 80 km da Fukushima" 100 –

L'ambasciata americana a Tokyo ha raccomandato ai cittadini americani che vivono nel raggio di 80 chilometri dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi di evacuare la zona oppure "di rimanere al riparo a casa, se non è possibile l'evacuazione", ha detto l'ambasciatore americano in Giappone John Roos

18:51

Maltempo a Fukushima, neve e rischio valanghe 99 –

Venti forti in prossimità della costa, nevicate e rischio valanghe: la regione di Fukushima è nella morsa del maltempo, secondo le previsioni più recenti diffuse dall'Agenzia Meteorologica Giapponese (Jma) e aggiornate alle 19,40 (orario del Giappone) di oggi.

18:17

Hillary Clinton: "Rivedere rischi e costi energia nucleare" 98 –

"La crisi giapponese ci pone di fronte alla questione dei rischi e dei costi dell'energia nucleare". Lo ha dichiarato oggi Hillary Clinton, in un discorso più ampio sull'energia. E' il primo membro dell'amministrazione Usa ad esprimere una posizione critica nei confronti del nucleare. Finora il ministro dell'Ambiente Usa ha definito il nucleare americano "sicuro" e la Casa Bianca continua a includere l'atomo nelle "opzioni energetiche"

18:16

Studio: radiazioni 1000 volte meno che a Chernobyl 97 –

Uno studio preliminare condotto dagli esperti del gruppo di ricerca sul nucleare dell' Università di Pisa rivela che le radiazioni emesse nell'atmosfera in seguito all'esplosione nella centrale nucleare di Fukushima sono inferiori a un millesimo di quanto emesso durante l' incidente di Chernobyl.

18:02

Bilancio vittime, quasi 13mila tra morti e dispersi 96 –

E' di quasi 13.000, tra morti e dispersi, l'ultimo bilancio ufficiale del sisma. Lo ha riferito il dipartimento di polizia nazionale, precisando che le vittime confermate sono 4.314, I dispersi 8.606, I feriti 2.282

18:00

Oettinger: "Situazione fuori controllo" 95 –

Il commissario europeo per l'Energia, Guenther Oettinger, teme che "Nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, dove la situazione "E' fuori controllo".

17:44

Usa inviano aerei spia sulla centrale di Fukushima 94 –

Aerei da ricognizione senza pilota americani saranno inviati in missione sulla centrale nucleare di Fukushima per raccogliere informazioni sullo stato dei reattori. Forse la missione si svolgerà già domani. Lo ha anticipato una fonte del governo giapponese

17:32

Direttore Aiea a Tokyo forse già domani 93 –

Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), il giapponese Yukiya Amano, si recherà "al più presto, forse domani" in Giappone per farsi un quadro di persona della precaria situazione nel suo Paese.

17:26

Governatore Fuskushima, "Ci manca tutto" 92 –

Il governatore della prefettura di Fukushima, Yuhei Sato, sfoga in un'intervista televisiva tutta la rabbia e l'ansia dei suoi concittadini. Che "hanno raggiunto il punto di rottura", per la risposta disordinata delle autorità all'emergenza. Nei centri allestiti per ospitare gli sfollati manca il cibo, combustibile e medicine. "Ci manca tutto", ha dichiarato Sato.

17:20

Pillole anti-radiazioni ai militari Usa 91 –

Il Pentagono ha reso noto che i militari Usa che partecipano alle missioni di soccorso in Giappone riceveranno pillole di ioduro di potassio come misura precauzionale contro le radiazioni. Il Pentagono ha comunque sottolineato che nessun militare Usa dislocato in Giappone ha finora mostrato alcun sintomo di avvelenamento da radiazioni.

16:51

Militari Usa in Giappone non presentano sintomi di radiazioni 90 –

Militari Usa in Giappone non presentano sintomi di radiazioni. Lo comunica il Pentagono

16:48

Usa forniranno a Giappone pompe ad alta pressione 89 –

Gli Stati Uniti forniranno ai giapponesi pompe d'acqua ad alta pressione per combattere gli aumenti di temperatura nella centrale nucleare di Fukushima, ha annunciato il Pentagono. Le pompe ad alta pressione saranno trasferite nella base aerea americana di Yokota e da qui saranno consegnate alle autorità giapponesi. Nel giro di una settimana sarà consegnato ai giapponesi un altro quantitativo di pompe ad alta pressione. Gli Stati Uniti dispongono di 38 mila militari in Giappone mentre altre 11 mila persone sono a bordo delle navi militari della Settima Flotta di stanza nel Pacifico, compresa la portaerei Ronald Reagan.

16:43

Forze Usa non ammesse entro 50 miglia dal reattore 88 –

Le forze Usa in Giappone non sono ammesse entro 50 miglia dal reattore senza speciale autorizzazione

16:41

Ban Ki-Moon rinnova offerta aiuto Onu 87 –

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del terremoto in Giappone, mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha rinnovato al Giappone l'offerta di aiuto dell'Onu per affrontare la crisi nucleare innescata dagli incidenti nella centrale di Fukushima

16:39

Ue, Oettinger: Fukushima vera catastrofe 86 –

Il commissario europeo per l'Energia, Guenther Oettinger, si è detto nuovamente molto preoccupato dalla situazione nella centrale nucleare giapponese di Fukushima, una "vera catastrofe", ribadendo che la situazione non sembra affatto sotto controllo. "Si può dire che questa centrale non è più controllata, non c'è più chi la controlla", ha spiegato Oettinger dinanzi alla Commissione per l'energia del Parlamento europeo a Bruxelles. Già ieri Oettinger aveva parlato di uno scenario "apocalittico". "I giapponesi lavorano con pompe anti-incendio, si prova a gettare acqua con idranti, non si sa più come venirne fuori"

16:33

Autorità: "Almeno 20mila persone disperse" 85 –

Sono probabilmente almeno 20mila le persone disperse nella prefettura nord-orientale di Miyagi in seguito al sisma e allo tsunami che hanno devastato il Giappone venerdì. Lo riferiscono le autorità locali citate dalla Kyodo.

16:28

Arrivato a Fukushima idrante speciale 84 –

È arrivato a Fukushima l'drante speciale con il quale si cercherà di raffreddare il reattore numero quattro dell'impianto nucleare. Lo riferisce l'agenzia stampa Kyodo

16:27

Tterremoto sposta mezzo metro ghiacci Antartide 83 –

Il terremoto che ha colpito il Giappone ha fatto sentire i suoi effetti fino all'Antartide. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research le onde sismiche hanno fatto spostare di mezzo metro il ghiacciaio di Whillans, la lingua di ghiaccio in rapido movimento che si riversa nell'oceano Antartico.

16:24

Cina donerà 20 mila tonnellate tra benzina e gasolio 82 –

La Cina donerà al Giappone 10.000 tonnellate di benzina e 10.000 di gasolio per aiutare il Paese sconvolto dal terremoto. Lo riporta l'agenzia di stampa Xinhua.

16:11

Commissione europea raccomanda analisi su cibi importati 81 –

La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri ''di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone''. Lo ha detto Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla salute John Dalli, precisando che Bruxelles ha notificato già da ieri la raccomandazione alle autorità responsabili nei 27 Stati membri, tramite il sistema rapido di allerta comunitario per alimenti e mangimi (Rasff)

15:50

Russia, via da Giappone famiglie dei diplomatici 80 –

La Russia porterà via dal Giappone le famiglie dei funzionari delle rappresentanze diplomatiche russe ma non si tratta ancora dell'evacuazione di tutti i cittadini: lo ha reso noto il ministero degli Esteri russo citato dall'agenzia Ria Novosti. Il dicastero precisa che l'operazione è prevista il 18 marzo.

15:46

Germania invita tedeschi a lasciare regione Tokyo 79 –

Le autorità di Berlino hanno invitato oggi tutti i tedeschi a lasciare la regione di Tokyo a causa dell'aggravarsi della crisi nucleare nel nord del Giappone. "Invitiamo tutti i tedeschi a lasciare la regione di Tokyo e Yokohama in direzione di Osaka o di lasciare il paese passando per Osaka" nel sud del Giappone, ha dichiarato Andreas Peschke,portavoce del ministero tedesco degli Affari esteri.

15:41

Allarme di ''emergenza nucleare'' tra Usa e Asia 78 –

È stato emesso un allarme di ''emergenza nucleare'' per dieci regioni dello spazio aereo tra Giappone, Alaska, Russia, Cina, Corea del Nord e del Sud a causa dell'incidente nella centrale nucleare giapponese di Fukushima. L'allarme, su richiesta dell' Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) è stato aggiornato alle 11 Utc (le 12 italiane) dopo essere stato emesso alle 3:00 (le 4:00 italiane), dal Vaac (Volcanic Ash Advisory Centre) di Londra centro che dallo scorso anno ha competenza anche per gli allarmi radioattivi oltre che sulla presenza di ceneri vulcaniche nell'atmosfera. L'avviso è pubblicato - tra l'altro - sul sito operativo Cfmu Nop del centro di controllo aereo europeo Eurocontrol.

15:14

Dopo sisma e tsunami, arriva la neve 77 –

Dall'acqua nera dello tsunami, al freddo bianco della neve. Gli sfollati del Tohoku, sopravvissuti al più terribile terremoto/maremoto della storia recente del Giappone, vivono in condizioni difficili, tra privazioni e freddo. Si tratta, secondo gli ultimi dati, di 430mila persone, ma sono arrivate a essere nei giorni passati fino a 550mila. Manca loro ancora tutto e, soprattutto, comincia a diffondersi il rischio che, col ritorno del freddo intenso, si sviluppino epidemie d'influenza che, in queste condizioni estreme, possono avere conseguenze fatali. Le previsioni del tempo prevedono ancora neve.

15:13

Capo Agenzia atomica russa: "È lo scenario peggiore" 76 –

Il capo dell'Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, ha affermato che la crisi nucleare in Giappone si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore.

15:11

Riunione straordinaria ministri europei dell'Energia 75 –

I ministri europei dell'Energia terranno una riunione straordinaria lunedì prossimo a Bruxelles per fare il punto sull'incidente nucleare in Giappone: lo ha annunciato il presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy. "I ministri si riuniranno lunedì prossimo per discutere sulle conseguenze da trarre per il settore dell'energia e dei mercati e sulle risposte da dare", ha dichiarato Van Rompuy al Parlamento europeo.

15:09

Contro radiazioni in campo anche robot 74 –

Il ministero dell'Educazione e della Ricerca giapponese ha messo a disposizione della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) un robot per il monitoraggio delle radiazioni nei punti in cui è pericoloso per gli operatori andare. Lo scrive il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. "Ha preso parte in precedenza a esercitazioni, ma è la prima volta che viene utilizzato in un'operazione reale", sostiene in un comunicato il Centro di tecnologia per la sicurezza nucleare di Tokyo, che ha sviluppato il robot.

15:04

Sale bilancio delle vittime, scende numero sfollati 73 –

Sale ancora il bilancio del terremoto/tsunami superando quota 12.400. I morti accertati alle 20 (ore 12 in Italia) sono ormai 4.255, mentre i dispersi sono 8.194. I feriti sono 2.282. Scende il numero degli sfollati che sono ospitati nei centri di accoglienza. Secondo quanto scrive l'agenzia di stampa Kyodo, sono scesi a quota 430mila dal picco di 550mila.

14:50

Save the Children allestisce area a misura di bambino 72 –

Save the Children ha allestito e iniziato le attività nella prima area sicura a misura di bambino a Sendai, una delle città maggiormente devastate. L'organizzazione ha calcolato che ci siano almeno 100 mila i bambini sfollati. Secondo i dati ufficiali fino ad oggi sono 9 i bambini morti, 57 quelli feriti.

14:47

Mondiali pattinaggio, Tokyo propone rinvio in autunno 71 –

La Federazione giapponese di pattinaggio sul ghiaccio ha proposto di rinviare in autunno e spostare in una sede non ancora individuata i mondiali previsti a Tokyo da lunedì prossimo al 27 marzo. La rassegna iridata era stata cancellata due giorni fa per decisione della Federazione internazionale in seguito al sisma e al devastante tsunami. Per la kermesse erano già stati venduti 55mila biglietti. La struttura scelta per le gare - la palestra nazionale di Yoyogi, costruita nel 1964 per le Olimpiadi di Tokyo - non è stata danneggiata dal terribile terremoto di venerdì. La Federazione internazionale ha tuttavia deciso di annullare la competizione a causa dei timori ambientali legati ai danni subiti dai reattori della centrale nucleare di Fukushima

14:46

Esperto russo: "Reazione nucleare a catena è impossibile" 70 –

Un eminente esperto nucleare russo, l'ex ministro per l'Energia atomica Ievgheni Adamov, ha detto che nella centrale di Fukushima una reazione a catena con esplosione nucleare è impossibile. "Questa opzione è esclusa in virtù della struttura del reattore", ha detto l'esperto al quotidiano russo Izsvestia sottolineando fra l'altro una differenza rispetto alla centrale di Cernobyl che esplose nel 1986: "l'assenza di grafite". "Garantisco che un'esplosione nucleare non può aver luogo", ha sostenuto Adamov.

14:23

Banca centrale, immessa liquidità per altri 43,3 miliardi di dollari 69 –

La banca centrale del Giappone ha immesso liquidità per altri 43,3 miliardi di dollari (3.500 miliardi di yen), che vanno ad aggiungersi agli altri 23 miliardi di yen (283,5 mln di dollari) già immessi tra lunedì e martedì per assicurare la stabilità finanziaria e per tranquillizzare i mercati

14:11

Sendai, aperta prima area sicura per bambini 68 –

Save the children ha allestito e iniziato le attività nella prima area sicura a misura di bambino a Sendai, una delle città maggiormente devastate. La città si trova nella prefettura di Miyagi, la cui popolazione è composta per quasi il 20% da minori, circa 460.000 bambini e ragazzi da 0 a 18 anni

14:11

Ishinomaki, "Non sappiamo dove mettere i corpi" 67 –

Ishinomaki è una zona di Sendai in cui potrebbero esserci oltre 10 mila morti. In Giappone è diffusa la pratica della cremazione, ma il forno locale accetta al massimo 18 corpi al giorno. Ci vorrebbero 500 giorni per tutte le vittime, e l'amministrazione pensa a sepolture comuni. Per ora i corpi sono all'interno di scuole, riconvertite ad obitori

13:53

Neve e gelo sulle macerie nel nord est del Giappone 66 –

E' caduta abbondante la neve sul Giappone nord-orientale, una fitta coltre bianca si è depositata sulle macerie lasciate dall'impatto dell'onda anomala, complicando ancora di più le operazioni delle squadre di soccorso, e aggravando le condizioni dei sopravvissuti, già a corto di acqua potabile, viveri e carburante.

13:52

Toyota, da domani ripresa parziale della produzione 65 –

Toyota riprenderà domani la produzione presso alcuni impianti di componenti di auto. I pezzi prodotti saranno destinati ai servizi di ricambio e di assistenza, mentre non è ancora chiaro quando riprenderanno a funzionare le 12 principali fabbriche di assemblaggio sparse sul territorio nipponico.

13:49

Germania, test radioattività per cibo importato 64 –

Il governo tedesco ha disposto con effetto immediato controlli sulle importazioni di generi alimentari dal Giappone per verificare l'eventuale presenza di tracce di radioattività. Lo ha detto oggi un portavoce del ministero per la Protezione consumatori.

13:39

Prezzi benzina in calo per effetto della crisi giapponese 63 –

Dopo il rialzo dei giorni scorsi dovuto alla crisi libica, l'effetto Giappone abbassa i prezzi dei carburanti, le cui quotazioni sono al ribasso nel Mediterraneo. Sulla rete continua a prevalere la calma a livello di prezzi raccomandati, mentre per il secondo giorno consecutivo crollano le quotazioni di benzina e diesel sui mercati internazionali, rispettivamente -35,50 dollari a 946 dollari/ton e -16 dollari a 990 dollari/ton.

13:38

Mega-idrante per raffreddare reattore 4 62 –

Fallito a causa dell'eccesso di radioattività il tentativo dell'Esercito giapponese di riversare acqua sul reattore tre della centrale atomica di Fukushima 1, sarà adesso la Polizia Nazionale a provare un altro metodo, sperimentandolo sul reattore numero quattro. Si ricorrerà a un mega-idrante montato su un camion, in grado di sparare tonnellate di liquido in un breve lasso di tempo

13:34

Ue: "Chiedono coperte, materassi e acqua" 61 –

Dal Giappone arriva la richiesta di assistenza materiale sotto forma di "coperte, materassi, bottiglie e serbatoi per l'acqua". Lo ha riferito la portavoce del rappresentante per la politica estera della Ue. Da Bruxelles sarà inviata una squadra di esperti in coordinamento e logistica che si metterà a disposizione delle autorità giapponesi.

13:22

Centri europei trapianto midollo pronti ad aiutare contaminati 60 –

Il Gruppo europeo per il trapianto di midollo osseo (Ebmt) ha chiesto ai 500 centri europei di trapianto del midollo di tenersi pronti per aiutare le vittime di radiazioni in Giappone, se ce ne fosse bisogno, e ha già messo in allerta i suoi membri, tra cui 3000 medici delle unità specialistiche. A riportarlo è la Bbc.

13:20

Kyodo, nessun danno grave a gabbia reattore 3 59 –

L'agenzia Kyodo annuncia che non vi sarebbe alcun danno grave alla gabbia di contenimento del reattore 3 della centrale di Fukushima 1.

13:15

Croce rossa internazionale inizia raccolta fondi 58 –

La federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa ha annunciato oggi che metterà in campo una raccolta di fondi per aiutare il Giappone. "La Croce rossa giapponese apprezza molto la solidarietà internazionale che comincia a manifestarsi", ha dichiarato il responsabile della federazione Matthias Schmale. "La preferenza - ha continuato - va verso le donazioni in denaro che possono essere indirizzate direttamente alla Croce rossa giapponese o alla federazione internazionale. Noi mettiamo in piedi un meccanismo che faciliterà questo processo". La federazione non ha diffuso ancora un annuncio ufficiale, perché le donazioni ricevute finora sono già importanti. "Noi - ha continuato - ci attendiamo di raccogliere una certa cifra da destinare a formare una base solida per rispondere ai primi bisogni".

13:08

Si pensa a idranti per raffreddare reattore 4 57 –

Il Dipartimento della polizia giapponese sta pensando di impiegare uno speciale idrante collegato a un'autocisterna per raffreddare la vasca di contenimento del combustibile spento nel reattore 4 della centrale di Fukushima 1. Lo hanno affermato fonti della polizia, secondo quanto riporta l'agenzia Kyodo. L'operazione potrebbe avere inizio entro la serata.

13:03

Da Banca del Giappone altri 5.000 miliardi di yen 56 –

La Banca del Giappone continua ad immettere liquidità supplementari nel circuito interbancario, puntando a sostenere le banche presenti nelle aree più devastate da terremoti, tsunami e ora anche dal disastro nucleare e radioattivo che attanaglia l'Arcipelago. Oggi l'istituto centrale ha riferito di aver immesso altri 5.000 miliardi di yen nel circuito interbancario, o 44 miliardi di euro, dopo i 23.000 miliardi immessi tra lunedì e ieri. Il totale di liquidità immesse nel dopo cataclisma sale quindi a 28.000 miliardi di yen, circa 245 miliardi di euro.

12:58

Oms: "Cibi a rischio contaminazioni solo a Fukushima" 55 –

L'unico rischio di contaminazione è per i prodotti alimentari giapponesi che provengono dall'area immediatamente vicina all'impianto nucleare danneggiato di Fukushima. ''Un rischio territoriale molto specifico -ha detto il portavoce dell'Oms di Ginevra Gregory Hartl-. Se dovesse esserci una qualche contaminazione, sarebbe solo nei prodotti nel raggio di 30 chilometri'' dalla centrale. Hartl ha aggiunto che l'Organizzazione mondiale della Sanità sta collaborando con l'Aiea e con la Fao per raccogliere maggiori informazioni sui rischi.

12:51

Kan striglia dirigenti Tepco 54 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha interrotto una riunione dei massimi dirigenti della Tokyo Power Company (Tepco, che gestisce la centrale nucleare in crisi di Fukushima) e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società ''Cosa diavolo sta succedendo?''. Lo ha scritto l'agenzia Kyodo, i cui reporter hanno assistito, ieri, alla scena.

12:49

Fazio: "Nessuna emergenza nel nostro Paese" 53 –

''Non c'è nessuna emergenza nel nostro Paese, quindi non vedo perché c'è questa fibrillazione. E non capisco perché si debbano prendere decisioni affrettate''. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, entra nel dibattito in corso sul nucleare dopo il caos in Giappone, a margine di un convegno sulla contaminazione agroalimentare oggi a Roma. ''Andiamo avanti con calma - assicura il ministro - Le nostre valutazioni devono considerare l'analisi probabilistica del rischio''.

12:47

Volo speciale Alitalia per rientro Maggio Musicale Fiorentino 52 –

Partirà, oggi, in serata da Fiumicino il volo speciale Alitalia richiesto dal Comune di Firenze per consentire il rientro del Maggio Musicale Fiorentino sull'aeroporto di Pisa. A riferirlo è la compagnia aerea in una nota.

12:45

Fazio: "Tre regioni attrezzate per ritorno turisti" 51 –

Sono in particolare tre le regioni già attrezzate per chi volesse, di ritorno dal Giappone, farsi controllare: la Lombardia, il Lazio e l'Emilia Romagna. Lo afferma il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a margine di un incontro nella sede del suo dicastero, sottolineando che ''queste tre regioni hanno già identificato degli ospedali che sono agibili sia per i cittadini italiani che per quelli stranieri, compresi i giapponesi''. Fazio ha poi aggiunto che per avere informazioni basterà contattare gli assessorati alla sanita' e comunque a breve tutte le notizie saranno disponibili anche sul sito internet del ministero.

12:41

Protezione civile italiana: "Roma più radioattiva di Tokyo" 50 –

Roma più radioattiva di Tokyo. È la sorpresa delle analisi effettuate dalla squadra della Protezione civile italiana, composta da sei persone, giunta oggi nella capitale nipponica. I rilievi fatti dai tecnici - comunica l'ambasciata italiana - danno una radioattivita' di fondo misurata sul tetto dell'ambasciata di 0.04 microsievert/ora. Per riferimento, il valore di radioattività ambientale tipico della città di Roma è di 0.25 microsievert/ora.

12:32

Fukushima, finora evacuate 185 mila persone 49 –

Sono 185.000 le persone finora evacuate nella zona compresa entro 20 chilometri dalla centrale giapponese di Fukushima 1. A quanto si apprende da fonti italiane, l'evacuazione nel raggio di 20 chilometri è stata completata ieri, mentre nell'area compresa fra 20 e 30 chilometri le autorità locali raccomandano alla popolazione di restare al chiuso. Nel frattempo sono state distribuite alla popolazione 260.000 dosi di iodio stabile, ma il governo non ne ha ancora prescritto di assumerle. La popolazione non risulta al momento esposta a dosi elevate e le dosi di radioattivita' rilevate nella zona attorno alle centrali variano a 4 a 240 microsievert/ora (il valore normale e' di 0,03 microsievert/ora)

12:23

Fukushima, integri tutti e quattro contenitori primari 48 –

Sono integri tutti e quattro i contenitori primari (vessel) che racchiudono il nocciolo dei reattori 1, 2, 3 e 4 della centrale di Fukushima. A quanto si apprende da fonti italiane, secondo l'esercente della centrale (Tepco), l'Autorità per la sicurezza nucleare e industriale (Nisa) e il governo giapponese la funzione di contenimento dei quattro reattori non è stata pregiudicata e i contenitori primari sono integri.

12:19

Negozi presi d'assalto 47 –

I principali rivenditori nipponici stanno varando misure eccezionali per venire a capo della crescente scarsità di generi alimentari e altri prodotti, che vanno a ruba nella situazione di emergenza nazionale innescata dal sisma di venerdì scorso. Nella grande area metropolitana di Tokyo, che conta circa 35 milioni di abitanti, le catene di supermercati e convenience store, gli spacci aperti a orario continuato, sono presi d'assalto - pur sempre nella più assoluta compostezza - per i generi di alimentari di prima necessità come acqua, riso e cibi a lunga conservazione.

12:15

Francia, radio e tv richiamano inviati 46 –

I media francesi hanno annunciato di aver richiamato la maggior parte dei loro giornalisti che si trovano in Giappone, a causa del rischio di un incidente nucleare più grave alla centrale di Fukushima. È il caso di Radio France, che ha deciso di far rientrare sette dei suoi reporter ''il più presto possibile'', mentre ne resterà sul posto solo uno che lavora come free lance per diverse testate. Due equipe di I-Telè e due inviati speciali di BFM, radio e televisione, stanno raggiungendo Osaka dove prenderanno un aereo per Parigi. La maggior parte dei giornalisti francesi che resteranno in Giappone stanno lasciando Tokyo per Osaka. Una quindicina di persone delle reti pubbliche France 2 e France 3 sono già nella città del sud. ''Ma di fronte ad un'eventuale accelerazione degli eventi, tutti rientreranno il più presto possibile'', ha riferito la direzione di France Television.

12:13

Fazio: "Misure restrittive su pesce e prodotti vegetali" 45 –

Una serie di misure restrittive, in particolare di controlli che riguarderanno il pesce pescato dopo l'11 marzo e una serie di prodotti di origine vegetale. Queste le misure di precauzione prese dal governo italiano in seguito alla catastrofe avvenuta in Giappone, annunciate dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a margine di un convegno. ''Le misure restrittive - ha spiegato Fazio - sono relative a prodotti di origine animale in particolare il pesce pescato, come crostacei congelati, preparati, farine e caviale, e a prodotti di origine vegetale come ad esempio salsa di soia, tverde, e alghe''. Prodotti, ha comunque rassicurato il ministro, che ''rappresentano una quota bassa delle importazioni perché sono sotto, sia per il pesce sia per gli alimenti di origine vegetale, lo 0,1% dell'importazione di categoria. In sostanza si tratta di una quota non rilevante''.

12:03

Ambasciatore italiano: "Problema centrali c'è" 44 –

A cinque giorni dal terremoto ''il problema delle centrali c'è, eccome''. Lo dice l'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, e spiega: ''Risolvono un problema e se ne apre un altro, gli interventi che hanno fatto finora sono di contenimento, dal punto di vista dell'estensione del problema, però non sempre riesce''.

11:58

Cina intensifica controlli su radiazioni 43 –

Le autorità cinesi hanno reso noto stamattina un aumento dei controlli sui passeggeri e le merci provenienti dal Giappone. ''Abbiamo incrementato tutte le attività di controllo sui passeggeri, i bagagli, i generi alimentari e le altre merci in arrivo dal Giappone presso il porto e l'aeroporto cittadino'', si legge in un comunicato diffuso dalle autorità cittadine di Shanghai; ''gli ispettori hanno ricevuto l'ordine di effettuare tutti i rilievi su eventuali livelli di radioattività fuori dal normale'', ha aggiunto l'Amministrazione Generale per la Supervisione Qualità e la Quarantena, mentre da Pechino gli ispettori dell'autorità di frontiera fanno sapere che i controlli sulle radiazioni proseguono, come da routine.

11:55

Farnesina: "Costante coordinamento con Alitalia" 42 –

"Alla luce dell'evoluzione della situazione in Giappone, che il Ministro Frattini continua a seguire direttamente e senza soluzione di continuità, e con specifico riferimento alle indicazioni alla comunità italiana che con regolarità vengono assicurate dall'Ambasciata d'Italia a Tokyo, la Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi - il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese". È quanto si legge in una nota del Ministero degli Esteri.

11:44

Gb, squadra soccorritori bloccata da burocrazia 41 –

Una squadra di soccorritori britannici in Giappone è dovuta tornare indietro perché l'ambasciata del Regno Unito a Tokyo non è riuscita a fornire loro i documenti necessari. Lo ha detto alla Bbc un portavoce dell'International Rescue Corps.

11:41

Sarkozy chiede riunone G20 su opzioni energetiche 40 –

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, convocherà una riunione del G20 - del quale la Francia ha la presidenza di turno - per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone.

11:30

Croce rossa: "Tokyo è sicura" 39 –

La Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi lì, ha detto un alto funzionario, Matthias Schmale, che ha aggiunto che il Giappone non chiede un massiccio intervento internazionale di soccorritori per l'emergenza tsunami, ma che "probabilmente avrà bisogno di sostegno finanziario".

11:25

Fukushima, rischio maggiore da piscina reattore 4 38 –

La piscina di stoccaggio del combustibile esaurito dal reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima è ora ''la principale preoccupazione'', con rischi di emissioni radioattive ''direttamente nell'atmosfera''. Lo ha detto l'Autorità della sicurezza nucleare francese. In questo reattore, dove sono stati segnalati gli incendi di ieri e oggi, prima di essere messo sotto controllo, ''la vaporizzazione dell'acqua in piscina continua'', riducendo il livello dell'acqua nelle piscine, dove èimmagazzinato il combustibile esaurito e radioattivo, ha riportato l'Asn francese in un comunicato.

11:16

Gb, governo ordina stress test su impianti 37 –

Il governo britannico ha ordinato stress test sulle nove centrali nucleari del Regno Unito dopo il disastro in Giappone, in una mossa che potrebbe preludere a una pausa nella costruzione di impianti di nuova generazione. Chris Huhne, il minstro dell'energia che prima di salire al governo era contrario alla costruzione di nuovi reattori, ha detto in Parlamento che, dopo l'incidente di Fukushima, ''c'è il rischio'' che gli investitori siano dissuasi dall'investire nella costruzione di nuove centrali.

11:16

Cina, monaci buddisti pregano per vittime Giappone 36 –

Centinaia di monaci buddisti cinesi si sono riuniti oggi per pregare per le vittime del devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Lo scrive l'agenzia di stampa di pechino Xinhua.

11:14

Gb: "In scenario peggiore, misure sono adeguate" 35 –

Anche nel peggiore scenario prevedibile, le misure apprestate dal governo di Tokyo per far fronte all'emergenza nucleare appaiono adeguate: a sostenerlo è il principale consigliere scientifico del governo britannico, John Beddington, che ha riferito la sua valutazione all'ambasciata britannica in Giappone. "Nel peggior caso ragionevolmente prevedibile l'impianto di Fukushima emetterebbe una nube non oltre i 500 metri di altezza, che dunque ricadrebbe al suolo nelle vicinanze della centrale", scrive l'ambasciata in una nota informativa che riporta l'opinione di Beddington. La zona di sicurezza di 20 chilometri di raggio imposta dalle autorità nipponiche appare quindi "completamente adeguata" al rischio attuale, ha concluso il consigliere.

10:55

Spagna rivede sicurezza sue centrali 34 –

Dopo i disastri nucleari in corso in Giappone, la Spagna ha intenzione di rivedere la sicurezza delle sue centrali. Sono sei gli impianti nucleari presenti nel paese iberico. Madrid, per voce del ministro dell'Industria Miguel Sebastian, ha annunciato che li controllerà tutti e lancerà uno studio sui rischi sismici e sulle inondazioni possibili nel paese.

10:54

Radiazioni troppo alte, stop a elicotteri su centrale 33 –

Sono state sospese a causa delle radiazioni troppo alte le operazioni degli elicotteri dell' esercito giapponese che si erano alzati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito la televisione Nhk.

10:35

Oms: "Nessuna prova radiazioni fuori da Paese" 32 –

''Non ci sono prove che le radiazioni fuoriuscite dalla centrale giapponese si siano propagate all'estero''. Questa la dichiarazione di Michal O'Leary, rappresentante in Cina dell'organizzazione mondiale della sanità (Oms), in un comunicato diffuso stamattina a Pechino.

10:32

Lavoratori Fukushima rientrano nell'impianto 31 –

Ai lavoratori della centrale nucleare di Fukushima 1 è stato consentito di rientare nell'impianto, dal quale erano stati fatti allontanare per un'improvvisa impennata nel livello delle radiazioni: lo ha annunciato un portavoce della 'Tepco', la compagnia elettrica nipponica che gestisce il complesso. La temporanea evacuazione è durata in tutto circa tre quarti d'ora. Il portavoce ha precisato che si era trattato di un falso allarme. In realtà il tasso di radioattività si era alzato davvero, per poi però ridursi altrettanto bruscamente.

10:22

Elicottero non riesce a versare acqua su reattore 30 –

L'elicottero decollato per versare acqua sul reattore della centrale di Fukushima non riesce a farlo a causa delle forti radiazioni, ha detto l'agenzia Kyodo citando il ministero della Difesa

10:21

Danni a 70% barre combustibile, sale rischio emissioni 29 –

Circa il 70% delle barre di combustibile dei reattori 1 e 2 della centrale giapponese di Fukushima-1 sono state lesionate dall'eccesso di calore a seguito della crisi dei sistemi di raffreddamento dopo il sisma di venerdì. Lo ha riferito oggi l'ambasciata italiana a Tokyo in una comunicazione rivolta ai connazionali e pubblicata sul suo sito internet.

10:16

Governo: "Salute non ancora a rischio per radiazioni" 28 –

I livelli di radioattività intorno alla centrale atomica di Fukushima non sono per il momento tali da costituire un immediato rischio per la salute al di fuori della zona di evacuazione, compresa in un raggio di 20 chilometri dall'impianto: lo ha assicurato Yukio Edano, capo portavoce del governo giapponese

10:13

Toyota riprende produzione in 7 impianti su 22 27 –

Toyota ha annunciato il parziale riavvio della produzione in sette dei suoi ventidue stabilimenti sul territorio giapponese, che erano stati tutti chiusi dopo il devastante terremoto che ha colpito il Paese. A ripartire sono state le fabbriche di componenti, così da poter fornire subito pezzi di ricambio al mercato domestico. Un portavoce del colosso nipponico dell'auto ha fatto sapere che non è ancora stato deciso quando riapriranno gli stabilimenti che producono invece auto

10:10

Fukushima-1, durante fuoriuscita di fumo picco radioattività 26 –

Nella centrale nucleare Fukushima-1 stamani s'è verificato un picco del tasso di radioattività in concomitanza con la fuoruscita di fumo bianco dal reattore numero 3. L'ha affermato il portavoce del governo Yukio Edano, secondo quanto riportato dalla televisione Tbs. l tasso di esposizione radioattiva è salito da 810,3 microsievert delle 10 del mattino (ore 2 in italia) a 6,400 microsievert alle 10.45, Per salire ancora a 10.800 Microsievert dopo mezz'ora. In seguito la radioattività ha ripreso a scendere, attono a 1.500 microsievert.

09:56

Voli Alitalia regolari, da domani spostati a Osaka 25 –

Secondo l'ambasciata, i tre voli Alitalia previsti oggi in partenza da Tokyo Narita opereranno regolarmente. Il primo volo del mattino è partito regolarmente. A partire da domani, invece, analogamente a quanto già fa Lufthansa da ieri e a quanto faranno altre compagnie aeree europee, l'Alitalia manterrà tutti i suoi voli operativi sul Giappone. Tuttavia i predetti voli non saranno operati da Tokyo Narita, bensì trasferiti ad Osaka. I passeggeri prenotati quindi sui voli Alitalia da Narita dovranno da domani recarsi all'Aeroporto internazionale di Osaka con i mezzi di trasporto disponibili, peraltro al momento pienamente operativi.

09:51

Cina censura su blog termine "fuga radioattiva" 24 –

Le autorità cinesi hanno censurato la ricerca del termine "fuga radioattiva" dai principali siti blog del Paese, probabilmente per frenare la propagazione di voci e timori legati all'incidente in corso nella centrale giapponese di Fukushima. Sebbene il Ministero degli esteri cinese abbia assicurato che nessun livello di radioattivtà anomalo sia stato registrato finora nel Paese, non sono mancate su internet o via sms le voci che consigliano di non uscire di casa in caso di pioggia, di indossare abiti protettivi e di mangiare alimenti ricchi di iodio, che si pensa impedisca alle particelle radioattive di fissarsi sulla tiroide.

09:49

Polizia: "Tra morti e feriti bilancio è 12mila persone" 23 –

Il bilancio del terremoto/tsunami che venerdì scorso ha devastato il nordest del paese s'aggrava sempre più. Secondo i dati diffusi oggi dal dipartimento di polizia, tra morti e dispersi si è arrivati vicini a quota 12mila. Alle 16 locali (8 del mattino in Italia), erano registrati 3.771 morti tra Tokyo e altre 11 prefetture. I dispersi, in sei prefetture, erano 8.181. I feriti, tra Tokyo e altre 16 prefetture, 2.218.

09:42

Stop import cibi giapponesi, Coldiretti: "Vale 13 mln di euro" 22 –

Vale 13 milioni di euro il blocco delle importazioni di cibi dal Giappone con data successiva all'11 marzo, giorno del terremoto, deciso per motivi precauzionali dal ministro della Salute Ferruccio Fazio e annunciato ieri sera alla trasmissione Prota a Porta. Sono i 'conti' fatti dalla Coldiretti, nel sottolineare che gli arrivi di prodotti agroalimentari dal Giappone sono limitati per un importo che nel 2010 ha raggiunto solo i 13 milioni di euro, lo 0,03% dell`import agroalimentare totale nazionale, anche perché i ristoranti giapponesi in Italia si approvvigionano di pesce sul posto.

09:33

Ambiasciatore italiano: "A Tokyo funziona tutto regolarmente" 21 –

La città di Tokyo "non è spettrale" e anzi "funziona, i negozi sono aperti, la metropolitana pure, e la gente va a lavorare". Lo ha precisato oggi l'ambasciatore italiano in Giappone, Vincenzo Petrone parlando in diretta a SkyTg24. "La macchina giapponese è inesorabilmente efficace", ha detto il diplomatico italiano, e sta applicando "una prassi dimostrabilmente efficace nel raffreddamento dei reattori". L'ambasciatore ha ribadito l'invito agli italiani in Giappone "a rientrare in Italia a meno di ragioni impellenti". Tuttavia, ha ricordato, "i connazionali che erano a rischio e relativamente vicino alla centrale sono tutti in assoluta sicurezza: il resto della comunità italiana è abbastanza tranquilla, naturalmente preoccupata da cambi nella radioattività, che ora è tranquillizzante, ma potrebbe cambiare drasticamente". Petrone ha ammesso che "la crisi non è finita" e che ci sono "alti e bassi tutti i giorni" a seconda che si riesca o meno a raffreddare i reattori. Le emissioni di vapore radioattivo "ci sono state", ha detto l'ambasciatore, "e continuano a esserci, ma la buona notizia è che a Tokyo i livelli sono caduti".

09:14

Reattore n.2: temperatura stabilizzata, cala la pressione 20 –

La temperatura si è stabilizzata e la pressione si è abbassata nel reattore numero 2 della centrale atomica di Fukushima 1, dove ieri si era verificata un'esplosione, suscitando apprensione per possibili danni al nocciolo: lo ha annunciato la compagnia elettrica giapponese 'Tepco', che gestisce l'impianto. Nel frattempo le Forze di Auto-Difesa, cioé l'Esercito nipponico, hanno precisato che sono in tutto quattro gli elicotteri da carico bi-rotore Ch-47 Chinook da impiegare per riversare acqua sul reattore numero tre, dal quale fuoriesce una nuvola di vapore e che si teme abbia riportato lesioni alla vasca di contenimento.

09:10

Elicottero in volo per riversare acqua su uno dei reattori 19 –

Un elicottero anti-incendio dell'esercito giapponese è decollato per riversare dell'acqua su uno dei reattori della centrale nucleare di Fuksuhima, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso: lo mostrano le immagini dell'emittente televisiva nipponica Nhk. Il personale temporaneamente fatto sgomberare a causa degli alti livelli di radioattività nell'impianto è tornato al lavoro per la messa in sicurezza dell'impianto, gravemente danneggiato dal sisma di venerdì scorso.

09:05

La Turchia non teme il nucleare, avanti con prima centrale 18 –

La Turchia non si ferma di fronte al disastro nucleare in Giappone, e il premier Recep Tayyip Erdogan ha ribadito ai partner russi l'intenzione di procedere con la costruzione della prima centrale nucleare nel sud del paese, zona peraltro a rischio sismico. "Contiamo ora i mesi, o meglio le settimane, per avviare con la Russia il nostro progetto di centrale nucleare ad Akkuyu", ha detto il capo dell'esecutivo di Ankara ieri sera ad un forum di imprenditori turco-russi a Mosca, dove si trova in visita. "Tutto è pronto, lanceremo un programma nucleare con un investimento di 20 miliardi di dollari", ha aggiunto.

08:56

Akihito: "Non sappiamo nemmeno quante siano le vittime" 17 –

Nell'inusuale appariazione televisiva, Akihito ha detto: "Auspico sinceramente che si riesca a evitare che la situazione peggiori ulteriormente". "Il numero delle persone uccise sta crescendo di giorno in giorno", ha quindi osservato Akihito, "e nemmeno sappiamo quante siano state le vittime. Io", ha sottolineato, "prego per la salvezza di quante più persone possibile".

08:48

Centro ceneri vulcanico: avviso 10 giorni su spazio Giappone 16 –

Il centro per monitorare la cenere vulcanica di Londra (Vaac) ha emesso ieri un avviso per gli aerei relativo ai pericoli associati con la radioattività causati dall'incidente nucleare di Fukushima in Giappone. Il Vaac ha emesso un avviso che copre 10 regioni dello spazio aereo tra Giappone, Russia, Cina, Stati Uniti e Sud Corea. La maggior parte degli aerei continuano ad atterrare a Tokyo, con l'eccezione della compagnia aerea tedesca Lufthansa, che da martedì ha dirottato i voli su altri aeroporti in Giappone.

08:41

Imperatore "preoccupato" 15 –

Akihito si è detto "profondamente preoccupato" per la situazione del Paese

08:34

L'imperatore parla alla nazione 14 –

L'imperatore del Giappone Akihito ha parlato al paese e ha detto che "sta pregando per la sicurezza" del popolo

07:46

Acqua dagli elicotteri su reattore 3 13 –

Le squadre di intervento si stanno preparando a rovesciare acqua dagli elicotteri sul reattore 3 per agevolarne il raffreddamento

07:06

La Borsa di Tokyo chiude a + 5,68% 12 –

La Borsa di Tokyo trova la forza per il rimbalzo, in una giornata ancora difficile per la messa in sicurezza della centrale nucleare di Fukushima, e chiude gli scambi con un recupero del 5,68%

06:36

Le squadre tornano nella centrale 11 –

Il calo della radioattivitaà ha consentito alle squadre impegnate alla messa in sicurezza della centrale di Fukushima di poter tornare al lavoro. Le operazioni di pompaggio di acqua marina nei reattori n. 1, 2, 3 procedono senza intoppi

05:10

"Pronti a chiedere aiuto all'esercito Usa" 10 –

Il Giappone è pronto a chiedere la cooperazione delle forze armate Usa negli sforzi per contenere i danni della centrale nucleare di Fukushima. Lo detto il portavoce del governo, Yukio Edano

04:58

Altra forte scossa a Tokyo 9 –

Forte scossa a Tokyo. La magnitudo dovrebbe essere del sesto grado Richter. E' stata sentita con molta intensità in tutta la città, in particolare nella prefettura di Chiba (periferia est della capitale). Il nostro inviato Daniele Mastrogiacomo: "In albergo ballava tutto, è stata davvero molto forte". Per fortuna non c'è rischio di tsunami: lo ha detto la tv giapponese.

04:15

"Forse danni a contenitore reattore 3" 8 –

"Forse danneggiato il contenitore del reattore 3" 142 – Il contenitore del reattore numero 3 della centrale di Fukushima potrebbe essere stato danneggiato. Lo ha detto il portavoce governativo Yukio Edano. Sarebbe questa la causa della fuoriuscita di vapore in corso sull'impianto. Confermata l'evacuazione "temporanea" del personale rimasto nella centrale a causa dell'elevato livello di radioattività rilevato all'ingresso. L'aumento della radioattività potrebbe proprio essere collegato al contenitore danneggiato.

03:34

Evacuati i lavoratori della centrale 7 –

Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto in una conferenza stampa - trasmessa live dalla Bbc - che tutti i lavoratori che stavano cercando di raffreddare i reattori con acqua sono stati fatti uscire dalla centrale di Fukushima a causa dell'aumentato livello di radiazioni e dell'elevato rischio di contagio.

03:25

Aumenta la radioattività intorno alla centrale 6 –

La situazione è sempre tesa alla centrale di Fukushima dove si registra un notevole aumento della radioattività. Dopo l'incendio (domato) al reattore 4, questa mattina (ora giapponese) dall'impianto (in particolare dalla torre del reattore 3) si sta sprigionando un'altra nuvola di fumo bianco. Secondo i tecnici sarebbe dovuta al surriscaldamento della "piscina" che contiene le barre di combustibile nucleare.

02:40

Estinto l'incendio al reattore 4 5 –

I tecnici confermano che alle 6 e 15 del mattino (ora giapponese, ossia circa 4 ore e mezza fa) il reattore 4 non fumava più e l'incendio sembrava totalmente estinto.

02:20

Fumo bianco da una torre reattore 3 4 –

La tv giapponese ha mostrato immagini dell'impianto di Fukushima riprese questa mattina (in Giappone). Si vede del fumo bianco che fuoriesce da una delle torri, quella del reattore 3. Potrebbe essere la conseguenza dell'esplosione di alcune ore fa che, secondo le autorità, sarebbe stata domata.

01:19

Acido borico sul reattore 4 3 –

I tecnici hanno irrorato di acido borico il reattore n. 4, lo stesso dove si era sviluppato un secondo incendio, nel tentativo di impedire nuove ''criticita''. Lo rende noto la BBC online. La Tepco, il gestore dell'impianto, ha intanto reso noto che circa il 70 per cento delle barre di combustibile del reattore n. 1 sono rimaste danneggiate. Lo stesso vale per il 33 per cento delle barre del reattore n. 2. Si ritiene che il nucleo dei due reattori possa essere andato in parziale fusione a causa del malfunzionamento dei dispositivi di raffreddamento.

00:28

"Ambasciata italiana resta aperta" 2 –

"L'ambasciata italiana resterà aperta finchè ci sarà l'ultimo italiano": è l'ambasciatore Vincenzo Petrone che in collegamento in diretta da Tokyo durante la trasmissione di Porta a Porta ha riferito la situazione dei connazionali presenti nel paese. "Nella zona di esclusione - cioè quella attorno alla centrale, ha rassicurato Petrone - non ci sono comunque più italiani".

00:26

"Incendio domato" 1 –

Il nuovo incendio scoppiato dopo l'esplosione nell'edificio del reattore 4 è stato domato. Lo annuncia l'agenzia atomica giapponese.

(16 marzo 2011)

 

IL DRAMMA DEL GIAPPONE

Nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare

In 50 lottano per scongiurare l'incubo atomico

Il livello di gravità degli incidenti innalzato a 6. I tecnici si alternano nella sala controllo. E la terra torna a tremare: violenta scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua. L'ambasciatore italiano: lasciare il Paese. Anche a Tokyo livello di radiazioni superiore alla norma, rischi per la salute. Crolla la borsa

Nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare In 50 lottano per scongiurare l'incubo atomico I danni del terremoto che ha sconvolto il Giappone

* Tra i fantasmi di Sendai il paese mangiato dall'onda

articolo

Tra i fantasmi di Sendai il paese mangiato dall'onda

* Nucleare, la paura dopo lo tsunami Gli esperti: "Tokyo non dice la verità"

articolo

Nucleare, la paura dopo lo tsunami Gli esperti: "Tokyo non dice la verità"

* "In arrivo nuove scosse da 7 gradi" Paura nucleare, allarme in tre centrali

articolo

"In arrivo nuove scosse da 7 gradi" Paura nucleare, allarme in tre centrali

*

link

Inviate le vostre testimonianze

*

video

Dossier Repubblica Tv

* Terremoto, il fotoracconto / 1

foto

Terremoto, il fotoracconto / 1

* Terremoto: il fotoracconto 2

foto

Terremoto: il fotoracconto 2

* Terremoto: la fototestimonianza 3

foto

Terremoto: la fototestimonianza 3

* La terra trema, poi lo tsunami morte e distruzione nel nord-est

articolo

La terra trema, poi lo tsunami morte e distruzione nel nord-est

* Allarme nucleare a Fukushima fuga radioattiva, reattori fuori controllo

articolo

Allarme nucleare a Fukushima fuga radioattiva, reattori fuori controllo

* "Una scossa terribile e lunghissima Ma i giapponesi non si sono agitati"

articolo

"Una scossa terribile e lunghissima Ma i giapponesi non si sono agitati"

* L'epicentro a 130km dalla costa

video

Mappa

*

articolo

Terremoti, i più violenti e i più distruttivi

* Animazione: il lungo viaggio dello tsunami

video

Il viaggio dello tsunami

* Terremoto, l'onda arriva anche alle Hawaii

foto

Terremoto, l'onda arriva anche alle Hawaii

* Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

diretta

Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

TOKYO - "In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono": sono le parole di Gunther Oettinger, commissario europeo per l'energia, a dare il tono alla giornata, mentre continua a crescere l'allarme nucleare attorno alla centrale atomica di Fukushima, e sale la paura che la situazione continui a degenerare, rievocando lo spettro di Chernobyl. Il livello di gravità degli incidenti nuclerari è stato innalzato dall'iniziale 4 a 6, su un massimo di 7.

Nel reattore numero due si è verificata una nuova esplosione (la terza nel giro di cinque giorni), mentre nel reattore numero quattro è scoppiato un incendio, estinto solo dopo qualche tempo. Intanto la terra continua a tremare: una nuova violentissima scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua, ha nuovamente scosso l'aerea di Tokyo. E la borsa è crollata 1: la piazza di Tokyo ha chiuso a -10,5 per cento, spaventando anche l'Europa.

VEDI LA SCHEDA 2

Livelli radiazioni superiori alla norma. Le autorità hanno avvertito che il livello delle radiazioni intorno alla centrale è ormai diventato nocivo per la salute, è stata completata l'evacuazione di tutti i residenti nel raggio di 20 chilometri e tutti coloro che vivono tra i 20 e i 30 chilometri sono stati esortati a rimanere al chiuso. Secondo il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, il nocciolo 2 della centrale di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al noccioli. La stima è che il danno sia inferiore al 5 per cento", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna, ma il panico dilaga.

Il premier Kan: Pericolo di ulteriori perdite. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha invitato i connazionali a lasciare il Paese. Il premier nipponico Naoto Kan, ha ammesso che "il pericolo di ulteriori perdite è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Anche a Tokyo è stato evidenziato un livello di radiazioni superiore alla norma: i livelli di radioattività nella prefettura di Chiba, vicino alla capitale, sono oltre 10 volte il livello normale. E di rischi per la salute ha parlato il ministro degli Esteri Matsumoto da G8 di Parigi.

Altissimo rischio per i lavoratori di Fukushima. Di sicuro quelli che in questo momento stanno lavorando all'impianto di Fukushima, per cercare di raffreddare i reattori, sono ad altissimo rischio. Nell'impianto lavoravano circa 800 persone, ma la società proprietaria - la Tepco - ha chiesto solo a una cinquantina di rimanere; e comunque adesso gli operai stanno lavorando a fasi alterne nella sala-controllo dove non riescono a permanere a lungo.

Esperti francesi: Vasca non più sigillata. Secondo André-Claude Lacoste, responsabile dell'Authority per la Sicurezza nucleare (ASN) francese, la vasca di contenimento del reattore numero due "non è più sigillata". Il rischio più temuto è la parziale o totale fusione del nocciolo, la formazione cioè di una massa radioattiva ad alta temperatura, creata da combustibile nucleare, rivestimenti e matrice d'acciaio che racchiude il nocciolo.

Si aggrava il bilancio: 11mila vittime. L'Oms ha detto che un team di esperti in radioattività è pronto a partire. L'incubo nucleare si aggiunge alla catastrofe creata dal terremoto: ormai anche le autorità parlano di almeno 11mila tra vittime e dispersi.

(15 marzo 2011)

 

 

* Sei in:

* Repubblica /

* Esteri /

* La denuncia degli italiani in Giappone …

* +

* -

* Stampa

* Mail

* Condividi

* Facebook

* OKNOtizie

* Google Buzz

* Twitter

IL CASO

La denuncia degli italiani in Giappone

"Tornare? Prezzi altissimi". Alitalia rimedia

Gruppo su Facebook. "Siamo 120, abbiamo cercato i biglietti in aeroporto, c'era solo la business a 5mila euro". La compagnia risponde: "Da oggi tariffa da 800 euro per chi non ha prenotazione". Tutti i voli su Osaka. Charter riporterà a casa il Maggio. Il sindaco fiorentino Renzi: "C'è posto per altri connazionali"

di ARTURO COCCHI

La denuncia degli italiani in Giappone "Tornare? Prezzi altissimi". Alitalia rimedia

Vogliono ritornare, eccome, gli italiani che vivono in loco l'incubo del Giappone sotto scacco per l'emergenza nucleare, nel dopo terremoto più tragico che il Paese del Sol Levante ricordi. Ma molti non hanno ancora potuto farlo, e non solo per la difficoltà in cui il sisma ha messo la rete di trasporti, anche lontano dalla zona più calda, come a Tokyo e Osaka. Il problema, incredibile ma vero, non è solo quando partire, né da dove (solo oggi tutti i voli Alitalia sono stati spostati definitivamente da Tokyo alla sicura Osaka), ma trovare una tariffa ragionevole.

Adamo Lussana è parte di un gruppo che si è formato su Facebook: raccoglie 120 connazionali, tra residenti e persone che hanno una base nel Paese del Sol Levante. Uomini e donne che che nelle scorse ore hanno tentato la via di sola andata verso l'Italia, ma hanno dovuto recedere di fronte a tariffe aeree a 4, persino 5 cifre (per due persone). Alcuni hanno constatato il problema direttamente in aeroporo, senza preavviso. "Io sono in Giappone con mia moglie - scrive Lussana in un suo comunicato - sono andato sul sito Alitalia per vedere i costi di due biglietti con partenza domani, 17 marzo, e due sole andate (quindi una tratta) mi costa 10.300 euro, se volessi partire il 18 marzo non ci sono posti, mentre il 19 marzo 8.954 euro ... quindi, libero solo business. Ieri una ragazza del nostro gruppo è andata con le valigie all'aeroporto Kansai di Osaka pensando di prendere il biglietto direttamente in aeroporto, gli costava 5.000 euro ed

Advertisement

è dovuta tornare in città perché non disponeva di quella somma ... se anche io potessi permettermi due biglietti di sola andata da 10.300 euro, non me li venderebbero perché la mia carta di credito è limitata a 2.600 euro come quella del 99% dei comuni mortali".

Vivere il Giappone da occidentale è una sfida impegnativa anche in condizioni ordinarie. Inimmaginabile quel che si può provare in una situazione di massima emergenza, in un mondo alieno di ideogrammi, dove l'inglese è molto meno parlato di quanto si creda e dove le notizie arrivano poco e male persino a chi conosce il kanji dalla nascita. E se per sentirsi spaesati, perduti, basta trovarsi, stranieri, al Charles De Gaulle di Parigi bloccati dalla neve, si pensi alla stessa sensazione, ingigantita esponenzialmente, di un europeo sballottato tra l'impenetrabile Tokyo e il suo aeroporto Narita, con una carta di credito insufficiente. "Ci dicono che la situazione è tranquilla anche a Tokyo", si legge in sintesi nel comunicato del gruppo di Facebook "ma noi tranquilli non siamo per niente, e quasi tutti vogliamo tornare". Secondo quanto scritto nel blog, "i voli a 'buon prezzo' - tipo 1800 euro a biglietto sono solo a 5-6 giorni dal giorno della prenotazione, e questo per molti di noi è troppo". Le prove eseguite sul sito della compagnia da Repubblica (dall'Italia) intorno alle 13 - vedere l'immagine - sulla tratta Osaka-Roma per i tre giorni a partire da oggi davano quanto segue: disponibilità zero per la partenza odierna, tariffe variabili tra i 2750 e i 4400 euro per i tre giorni a seguire.

Gli italiani chiedono - legittimamente - di poter partire subito, e a condizioni differenti. "Ci devono dire - si legge nel blog - 'Se volete, andate all'aeroporto e verrete imbarcati senza biglietto o avrete un prezzo fisso da 5-600 euro', anche se c'è libera solo la business, e anche per eventuali coniugi giapponesi".

Contattata sull'argomento, l'Alitalia ha negato che ci siano stati fenomeni di sciacallaggio. "Le tariffe erano quelle in cui si imbatte chiunque cerchi posto in un volo pieno il giorno della partenza o il giorno precedente, non è stato praticato alcun aumento" - ha spiegato il capo ufficio stampa dell'Alitalia, Paolo Di Prima. A seguire, la compagnia ha diffuso un comunicato nel quale confermava che tutti i 18 voli settimanali Italia-Giappone restano operativi, seppure con partenza solo da Osaka, il che significa che i voli normalmente in partenza da Tokyo sono stati trasferiti nella seconda città giapponese, più a Sud e quindi più lontana dall'epicentro del sisma e dalle centrali a rischio.

Alitalia poi comunica l'introduzione di una tariffa speciale "go show", da 800 euro, per favorire il rientro anche dei passeggeri senza prenotazione, applicabile "a tutti i posti non prenotati indipendentemente dalle classi tariffarie disponibili. Una tariffa che non si troverà in rete, ma verrà applicata "live" a chi si presenterà all'aeroporto di Osaka. Inoltre, è previsto un rimborso fino a 130 euro per chi si trovi costretto a spostarsi da Tokyo a Osaka con i treni Shinkansen, che funzionano in modo sostanzialmente regolare. Condizioni, informa successivamente la compagnia italiana "in linea, se non inferiori a quelle praticate dalle altre compagnie". In generale, tutti i passeggeri da e per il Giappone sono invitati a consultare il sito www.alitalia.it 1 o a chiamare il numero verde (Italia) 800.65.055 e il call center allo 06.2222. Ancora, a chi in possesso di prenotazione e biglietto emesso sui voli da e per Tokyo fino al 31 marzo, è consentito il cambio di prentotazione o di itinerario senza penale, mentre il rimborso è limitato a chi ha biglietti tra l'11 e il 18.

Infine, il volo speciale Alitalia richiesto dal Comune di Firenze per consentire il rientro dei concertisti del Maggio Musicale Fiorentino, in tournée in Giappone, partirà stasera da Pisa. Il gruppo, circa 200 persone, rientrerà quindi tra oggi e domani con 4 voli di linea (arrivi a Roma e Milano, poi a Firenze) e appunto con il charter in partenza dalla città della Torre. L'orchestra, con il maestro Zubin Mehta e parte dello staff (circa 100 persone), si sposterà invece in Cina. In serata, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha poi dato il "via libera" per consentire che sul charter che trasporterà i musicisti siano fatti salire anche altri italiani che decidono di tornare, fino ad esaurimento posti. "Se possiamo essere utili anche per altri siamo lieti di farlo", spiega lo stesso primo cittadino sulla sua pagina Facebook, dove scrive anche di aver "parlato con l'ad Alitalia, Sabelli, ringraziandolo per quanto è stato fatto per il Maggio".

(16 marzo 2011)

 

 

NUCLEARE

Energia atomica, il governo in affanno

"Centrali solo in Regioni che dicono sì"

Mentre è sempre emergenza in Giappone, il sottosegretario cerca di frenare l'allarme andando oltre il piano per il nucleare in Italia, che prevede un parere "obbligatorio ma non vincolante" delle amministrazioni interessate alla costruzione di un impianto. Pd: "Pietra tombale sul nucleare"

Energia atomica, il governo in affanno "Centrali solo in Regioni che dicono sì"

ROMA - Sarebbe un errore congelare il piano per il nucleare in Italia dopo l'emergenza giapponese, ma le Regioni italiane stiano tranquille: le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso. Così, nella seduta delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi ieri sera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha cercato di frenare l'allarmismo sul nucleare. Un fronte, quello dei contrari all'atomo, cui negli ultimi giorni si sono uniti anche diversi esponenti della maggioranza 1, a cominciare da vari governatori. E, pur di rassicurare le amministrazioni locali, Saglia è andato persino oltre quanto previsto dal piano.

Poco più di un anno fa, la Cassazione 2 ha infatti stabilito che, per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però "non vincolante" rispetto alla decisione. E, a fine 2010, la Consulta aveva bocciato le leggi regionali 3 con cui Puglia, Calabria e Campania avevano "vietato" il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.

Ebbene,

per Saglia quel parere regionale ora diventa politicamente vincolante: "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte" ha volutamente sottolineato ieri sera il sottosegretario.

Dal canto loro, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici e attività produttive della Camera hanno espresso parere favorevole, con condizioni, sul decreto legislativo correttivo sulla localizzazione dei siti nucleari. Il dlgs si è reso necessario dopo che la Consulta aveva deciso che il parere delle regioni è obbligatorio anche se non vincolante. Il Pd è uscito al momento del voto, l'Idv ha votato contro. A favore, insieme alla maggioranza, anche Fli e Udc (ma Savino Pezzotta, Udc, si è astenuto). Il sottosegretario Saglia ha confermato che martedì dovrebbe arrivare il parere del Senato e mercoledì il Consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo in via definitiva.

Il parere è stato firmato dai relatori, per la Commissione Ambiente il leghista Guido Dussin, per le Attività produttive Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto. Chieste poi verifiche stringenti al soggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

Sulla questione nucleare è intervenuta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, rispondendo nel corso del "Question Time" alla Camera a due interrogazioni di Idv e Pd: "Il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare in ambito europeo, uniformando le proprie scelte a quelle che verranno assunte in sede di Unione Europea". "É stato deciso di svolgere degli stress test nelle centrali nucleari europee - ha spiegato la Prestigiacomo -. L'Italia seguirà con particolare attenzione gli esiti di questi test". Per il ministro "è sbagliato e irresponsabile prendere decisioni sull'onda emotiva. Al governo stanno a cuore innanzitutto la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è sempre la priorità. Speriamo e ci auguriamo che al di là della propaganda si possa sviluppare un dibattito non ideologico. L'energia non è nè di destra nè di sinistra".

Per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, "oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle Regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio. Il che vuol dire che nel nostro Paese l'energia atomica non ci sarà mai, perché nessuna Regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l'assenso". In aula, Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, rinnova l'appello replicando al ministro per l'Ambiente: "Fermatevi, sospendete il programma nucleare, se non lo farete voi, fra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro".

Nella sua controreplica, Antonio Di Pietro ha accusato la Prestigiacomo: "Lei, signor ministro, ha detto una bugia clamorosa - afferma il leader di Idv -. Perché il commissario europeo ieri ha affermato che 'l'Unione europea deve valutare un'opzione zero sul nucleare dopo gli eventi giapponesi. L'esatto contrario di quello che lei oggi vuole far credere agli italiani. Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i cittadini di andare a votare il nostro referendum contro il nucleare".

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, "il via libera delle commissioni della Camera allo schema di decreto legislativo correttivo è uno schiaffo in faccia ai cittadini italiani". Un decreto, aggiunge Bonelli, "che esce dalle commissioni notevolmente peggiorato perché non è più previsto l'obbligo di pubblicizzazione delle procedure per individuare i siti e costruire le centrali". Anche da Bonelli, accuse alla Prestigiacomo: "Deve dimettersi immediatamente. Tutti i paesi del mondo hanno deciso di fermarsi, oggi persino la Cina ha bloccato l'autorizzazione delle nuove centrali. Invece il governo italiano continua a sostenere una posizione irragionevole e irresponsabile. Eevidentemente gli affari che ruotano intorno al nucleare sono più importanti dell'interesse generale e del futuro del Paese".

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ribadisce il suo favore al nucleare ma ammette che oggi "all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza". "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla - dichiara ai cronisti in Transatlantico -. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi". "E' da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza - chiarisce Romani -. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".

Delle scelte degli altri Paesi europei ha parlato ieri sera anche Saglia. "La Germania 4 si è limitata a decidere una moratoria sul prolungamento delle centrali nucleari dello stesso modello di quello entrato in crisi in Giappone. Altra questione è invece la necessità di un maggior coordinamento delle autorità nazionali di sicurezza che, anche alla luce delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea convocato per il prossimo lunedì 21 marzo, dovrà riguardare anche la fissazione di requisiti di sicurezza degli impianti europei".

(16 marzo 2011)

 

 

 

NUCLEARE

Energia atomica, il governo in affanno

"Centrali solo in Regioni che dicono sì"

Mentre è sempre emergenza in Giappone, il sottosegretario cerca di frenare l'allarme andando oltre il piano per il nucleare in Italia, che prevede un parere "obbligatorio ma non vincolante" delle amministrazioni interessate alla costruzione di un impianto. Pd: "Pietra tombale sul nucleare"

Energia atomica, il governo in affanno "Centrali solo in Regioni che dicono sì"

ROMA - Sarebbe un errore congelare il piano per il nucleare in Italia dopo l'emergenza giapponese, ma le Regioni italiane stiano tranquille: le centrali non verranno costruite nel territorio di chi negherà il suo assenso. Così, nella seduta delle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi ieri sera, il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ha cercato di frenare l'allarmismo sul nucleare. Un fronte, quello dei contrari all'atomo, cui negli ultimi giorni si sono uniti anche diversi esponenti della maggioranza 1, a cominciare da vari governatori. E, pur di rassicurare le amministrazioni locali, Saglia è andato persino oltre quanto previsto dal piano.

Poco più di un anno fa, la Cassazione 2 ha infatti stabilito che, per la costruzione di un impianto nucleare, lo Stato ha l'obbligo di chiedere un parere alle Regioni interessate, parere però "non vincolante" rispetto alla decisione. E, a fine 2010, la Consulta aveva bocciato le leggi regionali 3 con cui Puglia, Calabria e Campania avevano "vietato" il nucleare nel loro territorio, legiferando in una materia che è specifica competenza del governo centrale.

Ebbene,

per Saglia quel parere regionale ora diventa politicamente vincolante: "Non si potranno realizzare le centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio e il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte" ha volutamente sottolineato ieri sera il sottosegretario.

Dal canto loro, le commissioni Ambiente e Lavori pubblici e attività produttive della Camera hanno espresso parere favorevole, con condizioni, sul decreto legislativo correttivo sulla localizzazione dei siti nucleari. Il dlgs si è reso necessario dopo che la Consulta aveva deciso che il parere delle regioni è obbligatorio anche se non vincolante. Il Pd è uscito al momento del voto, l'Idv ha votato contro. A favore, insieme alla maggioranza, anche Fli e Udc (ma Savino Pezzotta, Udc, si è astenuto). Il sottosegretario Saglia ha confermato che martedì dovrebbe arrivare il parere del Senato e mercoledì il Consiglio dei ministri approverà il decreto legislativo in via definitiva.

Il parere è stato firmato dai relatori, per la Commissione Ambiente il leghista Guido Dussin, per le Attività produttive Catia Polidori del Pdl. Nel testo, tra l'altro, si prevede che l'Aiea compia valutazioni di impatto ambientale non solo all'inizio ma periodicamente per tutta la vita dell'impianto. Chieste poi verifiche stringenti al soggetto titolare dell'autorizzazione unica che, sotto la supervisione dell'Agenzia, è obbligato a "valutare e verificare periodicamente nonché a migliorare costantemente la sicurezza dell'impianto, in modo sistematico e verificabile" e "a garantire l'esistenza e l'attuazione di sistemi di gestione che attribuiscano la dovuta priorità alla sicurezza nucleare e l'adozione di misure per la prevenzione di incidenti e per la mitigazione delle relative conseguenze". Saranno poi necessarie due autorizzazioni distinte per il parco tecnologico e per il deposito.

Sulla questione nucleare è intervenuta il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, rispondendo nel corso del "Question Time" alla Camera a due interrogazioni di Idv e Pd: "Il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare in ambito europeo, uniformando le proprie scelte a quelle che verranno assunte in sede di Unione Europea". "É stato deciso di svolgere degli stress test nelle centrali nucleari europee - ha spiegato la Prestigiacomo -. L'Italia seguirà con particolare attenzione gli esiti di questi test". Per il ministro "è sbagliato e irresponsabile prendere decisioni sull'onda emotiva. Al governo stanno a cuore innanzitutto la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è sempre la priorità. Speriamo e ci auguriamo che al di là della propaganda si possa sviluppare un dibattito non ideologico. L'energia non è nè di destra nè di sinistra".

Per i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, "oggi è stata messa la pietra tombale sul ritorno del nucleare in Italia. Il sottosegretario Saglia ha testualmente dichiarato che il nucleare si potrà fare solo nelle Regioni che diranno di sì alla localizzazione nel proprio territorio. Il che vuol dire che nel nostro Paese l'energia atomica non ci sarà mai, perché nessuna Regione, comprese quelle amministrate dal centrodestra, intende dare l'assenso". In aula, Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, rinnova l'appello replicando al ministro per l'Ambiente: "Fermatevi, sospendete il programma nucleare, se non lo farete voi, fra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro".

Nella sua controreplica, Antonio Di Pietro ha accusato la Prestigiacomo: "Lei, signor ministro, ha detto una bugia clamorosa - afferma il leader di Idv -. Perché il commissario europeo ieri ha affermato che 'l'Unione europea deve valutare un'opzione zero sul nucleare dopo gli eventi giapponesi. L'esatto contrario di quello che lei oggi vuole far credere agli italiani. Per questo motivo, noi chiediamo a tutti i cittadini di andare a votare il nostro referendum contro il nucleare".

Per il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, "il via libera delle commissioni della Camera allo schema di decreto legislativo correttivo è uno schiaffo in faccia ai cittadini italiani". Un decreto, aggiunge Bonelli, "che esce dalle commissioni notevolmente peggiorato perché non è più previsto l'obbligo di pubblicizzazione delle procedure per individuare i siti e costruire le centrali". Anche da Bonelli, accuse alla Prestigiacomo: "Deve dimettersi immediatamente. Tutti i paesi del mondo hanno deciso di fermarsi, oggi persino la Cina ha bloccato l'autorizzazione delle nuove centrali. Invece il governo italiano continua a sostenere una posizione irragionevole e irresponsabile. Eevidentemente gli affari che ruotano intorno al nucleare sono più importanti dell'interesse generale e del futuro del Paese".

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ribadisce il suo favore al nucleare ma ammette che oggi "all'ordine del giorno c'è il problema sicurezza". "Dobbiamo dare informazioni precise alla pubblica opinione, non possiamo nascondere nulla - dichiara ai cronisti in Transatlantico -. Le decisioni non devono essere prese dalla pancia o sull'onda delle emozioni ma sulla base di dati precisi". "E' da verificare se le centrali esistenti in Europa siano in grado di assicurare la sicurezza - chiarisce Romani -. Il problema non è italiano, è stato deciso di fare un coordinamento in Europa per eseguire gli stress test".

Delle scelte degli altri Paesi europei ha parlato ieri sera anche Saglia. "La Germania 4 si è limitata a decidere una moratoria sul prolungamento delle centrali nucleari dello stesso modello di quello entrato in crisi in Giappone. Altra questione è invece la necessità di un maggior coordinamento delle autorità nazionali di sicurezza che, anche alla luce delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea convocato per il prossimo lunedì 21 marzo, dovrà riguardare anche la fissazione di requisiti di sicurezza degli impianti europei".

(16 marzo 2011)

 

 

2011-03-15

IL DRAMMA DEL GIAPPONE

Nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare

In 50 lottano per scongiurare l'incubo atomico

Il livello di gravità degli incidenti innalzato a 6. I tecnici si alternano nella sala controllo. E la terra torna a tremare: violenta scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua. L'ambasciatore italiano: lasciare il Paese. Anche a Tokyo livello di radiazioni superiore alla norma, rischi per la salute. Crolla la borsa

Nuova esplosione, cresce l'allarme nucleare In 50 lottano per scongiurare l'incubo atomico I danni del terremoto che ha sconvolto il Giappone

* Tra i fantasmi di Sendai il paese mangiato dall'onda

articolo

Tra i fantasmi di Sendai il paese mangiato dall'onda

* Nucleare, la paura dopo lo tsunami Gli esperti: "Tokyo non dice la verità"

articolo

Nucleare, la paura dopo lo tsunami Gli esperti: "Tokyo non dice la verità"

* "In arrivo nuove scosse da 7 gradi" Paura nucleare, allarme in tre centrali

articolo

"In arrivo nuove scosse da 7 gradi" Paura nucleare, allarme in tre centrali

*

link

Inviate le vostre testimonianze

*

video

Dossier Repubblica Tv

* Terremoto, il fotoracconto / 1

foto

Terremoto, il fotoracconto / 1

* Terremoto: il fotoracconto 2

foto

Terremoto: il fotoracconto 2

* Terremoto: la fototestimonianza 3

foto

Terremoto: la fototestimonianza 3

* La terra trema, poi lo tsunami morte e distruzione nel nord-est

articolo

La terra trema, poi lo tsunami morte e distruzione nel nord-est

* Allarme nucleare a Fukushima fuga radioattiva, reattori fuori controllo

articolo

Allarme nucleare a Fukushima fuga radioattiva, reattori fuori controllo

* "Una scossa terribile e lunghissima Ma i giapponesi non si sono agitati"

articolo

"Una scossa terribile e lunghissima Ma i giapponesi non si sono agitati"

* L'epicentro a 130km dalla costa

video

Mappa

*

articolo

Terremoti, i più violenti e i più distruttivi

* Animazione: il lungo viaggio dello tsunami

video

Il viaggio dello tsunami

* Terremoto, l'onda arriva anche alle Hawaii

foto

Terremoto, l'onda arriva anche alle Hawaii

* Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

diretta

Tsunami e terremoto in Giappone oltre mille morti, allarme nucleare

TOKYO - "In Giappone si parla ormai di apocalisse. Praticamente tutto è fuori controllo, non escludo il peggio nelle ore e nei giorni che vengono": sono le parole di Gunther Oettinger, commissario europeo per l'energia, a dare il tono alla giornata, mentre continua a crescere l'allarme nucleare attorno alla centrale atomica di Fukushima, e sale la paura che la situazione continui a degenerare, rievocando lo spettro di Chernobyl. Il livello di gravità degli incidenti nuclerari è stato innalzato dall'iniziale 4 a 6, su un massimo di 7.

Nel reattore numero due si è verificata una nuova esplosione (la terza nel giro di cinque giorni), mentre nel reattore numero quattro è scoppiato un incendio, estinto solo dopo qualche tempo. Intanto la terra continua a tremare: una nuova violentissima scossa, tra le peggiori dello sciame sismico che continua, ha nuovamente scosso l'aerea di Tokyo. E la borsa è crollata 1: la piazza di Tokyo ha chiuso a -10,5 per cento, spaventando anche l'Europa.

VEDI LA SCHEDA 2

Livelli radiazioni superiori alla norma. Le autorità hanno avvertito che il livello delle radiazioni intorno alla centrale è ormai diventato nocivo per la salute, è stata completata l'evacuazione di tutti i residenti nel raggio di 20 chilometri e tutti coloro che vivono tra i 20 e i 30 chilometri sono stati esortati a rimanere al chiuso. Secondo il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, il nocciolo 2 della centrale di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "C'è la possibilità di danni al noccioli. La stima è che il danno sia inferiore al 5 per cento", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna, ma il panico dilaga.

Il premier Kan: Pericolo di ulteriori perdite. L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha invitato i connazionali a lasciare il Paese. Il premier nipponico Naoto Kan, ha ammesso che "il pericolo di ulteriori perdite è in aumento", ma ha chiesto alla popolazione di mantenere la calma. Anche a Tokyo è stato evidenziato un livello di radiazioni superiore alla norma: i livelli di radioattività nella prefettura di Chiba, vicino alla capitale, sono oltre 10 volte il livello normale. E di rischi per la salute ha parlato il ministro degli Esteri Matsumoto da G8 di Parigi.

Altissimo rischio per i lavoratori di Fukushima. Di sicuro quelli che in questo momento stanno lavorando all'impianto di Fukushima, per cercare di raffreddare i reattori, sono ad altissimo rischio. Nell'impianto lavoravano circa 800 persone, ma la società proprietaria - la Tepco - ha chiesto solo a una cinquantina di rimanere; e comunque adesso gli operai stanno lavorando a fasi alterne nella sala-controllo dove non riescono a permanere a lungo.

Esperti francesi: Vasca non più sigillata. Secondo André-Claude Lacoste, responsabile dell'Authority per la Sicurezza nucleare (ASN) francese, la vasca di contenimento del reattore numero due "non è più sigillata". Il rischio più temuto è la parziale o totale fusione del nocciolo, la formazione cioè di una massa radioattiva ad alta temperatura, creata da combustibile nucleare, rivestimenti e matrice d'acciaio che racchiude il nocciolo.

Si aggrava il bilancio: 11mila vittime. L'Oms ha detto che un team di esperti in radioattività è pronto a partire. L'incubo nucleare si aggiunge alla catastrofe creata dal terremoto: ormai anche le autorità parlano di almeno 11mila tra vittime e dispersi.

(15 marzo 2011)

 

 

 

IL REPORTAGE

Incubo nucleare a Fukushima

il nocciolo rischia la fusione

Nuova esplosione nella centrale. Tokyo chiede aiuto agli Usa. Danneggiati i reattori 2 e 3. Ora si teme una nuova Chernoby. Il terremoto ha fatto saltare l'energia elettrica, ma i generatori di emergenza hanno continuato a pompare acqua nell'impianto. Poi è arrivato lo tsunami, e ha spazzato via tutto dal nsotro inviato DANIELE MASTROGIACOMO

Incubo nucleare a Fukushima il nocciolo rischia la fusione

FUKUSHIMA - L'esplosione è improvvisa. Un boato che scuote dieci chilometri di territorio. Gli obiettivi delle telecamere tv, piazzate da giorni sulle colline, stringono verso la costa. Le immagini sono sfocate ma la scena si vede a occhio nudo. Un'immensa nube gialla e rossastra avvolge la struttura bianca in ferro e cemento. Restiamo impietriti. Una voce lancia un grido soffocato: "È scoppiata la centrale". Attimi di panico. Pochi minuti ed ecco un secondo boato, più forte e profondo. La nuvola adesso è un polverone che svetta verso il cielo. Salta la copertura del reattore 3 della centrale di Fukushima 1, la Daiichi. È il mostro che trenta uomini, veri eroi di questa Apocalisse, cercano di domare da tre giorni. Una lotta contro il tempo. Ma l'incubo sembra non finire: alle otto del mattino, quando in Italia era ormai notte, una nuova esplosione scuote Fukushima. E il governo deve ammettere: "Ha ceduto anche il reattore 2. Non possiamo escludere il rischio di fughe radiottive".

Uomini contro macchine. Tre reattori che producono energia a temperature impossibili e squadre di tecnici che pompano acqua di mare per frenare il calore: si combatte per evitare che il combustibile si riscaldi in modo irreversibile e sciolga le camicie di grafite che lo avvolgono. Ma è un'impresa impossibile. L'acqua diventa vapore e la cupola protettiva esterna si trasforma in una pentola a pressione. Salta il tappo, la pioggia finissima di radiazioni nucleari si disperde nell'aria. Sei soldati di guardia e un tecnico sono spazzati

via. Altri dieci specialisti, al lavoro nella Fukushima 2, restano feriti. Sono contagiati, uno è un ragazzo di 23 anni.

Passano tre ore, nuovo allarme. Adesso è il reattore 2, rimasto finora silenzioso, che borbotta. Le pompe che succhiano acqua dal mare vanno in tilt. Il processo di surriscaldamento raggiunge il limite critico. Le vasche che ospitano le barre di mox sono quasi vuote. Ci sono solo 30 centimetri di acqua. Il combustibile è rovente. Le camicie del rivestimento si sciolgono, le pasticche di isotopi radioattivi cadono e vagano libere nel cilindro di acciaio che protegge il nocciolo. Poi lo scoppio.

C'è il rischio di una fusione. Accade dentro quella palla di acciaio arroventata. "Per poco tempo", ammette il portavoce della Prefettura di Fukushima. "Solo in parte", si affrettano a precisare i tecnici della Tokyo electronic power (Tepco), gestori delle due centrali. Ma qualcosa di grave è avvenuto. Due ingegneri dell'Agenzia atomica giapponese si presentano davanti ai giornalisti. Più che parlare, balbettano. Hanno un'espressione sconvolta. Sono investiti da una raffica di domande: tutti chiedono cosa sia accaduto, perché ci sia stata una nuova esplosione. Le spiegazioni sono vaghe, molti sono convinti che nascondano qualcosa: qualcosa di terribile, di inconfessabile.

È la rete, ancora una volta, a fornire sprazzi di verità. I blog e i tweet raccolgono voci e indiscrezioni. La portaerei Usa "Ronald Reagan", giunta per aiutare nelle operazioni di soccorso, lascia improvvisamente la costa orientale del paese. L'equipaggio, fanno sapere, presenta delle radiazioni dopo aver attraversato una nube in mezzo al Pacifico: in un giorno hanno assorbito la stessa quantità di un anno. C'è poi la fuga dei cittadini francesi richiamati in patria, l'allarme per nuove piogge acide, le tracce di iodio nell'atmosfera vicina alle centrali. Si scopre che adesso, a protezione del nocciolo, resta una sola struttura in acciaio. Deve essere raffreddata in modo costante e continuo. Basta una temperatura troppo alta e il vapore tornerà a premere su questo scafandro. Ma se salta è davvero la fine. Fukushima 1, con i tre reattori, diventa come Chernobyl. Ci vorranno due ore prima di riempire le vasche di raffreddamento. La Natura, spietata e beffarda, assiste. Dall'esterno detta le regole: provoca il terremoto, scatena lo tsunami.È stato questo muro d'acqua alto dieci metri a bloccare il sistema alternativo di raffreddamento. Ce lo confermano fonti autorevoli dell'Aiea, l'agenzia di Vienna per il nucleare.

Finalmente una verità, la prima spiegazione logica ad un guasto che appare inspiegabile. Incredibile. Non reggono le bugie del governo. Il paese sprofonda, chiudono le grandi fabbriche, crolla la Borsa, l'economia è in affanno. Ma non bastono palate di miliardi gettate nel forno del business. È il Giappone intero, ferito, sconvolto, impaurito, a volere chiarezza. Nessuno - almeno ufficialmente - era riuscito a capire cosa avesse messo fuori uso i sette generatori di emergenza, quelli che garantiscono il processo di raffreddamento delle pompe quando c'è un calo di corrente. Gli ispettori dell'Agenzia lo hanno appurato. "La terribile scossa di venerdì scorso", svelano, "ha interrotto il flusso di energia elettrica. Sono entrati in funzione i generatori e le pompe hanno continuato ad immettere acqua assieme al boro, un elemento che ritarda la fissione del nocciolo. Sembrava fatta. Poi è arrivato lo tsunami e ha distrutto i capannoni che ospitavano i generatori. Fukushima 1 era scoperta. L'acqua non arrivava più ai tre reattori, le barre di combustibile hanno iniziato a scaldarsi oltre misura".

Ci sono volute 12 ore prima di mettere a punto un sistema alternativo. Sono accorsi a decine tra tecnici e di specialisti. Ha telefonato mezzo mondo, hanno offerto consigli e suggerimenti. Niente: il Giappone ha ringraziato ma ha deciso di fare da solo. Questione di orgoglio nazionale, sono 60 anni che convivono con l'atomo. Ma la soluzione non arrivava. Il premier, Naoto Kan, disperato, si è rivolto alla Toshiba. "Aiutateci voi". Si è perso tempo e il reattore non aspetta, continua a produrre energia nucleare. Finalmente, ieri sera, l'orgoglio cede il passo e il Giappone chiede aiuto ai tecnici americani e all'Aiea.

Intanto è arrivata l'esplosione di sabato. Uno shock. Lo smarrimento. C'era assoluto bisogno d'acqua. Qualcuno ha guardato il mare: eccola l'acqua. Ha ucciso diecimila persone, può salvarne milioni. Si è costruito un nuovo sistema di raffreddamento. Le pompe hanno iniziato a succhiare e il reattore si è placato. Ma non bastava. L'acqua si riscalda, va cambiata, bisogna immetterla con la giusta dose: né poca, né troppa. Un lavoro di precisione che un sistema di emergenza, improvvisato, senza tarature, non sa fare. Ecco allora che torna a salire la temperatura, si forma il vapore pieno di radiazioni, preme sulla copertura secondaria, esplode e si irradia con il suo carico. Quelle nubi che vediamo sollevarsi sopra le centrali sono piene di iodio 131 e cesio 137. Viaggiano con il vento e il Giappone è un paese dominato dal vento. Ieri andavano verso est, oggi verso sud, domani torneranno a ovest.

Nelle prossime ore è prevista pioggia: sarà inevitabilmente pioggia acida e radioattiva. Se cede anche l'ultima corazza dei tre reattori, il Giappone vedrà l'inferno.

(15 marzo 2011)

 

 

Diretta

Il governo: livello radiazioni oltre la norma

Il Giappone ha paura, la Borsa impazzisce

Il premier nipponico Naoto Kan ha annunciato in televisione che l'esplosione di stanotte (le 6 del mattino locali) in un altro reattore di Fukushima ha provocato una fuoriuscita radioattiva che ha fatto salire il livello ben oltre la norma a livello nocivo, e chiede agli abitanti nel raggio di 30km di rimanere chiusi in casa. Ma il terrore si sta diffondendo in tutta la nazione nonostante le autorità dichiarino che il livello delle radiazioni non sia dannoso per l'uomo. La nube si sta spostando sull'Oceano Pacifico, ma la capitale si prepara a un mega piano di evacuazione. La piazza di Tokyo fuori controllo chiude a -10,55%. Il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo: "Il programma italiano sul nucleare va avanti. Le centrali che noi abbiamo programmato sono modernissime, molto più sicure di quelle giapponesi". Continua ad aggravarsi Il bilancio delle vittime del terremoto: 10mila tra morti e dispersi. Scosse di assestamento continuano a scuotere la capitale

REPORTAGE - MAPPA - DIRETTA TV - CENTRALE 3D

(Aggiornato alle 15:54 del 15 marzo 2011)

15:54

Francia controllerà le sue centrali una a una 91 –

La Francia controllerà "tutte le sue centrali una a una". Lo ha annunciato Parigi dopo l'incidente alla centrale atomica di Fukushima.

15:52

Spagna non modifica la sua politica sul nucleare 90 –

L'incidente nucleare in Giappone non influenzerà la politica energetica della Spagna. Lo ha spiegato il governo spagnolo. "Non è il momento giusto" per discutere la sorte delle centrali nucleari in Spagna, ha affermato il ministro dell'Ambiente Rosa Aguilar. Il governo non chiuderà il vecchio impianto nucleare di Garona prima del previsto, ha aggiunto il vice primo ministro Manuel Chaves.

15:43

Partito da Roma il team italiano protezione Civile 89 –

È Partito dall'aeroporto di fiumicino alle 15, con un volo di linea diretto a tokyo, il team di esperti di valutazione e gestione delle emergenze inviato dal governo italiano. La missione, coordinata dal dipartimento della protezione civile in collaborazione con il ministero degli affari esteri, ha l'obiettivo supportare l'ambasciata italiana e valutare, in accordo con le autorità locali, il contributo del nostro Paese. L'advanced team è composto da funzionari del dipartimento della protezione civile, dei vigili del fuoco e dell'Ispra.

15:41

Giappone gareggerà nella Coppa America 2011 88 –

Il Giappone giocherà la Coppa America 2011, come ha confermato all'agenzia Dpa il presidente del comitato organizzatore del torneo, Josè Luis Meiszner. "Conoscendo la cultura giapponese, ho l'impressione che non modificheranno la decisione di giocare, anche se possono prendersi tutto il tempo di cui hanno bisogno", ha detto Meiszner. La Coppa America è in programma in Argentina dall'1 al 24 luglio. Il Giappone è inserito nel Gruppo A con i padroni di casa, la Bolivia e la Colombia.

15:38

Aie prevede aumento domanda gas e fonti rinnovabili 87 –

Il numero uno dell'Agenzia internazionale dell'Energia (Aie), Nobuo Tanaka prevede un aumento della domanda di gas e energie rinnovabili, sulla scia della crisi in Giappone. Tanaka definisce comunque una "tecnologia necessaria" quella nucleare.

15:36

Prestigiacomo: "Governo né cieco né sordo su Giappone" 86 –

Il governo italiano "non è né cieco né sordo" rispetto alle notizie che arrivano dalle centrali nucleari in giappone, assicurando di avere "a cuore la sicurezza dei cittadini" e che "non sarà mai presa alcuna decisione che la possa mettere a rischio". Lo afferma in una nota il ministro dell'ambiente, Stefania Prestigiacomo.

15:34

Ambasciatore: "C'è rischio contaminazione" 85 –

Ci sono "rischi di contaminazione". E' quanto ha detto l'ambasciatore italiano a Tokyo Vincenzo Petrone. "Questa mattina c'è stata un'esplosione all'impianto nucleare di Fukushima, se ce ne fosse un'altra della stessa maggiore importanza e se il vento portasse verso la città questa nube radioattiva sarebbe un bel problema - ha affermato - per questo consigliamo di partire alle persone di partire". Il consiglio è di tornare in Italia o trasferirsi nella parte meridionale del Giappone, come Osaka.

15:23

Ministro esteri: "Paesi mantengano sangue freddo" 84 –

Il Giappone esorta la comunità internazionale a non cadere nel panico. "Esorto i Paesi stranieri ad avere sangue freddo", ha detto il ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, alludendo all'invito di evacuazione che la Francia ha rivolto ai propri cittadini. "Informiamo costantemente l'Aiea, la stampa internazionale, i diplomatici e i cittadini stranieri presenti nel nostro Paese sulla situazione", ha aggiunto. Quanto agli aiuti dall'estero, il ministro ha sottolineato che "per il momento è stato chiesto all'Aiea l'invio di una equipe tecnica e, dunque, sarà utilizzato il know-how dell'Aiea".

15:17

Autorità Usa invitano militari a limitare attività esterne 83 –

Le autorità americane hanno raccomandato al personale e ai loro familiari delle basi militari di Yokosuka, nella baia di Tokyo, e Atsugi di "adottare precauzioni". Tra le misure consigliate c'è anche quella di limitare il più possibile le attività esterne.

15:14

Fazio: "Per chi torna nessun problema decontaminazione" 82 –

Agli italiani che torneranno in Italia in questi giorni dal Giappone e che "ritengono di essere state contaminati da radiazioni, il nostro invito è a rivolgersi alle rispettive regioni, dove ci sono dei centri attrezzati per questo". A dirlo è il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. "Non c'è però un problema di decontaminazione in questo caso - precisa Fazio - perché non possono contaminare altre persone".

14:45

Linee aeree pronte a modificare rotte 81 –

Con l'aggravarsi della crisi nucleare in Giappone, l'Amministrazione Federale dell'Aviazione statunitense ha fatto sapere di essere preparata a prendere iniziative concrete, compreso il cambio delle rotte degli aerei diretti nel Paese del Sol Levante. Citando la situazione a Fukushima, la FAA ha dichiarato che, in caso di "informazioni attendibili su rischi radiologici per l'aviazione civile", prenderà misure adeguate.

14:41

Scossa assestamento 6.2 gradi 80 –

Alle 22,30 (ore 14.30 In italia) è stato avvertito un forte terremoto a Tokyo. Si tratta dell'ennesima forte replica al "grande terremoto del Tohoku", che venerdì ha devastato il nordest del giappone. L'epicentro è stato nella prefettura di Shizuoka, a circa 120 chilometri a sud-ovest da Tokyo e nelle vicinanze del monte Fuji, zona dove la scossa è stata maggiormente avvertita, secondo l'Agenzia meteorologica giapponese. L'ipocentro è a soli 10 chilometri di profondità, ha precisato l'agenzia. Il sisma ha avuto magnitudo 6.2 e non c'è rischio di tsunami.

14:37

Ambasciata: circa 2mila italiani in Giappone, mille a Tokyo 79 –

Sono circa duemila gli italiani ancora presenti in Giappone, di cui un migliaio a Tokyo. Sono le stime dell'ambasciatore italiano Vincenzo Petrone. Prima del terremoto, ha spiegato il diplomatico, la comunità italiana contava circa tremila persone. Al momento, "la presenza si è ridotta del 30-35%".

14:33

Ambasciatore: "Pericolo contaminazione prossime 48 ore" 78 –

In questo momento in Giappone "non c'è una situazione di emergenza acuta" dal punto di vista di una contaminazione nucleare, ma "ci potrebbe essere dopo le prossime 48 ore". Lo ha detto l'ambasciatore d'Italia a Tokyo Vincenzo Petrone ai microfoni di Sky TG24. "Chi non ha impellenze vere lasci Tokyo" per rientrare in Italia o almeno per spostarsi più a sud in Giappone.

14:19

Fukushima, Tepco non riesce a raffreddare reattore 4 77 –

La Tepco non riesce a versare acqua nel bacino di stoccaggio per il combustibile nucleare esaurito presente all'interno del reattore numero 4 della centrale di Fukushima. Lo riferisce l'agenzia Kyodo. Nel reattore, che era fermo per lavori di manutenzione al momento del sisma, si era verificato un incendio.

14:18

Tsunami: governatore Hawaii, danni per decine di mln 76 –

Danni per decine di milioni di dollari. E' il bilancio dei danni provocati alle isole Hawaii dallo tsunami causato dal terremoto in giappone di venerdì scorso, secondo il governatore Neil Abercrombie, che ha in programma di visitare alcune delle aree più colpite nella giornata di martedì. "Ma è una stima destinata a crescere", ha fatto sapere il governatore in un comunicato stampa. I danni agli edifici pubblici si aggirano sui 3 milioni di dollari, ai quali vanno aggiunti i danni riportati da hotel, barche, residenze private e negozi.

14:17

Nuovo bilancio, 10mila tra morti e dispersi 75 –

Sale drammaticamente il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone la scorsa settimana. Secondo quanto riportato dall'agenzia Kyodo, il dipartimento della Polizia giapponese conferma oltre 10mila persone decedute o disperse a cinque giorni dal sisma. I corpi identificati sono al momento 1.060 e circa 420 sono stati restituiti alle famiglie.

14:11

Fukushima, sala controllo troppo radioattiva 74 –

I livelli di radiazione nel reattore numero 4 dell'impianto nucleare di Fukushima, danneggiato dal terremoto e dal successivo tsunami, sono diventati troppo alti per poter continuare a lavorare normalmente dalla sua sala-controllo. Lo riferisce la Kyodo. Secondo l'agenzia, gli operai non riescono a permanere a lungo nella sale, entrano ed escono dalla struttura e continuano a monitorare la situazione da un'altra zona.

14:04

Unicef: "Massimo impegno per proteggere bambini" 73 –

L'Unicef è pronto a dare tutto il sostegno possibile al governo giapponese per proteggere i bambini colpiti dal sisma e dallo tsunami. Lo afferma il direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake. "Mentre il mondo si unisce nel sostegno al popolo giapponese, noi dell'Unicef esprimiamo le nostre sentite condoglianze per le tragiche perdite di vita provocate dal terremoto e dallo tsunami. Questa doppia catastrofe ha lasciato il paese ed i suoi amici storditi e in lutto, e le nuove minacce causate dal sisma e le sue conseguenze sono fonte di estrema preoccupazione per tutti noi".

13:54

Padoan (Ocse): "Come l'11 settembre" 72 –

"Dalle prime valutazioni possibili, emerge una reazione simile a quella avuta dopo l'11 settembre: prima uno choc notevole, quindi una reazione negativa dei mercati e infine una risposta coordinata delle autorità monetarie" commenta Pier Carlo Padoan, vicesegretario e capo economista dell'Ocse

13:45

A Tokyo radiazioni 10 volte maggiori del normale 71 –

Il livello di radiazioni nella città di Tokyo è ora di 10 volte più del normale ma non ci sono pericoli per la salute. Lo hanno detto le autorità municipali.

13:43

Ispra: "Incidente a livello 5" 70 –

L'incidente in corso alla centrale di Fukushima Daiichi "potrà essere classificabile a livello 5 (dall'attuale 4) della scala Ines dell'Agenzia Internazionale dell'energia atomica". Lo comunica l'Istituto superiore per la protezione e alla ricerca ambientale (Ispra), il presidio italiano per la sicurezza nucleare.

13:42

Lufthansa annulla voli per Tokyo 69 –

La Lufthansa ha annullato i voli per Tokyo "almeno fino a domenica compresa"

13:27

Le navi Usa si riavvicinano alla costa 68 –

Il comando della Marina Militare americana ha annunciato di aver disposto il riavvicinamento alle coste del Giappone di diverse unità da guerra. Le navi erano state fatte allontanare a scopo preventivo, nel timore di possibili contaminazioni da radiazioni dopo gli incidenti nella centrale nucleare nipponica di Fukushima 1.

13:17

Mitsubishi riapre i suoi tre impianti il 17 marzo 67 –

Mitsubishi prevede di riaprire i suoi tre impianti in Giappone giovedì 17 marzo. Lo ha detto il portavoce della società nipponica, Kai Inada, secondo quanto scrive Bloomberg.

13:11

Elezioni amministrative rimandate per il sisma 66 –

Il governo giapponese guidato dal primo ministro Naoto Kan proporrà domani alla dieta, il parlamento nipponico, di rimandare le elezioni amministrative previste in diverse prefetture colpite dal devastante sisma/tsunami di quattro giorni fa. Lo scrive oggi il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. "E' una situazione del tutto eccezionale. Ci sono, tra l'altro, anche i black out. Non è possibile garantire lo svolgimento democratico" delle consultazioni", ha spiegato il ministro degli affari generali Yoshihiro Katayama. Le elezioni si terranno entro 2-6 mesi a seconda della situazione delle diverse prefetture.

13:10

Nessuna radiazione su coste Cina e Corea del Sud 65 –

Nessun segnale di aumento di radiazioni sulle coste orientali cinesi e sulle coste coreane, dopo l'aumento dell'allerta proveniente dal Giappone. Lo riferiscono le agenzia Nuova Cina e Yonhap. Le stazioni di monitoraggio di Shanghai e quelle istallate nelle provincie dell'Heilongjiang, Liaoning, Shandong, Jiangsu, Zhejiang e Fujian, sono state incaricate di effettuare un controllo continuo e fino ad ora non hanno trovato niente di irregolare.

13:09

Alitalia, voli regolari su Tokyo e Osaka 64 –

Alitalia sta operando regolarmente i voli su Tokyo Narita e su Osaka, da Roma Fiumicino e da Milano Malpensa. La compagnia, si legge in una nota, è in continuo contatto con l'Unità di Crisi della Farnesina in merito all'evoluzione della situazione e ad eventuali necessità particolari che dovessero presentarsi.

13:08

Conti: "Continuiamo col nucleare italiano" 63 –

"Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano. Chiaramente è un programma di lungo termine, si basa su tecnologie di terza generazione avanzata". Lo ha detto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, in merito allo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone."Riteniamo che non si debba reagire in maniera emotiva, come successo altre volte: dobbiamo avere attenzione verso tutte le tecnologie e non si può escludere il nucleare", ha commentato l'amministratore delegato di Enel.

13:06

Francia: Guscio reattore Fukushima si è aperto 62 –

La struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima in Giappone "non ha più tenuta stagna": lo ha dichiarato alla stampa il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), André-Claude Lacoste.

12:52

Ue ribadisce: nessun pericolo radiazioni per Europa 61 –

"Per il momento non ci sono indicazioni che livelli eccessivi di radioattività possano colpire altre parti del Giappone o dell'Europa". Lo ha ribadito il portavoce della Commissione europea Olivier Bailly, sottolineando che il comitato di esperti Ue sul rischio nucleare "continuerà a monitorare da vicino la situazione" a Fukushima.

12:48

Russia, meteo: per tre giorni niente nube 60 –

Il direttore del Servizio di monitoraggio idrometeorologico e ambientale della Federazione russa, Roman Vilfand, ha definito "assolutamente certo che nei prossimi tre giorni le masse d'aria continueranno a muoversi in direzione dell'oceano Pacifico, da ovest verso est," impedendo quindi a un'eventuale nube radioattiva del Giappone di raggiungere la Russia.

12:46

Il messaggio di Yoko Ono ai giapponesi 59 –

Yoko Ono scrive ai giapponesi colpiti dal terremoto e dallo tsunami: "Non mi aspettavo un simile disastro in un paese a cui sono così legata", scrive la vedova di John Lennon. Yoko ricorda nel messaggio di essersi trovata in mezzo a un terremoto con il marito e il figlio Sean: "Presi Sean in braccio e corsi dentro un armadio, tenendo il bambino stretto e ripetendogli il mantra 'nam myoho renge kyo'. Quando finirono le scosse John rise di me, non capiva perché mi ero rifugiata nell'armadio e gli spiegai che questo è quel che fai in un terremoto. Non era niente in confronto a quello che avete provato voi, ma ancora oggi il mio corpo è scosso da quella memoria".

12:44

Cina evacua i suoi cittadini dalle zone colpite 58 –

La Cina ha organizzato decine di autobus per evacuare i suoi cittadini dalle aree del Giappone colpite dal sisma e lo tsunami di venerdì. Lo ha reso noto sul suo sito l'ambasciata di Pechino a Tokyo. Almeno 4.771 cinesi vivono nella prefettura di Fukushima, mentre sono 22.155 i cinesi residenti a Tokyo e nelle prefetture coinvolte dal disastro. Ad essi si aggiungono 2.103 turisti che stavano visitando il paese con viaggi organizzati. Non vi sono notizie di cinesi rimasti uccisi. Gli autobus cominceranno a entrare in funzione domani.

12:44

Lufthansa sospende voli per e da Tokyo 57 –

La compagnia aerea tedesca Lufthansa ha sospeso i voli per e da Tokyo e sta deviando gli aerei su Nagoya e Osaka. I voli fanno scalo a Seul, per cambiare equipaggio, ed evitare che lo staff debba pernottare in Giappone; lo ha spiegato un portavoce della compagnia.

12:36

Incendio al reattore 4 estinto grazie truppe Usa 56 –

Le truppe statunitensi hanno partecipato alle operazioni di spegnimento dell'incendio divampato nel rettore numero quattro della centrale atomica giapponese di Fukushima 1, affiancando le unità locali dell'esercito, della Protezione Civile e dei vigili del fuoco. Lo hanno riferito fonti dell'amministrazione municipale. Il rogo ha provocato un innalzamento nei livelli di radioattività dentro e intorno all'impianto nucleare.

12:30

Sei raffinerie su ventisette fermate per il terremoto 55 –

Meno sei delle ventisette raffinerie giapponesi sono state fermate dopo il sisma, paralizzando di fatto il 31% della capacità di raffinazione dell'arcipelago nipponico, il quinto maggior raffinatore al mondo. Lo rende noto l'Aie nel suo rapporto mensile. L'agenzia internazionale per l'energia spiega che il governo giapponese ha temporaneamente permesso di ricorrere a una parte dei propri stock. Il giappone a fine 2010 disponeva di 590 milioni di barili di petrolio di riserve, pari a circa 170 giorni di importazioni nette, soprattutto sotto forma di greggio.

12:26

Per agenzia nucleare Francia incidente Fukushima di livello 6 54 –

L'incidente nucleare avvenuto nella centrale di Fukushima è salito al livello 6 di una scala massima di 7. In passato solo l'incidente di Cernobyl è arrivato al livello massimo mentre l'incidente di Three Mile Island in Pennsylvania nel 1979 fu catagolato come di livello 5. Lo ha dichiarato il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), Andrè-Claude Lacoste.

12:24

Maggio Fiorentino non lascia il Giappone prima di domani 53 –

Dopo aver interrotto ieri la tournée, il Maggio Musicale Fiorentino è ancora a Tokyo e sta valutando la possibilità di allontanarsi dalla capitale pere spostarsi in una città del sud del Paese. E' quanto si apprende a Firenze. La partenza dal Giappone, invece, con ogni probabilità non potrà avvenire prima di domani. In attesa dell'imbarco, un'opzione allo studio sarebbe quella di recarsi in treno a Osaka. Oltre che da considerazioni logistiche, l'idea sarebbe maturata anche alla luce dell'aumento della radioattività registrato stamani nella capitale giapponese.

12:22

Gran Bretagna non ordina per ora partenza cittadini 52 –

Il governo britannico è "gravemente preoccupato" per la sorte di una cinquantina di cittadini che potrebbero essere rimasti vittima del sisma in Giappone ma non ha per ora consigliato di partire ai connazionali nel Paese. Fino a ieri notte erano ancora 450 i cittadini britannici che mancano all'appello e dieci di loro potrebbero aver perso la vita. In Giappone si trovano circa 70 mila cittadini britannici in Giappone.

12:21

Nuova scossa di 6,3 gradi a Fukushima 51 –

Una nuova, forte scossa sismica di assestamento si è registrata nella prefettura nord orientale giapponese di Fukushima, la stessa dove sorge la centrale atomica a forte rischio di fuoriuscita di radioattività. Lo ha reso noto l'Agenzia Meteorologica nipponica, secondo cui il movimento tellurico ha raggiunto i 6,3 gradi sulla scala aperta Richter. L'epicentro è stato localizzato sulla costa, a una decina di chilometri di profondità nel sottosuolo. In giornata erano state avvertite nell'area ulteriori scosse, ma tutte di magnitudo inferiore. In totale dal terremoto pari a 9,0 gradi Richter di venerdì scorso le scosse di assestamento sono state oltre duecento.

12:19

Governo Giappone potrebbe acquistare titoli sul mercato 50 –

Il governo giapponese potrebbe intervenire acquistando titoli sul mercato per contrastare il forte ribasso dei prezzi azionari sui listini di Tokyo. Lo ha lasciato intendere il ministro dell'Economia nipponico, Kaoru Yosano, in un incontro con la stampa. "Potrebbe essere un troppo presto per parlarne, ma il governo ha questa opzione a disposizione" ha affermato Yosano.

12:17

Paura nucleare, corsa online all'acquisto pillole di iodio 49 –

Il rischio di una catastrofe nucleare in Giappone ha scatenato il panico nei Paesi dell'area e la corsa all'acquisto di pillole di iodio, che hanno raggiunto cifre record nelle aste online. Al punto che gli esperti si sono sentiti in dovere di avvertire che comunque si tratta di mezzi di utilità limitata nella protezione dallo iodio radioattivo. Le aziende Usa che vendono lo ioduro di potassio sono già a corto di scorte e le farmacie lungo la west coast del Pacifico hanno quantitativi limitati. Lo ioduro di potassio è un sale usato per proteggere la tiroide e bloccare l'assunzione di iodio radioattivo, una sostanza altamente cancerogena che può fuoriuscire dai reattori nucleari in caso di incidente. Un importante fornitore, la Anebx, ha reso noto di aver esaurito le scorte e di non poter far fronte a nuovi ordini fino al 18 aprile.

12:16

Putin: "Valutare prospettive sviluppo nucleare" 48 –

Nell'ordinare l'analisi della situazione nel nucleare russo dopo l'incidente in Giappone, il premier Vladimir Putin, ha chiesto di "valutare le prospettive" di sviluppo del settore.

12:08

Camera, l'Aula esprime solidarietà per Giappone 47 –

L'Aula della Camera ha ricordato le vittime del terremoto in Giappone. Tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari sono intervenuti per esprimere solidarietà al popolo giapponese che sta vivendo ore drammatiche.

12:07

Moto, Dorna rinvia il Gp Motegi al 2 ottobre 46 –

Il Gran Premio motociclistico del Giappone previsto a Motegi per il prossimo 24 aprile è stato spostato al 2 ottobre. Lo ha deciso la Dorna, società che organizza il Mondiale della Motogp, spiegando che la terza gara della stagione 2011 che prenderà il via domenica prossima a Losail in Qatar, si terrà prima deI Gp di Australia e Malaysia.

11:55

Fazio: "Nessun rischio per l'Italia" 45 –

"I miei esperti escludono che ci sia qualsiasi tipo di rischio in Italia per quello che sta avvenendo in Giappone, sia per quello che riguarda le nubi che per il pericolo di attraversamento della crosta terrestre" da parte del nucleo della centrale. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio ha spiegato anche che così come previsto dalla legge 230 del '95 stanno per essere pubblicate sul sito del ministero le informazioni ai cittadini sui possibili rischi immediati e a lungo termine".

11:51

Germania, Merkel annuncia stop di 3 mesi a 7 reattori 44 –

La cancelliera Angela Merkel ha annunciato lo stop provvisorio per tre mesi di sette vecchi reattori nucleari, in seguito al devastante sisma che venerdì ha colpito l'arcipelago nipponico provocando gravi danni alle centrali nucleari giapponesi. Ieri il governo tedesco aveva annunciato la decisione di sospendere la proroga dell'attività delle sue centrali nucleari.

11:50

Croce Rossa, ecco come aiutare online o con sms 43 –

Al via la raccolta fondi della Croce Rossa Italiana (Cri) per il Giappone. Per donare 2 euro è possibile inviare un sms da cellulari TIM, Vodafone, Wind, 3, CoopVoce, Tiscali o da telefono fisso Telecom, Infostrada, Fastweb, Teletu e Tiscali al numero 45500. I contributi raccolti saranno impiegati per supportare le attività di assistenza della Croce Rossa Giapponese, in stretta collaborazione con la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e con il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Oltre all'invio di un sms, le altre modalità per donare sono: online su www.cri.it; tramite bonifico bancario IBAN: IT 19 P 01005 03382 000000200208 - Conto corrente postale n. 300004 intestato a 'Croce Rossa Italiana, via Toscana 12 - 00187 Roma'. La causale è 'Pro emergenza Giappone'.

11:49

G20 pronto a aiutare il Giappone 42 –

Il G20 è pronto ad aiutare il Giappone e presto terrà una riunione per fare il punto sull'impatto del sisma nipponico sull'economia globale e sull'energia. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha dato un input in questo senso nel corso della riunione dei ministri degli Esteri del G8 a Parigi. "Abbiamo detto al nostro collega giapponese che siamo pronti ad aiutarli", ha spiegato a Europe 1 il capo del Quai d'Orsay, Alain Juppè, "sta a loro dire come". Il presidente francese, ha aggiunto, "ha chiesto che il G20 si metta al servizio del Giapppone".

11:46

Nuova scossa magnitudo 6 a est costa di Honshu 41 –

Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 6 della scala Richter è stata registrata a est della costa di Honshu, in Giappone, alle ore 9.49 GMT secondo quanto riferito dallo U.S. Geological Survey. L'epicentro è stato individuato a una profondità di 15,30 chilometri sotto il livello del mare.

11:43

Autobus italiano a Sendai per aiutare trasferimenti 40 –

L'ambasciata d'Italia a Tokyo ha organizzato la partenza di un autobus - oggi da Niigata - diretto a Sendai (Nord-est) dove si trovano una quindicina di connazionali per trasferirli in altre zone più sicure del Paese. Lo si è appreso alla Farnesina. L'appuntamento dato dall'Ambasciata agli italiani presenti a Sendai - si tratta di alcuni nuclei familiari con bambini - è all'Hotel Westin.

11:34

Putin ordina controlli sul settore atomico 39 –

Il premier russo Vladimir Putin ha incaricato l'agenzia atomica russa di analizzare la situazione "nel settore atomico russo" alla luce dell'incidente nucleare in Giappone e, nel termine di un mese, presentare un resoconto al governo. Lo scrive l'agenzia Ria Novosti. Il premier, aggiunge l'agenzia, ha dato l'incarico nel corso di una riunione svolta a Novo-Ogareva, a sud di Mosca, con il capo della Agenzia Rosatom Serghiei Kirienko.

11:33

Venti spingono radiazioni verso l'Oceano 38 –

I venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Fukushima verso l'Oceano, quindi via dalla terraferma giapponese, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione: lo ha detto da Ginevra l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), la cui portavoce, Clara Nullis, ha spiegato che tuttavia i venti sono in continuo cambiamento.

11:32

Sisma ha spostato coste di 4 metri verso est 37 –

Il terremoto, oltre a modificare l'inclinazione dell'asse terrestre ha spostato di circa quattro metri verso est parte dell'arcipelago nipponico. Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, lo spostamento è stato più evidente nelle zone più vicine all'epicentro del sisma: dovranno quindi essere modificate le cartine catastali e stradali, oltre a quelle nautiche: la profondità dei fondali marini è infatti mutata.

11:22

Uomo estratto vivo dalle macerie a Ishinomaki 36 –

Un uomo è stato estratto vivo dalle macerie di un palazzo crollato a Ishinomaki, nella prefettura di Miyagi, a 96 ore dal forte terremoto e dallo tsunami che hanno devastato la città giapponese, secondo quanto riferito dall'emittente NHK.

11:20

Sindaco Kan: "Quarto reattore in fiamme" 35 –

Alla centrale nucleare di fukushima "anche nel quarto reattore è scoppiato un incendio", e la situazione "si sta rendendo pericolosa". Lo afferma il primo ministro Giapponese, Naoto Kan, parlando alla nazione ai microfoni della tv giapponese Nhk.

11:18

Fukushima, rischio elevatissimo per tecnici al lavoro 34 –

Sono a rischio di vita i tecnici al lavoro nella centrale di Fukushima sottoposti a un livello di esposizione alle radiazioni molto dannoso. Nell'impianto lavoravano circa 800 persone, ma la societa proprietaria - la Tokyo Electric Power, Tepco - ha chiesto a una cinquantina di rimanere.

11:15

Terminata l'evacuazione nella zona di Fukushima 33 –

Sono stati tutti evacuati i giapponesi che risiedevano entro un raggio di 20-30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima 1. Lo riferisce la tv nipponica NHK, spiegando che polizia e personale militare hanno lavorato senza sosta per trasferire 450 persone, tra ricoverati in ospedale e ospiti di case di riposo. Auto della polizia stanno pattugliando le zone comprese tra i 20 e i 30 chilometri di distanza per esortare tutti gli abitanti che non vogliono evacuare, a restare in casa con le finestre chiuse.

11:11

Completamente distrutto l'aeroporto di Sendai 32 –

Case distrutte contro il terminal, piano terra scomparso, autoveicoli trascinati dall'acqua incastrati negli edifici semicrollati, aerei da turismo semisommersi dal fango: le scene di distruzione all'aeroporto di Sendai, nel nord-est del Giappone, duramente colpito dal terremoto e dallo tsunami di venerdì, sono descritte come "al di là dell'immaginabile". "Ci aspettavamo un importante terremoto qui, lungo la costa e abbiamo fatto tutti i preparativi per proteggere gli abitanti, ma la catastrofe va al di là di quanto potessimo prevedere", ha raccontato ai giornalisti il sindaco di Sendai, Emiko Okuyama. "Per me è un dolore troppo grande", ha aggiunto.

11:08

Fukushima, zona evacuazione ampliata a 30km 31 –

Il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km.

10:58

Nuovo bilancio polizia. Si temono oltre 10mila vittime 30 –

La polizia giapponese ha affermato che sono 2.475 i morti accertati per il terremoto e lo tsunami di venerdì scorso, mentre risultano al momento disperse 3.611 persone. Un bilancio ancora provvisorio, dato che la distruzione seminata dallo tsunami nel nordest del Paese fa ritienere che il conto finale sarà di decine di migliaia di vittime. La polizia ha aggiunto che migliaia di sopravvissuti al doppio disastro non siano ancora stati raggiunti dai soccorsi.

10:57

Tokyo, livelli radioattivitità 9 volte superiori alla norma 29 –

Livelli di radioattivitità nove volte superiori alla norma sono stati registrati nella prefettura di Kanagawa, a ovest di Tokyo, il cui capoluogo Yokohama è situato appena 35 chilometri a sud della capitale giapponese. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa nipponica Kyodo, citando fonti dell'amministrazione locale.

10:54

"Sisma punizione di dio", chiede scusa il sindaco di Tokyo 28 –

Il sindaco di Tokyo, l'ultraconservatore Shintaro Ishihara, è stato costretto a chiedere scusa per aver affermato che il devastante terremoto di venerdì scorso e il successivo tsunami sono "una punizione divina" per "l'egoismo" giapponese. "Ritiro quanto detto e offro le mie profonde scuse", ha dichiarato Ishihara, aggiungendo di non aver pensato ai sentimenti delle vittime. Il controverso sindaco, 78 anni, lunedì aveva sostenuto che "la politica giapponese è fatta di egoismo e populismo" e aveva invitato a utilizzare lo tsunami per ribaltare l'egoismo che ha ossidato la mentalità giapponese per troppo tempo". "Credo che il disastro sia un castigo divino, anche se mi dispiace per le vittime", aveva concluso.

10:51

Ambasciatore: "Rischio contaminazione c'è. Meglio tornare in Italia" 27 –

"Molti nostri connazionali sono a Osaka e in altre città del Giappone: per chi lavora qui il consiglio di base è mandare via i familiari, anche in Italia". E' il consiglio dell'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, secondo cui "il rischio di contaminazione c'è" e, naturalmente, mette in primo piano la capitale Tokyo, distante circa 230 km dalla centrale di Fukushima.

10:43

Due persone vive sotto le macerie a 4 giorni dal sisma 26 –

A quattro giorni dal terremoto e dallo tsunami, due persone sono state estratte vive dalle macerie nel nord-est del Giappone. Lo ha riferito l'emittente televisiva pubblica Nhk. I superstiti sono una donna di 70 anni, localizzata a Otsuchi, nella prefettura di Iwate; e un uomo adulto di età imprecisata, salvato a Ishimaki, nella prefettura di Miyagi, dove lunedì erano stati recuperati duemila cadaveri. La donna è stata immediatamente ricoverata in ospedale.

10:23

Farnesina, sconsigliati viaggi nel Paese 25 –

La Farnesina sconsiglia viaggi in Giappone. "In considerazione delle difficoltà connesse alle conseguenze del sisma a cominciare da quelle relative al danneggiamento della centrale di Fukushima, si sconsiglia di intraprendere viaggi in giappone", si legge in una nota ufficiale. Da evitare, avverte la Farnesina, "le zone del nord-est del Paese. Ai connazionali che si trovano già a qualunque titolo in Giappone - conclude la nota - si raccomanda di segnalare la propria presenza all'ambasciata d'Italia a Tokyo o al consolato generale a Osaka".

10:18

Migliaia in fuga da Fukushima. Città allo stremo 24 –

In migliaia in fuga da Fukushima, arrivano a Higashi-Matsushima, poco sopra Sendai, spaventati dalla contaminazione. La gente sostiene che i soccorsi tardano perché c'è paura a esporre soldati e i pompieri alle radiazioni. Piove e le scuole-ricovero sono piene di morti. Centinaia di migliaia di evacauti e di feriti (si dice 600 mila) hanno bisogno di medici e medicine. Precipita la situazione igienico-sanitaria. Se i soccorsi non arrivano, dicono i testimoni, presto si inizierà "a morire di fame, di sete e di freddo". Solo un sopravvissuto su tre ha cibo: mangiano e bevono vecchi e bambini.

10:10

Campionato calcio sospeso a tempo indeterminato 23 –

La J-League, il campionato di calcio giapponese, è stato sospeso a tempo indeterminato a causa del disastroso terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Paese. II club di prima e seconda divisione hanno fatto una riunione d'emergenza nella sede della lega calcistica nipponica per cancellare le partite in programma il 2 aprile e 3 aprile.

10:02

Fukushima, in ebollizione combustibile reattore 4 22 –

Potrebbe essere in ebollizione il combustibile nucleare esaurito custodito nel bacino di stoccaggio presente all'interno del reattore 4 nella centrale atomica di Fukushima 1: lo ha reso noto la Tepco. A causa dell'ebollizione il livello dell'acqua potrebbe dunque abbassarsi, rendendo più grave il pericolo di fusione del nocciolo.

09:58

Bilancio: oltre 6,400 tra morti e dispersi 21 –

Continua ad aggravarsi Il bilancio delle vittime. Tra morti e dispersi accertati si è arrivati a superare cifra 6.400. L'ha comunicato il dipartimento di polizia, precisando che il dato è aggiornato alle 15 (ore 7 in italia). Tra Tokyo e altre 11 prefetture, i morti accertati sono 2.722 mentre i dispersi riconosciuti sono 3.742. Sono anche registrati in 15 prefetture più Tokyo 1.892 feriti.

09:50

Farnesina, voli Alitalia funzionano 20 –

L'Alitalia assicura tutti i voli dal Giappone e chi vuole tornare in patria può farlo. E' quanto riferiscono fonti della Farnesina. Solo in un caso è stato necessario fornire assistenza con un pulmino che ha trasportato dei connazionali con bambini piccoli all'aeroporto. Tutti gli italiani registrati presso l'ambasciata sono stati rintracciati.

09:49

Fukushima, contenitori del nocciolo integri 19 –

Sono integri i contenitori del nocciolo dei reattori 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima 1. Lo hanno confermato, a quanto si apprende, il gestore della centrale, la Tepco, e l'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare e industriale (Nisa).

09:46

Premier Kan contro Tepco: "Non ci hanno informato subito" 18 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha criticato senza mezzi termini la Tepco (Tokyo Electric Power Corporation) che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto di venerdì scorso. "La televisione ha dato notizia di una esplosione, ma per un'ora nessuno ha riferito nulla all'ufficio del primo ministro", ha affermato Kan citato dall'agenzia Kyodo.

09:41

Fukushima, sceso livello radioattività 17 –

Il livello di radioattività è sceso nella centrale nucleare di Fukushima, secondo il portavoce governativo Yukio Edano. "La situazione sta ritornando alla normalità, ma occorre che manteniamo una stretta sorveglianza", ha commentato un portavoce dell'Assessorato cittadino alla Sanità, Keiichi Nakaya. Nella capitale del Giappone il tasso di radioattività già anteriormente era comunque stato giudicato non pericoloso per l'uomo, a differenza di quello nell'impianto di Fukushima, dichiarato "significativamente" nocivo per l'organismo.

09:34

Governo: nessuna continua emissione radioattiva da reattore 4 16 –

Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha riferito che non vi è una continua emissione di lati livelli di radioattività dal reattore numero 4 della centrale di Fukushima 1, dove questa mattina si era sviluppato un incendio. Per quanto riguarda gli altri reattori, i sistemi di raffreddamento dei reattori 5 e 6 "sembrano non funzionare". Nei reattori 1 e 3 la situazione è stabile dopo l'impiego di acqua di mare. Infine bisogna chiarire se è possibile far riscorso all'acqua di mare nel reattore numero 2 dove si è verificata questa mattina un'esplosione.

09:27

Ritrovate 1300 persone sull'isola di Oshima 15 –

Le autorità giapponesi sono riuscite a riprendere i contatti con 1300 sopravvissuti al terremoto e lo tsunami, che si trovano nell'isola di Oshima, nella prefettura di Miyagi. Lo hanno reso noto le autorità locali, citate dall'agenzia Kyodo. Il governatore della prefettura, Yoshihiro Murai, ha denunciato che la carenza di carburante rappresenta uno dei principali problemi per soccorrere la popolazione colpita. Sono 7-8mila le persone che si sono rifugiate nelle scuole. Ci sono difficoltà nel trasporto dei rifornimenti di cibo. Negli ospedali scarseggiano medicine e ci sono crescenti problemi negli obitori per l'elevato numero di corpi e i black out che rendono difficile la conservazione delle salme.

09:13

Mastrogiacomo: "Si ipotizza piano di evacuazione da Tokyo" 14 –

Ancora dalle informazioni di Mastrogiacomo è stato evacuato tutto il personale non necessario dalla Centrale. La nube si sta spostando verso sud- sudest e potrebbe raggiungere Tokyo che si prepara ad un mega piano di evacuazione. La situazione resta difficile e le prospettive incerte.

09:05

Mastrogiacomo: "C'è stata fusione parziale del nocciolo" 13 –

Secondo le informazioni raccolte dal nostro inviato Mastrogiacomo l'ultima esplosione è stata provocata da una nuova mancanza d'acqua nel circuito di raffreddamento del reattore 2: i tecnici non si erano accorti che era finito il gasolio nei generatori che alimentano le pompe che succhiano acqua dal mare. Il livello è sceso nella vasca e le barre del combustibile sono rimaste scoperte troppo tempo. Il calore ha lesionato un elemento interno del reattore, un grosso serbatoio di acqua che serve proprio nelle emergenze come in questo caso. L'esplosione interna ha probabilmente compromesso le barre che hanno finito per sciogliersi rilasciando nella vasca e nel resto del reattore iodio e cesio. C'è stata una parziale fusione del nocciolo.

09:04

Il governo: "Spento l'incendio al deposito del reattore 4" 12 –

Le autorità giapponesi hanno confermato che l'incendio al deposito di combustibile usato al reattore 4 della centrale di Fukushima è stato spento: lo ha riferito l'Agenzia atomica internazionale a Vienna (Aiea)

09:02

Aumenta la temperatura anche nei reattori 5 e 6 11 –

Un lieve aumento della temperatura è stato rilevato nei reattori numero 5 e 6 nell'impianto nucleare di Fukushima 1. Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

08:40

In fiamme cobustibile nucleare: "Rilascia radioattività nell'aria" 10 –

E' in fiamme un bacino di stoccaggio del combustibile nucleare spento nel reattore numero quattro della centrale di Fukushima. Lo ha reso noto l'Aiea. E' in corso "il rilascio della radioattività direttamente nell'aria", a un tasso "pari a 400 millisievert l'ora".

08:39

Tokyo, livelli radioattivi superiori alla norma 9 –

Il livello di radioattività misurato a Tokyo è leggermente superiore al normale. Lo rileva la municipalità precisando però che i livelli attuali sono troppo fievoli per influire sulla salute.

08:01

Aiea: dopo l'incendio una fuga radioattiva 8 –

Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu.

07:41

Radiazioni superiori alla norma a 100 km da Tokyo 7 –

Livelli di radioattività dieci volte superiori alla norma sono stati registrati oggi a Maebashi, città situata circa 100 chilometri a nord di Tokyo: lo ha reso noto l'agenzia di stampa giapponese Kyodo.

07:39

Marinai degli Usa esposti a radiazioni 6 –

Un gruppo di 17 marinai della VII flotta statunitense impegnati alle operazioni di soccorso è stato esposto a delle radiazioni, senza riportare danni alla salute: lo ha reso noto la Marina militare americana.

07:37

La Borsa chiude a -10,55% 5 –

La Borsa di Tokyo ha poi chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è il terzo ribasso della sua storia.

07:04

Borsa di Tokyo impazzita perde fino al 14% 4 –

La Borsa di Tokyo va fuori controllo e precipita del 14,4% a causa delle difficoltà nella gestione dei problemi all'impianto nucleare di Fukushima e i rischi radiazioni: il Nikkei crolla a 8.257,56 punti.

07:03

Il governo annuncia livello radiazioni pericoloso 3 –

Il livello delle radiazioni misurate sul sito della centrale nucleare giapponese di Fukushima è pericoloso per la salute: lo ha dichiarato un portavoce del governo nipponico.

07:02

Aumentata la radioattività dopo l'esplosione 2 –

Un'aumentata radioattività è stata registrata nella prefettura giapponese di Ibaraki, tra la centrale nucleare di Fukushima e Tokyo. Lo riferisce l'agenzia giapponese Kyodo.

07:00

Il governo ammette nuove esplosioni 1 –

Una nuova esplosione è avvenuta al reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima 1. Lo ha annunciato il governo giapponese, precisando che l'esplosione, udita poco dopo le 6 locali (le 22 di ieri in Italia), ha danneggiato la vasca di condensazione del contenitore del nocciolo che ha il compito di impedire le fughe radioattive in caso di incidente.

(15 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Tra i fantasmi di un'ecatombe

i cadaveri nelle reti dei pescatori

Nel nord est del Giappone il mare comincia a restituire i corpi: i sopravvissuti a Otsuchicho li recuperano. Gli otto piani del municipio di Sendai sono stati trasformati in ricovero e ospedale dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Tra i fantasmi di un'ecatombe i cadaveri nelle reti dei pescatori

OTSUCHICHO - All'oceano e al fango sono serviti quattro giorni per soddisfare la fame dello tsunami. Ma ora che gli elementi stanno riassumendo una collocazione consueta, la terra e l'acqua rigurgitano la vita che venerdì hanno preteso dal Giappone. Lungo i cinquecento chilometri della costa nordorientale oggi è il giorno dei morti. Migliaia di cadaveri, i resti che la nazione e il mondo avevano sperato di non dover mai fissare, affiorano sulle piagge trasformate in deserti sporchi e tra i flutti ritirati della risacca. Ogni insenatura nasconde file e cumuli di corpi, abbandonati dalla corrente. Sulla superficie del Pacifico, lungo una fascia di un chilometro dalla terraferma, un numero non calcolabile di cadaveri galleggia tra brandelli di barche e piante spezzate. I pescatori sopravvissuti a Otsuchicho, nella prefettura di Iwate, li recuperano con le reti. Li issano a bordo con le braccia, gonfi e blu, e molti riconoscono da brandelli di indumenti i famigliari perduti.

Tra qui e Minami-Sanrikucho, nella prefettura di Miyagi, mancano 30mila persone. Nelle sei prefetture maggiormente travolte dall'onda, non si hanno contatti con altri 40mila abitanti. Un centinaio di località sono ancora isolate e non raggiunte dalle Forze di autodifesa del Giappone. I senzatetto sono oltre mezzo milione. Trentamila gli edifici spazzati via, 50mila quelli pericolanti. Seicento città e villaggi non sono più collegati da strade e i fianchi di 140 colline sono stati spolpati dalle frane mosse da 200 violente scosse di assestamento. Anche oggi la terra

seguita a scuotersi, i sopravvissuti sobbalzano di terrore e le prime operazioni di soccorso vengono ripetutamente interrotte dall'allarme di nuovi tsunami. Genitori e figli, rimasti intrappolati nella stessa stanza, si svegliano in centri di raccolta distanti decine di chilometri. I vecchi chiedono di morire e maledicono il destino che li ha risparmiati. I bambini sono scossi da incubi. Raccontano di sognare l'oceano che li trascina via e vengono assaliti da improvvisi singhiozzi.

Sull'isola di Honshu, il cuore del Paese, il presentimento dell'apocalisse, allontanato con fede dal governo di Tokyo, assume infine l'aspetto reale di un'ecatombe. Gli elicotteri sorvolano decine di città in cerca di qualcuno che si muova. Sotto però le città non esistono più e dalla sconfinata laguna, che si confonde con le campagne sconvolte, emerge una poltiglia indistinguibile di case, barche, auto, corpi, alberi, tralicci e cose quotidiane. Questi reperti dei giorni normali non bastano a restituire al paesaggio il profilo della familiarità. L'asfalto è scomparso, assieme alla gente e a ogni segnale di vita. Resistono eretti solo grovigli di binari, ponti tranciati e carcasse industriali. Il Nordest del Giappone è mutato in un mondo orizzontale, grigio, con la vegetazione rasata, su cui vagano rari superstiti e un milione di soccorritori. Scavano ancora con le mani, per trovare un oggetto, o un'indicazione con cui orientarsi. Su alcune zone nevica, è in arrivo la pioggia e le distese di carcasse stanno per rifondersi con il fango, formando un'impenetrabile palude. Chi non è morto, o sparito, combatte con la paura delle radiazioni.

Gli otto piani del municipio di Sendai, risparmiati dallo tsunami per pochi metri, sono stati trasformati in ricovero e ospedale. Centinaia di feriti sono stesi per terra. Nessuno fiata e chi è cosciente fissa i bambini radunati in una sala. Due medici distribuiscono dosi di ioduro di potassio, trasportato fin qui su una moto, che dovrebbe aiutare la tiroide a proteggersi dai veleni nucleari. La centrale di Fukushima è 90 chilometri più a Sud e gli sfollati pensano che dove non è arrivata la forza dell'oceano arriverà quella dell'atomo. La mancanza di energia elettrica, di acqua, di cibo e di benzina trasforma il freddo di ogni notte in una prova che non tutti superano. Nei luoghi non raggiunti dai soccorsi la gente inizia a chiedersi cosa si aspetti a inviare uomini e mezzi capaci di scongiurare un'altra catastrofe, che avrebbe il valore di una resa. C'è bisogno di tempo per abituarsi all'evidenza di un evento definitivo che si rivela più catastrofico dell'immaginabile.

Nella prefettura di Iwate le città di Onagawacho, Rikuzen-Takata, Tono, Sumitacho, Iwaizumicho e Kunohemura sono sepolte di melma. Su 86 mila abitanti, poche migliaia hanno comunicato di essere vivi. Le squadre di soccorso hanno preso atto con orrore che solo qualche centinaio di persone hanno raggiunto i dormitori allestiti a Ishinomaki, Onagawa, Tagajo, Kesennuma e Sauriku, considerato l'epicentro dello tsunami. Era una zona con trecentomila residenti: è stata cancellata e nessuno ha idea di dove sia finita la popolazione. Fino a oggi si era convinti che Yamadamachi, 19 mila abitanti, fosse stata in parte risparmiata. La città sorgeva a quattro chilometri dalla costa. Arrivandoci dalla spiaggia si scorge invece solo una montagna di macerie, sopra le quali è deposto un mercantile reclinato su un fianco. Takumi Sasaki è nata qui ma vive a Tokyo e ora è l'unico essere umano che si aggira tra i rottami. Per cercare i genitori si è messa lo zaino sulle spalle e ha percorso a piedi 130 chilometri in tre giorni.

Risalendo la prefettura di Miyagi mancano anche Ogatsu, a una decina di chilometri da Sendai, e non c'è traccia di Xintomei e Nobiru. Sulla sabbia che li ricopre sono allineati 363 corpi, avvolti in sacchi azzurri, mentre sul bagnasciuga di Higashi-Matsushima in una mattina sono affiorati 247 cadaveri, come conchiglie abbandonate. Può essere vano vagare lungo centinaia di chilometri di costa in cerca di assenze umane e forse il Giappone è atteso da prove più urgenti e ancora più dure. Ma fino a quando non si avrà un'immagine completa della catastrofe, a questo punto emotiva e morale prima che demografica ed economica, controllare le sue conseguenze si rivelerà un'illusione.

Nei primi tre giorni le località distrutte sono rimasti spazi morti e vuoti. Ora che iniziano a sorgere tendopoli e centri per gli sfollati, mentre palestre e stazioni si trasformano in ospedali, si impongono i problemi dei vivi. Migliaia di superstiti, ad esempio, hanno bisogno di un bagno e temono un'emergenza sanitaria. Non si accontentano più di arrangiarsi tra gli edifici crollati e rifiutano l'offerta di borse di plastica. Natsumi Hirayama arriva a Wataricho dopo tre ore di bicicletta e da un'autobotte di volontari ottiene due bottiglie d'acqua per tutta la famiglia.

Nell'impressionante massa degli scampati, c'è chi non si toglie le scarpe da venerdì e si scatena la sofferenza di ricordi che chiedono di essere espulsi, come un'infezione. Il dolore per chi non ce l'ha fatta prevale sul sollievo di chi c'è. "Sono salita in auto pochi secondi prima che l'onda mi inghiottisse - dice Makoto Mizenoya, maestra di Shintona - e sentivo dietro di me i passi dei miei genitori. Erano vecchi, lenti: li ho visti annegare abbracciati". Lo confermano i medici: venerdì il setaccio tra giovani e anziani è stato implacabile. Questione di secondi: chi non poteva contare sulla velocità, o su un mezzo a motore, non c'è più. Decisiva è stata anche la paura. "Sul ponte dietro l'aeroporto di Natori - dice Ai Matsuhashi - cinquanta persone guardavano il fiume che trascinava le case verso l'oceano. Gridavo di andare via, invece scattavano fotografie. È stato terribile: i piloni si sono spezzati e i corpi sono precipitati nel fango appesi a pezzi di cemento". Quello che resta di tale impasto sconvolgente di defunti, di scomparsi e di vivi senza più emozioni, fusi per sempre nei cumuli inutili di ciò che avevano realizzato in generazioni di progetti, sono le interminabili file di fogli di carta appesi sui muri delle strutture di primo soccorso. Nelle prefetture di Miyagi, Iwate e Fukushima, le liste di nomi, divise per categorie effettive o presunte degli individui, sono centinaia di migliaia. Coprono ogni edificio intatto e rappresentano l'epitaffio di un insuperabile dramma nazionale, che nessuno ancora osa sondare. "Perdere amici e parenti - dice Hiroshi Suzuki, docente all'università di Sendai - è un trauma personale che modifica il carattere. Assistere al crollo di una società ritenuta invincibile, di un intero territorio, delle strutture più avanzate della nazione-simbolo della modernità globale, può segnare il capolinea di una generazione e di un modello di sviluppo".

Poco prima della notte su ciò che resta di Otsuchi vengono paracadutati pacchi pieni di buste di pesce, di coperte, di maschere antipolvere e di medicine. La gente ha fame, avverte un gelo fradicio, teme la contaminazione, qualcuno grida invano i nomi dei propri da quattro giorni, ma nessuno si azzuffa per assicurarsi la prima scelta. Uno per famiglia si accosta agli involucri e preleva il minimo. A Namie-Fukushima un uomo di 64 anni viene issato con il verricello su un elicottero, dopo quattro giorni passati su un tetto di legno, ridotto a una zattera alla deriva nel Pacifico. È l'annuncio della volontà nazionale di non abbandonare questa gente e i militari cominciano a sgomberare almeno le strade principali delle zone distrutte. La popolazione, tra Nodamura e Okumamachi, ha però in testa solo una domanda: come si potrà rinascere, come sarà possibile rimuovere montagne di detriti, quanto tempo ci vorrà per ricostruire, dove si troveranno i fondi, chi vivrà abbastanza per rientrare in una cosa propria.

In Giappone è il giorno dei morti, si avverte la tentazione di cedere allo sconforto, ma Natsumi Iwata e Masaki Kawanami non hanno cambiato programma. Hanno vent'anni e oggi dovevano sposarsi. Sono di Ofunate e venerdì hanno perso nonni, genitori e fratelli. Sono rimasti soli, ma dopo quattro giorni con le mani nello tsunami sono andati a cambiarsi. Arrivano attorno al falò dove un centinaio di sopravvissuti cerca il caldo del fuoco. Sono vestiti da sposi, sorridono e si danno un bacio. I presenti si risvegliano dai loro pensieri e invece di piangere applaudono. L'amore è più forte della vita e questa notte nell'Honshu un matrimonio viene prima dei funerali.

(15 marzo 2011)

 

 

L'ANALISI

Il dilemma atomico della piccola Italia

di GIOVANNI VALENTINI Il terremoto in Giappone non ha spostato di dieci centimetri soltanto l'asse geografico della Terra, ma ha già cominciato a modificare e verosimilmente continuerà a modificare anche quello economico e sociale. Quando le forze arcane della Natura si cumulano su scala planetaria con le spinte più o meno razionali della Politica, l'effetto non può che essere quello di un rivolgimento globale, un riassetto - appunto - dell'equilibrio mondiale.

E perciò oggi, di fronte all'Apocalisse dello tsunami giapponese e al caos dello tsunami arabo, la comunità internazionale si ritrova a fare i conti con le incognite della questione energetica, dal petrolio al nucleare: una questione vitale per la stessa continuità del genere umano.

Troppo spesso e troppo disinvoltamente anche noi giornalisti abusiamo nel linguaggio corrente della parola "terremoto", come una fredda e innocua metafora, per applicarla adesso alla situazione d'emergenza che il mondo intero deve fronteggiare. Sotto il contagio dell'incubo nucleare, era del tutto prevedibile che - insieme all'allarme - scattasse una reazione a catena di ripensamenti, sospensioni, verifiche, controlli. Tanto legittima quanto doverosa. Ma non sarebbe onesto speculare emotivamente su un disastro di tale proporzioni per imporre o sollecitare scelte che appartengono alla sfera della scienza, della tecnica, dell'economia e quindi della ragione.

Nessuno può meravigliarsi perciò che, all'indomani della catastrofe

giapponese, una "signora di ferro" come la cancelliera Angela Merkel abbia deciso immediatamente di congelare il programma nucleare tedesco, senza escludere la chiusura delle centrali più vecchie del suo Paese. Né che dagli Stati Uniti all'India si propaghi l'obbligo morale di una riflessione più attenta e approfondita o di un generale ripensamento. E neppure che la placida ed efficiente Svizzera annunci la sospensione delle procedure in corso per le autorizzazioni di nuove centrali: "La sicurezza ha la massima priorità", ha dichiarato ieri Doris Leuthard, il ministro elvetico per l'Energia. Già, la sicurezza: cioè la salute e la sopravvivenza della collettività.

Sorprende e sconcerta, invece, che in Italia sia proprio il titolare dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a rompere la consegna della cautela e della responsabilità, proclamando quasi in tono di sfida che "la linea italiana rispetto al programma chiaramente non cambia". Dice "chiaramente", la nostra ministra, come se non esistessero motivi più che sufficienti per coltivare qualche ragionevole dubbio, per nutrire qualche umana incertezza. O magari, soltanto per riflettere meglio, per valutare i pro e i contro. Nell'interesse suo e di tutti noi, c'è solo da augurarsi che non sia questo l'orientamento con cui la nostra rappresentante parteciperà oggi all'incontro con gli esperti convocato a Bruxelles dal ministro europeo dell'Energia, Guenther Oettinger.

Il timore, invece, è proprio quello che sull'energia nucleare il governo italiano sia intenzionato a scatenare una crociata atomica, una guerra di religione, alimentando nuove tensioni e fratture in un Paese già troppo diviso dai retaggi ideologici del Novecento e dalla più concreta contrapposizione degli interessi in gioco. Nessuna speculazione e nessuno sciacallaggio, d'accordo. Non sarebbe corretto né opportuno. E soprattutto non sarebbe rispettoso nei confronti del dramma che il popolo giapponese sta vivendo sulla sua pelle.

Ma, allora, accantoniamo anche i diktat energetici, i "ricatti mediatici" sulla bolletta elettrica, le impostazioni dogmatiche o le alternative a senso unico. Un quarto di secolo dopo il disastro di Chernobyl, dobbiamo constatare purtroppo che il nucleare è ancora capace di seminare paura, panico e terrore a livello planetario, agitando lo spettro della nube radioattiva. All'epoca si disse che quello ucraino era un impianto vecchio, obsoleto, insicuro. Adesso, nel Giappone super-organizzato e iper-tecnologico sconvolto dal sisma, si dice che anche la centrale di Fukushima risale a trenta o quarant'anni fa, ma nessuno è in grado di spiegare in modo convincente perché era tuttora in funzione e in quali condizioni si trovano effettivamente le altre.

Per quanto riguarda più direttamente l'Italia, un fatto è certo: fra tre mesi, quando saremo chiamati alle urne tardive del referendum popolare, ognuno di noi deciderà in coscienza con le terribili immagini di questi giorni ancora negli occhi, nella mente e nel cuore. Non voteremo per il centrodestra o per il centrosinistra né per il "terzo polo". Voteremo per il nostro futuro, per il nostro sviluppo, per la nostra sicurezza e anche per quella dei nostri figli o nipoti. Da qui ad allora, possiamo solo prendere esempio dalla compostezza e dalla dignità con cui il popolo giapponese sta affrontando questa immane tragedia.

(15 marzo 2011)

 

 

Il reportage

Tokyo, la metropoli vuol ripartire

ma l'energia elettrica non basta

Paralisi quasi totale dei treni metropolitani, luoghi di lavoro praticamente deserti, la rete cellulare che va a singhiozzo, i grattacieli che di notte devono spegnersi per risparmiare corrente. E la terra continua a tremare. Viaggio nella capitale giapponese dopo il terremoto

da RAIMONDO BULTRINI

Tokyo, la metropoli vuol ripartire ma l'energia elettrica non basta

TOKYO - Niente black out, ma qualcosa dall'impatto più forte: la paralisi quasi totale dei treni metropolitani, linfa vitale dell'organismo pulsante di luci e microchip della capitale giapponese. Questo è successo ieri nel primo giorno di ripresa del lavoro e degli affari dopo la lunghissima scossa di terremoto venerdì scorso.

Fin dalle prime sembrava cominciare male, con un nuovo sussulto della terra alle dieci e mezza di mattina che ha fatto letteralmente scricchiolare le mura del nostro albergo, al settimo piano di un grattacielo. Niente di paragonabile agli effetti del grande sisma. Quel giorno 163 persone sono rimaste bloccate per lungo tempo dentro gli ascensori. Tra queste la cameriera di un ristorante a Shibuya, dove la gente faceva file enormi per telefonare dalle solitamente inusate cabine pubbliche, perché ogni rete dei cellulari era saltata.

"Sembrava di essere tornati indietro ai tempi che mi raccontava mia madre - racconta Akina - di quando lei faceva la fila ai telefoni pubblici per parlare con mio padre che stava a Osaka. Io sono nata con il cellulare in mano, mi sembra la cosa più naturale del mondo". E se glielo lo togliessero adesso? "Non saprei come ritrovare gran parte dei miei amici - ammette candida - qualcuno certo so dove abita, e loro sanno dove abito io. Ma a casa di tutti non sono stata, impossibile. Sono distanze enormi, ci pensa? E poi adesso con il blocco dei treni metropolitani è tutto un

Advertisement

caos. Non so davvero quando e con chi riusciremmo a rivederci, se dovesse bloccarsi a lungo la rete dei cellulari".

Dopo i treni dentro e fuori della città, l'ingorgo dovuto al diminuito potere delle centrali rende precarie le comunicazioni attraverso i sofisticati telefonini posseduti da almeno l'80 per cento della popolazione, 10 milioni di abitanti connessi antenna dopo antenna oltreché stazione dopo stazione. Sono i segni più evidenti della precarietà in cui vive queste ore la grande metropoli dell'Asia, apparentemente ma non certo indifferente alla tragedia dei sopravvissuti rimasti al freddo e alla neve.

Ieri doveva essere il primo giorno di ritorno alla "normalità" della settimana lavorativa. Ma senza treni decine di migliaia di lavoratori non hanno potuto raggiungere la città degli affari e del commercio, i dirigenti non hanno potuto partecipare alle riunioni, le famiglie si sono frammentate in diversi luoghi della città. Così è successo che molte attività, dagli uffici ai grandi shopping centre, siano rimaste chiuse, mentre alcune zone commerciali e d'intrattenimento tradizionalmente affollate hanno mantenuto le vetrine illuminate al loro massimo fulgore, sebbene qua e là diverse seracinesche restavano abbassate per mancanza di personale, come le eleganti boutique di Armani e Louis Vuitton.

Abbiamo cercato di salire sulla tratta tra Harajuki a Shinjuko, ma c'erano delle strisce trasversali e una lunga fila si dirigeva nella direzione dei treni più lenti e dalle carrozze più vetuste ancora in funzione (pare consumino meno energia), che fermano a tutte le stazioni e raggiungono anche i sobborghi. Ce n'erano pochi anche di questi però. Una giovane impiegata di un'agenzia assicurativa di nome Kanako ha appena rinunciato a spostarsi verso il suo ufficio dove aveva un lavoro importante che l'aspettava. "Non ci può fare niente nessuno - ci dice - Lei lo sa che cosa è successo alle nostre centrali nucleari... in questi giorni la corrente qui da noi è diventata come una coperta troppo corta, non ci puoi coprire tutti noi, che siamo così tanti".

Tra i tanti ci sono milioni di immigrati dalle altre province come Hiroki che per giorni non ha saputo niente dei suoi figli e della moglie rimasti nella disastrata Sendai mentre lui era bloccato impotente a Tokyo dove lavora come commesso a Nakasime. "Finalmente ho saputo che stanno bene - racconta - ma per tutti questi giorni non ho fatto altro che cercare di telefonare. Trovavo le linee sempre intasate, e questo è successo anche qui in città. Forse se la gente capisse che dovrebbe intasare di meno le linee per cose non importanti sarebbe meglio. Ma questo è il difetto di questa città. Pensiamo che l'energia sia inesauribile".

Il governo, l'ammistrazione locale e molta gente comune aiutata dai continui messaggi televisivi e radiofonici, sembrano però sempre più consapevoli che il trend del passato non può essere retto a lungo, soprattutto se non potranno essere ripristinati presto come sembra gli impianti colpiti. "E' un sentimento di vigilia dell'apocalisse - dice il giovane pittore di acquerelli tradizionali Gomyo con un senso di rassegnazione - ma la speranza che il peggio sia passato ci evita di entrare nel panico".

Da tempo Tokyo è una metropoli internazionale dove vivono anche parecchi lavoratori stranieri che hanno condiviso una certa agiatezza del Giappone e che adesso come tutti temono di perderla. "Sono venuto qui da Calcutta a lavorare, e dovrò continuare a darmi da fare come tutti senza pensare troppo in negativo, a che serve?", spiega il trentenne Khan che cucina pollo col curry nella centralissima zona a luci rosse di Shinjuku - "Io e il mio amico dividiamo una stanza alla periferia di Hatogaya, e veniamo sempre in treno. Ma stanotte ci tocca di dormire qui", dice indicando il pavimento due metri per due dove servono i clienti da una finestra sulla strada.

Shinjuku è un'area di intrattenimento per molte fasce di giovani trendy che si spostano qui anche da zone distanti per lo struscio, lo shopping e qualche birra in un pub. Ma c'è pochissima gente rispetto al solito e risaltano ancora di più le stravaganze nel vestiario di ragazzi elegantissimi dai capelli colore dell'oro che sembrano usciti da una reclame asiatica di Valentino, o delle loro compagne in vertiginose minigonne con le calze dalle geometrie più varie e lunghi stivaletti al ginocchio, quasi una divisa generazionale.

Ben pochi parlano inglese, e l'unico che accetta una conversazione è un punk con la giacca di un sessantottino italiano pieno di orecchini e l'aria un po' indifferente. "Ho paura, sì, certo che ho paura, che domande.... Ma come è vero che mi chiamo Yuri, Tokyo è il posto più tranquillo dove stare, i nostri palazzi sono solidi e costruiti apposta", assicura. Sarà per questa certezza che dopo la scossa qualche passante alzava semplicemente lo sguardo verso la cima dei palazzi, ma riprendeva subito a camminare e digitare al telefonino, magari a twittare con un fidanzato o un parente le ultime dal terremoto.

Da tutt'altra parte, lungo la baia che è parecchio straripata lasciando melma e conseguenze serissime a tutta l'economia di una delle zone più frequenate e trafficate della città, il cielo è coperto di un grigio lacrimevole. "Forse pioverà domani, doveva piovere già oggi", ci dice un signore che si avvicina e poi continua a camminare lungo la strada semideserta, dove una donna anziana dà da mangiare avanzi di biscotto a degli enormi corvi neri. "Abito a Daiba e tutto è nuovo da noi, mi hanno portato lì i figli perché dicevano che la mia vecchia casa non era sicura. Ma adesso mi pare che non si può essere sicuri da nessuna parte in Giappone, e comunque non posso tornare indietro. Ormai vivo qui. Ma è bella la nostra baia, non trova?".

Un giro nelle strade dei quartieri attraversati da larghe strade ritagliate tra i grattacieli ci riporta in città al buio, pensando a quello che avverrà oggi con il black out ormai certo a Tochigi, Ibaraki, Gunma, Chiba, Kanagawa, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. Lungo tutta la fascia esterna del cuore che pulsa di questa metropoli, saranno certo ben visibili gli enormi buchi neri nella costellazione scintillante del centro. Se ne spegneranno uno alla volta, dicono i tecnici dell'azienda elettrica. E chissà quando torneranno ad accendersi tutti insieme. "Sarebbe quello il bel segno che tutto è tornato come prima", commenta il tassista che ci riporta in albergo.

Il tempo di risalire al settimo piano e inizia un'altra scossa. E' mezzanotte. Nessuno scende o esce nei corridoi. Ma fuori dalle finestre due grattacieli che ieri erano illuminati sono scuri con una fila di inquietanti lucette rosse a intermittenza per gli aerei e i corvi gracchiano tutti insieme.

(14 marzo 2011)

 

 

 

Nel reattore numero due

Fukushima: ora il pericolo è la fusione del nocciolo

Ogni esplosione può fessurare il cemento armato e creare dei varchi, grandi e piccoli, attraverso cui quelle che erano barre di uranio e ora somigliano a fango bollente possono contaminare l'ambiente

Nell’incubo che il Giappone sta vivendo da due giorni ormai, si sta delineando lo scenario peggiore: la fusione parziale del combustibile del reattore nucleare numero due della centrale nucleare di Fukushima. L’evento ormai non è escluso nemmeno dalla Tepco, la compagnia che gestisce l’impianto, secondo la quale una fusione potrebbe essere stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse nell'acqua le barre di combustibile. Sulla base delle notizie che arrivano e che sono continuamente aggiornate, è possibile solo fare una ricostruzione molto parziale di quello che potrebbe esser avvenuto.

L’elemento chiave del momento critico che si sta materializzando a Fukushima è l’acqua. Come spiega Ken Bergeron, fisico statunitense che ha una lunga esperienza nella simulazione di incidenti nucleari ai Sandia National Laboratory: "Il combustibile è composto da lunghe barre di uranio rivestite con una lega di zirconio. Queste barre sono collocate in una struttura cilindrica, ricoperta di acqua".

In questo contesto l’acqua agisce sia da moderatore per la reazione di fissione nucleare sia da liquido refrigerante per il nocciolo del reattore, cioè la struttura cilindrica dove sono collocate le barre di combustibile. Il tutto avviene all’interno di un circuito chiuso, in cui l’acqua riscaldata dalla reazione viene raffreddata tramuto uno scambiatore di calore e immessa nuovamente nel nocciolo. "Se l’acqua scende al di sotto del livello del combustibile, la temperatura inizia a salire e il rivestimento inizia bruciare, rilasciando una gran quantità di prodotti della fissione nucleare", continua Bergeron. Ed è questo il passaggio critico che sta vivendo il reattore numero due di Fukushima: il flusso di acqua si è interrotto.

I progettisti della centrale avevano pensato a come evitare un’eventualità del genere. Subito dopo il terremoto, l’impianto di Fukushima si era spento in modo automatico e altre barre, fatte di materiale speciale e indicate come barre di controllo, erano state inserite tra le barre di uranio usate come combustibile. In questo modo si ferma la reazione di fissione, ma c’era un altro problema da affrontare. In un reattore atomico, il calore non è solo sprigionato dalla reazione di fissione, ma anche dal decadimento di elementi chimici radioattivi creati proprio dalla fissione. Dunque fermata la reazione nucleare, si deve affrontare questo calore residuo, piccolo ma significante. Anche in questo caso erano state previste procedure di emergenza, motori diesel per alimentare con acqua l’impianto e quindi evitarne il surriscaldamento, che però la concomitanza di terremoto e tsunami avrebbe messo fuori gioco.

Con la crescita incontrollata della temperatura del reattore, la lega di zirconio che riveste le barre di uranio ha iniziato a fondere, e reagendo con l’acqua ha formato idrogeno, un gas estremamente volatile. E proprio l’idrogeno prodotto in questo modo avrebbe causato l’esplosione all’impianto numero uno di Fukushima, che almeno per ora non sembra a rischio fusione. Ma la crescita della temperatura è un pericolo soprattutto per le barre di combustibile, la cui fusione, secondo la Tepco, potrebbe essere avvenuta nel reattore numero due di Fukushima.

"Il calore prodotto dal decadimento si accumula nel nocciolo, deformando prima e poi fondendo le barre di uranio. A questo punto siamo a circa 2000 gradi Celsius, e il nocciolo può diventare una massa informe", spiega Massimo Zucchetti, ingegnere nucleare del Politecnico di Torino. In queste condizioni il nocciolo diventa difficilmente refrigerabile, anche con strategie di emergenza, come l’immissione di acqua di mare. A quel punto l’unica barriera tra il nocciolo fuso e l’ambiente è il contenitore di cemento armato che circonda il reattore. "Questo contenitore è stato progettato per resistere al calore del nocciolo fuso. Il pericolo sono le esplosioni causate dall’idrogeno", afferma Zucchetti. Ogni esplosione può fessurare il cemento armato e creare dei varchi, grandi e piccoli, attraverso cui quelle che erano barre di uranio e ora somigliano a fango bollente possono contaminare l’ambiente. (Giovanni Spataro) L'espresso

http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_pericolo_di_Fukishima/1347102?ref=HREA-1

(14 marzo 2011)

 

 

 

IL CASO

Nucleare, i dubbi dell'Europa

da Berna a Berlino stop alle centrali

Domani a Bruxelles vertice della Commissione con i responsabili del settore dei paesi Ue. La Merkel congela il prolungamento del funzionamento degli impianti. La Svizzera blocca le domande di autorizzazioni per nuove centrali. Ripensamenti e polemiche ambientaliste in Polonia e Francia

dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

Nucleare, i dubbi dell'Europa da Berna a Berlino stop alle centrali La centrale nucleare svizzera di Leibstadt, al confine con la Germania

BERLINO - Sull'onda della tragedia giapponese, la paura del nucleare scuote l'Europa. La cancelliera Angela Merkel ha deciso di sospendere il prolungamento del ciclo di vita operativo dei 16 reattori atomici civili ancora attivi in Germania, la Svizzera ha bloccato la procedura di domanda di autorizzazione alla costruzione di tre nuovi siti, l'Austria chiede un riesame a livello europeo. E domani a Bruxelles la Commissione europea terrà un vertice con i responsabili ufficiali dei paesi Ue in possesso di centrali nucleari e con i gestori degli impianti. Lo scenario di un addio al nucleare e di una conversione il più veloce possibile della produzione energetica nel Vecchio continente, dall'atomo alle energie rinnovabili, sembra diventare sempre più realtà.

Angela Merkel ha annunciato che il prolungamento della vita operativa delle centrali tedesche sarà sospeso per 3 mesi, e tutto indica che la decisione verrà abbandonata, almeno finché un severo e profondo controllo e riesame dei livelli di sicurezza non verrà concluso. I controlli, secondo la Cancelleria federale, dovranno essere orientati alla tragica esperienza nelle centrali atomiche giapponesi. Secondo il segretario generale della Cdu (il partito della Cancelliera) Hermann Groehe, è necessaria una riflessione. Il ministro dell'Economia, il liberale Rainer Bruederle, ha auspicato un passaggio più rapido di quanto previsto finora alla priorità alle energie rinnovabili, da cui entro i prossimi decenni la Germania vuole già

Advertisement

ricavare il 30 per cento del suo fabbisogno energetico. E le Borse, con il crollo generalizzato 1 delle aziende che gestiscono l'industria nucleare sulla spinta dello shock giapponese, sembrano confermare questo trend.

La svolta di Angela Merkel è di primaria importanza politica, e ancora una volta la Germania da paese-leader può influenzare con le sue scelte gli orientamenti di fondo del resto dell'Europa. La Repubblica federale, che attualmente ricava circa il 30 per cento del suo fabbisogno dai 16 reattori ancora in funzione, aveva deciso l'addio a tappe al nucleare dopo la vittoria di Spd e Verdi alle elezioni politiche dell'autunno 1998. In base a un calendario di chiusura scadenzata - spegnere prima i reattori più vecchi e meno moderni - l'ultima centrale avrebbe dovuto chiudere entro il 2023. La scelta fu confermata nel 2005 quando dopo le elezioni politiche Angela Merkel, leader cdu, sostituì il socialdemocratico Gerhard Schroeder come capo dell'esecutivo, alla guida della Grande coalizione con i socialdemocratici stessi. Dopo le elezioni del 2009, quando Merkel vinse e formò una coalizione di centrodestra con i liberali (Fdp) il governo decise di prolungare il ciclo di vita operativo dei reattori. Proprio questa scelta, che fu criticata da ambientalisti e movimenti antinucleari, viene ora sospesa, quasi cancellata dalla cancelliera. Esperti ed esponenti del partito liberale suggeriscono addirittura di spegnere subito otto dei 16 reattori.

Il ripensamento è in atto a tappe forzate in tutta Europa. "Non escludo nulla, nessula decisione, il caso giapponese ha cambiato il mondo e molte situazioni reali che giudicavamo sicure sono ora rimesse in discussione", ha detto il commissario europeo all'Energia Guenther Oettinger (Cdu, cioè tedesco e cristianoconservatore come Angela Merkel) parlando del consulto di domani a Bruxelles.

L'Austria, membro della Ue, e che decenni fa dopo un referendum decise di rinunciare alla sua unica centrale, chiede una verifica e controlli di sicurezza in tutte le centrali atomiche europee, ha affermato il ministro dell'Ambiente di Vienna, Nikolaus Berlakovitch. E'un'idea analoga a quella che Angela Merkel stessa aveva esposto ieri sera in un'intervista in diretta alla prima rete tv pubblica tedesca Ard. Il Belgio, ha detto la ministro dell'Ambiente Annemie Turtelboom, sta ripensando a fondo l'uso dell'energia nucleare. Scelta difficile per Bruxelles visto che il regno ricava oltre il 70 per cento del fabbisogno dai reattori, ma lo shock per il dramma nipponico e i suoi terribili insegnamenti pesano più di ogni altra considerazione. Ripensamenti di fondo, dicono fonti dell'Unione europea a Bruxelles, si sono aperti anche in Polonia, l'economia della Ue che cresce più velocemente, e il cui governo aveva deciso recentemente di costruire una prima, peraltro modernissima centrale atomica.

In Svizzera, paese non aderente alla Ue, il governo ha deciso di sospendere la procedura di domande di autorizzazione che era stata avviata per la prevista costruzione di tre nuove centrali nucleari. "La sicurezza ha la massima priorità, e la procedura non sarà riavviata finché non verrà fatta un'analisi approfondita dei sistemi di sicurezza e non si sarà proceduto a un loro eventuale aggiornamento", ha spiegato a Berna la ministro dell'Ambiente e dell'Energia, Doris Leuthard. Ma non è tutto: persino in Francia, il paese europeo più convinto della giustezza della scelta del nucleare civile, dubbi e paure si diffondono. Gli ecologisti hanno chiesto un referendum sul futuro dell'atomo. La Quinta Repubblica ha in funzione 59 reattori civili più uno per l'uranio per le bombe atomiche della forza strategica, e sta costruendo un nuovo, gigantesco impianto. Da decenni, la commistione d'interessi e strategie tra potere politico, industria e lobby dell'atomo è una realtà importante dell'establishment francese.

I ripensamenti polacchi possono influenzare anche le scelte future delle altre democrazie del centro-est europeo che, per sostenere la loro espansione economica da dopo la caduta dell'impero sovietico, hanno puntato più a fondo sul nucleare, come la Repubblica cèca e la Slovacchia. Anche a Roma, la ministro Prestigiacomo ha detto che l'Italia vuole essere parte dell'Europa nucleare, ma intende attendere conclusioni e decisioni dell'Unione europea.

(14 marzo 2011)

 

 

 

 

2011-03-14

Diretta

Giappone, nuova esplosione a Fukushima

"Forse iniziato un processo di fusione"

Giappone, nuova esplosione a Fukushima "Forse iniziato un processo di fusione" L'esplosione nella centrale nucleare di Fukushima

Danneggiato il reattore numero 3 dell'impianto che tiene il mondo con il fiato sospeso. Contagiato un dipendente. Per la società che gestisce la centrale, la Tepco, è a rischio il numero 2. Disperse sette persone. Nuova scossa di magnitudo 6,2. Il bilancio della polizia: 5000 fra vittime e dispersi, si temono 10mila morti. La Borsa apre in negativo e crolla fino a -6 per cento. Cancellati i mondiali di pattinaggio artistico di Tokyo e fermo per un mese il campionato di calcio. Farnesina: due gli italiani con i quali non si è stabilito un contatto

VIDEO - FOTO - MAPPA - REPORTAGE

(Aggiornato alle 15:55 del 14 marzo 2011)

15:55

Obama: "Pronti a fornire ogni aiuto" 66 –

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ribadito oggi che gli Usa "faranno tutto ciò che possono" per aiutare il Giappone.Intervenendo oggi a Arlington, in Virginia, a un incontro dedicato all'istruzione, Obama ha voluto ancora una volta ricordare le vittime della tragedia. "Continuiamo a ricevere dal Giappone immagini terribili del disastro, e ne siamo tutti scioccati - ha detto -. Gli Stati Uniti faranno tutto ciò che possono per fornire ogni aiuto sia necessario".

15:52

Il 16 riunione vescovi giapponesi per gestire aiuti 65 –

I vescovi giapponesi si riuniranno a Sendai per un meeting di emergenza, il 16 marzo, e organizzeranno un piano per gestire gli aiuti e per valutare le strategia con cui le organizzazioni religiose potranno contribuire. Lo rende noto l'agenzia Fides, che ha raccolto la testimonianza di mons.Martin Tetsuo Hiraga, Vescovo di Sendai, la diocesi più colpita dal sisma e dallo tsunami.

15:36

Save the children: almeno 70mila i bambini sfollati 64 –

Sono almeno 70mila i bambini giapponesi sfollati dopo il sisma e lo tsunami. A fare la stima è Save the children, che ha anche lanciato un appello per raccogliere 5 milioni di dollari per aiutarli. "Moltissimi - spiega dal Giappone Stephen Mcdonald, coordinatore dell'intervento di emergenza dell'associazione - hanno perso le loro case o sono rimasti separati dai propri genitori e familiari". Per donazioni: http://www.Savethechildren.It/giappone.

15:31

Esperto tedesco, possibile altro sisma devastante 63 –

Le scosse di assestamento in Giappone dopo il sisma di venerdì potrebbero durare anche mesi: lo ha detto Rainer Kind, un sismologo del centro per le ricerche geologiche di Potsdam, il quale non ha escluso eventuali altri sismi di magnitudo simile a quella della settimana scorsa. "Le scosse potrebbero durare anche mesi", ha detto Kind definendo "insolita" l'attuale elevata frequenza di questi fenomeni sismici. Kind non ha escluso la possibilità di un'altra grande scossa: "Neanche un terremoto con la stessa magnitudo di quella della settimana scorsa è da escludere", ha spiegato.

15:27

Barre centrale esposte per 2 ore. Fusione quasi certa 62 –

Le barre di combustibile al reattore numero due dell'impianto atomico di Fukushima-Daiichi sono rimaste completamente esposte all'aria per due ore e mezzo; una situazione che con ogni probabilità ha innescato il surriscaldamento e la fusione del nucleo del reattore. Le barre sono rimaste esposte perché una pompa antincendio che versava l'acqua del mare nel reattore per raffreddarlo è rimasta a corto di carburante. Adesso il timore è di un'esplosione al reattore numero due, Come già avvenuto al numero uno e tre: per evitare l'esplosione di idrogeno, la Tepco ha annunciato che cercherà di praticare un foro nel muro dell'edificio che ospita il reattore per far fuoriuscire l'idrogeno; la società ha anche iniziato a depressurizzare la vasca di contenimento del reattore numero due, facendo fuoriuscire vapore radioattivo.

15:22

Barroso: "Ue valuta invio missione" 61 –

"Vorrei esprimere la mia profonda solidarietà" al popolo giapponese, "seguiamo la situazione con grande preoccupazione" e stiamo valutando la possibilità di inviare una "missione europea". Lo ha detto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi, nel corso della quale il presidente dell'esecutivo comunitario ha sottolineato come l'Europa abbia "fiducia nelle capacità delle autorità giapponesi" di superare un momento che è "estremamente difficile".

15:12

Berlusconi: "Notizie preoccupanti. Pronti a aiutare" 60 –

"E' un momento non facile per la comunità internazionale", soprattutto alla luce delle "notizie preoccupanti che arrivano dal Giappone". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con il presidente della commissione dell'Unione Europea Josè Manuel Barroso. "Vogliamo esprimere - ribadisce - vicinanza e solidarietà al popolo giapponese. Siamo a disposizione per tutto l'aiuto e l'assistenza possibili al governo di Tokyo".

15:00

Fukushima era una delle centrali più "sicure" 59 –

La centrale elettronucleare giapponese Fukushima-1 è uno dei 25 maggiori impianti nucleari del mondo, costruito su progetto di General Electric, ed era considerato una delle strutture del genere fra le più sicure esistenti. E' un impianto giunto ormai al termine della vita operativa, essendo ormai in funzione da quarant'anni: costruito alla fine degli anni Sessanta, entrò in esercizio nel 1971, e doveva essere decommissionato questo stesso anno. Dopo l'esplosione le autorità nipponiche hanno preso anche la misura, certamente estrema, di disperdere nell'atmosfera parte dei vapori surriscaldati per determinare una diminuzione della pressione. La circostanza ha provocato un aumento della radioattività ambientale in un raggio di qualche chilometro attorno al reattore. La popolazione è stata fatta sgomberare da un'area di venti chilometri e sono state diffuse istruzioni per prevenire danni da contaminazioni (chiudersi in casa, spegnere i condizionatori, respirare attraverso una mascherina, ecc.). Questo, in attesa che i venti disperdano i gas radioattivi, il ché può avvenire in un periodo di tempo che (a seconda del combustibile nucleare impiegato) va dai decenni, ai secoli, ai millenni.

14:51

Petizione online per sospensione tour Maggio fiorentino 58 –

Una petizione online, che fino a questo momento ha raggiunto 872 firme, chiede la sospensione del tour in Giappone del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e il rimpatrio immediato della delegazione di circa 300 persone, "indipendentemente dalle perdite economiche che tale decisione possa comportare". Dello stesso parere anche la Slc Cgil di Firenze che, a proposito della decisione di proseguire la tourneé in Giappone del Maggio Musicale fiorentino, ha detto: "I lavoratori del teatro sono prigionieri, negli alberghi e nei teatri, delle decisioni del governo, del sindaco e della sovrintendente e questo, nella fase di minimizzazione in corso, è inaccettabile".

14:40

Alemanno: "No a centrali nucleari nel Lazio" 57 –

"Con Renata Polverini già abbiamo espresso la volontà di non avere centrali nucleari nel Lazio, perché nella nostra regione c'è già autosufficienza energetica". Così, a margine della presentazione di una mostra, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha risposto a una domanda sull'idea del governo di tornare a realizzare centrali nucleari in Italia.

14:26

Allarme Francia, rischio grande catastrofe nucleare 56 –

La situazione nelle centrali nucleari colpite dal sisma in Giappone "è molto grave" e "il rischio di una grande catastrofe non può essere scartata": è l'allarme lanciato dal ministro dell'Ambiente francese, Nathalie Kosciusko-Morizet, da Bruxelles dove è in corso il Consiglio dei ministri dell'ambiente della Ue.

14:24

Skype assegna credito gratuito per telefonare 55 –

Skype ha deciso di assegnare agli utenti nipponici credito gratuito per le telefonate. Secondo quanto comunicato dal blog in lingua giapponese di Skype, l'azienda donerà a ciascun utente nel Paese l'equivalente di 80 yen (70 centesimi di euro), sufficienti per 25 minuti di chiamate verso i telefoni fissi nazionali. Oltre al credito, gli utenti nipponici potranno utilizzare gratuitamente il servizio 'Skype Access', che permette di collegarsi a Internet mediante hotspot wi-fi.

14:19

Chiesta assistenza medica e sanitaria, Ue pronta a intervento 54 –

L'Unione europea è pronta a intervenire per soddisfare le richieste di aiuto per assistenza medica e sanitaria inoltrate dal Giappone tramite il meccanismo di protezione civile europea (Mic). Lo hanno annunciato la Commissione Ue e la presidenza ungherese dell'Ue. "I nostri partner giapponesi ci hanno informato che non hanno bisogno di assistenza per le ricerche e il salvataggio dei superstiti, ma di assistenza medica e sanitaria come attrezzature per la purificazione dell'acqua e squadre mediche", si legge in una nota della presidenza ungherese dell'Ue. Finora sono 20 i paesi europei che fanno parte del Mic ad avere dato la loro disponibilità a inviare aiuti, tra cui l'Italia.

14:16

Nessun rischio di radiazioni per la Cina 53 –

Nessun rischio al momento in Cina di contaminazioni per le radiazioni provenienti dal Giappone. Lo hanno riferito all'Agenzia Nuova Cina esperti nucleari cinesi. Xu Ren, direttore del centro di monitoraggio ambientale dell'Amministrazione Oceanica di Stato per la Cina orientale, ha detto che i suoi tecnici hanno esaminato campioni d'acqua del mare orientale cinese e non vi hanno trovato segni anormali di contaminazione.

14:02

Fukushima, barre scoperte in tre reattori 52 –

Le barre di combustibile sono rimaste scoperte, ossia non interamente sommerse dall'acqua di raffreddamento, in tutti e tre i reattori della centrale di Fukushima 1 che erano attivi al momento del terremoto di venerdì scorso. Lo ha reso noto la stessa società che gestisce l'impianto, la Tepco, ma secondo esperti di sicurezza nucleare le due esplosioni di idrogeno che hanno interessato due reattori della centrale (il numero 1 e il numero 3) inducono a ritenere che anche in essi le barre di combustibile siano rimaste scoperte per un periodo sufficientemente prolungato da innescare la reazione metallo-acqua, con conseguente produzione di idrogeno. Nei reattori nucleari deve essere costantemente assicurata la presenza di un livello d'acqua sufficiente a coprire interamente gli elementi di combustibile. In caso contrario, il calore di decadimento che si genera nel combustibile può causare la produzione di idrogeno, il danneggiamento delle barre, con la conseguente fuoriuscita di isotopi radioattivi nell'acqua di raffreddamento, e la fusione del combustibile.

13:59

Nissan e Toyota bloccano stabilimenti 51 –

Nissan Motor ha deciso di sospendere l'attività in sei stabilimenti in Giappone. La Toyota ha annunciato che terrà chiusi tutti i suoi 12 stabilimenti in Giappone, nella prefettura centrale di Aichi, almeno fino a mercoledì. I tre giorni di stop, a partire da oggi, impediranno di produrre circa 40mila vetture. Lo stop delle attività riguarda anche gli altri marchi del gruppo, tra cui Hino Motors e Daihatsu.

13:47

Reattori 1 e 3 Fukushima stabili 50 –

Alla centrale nucleare di Fukushima "i reattori 1 e 3 sono stabili". Lo afferma il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano. Che spiega che quanto al reattore 2 "quello che so è che per evitare l'esplosione sono stati praticati dei fori alla struttura" che ospita il reattore per "permettere la fuoriuscita di idrogeno". Edano rassicura che "si sta lavorando per raffreddare il reattore 2. IUl livello di radiazioni attorno alla centrale è tollerabile per gli esseri umani". (Ebo/ dire) 13:47 14-03-11 Nnnn

13:44

Governo: improbabile esplosione reattore 49 –

Il governo giapponese considera improbabile che si possa produrre una grande esplosione nel reattore numero 2 della centrale nucleare Fukushim. L'ha affermato in una conferenza stampa il portavoce del gabinetto Yukio Edano

13:24

Fukushima, contaminato dipendente 48 –

Un dipendente è rimasto contaminato in seguito all'esplosione avvenuta oggi al reattore numero 3 dell'impianto di Fukushima. Lo ha riferito la Tokyo Electric Power Co, spiegando che è rimasto esposto a radiazioni un dipendente di 23 anni dopo l'esplosione dovuta a una concentrazione massiccia di idrogeno.

13:10

Tepco non esclude la fusione delle barre a Fukushima 47 –

La compagnia che gestisce l'impianto di Fukushima (la Tepco) non esclude la fusione parziale delle barre di combustibile del reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima, rende noto l'agenzia di stampa Kyodo. La parziale fusione sarebbe stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse nell'acqua le barre di combustibili.

13:08

Un ristoratore: italiani partiti per paura del nucleare 46 –

"Il nucleare è pericoloso e nessuno si pronuncia. Per questo molti italiani che conosco, soprattutto giovani, hanno fatto le valigie. Hanno iniziato a interrompere la corrente elettrica, dalle 6 alle 10 e dalle 16 alle 20. Per la benzina bisogna fare la fila e nei supermercati non c'è traccia di carne e verdura". Così Arino De Berardinis, un ristoratore abruzzese che vive in Giappone, a tre giorni dal terremoto, racconta la situazione ai parenti in Italia.

12:57

Nuovo allarme tsunami diffuso per il Pacifico 45 –

Le autorità giapponesi hanno diffuso oggi un nuovo allarme per il rischio di uno tsunami con onde alte fino a tre metri per la costa del Pacifico. A darne notizia è stata l'agenzia Kyodo.

12:49

Barroso: "Ora pensare a persone poi a impatto economico" 44 –

Di fronte all'emergenza umanitaria in Giappone è importante, al momento, aiutare le popolazioni colpite dal sisma e dallo tsunami e poi, solo in seguito, valutare le conseguenze economiche del dramma giapponese. Lo spiega il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, per il quale sulla situazione in Giappone, c'è "molta preoccupazione".

12:45

Fukushima, tecnici pompano acqua su barre esposte 43 –

I tecnici della centrale di Fukushima hanno cominciato a pompare acqua sulle barre esposte del reattore 2 della centrale n. 1 per cercare di raffreddarle. Lo scrive l'agenzia Jiji aggiungendo che gli esperti della Tepco non escludono la possibilità di una fusione del combustibile. Non è sufficiente infatti il livello dell'acqua nella quale sono immerse le barre di uranio che ora è di 30 centimetri.

12:41

Governatore Tokyo: tsunami è stato castigo dal cielo 42 –

L'apocalittico "grande terremoto del Giappone orientale", che ha devastato il nordest del Paese, è stato un "castigo del cielo", secondo il governatore di Tokyo Shintaro Ishihara. Lo riporta il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. "L'identità dei giapponesi è egoista. Usando questo tsunami, per una volta, è necessario lavare l'egoismo. Insomma, io penso che sia un castigo dal cielo", ha affermato il governatore. Per quanto riguarda le vittime dello tsunami, Ishihara, s'è limitato a dire "kawaisou", cioé "poverini".

12:38

Rischio fusione nel reattore 2 di Fukushima 41 –

Non si può escludere una fusione nel reattore numero due dell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi: lo scrive l'agenzia di stampa nipponica Jiji, che cita la società proprietaria della centrale, Tepco. Il circuito di raffreddamento del reattore da ore ha cessato di funzionare e il livello dell'acqua è talmente basso che le barre di combustibile nucleare sono totalmente esposte, spiega l'agenzia. Nella stessa centrale, il reattore numero uno è esploso sabato, il numero tre oggi.

12:29

Nei Paesi asiatici test sugli alimenti importati 40 –

I Paesi asiatici passano al setaccio i prodotti alimentari importati dal Giappone per verificare che non siano stati contaminati dalle radiazioni nucleari. Hong Kong, Malaysia, Filippine, Singapore e Taiwan hanno tutti annunciato di aver adottato misure cautelari dopo le due esplosioni nella centrale atomica di Fukushima-Daiichi. Gli articoli più a rischio sono ovviamente i prodotti freschi, latticini, frutta, verdura, ma anche il pesce crudo, prodotto base per sushi e sashimi.

12:28

Svizzera sospende piano per rinnovare centrali nucleari 39 –

La Svizzera ha annunciato oggi la sospensione del piano di rinnovare le centrali nucleari, a fronte dei timori suscitati dagli impianti giapponesi danneggiati. Al termine di un vertice con esperti del settore, il ministro per l'Energia, Doris Leuthard, "ha deciso di sospendere le procedure in corso che riguardano le domande di autorizzazione generale per le nuove centrali nucleari", si legge nel comunicato diffuso dal suo ministero.

12:20

Premier giapponese: "Energia razionata fino ad aprile" 38 –

Da oggi alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. Ad annunciarlo in una conferenza stampa di emergenza il premier giapponese Naoto Kan. Il primo ministro nipponico, scrive l'agenzia Kyodo News, ha dunque esortato la popolazione a "restare nelle proprie abitazioni" e a "ridurre il consumo" di energia. In seguito, la società elettrica giapponese Tokyo electric power co. (Tepco) ha fatto sapere che il razionamento riguarderà Tokyo e l'area che comprende le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka.

12:17

Gli aiuti al Giappone dei "nemici" Cina, Russia e Corea del Sud 37 –

La devastazione in Giappone ha indotto anche i "nemici" storici di Tokyo, come Russia, Cina e Corea del Sud, a mettere da parte le tensioni e a offrire il proprio aiuto. Mosca, protagonista nei mesi scorsi di un durissimo scontro con Tokyo sulla sovranità delle isole Curili, ha inviato 76 soccorritori e offerto la propria assistenza alle autorità nipponiche impegnate a risolvere i problemi sorti nelle centrali nucleari. La Corea del Sud ha annunciato oggi la propria disponibilità a offrire parte delle sue importazioni di gas naturale, dopo aver già inviato squadre cinofile e soccorritori e aver offerto tre aerei da trasporto militare. La Cina, al centro nei mesi scorsi di un duro scontro per la sovranità sulle isole Senkaku, ha inviato personale e attrezzature per le operazioni di soccorso, mentre la croce rossa cinese ha promesso un milione di yuan (oltre 108.000 euro).

12:01

Fallito tentativo raffreddamento reattore 2 Fukushima 36 –

Sarebbe fallito il tentativo di raffreddare con acqua marina il reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima 1. A riferirne sono i media nipponici, precisando che le barre di combustibile già non sono più completamente coperte da liquido di raffreddamento. Il sistema di raffreddamento del reattore si era bloccato alcune ore fa. Si tratta di una condizione che, spiega la televisione nipponica tbs, non si è verificata nei reattori 1 e 3, i cui edifici sono esplosi sabato e ieri per la pressione esercitata dall'idrogeno nelle strutture.

11:58

Frattini: "Giappone non è Haiti" 35 –

"Il Giappone non è Haiti". Lo ha detto oggi alla Farnesina il ministro degli Esteri Franco Frattini spiegando come l'Italia stia aspettando le richieste del Giappone per eventuali aiuti di fronte al drammatico sisma che ha colpito il Paese. "Il Giappone è la terza potenza mondiale e ha chiesto a Paesi come Italia, Germania e Regno Unito di aspettare a mandare i soccorsi perché loro sono in grado di fare fronte alla prima emergenza".

11:54

Black out per coppia imperiale: "Vogliamo condividere disagi" 34 –

L'imperatore e l'imperatrice del Giappone hanno chiesto che le loro residenze non siano esentate dall'applicazione dei black-out programmati per risparmiare energia dopo che diverse centrali nucleari nel nordest del Paese hanno smesso di funzionare. Lo scrive il sito internet del giornale Yomiuri Shinbun."Vogliamo condividere i disagi dei cittadini", ha chiesto la coppia imperiale. Akihito e michiko hanno cancellato gli appuntamenti previsti nei prossimi giorni, tra i quali un incontro con la coppia reale norvegese.

11:41

Porti, acciaio e raffinerie i settori più colpiti dal sisma 33 –

Tra i settori più colpiti in Giappone ci sono i porti, la siderurgia e le raffinerie, che risentono sia dei degli effetti diretti di terremoto-tsunami, sia degli incendi seguiti alla devastazione, sia dei blackout eletrici. I porti della costa del nordest di Hachinohe, Sendai, Ishinomaki e Onahama sono stati così severamente danneggiati che non torneranno operativi per mesi. Invece il porto di Tokyo e quelli del sud del Paese, chiusi da venerdì per motivi precauzionali, oggi hanno ripreso a operare normalmente.

11:38

La Germania valuta su decisione di estensione vita centrali 32 –

La Germania potrebbe tornare sulla propria decisione di prolungare il funzionamento delle 17 centrali nucleari del Paese. Il cancelliere Angela Merkel si è impegnato a far rivedere gli impianti, dopo che il suo governo ha preso la decisione di tenerli in funzione in media 12 anni - 8 le più vecchie, 14 le più recenti - oltre la data limite fissata dal governo di Gerhard Schroeder, il 2021. Ma ora il ministro degli Esteri Guido Westerwelle ha annunciato che il governo sta vagliando la possibilità di una moratoria sulla decisione: "Dobbiamo avere una nuova analisi dei rischi", ha dichiarato.

11:36

Commissione Ue: "In Europa, livelli radiazioni normali" 31 –

Le esplosioni nelle centrali nucleari in Giappone "non hanno provocato conseguenze immediate per gli europei". Lo comunica la Commissione europea, secondo cui "i livelli di radiazioni in tutti i Paesi membri dell'Ue sono al momento normali e questo è stato confermato oggi dai nostri esperti in Lussemburgo", collegati al sistema per il rilevamento delle radiazioni in tutti i 27 Paesi membri, in particolare tramite la European data exchange platform (EURDEP). Il monitoraggio avviene tramite stazioni in tutti i Paesi Ue e tramite il sistema di informazione Ecurie "nel caso in cui ci fossero livelli di radiazioni più elevate in uno Stato membro - riferisce la Commissione europea - tutti gli altri sarebbero immediatamente allertati".

11:34

Frattini: "Sbagliato riaprire dibattito sul nucleare" 30 –

"Non credo" che il disastro in Giappone "giustifichi una rimessa in discussione del piano italiano verso l'energia nucleare" ha detto il ministro degli Esteri Frattini. "Abbiamo fortunatamente zone che sismiche non sono" ha aggiunto, ricordando che "alle frontiere tra Italia e Francia ci sono decine di centrali nucleari, a pochi chilometri da Torino". Il titolare della Farnesina ha precisato che le giovani generazioni non dovrebbero pagare ancora di più "il prezzo della dipendenza dai Paesi produttori", perché "stiamo vedendo cosa accade con la Libia".

11:29

Putin: "Nessuna minaccia di disastro nucleare globale" 29 –

Per il primo ministro russo Vladimir Putin non c'è alcun pericolo di disastro nucleare a livello mondiale. Putin, che si trova nella città siberiana di Tomsk, ha anche dichiarato che la Russia non cambierà il proprio programma sull'energia nucleare dopo il sisma che ha colpito il Giappone. Della stessa posizione anche la Turchia, paese notoriamente a rischio sismico. Lo ha detto ieri il ministro dell'energia, Taner Yildiz, in visita all'agenzia nucleare turca. "Siamo determinati - ha detto Yildiz - a continuare la costruzione dei nostri impianti nucleari".

11:27

Personale della portaerei Usa esposto a radiazioni 28 –

La portaerei americana Ronald Reagan, arrivata ieri al largo delle coste nord-orientali del Giappone, è stata riposizionata dopo che l'equipaggio è stato esposto alle radiazioni emesse dalla centrale nucleare Fukushima. Secondo il New York Times, il Pentagono dovrebbe annunciare che l'equipaggio ha ricevuto in un'ora circa l'equivalente di un mese di radiazioni. Citando fonti del governo, il quotidiano ha affermato che la portaerei ha attraversato una nuvola carica di radioattività emessa dalle centrali giapponesi danneggiate dal sisma e dallo tsunami, mentre la nave si stava avvicinando alle coste del Giappone.

11:26

Austria chiede stress test per centrali nucleari 27 –

L'Austria ribadisce la richiesta di stress test per le centrali nucleari in Europa, in seguito a quanto sta succedendo in Giappone. "Io chiederò oggi l'organizzazione di test di resistenza per le centrali nucleari in Europa - ha detto al suo arrivo al Consiglio Ue il ministro dell'Ambiente di Vienna, Nikolaus Berlakovich - E questo deve avvenire velocemente".

11:12

Europei divisi: Francia consiglia di lasciare Tokyo, Londra no 26 –

Diverse ambasciate europee hanno consigliato ai loro concittadini di allontanarsi da Tokyo per il rischio di contaminazione radioattiva nel caso volgesse al peggio la situazione della centrale nucleare Fukushima-1. Fonti dell'ambasciata italiana a Tokyo, invece, hanno riferito che la sede diplomatica sta valutando la situazione momento per momento, tenendosi in contatto con le diplomazie degli altri Paesi europei. La Francia ha consigliato ai cittadini "d'allontanarsi per qualche giorno". L'Olanda ha raccomandato a tutti gli stranieri di "porsi la questione di sapere se la loro presenza è necessaria nella regione di Tokyo e nelle regioni interessate" del nordest del Paese. Così anche Germania, Austria, Ungheria, Finlandia e Lussemburgo. Diverso l'atteggiamento dei britannici, per loro non c'è pericolo. Altrettanto fanno gli statunitensi, il cui ambasciatore John Roos ha chiesto ai suoi concittadini di seguire "le istruzioni della protezione civile giapponese".

11:11

India ordina verifica sicurezza agli impianti nucleari 25 –

Il primo ministro indiano, Manmohan Singh, ha ordinato di verificare la situazione di sicurezza di tutti i 20 impianti nucleari indiani sull'onda di quanto avvenuto in Giappone dopo il terremoto. La revisione sarà condotta dal Dipartimento dell'energia atomica e dall'operatore statale degli impianti per garantire che l'intero sistema sia in grado di sostenere l'impatto di tsunami e terremoti. "Il governo attribuisce la massima importanza alla sicurezza nucleare", ha assicurato Singh.

11:09

Frattini: "Nessun straniero tra le vittime" 24 –

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha sottolineato che il problema di rintracciare gli ultimi due connazionali dispersi "è legato alla difficoltà di contatto telefonico" ma "non ci sono stranieri tra le vittime". "I voli dal Giappone all'Italia funzionano - ha detto Frattini - chi vuole rientrare in Italia può farlo, non c'è un'evacuazione né una fuga di massa".

11:07

Campionato di calcio giapponese fermo per tutto marzo 23 –

Il campionato di calcio giapponese si ferma per tutto il mese di marzo, per un totale di 41 partite cancellate. E' quanto ha annunciato oggi la J-League, la Lega calcio professionistica nipponica, secondo cui saranno sospese tutte le partite delle prime due divisioni, J1 e J2, e le eliminatorie della Nabisco Cup, la Coppa di Lega giapponese. Ieri la federcalcio nipponica aveva annunciato l'intenzione di tenere comunque le due amichevoli della nazionale previste per il 25 e 29 marzo a Shizuoka e Tokyo, rispettivamente contro Montenegro e Nuova Zelanda, per dare un messaggio forte alla nazione colpita dalla catastrofe.

11:05

Agenzia nucleare giapponese: "Non è una nuova Cernobyl" 22 –

L'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha escluso oggi un incidente tipo quello di Cernobyl nella centrale nucleare di Fukushima. "Non c'è assolutamente alcuna possibilità di una Cernobyl", ha affermato il ministro di Stato Koichiro Genba riferendo ai membri del partito di governo l'opinione dell'Agenzia.

11:02

Commissario Ue convoca riunione esperti 21 –

Il commissario Ue all'energia Gunther Oettinger ha convocato per domani una riunione dei principali esperti sulla sicurezza nucleare in Europa. Lo ha riferito il sottosegretario all'ambiente tedesco, Katherine Reiche, intervenendo nel corso della riunione del Consiglio ambiente a Bruxelles.

10:38

Reattore centrale nucleare perde liquido raffreddamento 20 –

Il reattore numero due della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal terremoto/tsunami che venerdì ha devastato il nordest del giappone, perde liquido di raffreddamento. L'ha affermato oggi la televisione pubblica Nhk.

10:32

Ambasciatore Petrone: "Nessun contatto con due italiani" 19 –

Sono due gli italiani residenti che ancora mancano all'appello in Giappone, a tre giorni dal violento sisma e dallo tsunami che ha colpito il paese. Lo ha precisato l'ambasciatore italiano Vincenzo Petrone, contattato da Tmnews.

10:08

Honda sospende produzione fino a 20 marzo 18 –

La giapponese Honda Motor annuncia la sospensione di tutte le sue attività in Giappone fino al 20 marzo a causa del mega-sisma. Oggi la Honda ha tenuto chiuse tutte le sue attività produttitive con l'esclusione di un impianto di moto nell'isola di Kyushu, che però da domani chiuderà anch'esso. Il gruppo ha prodotto 69.170 auto a gennaio, pari al 22% del totale della sua produzione.

10:06

Governo giapponese: "Non c'è rischio di una nuova Chernobyl" 17 –

L'Agenzia per la Sicurezza Nucleare nipponica ha assicurato che "non c'è alcuna possibilità" che si ripeta un disastro come quello di Chernobyl nell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi. Lo ha riferito il governo nipponico con il ministro per la Strategia nazionale, Koichiro Genba

09:43

Vento soffia verso sud ma risparmierà Tokyo 16 –

L'Agenzia meteorologica giapponese ha previsto che oggi il vento sopra la centrale nucleare di Fukushima soffierà in direzione sud, ma non toccherà Tokyo. L'Agenzia ha precisato che la direzione del vento sarà in generale verso la capitale ma siccome soffierà in modo debole è probabile che si sposti, come spesso accade. La centrale nucleare di Fukushima, dove al momento sono tre i reattori danneggiati, si trova a 240 km a nord di Tokyo.

09:41

Equipaggio portaerei Usa esposto a radiazioni 15 –

L'equipaggio della portaerei Usa, Ronald Reagan, in missione umanitaria in Giappone, è stato esposto alle radiazioni e ha ricevuto in un'ora i valori di solito assorbiti in un mese. La portaerei ha attraversato la nube radioattiva provocata dai reattori nucleari danneggiati di Fukushima, mentre si avvicinava alle coste giapponesi per portare aiuto alla popolazione colpita dal terremoto.

09:28

Tepco: "Emergenza finita per due reattori" 14 –

L' emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

09:24

Cancellati campionati mondiali di pattinaggio artistico a Tokyo 13 –

La Federazione internazionale di Pattinaggio (Isu) ha annunciato oggi l'annullamento dei Campionati del mondo di pattinaggio artistico - previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo - a causa della situazione creatasi dopo il sisma dell'11 marzo in Giappone.

09:18

Oltre 5mila fra morti e dispersi 12 –

Il violentissimo sisma di venerdì, in Giappone, ha causato oltre 5mila tra morti e dispersi. Questo l'ultimo bilancio fornito dalla polizia, secondo l'agenzia nipponica Kyodo.

09:17

Livelli radioattività normali in Russia e Filippine 11 –

Le autorità russe hanno rilevato livelli di radioattività normali nell'estremo settore orientale del Paese e hanno escluso la necessità di evacuare i residenti, anche dopo la seconda esplosione nell'impianto nucleare giapponese di Fukushima. Anche nelle Filippine le autorità stanno controllando i picchi di radiazioni tramite test dell'aria dopo le esplosioni nella centrale giapponese; ma finora non hanno accertato alcun aumento irregolare.

09:16

Petrolio in ribasso per timore Giappone 10 –

Prezzi in ribasso sul mercato petrolifero, sulla scia delle preoccupazioni per la tenuta dell'economia giapponese, la terza mondiale, dopo il terribile sisma dell'11 marzo. Questa mattina sui mercati asiatici il Brent del mare del Nord è quotato circa 112,06 dollari il barile, con un calo di 1,78 dollari rispetto a venerdì scorso. In discesa anche le quotazioni del Wti a 99,82 dollari (-1,34 dollari sull'ultima chiusura).

09:12

Basso il livello di acqua nel reattore 2 di Fukushima 9 –

Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.

08:43

Toyota blocca la produzione 8 –

La compagnia automobilistica giapponese Toyota annuncia la chiusura di tutti i suoi impianti di produzione in Giappone fino a mercoledì prossimo

08:04

Aiea: "Non danneggiata vasca contenimento del reattore" 7 –

L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha detto di aver ricevuto comunicazione dal Giappone che la nuova esplosione nella centrale nucleare di Fukushima non ha danneggiato la vasca di contenimento del reattore

07:37

Fermo il sistema di raffreddamento di Fukushima 6 –

Il sistema di raffreddamento del reattore 2 della centrale di Fukushima si è bloccato, lo ha comunicato la Tepco proprietaria dell'impianto

07:11

Trovati mille cadaveri 5 –

Circa mille cadaveri sono stati trovati su una spiaggia nella prefettura di Miyagi, una delle zone del Giappone settentrionale investite dallo tsunami di venerdì scorso

07:10

Borsa di Tokyo in profondo rosso 4 –

La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in picchiata (-6,18%), alla ripresa delle contrattazioni dopo il sisma di venerdì scorso: il Nikkei cede 633,94 punti, a quota 9.620,49

07:07

Nuova scossa in Giappone 3 –

Un nuovo sisma di magnitudo 5.8 ha scosso il Giappone. L'epicentro è stato localizzato in mare, 150 chilometri a nord-est di Tokyo, al largo della prefettura di Ibaraki

07:05

Fukushima, sette dispersi 2 –

Sette persone, tra cui sei soldati, sono disperse dopo le due esplosioni che si sono verificate oggi nella centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Paese. Tre persone sono rimasta ferite. Lo afferma la Tepco, la società che gestisce l' impianto

07:02

Nuove esplosioni a Fukushima 1 –

Due esplosioni di idrogeno si sono verificati nell' impianto nucleare di Fukushima, secondo l'agenzia governativa per la sicurezza nucleare

(14 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Rapporto dalla città dei morti

in 10mila inghiottiti dall'onda

Qui sorgevano migliaia di edifici, la darsena, scuole e un ospedale. Non una barca si è salvata e la spiaggia è attraversata da sabbie mobili

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Rapporto dalla città dei morti in 10mila inghiottiti dall'onda Minamisanriku

MINAMISANRIKU - La città scomparsa dovrebbe essere qui sotto. Nessuno si rassegna a crederci, ma è così. I piedi affondano in un pantano nero, impastato di sabbia, di petrolio, di acqua salata, di travi in cemento e di pesci coperti da insetti.

Potrebbe essere uno stagno che si sta prosciugando, percorso da odori adesivi, usato come discarica. Invece si calpesta Minamisanriku e non si vorrebbe, temendo di fare male a qualcuno. Pochi soccorritori sono arrivati qui e la prima volta se ne sono andati, convinti che il porto peschereccio abitato fino a venerdì da diciassette mila persone si trovasse altrove. Sono tornati oggi, spinti dai sopravvissuti del posto e dal Gps e adesso non hanno dubbi. Questo deserto coperto ora dai gabbiani, da cui affiora una gamba piegata, si apre dall'oceano verso l'interno per nove chilometri.

Il livello del Pacifico che si è trasferito sopra la costa nord - est dell'isola di Honshu, resta alto per almeno due chilometri. Non una barca si è salvata, la spiaggia è attraversata da sabbie mobili e nessuno va a recuperare quell'arto, divenuto il segnale della catastrofe. Qui sorgevano migliaia di edifici, la darsena, strade, scuole e un piccolo ospedale. Se davvero Minamisanriku è questo, non c'è speranza. Da tre giorni non c'è traccia di almeno metà della popolazione. Diecimila abitanti sono scomparsi in pochi minuti, travolti dalla prima, grande onda scatenata dal sisma.

Dopo 72 ore si possono trovare persone vive sotto le macerie di un terremoto,

non sotto il fango di uno tsunami. Chi si è salvato, nei quartieri in collina, è accampato per strada e guarda l'impressionante scia orizzontale, simile a quella verticale aperta da una valanga. Il livello del terreno si è abbassato e l'impressione è che ora sia inferiore a quello del mare. E per questo che Minamisanriku è stata spazzata via e che gli aiuti non sono ancora arrivati. Le strade sono interrotte, tutto deve essere trasportato a mano. Manca cibo, non c'è acqua potabile, la corrente elettrica è sospesa. Non si può nemmeno fuggire: le pompe, tre chilometri all'interno, non funzionano e il carburante è esaurito. Questa città inghiottita è l'ultimo simbolo della catastrofe che s'è abbattuta sulle prefetture orientali di Miyagi, Iwate e Fukushima, a nord di Tokyo. Si comincia però a prendere atto con orrore che è solo una delle tante, uno tra i centinaia di luoghi del Giappone che non c'è più. Dopo un giorno in viaggio lungo la costa inghiottita dall'oceano, ormai deserta e muta, non ha senso tentare di contare i morti e i dispersi.

Diecimila? Il doppio? La popolazione sostiene che anche trentamila risulteranno pochi. Più rapido contare i superstiti e i feriti e sperare che molti siano riusciti a scappare all'interno e che non riescano ora a dare l'annuncio della loro salvezza. "Quando è finita la grande scossa - dice Natsuo Kawabata, avvocato a Minamisanriku - mi sono precipitato verso casa. Ho visto una trentina di auto in colonna, che acceleravano sulla strada. Alle loro spalle saliva l'onda. L'acqua si avvicinava, travolgeva le case e le auto acceleravano ancora. Una dopo l'altra, in mezzo minuto, sono state inghiottite tutte. Nella quarta c'erano mia moglie e mio figlio Hojo di 7 anni. Era al telefono con me è gridava "è fatta, siamo salvi"". Se una parte dell'Honshu non esiste più lo si deve anche alla straordinaria qualità delle costruzioni antisismiche, che hanno tradito gli abitanti. Dopo la scossa delle 14.46, l'assenza di crolli ha indotto la gente a illudersi di aver subìto un evento straordinario, ma non distruttivo. L'allarme tsunami è stato lanciato nove minuti più tardi, diciannove prima che l'oceano si alzasse di venti metri sopra la costa. L'onda si è abbattuta su una popolazione riversata per strada, che stava cercando di capire cosa fosse successo, nell'impossibilità di seguire gli appelli alla fuga lanciati in tivù, spenta dall'interruzione della corrente elettrica. La maggioranza ha ignorato il pericolo del Pacifico, o ne ha sottovalutato la velocità, venendo strappata via con l'elmetto d'emergenza sul capo.

E' questo eccesso di sicurezza nella tecnologia, l'abitudine alla compagnia di una terra qui in costante movimento, ad aver potenziato l'effetto del peggior terremoto della storia nazionale. Percorrendo i quattrocento chilometri della costa inabissata, rimasti in gran parte privi di soccorsi a causa dell'emergenza radiottiva nella centrale di Fukushima, ci si rende conto così che il peggio potrebbe non essere stato ancora scoperto. Sendai, il capoluogo della prefettura di Miyagi, oltre un milioni di abitanti, resta sommerso dall'acqua ancora per metà. Sono migliaia gli edifici distrutti, gli evacuati da tre giorni non mangiano e non bevono, l'aria della notte scende a quattro gradi sotto zero e solo pochi possono ripararsi con una coperta asciutta. "Ci mancano farmaci essenziali e sangue - dice Mikiko Dotsu, capo squadra di medici senza frontiere - e l'assenza di energia impedisce di operare. Centinaia di persone, in particolare i bambini e i vecchi, devono essere portate via di qui al più presto, con gli elicotteri, o sulle navi". La scuola elementare di Natori è adibita a obitorio: all'interno, non coperti da lenzuoli, centinaia di corpi, forse mille. In un angolo vengono riposte le salme irriconoscibili, i resti considerati umani. Più si risale a nord, dal cuore dell'epicentro, è più lo scenario assume realmente il profilo di una non narrabile apocalisse. Anche la città marinara di Matsushima aveva diciassettemila residenti. E' ridotta ad un villaggio di poche case naviganti nel mare e del grande mercato del pesce non c'è traccia. Gli abitanti, sotto shock, raccontano che lo tsunami dell'11 marzo passerà però alla storia per aver sottratto al mondo l'arcipelago di Matsushima Kaigan.

Erano 260 piccole isole, decine di penisole verdi tuffate nel Pacifico, tra gli scenari naturali più stupefacenti del Giappone. Rocce nere, torri di tufo, sabbia come neve, sorgenti di acqua bollente, borghi antici e una miriade di templi buddisti e scintoisti invasi dalla pace. Dalla costa oltre Sendai occorreva un'ora di barca per entrare nel paradiso delle scimmie e dei cervi, popolato di oltre duecentomila persone. Dalla terraferma non si scorgono più isole e i pescatori assicurano che l'arcipelago è stato sommerso. A Ishinomaki, sull'isola di Miyato, abitano 166 mila persone, di cui non si ha notizia. Metà della città risulta distrutta. I pescatori dell'isola di Kinkazan, il "fiore d'oro" dell'Honshu, non trovano più decine di altre isole, rimaste sotto il livello del mare. Il censimento del disastro è ostacolato dalla distruzione dei porti e di migliaia di imbarcazioni. L'arcipelago di Matsushima è totalmente isolato da venerdì e anche il laboratorio marino dell'università di Tuhoku, nella città di Onagawa, non dà segni di vita. Di certo la penisola di Ojika, l'isola di Oshima e Fukuura, si trovano oggi sotto il livello dell'acqua ed è impossibile sapere quanti siano riusciti a mettersi in salvo, come abbiano potuto riuscirci. Le isole hanno fatto da frangiflutti contro la forza del mare, proteggendo un tratto di terraferma, ma autocondannandosi a scomparire.

Lungo la costa, che si presenta oggi come un luogo naturale totalmente cambiato e irriconoscibile, sono però migliaia gli edifici crollati anche a Shiogama, 59 mila residenti e il più grande mercato del pesce della prefettura di Miyagi. Centinaia di persone mancano a Iwanuma, dove la gente resta accampata sui tetti. A Rikuzentakata, nella prefettura di Iwate, sabato si segnalavano quattrocento corpi restituiti dallo tsunami. Le squadre di soccorritori, giunte da Taiwan, affermano che nella spianata di fango ce ne potrebbero essere almeno altrettanti. A Rikuzen Takata, cittadina di ventottomila persone, gli edifici demoliti dallo tsunami sono oltre ottomila. Centinaia più a sud, a Minami Soma. La realtà che un Giappone stremato non vuole ancora accettare è l'uscita dallo tsunami con una mutilazione profonda e devastante. Tra la capitale e Kesennuma, apice nord estremo della devastazione, centinaia di centri abitati non esistono più. I porti distrutti sono decine, migliaia di imbarcazioni bruciate e affondate. La pesca rappresenta il 15% del pil nazionale e i danni economici si profilano immensi. In questa fascia di terra scossa, in gran parte impercorribile in auto e non raggiunta dalla macchina dei soccorsi, si aggirano ora oltre 300 mila sfollati, alla disperata ricerca di un numero imprecisato di morti e di dispersi. La maggioranza della popolazione, poco meno di tre milioni di individui, ha perduto tutto e lotta per trovare acqua, cibo e qualcosa con cui difendersi dal freddo. Gli aiuti sono lenti e insufficienti: 100 mila uomini si perdono in un deserto di macerie e rischiano di trasformarsi a loro volta in profughi.

Solo oggi iniziano a delinearsi i contorni di una tragedia che nelle prime ore, dopo la scossa da 9 gradi della scala Richter, era sembrata miracolosamente scongiurata. Si è detto che solo il Giappone poteva resistere ad un simile squasso: stiamo scoprendo che non è andata così, che nemmeno il Sol Levante è stato più forte di una natura che si illudeva di aver sottomesso. "L'onda saliva - dice Yukio Hokusai, sopravvissuto di Rikuzen Takata - e il primo piano di casa è stato allagato. Siamo usciti sul tetto e anche i nostri vicini, nell'edificio a fianco, erano lassù. Un cantiere impediva al fango di scorrere e la montagna di melma saliva. Ho visto la famiglia Endo sparire in un gorgo nero, mentre il figlio più piccolo si aggrappava all'antenna satellitare". Di tutto questo, assieme al dolore, nel Nordest del Giappone resta solo la paura: di un'altra, definitiva scossa, di una contaminazione nucleare più alta di 400 volte rispetto al normale, dell'abbandono, di essere rimasti senza futuro. Nel pomeriggio al largo di Ebina ha attraccato la portaerei Usa "Ronald Reagan". I marines che distribuiscono razioni di pane e di riso a chi si prepara per la terza notte all'addiaccio, hanno la maschera sul viso. I sopravvissuti si inchinano, ringraziano e subito si coprono la bocca con la mano.

(14 marzo 2011)

 

 

GIAPPONE

L'allarme è scattato 8 secondi prima

"La sfida: più tempo per salvare vite"

In crisi il sistema di controllo giapponese. Nel luglio 2010 era stato previsto un rischio elevato nella regione Tohoku, ma a gennaio il segnale è stato cancellato. Ecco come si lavora alla prevenzione

di ELENA DUSI

L'allarme è scattato 8 secondi prima "La sfida: più tempo per salvare vite" Un pescatore nel porto di Hachinohe

dopo il passaggio dello tsunami

ROMA - Pochi secondi di anticipo. Questa volta il terremoto ha bussato alla porta prima di arrivare, ma con un margine talmente breve da instillare dei dubbi sull'utilità del sistema di "early warning" per il quale il Giappone è all'avanguardia dal 2007. Grazie alla tecnologia di "allarme rapido" molti giapponesi hanno ricevuto sul cellulare un messaggio di allerta tra gli 8 e i 60 secondi prima della scossa. Tv e radio hanno interrotto i programmi per trasmettere l'allarme. I treni ad alta velocità, obbedienti agli ordini trasmessi per via informatica, hanno rallentato e si sono fermati per evitare il deragliamento. Eppure, incredibilmente, alla rete dell'"early warning" non erano collegate le centrali nucleari. Gli impianti sono considerati talmente importanti da meritare una rete speciale, che di fatto era ancora in fase di test quando il terremoto ha colpito venerdì.

Non molto più efficace è stato l'allarme tsunami. Sulle spiagge più vicine all'epicentro il segnale di pericolo è arrivato con 5-10 secondi di anticipo. Procedendo verso ovest e nord-ovest i margini sono leggermente migliorati: 25, 30, fino a 40 secondi prima dell'arrivo dell'onda devastante. Impossibile fare meglio, con un terremoto così violento (9 di magnitudo) e così vicino alla costa (130 chilometri, laddove gli tsunami raggiungono velocità di mille chilometri l'ora): la tecnologia paradossalmente ha funzionato a dovere e i suoi margini di miglioramento sono scarsi. Ma

è evidente che con un preavviso così insignificante le chance mettersi in salvo sono nulle.

Braccia allargate dunque per le previsioni a breve termine. Ma non è andata meglio in Giappone neanche per quelle a lungo termine,

Grazie alla tecnologia di allarme rapido, molti giapponesi hanno ricevuto sul cellulare un messaggio prima della scossa

o probabilistiche. Questi studi si basano sull'osservazione dettagliata dei movimenti delle faglie e sull'uso della statistica. Il "Gruppo di studio sulle probabilità di un terremoto in California" (Wgcep) che fa capo all'università della California del sud ha calcolato per esempio che la regione sarà colpita da un sisma di magnitudo 6,7 o superiore nei prossimi trent'anni con una probabilità del 99%. Ma questa informazione ha un'utilità relativa, nel momento in cui è impossibile determinare dove e quando il terremoto esattamente colpirà.

Questa volta però anche il calcolo probabilistico ha deluso i sismologi. Alla regione di Tohoku, quella colpita dal Big One dell'11 marzo, era stato applicato un algoritmo per la valutazione del rischio di terremoti con magnitudo superiore a otto. Si tratta di un'elaborazione fatta dal computer in base a dati geologici presi sul terreno, e nel luglio del 2010 aveva previsto un allarme elevato nella zona a nord-est dell'arcipelago. Ma pochi mesi dopo, uno dei parametri utilizzati era sceso di poco sotto la soglia. Risultato: l'allarme per la regione di Tohoku era stato cancellato a gennaio del 2011, esattamente due mesi prima del sisma.

Questi modelli informatici in Giappone (a differenza della California) sono usati ancora a livello sperimentale e la cancellazione dell'allarme non ha avuto alcun riflesso pratico sulla risposta all'emergenza. Ma fa capire quanto ancora siamo lontani dall'avere a disposizione sistemi di previsione efficaci per i terremoti. "Gli ultimi terremoti - conferma Alessandro Martelli, ingegnere sismico dell'università di Ferrara e direttore del centro Enea di Bologna - ci hanno dimostrato che le analisi probabilistiche sono ancora inadeguate. Hanno fallito in Nuova Zelanda e in Cina, solo per citare gli ultimi terremoti. Gli algoritmi che usiamo tendono a escludere gli eventi rari, eppure casi del genere prima o poi accadono. Dobbiamo migliorare i nostri metodi, e per questo ci serve tempo".

Ben pochi miglioramenti invece sono attesi per l'"early warning": il sistema ha funzionato come doveva e sarebbe difficile domandargli di più. "L'allarme sfrutta la differenza di velocità fra due tipi di onde sismiche" spiega Carlo Lai, responsabile della sezione di sismologia applicata all'Eucentre dell'università di Pavia. "Le onde P, o onde longitudinali, viaggiano nel terreno a una velocità elevatissima: 2,5-3 chilometri al secondo. Ma sono quelle meno dannose. Le onde S o trasversali sono invece quelle davvero distruttive, ma si propagano a una velocità circa 1,7 volte più bassa. Quando i nostri strumenti registrano le onde veloci, abbiamo dunque un piccolo margine di tempo prima che arrivino quelle lente e devastanti. In questi pochi secondi possiamo prendere alcune misure di emergenza molto rapide. Ma fare di più è impossibile. E in Giappone, in questi giorni, il sistema ha mostrato anche delle défaillances nel determinare con precisione l'epicentro di alcune delle scosse di assestamento". Eppure nessuno degli altri paesi che dispongono dell'"early warning (California, Messico, Taiwan) dispone di apparecchiature all'altezza di quelle di Tokyo.

(14 marzo 2011)

 

DOPO IL CATACLISMA

Il lavoro delle Ong italiane in Giappone

"Riportare i bambini dispersi con i genitori"

Sul terreno, nella prefettura di Miyagi, sono presenti Save The Children e il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) della Congregazione dei Salesiani. Nonostante l'efficienza dei soccorsi da parte del governo, c'è ancora bisogno di tutto. Si comunica solo via Internet. Il monitoraggio di AGIRE, il network di 12 Ong italiane

di CARLO CIAVONI

Il lavoro delle Ong italiane in Giappone "Riportare i bambini dispersi con i genitori"

SENDAI - Il mare, al momento, non sembra minacciare più il Giappone con altre onde devastanti. Ma gli effetti del loro passaggio sulla costa orientale del Paese sono ancora tutti lì, con le prime équipe delle agenzie umanitarie che cominciano ad organizzare i soccorsi, in aiuto alle autorità locali. Tutto, in luoghi dove c'è ancora bisogno di tutto, dall'acqua al sostegno psicologico, nonostante l'efficienza dei soccorsi messa in moto dal governo e dalla Croce Rossa Internazionale. Al momento, le uniche Ong con personale italiano presenti sul campo sono Save The Children 1 e Vis 2 (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) della Congregazione dei Salesiani.

Ricongiungimenti familiari. In particolare, Save The Children - presente in Giappone fin dall'85, con una piattaforma di Ong locali impegnate nella difesa dei diritti dei minori - ha aperto due "cantieri" principali, di primo intervento: quello dedicato al ricongiungimento familiare, a favore delle migliaia di bambini che a causa del cataclisma hanno perso i contatti con i loro genitori; e quello più specifico per il sostegno psicologico dei bambini rimasti soli, per i quali si stanno allestendo degli spazi commisurati alle loro esigenze.

Le testimonianze. Ian Woolverton e Eiichi Sadamatsu - australiano il primo, giapponese il

secondo - sono i portavoce di Save The Children nel Paese: Hanno dato una testimonianza diretta su quanto si sta facendo nella prefettura di Miyagi, di cui Sendai è la capitale. "Stiamo vivendo un'esperienza assai dura - hanno detto - che ci sta mettendo un po' tutti alla prova. Al momento è tutto fermo, non funziona nulla, non è possibile utilizzare ancora i telefoni, si comunica solo via internet, per fortuna, ma da domani cominceranno i black out programmati e questo complicherà un po' le cose ". L'équipe di STC sta, appunto, cercando di realizzare gli obiettivi di prima necessità, a sostegno prevalentemente dei bambini

Il network di 12 Ong italiane. Impegno analogo per l'équipe del Vis, che sta operando, assieme ad altre organizzazioni umanitarie locali, per assicurare i primi soccorsi alla popolazione colpite, sempre nell'area della prefettura di Miyagi. Al momento, a giudizio di AGIRE - il network di 12 Ong italiane che sviluppano progetti di emergenza in casi di calamità - la situazione non sembra richiedere l'attivazione del meccanismo di appello. L'unico Paese colpito gravemente dalla catastrofe resta infatti il Giappone dove, grazie a sistemi di protezione civile estremamente sviluppati, la risposta umanitaria può essere coordinata direttamente da attori locali, eventualmente supportati da team di esperti internazionali che Nazioni Unite, Unione Europea e singoli governi hanno già messo a disposizione.

Il monitoraggio di AGIRE. In ogni caso, dato il peculiare carattere degli Tsunami, che si caratterizzano per una evoluzione e delle conseguenze poco prevedibili, AGIRE continua a monitorare la situazione con attenzione. C'è inoltre una presenza operativa delle Ong di AGIRE in Indonesia, Filippine, Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Messico, Nicaragua, Guatemala, Colombia, Ecuador, Perù e Cile, tutte aree potenzialmente raggiungibili dall'onda distruttrice dello tsunami.

(13 marzo 2011)

 

2011-03-13

Diretta

Diecimila morti solo a Miyagi

Superati i limiti di radioattività

Diecimila morti solo a Miyagi Superati i limiti di radioattività

Si aggrava drammaticamente il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami. E cresce il rischio di un'esplosione nel reattore di Fukushima 3. Il premier nipponico Naoto Kan ha chiesto al numero uno di Toshiba, il costruttore della centrale atomica Fukushima n.1, di prendere "azioni risolute" per evitare possibili fusioni nel sito. Mancano acqua, cibo e carburante. Un'altra notte al freddo per i sopravvissuti

(Aggiornato alle 17:18 del 13 marzo 2011)

17:18

Impianto di raffreddamento bloccato nella centrale di Tokai 69 –

L'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai, nella prefettura di Ibaraki (a 120 chilometri da Tokyo), si è bloccato. Lo riferisce il comando dei vigili del fuoco, citati dall'agenzia Kyodo. L'impianto è lo stesso dove il 30 settembre 1999 si verificò il precedente incidente nucleare più grave con la morte di 3 dipendenti. La centrale è degli anni '70, contemporanea a quello di Fukusima Daichi ed e' dello stesso tipo ad acqua bollente (Bwr).

17:06

Anche due esperti in centrali nucleari in arrivo dagli Usa 68 –

Dagli Stati Uniti sono partiti per prestare assistenza in Giappone anche due esperti in centrali nucleari mandati dalla U.S. Nuclear Regulatory Commission. Si tratta di tecnici che conoscono nel dettaglio il funzionamento del tipo di reattori a rischio di fusione in queste ore nelle centrali in Giappone.

16:53

Agenzia meteo giapponese: "Probabili altre forti scosse" 67 –

La Japan Metereological Agency ritiene 'probabile', in base a dati storici, un nuovo sisma di magnitudo 7 nella regione situata tra Sendai e Tokyo, con inizio geografico a circa 100 km a nord di Tokyo. La probabilità, inoltre, arriva al 70% nei prossimi 3 giorni e a circa il 50% in quelli successivi. Sulla base delle statistiche, il rettangolo geografico teorico nel quale la Jma localizza come probabile un sisma di magnitudo 7 è in larghissima parte oceanico e include solo marginalmente Tokyo.

16:33

Rischio ipotermia anziani 66 –

Patrick Fuller, del Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha detto alla Bbc che "c'è un vero pericolo", soprattutto tra i vecchi, di casi di ipotermia. "Sono stati travolti dallo tsunami, sono stati nell'acqua. Qui fa molto freddo di notte. Siamo molto preoccupati. Speriamo che la situazione si stabilizzi nei prossimi giorni, se torna l'energia elettrica e i rifornimenti di generi alimentari. ma la gente qui è in stato di profondo shock"

16:24

Giappone, i mercati riaprono lunedì, la Banca centrale è operativa 65 –

La Borsa giapponese riprenderà a funzionare regolarmente da domani. Lo dichiara il governo nipponico. Shozaburo Jimi, ministro delle Finanze, ha dichiarato in una nota che le autorità sorveglieranno sui listini per evitare speculazioni sulla scia del terremoto. Il Tokyo stock exchange e la borsa di Okinawa saranno operativi nei soliti orari, mentre la banca del Giappone ha dichiarato che i suoi sistemi di controllo e gestione funzionano regolarmente

16:08

Ritrovato uomo di 60 anni sul tetto della sua casa, trascinata via per 15 km 64 –

Risucchiato in mare dallo tsunami che ha travolto la sua casa, un uomo di 60 anni che si era arrampicato sul tetto della sua abitazione è stato salvato oggi dai soccorritori che lo hanno trovato a 15 chilometri di distanza dal punto in cui sorgeva la sua abitazione, nella prefettura di Fukushima, aggrappato a ciò che restava della sua casa. L'uomo - Hiromitsu Shinakawa - ha spiegato ai militari di essersi salvato arrampicandosi sul tetto e di essere sopravvissuto tutto questo tempo grazie alle condizioni climatiche clementi e al mare relativamente calmo. "Ma mia moglie - ha raccontato è stata travolta dallo tsunami"

15:58

Nuova scossa di 6 gradi Richter 63 –

Una scossa sismica di assestamento di magnitudo 6,0 gradi della scala Richter ha colpito oggi la costa nordorientale del Giappone.

15:56

Si teme la pioggia radioattiva per domani 62 –

Dopo gli incidenti nella centrale di Fukushima, in Giappone si teme che il materiale radioattivo, ora spinto verso Est sul Pacifico, possa ricadere a terra con la pioggia, attesa per domani sera. E' quanto sta ripetendo in queste ore la tv giapponese.

15:55

Onagawa: rischio di accumulo di idrogeno 61 –

Segnali di malfunzionamento al reattore della centrale di Onagawa erano iniziati in mattinata "con una controllata fuoriuscita di vapore" ha spiegato l'Aiea. Le autorità hanno inizialmente agito aumentando la pressione del sistema, poi cercando di raffreddare l'impianto e immettendo acqua marina nell'unità. Le autorità giapponesi hanno informato anche l'Aiea che "un accumulo di idrogeno è possibile".

15:23

Assicurazioni: il costo dei danni fino a 35 miliardi di dollari 60 –

Il terremoto in Giappone potrebbe costare fino a 35 miliardi di dollari alle assicurazioni. La stima è stata pubblicata da Air Worldwide, specialista delle valutazioni dei rischi.La società statunitense valuta i danni provocati alle proprietà private coperte dalle assicurazioni tra i 14,5 e i 34,6 miliardi di dollari. La stima non prende in considerazione i danni provocati dallo tsunami.

15:18

Sono 700 mila i giapponesi evacuati dalle loro abitazioni 59 –

Sono 700 mila i giapponesi che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni nelle zone colpite dal sisma e dallo tsunami.

15:15

Onagawa: radiazioni superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale 58 –

Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale". "Le autorità giapponesi stanno tentando di stabilire l'origine delle radiazioni".

15:14

L'isola di Honshu spostata di 2,4 metri 57 –

Il potente sisma che ha colpito il Giappone venerdì ha causato uno spostamento di 2,4 metri di Honshu, la principale isola dell'arcipelago giapponese. A spiegarlo alla Cnn è stato Kenneth Hudnut, geofisico della U.S. Geological Survey (USGS).

15:05

Gran Bretagna studiano crisi nucleare in Giappone 56 –

Le autorità britanniche responsabili per il settore nucleare stanno studiando da vicino la crisi in Giappone ''per imparare la lezione'' nelle centrali britanniche. Lo ha detto alla Bbc il ministro dell'energia del regno Unito Chris Huhne. La Gran Bretagna ha 19 reattori nucleari in nove siti.

15:03

Bank of Japan sosterrà i mercati 55 –

La Bank of Japan (BoJ) darà il suo sostegno nella difficile prova della riapertura dei mercati, dopo il devastante sisma. Lo afferma il governatore, Masaaki Shirakawa, aggiungendo che "la liquidità sarà assicurata".

15:00

Stato di emergenza centrale di Onagawa 54 –

Lo stato di emergenza è stato dichiarato anche in un'altra centrale giapponese, quella di Onagawa, dopo che sono stati registrati livelli di radiazioni eccessivi. Lo ha riferito l'Aiea informata dalle autorità giapponesi che stanno indagando sulle cause dello squilibrio.Secondo le autorità comunque i tre reattori della centrale ''sono sotto controllo''.

14:23

Fumo anche in altra centrale nucleare di Miyagi 53 –

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk

14:22

Arrivata missione soccorso Usa 52 –

La missione di soccorso americana della U.S. Agency for International Development è arrivata oggi nel Giappone settentrionale, da dove partirà l'attività di supporto per le aree colpite da sisma e tsunami nel nord-est.

14:20

Rischio elevato si replichi sisma magnitudo 7 51 –

L'agenzia meteorologica giapponese ha avvertito oggi che esiste un rischio elevato, circa il 70% nei prossimi tre giorni, che si produca una replica di magnitudo 7 o superiore del sisma.

14:18

Governo chiede 30 mile case provvisorie 50 –

Il ministero dei Trasporti e Infrastrutture nipponico ha chiesto la fornitura di 30.000 abitazioni provvisorie per le aree terremotate, una quantità paragonabile a quella utilizzata dopo il sisma di Kobe del 1995. Lo riferisce il quotidiano Asahi, secondo cui il governo si è rivolto all'Associazione nazionale per l'architettura prefabbricata, che riunisce i principali costruttori edili specializzati, richiedendo espressamente uno sforzo eccezionale per ottenere la consegna entro un periodo massimo di due mesi. L'assemblaggio delle abitazioni provvisorie in questione richiede circa due settimane. Dalla prefettura di Fukushima, tra le aree più colpite dalle devastazioni di scosse e tsunami, è già partita una richiesta per la fornitura di 1.560 case prefabbricate, scrive il quotidiano, da dividere tra le citta' di Soma (1.000 unità), Shinchi (440) e Iwaki (120)

14:17

Acqua di mare per raffreddare anche terzo reattore 49 –

Si utilizzerà acqua di mare per il raffreddamento di un terzo reattore di Fukushima 1. Lo ha riferito la Jiji press citando la Tepco

14:13

Yukio Edano: "Nessuna fusione a Fukushima" 48 –

Non vi è stata alcuna fusione nella centrale nucleare di Fukushima 1. A dichiararlo è stato il portavoce del governo, Yukio Edano, facendo marcia indietro rispetto a quanto da lui stesso già dichiarato: Edano aveva infatti detto precedentemente che non si poteva scartare che si fosse avviato un processo di fusione.

14:07

Tecnici tedeschi evacuati da centrale Fukushima 47 –

Alcuni tecnici tedeschi della società francese Areva che si trovavano alla centrale nucleare di Fukushima durante il violento terremoto dello scorso venerdì, sono stati immediatamente evacuati al momento del sisma e non hanno riportato ferite. Lo rende noto oggi la stessa società francese.

13:29

Giappone accetta aiuto della Russia 46 –

l Giappone ha accettato l'offerta russa d'inviare un team per aiutare nei soccorsi nelle aree nordorientali. L'ha riferito la portavoce del ministero delle Situazioni d'emergenza russo Irina Andrianova, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Interfax. "Un Ilyushin Il-76 del ministero, in partenza, porterà 50 uomini dei centri speciali di soccorso e il necessario equipaggiamento in Giappone", ha spiegato la portavoce ai giornalisti. Tra Mosca e Tokyo sono volate le scintille nei mesi scorsi a causa dell'annosa disputa sulla sovranità delle Isole Curili.

13:09

Energia razionata fino a fine aprile 45 –

Da domani alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. La società elettrica giapponese Tokyo Electric Power Co. (Tepco) ha precisato che il razionamento riguarderà l'area che comprende, oltre alla capitale, le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. "Da domani le imprese e gli altri soggetti riprenderanno l'attività economica...e c'è una grossa possibilità che alcune aree servite dalla Tepco si trovino in una situazione nella quale ci sarà una forte scarsità di forniture", ha dichiarato il ministro dell' industria Barni Kaieda.

13:07

Premier giapponese: "Situazione Fukushima ancora grave" 44 –

La situazione nell'impianto di Fukushima 1 (la centrale di Fukushima Daiichi) èancora grave. Ad affermarlo è stato oggi il premier giapponese Naoto Kan.

12:59

Kan: "Più di 12 mila interventi salvataggio" 43 –

Sono stati 12mila i salvataggi effettuati finora nelle zone colpite dal devastante terremoto/tsunami di due giorni fa. L'ha detto il primo ministro del Giappone Naoto Kan in una conferenza stampa trasmessa dalla televisione pubblica Nhk. Kan ha inoltre rigraziato di cuore la cittadinanza per "la freddezza in queste circostanze molto difficili".

12:56

Ambasciata filippina invia personale per soccorsi a connazionali 42 –

Personale dell'ambasciata filippina si sta dirigendo verso la regione nord-est del Giappone per verificare le condizioni dei loro connazionali e di assisterli. ''Abbiamo inviato una squadra per aiutare i nostri cittadini e verificare se ci siano vittime tra i nostri connazionali'', ha sottolineato Manuel Lopez, ambasciatore filippino in Giappone.

12:50

Squadre soccorso Gb atterrate a Misawa 41 –

Militari delle forze armate britanniche sono atterrati nella base aerea americana di Misawa nel nord del Giappone. Lo riporta SkyNews. I soldati britannici assisteranno il Giappone nelle operazioni di soccorso.

12:42

Ambasciata francese invita cittadini a lasciare Tokyo 40 –

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso ''il rischio di contaminazione''.

12:36

Vulcano in eruzione sull'isola giapponese di Kyushu 39 –

Vulcano in eruzione sull'isola giapponese di Kyushu. Gas e ceneri stanno fuoriuscendo dal cratere dello Shinmoedake, alto 1.420 metri. Il vulcano si era svegliato a gennaio per la prima volta dopo 52 anni. Le autorità hanno ristretto l'accesso alla montagna, che appartiene alla catena kirishima, composta da una ventina di vulcani.

12:28

Valvola guasta a reattore Fukushima, situazione potrebbe peggiorare 38 –

La crisi nel reattore 3 della centrale di Fukushima Daichi potrebbe peggiorare. Lo ha detto il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano. Sono in corso tentativi per abbassare il livello della pressione, e c'è un guasto a una valvola. Si è cominciato a iniettare acqua di mare, è plausibile che il livello stia salendo, ma l'indicatore è guasto e dunque non è possibile verificarlo. Il rischio di un'esplosione è stato confermato.

12:24

Kan: "Non sarà un'altra Cernobyl" 37 –

Il premier giapponese Naoto Kan ha affermato oggi che ''non ci sara' un'altra Cernobyl'', in riferimento ai timori su un'emergenza nucleare come conseguenza dei danni causati dal terremoto.

12:23

Russia invia cisterna con gas liquido 36 –

Una nave cisterna russa con 19.500 metri cubi di gas liquido è salpata dall'isola russa del Pacifico Sakhalin per il Giappone. Lo riferisce l'agenzia russa Interfax. "Il Giappone ha già chiesto un aiuto nella distribuzione dell'energia ", ha spiegato il vice primo ministro russo Igor Sechin. Una seconda consegna di 100.000 metri cubi, è prevista per lunedi. La Russia ha inviato circa 200 soccorritori, tra loro anche medici e psicologi, oltre al corpo della Protezione Civile.

12:21

Roma Capitale lancia raccolta fondi 35 –

Roma Capitale lancia la campagna 'Coraggio Giappone!', un programma di raccolta di fondi per le popolazioni colpite dal terremoto che partirà domani. Lo rende noto il Comune con una nota. "I finanziamenti raccolti verranno destinati all'acquisto in loco di acqua, generi alimentari e medicinali per sostenere lo sforzo delle autorità giapponesi e delle organizzazioni internazionali impegnate nell'assistenza alle centinaia di migliaia di persone evacuate e ospitate in strutture di emergenza - si legge nel comunicato - Il numero di conto corrente a cui poter inviare i contributi verrà reso noto domani".

12:19

Premier Giappone: "Ci saranno black-out programmati" 34 –

Naoto Kan ha annunciato che saranno effettuati black-out programmati alla compagnia elettrica Tokyo Denryoku (Toden) e a quella del Tohoku per razionare energia.

12:13

Rappoto aveva previsto sisma entro 30 anni 33 –

Il quotidiano Daily Yomuri cita oggi un rapporto secondo il quale il terremoto era stato previsto. Gli esperti del Centro per la promozione della ricerca sui terremoti avevano affermato nel documento, diffuso in gennaio, che un terremoto sul fondale marino, come quello che ha provocato lo tsunami di venerdì, avrebbe potuto verificarsi entro 30 anni, con una probabilità del 99% al largo della prefettura di Miyagi, del 90% al largo di quella di Ibaraki e tra l' 80 e il 90% in quella di Ibaraki, tutte sulla costa orientale. Una bassa probabilità, solo del 7%, era attribuita alla prefettura di Fukushima, quella dove si trovano i reattori nucleari danneggiati, e quasi nulla quella meridionale di Sanriku

12:12

Attese nuove scosse e allarme tsunami 32 –

Il Giappone deve attendersi nei prossimi giorni forti scosse di assestamento e nuove allerte tsunami, secondo l' Agenzia meteorologica giapponese. Il portavoce Takashi Yokota ha affermato che sono possibili scosse fino al grado 7 della scala Richter e che sono possibili nuovi tsunami.

12:09

Papa prega per popolazione giapponese 31 –

Benedetto XVI, subito dopo l'Angelus, ha espresso oggi "forte impressione" per le notizie e le immagini sul "tragico terremoto" e il conseguente tsunami in Giappone. Ha anche pregato per le vittime e per i loro familiari, incoraggiando i soccorritori e rinnovando la sua "spirituale vicinanza" alla popolazioni del Paese "che con dignità e coraggio stanno facendo fronte alle conseguenze di tali calamità"

12:02

Naoto Kan: "Situazione Fukushima è grave" 30 –

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave. Lo ha detto il premier giapponese, Naoto Kan.

11:56

Premier giapponese: "Momento più difficile dal Dopoguerra" 29 –

''È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità''. È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione. Il premier ha ricordato che dopo la guerra, i giapponesi hanno costruito una società ricca e pacifica. "Unendo le forze, aiutandosi a partire da parenti e amici, superiamo la crisi, ricostruiamo il Giappone. È questa la preghiera che faccio a tutti"

11:47

Legambiente: "A Fukushima terzo incidente più grave della storia" 28 –

''Quello di Fukushima è stato il terzo incidente più grave avvenuto in una centrale atomica nella storia. E non è finita. La situazione continua ad essere grave e l'allarme non accenna a scendere per i rischi di nuove esplosioni negli altri reattori e perche' ancora non si è in grado di capire se nel nocciolo dei due reattori più colpiti si sia avviata la pericolosissima fase di fusione''. È quanto si legge in una nota di Legambiente.

11:46

Banca centrale giapponese garantisce 550 mln di euro a istituti locali 27 –

La Banca centrale giapponese (BoJ) ha garantito da sabato una somma complessiva di 55 miliardi di yen (quasi 500 milioni di euro) a 13 istituti finanziari nelle aree colpite dal sisma, in modo da aiutare le banche a sostenere la richiesta di contante da parte della popolazione. La Banca Centrale ha inoltre fatto sapere che tutte le sue filiali saranno regolarmente operative domani. "La Banca del Giappone - ha spiegato l'istituto centrale in una nota - continuerà a fare il massimo per assicurare la stabilità del mercato finanziario e l'erogazione regolare dei fondi, mediante una serie di misure tra cui la fornitura di liquidità".

11:22

Presidente filippino preoccupato per minaccia radiazioni 26 –

Il presidente filippino Benigno Aquino III ha invitato il governo e le istituzioni alla massima attenzione per gli sviluppi in Giappone, dopo la minaccia di radiazioni che potrebbe venire dal danneggiamento dei reattori nucleari nelle zone terremotate. Il presidente ha chiesto al Consigliere della Sicurezza Nazionale Cesar Garcia, e al Nuclear Research Institute e il Philippine Atmospheric Geofisica e Astronomical Services Administration (Pagasa) di seguire da vicino e aggiornare regolarmente sugli sviluppi in Giappone.Le Filippine, infatti, sarebbero a rischio di essere colpite dalle radiazioni nucleari, data la vicinanza del paese a Fukushima in Giappone.

11:17

Ambasciata italiana in Giappone: "Contattato 24 connazionali su 30" 25 –

L'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 connazionali sui 30 residenti nelle prefetture colpite dal sisma di venerdì. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Tokyo, precisando che "per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione. Confermata anche la notizia che "tutti e cinque gli italiani residenti nella prefettura di Fukushima (quella delle centrali nucleari a rischio) sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute".

11:16

Danni a barre combustibile reattore 24 –

Le barre di combustibile al reattore n.3 di Fukushima hanno subito danni. I tentativi di evitarlo, ha riferito il ministro dell'Economia e dell'Industria nipponico, ''non hanno avuto effetti''.

10:55

Vicedirettore Centro allerta: "Allarme tempestivo, ma tsunami più veloce" 23 –

L'allarme è stato tempestivo ma ''purtroppo è servito a poco viste le dimensioni della catastrofe''. Lo dice in un'intervista al 'Messaggero Stewart Weinstein, vicedirettore del Centro di allerta del Pacifico. ''Quattro minuti per la lettura del fenomeno sismico - spiega - nove per il lancio dell'appello alle regioni interessate dallo tsunami. Abbiamo potuto contare su un sistema molto sofisticato di rilevamento come è quello giapponese e poi sull'esperienza internazionale che è maturata nel corso degli anni dopo la tragedia indonesiana''. Secondo Stewart, ''nessuno avrebbe potuto prevedere l'intensità del terremoto né la potenza dello tsunami che stava per verificarsi''.

10:54

Ente turismo mette in guardia su scosse assestamento 22 –

L'ente del turismo cinese (Nta) invita i turisti alla prudenza prima di mettersi in viaggio per il Giappone e ha avvertito coloro che stanno trascorrendo le vacenze nel Paese del Sol Levante a fare attenzione alle scosse di assestamento. La Nta ha suggerito ai turisti di evitare di visitare Fukushima e Sendai, dove i danni del terremoto sono più gravi. Tutti i 4.683 turisti cinesi attualmente in Giappone sono al sicuro e stanno bene.

10:50

Ambasciatore italiano: "Rintracciato quinto italiano in zona centrali" 21 –

Oggi l'ambasciata italiana è riuscita a mettersi in contatto anche con l'ultimo dei cinque italiani presenti nella zona delle centrali danneggiate e di cui non si avevano notizie. A spiegarlo è stato l'ambasciatore Vincenzo Petrone

10:35

Rimossa allerta tsunami 20 –

L'Agenzia meteorologica giapponese ha appena rimosso anche l'allerta tsunami. A due giorni, dal terremoto di magnitudo 9, le acque del Pacifico lungo la costa nordorientale del Giappone non fanno più paura. L'allerta equivale a onde non superiori al mezzo metro di altezza

10:24

Yukio Edano: "Rischio esplosione per altro reattore Fukushima 1" 19 –

C'è rischio che anche nell'edificio che ospita il reattore numero 3 della centrale nucleare Fukushima-1 si produca un'esplosione simile a quella che ha interessato ieri il reattore numero 1. L'ha affermato oggi il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in un briefing d'aggiornamento sull'andamento dei soccorsi per le popolazioni del nordest del paese. "Non si può escludere che un'esplosione possa prodursi nel reattore 3 a causa d'un possibile accumulo d'idrogeno", ha spiegato Edano. In caso d'esplosione, secondo il portavoce, "non ci saranno problemi per il reattoe in sé" e "la situazione non avrà conseguenze per la popolazione".

10:23

'Naviga' su tetto di casa per due giorni, salvo 18 –

Ha del miracoloso il salvataggio di un 60enne giapponese, di nome Hiromitsu Shinkawa, che è stato recuperato oggi al largo di Fukushima mentre da due giorni, quando il nordest del Giappone è stato colpito da un devastante terremoto/tsunami, "navigava" sul tetto della sua casa. La storia è raccontata oggi dalla Asahi Television. Secondo quanto ha riferito il ministero della difesa, stamani alle 11.10 Locali (3.10 Del mattino in italia) la nave delle forze di autodifesa marine "choukai" ha avvistato un uomo aggrappato al tetto di una casa a circa 15 km dalla costa. L'uomo è stato recuperato e trasportato in un elicottero in un ospedale della prefettura di fukushima. Shinkawa, residente nella città di minami-soma, era perfettamente cosciente e ha raccontato di essere salito sul tetto quando è arrivato lo tsunami, ma la casa è stata trascinata via dalla violenza delle acque. A quel punto ha perso la moglie, che è dispersa.

10:20

Zubin Mehta dedica 'Tosca' a popolo giapponese 17 –

Dal Kanagawa Kemnin Hall di Yokohama, Zubin Mehta ha dedicato la sua 'Tosca' al popolo giapponese. Poche parole commosse, prima del concerto - in corso in queste ore - per manifestare la solidarietà dell'Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino che, nonostante il disastro naturale che si è abbattuto sul Giappone, sta proseguendo il suo tour nipponico nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Domani la 'carovana' del Maggio Musicale si esibirà a Tokyo al Bunka Kaikan, con 'La Forza del destino'.

10:16

Governo teme grande black out per domani 16 –

Il governo giapponese teme che domani l'afflusso di energia elettrica a Tokyo e nel Tohoku possa essere insufficiente. L'ha comunicato oggi il ministro dell'economia giapponese e dell'industria Banri Kaieda. "Si prevede a Tokyo e nel Tohoku una grande carenza di energia", ha detto Kaieda, secondo quanto riporta il sito internet del quotidiano Asahi Shinbun. Dopo il fine settimana, per domani è prevista la ripresa delle attività produttive. Il ministro ha dato indicazioni per gestire la situazione.

10:09

Fini: "Su nucleare non si decida su onda emozione" 15 –

"Il mio auspicio è che non si decida solo sull'onda dell'emozione". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, ospite de "L'Intervista" di Maria Latella, su Sky Tg24, parlando delle possibili conseguenze "emotive" del sisma in Giappone nei confronti del piano per il ritorno dell'energia nucleare in Italia.

10:07

Farnesina: "Mancano all'appello ancora 10 italiani" 14 –

Tra ieri ed oggi sono stati contatti altri 7 italiani dei quali si erano perse le tracce, portando a 10 il numero dei connazionali residenti in Giappone che mancano all'appello. Sono stati rintracciati e stanno bene - si è appreso inoltre alla Farnesina - i cinque italiani che si trovano nella prefettura di Fukushima dove ci sono gli impianti nucleari a rischio di esplosione. I dieci ancora da rintracciare sono residenti in Giappone - nelle prefetture di Iwate e Miyagi (Nord-est) - regolarmente iscritti all'anagrafe dei connazionali all'estero, l'Aire.

10:06

Sony dona 30 mila radio e 2,6 milioni di euro 13 –

Il colosso giapponese dell' elettronica Sony ha annunciato l'intenzione di fornire gratuitamente 30.000 radio alle popolazioni nelle aree colpite da sisma e tsunami, che si concentrano nel nord-est del Paese, dove le comunicazioni sono fuori uso in vaste aree. Secondo quanto riferisce il quotidiano Asahi nella sua edizione online, la multinazionale di Tokyo ha deciso di fare anche una donazione in denaro a supporto dei terremotati, del valore complessivo di 300 milioni di yen, pari a circa 2,6 milioni di euro.

09:38

Governo: "Impatto su economia sarà considerevole" 12 –

L'impatto del sisma sull'economia giapponese sarà "considerevole". Lo ha detto il portavoce del governo Yukio Edano.

09:35

Governo: "Rischio fusione in due reattori" 11 –

Il governo giapponese ha messo in guardia dai rischi di processo di fusione nei reattori 1 e 3 della centrale Fukushima 1

09:30

Premier Naoto Kan ordina raddoppio soldati per soccorsi 10 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha ordinato il raddoppio del numero di militari delle Forze d'autodifesa, le forze armate nipponiche, impegnati nelle operazioni di soccorso nel nordest del paese. Lo afferma la televisione pubblica nipponica Nhk. Il numero di militari, quindi, dovrebbe passare a 100mila. Già due giorni fa Kan aveva dato ordine di dislocare nelle operazioni di soccorso 50mila uomini. Il bilancio del terremoto sta assumendo contorni sempre più catastrofiche: al momento sono accertati un migliaio di morti, ma si prevede per la sola prefettura di Miyagi - la più colpita dallo tsunami, qualcosa come 10mila morti.

09:26

Aiea: "Un morto e 11 feriti in incidenti a centrale Fukushima" 9 –

Un tecnico è morto e altri undici persone sono rimaste ferite negli incidenti di ieri nelle due centrali nucleari di Fukushima. È il bilancio diffuso dall'Aiea, l'agenzia internazionale per il nucleare dell'Onu, che ha citato informazioni fornite dalle autorità nipponiche. In particolare, nell'impianto atomico Fukushima 2 un incidente a una gru ha causato la morte di un tecnico, lasciando ferite altre quattro persone. Nel sito gemello Fukushima 1, alle prese con gravi problemi di raffreddamento, l'esplosione di ieri pomeriggio ha invece causato il ferimento di sette tecnici. Secondo l'Aiea, inoltre, le autorità giapponesi hanno ordinato l'evacuazione di 140.000 residenti nell'area della centrale: di questi 30.000 abitavano nel raggio di 10 chilometri dal sito, e 110.000 nel raggio di 20 chilometri

09:24

Portaerei americana Ronald Reagan arrivata in Giappone 8 –

La portaerei americana Ronald Reagan è arrivata al largo delle acque nordorientali del Giappone, quale ultimo esempio di aiuti internazionali, con oltre 70 Paesi e organizzazioni straniere che hanno promesso iniziative di supporto per l'emergenza causata dal sisma di venerdì. Stamattina sono atterrate all'aeroporto di Narita squadre di soccorso con unità cinofile provenienti da Germania e Svizzera, insieme a un team di soccorso ungherese. Anche i cinesi sono attesi in giornata, per la prima missione del genere dislocata sul suolo giapponese: secondo l'agenzia Nuova Cina, il team di Pechino è composto da 15 membri, tra cui 7 persone specializzate nella ricerca di superstiti e un medico. Dagli Usa, invece, è attesa nelle prossime ore una missione di soccorso di 150 persone, appartenente alla U.S. Agency for International Development.

09:24

Rivista a 9 la magnitudo del sisma 7 –

La magnitudo del terremoto che ha colpito il Giappone è stata rivista a 9 contro la precedente stima di 8.8 (era di 8,9 secondo l'Usgs). Lo ha reso noto oggi l'Agenzia meteorologica giapponese (Jma), aggiungendo che si tratta di un sisma tra i più potenti mai registrati.

09:22

Contattati 18 italiani su 29 6 –

Sale a 18, su un totale di 29, il numero complessivo degli italiani residenti nelle prefetture più colpite venerdì da sisma e tsunami, contattati dall'ambasciata d'Italia a Tokyo, mentre sono 8 su 11 i connazionali non residenti la cui presenza è stata segnalata nell'area con cui è stato aperto un canale di comunicazione. Tra gli ulteriori sviluppi maturati nel corso della notte, inoltre, c'è anche la conferma che i 5 connazionali residenti nella prefettura di Fukushima sono stati contattati e sono in buone condizioni di salute.

09:20

Allerta per catena messaggi falsi su Internet 5 –

Nel Giappone devastato dal sisma sale l'allerta anche per le catene di messaggi Internet falsi su situazioni di emergenza, spesso senza alcun fondamento, che stanno circolando senza controllo su telefonini e caselle email, moltiplicati a dismisura dalle tecnologie di comunicazione in tempo reale. In particolare, ieri si è diffuso in poco tempo un insistente 'rumor' che metteva in guardia dalla possibilità di piogge tossiche, causate dall'incendio avvenuto in una grande raffineria a Chiba, periferia est di Tokyo, in seguito al sisma. Il gestore dell'impianto, Cosmo Oil, dal suo sito web ha smentito la veridicità delle informazioni riportate nel messaggio, sostenendo che le possibilità di conseguenze nocive sulle persone sono "estremamente basse".

09:13

Sendai: mancano cibo, acqua e carburante 4 –

Mancano cibo, acqua e carburante a Sendai, il capoluogo della prefettura più duramente colpita dallo tsunami nel nord-est del Giappone. Lo ha constatato l'inviata a Sendai della Bbc, che ne dà notizia nel suo sito internet. Lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti e file ancora più lunghe di veicoli bloccano le strade che portano alle stazioni di rifornimento di carburante. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, sempre secondo la Bbc. Gli aiuti stanno arrivando solo ora in molte zone.

09:11

Fukushima 1, superato limite legale di radioattività 3 –

Il limite legale di radioattività è stato superato nel sito della centrale nucleare di Fukushima 1, sulla costa nord-est del Giappone, dove ieri si è verificata un'esplosione. Lo ha reso noto la Tepco (Tokyo Electric Power Company), l'operatore della centrale nucleare, citata dall'agenzia Kyodo. L'operatore Tepco ha aggiunto che non c'è una immediata minaccia per la salute umana. Precedentemente la Tepco ha detto di aver cominciato a rilasciare vapore dal reattore nucleare per far abbassare la pressione.

09:10

Allarme tsunami declassato ad allerta 2 –

L'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell' arcipelago, che adesso sono soggette ad 'allerta' per onde non superiori al mezzo metro di altezza.

09:09

Oltre 10.000 morti a Miyagi 1 –

Oltre 10.000 persone potrebbero essere state uccise dal terremoto e dallo tsunami nella sola prefettura di Miyagi, la più vicina all'epicentro del sisma, ha annunciato oggi il capo della polizia locale, citato dalla tv pubblica Nhk. Secondo Naoto Takeuchi "non c'è alcun dubbio" che il numero dei morti supererà i 10.000. Ieri Nhk aveva riferito che 10.000 dei 17.000 abitanti della città portuale di Minamisanriku erano dati per dispersi nella prefettura di Miyagi.

(13 marzo 2011)

 

 

 

L'ANALISI

La terribile stagione

dei grandi rischi

di EUGENIO SCALFARI Il gigantesco cataclisma giapponese ci ricorda che siamo entrati da oltre vent'anni nell'epoca dei Grandi Rischi. Di ogni genere: climatici e geologici innanzitutto, l'epoca dello scioglimento dei ghiacciai, delle grandiose eruzioni vulcaniche, dei terremoti di altissima magnitudine e dei maremoti, delle onde anomale, degli "tsunami". Lo scontro tra le piattaforme continentali e le rovine che ne derivano, le vittime, centinaia di migliaia di senzatetto. Sembra che le forze profonde della terra si siano tutte insieme risvegliate e stiano mandando all'aria equilibri raggiunti da secoli e da millenni mettendo in pericolo la sopravvivenza di molte specie vegetali e animali. Sembra che gli dèi si siano ritirati al di là delle atmosfere che circondano il pianeta, in lontane galassie oltre lo spazio e oltre il tempo.

La nostra specie soffre di solitudine in un mondo sempre più affollato. Non è un paradosso: più il mondo delle nostre città è affollato e più siamo e ci sentiamo soli, anonimi, impauriti, litigiosi. Senza speranze nel futuro, senza memoria del passato, schiacciati su un presente sempre più precario.

Quest'epoca che vede oscillare tutte le realtà ha messo anche in moto energie positive: un'inventiva ed una creatività eccezionali, un accrescimento di ricchezza che non ha eguali, un desiderio di libertà e di diritti che la tutelino. La rivoluzione africana emersa d'improvviso due mesi fa ha coinvolto un territorio che va dalla sponda atlantica fino all'oceano

Indiano. Gli autori sono giovani, uomini e donne. Vogliono pane e libertà ma non sono plebi ignoranti, i loro punti di raccolta e di comunicazione sono i siti "web", gli strumenti di lotta sono le tecnologie più moderne e più diffuse.

L'ondata sollevata da queste energie positive la chiamiamo "tsunami" perché la sua forza sociale e politica ha un'intensità analoga al fenomeno geologico che sconvolge gli oceani. Pane e libertà è un'onda che travolge tirannie corrotte, tradizioni mummificate, reclama eguaglianza insieme alla libertà, esonda verso i territori di antica ricchezza.

La globalizzazione e la tecnologia hanno inserito nel sociale la legge fisica dei vasi comunicanti. L'immigrazione dalle terre povere alle terre ricche è lo "tsunami" sociale. Pensare di bloccarlo è pura illusione; bisogna governarlo commisurandolo al possibile, diluendolo nel tempo ma intanto preparandosi all'inevitabile. Nelle terre dei cataclismi ci si attrezza (o si dovrebbe) a costruire case ferrovie grattacieli antisismici; nel sociale ci si attrezza (o si dovrebbe) coltivando la politica dell'accoglienza, una diversa divisione del lavoro, una diversa concezione della cittadinanza. Chi crede che erigendo dighe di cartone cementate dall'intransigenza possa arginare quella marea, la renderà invece ancor più distruttiva.

Grandi rischi geologici e sociali ma anche economici. Sarà un caso ma induce a riflettere: una delle più grandi crisi che ha sconvolto l'economia mondiale partendo dai mutui immobiliari americani e propagandosi con incredibile velocità su tutto il pianeta, coincide con i grandi terremoti, con la crisi climatica, con le rivoluzioni africane. Gli effetti di queste ultime hanno scatenato il prezzo del petrolio, così come il sisma giapponese sta mettendo a rischio le centrali nucleari di quel paese nonostante la modernità tecnologica che avrebbe dovuto proteggerle da ogni incidente.

Le Borse di tutto il mondo sono in sofferenza ancora maggiore dopo questi eventi. Ecco perché occorre esser consapevoli, occorre predisporsi, bisogna selezionare gli obiettivi e la scala delle priorità. Una nuova scala di priorità, in mancanza della quale non saremo gli attori ma gli agiti di quest'epoca mobilissima, le vittime inermi e passive di eventi che ci sovrastano.

* * *

Per restare nel tema dei Grandi Rischi, sia pure a dimensione domestica, non si può non segnalare la riforma costituzionale della giustizia, approvata dall'ultimo Consiglio dei ministri e di imminente presentazione al Parlamento. Grande Rischio e spiegherò perché.

La riforma non riguarda i processi del presidente del Consiglio. Quindi possiamo discuterne "come se Berlusconi non esistesse". Non per questo i rischi sono minori, poiché la riforma non si limita a modificare l'ordinamento giudiziario ma stravolge l'ordinamento costituzionale.

I cardini della legge Alfano sono i seguenti:

- L'articolo 104 della Costituzione, nella versione attuale, stabilisce che "la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere". La legge di riforma abolisce questa disposizione con la conseguenza che i poteri costituzionali vengono ridotti dai tre attuali a due soltanto, il legislativo e l'esecutivo.

- L'articolo 104 bis contenuto nella legge di riforma divide in due il Consiglio superiore della magistratura, uno per i magistrati giudicanti, l'altro per i pubblici ministeri. I membri "togati" dei due Csm, attualmente pari a due terzi dei componenti, sono ridotti alla metà e i membri eletti dal Parlamento costituiscono l'altra metà. I togati sono sorteggiati e non più eletti. (Mi domando perché non siano sorteggiati anche i membri parlamentari. Se si vuole assicurare parità occorrerebbe applicare lo stesso metodo del sondaggio anche agli eletti dal Parlamento).

- Il Presidente della Repubblica resta alla guida di entrambi i Csm; i vicepresidenti sono eletti tra i membri di provenienza parlamentare. La conseguenza è che i membri laici dei due Csm sono la metà più uno. (Mi domando perché questi due collegi continuino a chiamarsi Consiglio superiore della magistratura, visto che in entrambi i magistrati saranno in minoranza).

- L'articolo 105 bis istituisce una Corte di disciplina togliendo questa mansione all'attuale Csm. Questa Corte è anch'essa composta per metà dai togati e per metà dagli eletti dal Parlamento. Il vicepresidente della Corte è eletto tra i membri del Parlamento. Quindi anche nella Corte di disciplina la maggioranza è fatta di parlamentari. I membri parlamentari d'altra parte sono eletti dal Parlamento a maggioranza semplice, quindi non c'è tra loro nessun rappresentante dell'opposizione.

- Articolo 109: "Il giudice e il pubblico ministero dispongono della polizia giudiziaria secondo le modalità stabilite dalla legge (ordinaria)".

- Articolo 111: "Le sentenze di proscioglimento in primo grado sono appellabili soltanto nei casi previsti dalla legge (ordinaria)".

- Articolo 112: "L'ufficio del Pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge (ordinaria)".

- Articolo 113 bis: "I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti al pari degli altri dipendenti dello Stato".

Questa legge di riforma costituzionale che affida a successive leggi ordinarie punti importantissimi che cambiano alla radice l'ordinamento giudiziario evadono in questo modo alla procedura prevista per le modifiche costituzionali. Si tratta di una furbizia che rimette alla maggioranza semplice questioni che dovrebbero essere viceversa affidate anch'esse alle maggioranze qualificate e al referendum confermativo. Ma qui non si tratta soltanto dell'ordinamento giudiziario. Le modifiche riguardano l'assetto intero della nostra Costituzione, i principi che la ispirano configurati nella prima parte della Carta, l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l'equilibrio tra poteri indipendenti e lo Stato di diritto.

Viene abolito uno dei poteri fondamentali, viene cancellata la dipendenza della polizia giudiziaria dalla magistratura, viene abolita l'obbligatorietà dell'azione penale, presupposto fondamentale dell'indipendenza della magistratura. Vengono infine aboliti i poteri di autogoverno del Csm, trasformato in un organo la cui maggioranza è determinata dalla maggioranza parlamentare. Il tutto in presenza di una legge elettorale in base alla quale la maggioranza relativa emersa dalle elezioni ottiene il 55 per cento dei seggi.

Il complesso di queste norme trasforma la democrazia parlamentare in una democrazia (si fa per dire) dominata dal potere esecutivo, cioè nella dittatura della maggioranza. Alexis de Tocqueville così spesso citato da Berlusconi afferma che la dittatura della maggioranza è quanto di peggio possa accadere in un paese democratico.

Non esistono dunque le basi per discutere anche perché il Pdl e la Lega hanno già preannunciato che ascolteranno le opposizioni ma non accetteranno che i cardini di questa riforma siano modificati.

Non resta che votare contro e andare al referendum. Si vedrà allora se le opposizioni saranno unite o separate. Prima sarà, meglio sarà. Dico anch'io: se non ora, quando?

Post scriptum. Grandi Rischi era anche il titolo della trasmissione Annozero condotta giovedì scorso da Michele Santoro. L'ospite d'onore era il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti; gli interlocutori Fausto Bertinotti, Ferruccio De Bortoli ed io.

Il dibattito ha avuto il pregio di svolgersi senza le urla rissose che troppo spesso trasformano gli appuntamenti televisivi in arene di scomposte corride. Gli interlocutori hanno potuto argomentare le proprie posizioni e il confronto è avvenuto civilmente, non senza qualche asprezza che è servita a sottolineare le diversità dei pensieri, delle diagnosi e delle terapie proposte.

La posizione del ministro - come da tempo sappiamo - è allineata con l'obiettivo delle istituzioni europee che raccomandano ed anzi impongono rigore nei bilanci, diminuzione del deficit e riduzione del debito pubblico. Quelle stesse istituzioni però raccomandano anche di abbinare il rigore con la crescita, ma da questo orecchio il nostro ministro dell'Economia è piuttosto sordo. Si limita a proporre riforme senza spese.

Gli interlocutori hanno constatato che, nonostante il gran parlare che se ne fa, l'economia italiana continua a registrare da molti anni un encefalogramma piatto per quanto riguarda la crescita economica. Per di più siamo da poco entrati in una fase di accentuata inflazione-recessione: l'inflazione è ridiventata un pericolo attuale e rappresenta una vera e propria imposta regressiva che colpisce i redditi fissi e i ceti più deboli poiché erode il potere d'acquisto dei consumatori e scoraggia gli investimenti.

Per scongiurare l'inflazione la Banca centrale europea ha preannunciato per il prossimo aprile un aumento del tasso d'interesse che avrà ripercussioni sui tassi di tutto il sistema bancario europeo. Avremo dunque una nefasta combinazione tra inflazione e recessione, quanto di peggio possa accadere in un sistema economico già gravemente debilitato.

Personalmente credo che per abbinare il rigore con la crescita non vi sia altro modo che procurarsi nuove risorse chiamando a contribuire le fasce più opulente dei contribuenti e tassando le rendite finanziarie. Se ne ricaverebbero risorse sufficienti a rilanciare sia i consumi sia gli investimenti. Nel corso del dibattito Tremonti non ha avuto il tempo (o la voglia?) di rispondere a questa proposta. Sarei lieto che lo facesse.

(13 marzo 2011)

 

 

IL REPORTAGE

Tra i fantasmi di Sendai

il paese mangiato dall'onda

Nell'epicentro dello tsunamo si scava alla ricerca dei corpi. "Non torneremo presto ad essere quelli che siamo stati negli ultimi 40 anni". La baia di Matsushima è irriconoscibile: l'epicentro dello tsunami adesso è deserto, silenzioso e avvolto dal fumo

dal nostro inviato GIAMPAOLO VISETTI

Tra i fantasmi di Sendai il paese mangiato dall'onda

SENDAI - Ora l'oceano è tornato al suo posto. Ma dopo che ieri si è spostato sulla terra, i sopravvissuti al miyagi oki, la grande scossa che ogni 40 anni spazza la prefettura, non riconoscono più la baia di Matsushima. Sulla spiaggia di Natori, il villaggio marinaro a valle di Sendai, i 273 corpi rigurgitati dalla sabbia durante la ritirata del mostro sono stati portati via alle prime luci dell'alba. Restano le impronte delle salme, impresse nel fango, come stampi di un gioco di bambini.

L'epicentro dello tsunami adesso è deserto, silenzioso e immobile, avvolto dal fumo di decine di barche alla deriva che ancora bruciano in mezzo al mare, simili a torce in un rito delle anime. Ma è tutto il Nordest del Giappone, trenta ore dopo il terremoto più violento del secolo, ad apparire alla gente come una terra nuova e sconosciuta. Centinaia di chilometri di costa, tra Tokyo e Kesennuma, hanno cambiato profilo. La spiaggia di Sendai, capoluogo della prefettura di Miyagi, era larga poco più di duecento metri. Si estende oggi all'interno per quasi tre chilometri, come un deserto nero ingombro di dune che sputano edifici, piloni e carcasse. I tetti rossi e verdi di poche case rimaste in piedi affiorano dalla melma che in pochi minuti ha cancellato i sogni e le opere di generazioni. Pochi uomini, gli spettri di Sendai, si muovono nel vuoto, incapaci di orientarsi nel luogo dove sono nati e cresciuti. Cercano la loro abitazione, i figli, paesi che da qualche parte dovrebbero incontrare, ma non riescono

a capire dove si trovino, né se stiano calpestando il terreno su cui si sono quotidianamente mossi prima che la grande onda lo risciacquasse come un abito finito, da buttare via. I villaggi affacciati fino a venerdì sulla baia, Natori, Tagajo, Shiogama e Ishinomaki, sono scomparsi. Ne mancano anche altri, più a sud, come Rikuzentakata, inghiottito dalla schiuma assieme a quattrocento abitanti. I tre principali porti pescherecci, Kesennuma, Ishinohaki e Shiogama, sono chiusi e azzerati. I bilanci ufficiali non ne parlano, ma gli abitanti della costa giapponese adesso sanno che la somma di vittime e dispersi si rivelerà alla fine assai più alta di quanto ci si spinga ad azzardare. Dello jishin, il grande terremoto, rimane una distesa perfettamente livellata e compressa, da cui svettano boschi radi di pini. Hanno resistito i più giovani, i più sottili ed è l'unico volume verticale lungo trecento chilometri di litorale. Sono la firma del tuono. Le fronde sono circoscritte alle cime. E' il livello fino a cui si è protesa la prima onda dello tsunami che ha unito il mare al cielo, alle 15.14 di venerdì, ventotto minuti dopo la scossa devastante al largo del Pacifico. Un militare sudcoreano misura 14 metri di altezza. Un fronte duro come il cemento e rapido come un treno, che spiega perché l'isola di Honshu non sarà più come prima. La terra trema ancora, sembra anzi non restare mai totalmente immobile.

Centoquaranta scosse in meno di un giorno, tra cui sedici oltre 6 gradi della scala Richter, non hanno convinto gli abitanti di Sendai ad abbandonare la loro città. La prima missione è stata di rendere invisibili i loro morti, per custodirne l'onore che suggerisce di nascondere anche il dolore, secondo l'uso dei samurai. Oltre quattrocento cadaveri sono stati recuperati e ricomposti, vestiti e truccati in un'aula dell'università, nella parte alta della città, prima che le squadre dei volontari si concedessero un istante di riposo, o un boccone di squalo. Ottantatrè defunti erano operai in un cantiere navale di Natori. Venerdì, preoccupati per i danni del terremoto delle 14.46, sono rimasti in fabbrica per mettere in sicurezza gli scafi. Non hanno creduto che l'onda potesse correre tanto sul mare. Sono spariti nei gorghi, per essere poi scagliati sulla loro spiaggia, un chilometro e mezzo più a nord. Una decina facevano invece i pescatori e sono corsi incontro all'acqua per sottrarle gli strumenti della loro vita, come in mezzo alla normalità di una tempesta. Gli altri, morti e dispersi, sono stati trascinati sulla riva dalle case e dagli orti della periferia est di Sendai, dove scorre il fiume Hirose-Gawa: quasi sei chilometri infilati nel fango che rientrava nell'Oceano, placato come un rio amazzonico.

Ora la risacca ha concluso la sua pulizia e la contea di Miyagi, la più sconvolta della nazione, si presenta come una sconfinata discarica. Nessuno è in grado di dire dov'era che cosa, prima di ieri. Aerei rovesciati, carcasse di automobili, piloni della luce, binari attorcigliati, alberi, interi tratti di asfalto, brandelli di edifici, vagoni di treno e barche si fondono in un inestricabile monumento funebre all'impotente modernità del Giappone. Manca l'elettricità, dai rubinetti non esce acqua, linee ferroviarie e strade non possono essere percorse a nord di Fukushima, interrotte le comunicazioni telefoniche. Colonne di persone, a piedi o in bicicletta, con un elmetto in testa e una coperta azzurra sulle spalle, sfilano senza una parola lungo il perimetro della distesa di fango. Sono oltre 70 mila e vorrebbero tornare a casa, cercare persone che non trovano e nessuno sa dire cosa realmente sia accaduto. Testimoniano solo la propria storia e ripetono che "stavolta non c'era nulla da fare", come un consolatorio inno alla fatalità.

"Abitavamo a quattro chilometri dalla costa - dice Aoki Sekimura, ottico di Sendai - protetti da un bosco e dalle risaie. Ci siamo sempre lamentati di non riuscire a vedere il mare. Dopo la scossa siamo usciti di casa e al posto del giardino c'era il Pacifico". Ad ogni sussulto risuona un boato lontano e la gente rimane ore seduta a guardare ciò che resta di quella che nella nazione era nota come "la città degli alberi". A migliaia hanno vegliato la notte fredda sulle alture, su qualche tetto, contando migliaia di edifici spariti. L'attrazione per l'orrore è dovuta alla sua anomalia. Il fango che ancora si ritira, come la melma immobile, non sono gonfi di cose distrutte. Galleggiano edifici interi, autobus intatti, un capannone perfettamente conservato, un chiosco per il pesce che sembrerebbe poter aprire. L'urto del mare non li ha disintegrati, ma strappati dal terreno, sollevati e trascinati via, come un bottino di guerra.

I sopravvissuti di Sendai dicono che per il terremoto erano pronti, ma contro lo tsunami no, e che la terra non può opporsi all'acqua. "Nemmeno se circondassimo il Paese con una muraglia in cemento alta venti metri - dice Nahoko Amaki, gloria locale del sumo - ci potremmo salvare dall'oceano. Per questo ora dovremo ridisegnare la nostra patria: nessuno deve vivere e lavorare oltre i dieci chilometri dal mare". Nahoko ha salvato 23 bambini nella scuola elementare di Ishinomaki. Non volevano interrompere la festa di compleanno di un compagno: pochi minuti prima che il fango seppellisse l'istituto, Nahoko ha creduto che l'impossibile sarebbe stato possibile e li ha guidati con la forza nel parco di Nishi-Koen, sotto il vulcano di Funagata. Qui c'erano due popolari "onsen". Le sorgenti di acqua bollente si sono misteriosamente chiuse e altre fonti calde sono apparse più a valle, in una roccia che s'è spaccata. Nessuno si lamenta, nessuno piange o invoca l'ingiustizia del destino, ma è chiaro che la popolazione si sente in trappola.

"Viviamo aggrappati ai vulcani - dice un'anziana di nome Eiko - e sospesi sull'oceano, nell'epicentro sismico del pianeta. Siamo stati decimati dalla bomba atomica. Eppure costruiamo sui crateri e sulla costa e abbiamo 55 centrali nucleari sull'incrocio di quattro placche tettoniche. E' chiaro che il Giappone deve ripensare se stesso, se vuole avere un futuro". Migliaia di persone trascorrono la seconda notte dopo la loro apocalisse nel luogo dove essa si è consumata. L'aeroporto Sendai Kuko, a Natori, ha una qualità: nulla può più crollare, il mare se ne è andato assieme al fiume e i primi soccorritori distribuiscono polpette di alghe e bottiglie d'acqua. Poche ore fa le immagini di questo luogo, con l'acqua che invadeva il primo piano, gli aerei lanciati come birilli sulla pista, la monorotaia rovesciata e l'asfalto che si dimenava come un serpente mutilato, hanno fatto il giro del mondo. Già nessuno più ci bada, lo scalo ha l'aspetto di un set abbandonato e gli sfollati si riuniscono nella sala partenze attorno ad una radio a batterie. Ascoltano in silenzio le notizie sulla fuga radioattiva dalla centrale di Fukushima, novanta chilometri più a sud e lo spettro di un altro male, ancora più spietato e incontrastabile, vola sui sopravvissuti che cercano invano una coperta. Terremoto, tsunami e "bomba" atomica. E' difficile resistere e chi è vivo lotta contro lo sconforto di assistere alla patria che affonda tra la forza della natura e la debolezza del proprio modello di sviluppo. "Pochi chilometri più verso terra - dice Takumi Morimoto - e Tokyo sarebbe stata inghiottita. Non torneremo presto ad essere quelli che siamo stati negli ultimi quarant'anni".

I giapponesi, nel Nordest dell'Honshu, non corrono più e colpisce l'immobilità con cui, per la prima volta, attendono si svegliarsi dall'inferno. In alcuni resiste l'orgoglio di esserci ancora, di aver sconfitto la terra che li voleva inghiottire: ma vorrebbero svegliarsi adesso, in una casa, in famiglia, come prima di venerdì. In Giappone non si chiede aiuto. I morti e le lacrime non vengono scambiati per un'esibizione. Però, sotto le stelle, qui ora resta solo questo e i fantasmi di Sendai sperano di non essere subito dimenticati.

(13 marzo 2011)

 

Terremoti, guasti, errori umani

impossibile la sicurezza

Da Cernobyl a oggi, la tecnologia migliora ma i rischi restano. Potenzialmente, ogni incidente nucleare è un disastro mondiale, che mette a repentaglio qualsiasi essere vivente di MAURIZO RICCI

Terremoti, guasti, errori umani impossibile la sicurezza

ROMA - Quanto sono sicuri gli impianti nucleari? Alla domanda si può rispondere in due modi: con una analisi tecnica o con un semplice test psicologico. Prendiamo il test. Vi dicono che una raffineria è esplosa a 40 chilometri da casa. Estendete un addolorato pensiero alle decine di vittime della palla di fuoco e tornate ad occuparvi dei vostri affari. Vi dicono, invece, che è esplosa una centrale nucleare dall'altra parte del mondo, in Giappone. Vi affrettate a chiudere le finestre e tagliate latte e verdura dalla spesa. Ci sono 400 centrali nucleari nel mondo e il numero di incidenti riportati è basso. Ma, per quanto improbabile, il rischio, come si è visto in Giappone, c'è. E, se l'improbabile incidente si verifica, le conseguenze sono enormi: potenzialmente, ogni incidente nucleare è un disastro mondiale, che mette a repentaglio qualsiasi essere vivente e i cui effetti si protraggono - come a Cernobyl - per decenni.

Più un reattore è nuovo e moderno, più è sicuro, assicurano i tecnici. In realtà, i progressi sul campo della sicurezza riguardano soprattutto l'introduzione di un interruttore automatico, che interrompe la fissione, quando si creano situazioni di pericolo. Neanche questo, peraltro, è acquisito: i lavori di costruzione delle centrali di Olkiluoto e Flamanville (dove funzioneranno reattori identici a quelli previsti per l'Italia) sono stati bloccati dalle autorità di vigilanza, proprio per dubbi sull'efficienza del software che costituisce

l'interruttore. In ogni caso, il problema giapponese, a Fukushima, non riguarda il reattore e il suo spegnimento. Non conta che si tratti di reattori ad acqua leggera, anziché pressurizzata (come quelli che importeremo dalla Francia) né che il reattore giapponese sia vecchio di 40 anni. Il reattore si è disciplinatamente fermato. Il problema è che, poi, però, bisogna subito raffreddarlo. Il dramma giapponese è qui. E' un problema di tubi, pompe, rubinetti. Vecchie tecnologie con una forte componente umana.

Nell'incidente di Fukushima, c'è un inquietante concatenarsi di casualità, banali e niente affatto remote. Il terremoto ha interrotto l'elettricità, bisogna pompare acqua per raffreddare le barre. Ma il motore diesel della pompa di emergenza si inceppa. Nel frattempo, le barre di uranio continuano a riscaldarsi, avvicinandosi pericolosamente al livello di oltre 500 gradi, quando rischiano di cominciare a fondersi e colare verso il basso. E la temperatura fa esplodere (probabilmente) uno dei tubi che portano l'acqua, facendo crollare il tetto dell'edificio. Che cosa è esploso, esattamente? "Se esplode il contenitore del reattore - spiega Paddy Regan, un fisico nucleare inglese - è fondamentalmente quello che è accaduto a Cernobyl e il rilascio di radioattività è enorme". Se invece il danno è limitato alla struttura esterna, "finché il contenitore interno d'acciaio rimane intatto - dice Robin Grimes, professore all'Imperial College di Londra - il grosso delle radiazioni verrà contenuto". Ma c'è una terza, angosciante, possibilità, finora mai avvenuta: che il terremoto o l'esplosione abbiano danneggiato il pavimento del contenitore del reattore e che il combustibile fuso si propaghi nel terreno, dove diventerebbe impossibile contenerlo e recuperarlo.

Più che Cernobyl, dunque, Fukushima ricorderebbe Three Mile Island (zero vittime). Ma l'incidente mette in luce quanto eventi esterni e incontrollabili possano risultare determinanti. In una visita alla centrale di Olkiluoto, in Finlandia, il direttore dei lavori, Martin Landtman, disse che il reattore sarà protetto da un doppio guscio di cemento (contro attacchi aerei tipo 11 settembre) e da una vasca d'acciaio per evitare che, in caso di fusione, il combustibile finisca nel terreno. "Naturalmente - aggiunse - ci prepariamo agli eventi che possiamo prevedere". Ma la natura offre spesso eventi imprevedibili. La vecchia centrale di Trino Vercellese, ad esempio, è sulla riva del Po, sette metri sopra il livello normale dell'acqua. Non c'è mai stata nel Po, una piena superiore a sette metri. Se, però, ce ne fosse una di otto metri, l'acqua potrebbe penetrare nella centrale e portare via con sé le scorie radioattive. L'altro esempio è offerto da Fukushima. Tutte le centrali vengono costruite per resistere ad un certo livello di scossa sismica. Fukushima è stata pensata per resistere a scosse di 6 gradi della scala Richter. Venerdì, ha subìto scosse mille volte più forti. Se le strutture principali hanno retto, significa che i criteri di costruzione possono consentire di superare eventi esterni, anche superiori al prevedibile. Ma non conseguenze. Se tutto va bene, c'è pur sempre da rassegnarsi, come gli abitanti di Fukushima, ad una dieta di iodio.

(13 marzo 2011)

 

 

2011-03-12

DAL TETTO

http://tv.repubblica.it/mondo/da-un-area-sopraelevata-lo-tsunami-distrugge-la-citta/63944?video

GRATTACIELI

http://tv.repubblica.it/dossier/giappone-terremoto-tsunami/il-terremoto-nei-video-amatoriali/63943?video=&pagefrom=1&ref=HREA-1

 

IL GIORNO DOPO

"Si cerca di tornare a vivere

Ma la centrale fa paura"

Le testimonianze di alcuni italiani in Giappone. Il racconto delle scosse, il lento ritorno alla normalità. Anche per i giapponesi è stata un'esperienza traumatizzante. E adesso tutti gli occhi sono puntati su quanto sta accadendo a Fukushima

di FABIOLA PALMERI

"Si cerca di tornare a vivere Ma la centrale fa paura"

Le strade di Shibuya sono vuote stamattina, come succede solo durante O'Shogatsu (Capodanno) quando davvero tutti i giapponesi sono in vacanza, finalmente insieme con i loro familiari. Ma oggi non è esattamente festa Tokyo, c'è piuttosto un'atmosfera spettrale: non si vedono macchine, persone e tutti i caffè, perfino Starbucks, sono chiusi. Le persone sono stanche, pochissimi sono riusciti a dormire a causa delle continue scosse di assestamento e per via dello shock. E' adesso che cominciano a rendersi conto della paura. Alcuni stanno lasciando la capitale per andare verso sud, Kyoto ed Osaka, nel tentativo di allontanarsi dall'onda anomala e dal fumo delle radiazioni nucleari. La sensazione di molti è quella di essere in trappola: hanno superato il Jishin (terremoto) è vero, i palazzi hanno tenuto, Tsu (porto) Nami (onda) non può colpire Tokyo, tuttavia c'è un'onda anomala tutta psicologica, che si chiama consapevolezza del disastro, arrivata nella capitale giapponese con tutta la potenza dei dieci metri d'acqua che si sono abbattuti su Sendai. Ma la paura non si sta allontanando come si desidererebbe.

Elisabetta Manzini, abita a Tokyo dal 1988, ha lavorato nella redazione in lingua italiana di Radio Japan ( NHK) ed insegna italiano all'Istituto Italiano di Cultura. Ecco il suo racconto:

"Non posso dire che va tutto bene perché adesso c'è il pericolo delle radiazioni. L'impianto di raffreddamento non funziona, c'è un grosso pericolo di contaminazione.

Ci sentiamo in trappola. Gli aeroporti sono chiusi al momento. L'esperienza è stata terribile. In 23 anni di Giappone non avevo mai sentito una scossa così forte e lunga. Mi trovavo al 9 piano del Bell Commons (grande magazzino ad Aoyama) meglio che a casa. Abito al 44mo piano! Infatti quando sono rientrata ho trovato che era caduta una parte della libreria e parecchie cose erano danneggiate. La scossa è stata lunghissima e fortissima e non si riusciva a stare in piedi. Ho letto la paura in viso alle giapponesi forse per la prima volta in modo così evidente. Ho pensato che era il Big One e che forse sarei morta. Ho pensato solo che era meglio morire subito piuttosto che rimanere schiacciata e impotente sotto qualcosa. Finita la prima lunghissima scossa, ci hanno fatto scendere dalle scale, ma in strada è arrivata la seconda, fortissima scossa. La gente era assembrata sui marciapiedi con i cellulari in mano che non funzionavano".

"Le scosse sono proseguite ancora fino a stamattina, per tutta la notte. I "conbini" (piccoli supermercati aperti 24 ore su 24) venivano svuotati e le carte di credito non funzionavano. Il metro fermo ha causato incredibili disagi, un traffico pazzesco e l'impossibilità di trovare un taxi. Ho dormito a casa di un'amica e adesso stiamo tutti aspettando di vedere cosa fare. Il Giappone può trasformarsi in una bomba ad orologeria per l'impianto nucleare. Siamo in attesa...."

Beatrice Lombardi, di Firenze, vive con la sua famiglia a Tokyo, nel quartiere di Setagaya. E' stata l'organizzatrice della manifestazione " Se non ora Quando" delle donne italiane in Giappone, il 13 febbraio scorso davanti all'Istituto Italiano di Cultura .

"Sopravvivere ad un terremoto di una magnitudo del 7,5 (quella registrata a Tokyo) è di per sè un fatto straordinario. Tutto è stato straordinario venerdì 11 marzo. C'erano stati due giorni di scosse, piuttosto sostenute, ma del tutto "innocue" e la vita aveva ripreso il suo corso naturale.

Treni pieni, strade congestionate, autobus al completo facevano da cornice ad una solita, tipica giornata. Ero al nono piano di un edificio quando il terremoto ci ha colpite, me e la mia amica Chihiro, di sorpresa, come ha colpito di sorpresa tutti gli altri del resto. Ci siamo guardate ed abbiamo capito subito che era qualcosa di diverso: non finiva mai. Ci siamo riparate sotto un tavolo, aspettando che la terra smettesse di tremare. In quei secondi lunghissimi, ci è passata la vita davanti, come quando sei sicura di dover morire. E forse Chihiro lo era davvero. Era disperata, si sentiva in colpa per non aver dimostrato al marito ed ai figli tutto il suo amore quella mattina a colazione. Io, invece e non so perché, forse perché sono ottimista di natura, ho solo pensato che in Giappone non si può morire sotto le macerie di un terremoto".

"Nel resto del mondo sì, ma non in Giappone. Finita la scossa siamo usciti, per le scale, in fila, senza ressa. Nove piani di scalini che sembravano aumentare invece che diminuire nella discesa. Tutta la città era in strada. Ho pensato che l'epicentro questa volta fosse stato Tokyo. Non poteva essere altrimenti, troppo forte questa scossa, troppo lunga, ed il cielo si era pure rannuvolato. Ci siamo prese qualcosa da bere per ridurre la tensione, e siamo salite in macchina. Cinque minuti dopo, mentre eravamo ferme ad un semaforo la seconda scossa. La macchina ballava come in balia delle onde. Ho messo il freno a mano e la marcia di stazionamento. Chihiro mi tremava accanto come una foglia, dovevo rassicurarla, volevo rassicurarla. Ho acceso anche la radio per avere un po' di musica. Tutti i canali non parlavano d'altro che del terremoto. Ed è così, che abbiamo appreso che l'epicentro è stato a 300 chilometri di distanza da Tokyo, nel mare, a 130 chilometri dalla costa, con una magnitudo di 8.9 e che uno tsunami si stava abbattendo sulle coste. La radio passava in rassegna le località colpite e la forza con cui le onde si abbattevano, portando via case, cose e soprattutto persone. Eravamo pietrificate. Guidavo per forza d'inerzia, in un traffico micidiale, ma non ancora così congestionato, come sarebbe stato nelle ore successive. Abbiamo recuperato i bambini da scuola e siamo tornate a casa".

"La notte abbiamo dormito tutti in salotto, vestiti, pronti per scappare. I nostri zaini, con il kit sopravvivenza davanti alla porta, anche le scarpe pronte per essere calzate senza difficoltà. Giubbotti disposti già in ordine, in caso di un'uscita imprevista. 40 scosse di assestamento - tutte sopra il 5 grado della scala Richter - sono state registrate fra le 23 e le 8 di mattina di sabato 12 marzo. I bambini hanno dormito, io e mio marito ci siamo dati i turni, anche se nessuno dei due ha propriamente riposato. Sopravvivere ad un terremoto di una così forte magnitudo è di per sè un fatto straordinario, come straordinario è questo popolo che convive con questa calamità da sempre e la vince. Purtroppo, contro la furia dell'acqua, di quello che qua chiamano O'tsunami, ancora non c'è nulla da fare: la natura fa ancora da padrona.

Michele Benanti, di Palermo vive a Tokyo da due anni e frequenta un corso specialistico in politica presso l'università Hosei. Sta facendo uno studio comparato tra le mafia giapponese e quella italiana con particolare attenzione alle infiltrazioni mafiose nella politica.

"Io abito nella zona ovest di Tokyo, quando è successo il terremoto ero a casa che mangiavo degli spaghetti e tutto quello che era sopra il tavolo è caduto..... Ehi, proprio in questo momento c'è un'altra scossa...".

"Mi sono vestito in fretta e sono andato verso la stazione. Ad essere sinceri , la scossa è stata molto forte, ma non pensavo che i giapponesi fossero stati così colpiti. Arrivato in stazione, invece, mi sono reso conto da subito della reale portata dell'evento. A Tokyo tutti usano il treno o la metropolitana come mezzo principale per gli spostamenti e quando si blocca questa macchina che fa girare la città, anche i giapponesi si fermano: file interminabili di persone smarrite, persone che si rendevano conto di quello che era accadut e, pur abituati ai terremoti, non sapevano cosa fare. Un vecchio di settantacinque anni era impaurito. Niente del genere si era mai visto".

"Le scosse sono durate tutta la notte e la mattina avevano tagliato il gas per evitare altri problemi. Adesso dopo quello che è successo a Fukushima la paura più grande è la pioggia radioattiva. Se dovesse ancora esplodere quel reattore sarebbero guai per l'intera nazione. Il Giappone è sempre stato preparato al grande terremoto ma nessuno aveva pensato alle centrali nucleari che per quanto all'avanguardia stanno cedendo alla forza distruttiva della natura. Se una cosa del genere fosse capitata in Italia non oso immaginare il disastro. Ora e almeno nel mio quartiere la gente sembra abbastanza tranquilla. Nei supermercati i generi di prima necessità come acqua potabile, zucchero e riso sono scomparsi ma per il resto è tutto nella norma anche i treni funzionano alla perfezione".

"Per quanto mi riguarda ieri ho cercato di dare una mano in giro ma potevo anche non farlo: tutto era perfettamente organizzato: polizia nelle stazioni, personale delle ferrovie pronto a rispondere alle domande dei clienti. Non sono spaventato, pur essendoci continue scosse mi sento tranquillo. Stavo leggendo in un giornale online, dice che hanno spento due reattori della centrale di Fukushim. Questo avrà ripercussioni sia nella zona di Fukushima sia a Tokyo, si pensa fino a giorno 14. L'afflusso di corrente elettrica diminuirà di parecchio. Non voglio tornare in Italia, sto bene qui, sono fortemente determinato a finire l'Università".

*******

Intanto l'Ambasciata italiana ha rilasciato delle linee guida in cui sconsiglia nelle prossime ore di dirigersi in auto verso l'aeroporto di Narita, perché l'autostrada é bloccata per verifiche. L'aeroporto, che risulta al momento pienamente funzionante, ed è raggiungibile solo tramite la Keisei line dalla stazione di Nippori in quanto anche il servizio limousine bus non è ancora stato ripristinato. Sulla questione dei rilasci di radiazione dalla centrale nucleare di Fukushima, l'ambasciata riporta le prime risultanze emerse dagli approfondimenti in corso tra gli addetti scientifici delle Ambasciate UE e con le Autorità giapponesi. Non risultano nostri connazionali nel raggio di 100 chilometri.

Oggi L'Istituto Italiano di Cultura terrà il concerto di musiche di Traetta in programma in Auditorium alle 14.30. Sarà eseguito soltanto lo Stabat Mater, mentre la Serva Padrona non verrà rappresentata. Si cerca insomma di ristabilire una sorta di normalità, ma è difficile.

(12 marzo 2011)

 

 

 

Diretta

Fukushima, allarme nucleare

Ancora scosse, Giappone in ginocchio

Fukushima, allarme nucleare Ancora scosse, Giappone in ginocchio La devastazione del terremoto e dello tsunami

La terra ha continuato a tremare nell'arcipelago giapponese, ancora con epicentro la costa nord-est già devastata dal sisma di ieri e con un nuovo fronte a Nigata-Nagano, a ovest. Il giorno dopo la devastazione causata dallo tsunami, l'emergenza principale appare quella nucleare. L'area intorno alla centrale di Fukushima è stata evacuata nel raggio di 20 chilometri dopo un'esplosione al contenitore di un reattore. Le autorità temono che si sia verificata un incidente nucleare

(Aggiornato alle 17:25 del 12 marzo 2011)

17:25

Agenzia meteo giapponese: stop allarme rosso, ma resta rischio tsunami 101 –

L'Agenzia meteorologica giapponese conferma la revoca dell'allarme massimo per gli tsunami su tutto il territorio dell'arcipelago, quello con onde anomale oltre i tre metri, e mantiene l'allerta per quelle fino ai due metri.

17:17

Putin: "Pompare più gas per Tokyo" 100 –

E' stato il Giappone, ha riferito il vicepremier Igor Sechin dopo un incontro con Putin, a chiedere l'aumento della fornitura fino a 150 mila tonnellate di gas liquido, cui si aggiungeranno anche maggiori trasferimenti di carbone. Gli aiuti saranno forniti "rapidamente". Il Giappone, ha sottolineato Putin, "è nostro vicino, amichevole vicino, e - nonostante vari problemi, noi dobbiamo essere partner affidabili e fare del nostro meglio per aiutarlo con forniture energetiche".

17:07

Ancora 17 italiani mancano all'appello, molto probabilmente già in salvo 99 –

L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ai microfoni di Sky TG24: "Nella prefettura giapponese di Fukushima, dove si trova la centrale nucleare in cui è avvenuta un'esplosione, ci sono ancora cinque italiani ma dubito che i connazionali siano nel raggio di 10 chilometri dall'impianto. Siamo in contatto quasi con tutti gli italiani, mancano ancora all'appello 17 ma che potrebbero essere già andati via. La polizia, in ogni caso ci garantisce che nè tra i deceduti, nè tra i feriti ci sono stranieri".

16:57

La Cina invia una squadra di soccorso 98 –

La Cina invia una squadra di soccorso nelle zone più colpite dal sisma e dallo tsunami. Lo ha annunciato oggi l'ufficio per le emergenze sismiche della Cina precisando che la squadra partirà domenica mattina. Intanto, è già arrivata oggi la squadra inviata dalla Corea del Sud

16:45

Per l'Oms le vittime sono 621 97 –

Per l'Organizzazione mondiale per la sanità, le vittime accertate al momento sono almeno 621, una cifra destinata a crescere.Stando ai dati provvisori dell'Organizzazione mondiale della Sanità, almeno 645 sono i dispersi e 1.040 i feriti.

16:38

I contaminati a Fukushima potrebbero essere più di tre 96 –

Tre sono stati scelti a caso per essere esaminati tra 90 pazienti di un ospedale nella città di Futaba-machi a circa 5 km dalla centrale nucleare. I pazienti avevano aspettato i soccorsi su un terreno vicino ad una scuola, passando molto tempo all'esterno, per poi essere trasferiti in elicottero quando l'esplosione ha colpito la centrale.

16:32

Putin ordina verifica piani emergenza nucleare nell'estremo oriente russo 95 –

Il primo ministro russo Vladimir Putin ha ordinato oggi di verificare i piani e i mezzi di soccorso d'urgenza nell'estremo oriente russo a seguito dell'incidente nella centrale nucleare di fukushima 1 colpita dal sisma in Giappone.

16:17

Tre contaminati da radiazioni a Fukushima 94 –

Tre persone che risiedono vicino alla centrale nucleare di Fukushima sono risultate contaminate da radioattività dopo l'esplosione che si è verificata nell'impianto in seguito al terremoto di ieri. Lo ha riferito l'agenzia Kyodo, spiegando che si tratta di persone che risiedevano nella zona che è stata evacuata.

16:16

Fukushima, in fila per l'acqua potabile 93 –

In più località nella zona di Fukushima, dove si teme per i danni provocati dal terremoto ad una centrale nucleare, i residenti formano lunghe file per ricevere acqua potabile che viene loro distribuita e che raccolgono in contenitori di fortuna, da teiere a contenitori di plastica.

16:08

Autorità francese: nube nucleare verso il Pacifico 92 –

La direzione dei venti in Giappone spingerebbe verso il Pacifico l'eventuale nube da inquinamento radioattivo che fuoriuscisse dalla centrale di Fukushima, secondo quanto affermato oggi dal presidente dell'Authority francese per la sicurezza nucleare (ASN). "Sembra - ha detto Andre-Claude Lacoste - che la direzione dei venti allontani verso il Pacifico un eventuale inquinamento". "Chiaramente - ha aggiunto - la situazione è grave". I servizi francesi, ha detto Lacoste, dispongono al momento "di un'informazione frammentaria, incompleta e quindi di mediocre qualità, dal momento che i nostri interlocutori sono concentrati sulla gestione della crisi".

15:51

Tv giapponese, allerta possibili nuovi tsunami 91 –

In seguito alle numerose e forti scosse di assestamento, anche di magnitudo superiore a 6 della scala Richter, che si susseguono in Giappone, la tv pubblica ha avvertito che potrebbero verificarsi altri tsunami.

15:40

Forse 1700 vittime in tutto il Giappone 90 –

Sale la stima delle perdite, si temono 1.700 morti nel paese. Materiali radioattivi come cesio e iodio sono stati rilevati intorno il reattore 1 della centrale di Fukushima.

15:32

Inviata equipe di medici e esperti a Fukushima 89 –

Un'equipe di medici, infermieri e esperti in radiazioni dell'Istituto nazionale di scienze radiologiche è stato spedito a Fukushima in via precauzionale. La squadra è stata portata con l'elicottero in una base a 5 km dalla centrale nucleare Fukushima n1

15:31

Acqua di mare per raffreddare il reattore 88 –

Si sta utilizzando acqua di mare per raffreddare il reattore della centrale di Fukushima 1. Lo ha reso noto il portavoce del governo Yukio Edano, che ha inoltre confermato che il reattore non è danneggiato e che il livello di radiazioni non sta salendo. Secondo gli esperti di sicurezza nucleare questa procedura è prevista dalle norme di sicurezza delle centrali nucleari, a garanzia del funzionamento del sistema di raffreddamento di emergenza.

15:23

Autorità: "Oltre un milione senza acqua" 87 –

Almeno 1,4 milioni di case in Giappone sono senz'acqua. Lo riferiscono le autorità secondo quanto riportato dalla Bbc. Cinquantanove autocisterne sono state già inviate nelle zone più colpite. Circa 3 milioni di persone sono senza elettricità e le compagnie annunciano che ci vorrà un po' per ripristinare il servizio.

15:22

Almeno tre persone contaminate da radiazioni 86 –

Almeno 3 delle persone evacuate tra le 210.000 intorno alla centrale di Fukushima risultano essere state esposte a radiazioni. Lo riferisce in un flash l'agenzia Kyodo News.

15:17

Si aggrava ancora il bilancio delle vittime 85 –

Si aggrava di ora in ora il bilancio assolutamente provvisorio del terremoto e del successivo tsunami. Secondo l'agenzia Kyodo News le autorità temono che si sia già raggiunta la cifra di 1.700 vittime. I dispersi sarebbero invece oltre 10.000. Intanto sono 210.000 le persone evacuate a titolo precauzionale intorno alle due centrali nucleari di Fukushima Daichi e Fukushima Daini (a meno di 12 km l'una dall'altra).

15:15

Zaccheroni torna in Italia dopo sisma 84 –

Alberto Zaccheroni, commissario tecnico della nazionale di calcio nipponica, ha lasciato il Giappone alla volta dell'Italia insieme ai suoi quattro collaboratori, per rassicurare i familiari dopo il sisma che ha devastato il paese. ''Prima di tutto desidero offrire le condoglianze più sincere per le vittime di questo terremoto - ha commentato il tecnico romagnolo in un comunicato diffuso dalla Federcalcio nipponica -. Le nostre famiglie in Italia sono preoccupate per la nostra sicurezza dopo i danni causati dal sisma. Con il permesso della federazione, abbiamo deciso di tornare in Italia per rassicurare i nostri cari''.

15:13

In Germania catena umana contro il nucleare 83 –

Circa 60mila persone hanno formato oggi in Germania una catena umana lunga 45 km per protestare contro l'uso dell'energia nucleare alla luce del disastro di Fukushima provocato dal terremoto in Giappone. La lunga fila di manifestanti antinuclearisti, organizzata da varie associazioni tedesche che si battono per la chiusura delle centrali atomiche nel paese, ha collegato la centrale di Neckarwestheim, nel Baden-Wuerttemberg (sudovest), con il palazzo del governatore del Land - Villa Reitzenstein - a Stoccarda.

14:58

Sfollate 21mila presone 82 –

Sono circa 21mila persone che sono sfollate nelle 1.340 tendopoli che le squadre di soccorso hanno realizzato nelle cinque provincie più colpite dal sisma e dallo tsunami. Le squadre di soccorso intanto hanno iniziato già la rimozione delle macerie.

14:56

Nuova serie di scosse, nessun allarme tsunami 81 –

Non si arresta la serie di scosse di assestamento che continuano ad investire il Giappone. Dopo quella devastante di ieri, di magnitudo 8,9, nell'ultima ora se ne sono registrate almeno 3: la prima di 6,6 gradi della scala Richter, la secondo di 6 e l'ultima, pochi minuti fa di 4,8. Tutte sono localizzate in mare a largo della costa orientale. Finora non è stato però diramato alcun allarme tsunami.

14:51

Musicista Maggio fiorentino: "Teniamo duro" 80 –

"La tentazione sarebbe quella di far le valigie, ma teniamo duro; siamo qua con un compito importante. Le istituzioni italiane monitorano costantemente il quadro generale. Per ora il tour continua, vediamo come evolve la situazione". Lo ha detto Marco Salvatori, musicista del Maggio Musicale Fiorentino, in questi giorni a Tokyo per un tour, nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità. "Ambasciata, Farnesina e sindaco di Firenze - spiega Salvatori - seguono l'evolversi degli eventi, per capire se sale l'allarme e se è il caso di farci rientrare. Questo ci dà fiducia e coraggio. Per adesso la situazione appare relativamente tranquilla, anche le radiazioni, al momento, non sembrano preoccupare".

14:49

Governo: "Depressurizzazione reattore 1 è riuscita" 79 –

I tentativi di depressurizzare il modulo di contenimento del reattore 1 a Fukshima hanno avuto successo. Lo scrive su Twitter Noriyuki Shikata, capo della comunicazione dell'ufficio del primo ministro del Giappone. A breve, aggiunge, saranno prese misure aggiuntive, come l'utilizzo di acqua di mare e acido borico.

14:42

Centrale Fukushima una delle più sicure 78 –

La centrale elettronucleare giapponese Fukushima-1, oggetto di preoccupazioni per i danni subiti in seguito al disastroso terremoto dell'11 marzo, è uno dei 25 maggiori impianti nucleari del modo, costruito su progetto di General electric, ed è considerato una delle strutture del genere fra le più sicure esistenti. È un impianto giunto ormai al termine della vita operativa, essendo ormai in funzione da quarant'anni: costruito alla fine degli anni sessanta, entrò in esercizio nel 1971, e doveva essere decommissionato questo stesso anno.

14:39

Singapore invia squadra di soccorritori 77 –

Singapore ha inviato una squadra di soccorritori in Giappone. Il team è formato da cinque ufficiali dell'unità della protezione civile e cinque cani da ricerca. Sono specialisti nelle operazioni di soccorso e hanno operato in seguito al recente terremoto a Christchurch, in Nuova Zelanda. Il presidente di Singapore SR Nathan ha inviato una lettera all'imperatore giapponese Akihito, nella quale ha espresso le più sentite condoglianze.

14:34

Presto iodio a popolazione attorno a centrali Fukushima 76 –

Le autorità giapponesi distribuiranno al più presto iodio alla popolazione che vive nei pressi delle centrali nucleari di Fukushima. Lo iodio, che fu distribuito anche a Chernobyl, protegge dalle radiazioni. La decisione è stata riferita dal governo giapponese all'Aiea.

14:32

Nuova scossa di 6,6 nel Nord Est 75 –

Una nuova scossa di magnitudo 6 è stata registrata nel nord est del Giappone. Lo riporta il sito dell'agenzia Kyodo. L'epicentro a 40 km di profondità. Lo annuncia l'Agenzia meteorologica giapponese.

14:30

Primo ministro Naoto Kan: "Più di tremila persone messe in salvo" 74 –

Oltre tremila persone sono state messe in salvo dopo il terremoto. Lo ha sottolineato il primo ministro Naoto Kan nel corso del summit straordinario con la protezione civile, secondo quanto riferito dai media locali.

14:25

Fukushima, la terra trema ancora 73 –

Continuano le scosse di terremoto in Giappone nordorientale. Alle 22.14 Locali (14.14 In italia), una nuova scossa di magnitudo 5. L'annuncia il Japan News Network. Le aree interessate sono le stesse colpite ieri da terremoto e tsunami. In particolare a Fukushima, la scossa è stata di magnitudo 5.

14:21

Ripresi regolarmente voli Alitalia verso Tokyo 72 –

Sono ripresi regolarmente i voli Alitalia verso l'aeroporto di Tokyo Narita. Lo ha riferito la compagnia aerea italiana. Il volo AZ 782 Roma-Tokyo è regolarmente decollato alle 10.40 e il conseguente volo di ritorno AZ 783 Tokyo-Roma è previsto per domani con partenza alle 10 (ora locale). Il secondo volo Roma-Tokyo di oggi, l'AZ 784, decollerà regolarmente alle 15 e la partenza del conseguente volo di ritorno AZ 785 Tokyo-Roma è prevista per domani alle 14.15 (ora locale). Il volo AZ 786 Milano Malpensa-Tokyo è decollato regolarmente questa mattina alle 9.55 e il conseguente volo di ritorno da Tokyo a Milano Malpensa partirà domani alle 9.25 (ora locale). Resta regolare il collegamento Roma-Osaka. In considerazione del continuo evolversi della situazione Alitalia invita i propri passeggeri dei voli da e per il Giappone a consultare lo stato del proprio volo contattando il sito Internet alitalia.it nella sezione 'stato del volo', chiamando il numero verde 800.65.055 o contattando il call center Alitalia al numero 06.2222. A tutti i passeggeri in possesso di prenotazione confermata e di biglietto emesso sui voli da e per Tokyo fino al 31 marzo è consentito, entro il 31 marzo, il cambio di prenotazione o di itinerario senza penale.

14:06

Nhk: "Mancano all'appello 10 mila persone" 71 –

Circa 10.000 Persone risultano disperse a Minamisanriku, cittadina portuale travolta dal violento tsunami che ieri si è abbattuto sul nord est del Giappone. I dispersi sono oltre la metà dei 17.000 abitanti della città portuale investita in pieno dallo tsunami

14:04

Immagini satellitari tedesche contribuiranno a operazioni soccorso 70 –

Anche le immagini satellitari raccolte da centri in Germania contribuiranno alle operazioni di soccorso in Giappone. Gli scienziati del Centro aerospaziale tedesco (Dlr) hanno lavorato fino all'alba di questa mattina per analizzare le immagini dall'area del disastro trasmesse dai satelliti dell'istituto di Oberpfaffenhofen, nei pressi di Monaco di Baviera (Sud).

13:56

Agenzia meteorologica giapponese annulla allarme massimo tsunami 69 –

L'Agenzia meteorologica giapponese ha annullato l'allarme massimo per gli tsunami su tutto il territorio dell'arcipelago, dove, a distanza di quasi un giorno e mezzo dal devastante sisma, non è più previsto l'arrivo di onde anomale giganti oltre i tre metri di altezza.

13:43

Ambasciatore italiano: "Cinque connazionali nella zona di Fukushima" 68 –

A Fukushima, dove si trova l'impianto nucleare in cui è avvenuta l'esplosione, ''in questo momento, ci sono ancora cinque italiani''. È quanto risulta all'ambasciatore d'Italia a Tokyo, Vincenzo Petrone, che però - ai microfoni di Sky Tg24 ha precisato di ''dubitare che i connazionali siano nel raggio di 10 chilometri dall'impianto''. Petrone ha confermato che la polizia giapponese garantisce che né tra i deceduti nè tra i feriti ci sono stranieri, pertanto neanche nostri connazionali. ''Tuttavia - ha osservato Petrone - ci sono alcune centinaia di dispersi per i quali, per definizione, non si può sapere di che nazionalità siano. ''Siamo in contatto praticamente con tutti gli italiani, ha spiegato il diplomatico. In questo momento ce ne mancano solamente 17 che stanno nell'area più pericolosa, quella di Miyagi. Però non possiamo ancora essere certi che i 17 siano lì potrebbero essere già andati via. Quello che è certo che non possono non aver ricevuto le email che gli abbiamo mandato.Non ci hanno risposto, questo - ha sottolineato - è il punto''.

13:37

Asi: "Nessuna evidenza di un movimento significativo dell'asse terrestre" 67 –

Non c'è nessuna evidenza di un movimento significativo dell'asse terrestre in seguito al terremoto: è quanto risulta dalle prime misure effettive fatte dal centro di riferimento mondiale in questo campo, il Centro di Geodesia Spaziale dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) a Matera.

13:37

Ue pronta ad assistere Giappone in qualsiasi modo 66 –

L'Unione Europea è "pronta ad assistere il Giappone in qualsiasi modo possibile". Lo ha detto il responsabile della politica estera, Catherine Ashton, esprimendo "solidarietà al Giappone e sentite condoglianze al popolo giapponese per un evento che ha causato la perdita di numerose vite umane"

13:28

Un morto per tsunami nella provincia indonesiana di Papua 65 –

Lo tsunami originato dal sisma in Giappone ha fatto almeno un morto nella provincia indonesiana di Papua. Si tratta di Darwanto Odang, 35 anni, annegato in mare mentre cercava di salvare la propria famiglia dall'impatto con l'acqua. Numerose famiglie di Tobati, a Papua, hanno trovato rifugio in una chiesa sulla collina e da lì hanno osservato impotenti l'onda che distruggeva le abitazioni.

12:23

Primo ministro Naoto Kan: "Siamo pronti a evacuazione, popolazione mantenga la calma" 56 –

Il primo ministro giapponese, Naoto Kan, in una conferenza stampa, ha detto che il governo è pronto all'evacuazione dell'area di Fukushima e ha invitato la popolazione a restare calma. Naoto Kan ha ringraziato i governi del mondo per la solidarietà

12:17

Nazioni Unite inviano nove esperti 55 –

Le Nazioni Unite hanno inviato oggi nove esperti in Giappone, per aiutare le squadre di soccorso locali.Gli esperti, di cui due specilizzati in problemi ambientali, fanno parte del Disaster Assessment delle Nazioni Unite e del sistema di coordinamento, una rete di risposta rapida istituito per gli aiuti nei casi di calamità. "Siamo pronti a fornire qualsiasi aiuto chieda il Giappone", ha dichiarato Elisabeth Byrs responsabile dell'Ufficio Coordinamento degli Affari umanitari delle Nazioni Unite a Ginevra.

12:16

Tsunami, danni a California e Hawaii 54 –

La California e le Isole Hawaii, colpite dall'onda anomala otto ore dopo il sisma in Giappone, hanno riportato danni a porti e imbarcazioni. Nessun danno è stato invece riportato in Alaska.

12:15

Non in pericolo di vita operai di Fukushima 53 –

Le quattro persone, rimaste ferite nell'esplosione del reattore n.1 dell'impianto nucleare di Fukushima, in Giappone, sono coscienti e non in pericolo di vita. Lo riferisce l'agenzia Kyodo News

12:09

Evacuato da isola Vancouver cast Twilight - Breaking Dawn 52 –

Kristen Stewart, Taylor Lautner e altri attori del nuovo episodio della saga Twilight, Breaking Dawn, sono stati costretti ad evacuare il set del film allestito su una spiaggia dell'isola di Vancouver, nella British Columbia (Canada) per misure di sicurezza in seguito all'allarme tsunami. Secondo quanto riferisce l'Hollywood Reporter, l'attrice Tinsel Korey, che fa parte del cast, ha mandato ieri via Twitter un drammatico messaggio informando amici e parenti dell'evacuazione. Non ci sono stati comunque feriti o incidenti, come del resto anche sul set di una serie della CBS che si girava alle Hawaii dal titolo Hawaii Five-O, dove le onde dello tsunami non hanno cusato danni rilevanti.

12:05

Ripresi a Fiumicino collegament con Tokyo 51 –

Dopo la sospensione di ieri del volo per Tokyo (AZ 784) a causa della temporanea chiusura dell'aeroporto di Tokyo 'Narita', sono ripresi all'aeroporto di Fiumicino i collegamenti per la capitale giapponese. Il primo dei due voli Alitalia per Tokyo in programma oggi è decollato intorno alle 11 con 291 passeggeri a bordo. Soppresso, invece, il volo AZ 785 Tokyo-Roma che sarebbe dovuto atterrare alle 19. Intanto la compagnia sta continuando a prendere contatti con i passeggeri dei voli interessati per fornire informazioni e assistenza.

12:01

Esperti: "Danni a centrale resterebbero confinati" 50 –

Anche nel peggiore degli scenari possibili, ossia quello della fusione del nocciolo della centrale nucleare giapponese di Fukushima, il materiale radioattivo - secondo quanto spiegano esperti di fisica nucleare che non vogliono essere citati - resterebbe quasi completamente confinato con una dispersione di materiale radioattivo limitata. Tuttavia questo materiale dovrebbe restare confinato all' interno della struttura di contenimento, costituita da più strati, come una cipolla.

11:59

Trasporti Tokyo verso la normalità 49 –

La ramificata rete dei trasporti dell'area metropolitana di Tokyo sta tornando lentamente alla normalità, dopo il blocco totale causato dal sisma. Le principali linee ferroviarie e i servizi autobus della capitale hanno ripreso gradualmente a funzionare, anche se si segnalano ritardi e non tutte le tratte sono state ripristinate: la trafficata linea Yamanote, che circonda il centro di Tokyo, è tornata in funzione, così come le linee più utilizzate della rete metropolitana gestita da Tokyo Metro. Il servizio dei treni proiettile Shinkansen è stato ripristinato sulla tratta Tokaido, che connette la capitale all'area occidentale dell'arcipelago, mentre restano sospese le corse delle linee Tohoku, Yamagata e Akita, che operano nelle zone settentrionali, alcune delle quali fortemente colpite dal sisma. L'aeroporto internazionale di Narita, pienamente funzionante, è raggiungibile con la linea Yokosuka Line Sobu Rapid della JR (Ofuna - Yokohama - Shinagawa - Tokyo - Narita Airport), e con la Keisei Line per Narita (tuttavia solo con corse locali che richiedono lunghi tempi di percorrenza).

11:54

Si aggrava il bilancio delle vittime: 840 morti, 1.000 i dispersi 48 –

Continua ad aggravarsi il bilancio del terremoto e dello tsunami che hanno devastato ieri il Giappone nordorientale. Secondo una stima effettuata da Japan News Network, i morti sono 840 e i dispersi sono 1.500. Si tratta di una stima del tutto provvisoria, che secondo gli osservatori potrebbe essere destinata a gonfiarsi.

11:53

Improbabili gravi danni a reattore 47 –

Sono ''improbabili'' gravi danni al reattore di Fukushima la cui gabbia di contenimento esterna è crollata. Lo riferisce l'agenzia Kyodo, citando l'Agenzia nazionale sulla sicurezza nucleare

11:50

Farnesina: "Al momento nessuna vittima italiana" 46 –

L'Ambasciata italiana a Tokyo continua ad operare a pieno ritmo, in costante contatto con il governo locale, per monitorare l'emergenza susseguente al sisma verificatosi nella giornata di ieri al largo delle coste nord-orientali del Giappone. Lo rende noto la Farnesina, specificando presso la sede continua il lavoro di una cellula di pronta risposta in funzione h24, attivata fin dal primo momento per garantire l'assistenza più rapida possibile alle segnalazioni di cittadini italiani in difficoltà. Al momento non si segnalano vittime straniere, ma non si può escludere una tale eventualità a seguito dei riscontri che saranno effettuati dalle autorità locali

11:49

Fukushima, livello radiazioni è 1.000 volte più elevato del normale 45 –

Il livello di radiazioni raggiunto attorno all'area dove è esploso il reattore 1 della centrale nucleare di Fukushima "è 1.000 volte più elevato del normale". Lo fa sapere l'Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, come riportato dall'agenzia Kyodo news. Adesso il rischio è che il vapore radioattivo possa diffondersi tutt'intorno all'impianto.

11:24

Esercito trova 400 corpi nel porto di Rikuzentakata 44 –

L'esercito giapponese ha scoperto tra i 300 e i 400 corpi senza vita nel porto di Rikuzentakata, nel nord est del paese. Lo riferisce la televisione pubblica Nhk

11:20

Giappone chiede aiuti a Russia e Gran Bretagna 43 –

Il governo giapponese ha chiesto formalmente alla Gran Bretagna aiuti per affrontare le conseguenze del devastante terremoto di venerdi. Lo ha annunciato un portavoce del British Foreign Office a Londra. Le squadre di ricerca e soccorso partiranno già oggi verso il Giappone. Tra i soccorritori partono immediatamente medici, truppe di ricerca con cani addestrati per il ritrovamento di persone. Anche la Russia ha inviato circa 200 uomini, tra medici e psicologi.

11:17

Allargato a 20 km ordine evacuazione attorno a centrali Fukushima 42 –

Le autorità giapponesi hanno allargato l'ordine di evacuazione attorno alle centrali nucleari di Fukushima a 20 chilometri. Lo scrive l'agenzia di stampa Kyodo.

11:14

Confermati 703 morti, governo teme ce ne siano più di mille 41 –

Sono state confermate almeno 703 vittime dopo il terremoto. Il governo però, ha espresso il timore che il bilancio dei morti superi le 1000 persone."Si ritiene che oltre mille persone abbiamo perso la vita", ha detto il portavoce del primo ministro Naoto Kan, Yukio Edano.

11:12

Russia est: "Normali i livelli di radioattività" 40 –

Sono ''normali'' i livelli di radioattività nell'estremo oriente della Russia, vasta area prospiciente il Giappone che è alle prese con l'incidente nucleare di Fukushima causato dal terremoto di ieri: lo ha comunicato il capo del Servizio di monitoraggio idrometeorologico e ambientale russo, Alexander Frolov, avvertendo però che la rilevazione non è pienamente tranquilizzante dato che il vento spira da ovest e potrebbe quindi impedire alla radiottività di raggiungere regioni come il Territorio del Litorale (la regione di Vladivostok), l'isola Sakhalin e la penisola della Kamciatka ''anche nei prossimi giorni''. Lo riferisce l'agenzia Interfax.

11:08

Nissan e Honda sospendono produzione 39 –

Due grandi case automobilistiche giapponesi Nissan e Honda hanno interrotto la produzione in tutte le fabbriche nel in Giappone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa giapponese Kyodo.

11:05

Bertolaso: "Scossa così in Abruzzo avrebbe devastato Roma" 38 –

"Questo terremoto giapponese è circa 20 mila volte più potente di quelo dell'Aquila. Credo che dopo aver devastato tutte le province d'Abruzzo, un sisma di questa intensità avrebbe raggiunto Roma e l'avrebbe praticamente rasa al suolo". Lo spiega, in un intervista al Corriere della Sera, l'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.

11:00

Governo invita alla calma: "Indaghiamo su cause esplosione" 37 –

Il governo nipponico ha confermato l'esplosione avvenuta all'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi e fatto un appello alla calma: "Stiamo indagando la causa e cercando di capire la situazione. Ne parleremo al pubblico non appena avremo ulteriori informazioni", ha detto il ministro portavoce, Yukio Edano. L'esplosione è avvenuta alle 15:36 ora locale (le 07:36 in Italia), quando un'equipe di addetti cercava di raffreddare il reattore nucleare dell'impianto n.1 di Fukushima.

10:58

Al momento nessun allarme emanato nella rete internazionale per la sicurezza 36 –

Al momento non è stato emanato nella rete internazionale per la sicurezza che fa capo all'Agenzia Internazionale per la Sicurezza Nucleare (Aiea) nessun allarme relativo a un'esplosione di tipo nucleare nella centrale giapponese di Fukushima. Secondo gli esperti l'esplosione di cui riferiscono i media giapponesi potrebbe essere di tipo convenzionale. Potrebbero essere esplosi, per esempio, serbatoi di gasolio, in conseguenza del sisma.

10:52

Abitanti Tokyo si preparano a lasciare la città 35 –

Gli abitanti di Tokio stanno facendo incetta di beni di prima necessità nei negozi, mentre lunghe code si segnalano davanti alle pompe di benzina. Molti residenti si starebbero preparando a lasciare la città dopo le notizie sull'incidente nucleare alla centrale Fukushima I. I pochi treni in funzione sono pieni di passeggeri.

10:39

Sfollati: 2Abbiamo bisogno di coperte" 34 –

Comincia la seconda notte per gli sfollati. I soccorsi sembrano andare a rilento. L'area colpito è una delle zone del Giappone in cui fa freddo e l'approvvigionamento degli sfollati è ancora a livelli bassi. "Oggi ci hanno distribuito per due volte onigiri (polpette di riso e alga, ndr.), banane e latte", ha spiegato uno sfollato di un villaggio nella prefettura di Miyagi alla tv TBS. "Non ci manca cibo - ha continuato - ma abbiamo bisogno di medicine per il raffreddore, di pannolini e di coperte. Soprattutto di coperte". Permane nell'area l'impossibilità di utilizzare i telefoni cellulare. Ieri la compagnia telefonica NTT ha annunciato d'aver reso gratuito l'utilizzo dei telefoni pubblici nelle zone colpite.

10:38

Aiea chiede informazioni urgenti a Tokyo 33 –

L'Agenzia internazionale dell'Onu per l'energia atomica (Aiea) sta chiedendo ''con urgenza'' informazioni alle autorita' nipponiche sull'esplosione avvenuta nell'impianto nucleare di Fukushima 1. ''Conosciamo i resoconti dei mezzi d'informazione e stiamo chiedendo con urgenza altre informazioni'', ha detto alla Reuters un funzionario dell'organizzazione basata a Vienna.

10:35

Farnesina: "Nessun italiano nella zona centrali nucleari" 32 –

Manca ancora all'appello una ventina di connazionali registrati all'Aire, l'anagrafe degli italiani all'estero: nessuno di loro si trova comunque nelle vicinanze dei reattori nucleari di Fukushima. Lo fanno sapere fonti della Farnesina: gli italiani più vicini alla centrale a rischio dopo lo tsunami "sono a un centinaio di chilometri" assicurano. È confermata per il momento anche la notizia che non ci sono connazionali nella zona di Sendai, il capoluogo della prefettura nordorientali di Miyagi, travolto ieri dall'onda anomala. Per l'ambasciata d'Italia a Tokyo entrare a contatto con gli italiani residenti nelle zone colpite dal disastro naturale è particolarmente difficile: le linee fisse sono spesso guaste, e il protocollo prevede che in casi simili le persone debbano lasciare immediatamente le proprie case per raggiungere i rifugi più vicini. Spesso non portano con sé neppure i cellulari, fanno notare le fonti diplomatiche. In ogni caso resta operativa h24 una cellula di crisi allestita in ambasciata e diplomatici italiani sono al lavoro anche nel consolato di Osaka per favorire le operazioni di ricerca. Per quanto riguarda gli italiani non registrati all'Aire, il discorso si complica: unità di crisi e ambasciata sono in contatto con agenzie di viaggio, compagnie aeree, e tutti i referenti utili in questi casi per stabilire chi si trovava in Giappone al momento del terremoto, ma per il momento non sono pervenuti allarmi particolari.

10:33

Estesa a 10 km area di evacuazione a Fukushima 2 31 –

Le autorità giapponesi hanno esteso da tre a 10 chilometri l'area di evacuazione attorno alla centrale nucleare di Fukushima Daini, nota anche come Fukushima II. Già era stata imposta una evacuazione entro un raggio di dieci chilometri dalla centrale Fukushima 1.

10:30

Allarme rosso tsunami scende a quattro prefetture 30 –

L'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha abbassato l'allarme tsunami per le coste dell'arcipelago: secondo l'ultimo bollettino, diramato nel primo pomeriggio, sono scese a quattro le prefetture a rischio massimo di tsunami, con onde anomale potenzialmente oltre i tre metri di altezza. Le aree dove vige ancora l'allarme rosso sono quelle nord-orientali già colpite duramente dagli tsunami di ieri, seguiti al potente sisma di 8,9 gradi Richter: le prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima, e il tratto costiero della prefettura di Aomori.La maggior parte delle zone del Paese, compresa la baia della capitale Tokyo, presenta adesso l'allarme di colore giallo, corrispondente al pericolo di onde alte fino a mezzo metro.

10:28

Messico, partita per il Giappone prima squadra di soccorso 29 –

Una squadra di soccorso messicana è già partita alla volta del Giappone. Lo ha riferito il ministro degli Esteri messicano Patricia Espinosa . Il team è composto da 20 soccorritori professionisti, tre analisti di strutture edilizie oltre a 10 cani specializzati nell'individuazione di persone sotto le macerie. Il ministro ha assicurato che una seconda squadra è già pronta a partire.

10:25

Fukushima, in un'ora le radiazioni assorbite da una persona in un anno 28 –

Le radiazioni ricevute in un'ora da una persona che si trova nel sito della centrale nucleare di Fukushima corrispondono al limite di radioattività che non deve essere oltrepassato in un anno. Lo dice la tv pubblica giapponese Nhk citando esperti che hanno misurato il livello di radiazioni all'entrata dalla centrale

10:17

Governo manda super pompieri a Fukushima 27 –

Il governo giapponese ha disposto l'invio immediato di una squadra di 'super pompieri' a Fukushima, all'impianto n1. Lo ha annunciato il portavoce del governo, Yukio Edano, in una conferenza stampa

10:15

Turisti cinesi in Giappone tutti in salvo 26 –

I turisti cinesi in Giappone sono tutti in salvo. L'ente turistico cinese (NTA) ha rintracciato i 215 gruppi di turisti cinesi in Giappone e ha confermato che sono tutti salvi e non ci sono feriti. I turistici cinesi in Giappone al momento del sisma erano 4.578. Cina Cyts Tours, una delle agenzie di viaggi più importanti della Cina, rimborserà totalmente coloro che vorranno annullare il viaggio in Giappone.

10:07

Tepco conferma: "Crollato il tetto del reattore di Fukushima" 25 –

Il tetto del reattore di Fukushima con forti problemi di tenuta dell'impianto di raffreddamento è crollato. Lo conferma il gestore dell'impianto Tepco

09:48

Filippine, rientrate a casa 220 mila presone 24 –

Più di 220.000 abitanti della costa orientale delle Filippine sono rientrati nelle loro abitazioni, dopo la revoca dell'allarme tsunami e dell'ordine di evacuazione emessi ieri dalle autorità a seguito del violento sisma avvenuto in Giappone. Lo hanno reso noto le autorità, che ieri avevano fatto sgomberare 224.243 persone.

09:40

Agenzia Usa: "Cessato allarme tsunami" 23 –

Cessato allarme tsunami per la maggior parte delle aree che si affacciano sull'Oceano Pacifico, ad eccezione di Alaska, British Columbia e Stato di Washington: lo rende noto l'Agenzia americana per gli Oceani e l'Atmosfera (Noaa), diramando quello che considera il suo ultimo bollettino di aggiornamento sullo tsunami scatenato ieri dal terremoto di magnitudo 8,9 che ha colpito il Giappone. Lo tsunami ha attraversato tutto il Pacifico e il peggio è passato, tuttavia il Noaa avverte che nelle prossime ore forti correnti potranno continuare a provocare gravi danni sia alle imbarcazioni sia alle strutture che si trovano lungo le coste. A seconda delle particolari caratteristiche geologiche della costa, inoltre, in molte località potranno continuare a verificarsi variazioni nel livello del mare nelle prossime ore e perfino nei prossimi giorni.

09:36

Fukushima, tv invita la popolazione a tapparsi in casa 22 –

La televisione pubblica giapponese Nhk ha invitato coloro che abitano nelle zone vicine alla centrale nucleare di Fukushima, oltre la zona già evacuata, di tapparsi in casa e chiudere le finestre. La tv ha anche consigliato gli abitanti della zona vicino alla centrale nucleare di proteggersi contro le radiazioni. Secondo gli esperti, è necessario coprirsi naso e bocca con asciugami bagnati e lavarsi le mani non appena rientrati in casa. La gente deve inoltre evitare verdure, altri cibi freschi e acqua del rubinetto, prima del via libera delle autorità

09:29

Fukushima, crollati tetto e mura edificio che ospita il reattore, 4 feriti 21 –

Nell'esplosione nella centrale di Fukushima sono crollati il tetto e le mura dell'edificio che ospita il reattore. Nell'esplosione sono rimasti feriti quattro operatori.

09:28

Fukushima, esplosione distrugge gabbia del reattore 20 –

L'esplosione alla centrale di Fukushima è stata molto più potente delle iniziali stime, al punto che si sarebbe polverizzata la gabbia di esterna di contenimento di uno dei reattori. Lo riferisce la Nhk

09:21

Esplosione a Fukushima, distrutto un edificio della centrale 19 –

Uno dei quattro edifici che compongono la centrale di Fukushima è stato distrutto. Lo riferisce l'emittente giapponese Nhk.

09:19

Svizzera invia esperti e cani da catastrofe 18 –

La Svizzera invierà nel pomeriggio in Giappone una squadra di soccorso composta di 24 persone e nove cani da catastrofe. La decisione è stata presa durante la notte dopo colloqui con le autorita' giapponesi e l'Onu, ha precisato il vice direttore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione, Toni Frisch, ai microfoni della radio della Svizzera tedesca DRS.

09:16

Governo di Tokyo in seduta straordinaria 17 –

Il governo giapponese è in seduta straordinaria per valutare la situazione di emergenza alle due centrali nucleari di Fukushima 1 e 2. Le autorità nipponiche hanno avvertito l'Aiea, l'agenzia internazionale per l'energia atomica con sede a Vienna. L'Aiea riferisce che il suo centro Incidenti e Emergenze è stato pienamente attivato e monitora la situazione in coordinamento con le autorità di Tokio.

09:10

Fmi: "Solidarietà al Giappone" 16 –

''A nome del Fmi desidero rivolgere il mio più profondo cordoglio per il popolo del Giappone, dopo il devastante terremoto e maremoto''. Lo scrive in una nota il numero uno del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, arrivato a Tokyo per una visita programmata, poche ore dopo il sisma. ''Sono profondamente addolorato per la perdita di tante vite - aggiunge -. Sono stato in contatto con il governo giapponese per esprimere il mio sostegno. Il modo in cui i giapponesi stanno rispondendo a questa tragedia mi ha colpito molto - conclude -, così come il chiaro senso di solidarietà nazionale che è emerso''.

08:57

Esplosione centrale nucleare Fukushima, feriti alcuni operai 15 –

Alcuni operai sono rimasti feriti nell'esplosione che si è verificata nell'impianto num.1 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Lo ha riferito l'emittente nipponica Nhk. La televisione di Stato giapponese sta mostrando le immagini del fumo bianco che si leva dal reattore. Non sono note le cause dell'esplosione. All'indomani del devastante terremoto, le autorità di Tokyo stanno fronteggiando l'allarme nucleare nell'impianto di Fukushima, situato a circa 250 km da Tokyo.

08:54

Cathay Pacific Airways riprende voli 14 –

Cathay Pacific Airways ha annunciato che oggi nel pomeriggio riprenderanno i voli di linea per l'aeroporto internazionale di Narita e Haneda a Tokyo. Gli aeroporti, infatti, stanno gradualmente tornando alla normalita

08:53

Fukushima, udita esplosione. Fumo da impianto 13 –

Un'esplosione è stata avvertita alla centrale nucleare Fukushima n°1. Lo riferisce l'agenzia di stampa Jiji. La televisione ha mostrato una nuvola di fumo bianco sopra la centrale. Secondo l'emittente, la radioattività nell'impianto è 20 volte superiore a quella normale.

08:52

Tsunami, nessuna conseguenza nel Pacifico 12 –

A quasi ventiquattrore dal devastante terremoto in Giappone, i timori di uno tsunami nel Pacifico si sono allentati: sulle coste di molte nazioni si è registrato solo un moderato aumento del livello del mare e numerosi Paesi hanno ormai ritirato l'allerta. L'allarme tsunami era stato lanciato nelle Hawaii, ma anche nelle Filippine, a Taiwan, in Russia, in Indonesia, in molte isole del Pacifico, sulle coste sudamericane, in Messico. Ma praticamente non è stato segnalato nessun danno serio e anche il Pacific Tsunami Warning Center ha fatto sapere che il peggio è passato.

08:42

Posticipata partenza missione italiana coordinata da Protezione Civile 11 –

È stata rinviata la partenza della missione italiana coordinata dalla Protezione Civile. "A seguito della nuova decisione delle autorità nipponiche di accettare nell'immediato esclusivamente aiuti provenienti da Stati Uniti, Nuova Zelanda e Corea del Sud, Paesi geograficamente più prossimi - si spiega in un comunicato della Protezione Civile -, è stata posticipata la partenza della missione italiana coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile, in attesa di ulteriori comunicazioni del Ministero degli Esteri del Giappone sugli interventi dei Paesi europei - Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania - pronti a partire con team specializzati"

08:35

Primo ministro giapponese visita area Fukushima 10 –

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha perlustrato in elicottero l'area di Fukushima, una delle più colpite dal terremoto e lo tsunami di ieri. Nell'area si trovano le due centrali- Fukushima 1 e Fukushima 2- dove si è bloccato il sistema di raffreddamento. Le autorità nucleari nipponiche hanno informato l'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica) di aver dichiarato una situazione di emergenza all'impianto di Fukushima Daiichi e di aver diramato un'allerta per l'impianto di Fukushima Daini.

08:33

Docente Università di Tokyo: "Nessun rischio Chernobyl" 9 –

Il Giappone non sarà una nuova Chernobyl. È quanto ha affermato il docente dell'Università di Tokyo, Naoto Sekimura, interpellato dalla televisione pubblica NHK sui problemi riscontrati nelle due centrali della prefettura di Fukushima, nel nord-est del Giappone. "Non è possibile nessuna Chernobyl in un reattore ad acqua leggera - ha sottolineato Sekimura - la mancanza di refrigerante comporta un aumento di temperatura, ma ferma anche la reazione". Lo scenario peggiore, ha aggiunto, comporta una fuga radioattiva e danni alle attrezzature, ma non un'esplosione. "Invito la popolazione a mantenere la calma", ha aggiunto.

08:20

Allarme per seconda centrale nucleare a Fukushima 8 –

Il terremoto di ieri ha bloccato il sistema di raffreddamento anche in una seconda centrale nucleare a Fukushima. Le autorità hanno ordinato l'evacuazione della popolazione entro un raggio di tre chilometri dall'impianto, noto come Fukushima 2 o Fukushima Daini.

08:19

Allentata pressione del reattore nucleare di Fukushima 7 –

Le nuove operazioni per ridurre la pressione del reattore nucleare di Fukushima n1 hanno avuto successo. Lo riferisce l'Agenzia nipponica sulla sicurezza nucleare, secondo cui la situazione è "sotto controllo".

08:18

Rischio black out elettrico a Tokyo 6 –

L'azienda elettrica giapponese Tokyo Electric Power (Tepco) ha lanciato oggi l'allarme sul rischio di un black out elettrico a Tokyo e dintorni, a causa dei danni provocati dal sisma che ha colpito ieri il paese alle centrali che alimentano la regione. La società ha invitato i cittadini a ridurre il consumo di corrente elettrica, aggiungendo che la domanda potrebbe eccedere le sue capacità a fine giornata. Tepco ha chiesto aiuto alle altre società che alimentano il resto del Paese, stando a quanto riferito dall'agenzia Kyodo. L'azienda risente dei problemi registrati nelle due centrali nucleari della prefettura di Fukushima, duramente colpita dal sisma e dallo tsunami.

08:15

Più di 700 i morti finora 5 –

Le vittime della potente scossa ha superato quota 700. Secondo i media nipponici, infatti, sarebbero a quota 710 in base a un calcolo preliminare aggiornato a meno di un'ora fa.

08:12

Berlusconi: "Italia invierà aiuti" 4 –

"Abbiamo visto poche immagini, ma erano drammatiche". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi, lasciando a tarda sera il Consiglio europeo di Bruxelles, commentando il terremoto che ha colpito il Giappone. Berlusconi ha anche assicurato che l'Italia invierà degli aiuti: "certamente sì".

07:59

Dei 55 reattori giapponesi, 11 colpiti dal sisma 3 –

Dei 55 reattori nucleari in funzione In Giappone in 17 siti, sono 11 quelli interessati dal violento sisma che ieri ha colpito il paese. Lo ha precisato l'autorità francese per la sicurezza nucleare, che sta seguendo l'evolversi della situazione. Le centrali di Fukushima Daichi (sei reattori) e Fukushima Daini (quattro reattori), situate nel nord-est del Giappone, sono quelle più toccate.

07:58

Cesio radioattivo a Fukushima 2 –

E' altissimo l'allarme all'impianto atomico di Fukushima, nel nord del Giappone, dove le autorità giapponesi ritengono che il reattore potrebbe aver subito un processo di fusione nucleare dopo il forte terremoto di venerdì. Lo rende noto l'agenzia locale Kyodo. Secondo la Commissione per la Sicurezza Nucleare del Giappone, è stato individuato del cesio radioattivo vicino alla centrale, nelle cui vicinanze le autorità nipponiche devono evacuare 46.800 persone nel raggio di 10 chilometri. Il sistema di raffreddamento della centrale è stato danneggiato dal sisma. Migliaia di persone sono state evacuate dalle vicinanze di un secondo impianto, Fukushima, anch'esso danneggiato nel sistema di raffreddamento. Parti di barre del combustibile nucleare del reattore numero 1 sono state brevemente esposte all'aria stamane dopo il raffreddamento, il livello della temperatura dell'acqua è sceso per l'evaporazione e un camion dei pompieri ha pompato acqua nel reattore.

07:58

Nuove scosse 1 –

Sono almeno una ventina le scosse di rilevante entità (di magnitudo compresa tra 3-7) che sono state registrate nelle ultime dieci ore in Giappone, tra quelle sulla costa di nordest, già devastata ieri, e il nuovo fronte di Niigata-Nagano, sulla parte occidentale, che si è aperto a sorpresa durante la notte mostrando segnali di particolare vivacità. Il terremoto più potente è delle ore 10.46 (le 2.46 in Italia), ha riferito l'Agenzia meteorologica giapponese, con una magnitudo di 6.4 ed epicentro individuato di fronte alla prefettura di Fukushima, nelle acque del Pacifico alla profondità di 40 km.

(12 marzo 2011)

 

 

 

 

 

 

2011-02-02

NUCLEARE

La Consulta: per l'impianto

serve il parere delle Regioni

La Corte Costituzionale boccia l'articolo 4 del decreto attuativo, che considerava sufficiente una "intesa" con la Conferenza unificata per la "costruzione ed esercizio" delle centrali. Occorre invece acquisire il preventivo parere, seppur non vincolante, della regione interessata

La Consulta: per l'impianto serve il parere delle Regioni

ROMA - La Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato l'art.4 del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare, "nella parte in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari". La Regione dove si intende costruire un impianto nucleare deve essere "adeguatamente coinvolta", afferma invece la Consulta. Per cui, d'ora in avanti sarà necessario un parere obbligatorio, seppure non vincolante, della Regione interessata. La Corte Costituzionale - relatore il presidente Ugo De Siervo - ha invece dichiarato inammissibili o infondati tutti gli altri ricorsi presentati, nella quasi totalità, dalle regioni Puglia, Toscana ed Emilia Romagna.

L'Alta Corte, in dettaglio, ha quindi dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'art. 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 (Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99)".

L'articolo 4, in particolare, riguarda la "autorizzazione degli impianti nucleari" e recita, nella versione parzialmente

censurata dalla Consulta: "La costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari sono considerate attività di preminente interesse statale e come tali soggette ad autorizzazione unica che viene rilasciata, su istanza dell'operatore e previa intesa con la Conferenza unificata, con decreto del ministro dello Sviluppo economico di concerto con il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, secondo quanto previsto nel presente decreto legislativo".

Per la Consulta l'intesa con la Conferenza unificata - la sede congiunta della conferenza Stato-Regioni e della conferenza Stato-Città e autonomie locali - non è sufficiente: occorre prima acquisire il "parere" della regione nella quale verrà realizzato l'impianto.

(02 febbraio 2011)

 

2010-10-18

L'ANNUNCIO

Il ministro Romani: "Probabile

una centrale nucleare in Lombardia"

"Mi sembra strano non prevederne una", ha detto il titolare dell Sviluppo economico

"Ho ricontrato anche una disponibilità da parte del governatore Roberto Formigoni"

Il ministro Romani: "Probabile una centrale nucleare in Lombardia" Il ministro Paolo Romani

Il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ritiene probabile che uno dei siti per la costruzione delle centrali nucleari in Italia verrà localizzato in Lombardia. "Mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ce ne possa essere una", ha detto a margine di un incontro alla Provincia di Milano. "Ho incontrato Formigoni - ha spiegato Romani - il quale non ha fatto opposizioni pregiudiziali all'installazione di centrali nucleari in Lombardia. Ho riscontrato una disponibilità della Regione".

IL SONDAGGIO Favorevoli o contrari?

Il ministro ha ricordato che "prima o dopo andranno trovati i siti delle quattro centrali previste dall'accordo con Edf. Ritengo che non essendoci un'opposizione pregiudiziale da parte del presidente della Regione per quanto riguarda la Lombardia, può darsi che possa essere installata in Lombardia una centrale". "Sarà sicuramente - ha aggiunto successivamente - una delle regioni dalle quali si comincerà a esaminare la possibilità che possa essere installata una centrale".

Romani ha ricordato di essere "un convinto nuclearista, tant'è che ho dato una spinta a iniziare immediatamente con l'Agenzia". Il ministro ha comunque spiegato che il processo di identificazione dei siti nucleari deve ancora iniziare: "E' un problema che sarà analizzato da chi lo deve fare - ha detto - con il consenso di coloro che nei loro territori vedranno installata una centrale nucleare, soprattutto cercando di innescare un meccanismo virtuoso di incentivi come quello che c'è stato in Francia".

Della Lombardia ha comunque rimarcato che "è la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata, quindi quella più bisognosa di energia: mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ce ne possa essere una. Non voglio fare numeri - ha concluso - E' un percorso complesso dopo vent'anni di interruzione che va fatto con il concorso degli enti locali a partire dalla Regione e dai cittadini". Il ministro dello Sviluppo economico non si è poi sbilanciato su valutazioni circa l'eventualità che in Lombardia ci possa essere in futuro anche più di una centrale nucleare: "Il progetto dell'Italia è oggi di quattro centrali - ha risposto a una domanda al riguardo - E' ovvio che si dovranno trovare i siti".

(18 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

 

Il governo: centrale nucleare in Lombardia

Gli ambientalisti: sarà tra Mantova e Cremona

Si torna a parlare dei siti nucleari e il ministro per lo Sviluppo economico non esclude un impianto nella regione più industrializzata. Formigoni si sarebbe detto non contrario. Gli ambientalisti individuano la possibile collocazione tra Mantova e Cremona

IL SONDAGGIO

* centrali nucleari, energia

* Da leggere

* Commenti (5)

* +

* -

zoom

Il governo: centrale nucleare in Lombardia Gli ambientalisti: sarà tra Mantova e Cremona

Sullo stesso tema

* La mostra no nukes di Viadana

Si torna a parlare di siti nucleari. E Paolo Romani ritiene probabile la costruzione di una centrale nucleare in Lombardia scatendando le forti critiche degli ambientalisti e dell'opposizione.. "E' la più grande regione italiana, la più popolosa, la più industrializzata e quindi la più bisognosa di energia. Mi sembrerebbe strano non prevedere che in Lombardia ci possa essere una centrale", ha affermato il ministro dello Sviluppo economico.

Romani ha poi spiegato di averne parlato con il governatore Roberto Formigoni il quale non avrebbe fatto "opposizioni pregiudiziali all'installazione di centrali nucleari in Lombardia".

"La centrale nucleare in Lombardia di cui parla il ministro Romani, molto probabilmente, sarà realizzata tra le province di Cremona e Mantova lungo l'asta pluviale del fiume Po". Lo dichiara il presidente dei Verdi per la Costituente ecologista, Angelo Bonelli. "Una classe delle scuole medie - aggiunge Bonelli - avrebbe gestito meglio rispetto a questo governo la gestione della comunicazione dei siti per le centrali nucleari".

Sono mesi, infatti, che "assistiamo ad un balletto indecoroso del governo che alterna mezze verità a tante bugie sui siti in cui verranno costruite le centrali. Noi Verdi - osserva Bonelli - da mesi abbiamo reso noto i probabili siti senza mai essere stati smentiti", mentre "il governo continua a nascondere la verità agli italiani nella speranza di addolcire il ritorno al nucleare".

Ma, conclude Bonelli, "siamo sicuri che gli italiani si mobiliteranno per dire un forte 'No' al nucleare, radiattivo, pericoloso e costosissimo. Già dalle prossime settimane noi Verdi lanceremo una mobilitazione straordinaria per la democrazia nell'informazione".

"Almeno una delle quattro centrali nucleari previste in Italia dovrebbe venire costruita in Lombardia". Sono bastate queste poche parole di Romani per infiammare la polemica e far insorgere l'opposizione.

 

L'Italia dei Valori dice un no secco "non solo in Lombardia ma in Italia". E il Pd chiama in causa il presidente della Regione, Roberto Formigoni, perché dica da che parte sta. "E' incredibile - osservano il capogruppo in Regione Luca Gaffuri e il consigliere Giuseppe Civati - che Formigoni, che è stato fra i primi a dire che la Lombardia era autosufficiente per produzione di energia elettrica e che quindi era una regione che non avrebbe dato disponibilità alla costruzione di una centrale, oggi abbia cambiato idea stando alle dichiarazioni di Romani".

Dal canto suo, il governatore dice che "non ci sono pregiudiziali" ma che c'è davanti un lavoro di confronto. "Sono d'accordo con la scelta del governo italiano di sviluppare il nucleare - spiega - altro tema è quello della localizzazione delle centrali che va pensata con una strategia nazionale, fa piacere che il ministro Romani abbia preso in mano il dossier ma non abbiamo iniziato a sfogliarlo, e ci siamo detti che lo faremo insieme verificando il dove, come, quando".

Cauto è il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, coordinatore regionale del Pdl. "Lasciamo che sia una commissione tecnica governativa a fare le scelte" osservato aggiungendo però che il territorio di Milano è "talmente conurbato che forse non è ideale da questo punto di vista".

Podestà invece pensa che il Milanese sarebbe perfetto per ospitare le aziende che costruiranno i componenti delle centrali. C'è però chi chiede una presa di posizione anche al sindaco Letizia Moratti. Stefano Boeri, che è in corsa alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco, infatti a lei si rivolge perché "scelga se stare con Romani o con i milanesi, cioè se puntare sulle energie rinnovabili o sul nucleare".

18 ottobre 2010

 

 

 

 

2010-10-16

NUCLEARE

Umberto Veronesi ha detto "sì"

Guiderà l'Agenzia per la sicurezza

L'oncologo scioglie le riserve. "Quattro anni per produrre energia. E nessun rischio Chernobyl". Condivisione nella scelta tra il ministro dell'Ambiente, Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Romani. Ma nel Pd, con cui Veronesi è diventato senatore, Della Seta e Ferrante ricordano al professore l'impegno: "Ora si dimetta da parlamentare"

Umberto Veronesi ha detto "sì" Guiderà l'Agenzia per la sicurezza Umberto Veronesi

ROMA - Il professore Umberto Veronesi ha sciolto le riserve: dirigerà l'Agenzia per la sicurezza del nucleare in Italia. "Ho accettato volentieri- fa sapere Veronesi -. Potrei svolgere un lavoro come esperto in protezione ambientale. L'agenzia non è ancora partita: si devono nominare i vertici e poi organizzare tutto il lavoro".

Su Veronesi presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare esprimono "grande condivisione" i ministri dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, al termine di un incontro al dicastero dell'Ambiente. Per la nomina di Veronesi si attende ora il decreto della Presidenza del Consiglio. Spiega una nota che tutte le nomine dell'Agenzia verranno formalizzate la prossima settimana, con il rientro di Silvio Berlusconi. "Si potrà procedere quindi sollecitamente - si legge - con i successivi adempimenti, proseguendo nell'attivazione del programma di rientro nel nucleare deciso dal Governo nell'ambito di un sistema che privilegi l'informazione, la sicurezza e la condivisione delle scelte sul territorio".

Stamattina Veronesi è intervenuto al telefono nella trasmissione Mattino 5. Per avere in Italia "il nucleare come soggetto di energia - ha spiegato - ci vorranno quattro anni per la primissima attività. I nuovi reattori sono i più potenti e i più sicuri, non c'è più dubbio su questo". "Il referendum" anti-nucleare in Italia - ricorda Veronesi - si svolse a ridosso di Chernobyl, ma lì ci fu la follia di un direttore che per fare un esperimento tolse 12 livelli di sicurezza. Una follia umana che non si ripeterà mai più. E, inoltre, dopo tanti anni non c'è più nessun rischio".

L'incarico a Veronesi per un ritorno al nucleare voluto dalla maggioranza, crea anche un caso all'interno del Pd, contrario all'atomo e nelle cui file l'oncologo è stato eletto al Senato. Gli Ecodem ora gli chiedono di dimettersi da parlamentare, scelta che lo stesso Veronesi aveva annunciato in un'intervista un paio di mesi fa in vista della nomina. Oggi i senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante gli ricordano l'impegno. ''Non possiamo che augurargli buon lavoro" anche se ''sta mettendo la sua straordinaria autorevolezza e la sua fama al servizio di un progetto, quello del ritorno al nucleare in Italia, che si rivelerà una pericolosa avventura e che finirà nel nulla''.

Rincara Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. "Umberto Veronesi è nel suo campo persona di assoluto valore e competenza, una di quelle figure che fanno onore all'Italia. Ma non potrà essere lui la foglia di fico che renderà possibile una scelta antieconomica e contraria agli interessi dei cittadini e del paese come il nucleare".

(15 ottobre 2010)

 

 

 

 

2010-10-09

UNGHERIA

Fanghi tossici, nuovo allarme

evacuato il villaggio di Kolontar

Tutti al sicuro gli 800 abitanti del villaggio allontanati nella notte per timore di nuove fuoriuscite di fanghi tossici dalla vicina fabbrica di alluminio. Ad assicurarlo è stato lo stesso premier Viktor Orban, in sopralluogo sul posto: "Un disastro che si poteva evitare"

Fanghi tossici, nuovo allarme evacuato il villaggio di Kolontar

* Fango tossico, il governo rassicura "Una catastrofe ma il Danubio è salvo"

articolo

Fango tossico, il governo rassicura "Una catastrofe ma il Danubio è salvo"

* Fango tossico, si cercano altre vittime disastro ecologico senza precedenti

articolo

Fango tossico, si cercano altre vittime disastro ecologico senza precedenti

* Ungheria, fanghi chimici invadono un villaggio: vittime

video

Il villaggio sotto il fango

* Fanghi chimici fuoriescono da una fabbrica Morte quattro persone. Ci sono dispersi

articolo

Fanghi chimici fuoriescono da una fabbrica Morte quattro persone. Ci sono dispersi

* Ungheria, fanghi chimici in un villaggio

foto

Ungheria, fanghi chimici in un villaggio

BUDAPEST - È stato evacuato nella notte il villaggio di Kolontar, epicentro del disastro ambientale provocato dall'impianto di alluminio di Ajka in Ungheria. L'allontanamento degli 800 abitanti è stata decisa dalle squadre di soccorritori dopo aver constatato un ulteriore cedimento della parte già danneggiata dell'impianto di alluminio dal quale lunedì scorso sono fuoriusciti oltre un milione di metri cubi di fango tossico. Il timore, ha dichiarato il portavoce della Protezione civile ungherese Tibor Tobson, è quello di una seconda inondazione. I residenti del villaggio, che è il più vicino al serbatoio, sono stati ricoverati in un centro sportivo e due scuole. Dalla zona sono stati allontanati anche gli operai che lavoravano alla ripulitura dei luoghi inquinati. "La gente potrà tornare solo quanto la parete sarà rafforzata", ha detto Tobson.

Il premier ungherese Viktor Orban è arrivato nel villaggio questa mattina verificando di persona il rischio di un nuovo cedimento del muro di contenimento all'interno dell'impianto di alluminio. "La situazione è molto grave e non voglio creare grandi speranze", ha detto Orban in un'improvvisata conferenza stampa nella località di Ajka, dove lunedì si è riversata con maggiore violenza la valanga di fanghi carichi di metalli pesanti. "La scorsa notte il ministro dell'Interno ci ha informati che sono apparse delle crepe sulla parte settentrionale del serbatoio, il cui angolo ha ceduto, il che rende probabile che l'intera parete crollera", ha aggiunto Orban. Le autorità stanno ora valutando l'evacuazione di un secondo villaggo, Devecser, che conta però seimila abitanti. Il premier ha detto che è tutto pronto nel caso di decidesse procedere. "Vi è rammarico e ansia, ma non vi è panico".

Secondo il premier, sono 500mila i metri cubi di fango rosso che potrebbero fuoriuscire, ma questa sostanza è più densa di quella che ha già inondata la zona. Orban ha precisato che il governo non prenderà alcuna decisione prima di lunedì su una possible ripresa della produzione nell'azienda. Secondo il capo del governo di Budapest "il disastro provocato dalla fuoriuscita di fanghi tossici dalla fabbrica di alluminio di Ajka avrebbe potuto essere evitata" e ha promesso "i più severi provvedimenti". Le autorità hanno intanto cominciato a innalzare una sorta di diga di fango e pietre per contenere i rischi a Kolontar, che a regime sarà alta quattro-cinque metri. Il villaggio di Kolontar è stato quello più colpito dal fango rosso, che nel suo flusso ha travolto decine di abitazioni, persone e animali, causato la morte di 7 persone e ferite più di 150.

Il governo ungherese ha istituito un sito 1 (in inglese) sugli sviluppi della disastrosa fuoriuscita di fanghi tossici. "L'obiettivo - afferma in un comunicato la segreteria per le comunicazioni del governo - è fornire ai professionisti dei media e al pubblico internazionale informazioni precise e di prima mano sul più grave disastro ambientale della storia ungherese".

(09 ottobre 2010)

 

 

 

 

2010-09-23

La nebbia dei veleni sopra Taranto

e il governo vara il decreto salva Ilva

Liberalizzate le emissioni di benzoapirene con un decreto legge del governo Berlusconi pubblicato il 13 agosto. Ecco come appare il cielo di Taranto, avvolto in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva

di GIULIANO FOSCHINI

La nebbia dei veleni sopra Taranto e il governo vara il decreto salva Ilva L'Ilva vista dal lungomare di Taranto con il cielo oscurato da una nube di veleni

Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge "per inquinare meglio e di più", denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva.

 

Il 13 agosto del 2010 in Italia c´era qualcuno che lavorava. Era il governo Berlusconi e, quella mattina, ha partorito un decreto legge "per inquinare meglio e di più", denunciano le associazioni ambientaliste. A partire da Taranto dove, se mai ce ne fosse bisogno, le fotografie scattate negli ultimi giorni raccontano di una città sempre più avvolta in una nebbia fitta e pericolosa di fumi tossici dell´Ilva. La pietra dell´ultimo scandalo è appunto questo decreto legge con il quale si sospende una vecchia legge, valida dal primo gennaio del 1999, che poneva il limite di un nanogrammo al metrocubo di emissioni di benzoapirene. Fino al 31 dicembre del 2012, dice il decreto legge pubblicato il 15 settembre, nelle città superiori ai 150mila abitanti invece non ci sarà più alcun limite. Libertà assoluta di inquinare.

"Una vergogna" ha tuonato il parlamentare dell´Italia dei valori Pierfelice Zazzera che ha già presentato un´interrogazione parlamentare. Secondo Zazzera, infatti, la legge di Ferragosto altro non è che un decreto "salva Ilva". "Una sanatoria - spiega il deputato - per aiutare Riva e l´Ilva sotto indagine dalla procura di Taranto proprio per disastro ambientale legato allo sforamento dei limiti di benzoapirene". Una tesi questa, però, che l´azienda rifiuta categoricamente: "Quello - dicono - era un obiettivo di qualità e non di legge ma comunque da anni le nostre tecnologie ci permettono di essere tranquillamente sotto quel limite".

In realtà sul benzoapirene proprio nelle ultime settimane si era scatenata una guerra con le associazioni ambientaliste nella quale era intervenuta anche la Regione con l´assessore all´Ambiente, Lorenzo Nicastro, che aveva convocato tavoli tecnici con l´Arpa e chiesto il rispetto delle regole. "Così si annulla tutto - dice però Alessandro Marescotti di Peacelink - Quel decreto ha evitato all´Ilva l´adozione di misure di contenimento delle emissioni cancerogene degli idrocarburi policiclici aromatici, una famiglia di componenti fra cui ci sono dei cancerogeni, come il benzoapirene che è un killer spietato. Grazie a questa legge non rischieranno più quello che invece sembrava invece inevitabile, e cioè il blocco della cokeria, la parte più pericolosa di tutto l´impianto". Proprio Peacelink un anno fa aveva fatto uno studio comparativo sul benzoapirene sostenendo che la quantità di veleno emanata è equivalente a fumare mille sigarette all´anno, bambini compresi. "Non è un caso - conclude Marescotti - perché non può esserlo che il Governo abbi avviato l´iter del decreto salva-Ilva il 13 maggio, cioè quando l´Arpa, noi e la Regione avevamo cominciato a denunciare con forza il problema del benzoapirene a Taranto".

(23 settembre 2010)

 

 

 

 

2010-09-19

MAREA NERA

Chiuso definitivamente il pozzo Macondo

Fine di una catastrofe durata cinque mesi

E' stato inserito un tappo di cemento, per evitare future fuoriuscite di greggio. La piattaforma petrolifera della Bp è esplosa il 20 aprile, provocando la morte di 11 persone. In mare si sono rovesciati quattro milioni di barili

Chiuso definitivamente il pozzo Macondo Fine di una catastrofe durata cinque mesi L'immagine, tratta da un video della Bp, mostra la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico

NEW YORK - E' stato chiuso definitivamente con un tappo di cemento il pozzo Macondo della Bp che ha provocato una marea nera senza precedenti nel Golfo di Messico. Lo ha reso noto fonti ufficiali USA. La British Petroleoum ha chiuso in via definitiva la falla nella propria piattaforma nel Golfo del Messico, responsabile della più grande marea nera della storia americana.

La marea nera è durata complessivamente 87 giorni 1: dal 20 aprile 2. data dell'esplosione della piattaforma petrolifera della Bp con 11 morti, al 15 luglio 3, quando il Macondo, grazie ad un tappo speciale e dopo ripetuti vani tentativi, ha smesso di vomitare petrolio nelle acque del Golfo del Messico, non lontano da New Orleans.

Complessivamente, la fuoriuscita di petrolio, forse la maggiore della storia, è stimata in quattro milioni di barili di greggio, circa 16 volte la catastrofe dell'Exxon Valdez, in Alaska nel 1989.

Il primo a commentare entusiasticamente la notizia è stato Barack Obama, fortemente danneggiato nei mesi scorsi dalla gestione caotica dell'emergenza. Per il presidente si tratta di una "un'importante pietra miliare" lungamente attesa". Ora, ha aggiunto Obama, ci concentreremo "per il completo recupero della situazione"della situazione

Il disastro ha danneggiato l'economia e la fauna degli Stati che si affacciano sul Golfo del Messico ed ha inflitto un colpo quasi mortale alla Bp, le cui azioni, dal 20 aprile, hanno perso circa 70 miliardi di valore. Il colosso petrolifero britannico ha anche cambiato, dopo mesi di continue gaffe, l'ex n.1, il britannico Tony Hayward, sostituito dall'emericano Bob Dudley.

(19 settembre 2010)

 

 

 

2010-09-12

AMBIENTE

Europa, l'aria è più pulita

crollano le emissioni nocive

I sorprendenti dati dell'Agenzia per l'ambiente: anche a causa della crisi l'anidride carbonica è diminuita del 17,3. A un passo dall'obiettivo del 20% nel 2020 considerato irrealistico da Berlsuconi e Confindustria di VALERIO GUALERZI

Europa, l'aria è più pulita crollano le emissioni nocive

Un obiettivo irrealistico, costosissimo e catastrofico per la nostra economia. Erano queste le lapidarie definizioni con cui poco meno di due anni fa governo Berlusconi e Confindustria boicottarono l'approvazione della direttiva Ue 20-20-20 per ridurre le emissioni di anidride carbonica e incrementare efficienza energetica e fonti rinnovabili. Alla fine la Commissione Europea riuscì comunque ad imporsi e oggi gli ultimi dati sembrano dare ragione alla perseveranza di Bruxelles. La violenta campagna di opposizione lanciata dal premier e dalla presidente degli industriali Emma Marcegaglia sosteneva che tagliare le emissioni di CO2 del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 fosse un impresa titanica che sarebbe costata all'Italia una cifra compresa tra i 18 e i 25 miliardi l'anno, pari a circa l'1,14 del Pil. Inoltre avrebbe innescato una fuga di molte produzioni energivore (cemento e acciaio innanzitutto) verso nazioni prive di vincoli ambientali.

Oggi, secondo quanto certifica l'Agenzia europea per l'ambiente, quell'obiettivo è a un passo dall'essere stato raggiunto sebbene alla scadenza manchino ancora dieci anni e di questo bagno di sangue si fatica a trovare tracce. Grazie naturalmente anche all'indesiderata complicità della recessione, stando ai dati diffusi dall'Aea, nel 2009 le emissione dell'Ue a 27 sono scese a -17,3 rispetto al 1990. Impressionante il calo registrato nel corso di un solo anno con un -6,9% rispetto al 2008. L'Agenzia è convinta però che la crisi sia solo una delle ragioni che hanno portato al crollo nei consumi energetici e che un'eventuale ripresa economica porterebbe a cali meno vistosi nelle emissioni, ma difficilmente a un'inversione di tendenza. "È vero che la recessione ha contribuito a far scendere le emissioni (specie nei Paesi che non hanno fatto quasi nulla e non hanno una strategia, come l'Italia) - commenta Maria Grazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf - ma le emissioni europee scendono da diversi anni, anche prima della crisi. L'economia si riprenderà proprio grazie alle nuove industrie a bassa emissione di carbonio, e non agli inquinatori del passato". "Ci auguriamo - aggiunge - che l'Italia colga questa opportunità, anche industriale, e non svolga sempre il ruolo di chi si oppone all'avanzamento dell'obiettivo per nascondere l'inazione in casa propria: è ora che la nuova economia low carbon assuma un ruolo trainante anche da noi".

Sul tappeto c'è infatti la proposta - sostenuta innanzitutto dai big Francia, Germania e Regno Unito ma avversata da Roma - di portare l'obiettivo della direttiva europea per il 2020 a un taglio del 30%. Un ambizione che appare decisamente più adeguata agli ottimi risultati registrati sin qui e che il Wwf vorrebbe si spingesse fino al 40%. "Con riduzioni già ora del 17,3% - sottolinea Midulla - l'idea che l'Europa tagli le emissioni solo del 20% per il 2020 è ridicola, vorrebbe dire smettere di ridurre le emissioni e aspettare il 2020 a braccia conserte. Occorre innalzare l'obiettivo europeo al 40%: questo è in linea con quanto necessario per evitare pericolosi cambiamenti climatici e porterebbe enormi benefici alla popolazione e all'economia dell'Europa, offrendo un reale impulso all'innovazione tecnologica".

(11 settembre 2010)

 

 

 

 

2010-09-05

Scossa di magnitudo 3.7 a Forlì-Cesena

Non ci sono danni a cose o persone

Scossa di magnitudo 3.7 a Forlì-Cesena Non ci sono danni a cose o persone Bertinoro

ROMA - Non ci sono feriti, né danni a case e strutture. La scossa sismica che è stata avvertita questa mattina, alle 9.07 dagli abitanti in provincia di Forlì-Cesena, dopo le verifiche dalla sala situazione del Dipartimento della Protezione Civile, non ha creato al momento problemi rilevanti.

Le località più vicine all'epicentro sono Bertinoro, Cesena, Meldola e Forlimpopoli. Secondo i rilievi registrati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l'evento sismico ha avuto magnitudo 3.7.

(05 settembre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

APPALTI

Inchiesta G8, la difesa di De Lise

"I 250mila euro? Ho venduto una casa"

Ma si indaga su altre cinque operazioni sospette del genero. Il presidente del Consiglio di Stato: "Il marito di mia figlia? Solo un bravo avvocato". "L'assegno emesso dal professor Scoca parte del pagamento di una villa all'Argentario"

di CARLO BONINI

Inchiesta G8, la difesa di De Lise "I 250mila euro? Ho venduto una casa" Pasquale De Lise

ROMA - Sostiene Pasquale De Lise, presidente del Consiglio di Stato, consultore di "Propaganda Fide" per la gestione del patrimonio immobiliare, che la Procura di Perugia o ha preso un granchio o è a caccia di fantasmi. Che al sistema di relazioni Anemone-Balducci lui "è estraneo". Che l'ipotesi di "verdetti pilotati" per garantire il meccanismo di spartizione degli appalti per i Grandi eventi non sta in piedi. Dunque, che l'operazione finanziaria sospetta dell'estate 2009 segnalata dalla Banca d'Italia – un assegno circolare non trasferibile di 250 mila euro versato sul suo conto – sospetta non è. Anzi. Perché questa storia, a dire del magistrato, è semplice. Quei soldi non sono indizio di corruzione, ma "parte del corrispettivo di una regolare compravendita immobiliare". "Una villetta di tre stanze sul litorale della Giannella", la magnifica lingua di sabbia e dune che unisce per chilometri la laguna di Orbetello e il promontorio dell'Argentario alla rocca di Talamone.

"Avevo costruito quella casa agli inizi degli anni '70 – spiega al telefono il magistrato – e l'ho venduta lo scorso anno quando ho deciso di acquistarne una nuova". Il prezzo, sia pure considerando il pregio della zona, è di tutto rispetto. "Un milione e 67 mila euro" pagato senza accendere mutui. L'acquirente è persona che De Lise conosce bene. E che, per mestiere, frequenta le aule in cui lui, prima come presidente del Tar Lazio, quindi come Presidente del Consiglio di Stato, amministra giustizia.

E' l'avvocato Maria Chiara Scoca, figlia di Franco Gaetano Scoca, professore ordinario alla "Sapienza", tra i più illustri amministrativisti d'Italia. Uno studio importante - con clienti quali Alitalia, Generali, Telecom – e dalle importanti relazioni politiche. Di cui è testimone la legislatura da senatrice dell'Udeur di Maria (detta "Maretta") Concetta Scoca, la sorella del professore, eletta nel 1996 e sottosegretaria alla giustizia e ai beni culturali nei governi D'Alema I e D'Alema II. "Alla Giannella, io e la famiglia Scoca eravamo vicini di ville. E quando il professore ha perso la moglie – racconta De Lise – ha pensato di sistemare un po' le cose con i figli. Seppi dal custode del comprensorio che a Maria Chiara piaceva la casa e io gliel'ho venduta volentieri. Il milione di euro, è stato pagato in parte da lei, circa 600 mila euro, e il resto, a titolo di donazione, dal padre, come risulta dall'atto di compravendita del notaio Vassalli. Il famoso assegno di 250 mila euro fa parte di quella liberalità".

De Lise ne ha conservato copia e matrice ("è un Unicredit emesso il 30 giugno 2009, numero 5911830635, versato sul mio conto alla Fideuram"). Non vede dunque "alcun mistero", né ritiene che ragioni di opportunità avrebbero dovuto consigliargli di non vendere quella casa a un avvocato dei cui ricorsi od opposizioni è stato chiamato ed è chiamato a decidere. "Adesso non esageriamo – dice - Non vedo il problema. Vogliamo sostenere che un magistrato o un avvocato devono subire una diminutio dei loro diritti solo per il mestiere che fanno? Io ho venduto ad un avvocato e ho comprato da un ingegnere. E allora? E poi, guardi, nella giustizia amministrativa c'è grande familiarità tra giudici e avvocati. Da sempre. Anche io, quando cominciai come magistrato amministrativo ne rimasi sorpreso, ma con il tempo ho compreso che questa è una risorsa".

La "familiarità" è stata una risorsa – e deve esserlo ancora – anche per Patrizio Leozappa, genero di De Lise. Un avvocato amministrativista in cui le indagini della Procura di Perugia e del Ros dei carabinieri di Firenze "inciampano" spesso nell'inchiesta sul Sistema Anemone. Leozappa, per quanto segnalato dalla Banca d'Italia ai pm, è beneficiario di cinque operazioni finanziarie sospette per un importo complessivo che non arriva a 200 mila euro. E' inquilino di "Propaganda Fide" (in via Bocca di Leone 78, a Roma), di cui De Lise è consultore. E' difensore delle ragioni dello Sport Village di Anemone nella causa che vede le associazioni ambientaliste soccombere nel ricorso di fronte al Tar del Lazio nei mesi in cui (è il 2008) il centro cresce a dismisura mangiandosi le aree golenali del Tevere. E' il professionista cui Angelo Balducci, Diego Anemone e Stefano Gazzani si rivolgono per aggiustare la girandola di compravendite immobiliari con cui Balducci sistema i figli. E ancora: Leozappa divide curiosamente lo studio con gli avvocati che difendono con successo, di fronte al Tar Lazio presieduto da De Lise, le ragioni della "Sac" di Cerasi nella controversia che la oppone alla "Giafi" di Carducci per l'appalto del nuovo teatro di Firenze. Causa il cui esito verrà ribaltato dallo stesso Tar quando De Lise non ne sarà più presidente.

Del genero, De Lise non parla troppo volentieri. "Che devo dirle? Si è fidanzato con mia figlia quando erano studenti alla Luiss e della sua attività professionale non mi sono mai occupato. So che è un bravo avvocato. L'immobile di via Bocca di Leone? Dovrei controllare. Ma se non sbaglio mio genero ha lo studio a palazzo Torlonia. E per quanto riguarda poi le due cause di cui si discute, non vedo ombre. La questione dello Sporting fu decisa quando io non ero più presidente del Tar Lazio. E il ricorso che respinsi della "Giafi" era una richiesta di sospensiva. Lo sa quante volte chi si vede respinta una sospensiva vince poi nel merito? Accade spessissimo. E' la fisiologia del processo. Per altro, Carducci non fece neanche appello. Che si va cercando, ora?". Cosa cerchi la Procura di Perugia, lo si capirà presto. Per quel che si sa, gli accertamenti della Finanza sulla compravendita della Giannella sono in corso, a cominciare dalla congruità del prezzo di vendita e dalle modalità di pagamento.

(05 settembre 2010)

 

 

2010-09-03

Rientra l'allarme: non c'è petrolio in acqua

Ma sulla sicurezza è di nuovo polemica

Le squadre di salvataggio hanno chiuso i 7 pozzi, evacuato la piattaforma e i pescherecci antincendio hanno spento le fiamme. Nessun ferito, nessun disperso. Si indaga sulle cause. Gli ambientalisti: "L'approccio delle trivellazioni offshore è troppo pericoloso"

Rientra l'allarme: non c'è petrolio in acqua Ma sulla sicurezza è di nuovo polemica

* Golfo del Messico: spento l'incendio

video

Spento l'incendio

* Golfo del Messico, esplode un'altra piattaforma

video

La mappa

* Golfo del Messico, esplode un'altra piattaforma

foto

Esplode un'altra piattaforma

* Esplode un'altra piattaforma nel Golfo "Ma non ci sarà una nuova Marea Nera"

articolo

"Non è una nuova Marea Nera"

NEW ORLEANS - L'allarme è rientrato e il timore che una nuova perdita di petrolio si aggiungesse alla catastrofe causata dalla Bp quattro mesi fa, è scongiurato. L'esplosione della Vermillion Oil 380 avvenuta ieri 1 a 130 chilometri a sud della baia di Vermillion in Louisiana, ha causato fuoco, fiamme, paura ma nessuna macchia. Certo non una nuova marea nera. Le squadre di salvataggio hanno chiuso i sette pozzi, poi hanno evacuato la piattaforma mentre in cinque ore, tre pescherecci antincendio sono riusciti a spegnere le fiamme. Dopo aver passato diverse ore in acqua con i giubotti salvagente in attesa dei soccorsi, i 13 dipendenti della piattaforma sono stati recuperati e portati in ospedale. Nessun ferito, nessun disperso. La guardia Costiera sta continuando a sorvegliare la zona per cercare tracce di petrolio in acqua, ma al momento non ci sono segni di fuoriuscite.

L'analogia con l'esplosione della Deepwater Horizon 2 si ferma dunque alla zona del disastro, lo stesso specchio d'acqua del golfo messicano. L'incidente sulla piattaforma della Bp però causò 11 vittime tra i lavoratori dell'impianto e un disastro ambientale che resta senza precedenti nella storia americana. La piattaforma esplosa ieri invece opera in acque molto meno profonde, a circa 135 metri contro i 1.500 della Deepwater Horizon, e non stava producendo petrolio al momento dell'incidente. Accantonata l'emergenza, s'indaga ora sulle cause dell'esplosione. La Mariner parla di un incendio in un deposito di gas, all'interno della base, e ricorda che al momento dello scoppio la piattaforma non era attiva, cioè non era in atto alcuna attività di pompaggio del greggio dal profondo del mare.

A spargersi a macchia d'olio ora saranno le polemiche sulla sicurezza delle trivellazioni offshore. Qualche ora dopo l'esplosione la guardia Costiera aveva infatti descritto una macchia "lucente" lunga 1,6 chilometri e larga circa 30 metri intorno alla base. Poi in serata era arrivata la smentita del capitano della guardia Costiera, Peter Troedsson, che aveva ufficialmente fatto rientrare allarmi e sospetti: "L'incendio è spento, e gli elicotteri e le navi sul posto non segnalano alcuna perdita. Continuiamo a sorvegliare la situazione per essere certi che non vi siano cambiamenti", aveva detto ieri.

Se la piattaforma fosse attiva o meno resta però una circostanza poco chiara e i dubbi partono proprio dal governatore della Louisiana, Bobby Jindal: "Stanno dicendo che la base era chiusa. Se è vero - ha detto - allora è un fatto molto importante. Tuttavia si tratta di qualcosa che non abbiamo ancora verificato in modo indipendente". Anche secondo la guardia Costiera, l'impianto stava estraendo greggio. I sette pozzi della Vermillion Oil 380 sarebbero stati chiusi "rapidamente" dopo l'esplosione. La loro capacità di estrazione è di circa 222 mila litri di petrolio e 25 mila metri cubi di gas al giorno. "Lavoriamo con la guardia costiera per essere sicuri che le attività sulla piattaforma siano effettivamente sospese e che non riversi nulla in mare", ha detto il governatore della Louisiana. E dalla Casa Bianca arrivano continue rassicurazioni: "Stiamo raccogliendo informazioni. Abbiamo mezzi di soccorso pronti a intervenire nel caso di contaminazione del mare", ha confermato il portavoce, Robert Gibb.

Ma gli ambientalisti protestano. "L'incidente dell'aprile scorso doveva essere un campanello d'allarme e invece non è stato così. Oggi l'allarme è suonato nuovamente", ha detto in un comunicato Michael Brune, direttore esecutivo del gruppo ambientalista Sierra Club, secondo quanto riporta la Bbc online. "L'industria petrolifera continua a inveire contro le regolamentazioni, ma è chiaro a tutti che l'approccio attuale alle trivellazioni offshore è semplicemente troppo pericoloso", si legge ancora nel comunicato. La piattaforma della Mariner è situata in acque basse e i responsabili sostengono che nel caso di perdita, l'intervento sarebbe stato molto più facile rispetto a quanto accaduto con la Deepwater Horizon. Il fatto è che le perdite non dovrebbero proprio essere una possibilità, sostengono gli ambientalisti. In Italia il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha affermato che il nuovo incidente "conferma l'esigenza" di "più stringenti regole a livello internazionale", mettendo in evidenza la situazione nel Mediterraneo e sollecitando che "il problema venga posto all'ordine del giorno nelle prossime settimane nell'agenda europea".

Intanto, secondo quanto riporta il New York Times, la Bp sostiene che il bando sulle trivellazioni renderà più difficile andare avanti con i risarcimenti dovuti dopo i danni ambientali provocati dall'esplosione dell'impianto nell'aprile scorso. Il colosso petrolifero britannico ha inoltre informato che, a oggi, la perdita nel Golfo del Messico seguita quella esplosione è costata al gruppo circa 8 miliardi di dollari, e che la Deepwater Horizon verrà definitivamente chiusa fra due settimane.

(03 settembre 2010)

 

 

 

Groenlandia, trivelle in azione

il Polo è un pozzo di greggio

Da una settimana una società inglese ha avviato le perforazioni nelle acque dell'Artico. Un'area che conserva il 13% delle riserve di oro nero rimaste sulla Terra. Ma il clima dell'estremo nord del pianeta rende difficili le operazioni. E sono altissimi i rischi per l'ambiente di LUIGI BIGNAMI

Groenlandia, trivelle in azione il Polo è un pozzo di greggio In cerca di petrolio al Polo Nord

ma sono alti i rischi per l'ambiente

LA ricerca dell'oro nero in tutti gli oceani del pianeta non smette di guardare avanti. Nonostante le paure e le problematiche che si sono aperte dopo quanto avvenuto durante l'esplorazione petrolifera in mare aperto nel Golfo del Messico. Da una settimana, come riferisce il New Scientist, sono le fredde acque artiche in prossimità della Groenlandia ad essere oggetto di trivellazione ad opera della società inglese Cairn Energy.

Il mondo intero guarda alle acque che circondano il Polo Nord come nuova meta per lo sfruttamento petrolifero e minerario. Dalle ricerche fin qui condotte, nell'area risulta esserci circa il 13% delle riserve di petrolio rimaste sulla Terra e circa il 30% di quelle di gas. L'incidente della Deepwater Horizon ha fermato momentaneamente le attività nelle acque americane, canadesi e norvegesi ma non in quelle groenlandesi e russe dove continuano la ricerca e le prime perforazioni. Tuttavia è proprio di poche settimane fa la notizia che americani e canadesi sono partiti con una nave oceanografica per importanti rilievi. "Con questa spedizione vogliamo definire con precisione quali sono i confini geologici dei nostri territori, quelli cioè che il trattato internazionale dei mari permette di considerare propri e quindi di esplorarli e sfruttarli", ha spiegato Brian Edwards del Servizio Geologico americano. La Russia aveva preceduto tale spedizione con una propria nave e due anni fa aveva mandato fin sul fondo del Polo Nord un sommergibile dove piantò la propria bandiera.

Estrarre petrolio nelle aree artiche è una sfida contro la natura che ha pochi confronti, sia che avvenga in mare che sulla terraferma. Gli uomini addetti ai lavori, qualunque attività eseguano, devono fare fronte ai movimenti del pack, agli iceberg, alle temperature estremamente fredde, alle tempeste e alle condizioni estreme quando scende la notte artica che dura circa 6 mesi.

Per questi motivi le compagnie petrolifere al momento stanno esplorando le aree marine più vicine alle coste e le più accessibili e, quando è possibile, cercano di costruire piccole isole artificiali da collegare alla terraferma così da trasformare un'esplorazione off-shore (in mare aperto) in una su terra. Quando non è possibile si costruiscono gigantesche strutture in acciaio che vengono ancorate sul fondo marino. La piattaforma russa Prirazlomnoye, ad esempio, quasi completamente costruita su un campo petrolifero dove si prevede la presenza di 610 milioni di barili e che si trova al nord della Russia, peserà 100.000 tonnellate e si trova su un mare profondo 20 metri. In questo caso sarà la sua gigantesca massa a proteggerla dal ghiaccio che la assedierà per otto mesi l'anno.

Quando bisognerà andare ancor più al largo le piattaforme saranno costantemente protette da rompighiaccio. La prima di queste sarà anch'essa russa e verrà costruita a 650 km dalle coste con un mare profondo 300 m e costantemente circondata dai ghiacci. Essa inizierà ad operare nel 2016.

Tutte le compagnie petrolifere insistono nel sostenere che le piattaforme saranno a prova di ogni evento estremo. Ma nonostante questo, molti gruppi ambientalisti fanno presente che il pericolo non viene solo dalle piattaforme ma anche dalle navi che dovranno fare la spola con esse per rifornirsi di olio. Il pack, gli iceberg e le tempeste renderanno inevitabili gli incidenti e in acque fredde una fuoriuscita di petrolio potrebbe creare danni realmente irreversibili all'ambiente. In quel mondo infatti, una fuoriuscita di greggio può essere contenuta solo in estate, ma le acque molto fredde rendono l'olio molto più stabile che non in quelle calde. Per la natura è assai più difficile eliminarlo e, come si è visto in Messico, l'uomo riesce a fare ben poco.

(02 settembre 2010)

 

 

2010-09-02

LOUISIANA

Esplode piattaforma petrolifera

Chiazza di greggio nel Golfo del Messico

L'incidente 80 miglia a sud di Vermilion Bay. Dopo il disastro della Bp, è il secondo incidente nell'area. Fiamme e fumo sulla zona, preoccupazione per i danni ambientali. La Guardia Costiera: "Il pozzo non era attivo", ma poi rileva una fuoriuscita in mare. Soccorsi 13 lavoratori, uno ferito dal nostro inviato ANGELO AQUARO

Esplode piattaforma petrolifera Chiazza di greggio nel Golfo del Messico

WASHINGTON - Paura nel Golfo del Messico: un'altra piattaforma petrolifera è esplosa e adesso brucia al largo di Vermilion Bay. Tredici persone sono finite in acqua: nessuno può ancora dire in che condizioni si trovino. C'è almeno un ferito, secondo il sito della rete locale Wafb è stato trasportato al Terrebonne General Medical Center a Houma, in Louisiana. I dispersi sarebbero stati localizzati e tratti in salvo. E nell'acqua si comincia a osservare una chiazza di petrolio, una scia di greggio di quasi 2 chilometri. Contro tutte le rassicurazioni iniziali - confermate dalla Casa Bianca - sul fatto che le operazioni di trivellazione non andassero in profondità.

Quattro mesi dopo il disastro della DeepWater Horizon, 20 aprile, 11 morti, la più grande tragedia ambientale d'America, l'incubo della macchia nera che soltanto poche settimane fa è scomparsa si riaffaccia drammaticamente. Al momento dell'esplosione, intorno alle 9 americane, la piattaforma Vermilion Oil 380 non stava lavorando petrolio. "Dai primi rilevamenti non risultano perdite", ha comunicato in un primo momento la Mariner Energy, proprietaria del pozzo. Ma il precedente di Bp consiglia prudenza. Bill Colclough della Guardia Costiera cerca di mantenere la calma: assicurare che i soccorsi sono già in azione. Ma non si riesce a capire neppure che cosa sia successo davvero.

Un altro disastro nelle acque della Louisiana dove il presidente Barack Obama era sbarcato domenica scorsa per celebrare i cinque anni dalla tragedia di Katrina e assicurare la popolazione che un'altra vergogna come l'esplosione nel Golfo, che ha piegato ancora una volta questa terra, non si sarebbe ripetuta più. Spiega Gene Beck della Texas A&M University che probabilmente la piattaforma sarebbe esplosa per una fuga di gas: si tratterebbe di una struttura che era al lavoro su un pozzo già funzionante. Le nuove trivellazioni sono state sospese dalla moratoria contestatissima - alcuni stati come la Lousiana spingono per la cancellazione per far ripartire l'occupazione - che Barack Obama ha imposto nell'attesa che le cause del disastro della DeepWater Horizon vengano definitivamente accertate. Ma i lavori naturalmente continuano sulle piattaforme già in funzione.

"Non si tratta di una piattaforma che trivellava in profondità", dice il portavoce Robert Gibbs nella prima dichiarazione della Casa Bianca, quasi a sfatare il fantasma della Deepwater Horizon che riaffiora. Ma l'imbarazzo e la preoccupazione per il nuovo, clamoroso incidente è palpabile.

Gli elicotteri sono stati spediti sul posto dell'esplosione. L'equipaggio sulla piattaforma sarebbe ok ma la struttura è ancora in fiamme. L'incubo del Golfo sembra davvero senza fine. La Bp nei giorni scorsi ha dovuto rimandare la chiusura definitiva di quel pozzo maledetto per le condizioni meteo: gli uragani che stanno sferzando gli Usa non si erano mai visti così forti come in questa stagione. L'allarme continuerà fino a metà ottobre. Ma adesso è questa esplosione misteriosa a fare ancora paura.

(02 settembre 2010)

 

 

CLIMA

Allarme livello del mare

la geoingegneria non basta

Ricercatori britannici, cinesi e danesi hanno studiato il futuro degli oceani. Secondo loro non c'è scampo: il livello marino salirà di almeno 30-70 centimetri entro la fine del 2100, anche usando le tecniche più avanzate di JACOPO PASOTTI

Allarme livello del mare la geoingegneria non basta

LA GEOINGENERIA non impedirà affatto la risalita del mare. L'ingegneria su scala planetaria non è una soluzione, nemmeno d'emergenza, ai danni procurati al clima dalle attività umane. È questa la conclusione a cui è giunto un team di ricercatori britannici, cinesi, e danesi al termine di un nuovo studio sul futuro degli oceani terrestri. A loro parere non c'è scampo: il livello marino salirà di almeno 30-70 centimetri entro la fine del 2100, anche usando le tecniche di geoingegneria più avanzate. "Sostituire la geoingegneria al controllo delle emissioni significherebbe addossare un enorme rischio alle future generazioni", affermano i ricercatori sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Science.

La massima autorità mondiale sul clima, l'Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), ha previsto che il livello marino sarà di 20-60 centimetri più elevato per la fine di questo secolo. Una stima, questa, che molti scienziati ora ritoccherebbero verso l'alto portandola a 1-1.5 metri.

Sarà un problema che "colpirà circa 150 milioni di persone che vivono in aree costiere, incluse alcune delle maggiori città del pianeta", spiega Svetlana Jevrejeva, del National Oceanography Centre di Liverpool, in Inghilterra, coautrice della ricerca. Solamente in Cina, nei prossimi decenni milioni di persone dovranno spostarsi verso l'interno del paese.

La maggior parte degli scienziati è d'accordo: per rallentare la risalita del livello dei mari bisogna affrontare il problema alla radice ed abbattere le emissioni. Ma per ottenere questo potremmo essere in ritardo. Sono nate così proposte alternative che hanno dato vita ad un intero nuovo ramo della ricerca. L'idea è di sviluppare tecniche ingegneristiche per manipolare il clima. Ci sono proposte di "fertilizzare" gli oceani con polvere di ferro, o di rimescolare le acque profonde per favorire la crescita di alghe che, crescendo, catturerebbero anidride carbonica. Altre idee sono di lanciare in orbita un ciclopico parasole planetario, o di iniettare colossali quantità di zolfo nell'atmosfera per simulare l'effetto di un'eruzione vulcanica e generare una nube di particelle in grado di schermare la radiazione solare. O, ancora, puntare su sistemi agricoli che facilitano la fissazione al suolo di carbonio (come il biochar: un modo per convertire il materiale organico in carbone).

Un invito alla cautela arriva ora però da Jevrejeva e colleghi, che hanno concluso uno studio sull'impatto che cinque tecniche di geoingegneria avrebbero sul livello marino verso la fine del secolo. "Entro il 2100 il mare si alzerà di 30-70 centimetri anche con l'impiego di qualsiasi tecnica di ingegneria, a meno di usare quelle più estreme e sotto il più stringente scenario di emissioni globali", concludono i ricercatori. Un moderato o, peggio ancora, intermittente, uso della geoingegneria non servirebbe a molto.

I ricercatori spiegano per esempio che immettere nella stratosfera biossido di zolfo quanto ne produrrebbe una eruzione vulcanica pari a quella del Pinatubo del 1991 (circa 10 milioni di tonnellate di SO2) potrebbe rimandare la risalita del livello marino di 40-80 anni. Per mantenere invece il mare al livello che aveva alla fine degli anni '90 dovremmo ripetere questa "eruzione artificiale" ogni 18 mesi.

Questo però, fanno notare i ricercatori, non arresterebbe la acidificazione degli oceani, inevitabile a meno di un taglio radicale delle emissioni di anidride carbonica. Senza contare poi che l'impresa sarebbe costosa e potrebbe causare "effetti indesiderati", come cambiamenti nei regimi delle precipitazioni o il pericolo di danneggiare lo strato di ozono nella alta atmosfera. La messa in orbita di colossali specchi per riflettere la luce solare, un'altra ipotesi di geoingegneria, nasconde sfide tecnologiche e costi che sono, secondo gli studiosi, a dir poco scoraggianti.

L'unico metodo che lascia qualche spiraglio è l'impiego dei biocombustibili che, impiegati congiuntamente alla riforestazione e al biochar, combinati ad una rigorosa riduzione delle emissioni, potrebbe limitare la risalita dei mari a 20-40 centimetri. Insomma, attenzione a progetti ingegneristici fantascientifici e miliardari, avverte Jevrejeva: "Non sappiamo come reagirebbe il pianeta ad attività di geoingegneria di così grande scala".

(02 settembre 2010)

2010-08-04

GOLFO DEL MESSICO

Marea nera, riesce "Static Kill"

il pozzo del disastro è chiuso

Il metodo consiste nel pompare una miscela di fango e cemento per "stroncare" il pozzo Macondo, completando la messa in funzione di quelli di soccorso. La Bp: "obiettivo raggiunto"

Marea nera, riesce "Static Kill" il pozzo del disastro è chiuso Le piattaforme usate per l'operazione Static Kill

WASHINGTON - Obiettivo raggiunto: l'operazione "Static Kill" si è conclusa con successo e il pozzo sottomarino Macondo, all'origine della marea nera nel Golfo del Messico, è stato finalmente chiuso.

A dichiararlo è stata la British Petroleum che, al termine di un'operazione durata diverse ore, è riuscita a iniettare un mix di cemento e fango sottoterra, spingendo il petrolio nel bacino sottostante, un deposito 4mila metri sotto la superficie marina. Un'operazione senza precedenti, mai avvenuta a tali profondità, ultimo di una serie innumerevoli di tentativi che hanno visto i tecnici impegnati per 106 giorni.

LA CRONOSTORIA DEL DISASTRO 1

"La pressione del pozzo è ora contenuta da quella idrostatica dei fanghi iniettati, ed era questo l'obiettivo dell'operazione", ha dichiarato il gruppo in un comunicato, garantendo che la situazione è ora sotto controllo. L'operazione è cominciata poco dopo le 15 locali di ieri ed è durata meno del previsto, dato che, secondo le stime degli esperti, per completarla ci sarebbero potute volere anche 66 ore. La BP ha precisato che l'intervento è partito alla luce dell'esito positivo dei test effettuati in giornata.

Non è però certamente il caso di abbassare la guardia. Adesso le operazioni di monitoraggio dovranno essere, anzi, ancora più approfondite, onde evitare squilibri nel sistema. "Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile", rassicura la Bp, aggiungendo che "in base ai risultati di questo controllo si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno". La compagnia inglese ha anche fatto sapere che la collaborazione con l'ammiraglio Thad Allen, responsabile del coordinamento delle operazioni nel Golfo del Messico per il governo Usa, continuerà "per determinare la prossima tappa (di Static Kill), quando decideremo se iniettare del cemento nel pozzo attraverso la stessa condotta".

(04 agosto 2010)

 

 

 

 

LA SCHEDA

106 giorni per tappare la falla

Cronostoria del disastro nero

106 giorni per tappare la falla Cronostoria del disastro nero Un momento dell'operazione "Static Kill"

WASHINGTON - L'operazione Static Kill mette fine all'emergenza nel Golfo del Messico, almeno per quanto riguarda i rischi di una nuova fuga di petrolio. Queste le date principali della vicenda.

- 20 APRILE 2010: Esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon, della società svizzera Transocean ma gestita dalla britannica BP. Undici i morti. La piattaforma è collocata a una settantina di chilometri dalle coste della Louisiana ed estrae petrolio dal pozzo Macondo, che si trova a 1.500 metri di profondità. Il pozzo raggiunge una profondità di 4 mila metri.

- 22 APRILE: Affonda la piattaforma, il petrolio esce a fiotti.

- 29 APRILE: Il presidente Usa, Barack Obama, impegna "ogni singola risorsa disponibilè;', comprese le forze armate, per contenere la marea e dice che Bp è responsabile del disastro.

- 30 APRILE: L'ad di Bp, Tony Hauward, riconosce la "piena responsabilita" della società. Bp comunica che le perdite sono contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili al giorno.

- 2 MAGGIO: Obama visita le zone colpite. Gli Usa vietano la pesca e la navigazione turistica in buona parte del Golfo.

- 7 MAGGIO: Fallisce primo tentativo di mettere il 'tappo'.

- 19 MAGGIO: Marea nera arriva sulle coste della Louisiana.

- 29 MAGGIO: Fallisce secondo tentativo di mettere il tappo.

- 1 GIUGNO: Il Dipartimento di Giustizia Usa apre un' inchiesta criminale sull'incidente.

- 10 GIUGNO: Il primo ministro britannico, David Cameron, per la prima volta dichiara che il governo è pronto ad aiutare Bp.

- 16 GIUGNO: Accordo tra Bp e Casa Bianca per l'istituzione di un fondo da 20 miliardi di dollari per pagare i danni.

- 17 GIUGNO: Hayward attaccato e criticato al Congresso Usa.

- 20 GIUGNO: Compaiono i primi documenti interni di Bp in cui si parla di perdite potenziali di 100 mila barili al giorno.

- 15 LUGLIO: Fermata per la prima volta la perdita. Sul pozzo viene messo un "tappo" di alcune tonnellate.

- 19 LUGLIO: Bp comunica perdite di 3,95 miliardi di dollari.

- 27 LUGLIO: Bp nomina l'americano Bob Dudley nuovo amministratore delegato, precisando che Hayward resta in carica fino all'1 ottobre.

- 2 AGOSTO: Bp e Usa comunicano ufficialmente che i barili di petrolio persi in mare sono stati quasi 5 milioni.

- 3 AGOSTO: Comincia operazione 'static kill' per la chiusura definitiva del pozzo con iniezioni di fango.

- 4 AGOSTO: La Bp annuncia: l'operazione "Static Kill", finalizzata a 'tappare' il pozzo di petrolio che ha originato la marea nera nel golfo del messico, ha raggiunto "l'obiettivo perseguito".

(04 agosto 2010)

 

 

L’incertezza dei numeri

images"La voragine è sigillata". La dichiarazione della Bp è ufficiale anche se aggiungere un "probabilmente", sarebbe più prudente visto il numero degli annunci a vuoto che si sono succeduti per settimane. In ogni caso l’augurabile successo dell’ultimo tentativo di chiusura del pozzo non chiude i conti con quello che è accaduto nel Golfo del Messico né dal punto di vista economico né da quello scientifico. La reale portata del danno è ancora in buona parte da misurare. L’incertezza parte dalle stime sul petrolio versato. Le prime valutazioni Bp erano tra i 1.000 e i 5.000 barili al giorno: in circa tre mesi e mezzo di fuoriuscita sarebbe una quantità compresa tra 100 mila e 500 mila barile. Ora invece le autorità americane, in accordo con Bp, parlano di 4,9 milioni di barili di petrolio. Una bella differenza. Che effetto avrà il greggio sugli ecosistemi colpiti? Al danno prodotto dal petrolio (recuperato solo in modesta misura) bisogna aggiungere quello causato dai solventi. E anche su questo punto non c’è chiarezza sui numeri. Quanti di questi prodotti, ad alta tossicità, sono stati usati per ridurre l’impatto televisivo del disastro? La cifra ufficiale è 7 milioni di litri di solventi. Ma nel dibattito in sottocommissione Ambiente della Camera dei rappresentanti Usa, si è parlato di cifre molto superiori. Il pozzo è stato chiuso, ma il disastro non è finito.

Tag:petrolio

 

 

2010-08-03

MAREA NERA

Il giorno di Static Kill

In mare 5 milioni di barili

Nel suo ultimo tentativo di tappare il pozzo Macondo, la multinazionale inietterà fango e cemento nella falla per dirottare il greggio in un bacino a 4mila metri di profondità. Intanto si aggiornano le cifre del disastro: nelle acque del Golfo del Messico 780 milioni di litri di petrolio, ne sono stati recuperati circa 800mila barili, corrispondenti a 127 milioni di litri

Il giorno di Static Kill In mare 5 milioni di barili

WASHINGTON - Nel Golfo del Messico è il giorno di Static Kill, operazione di ingegneria messa a punto da Bp per chiudere finalmente la falla apertasi nel pozzo Macondo a più di tre mesi dal disastro della piattaforma Deepwater Horizon. Sarà l'ultimo tentativo della multinazionale inglese degli idrocarburi di porre rimedio al grande disastro ambientale, su cui iniziano a farsi seriamente i conti.

Secondo stime diffuse dalle autorità americane in accordo con Bp, dal 20 aprile, giorno dell'incidente, il pozzo ha riversato in mare 4,9 milioni i barili di petrolio, che corrispondono grosso modo a 780 milioni di litri. Di questi, ne sono stati recuperati circa 800mila barili, corrispondenti a 127 milioni di litri, il resto è andato disperso nelle acque del Golfo o è stato "sciolto" dagli oltre 7 milioni di litri di solventi rovesciati sulla gigantesca macchia nera nei primi giorni dell'emergenza.

Anche sui solventi è polemica. Secondo gli ambientalisti hanno causato più danni che benefici, convinzione contestata dall'Epa, l'agenzia per l'ambiente degli Stati Uniti, secondo cui i solventi non sono più tossici dello stesso greggio. Dibattito in cui si inserisce una sottocommissione Ambiente della Camera dei rappresentanti, per dire che la quantità di agenti chimici usata per sciogliere il petrolio nel Golfo del Messico è di molto superiore ai 7 milioni di litri dichiarati. "Tutte le cifre devono essere rimesse in questione", ha detto il suo presidente, Edward Markey.

All'operazione Static Kill il compito di tracciare una riga sotto il saldo dei barili e spostare l'attenzione sul futuro, in termini di ambiente ma anche di economia, del Golfo del Messico. L'idea elaborata dagli ingegneri di Bp è di iniettare nel pozzo una mistura di fango e cemento, in modo da dirottare il petrolio in un bacino sotterraneo situato a 4mila metri di profondità, dove la pressione degli idrocarburi potrebbe trovare finalmente uno sfogo.

L'implementazione di Static Kill dovrebbe partire nella giornata di oggi, iniziata con l'annuncio di un ritardo per cause tecniche di un test cruciale per il via all'operazione. In un breve comunicato, Bp ha spiegato che "durante gli ultimi preparativi per iniziare le prove di iniezione (di fango nel pozzo) è stata scoperta una piccola perdita idraulica" in uno dei sistemi di controllo. La multinazionale britannica prevede comunque di riuscire a realizzare i test oggi, quando la perdita sarà riparata.

Thad Allen, l'ammiraglio in pensione che guida la squadra predisposta dell'amministrazione Usa per far fronte all'emergenza nel Golfo del Messico, ha spiegato che i test dureranno circa quattro ore e, a seconda dei risultati, si darà il via poi Static Kill. Una volta iniziata, l'operazione dovrebbe durare dalle 33 alle 61 ore

(03 agosto 2010)

 

 

 

 

 

 

 

2010-07-27

MAREA NERA

Si dimette il capo di Bp

buonuscita, un milione di sterline

A Tony Hayward subentrerà il direttore esecutivo Robert Dudley: "Si dovrà cambiare cultura". I costi del disastro 32,2 miliardi di dollari, ma la società li detrarrà evitando di versare al fisco Usa 10 miliardi

Si dimette il capo di Bp buonuscita, un milione di sterline Tony Hayward

LONDRA - Bp ha annunciato oggi le dimissioni dell'amministratore delegato, Tony Hayward, che saranno effettive dal primo ottobre. A lui subentrerà l'attuale capo delle operazioni per l'emergenza nel Golfo del Messico, l'americano Robert Dudley, che ha dichiarato che, dopo la marea nera, il colosso britannico dovrà "cambiare cultura". Hayward riceverà un anno di stipendio come buonuscita, pari a 1,045 milioni di sterline.

Bp ha precisato che Dudley - che da giugno supervisiona le operazioni per contrastare la marea nera - si stabilirà a Londra per assolvere il suo incarico e passerà le sue attuali mansioni negli Stati Uniti a Lamar McKay, presidente di Bp America. Hayward rimarrà nel consiglio di amministrazione fino al 30 novembre e la compagnia intende assegnargli l'incarico di direttore non esecutivo di Tnk-Bp, la sua joint-venture russa.

La società ha detto di prevedere la cessione di attivi patrimoniali che potrebbe toccare i 30 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi. I costi legati alla marea nera sono saliti a 32,2 miliardi di dollari, portando Bp nel secondo trimestre a una perdita di 16,97 miliardi di dollari.

La società ha annunciato di aver intenzione di detrarre tutte le spese sostenute per la fuoruscita di petrolio nel Golfo del Messico dal suo imponibile, riducendo il contributo che darà in futuro alle casse del fisco americano di quasi 10 miliardi di dollari.

La previsione di spesa a bilancio è di 32,2 miliardi di dollari (tasse escluse), che comprende i costi per tappare la falla, ripulire il petrolio fuoriuscito, risarcire le vittime e pagare le multe imposte dal governo. Tuttavia, ha spiegato un portavoce, l'impatto netto sui profitti di Bp sarà solo di 22 miliardi di dollari e la compagnia avrà un credito fiscale di 10 miliardi di dollari, la maggior parte del quale verrà sostenuto dai contribuenti americani. Anche nel Regno Unito, ha spiegato la compagnia, l'imponibile di Bp sarà ridotto.

Secondo gli analisti, detraendo tutte le spese - specialmente quelle per le multe - Bp potrebbe alimentare ulteriormente il risentimento dell'opinione pubblica e del sistema politico negli Usa.

(27 luglio 2010)

 

 

 

 

Bp, un precedente da paura

di Gabriele Marvasi

L'espresso è andato a vedere come sta oggi la baia di Guanabara, in Brasile, dove dieci anni fa ci fu una perdita di petrolio molto inferiore a quella nel Golfo del Messico. Ecco il risultato

(26 luglio 2010)

I dintorni della baia di Guanabara, in Brasile I dintorni della baia di Guanabara, in Brasile

Per quanto tempo avrà effetti devastanti sulla natura la perdita di petrolio della Bp al largo del Golfo del messico? Per averne un'idea basta fare un salto nella Baia di Guanabara, l'enorme bacino idrico che si estende per 380 chilometri quadrati nel territorio di Rio de Janeiro, ed è sede delle maggiori raffinerie di petrolio del Brasile.

Qui il 18 gennaio 2000 fuoriuscirono da un oleodotto sottomarino della Petrobras, la compagnia petrolifera di bandiera, 1,3 milioni di litri di petrolio (quanto ne usciva ogni 8 ore circa dalla falla della BP nel Golfo del Messico), dando luogo a quella che Breno Herrera, biologo a capo dell'area di protezione ambientale che si affaccia sulla Baia, classifica come "uno degli incidenti più gravi e devastanti della storia ambientale brasiliana".

Le sue conseguenze sono ancora evidenti e impressionanti nel Manguezal, le foreste di mangrovie che nascono a margine della Baia di Guanabara (proprio come nel Golfo del Messico) e che rappresentavano il cuore dell'ecosistema costiero di queste aree.

Ancora oggi ampie aree del Manguezal della Baia non danno nessunissimo segno di ripresa e l'impatto sulle comunità di pescatori continua a essere enorme. Chi prima pescava ogni giorno un quintale fra pesci e granchi deve ora accontentarsi di 5-10 chili. Molte delle specie ittiche di maggior valore commerciale si sono semplicemente estinte. Per giunta il pescato della Baia è stato marchiato come "contaminato" con terribili conseguenze sul prezzo. Si spiega così il dimezzamento degli addetti alla pesca.

L'indennizzo dei pescatori in attività prima dell'incidente rimane un fronte aperto. Da un lato Petrobras, nona impresa al mondo per valore di mercato, sostiene che il danno da indennizzare è quello relativo alla sospensione dell'attività per 32 giorni, portando a sostegno di questa tesi studi scientifici commissionati a svariate università e centri di ricerca. Dall'altro lato l'associazione nata dopo il disastro a sostegno dei diritti dei pescatiori sostiene che i danni arrecati sono stati enormi e che i dati di Petrobras sono fasulli. Alexandre Andreson, presidente dell'associazione, fa notare con sarcasmo come in uno degli studi prodotti da Petrobras si sostenga che a dieci giorni dall'incidente la concentrazione di idrocarduri nelle acque della Baia rientrasse già nella norma. Eppure, in quegli stessi giorni, si continuava a strappare alla morte centinaia di gabbiani e uccelli vari coperti di petrolio.

Intanto la vita dei pescatori locali – quelli che sono rimasti – si è trasformata: molti di loro infatti sono stati assunti proprio da Petrobras nei "progetti volti al miglioramento ambientale della Baia": in altre parole, usano le loro reti per raccogliere bottiglie e sacchetti di plastica, anzichè pesci.

 

 

 

 

 

2010-07-26

NUCLEARE

Iran, nuove sanzioni dalla Ue

Colpito il settore dell'energia

I ministri degli Esteri dei 27 varano un pacchetto per indurre Teheran a rinunciare al programma nucleare. Colpite le industrie del gas e del petrolio, con divieto di nuovi investimenti, di assistenza tecnica e di trasferimento delle tecnologie. L'Iran assicura: "Non ci scalfirete". Ma poi chiede all'Aiea di riprendere i negoziati sullo scambio di uranio arricchito

Iran, nuove sanzioni dalla Ue Colpito il settore dell'energia Mahmud Ahmadinejad, presidente dell'Iran

BRUXELLES - L'Unione Europea ha adottato nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano colpendo in particolare il settore energetico, il gas e il petrolio, strategico per la Repubblica islamica. Lo riferisce una fonte diplomatica che ha partecipato alla riunione dei ministri degli Esteri di 27.

Le misure adottate dalla Ue vanno persino oltre quelle varate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu lo scorso 9 giugno. E' previsto il divieto di ogni nuovo investimento, assistenza tecnica o trasferimento di tecnologia in Iran, soprattutto nel campo della raffinazione e della liquefazione del gas.

Inoltre, gli scambi commerciali con la Repubblica Islamica devono essere resi più difficili, vietate le attività delle banche iraniane ed esteso il numero di cittadini iraniani a cui vietare il visto, con particolare riguardo per le guardie della rivoluzione, l'armata ideologica del regime di Teheran. La maggior parte delle sanzioni diventerà effettiva da martedi, con la pubblicazione sul giornale ufficiale della Ue.

La reazione iraniana ha due sfumature: una, prevedibile, di critica verso le sanzioni, l'altra di apertura a nuovi negoziati per uno scambio di uranio arricchito sotto l'egida dell'Aiea. Per il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast, le misure adottate dalla Ue serviranno solo a "complicare la situazione", mentre il ministro del Petrolio, Masoud Mirkazemi, assicura che le sanzioni non scalfiranno la produzione di idrocarburi del Paese.

Ma l'Iran, come preannunciato ieri, ha anche consegnato all'Aiea una lettera in cui si dice pronto a "riprendere i negoziati" con la stessa agenzia, con gli Usa, la Russia e la Francia, per uno scambio di uranio arricchito. La lettera, scrive l'agenzia Irna, è stata consegnata dall'ambasciatore iraniano presso l'Aiea, Ali-Asghar Soltanieh, al direttore generale dell'agenzia dell'Onu, Yukiya Amano, durante un incontro a Vienna, dove ha sede l'organismo di controllo. "Siamo pronti a riprendere i negoziati sullo scambio di combustibile nucleare come progetto umanitario e nell'ambito delle attività dell'Aiea senza alcuna precondizione", ha detto Soltanieh all'Irna.

Nel maggio scorso l'Iran ha sottoscritto una dichiarazione, controfirmata da Turchia e Brasile, in cui si impegnava ad accettare una proposta di scambio in base alla quale avrebbe consegnato all'estero 1.200 chilogrammi del suo uranio arricchito al 3,5% in cambio di 120 chilogrammi di combustibile a base di uranio arricchito al 20% per alimentare un suo reattore con finalità mediche. la dichiarazione non aveva fermato l'adozione delle sanzioni Onu il 9 giugno, ma il cosiddetto 'Gruppo di Vienna', cioè Aiea, Usa, Russia e Francia, che aveva inizialmente proposto lo scambio nell'ottobre scorso, aveva chiesto chiarimenti tecnici a Teheran sulla sua dichiarazione.

Ieri, dopo un incontro a Istanbul con i suoi omologhi di Turchia e Brasile, il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, aveva annunciato per oggi la lettera con la risposta di Teheran, consegnata all'Aiea.

(26 luglio 2010)

 

 

 

 

Le sanzioni e il pieno di benzina

Tutti dicono che le sanzioni non sono mai servite a far cambiare idea o politica a un governo, a un regime. Non siamo in grado di svolgere un’analisi compiuta su questo tema, e meno che mai di fare una previsione su quello che succederà all’Iran. E tra l’altro ad oggi proprio nessuno crede che la dirigenza iraniana vicina al leader Khamenei e al presidente Ahmadinejad cambierà linea sul programma nucleare grazie alle sanzioni Onu.

Ma una notizia data dalla Reuters accende una luce diversa sulla partita che Usa, Russia ed Europa stanno giocando con Teheran. Secondo documenti degli armatori internazionali consultati, nel mese di luglio in Iran sono arrivate solo tre navi cariche di benzina (una quarta è in viaggio dal Venezuela). Ogni mese di solito i viaggi sono 12 o 13, e questo perché come molti sanno, l’Iran pur producendo ed esportando un mare di petrolio, è costretto ad importare il 40% della benzina e dei carburanti usati commercialmente. Il gigante del Golfo non ha abbastanza raffinerie.

Con le nuove sanzioni votate ieri dalla Ue, gli armatori, i commercianti e i finanziatori nel mercato dei prodotti del petrolio iniziano a temere seriamente ritorsioni americane: rischiare di uscire dai mercati Usa o europei può essere un buon motivo per non trasportare benzina in Iran. I dirigenti iraniani non sembrano per nulla infastiditi da questo nuovo problema, ma il problema c’è: il mese scorso, per risparmiare l’elettricità negli uffici pubblici, a Teheran gli impiegati sono stati lasciati a casa per 3 giorni. La partita è ancora lunga, le sorprese sono sempre possibili.

 

 

 

2010-07-25

MAREA NERA

Bp perforerà nel mare libico

I pozzi a 500 km dalla Sicilia

La compagnia britannica, responsabile della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, annuncia l'avvio delle trivellazioni "entro le prossime settimane". Un accordo con Tripoli consente cinque nuovi impianti

Bp perforerà nel mare libico I pozzi a 500 km dalla Sicilia L'apparecchiatura di perforazione della Bp, nel Golfo del Messico

LONDRA - Pozzi di petrolio nel Mediterraneo, a poche centinaia di chilometri dalle coste della Sicilia, di Lampedusa e di Pallenteria. E a trivellare sarà la British Petroleum, la compagnia responsabile della "marea nera" che sta devastando il Golfo del Messico.

E' stata la stessa Bp ad annunciare che "entro le prossime settimane" inizierà una nuova perforazione al largo delle coste libiche, nel Golfo della Sirte. Un portavoce della compagnia, David Nicholas, ha ricordato che in virtù di un accordo con Tripoli siglato nel 2007 la compagnia ha ottenuto l'autorizzazione ad effettuare cinque perforazioni nel Golfo della Sirte. "Non le abbiamo ancora calendarizzate", ha aggiunto, precisando che ogni perforazione necessita di "sei mesi o più".

Le nuove perforazioni avranno luogo a una profondità di circa 5.700 piedi (1.700 metri), leggermente superiore a quella della Deepwater Horizon, la piattaforma situata al largo delle coste della Louisiana, la cui esplosione lo scorso 20 aprile ha causato la gigantesca marea nera che infesta il Golfo del Messico.

(24 luglio 2010)

 

Boschi: "Il Civis può far crollare le due Torri"

Cancellieri convoca i tecnici comunali

L'intervento del vulcanologo a una conferenza organizzata dal Pdl: "Il filobus è un veicolo pesantissimo, e il centro storico non è stabile: creerà danni agli edifici". Il dossier arriverà sul tavolo di tre ministeri. La soprintendente Paola Grifoni: "Non si può fermare questo progetto in corsa". Anche il commissario dice no allo stop ma vuole vederci chiaro

Boschi: "Il Civis può far crollare le due Torri" Cancellieri convoca i tecnici comunali

Il Civis "è un progetto angoscioso ma si deve fare", disse il commissario pochi giorni fa. Ma adesso il filobus riceve il semaforo rosso di uno dei massimi esperti di terremoti in Italia: "Farebbe crollare le due Torri", è l'opinione di Enzo Boschi, presidente dell'Istituto di Vulcanologia. Anna Maria Cancellieri esclude di fermare i lavori ma convoca i tecnici comunali perché chiariscano la situazione.

Il vulcanologo ha parlato a una conferenza stampa organizzata dal Pdl. "Bisognerebbe assolutamente fermare tutto", spiega Boschi, perché il Civis rischia di accelerare i processi che mettono a rischio la stabilità degli edifici del centro storico di Bologna. Che già si abbassa e risente delle scosse sismiche dell'Appennino: i frequenti passaggi del filobus, "veicolo pesantissimo", danneggerà il centro "che non è sano né robusto, ma fragile. La questione dei danni agli edifici è seria: è da prendere seriamente in considerazione". Tantomeno ne gioveranno le Due torri. Boschi e' chiaro: il loro crollo "é da mettere in conto": non domattina, ovviamente, ma negli anni sì e allora è bene evitare di mettere in campo processi che accelerano questo evento.

"E' una questione di prevenzione", dice il vulcanologo, che ribadisce: il Civis non deve passare sotto le Due Torri. Il progetto definitivo, invece, prevede che i mezzi corrano su via San Vitale e su strada Maggiore.

"Ho conosciuto Anna Maria Cancellieri a Catania, una delle zone più a rischio del mondo, e l'ho trovata molto attenta a questi problemi. Spero che trovi il coraggio di bloccare tutto immediatamente".

Il dossier a tre ministeri. Il deputato Pdl Fabio Garagnani garantisce che da domani l'allarme lanciato dal vulcanologo Boschi per l'impatto del Civis sarà sul tavolo di tre ministeri: dei Beni culturali, delle Infrastrutture e anche dell'Ambiente. Così che se non interverrà il commissario, ci sarà un interessamento "dall'alto".

La soprintendente: "Bisognava pensarci prima". "Io dico sempre che intervenire ora è come provare a fermare un tram in corsa, bisognava pensarci prima", commenta la notizia la soprintendente ai Beni architettonici Paola Grifoni. "Sono stati spesi soldi pubblici e bloccare queste opere costa più che realizzarle". La proposta? "In strada Maggiore passi solo il Civis, e non più le altre corse Atc". In ogni caso, l'attenzione della sovrintendenza sulle Due torri c'é eccome: "Stiamo valutando proprio in questo periodo i progetti di consolidamento", fa sapere Grifoni.

Il commissario: "I lavori vanno avanti". Anna Maria Cancellieri, tirata in ballo da Boschi, dice di stimarlo e di aver convocato i tecnici comunali sulla questione, ma esclude di fermare i lavori: "Il progetto va avanti da dieci anni, sarà stato calcolato l'impatto sulle due Torri."

(fonte: Dire)

(26 luglio 2010)

2010-07-19

Marea nera nuovo allarme

"Si è aperta un'altra falla"

Il timore è che la fuga sia dovuta proprio alla cupola di contenimento collocata la scorsa settimana. Il governo americano chiede un nuovo piano di emergenza alla Bp

Marea nera nuovo allarme "Si è aperta un'altra falla"

HOUSTON - Un'altra fuoriuscita di petrolio sarebbe iniziata nell'area del pozzo sul fondo dell'oceano nel golfo del messico che era stato appena tappato: il timore è che la fuga sia dovuta proprio alla cupola di contenimento collocata la scorsa settimana dai tecnici della Bp. Lo hanno detto, con grande allarme, le stesse autorità statunitensi che ora chiedono all'azienda britannica di tenersi pronta alla riapertura del pozzo appena sigillato. In serata il governo ha diffuso una lettera del responsabile statunitense della pulizia, indirizzata a Bob Dudley, capo delle operazioni in loco della Bp, nel quale si fa riferimento a una nuova perdita e ad altre "anomalie" di natura sconosciuta.

La Bp ha installato la scorsa settimana un'enorme campana sull'orifizio da cui fuoriesce greggio nel mare e che, da giovedì, funziona come una specie di tappo. Da giovedì l'azienda sta realizzando anche i test di pressione per verificare se il pozzo sia in buono stato. Allen ha fatto notare che i livelli di pressione sono inferiori al previsto e ha esortato a capire i motivi. Le cause, ha spiegato, potrebbero essere due: o è diminuita la quantità di petrolio nel pozzo o ci sono potenziali fughe dovute a danni nella struttura. Il timore del governo Usa è che il tappo possa spingere il petrolio a defluire da altri punti se la struttura del pozzo è fragile.

(19 luglio 2010)

 

 

2010-07-15

MAREA NERA

La Bp annuncia

"Perdita fermata"

British Petroleum fa sapere che per la prima volta dopo tre mesi il greggio non fuoriesce più dalla piattaforma nel golfo del Messico. "Non sappiamo per quanto ma il dato è incoraggiante"

La Bp annuncia "Perdita fermata" Il nuovo "tappo" messo da Bp sulla piattaforma

 

NEW YORK - La perdita di petrolio del pozzo Macondo nel Golfo del Messico è stata fermata per la prima volta da aprile. Lo ha annunciato la Bp, che quest'oggi ha ripreso il test di pressione sull'efficacia del nuovo tappo. Le valvole della nuova struttura di contenimento sono state tutte chiuse e il petrolio non fuoriesce più, ha annunciato il vice-presidente di Bp Kent Wells. Il risultato è il frutto del test sulla pressione del pozzo cominciato da poco.

La società, riporta Cnn, ha comunque detto di non sapere per quanto tempo riuscirà ad impedire che il petrolio riprenda a sgorgare. L'arginamento del flusso di greggio è parte dei test che bp sta conducendo in questi giorni sul pozzo. Il colosso petrolifero ha comunque detto che è "molto incoraggiante" essere riusciti a fermare il petrolio, per la prima volta da quando lo scorso 20 aprile l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon ha causato il peggior disastro ecologico della storia degli Stati Uniti.

Secondo gli esperti per 13 settimane si sarebbero riversati in mare dai 35 ai 60mila barili di petrolio. Il risultato del test comunque sarà definitivo entro le prossime 48 ore che determineranno se il 'tappo' gigante piazzato sulla falla ha ora funzionato.

Immediata la reazione alla Borsa di New York. Non appena la notizia del blocco della falla si è diffusa i titoli della compagnia petrolifera britannica si sono impennati negli ultimi minuti delle contrattazioni a New York. Il titolo è salito del 7% a 38,92 verso la chiusura della borsa.

(15 luglio 2010)

 

 

 

 

 

Bp, danno al tappo: test rinviato

I biologi: "Danni sottostimati"

Rilevata una perdita nella copertura che dovrebbe bloccare la fuoriuscita di greggio in mare. Allarme per le specie marine

Bp, danno al tappo: test rinviato I biologi: "Danni sottostimati"

NEW ORLEANS - Si allungano i tempi per il test sul nuovo tappo che dovrebbe fermare la fuoriuscita di greggio dalla piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico. In cima alla nuova copertura, infatti, è stata rilevata una perdita. Solo quando gli ingegneri della Bp ripareranno il danno si potrà procedere al test, che servirà per capire se il nuovo tappo sarà in grado di contenere l'intera perdita del pozzo, che dal 20 aprile versa in mare tra i 35.000 E i 60.000 barili di greggio al giorno.

L'ammiraglio Thad Allen, che supervisiona l'intervento, ha dichiarato che ogni sei ore sarà controllato il funzionamento della nuova copertura; il test si concluderà dopo 48 ore, quando si vedrà se il nuovo tappo sarà in grado di contenere l'intera perdita del pozzo, che dal 20 aprile versa in mare tra i 35.000 E i 60.000 barili di greggio al giorno. Per testare il nuovo tappo, la Bp ha chiuso i tubi che dalle navi di appoggio aspirano il greggio, in modo che l'intero getto finisca nel nuovo tappo. I robot sottomarini hanno chiuso lentamente le tre valvole; una perdita è stata registrata in cima alla copertura, ma il danno è stato riparato.

Intanto, i biologi statunitensi lanciano l'allarme: i danni provocati dalla marea nera sono stati sottostimati dal governo.

Almeno 300-400 pellicani e centinaia di altri uccelli marini che avevano fatto delle coste della Louisiana il loro habitat sono ora ricoperti di petrolio; decine quelli a esserlo "dalla testa alla coda". Oltre 3.000 uccelli, lungo le coste del Golfo, sono morti o hanno subito gravi danni dalla fuoriuscita del greggio.

(15 luglio 2010)

 

 

 

 

 

2010-07-13

Tappo per fermare il petrolio

"Non abbandonate la Florida"

Ennesimo tentativo per arginare il greggio. Entro 48 ore si saprà se l'operazione ha successo. Michelle Obama: "Importante per il Paese sapere che questi posti continuano ad essere vivi e belli"

Tappo per fermare il petrolio "Non abbandonate la Florida"

NEW ORLEANS - Ennesimo tentativo per arginare la marea nera nel Golfo del Messico. La Bp è riuscita a posare il nuovo 'tappo' sul pozzo di petrolio nei fondali. La copertura dovrebbe riuscire a contenere integralmente la fuga dei milioni di litri di greggio che da oltre tre mesi si riversano quotidianamente nell'oceano. Le prossime 48 ore saranno cruciali per capire se l'operazione ha avuto successo: le immagini diffuse sul sito internet del gruppo petrolifero britannico mostrano la posa del tappo a una profondità di 1.500 metri. Battezzato "top hat 10", il nuovo imbuto sostituisce il modello precedente che raccoglieva al massimo 25.000 barili di petrolio, contro i 35.000-60.000 che sgorgavano dal pozzo.

Saranno chiuse le valvole del gigantesco coperchio per controllare la pressione interna del pozzo e verificare il flusso del petrolio. Dalle prime immagini tv il nuovo tappo spesso cinque metri e del peso di 40 tonnellate posato dai robot sottomarini sembra aver fermato completamente la fuoriuscita di greggio e sarebbe la prima volta negli 84 giorni trascorsi dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. La Bp non ha voluto comunque garantire il successo del nuovo tentativo, sottolineando come questa operazione sia assolutamente eccezionale e senza precedenti "a questa profondità e in queste condizioni". "La sua efficacia e capacità di contenere il greggio e il gas non possono essere assicurate", mette in guardia la compagnia. Ma se dovesse funzionare, la Bp conta entro inizio agosto di riuscire a mettere in opera i due primi nuovi pozzi di soccorso che dovrebbero bloccare definitivamente la fuga di greggio.

Nel frattempo è giunta in Florida la first lady, Michelle Obama, che ha invitato i turisti a non abbandonare la costa del Golfo: "E' importante per il resto del Paese sapere che questi posti continuano ad essere vivi e belli come lo sono sempre stati in precedenza".

Sul fronte giuridico, il governo Usa ha annunciato una nuova moratoria sulle perforazioni offshore in profondità, per sostituire quella attualmente sospesa dal tribunale federale, perché "troppo estesa". La nuova moratoria sarà in vigore fino al 30 novembre.

(13 luglio 2010)

 

 

 

 

2010-07-11

Bp: "Un nuovo tappo

entro una settimana"

Si lavora nel Golfo del Messico con i robot sottomarini per installare un sigillo più stretto sulla falla che sta provocando una fuoriuscita di 15 barili di greggio al giorno. "Ma a queste profondità non è mai stato provato"

Bp: "Un nuovo tappo entro una settimana"

NEW ORLEANS - Ci vorranno tra i 4 e i 7 giorni alla Bp per completare l'installazione del nuovo tappo 1 sul pozzo petrolifero del Golfo del Messico che sta provocando il peggiore catastrofe ambientale degli Stati Uniti.

Gli ingegneri della multinazionale del petrolio hanno rimosso con i robot sottomarini il vecchio tappo e ne stanno installando uno nuovo in grado di tappare e aspirare fino a 80mila barili di greggio al giorno (13 milioni di litri), contro i 25mila della vecchia copertura. "Nei prossimi quattro-sette giorni, a seconda di come vanno le cose, dovremmo riuscire a montare il nuovo coperchio", ha spiegato il vicepresidente della Bp, Kent Wells.

Il nuovo tappo aspiratore, più stretto, dovrebbe di fatto bloccare tutta la fuoriuscita ma la Bp ha avvertito che "non è mai stato provato a queste profondità e in queste condizioni e non c'è quindi alcuna garanzia che potrà essere montato nei tempi previsti e con successo". La soluzione definitiva restano comunque i due pozzi d'emergenza attigui a quello che perde che dovrebbero essere pronti per metà agosto.

Nella zona sono in azione 400 skimmer, le centrifughe che separano l'olio denso dall'acqua, per arginare la fuoriuscita di greggio che si stima sia aumentata di 15mila barili al giorno. Dal 20 aprile sono finiti in mare tra i 2,9 e i 4,9 milioni di barili di petrolio, con 700 chilometri dei costa tra Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida inquinati dalla marea nera.

(11 luglio 2010)

 

 

 

 

2010-07-10

MAREA NERA

Il nuovo tappo della Bp

Ma la perdita continua

Nelle prossime ore i tecnici della compagnia petrolifera britannica piazzeranno un nuovocaapuccio sul pozzo in fondo al golfo messicano, che dallo scorso 20 aprile sta riversando il greggio in mare

Il nuovo tappo della Bp Ma la perdita continua

ROMA - Dopo il fallimento dell'operazione 'Top Kill' 1 (cemento posizionato sulla falla a 1.500 metri di profondità), abbandonata dopo tre giorni e 35 mila barili di fluidi raccolti dall'inizio del pompaggio, le speranze di riuscire ad arginare il danno ambientale provocato dalla marea nera erano tutte nel 'tappo', anche detto 'cupola' 2 o 'cappuccio'.

Inutili fino ad ora i vari tentativi 3 per fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico causato dalla Deepwater Horizon così, dopo un'ennesima esplosione 4 a causa di un guasto tecnico, e diversi incidenti a tecnici, pescatori 5 e persone impegnati nelle operazioni di pulizia e smaltimento, la British Petroleum (Bp) ci riprova.

La nuova speranza si chiama Lower Marine Riser Package (LMRP), nella sostanza un nuovo 'cappuccio' da posizionare sopra la supervalvola e collegato alla nave di appoggio in superficie, con cui catturare la maggior parte del greggio in fondo al mare. Ma durante l'attuazione del piano, la fuoriuscita del greggio potrebbe aumentare del 20%, a causa del taglio del braccio mobile del pozzo.

Nelle prossime ore i tecnici della compagnia petrolifera britannica piazzeranno un nuovo tappo sul pozzo in fondo al golfo messicano, che dallo scorso 20 aprile sta riversando il greggio in mare: il più grande disastro ambientale nella storia degli Usa. "Ci sono buone possibilità che si riduca in modo drastico la fuoriuscita di greggio nell'ambiente e forse, che si riesca a chiudere del tutto il pozzo entro la prossima settimana", ha detto Allen.

Oggi entreranno in funzione i robot che hanno il compito di rimuovere il vecchio tappo per poter installare il nuovo, dopo la Bp continuerà a lavorare a quella che considera la soluzione "definitiva" del problema, cioè la creazione di due pozzi collaterali di emergenza. Al momento, secondo le stime del governo americano, si riversano in mare ogni giorno dai 35mila Ai 60mila Barili di petrolio, e la Bp è in grado al momento di raccoglierne quasi la metà. Nel frattempo la marea nera sta arrivando 6, per effetto della corrente, anche lungo le coste della Florida.

(10 luglio 2010)

 

 

Articoli di riferimento citati nell'articolo precedente.

l greggio potrebbe arrivare a Miami

E la BP "insabbia" le chiazze

Le previsioni dell'agenzia federale Usa che si occupa dello stato di salute dell'ambiente: il petrolio spostato dalla corrente del Golfo potrebbe arrivare in Florida. Intanto un video denuncia: la società copre il greggio con la sabbia invece di rimuoverlo. Fra ambientalisti e guardia costiera un accordo per salvare le tartarughe dai roghi controllati

Il greggio potrebbe arrivare a Miami E la BP "insabbia" le chiazze Le operazioni di raccolta del greggio

a spiaggia Port Fourchon, Louisiana

WASHINGTON - La marea nera che da oltre un mese sta devastando il Golfo del Messico potrebbe arrivare, per effetto della corrente, anche lungo le coste della Florida. E lambire le spiagge di Miami. Uno studio della National Oceanic Atmospheric Administration (Noaa), l'agenzia federale Usa che si occupa dello "stato di salute" delle acque e dell'aria degli Stati Uniti, basandosi su proiezioni matematiche calcolate in base alla "verosimile" perdita di 33 mila barili di petrolio al giorno ha accertato che parte di quel greggio è destinato a essere "risucchiato" nell'Atlantico, per risalire lungo le coste americane. L'indagine ha calcolato che "quasi inevitabilmente" il petrolio presente all'interno del Golfo sarà spinto dalla Loop Current oltre la punta meridionale della penisola della Florida, per poi entrare nella Corrente del Golfo, quella che dai mari del Sud raggiunge l'Artico, e risalirà verso nord. Con il 60-80% di possibilità che il greggio tocchi le spiagge della costa atlantica, tra cui anche quelle di Miami.

La BP "insabbia" il petrolio. Alla luce di queste previsioni, si fanno sempre più pressanti nei confronti di Bp le accuse di ritardi e negligenze. L'ultima in ordine di tempo è quella di un giornalista freelance di New Orleans, C.S. Muncy, che ha diffuso un video nel quale si mostra un tratto di spiaggia della Grande Isle, in Louisiana, in cui, a suo dire, il petrolio non sarebbe stato rimosso, ma sepolto. L'accusa nei confronti della Bp è che invece di ripulire le spiagge, come si è impegnata a fare, in molti casi ricorra a questi mezzi di pulizia, meno costosi e sicuramente più veloci.

GUARDA IL VIDEO 1

Pronta "A Whale", l'aspiratrice più grande al mondo. Nel frattempo sta passando gli ultimi test tecnici, ed è pronta per essere inviata all'altezza della falla, la nave raccogli petrolio più grande al mondo. Si chiama "A Whale", è un cargo riadattato per l'emergenza e dovrebbe essere in grado di aspirare greggio dalla superfice del Golfo come nessun altro "skimmer" - questo il nome tecnico - al mondo: fino a mezzo milione di barili al giorno, tanti quanti quelli raccolti in due mesi dalle centinaia di imbarcazioni-skimmer operanti nella zona colpita dalla marea nera. Di proprietà di una società di Taiwan, se supererà i test sarà inviata vicino alla zona in cui sgorga il petrolio per aspirare da sola la maggior parte del greggio quotidiano, mentre gli altri 550 skimmer operanti nel Golfo saranno riposizionati verso la costa. Dovrebbe essere in grado di aspirare fino a 500 mila barili di acqua oleosa al giorno, dalla quale il petrolio verrà separato per restituire l'acqua "pulita" al mare.

BP, gli azionisti chiedono le dimissioni dell'ad. Gli azionisti di BP, dopo aver visto volatilizzarsi oltre la metà dei loro investimenti, vogliono le dimissioni dell'amministratore delegato Tony Hayward e del presidente Carl-Henric Svanberg. Lo rivela il Financial Times, secondo cui ci sarà una "rimpasto" al vertice una volta che la crisi della marea nera, la cui gestione è stata affidata all'esperto Bob Duddley, sarà risolta. Senza iniziative per "raddrizzare la nave", l'azienda potrebbe diventare l'obiettivo di un tentativo di scalata da parte di altre realtà come ExxonMobil, Royal Dutch Shell o PetroChina.

L'accordo salva-tartarughe. E' stato raggiunto un accordo fra BP, guardia costiera e tre gruppi ambientalisti - Center for Biological Diversity, Turtle Island Restoration Network e Animal Defense League - per evitare che le tartarughe marine muoiano bruciate negli incendi controllati che vengono appiccati per fermare la marea nera. Mercoledì scorso le associazioni avevano citato BP in giudizio su questa questione, sotolineando che le tartarughe tendono a riunirsi nei pressi dei banchi di alghe, di cui si cibano, ma che vengono spesso distrutti nei roghi controllati. BP e la guardia costiera dovranno assicurare che a bordo di ogni imbarcazione impegnata negli incendi ci sia un osservatore scientifico in grado di rilevare la presenza di tartarughe e trarle in salvo.

(03 luglio 2010)

 

 

Un tappo per bloccare la falla

Obama "infuriato con Bp"

Quarto tentativo di bloccare la perdita di petrolio nel Golfo del Messico. Ci vorrà tempo per capire se funziona. Il presidente torna nella zona del disastro e critica la compagnia per i dividendi

Un tappo per bloccare la falla Obama "infuriato con Bp"

WASHINGTON - Stavolta si spera nel tappo. Nel quarto tentativo di fermare la perdita di petrolio nel Golfo del Messico 1, la Bp ha posizionato questa notte un tappo nel pozzo danneggiato dal quale, da sei settimane, esce greggio. Secondo la società petrolifera, ci vorranno ora tra le 12 e le 24 ore per capire se la misura adottata funzionerà. La cautela è obbligatoria, dopo i ripetuti fallimenti delle scorse settimane. "Dovrebbe funzionare" dice il capo delle operazioni di Bp, Doug Suttles. Una prima valutazione positiva arriva anche dalla Guardia costiera statunitense, che sta seguendo passo passo questa nuova operazione: il tappo di contenimento raccoglie 1.000 barili al giorno. La compagnia petrolifera avverte che in ogni caso occorreranno "alcuni

giorni" perché raggiunga il suo "picco di efficienza".

Stavolta i tecnici sono riusciti, con una gigantesca cesoia manovrata da robot sottomarini, a tagliare la tubatura a 1.600 metri di profondità da cui fuoriesce il petrolio. Il taglio è però molto irregolare e per questo non è chiaro se il tappo-imbuto che gli è stato apposto reggerà. L'imbuto, collegato a un tubo, dovrebbe permettere di pompare il petrolio verso una nave cisterna in superficie ma c'è il rischio che non sia posizionato correttamente. La Bp sta anche lavorando alla realizzazione di due pozzi di soccorso per bloccare definitivamente la fuoriuscita, che però saranno operativi solo a metà agosto.

Il nuovo tentativo verrà seguito anche dal presidente americano Barack Obama che è tornato in Louisiana: per la sua terza missione nella zona del diastro il capo della Casa Bianca ha rinviato le visite in Australia e Indonesia previste per la prossima settimana E' la seconda volta che salta la visita in Indonesia, Paese in cui il leader americano ha vissuto da ragazzo.

Certo è che la pazienza del presidente degli Stati Uniti è finita. E la società petrolifera britannica è stata accusata ancora una volta di non aver fornito "la risposta rapida" che si ci attendeva. "Sono infuriato per questa sistuazione perché è un esempio di persone che non pensano alle conseguenze delle loro azioni - ha affermato Obama in un'intervista alla Cnn - Tutto ciò mette in pericolo un intero modo di vita e tutta una regione, probabilmente per diversi anni". Parallelamente l'amministrazione Usa ha presentato alla Bp un conto da 69 milioni di dollari (circa 56,7 milioni di euro).

E in Louisiana il presidente ha sferrato un altro attacco alla Bp: "Non dovrebbe contare gli spiccioli", quando si tratta di risarcire i residenti del Golfo danneggiati dalla marea nera e poi spendere miliardi in dividendi ai suoi azionisti, ha detto.

(04 giugno 2010)

 

 

 

Dopo il fallimento di "Top Kill"

un nuovo tentativo di Bp

La fuoriuscita di petrolio non è stata bloccata. Ora si pensa a un "cappuccio". Critiche a Obama, che si dichiara "preoccupato", mentre Washington studia un'azione penale contro la multinazionale

Dopo il fallimento di "Top Kill" un nuovo tentativo di Bp Le navi impegnate nell'operazione "Top Kill"

NEW ORLEANS - Top Kill è ufficialmente morta: tre giorni e 35 mila barili di fluidi dopo l'inizio del pompaggio, l'ultima manovra di Bp per fermare la marea nera nel Golfo del Messico è stata abbandonata. "Siamo ovviamente delusi", ha detto la senatrice della Louisiana Mary Landry dopo che in una conferenza stampa a Robert, in Louisiana, Doug Suttles, il Chief Operating Officer della multinazionale del petrolio, aveva annunciato il nuovo fiasco. Intanto la Casa Bianca fa sapere che saranno triplicate le risorse stanziate per gli interventi nell'area colpita dal disastro.

Bp passa adesso a una nuova manovra per cui si è data cinque giorni di tempo: si chiama Lower Marine Riser Package (LMRP), nella sostanza un 'cappuccio' o una 'mini-valvola' posizionato sopra la supervalvola che non ha funzionato in aprile e collegato alla nave di appoggio in superficie con cui Bp si augura di catturare il grosso del greggio e del gas che escono dal pozzo danneggiato 40 giorni fa. Il nuovo tentativo dovrebbe iniziare nelle prossime ore. Con un'avvertenza, però: durante l'operazione, il flusso di greggio potrebbe aumentare almeno del 20%.

La nuova battuta d'arresto - la terza dopo il fallimento della cupola e del 'siringone' - e l'annuncio del 'piano D' hanno chiuso una giornata contrassegnata da indignazione crescente. Proteste in Louisiana, proteste a New York: ipnotizzati dalla 'spill-cam', la telecamera che trasmette immagini del fiotto di greggio 24 ore su 24, gli americani fanno il conto alla rovescia mentre l'indignazione dilaga a vista d'occhio e a Washington il Dipartimento della Giustizia sta valutando azioni legali a carattere penale.

A Manhattan, ieri, 200 manifestanti si sono imbrattati di finto petrolio fatto di cioccolata e vernice davanti a una pompa di benzina. In Louisiana guida la polemica contro Bp, ma anche contro il governo federale, l'ex stratega di Bill Clinton, James Carville: "La gente qui crede in quel che vede. Mi sembra che il presidente Obama sia più arrabbiato con i suoi critici che con Bp", ha detto Carville, che è di New Orleans, guadagnandosi un rimbrotto del portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs: "James non conosce i fatti".

Era da venerdì che negli stati del Golfo cresceva il pessimismo sull'esito di Top Kill, e anche adesso non ci sono certezze. E mentre in Lousiana crescono le polemiche perché, secondo le autorità locali (smentite da Bp), la multinazionale del petrolio ha organizzato soccorsi da palcoscenico in occasione della visita di Obama su una spiaggia di Grand Isle, il Dipartimento della Giustizia ha mosso i primi passi verso un'azione penale contro Bp per i comportamenti tenuti prima e dopo il disastro.

Una squadra di procuratori e di investigatori guidata dagli Assistant Attorney General Ignacia Moreno e Tony West hanno cominciato a raccogliere prove in Louisiana per verificare se Bp abbia violato regole di sicurezza federali e fuorviato le autorità assicurando che era in grado di contenere rapidamente la perdita di greggio.

L'indagine del Dipartimento della Giustizia è un passo preliminare prima di decidere l'apertura formale di una inchiesta, ma a ogni buon conto l'amministrazione ha chiesto al Congresso dieci milioni di dollari per finanziarla.

(30 maggio 2010)

 

 

2010-07-04

Il greggio potrebbe arrivare a Miami

E la BP "insabbia" le chiazze

Le previsioni dell'agenzia federale Usa che si occupa dello stato di salute dell'ambiente: il petrolio spostato dalla corrente del Golfo potrebbe arrivare in Florida. Intanto un video denuncia: la società copre il greggio con la sabbia invece di rimuoverlo. Fra ambientalisti e guardia costiera un accordo per salvare le tartarughe dai roghi controllati

Il greggio potrebbe arrivare a Miami E la BP "insabbia" le chiazze Le operazioni di raccolta del greggio

a spiaggia Port Fourchon, Louisiana

WASHINGTON - La marea nera che da oltre un mese sta devastando il Golfo del Messico potrebbe arrivare, per effetto della corrente, anche lungo le coste della Florida. E lambire le spiagge di Miami. Uno studio della National Oceanic Atmospheric Administration (Noaa), l'agenzia federale Usa che si occupa dello "stato di salute" delle acque e dell'aria degli Stati Uniti, basandosi su proiezioni matematiche calcolate in base alla "verosimile" perdita di 33 mila barili di petrolio al giorno ha accertato che parte di quel greggio è destinato a essere "risucchiato" nell'Atlantico, per risalire lungo le coste americane. L'indagine ha calcolato che "quasi inevitabilmente" il petrolio presente all'interno del Golfo sarà spinto dalla Loop Current oltre la punta meridionale della penisola della Florida, per poi entrare nella Corrente del Golfo, quella che dai mari del Sud raggiunge l'Artico, e risalirà verso nord. Con il 60-80% di possibilità che il greggio tocchi le spiagge della costa atlantica, tra cui anche quelle di Miami.

La BP "insabbia" il petrolio. Alla luce di queste previsioni, si fanno sempre più pressanti nei confronti di Bp le accuse di ritardi e negligenze. L'ultima in ordine di tempo è quella di un giornalista freelance di New Orleans, C.S. Muncy, che ha diffuso un video nel quale si mostra un tratto di spiaggia della Grande Isle, in Louisiana, in cui, a suo dire, il petrolio non sarebbe stato rimosso, ma sepolto. L'accusa nei confronti della Bp è che invece di ripulire le spiagge, come si è impegnata a fare, in molti casi ricorra a questi mezzi di pulizia, meno costosi e sicuramente più veloci.

GUARDA IL VIDEO 1

Pronta "A Whale", l'aspiratrice più grande al mondo. Nel frattempo sta passando gli ultimi test tecnici, ed è pronta per essere inviata all'altezza della falla, la nave raccogli petrolio più grande al mondo. Si chiama "A Whale", è un cargo riadattato per l'emergenza e dovrebbe essere in grado di aspirare greggio dalla superfice del Golfo come nessun altro "skimmer" - questo il nome tecnico - al mondo: fino a mezzo milione di barili al giorno, tanti quanti quelli raccolti in due mesi dalle centinaia di imbarcazioni-skimmer operanti nella zona colpita dalla marea nera. Di proprietà di una società di Taiwan, se supererà i test sarà inviata vicino alla zona in cui sgorga il petrolio per aspirare da sola la maggior parte del greggio quotidiano, mentre gli altri 550 skimmer operanti nel Golfo saranno riposizionati verso la costa. Dovrebbe essere in grado di aspirare fino a 500 mila barili di acqua oleosa al giorno, dalla quale il petrolio verrà separato per restituire l'acqua "pulita" al mare.

BP, gli azionisti chiedono le dimissioni dell'ad. Gli azionisti di BP, dopo aver visto volatilizzarsi oltre la metà dei loro investimenti, vogliono le dimissioni dell'amministratore delegato Tony Hayward e del presidente Carl-Henric Svanberg. Lo rivela il Financial Times, secondo cui ci sarà una "rimpasto" al vertice una volta che la crisi della marea nera, la cui gestione è stata affidata all'esperto Bob Duddley, sarà risolta. Senza iniziative per "raddrizzare la nave", l'azienda potrebbe diventare l'obiettivo di un tentativo di scalata da parte di altre realtà come ExxonMobil, Royal Dutch Shell o PetroChina.

L'accordo salva-tartarughe. E' stato raggiunto un accordo fra BP, guardia costiera e tre gruppi ambientalisti - Center for Biological Diversity, Turtle Island Restoration Network e Animal Defense League - per evitare che le tartarughe marine muoiano bruciate negli incendi controllati che vengono appiccati per fermare la marea nera. Mercoledì scorso le associazioni avevano citato BP in giudizio su questa questione, sotolineando che le tartarughe tendono a riunirsi nei pressi dei banchi di alghe, di cui si cibano, ma che vengono spesso distrutti nei roghi controllati. BP e la guardia costiera dovranno assicurare che a bordo di ogni imbarcazione impegnata negli incendi ci sia un osservatore scientifico in grado di rilevare la presenza di tartarughe e trarle in salvo.

(03 luglio 2010)

 

 

 

 

 

2010-07-01

Calabria, rifiuti tossici sotto al fiume

"Oltre quattromila persone a rischio"

I risultati della perizia sul letto del fiume Oliva, nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello. Rilevato Cesio 137, e poi berillio, cobalto e altre sostanze che minano gravemente la salute di ANNA MARIA DEL LUCA

Calabria, rifiuti tossici sotto al fiume "Oltre quattromila persone a rischio" La valle del fiume Oliva

AMANTEA - "Più di quattromila persone a rischio". Insomma, esiste un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello possano soffrire le conseguenze di un drammatico inquinamento. E' la conclusione della perizia della Procura di Paola eseguita dopo i rilievi nel fiume Oliva. Centomila metri cubi di fanghi industriali provenienti non si sa da dove e scaricati nel letto del fiume e dintorni.

La zona è quella circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta), letto nel quale sono stati riversati "contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non: metalli pesanti e radionuclidi artificiali".

Dai carotaggi ordinati dal Procuratore di Paola Bruno Giordano - che sta indagando sulle cause dell'aumento dei tumori nella zona - emerge la presenza del cesio 137 "che rende il danno ambientale assai più grave". E poi berillio, cobalto, rame, stagno, mercurio, zinco e vanadio che superano i limiti consentiti dalla legge. Manganese nell'acqua del fiume. E ancora: "Antimonio, cadmio e altri radionuclidi di uso medicale e industriale".

Con che effetti sulla popolazione? "Un segno utile alla valutazione di effetti già evidenti sulla salute - scrive, nella sua relazione, il dottor Giacomino Brancati - è proprio determinato dalla presenza nei territori più prossimi ai siti di contaminazione di neoplasie maligne, ed in particolare della tiroide, per le quali in specie il cesio 137 è conosciuto in letteratura quale fattore etiologico". In pratica gli abitanti si ammalano di tumore in modo direttamente proporzionale alla vicinanza ai siti contaminati.

In cifre, nei Comuni di Amantea, San Pietro, Serra d'Aiello, Aiello, Cleto, Lago, Domanico, Grimaldi e Malito, tutti in provincia di Cosenza. dal 1996 al 2008 ben 1483 persone si sono ammalate di tumore. Ma è proprio in prossimità del fiume Oliva che si registra il picco: "Si conferma l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità rispetto al restante territorio, dal 1992 al 2001 in particolare nei comuni di Serra d'Aiello (tumori del colon, del retto, degli organi uro genilai e del seno), Amantea (con prevalenza di tumori del colon), Cleto e Malito (prevalenza tumori del colon). I dati sono stati estrapolati dalle schede di dimissione ospedaliere, sia in regione che fuori regione, relative ai ricoveri dei residenti nei comuni esaminati.

La perizia parla di "contaminanti radioattivi in quantità e collocazione che fa fortemente sospettare l'origine esogena". Cioè è roba che non è del luogo (non ci sono industrie ad Amantea), ma che è stata scaricata lì. In particolare nel comune di Serra d'Aiello e di Amantea i ricoveri sono aumentati, si legge nella relazione del dottor Brancati, con "un eccesso statisticamente significativo rispetto al rimanente territorio regionale dal 1996 ad oggi".

Cosa fare ora? Come togliere centomila metri cubi di sostanze che mettono a rischio la vita della gente? E chi risarcirà gli ammalati e le loro famiglie? "Tali analisi - conclude la perizia - confermano la necessità oramai improcrastinabile di approfondire il livello di analisi con indagini epidemiologiche di campo in uno con le attività di sorveglianza sanitaria, risk management e bonifica ambientale".

Ora bisogna capire chi ha scaricato queste sostanze nel fiume Oliva e quando. Secondo la Procura, ci sono materiali portati anche negli ultimi tre anni. Ma nelle vicinanze del fiume, lo ricordiamo, c'è la spiaggia di Formiciche dove nel 91 si arenò la famosa nave Jolly Rosso, sulla quale grava l'ombra delle "navi a perdere". La Procura di Paola sta cercando anche gli ipotetici fusti che, secondo alcuni testimoni, sarebbero stati portati di notte dalla nave fin nei pressi del fiume, con l'aiuto di camion. Ma finora di fusto non ne è stato trovato neanche uno. In compenso, è stata inaspettatamente trovata una colonna del VI secolo a. C che, secondo un primo sopralluogo archeologico effettuato questa mattina , apparterrebbe all'antica città di Themesa. Un gioiello buttato nella "discarica" dopo esser stato probabilmente ritrovato in altro luogo. Forse per evitare un blocco di lavori a causa del valore storico della colonna. Alle violenze contro l'ambiente e la salute si è dunque aggiunta oggi la scoperta di questa violenza contro l'arte e la storia. E probabilmente le sorprese del fiume Oliva non sono finite qui.

(01 luglio 2010)

 

 

 

 

 

MARE

Nuove norme sulle trivellazioni

Stop entro 5 miglia dalla costa

Il ministro Prestigiacomo annuncia anche l'estensione del divieto a 12 miglia nel perimetro attorno alle aree marine protette. Tutte le attività di ricerca ed estrazione dovranno essere sottoposte a valutazione di impatto ambientale. "In primo piano la tutela dei nostri gioielli naturalistici"

Nuove norme sulle trivellazioni Stop entro 5 miglia dalla costa Stefania Prestigiacomo

ROMA - Marea nera. Un incubo che l'Italia, proiettata in tutto il suo profilo al centro del Mediterraneo, non può assolutamente permettersi. Questa considerazione, corroborata dalle terribili immagini del golfo del Messico soffocato dal petrolio, è all'origine del provvedimento annunciato dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il divieto di trivellazione nei mari italiani in una fascia di 5 miglia per tutte le coste nazionali, allargato a 12 miglia attorno al perimetro delle aree marine protette.

In ogni caso, tutte le future attività di ricerca, prospezione, ed estrazione di idrocarburi in mare, anche quelle al di fuori delle aree protette, saranno sottoposte a valutazione di impatto ambientale (Via). Il provvedimento, adottato dal Consiglio dei Ministri, si applica anche ai procedimenti autorizzativi in corso.

L'annuncio della Prestigiacomo arriva a margine dell'apertura del Forum delle Economie Maggiori (Mef) in corso a Roma. Le norme sono state approvate nell'ambito dello schema di decreto di riforma del codice ambientale per rafforzare le difese ambientali.

"Dopo i disagi e le preoccupazioni create dall'incidente nel golfo del Messico - spiega il ministro dell'Ambiente - abbiamo inserito norme chiare a difesa del nostro mare e dei nostri gioielli naturalistici, colmando una opacità legislativa che nel recente passato ha suscitato timori nelle comunità locali di zone che attorno alle riserve marine stanno costruendo un modello di sviluppo basato sulla valorizzazione dei beni ambientali".

"L'impegno del governo - conclude Stefania Prestigiacomo - a difesa dei propri 'giacimenti naturali' è pieno. Lo sviluppo delle attività produttive è altresì sostenuto in un ambito di regole chiare che pongono in primo piano la tutela ambientale".

 

 

(30 giugno 2010)

 

 

 

 

 

 

L'uragano Alex ha toccato terra

marea nera, operazioni a rischio

Classificato di potenza 2 su una scala di 5. Circa 17 mila persone evacuate al confine con gli Usa. Problemi per i tecnici BP che cercano di fermare la fuoriuscita di petrolio nel Golfo

L'uragano Alex ha toccato terra marea nera, operazioni a rischio

MIAMI - L'occhio dell'uragano Alex, il primo della stagione ciclonica dell'Atlantico e e il primo in giugno da 15 anni a questa parte, ha raggiunto la notte scorsa (alle 4 ora italiana) la costa nord-orientale del Messico, vicino alla frontiera con gli Stati Uniti. Alex, che viaggia a una velocità media di 165 chilometri orari e ha raffiche fino a 205 kmh, è accompagnato da piogge torrenziali e venti impetuosi. Il presidente Usa, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di emergenza in Texas, mentre circa 17mila persone sono state evacuate per precauzione.

Nonostante sia decisamente più a sud-ovest della zona più colpita dalla massiccia fuoriuscita di petrolio -le coste di Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida- l'uragano ha già interrotto alcune delle operazioni per arginare la marea nera e la mareggiata provocata dai forti venti dà una serie di problemi alla BP.

Quando ha toccato terra, l'uragano ha cominciato a indebolirsi, anche se è considerato di categoria due sulla scala di intensità Saffir-Simpson (che ne ha un massimo di cinque).

Messico. Le autorità messicane parlando di una vittima. Fortunatamente la situazione è favorita dal fatto che la tempesta si è abbattuta sulle coste in una zona relativamente poco popolata. Nonostante questo 4000 persone sono state evacuate preventivamente dalle aree più vulnerabili della regione, in particolare la città di Matamoros: tra queste persone figurano anche tutti i 2000 abitanti del piccolo porto di La Carbonera.

Alex dovrebbe indebolirsi man mano che procede verso il Golfo del Messico e dovrebbe dissiparsi in un paio di giorni. "Al mondo non ci sono abbastanza soldi" per pagare tutte le richieste di risarcimento danni per la marea nera. Kenneth Feinberg, l'uomo incaricato dal presidente Usa, Barack Obama, di gestire il fondo da 20 miliardi di dollari creato dalla Bp, non usa mezzi termini. L'avvocato americano ha ricordato che Bp pagherà fino all'ultimo centesimo ma ha avvertito che molti danni saranno difficili da qualificare. "Faccio l'esempio- ha detto - di un ristorante di Boston che dice: 'non posso piu' mettere i gamberi nel menù e i miei conti ne soffrono. Nessuna legge riconosce questo danno". Non solo: Feinberg ha detto che bisogna ancora capire come i reclami indiretti, per esempio quello degli alberghi che perdono le prenotazioni perchè le spiagge sono coperte di greggio; o dei propietari di case che vedono il valore dell'immobile crollare perchè abitano a pochi metri da una spiaggia oleosa. "Non c'è dubbio che il valore della proprietà è diminuito. E questo non vuol dire che ogni proprietà abbia diritto al risarcimento".

Attualmente sono due le navi cisterna che catturano l'olio pompato dalla falla (a un ritmo di 25mila barili al giorno nonostante le onde), ma il mare mosso ha ritardato il dispiegamento di una terza nave e una serie di operazioni collaterali (come il lancio di dispersanti chimici dall'alto).

(01 luglio 2010)

 

 

 

 

 

2010-06-23

Respinti ricorsi delle Regioni

"Infondati" per la Consulta

Gli enti locali si erano rivolti alla Corte costituzionale perché ritenevano illegittima la legge delega sulla scelta dei siti delle nuove centrali

Respinti ricorsi delle Regioni "Infondati" per la Consulta

ROMA - La Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi sollevati da dieci Regioni sulla legge delega del 2009 sul nucleare, dichiarandoli in parte infondati e in parte inammissibili. Respinte dunque le richieste di Lazio, Umbria, Basilicata, Toscana, Calabria, Marche, Molise, Puglia, Liguria e Emilia Romagna (il Piemonte aveva deciso di ritirare il suo), illustrate durante l'udienza pubblica di ieri mattina. Il deposito delle motivazioni della sentenza, che sarà redatta dal vicepresidente della Corte Ugo De Siervo, è atteso per le prossime settimane.

Cade così anche l'ultimo ostacolo di rilievo per il ripristino dell'atomo in Italia. Ora, il primo passo necessario ad avviare la fase di ritorno dell'Italia al nucleare sarà quello di scegliere i siti che ospiteranno le centrali. Operazione per la quale, secondo il governo, ci vorranno circa tre anni 1. L'European Pressurized Reactor (EPR) di tecnologia francese - quello che sbarcherà in Italia - richiede zone poco sismiche, in prossimità di grandi bacini d'acqua senza però il pericolo di inondazioni e, preferibilmente, la lontananza da zone densamente popolate.

Il decreto legislativo varato dal Consiglio dei ministri a dicembre indica una serie di parametri ambientali, fra cui popolazione e fattori socio-economici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, valore paesaggistico e architettonico-storico, importanti per la costruzionei della prossime centrali nucleari. Secondo il decreto, i siti che decideranno di ospitare le centrali potranno ottenere bonus sostanziosi, intorno ai 10 milioni di euro l'anno, destinati sia agli enti locali che ai residenti nelle zone in questione.

Fra i nomi dei siti possibili ritornano, al di là delle dichiarazioni contrarie di alcuni presidenti di Regione, quelli già scelti per i precedenti impianti, poi chiusi in seguito al referendum del 1987: Caorso, nel Piacentino, e Trino Vercellese (Vercelli), entrambi collocati nella Pianura Padana e quindi con basso rischio sismico e alta disponibilità di acqua di fiume.

Tra le scelte possibili anche Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, che unisce alla scarsa sismicità la presenza dell'acqua di mare. Secondo altri, fra cui i Verdi e Legambiente, il quarto candidato ideale è Termoli, in provincia di Campobasso, mentre in altre circostanze si è fatto il nome di Porto Tolle, a Rovigo, dove c'è già una centrale a olio combustibile in processo di conversione a carbone pulito. Gli altri nomi che ricorrono più spesso sono Monfalcone (in provincia di Gorizia) Scanzano Jonico (Matera), Palma (Agrigento), Oristano e Chioggia (Venezia).

(23 giugno 2010)

 

 

 

 

Esplosione negli abissi

Tolto il 'tappo', due morti

Il dramma durante le operazioni per cercare di frenare il disastro ecologico. Rimossa la cupola che conteneva le perdite di greggio dal pozzo della British Petroleum. Due vittime in diversi incidenti

Esplosione negli abissi Tolto il 'tappo', due morti

NEW YORK - Non finiscono i guai per la Bp, impegnata nelle operazioni di contenimento della fuoriuscita del petrolio. Un incidente negli abissi, al sistema delle tubature, provocato dalla collisione di un robot subacqueo, ha costretto la compagnia petrolifera a rimuovere la cupola, il tappo sul pozzo che rallentava l'uscita del greggio, provocando di fatto una nuova sostanziosa fuoriuscita di petrolio.

Lo ha annunciato oggi a Washington il responsabile Usa, l'Ammiraglio Thad Allen. Due persone sono morte in due diversi incidenti legati alle operazioni di contenimento. L'ammiraglio ha spiegato che uno dei robot subacquei di Bp è entrato in collisione con il sistema di tubature che trasportano acqua calda nella cupola per evitare la formazione di ghiaccio.

I tecnici al lavoro per cercare di fermare la fuoriuscita del petrolio hanno dovuto togliere il tappo sul pozzo della British Petroleum che rallentava l'uscita del greggio. Secondo quanto dichiarato da Allen la cupola è stata rimossa per controlli e sarà rimessa al suo posto al più presto, ma la riattivazione del sistema di contenimento potrebbe richiedere "un tempo considerevolmente più lungo". Intanto però il petrolio ha ripreso a sgorgare in mare al pieno della forza. Il sistema di contenimento era stato installato lo scorso 3 giugno ed era riuscito ad oggi a catturare 16.600 barili di greggio al giorno.

Resta ancora poco chiaro come siano avvenute le due morti. Secondo fonti della Guardia Costiera potrebbero non essere direttamente legate alle operazioni di recupero del Golfo. Una delle due vittime sarebbe infatti il capitano di una barca, ucciso con un colpo di arma da fuoco, l'altra sarebbe invece annegata. Le due vittime erano coinvolte, non si sa in che ruolo, nelle operazioni di pulizia della zona. L'ammiraglio Allen ha parlato di due diversi incidenti sui quali sta indagando la polizia.

Ha cominciato in questo scenario la sua prima giornata di lavoro nel nuovo incarico il neoresponsabile di Bp America, Bob Dudley. La Bp ha infatti optato per un cambio della guardia nel Golfo del Messico dopo le pessime figure dall'ex direttore esecutivo, Tony Hayward, e la responsabilità delle operazioni in America e Asia è stata affidata a Robert 'Bob' Dudley, 55 anni, cresciuto in Mississippi.

Dudley era alla ricerca di un ruolo di alto profilo nella società dopo che nel 2008 era stato cacciato da Mosca in una battaglia con gli azionisti russi della joint venture Tnk-Bp. Da oggi lavorerà fianco a fianco con le autorità Usa. Negli Stati Uniti si profila una battaglia giuridica senza precedenti in materia di trivellazioni. Ieri un giudice della Louisiana, Martin Feldman, aveva ordinato lo stop della moratoria disposta dall'amministrazione Obama. La Casa Bianca ha replicato annunciando ricorso in appello, e il ministro dell'Interno, Ken Salazar, ha reso noto che "a breve" sarà varata una nuova moratoria. "Mentre il petrolio della Bp continua ad uscire, tocchiamo con mano ogni giorno che c'è bisogno di una pausa nelle trivellazioni in acque profonde" ha dichiarato Salazar.

(23 giugno 2010)

 

 

 

2010-06-22

MAREA NERA

Bocciata la moratoria di Obama

Un giudice fa ripartire le trivelle

La corte federale di New Orleans accoglie il ricorso dei petrolieri e dichiara illegittimo il blocco di sei mesi imposto dal presidente. La Casa Bianca annuncia ricorso

Bocciata la moratoria di Obama Un giudice fa ripartire le trivelle

WASHINGTON - No alla moratoria di sei mesi per le trivellazioni in acque profonde decisa dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama: lo ha stabilito a New Orleans, in Louisiana, il giudice distrettuale Martin Feldman. La Casa Bianca ha annunciato che presenterà "immediatamente" appello contro la sentenza. La moratoria di 6 mesi era stata imposta da Obama alle trivellazioni nel Golfo del Messico dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon.

Il giudice ha accolto il ricorso guidato dalla Honbeck Offshore Services, attiva nel campo delle trivellazioni, secondo cui la decisione della Casa Bianca è arbitraria perché "nulla dimostra che le trivellazioni a una profondità superiore ai 500 piedi (oltre 150 metri) siano più pericolose delle altre". Ricorso che gode dell'appoggio, implicito, del governatore, il repubblicano Bobby Jindal, secondo cui "abbiamo un sacco di incidenti sui ponti, ma non per questo dobbiamo chiuderli".

(22 giugno 2010)

 

 

 

 

2010-06-16

MAREA NERA

Bp, 20 mld di dollari per danni

quest'anno niente dividendi

La società petrolifera ha acconsentito a depositare la somma nel fondo blindato e indipendente richiesto dall'amministrazione Usa. Obama: "Questa somma non è un tetto"

Bp, 20 mld di dollari per danni quest'anno niente dividendi Il presidente Usa Barack Obama

* Obama rassicura Cameron "Ma Bp deve impegnarsi"

articolo

Obama rassicura Cameron "Ma Bp deve impegnarsi"

* Usa, la marea nera si avvicina Obama va in Louisiana

articolo

Usa, la marea nera si avvicina Obama va in Louisiana

* Mediterraneo a rischio petrolio Satelliti contro l'inquinamento

articolo

Mediterraneo a rischio petrolio Satelliti contro l'inquinamento

* Petrolio su coste, è catastrofe Obama: "Stop alle trivelle"

articolo

Petrolio su coste, è catastrofe Obama: "Stop alle trivelle"

* Greggio, Louisiana minacciata "Rogo contro la marea nera"

articolo

Greggio, Louisiana minacciata "Rogo contro la marea nera"

*

video

* Louisiana, arriva la "macchia nera"

foto

Louisiana, arriva la "macchia nera"

* Piattaforma esplosa chiazza verso la Louisiana

articolo

Piattaforma esplosa chiazza verso la Louisiana

NEW YORK - La Bp verserà 20 miliardi di dollari in un fondo per i risarcimenti dei danni provocati dalla marea nera e non pagherà i dividendi agli azionisti. Lo ha reso noto il presidente del gruppo petrolifero Carl Henric Svanberg lasciando la Casa Bianca al termine di "un incontro molto costruttivo" con Barack Obama. Svanberg ha poi chiesto scusa al popolo statunitense a nome della compagnia: "Anche noi proviamo profonda tristezza per questo disastro che non avrebbe mai dovuto accadere".

Dal canto suo, Obama ha tenuto a precisare che "questa somma non è un tetto" e che Bp ha accettato anche di creare un fondo da 100 milioni di dollari per indennizzare i lavoratori rimasti senza lavoro a causa della moratoria imposta alle trivellazioni dopo il disastro.

Stando alle indiscrezioni, la Bp dovrebbe avere a disposizione vari anni per depositare l'intera cifra in modo da limitare l'impatto sul flusso di cassa e da non mettere a repentaglio la stabilità finanziaria della società, creando panico tra gli investitori. A complicare il tutto c'è il fatto che il "conto" finale per la pulizia e per i danni alle aziende non è ancora prevedibile, dal momento che la falla non è ancora stata tappata (ad oggi, Bp ha speso oltre un miliardo di dollari per contenere la fuoriuscita, per la pulizia e per fare fronte alle richieste della guardia costiera, dei pescatori locali e delle aziende della costa, dalla Louisiana alla Florida).

Il fondo per i risarcimenti voluto dalla Casa Bianca sarà gestito da Kenneth Feinberg, nominato "zar dei compensi" per il suo incarico di regolare stipendi e bonus dei manager di Wall Street "salvati" dal governo. Feinberg è uno specialista di arbitrati, è stato l'amministratore del fondo speciale per le vittime dell'11 settembre e in passato ha aiutato a risolvere altri casi celebri di indennizzi, ad esempio quelli delle vittime dell'Agente Orange, l'erbicida usato dall'esercito americano nella guerra del Vietnam.

La decisione della società petrolifera arriva dopo il discorso in cui Obama 1 aveva assicurato che Bp pagherà fino all'ultimo centesimo i danni di quello che ha definito "il peggior disastro ambientale" della storia americana e aveva detto che per evitare il ripetersi di una simile catastrofe occorre riformare il sistema dell'energia Usa. Il capo della Casa Bianca aveva anche annunciato che avrebbe informato Bp della necessità di costituire il fondo e che questo fondo avrebbe dovuto essere amministrato da una commissione indipendente, ma non aveva dato nessuna indicazione sulle cifre.

Intanto il premier britannico David Cameron, che ha preso le difese del colosso petrolifero, ha ridimensionato il confronto diplomatico tra Washington e Londra: "La cosa importante è che questa non diventi una questione tra Usa e Gran Bretagna. Il presidente Obama non lo vuole e non lo voglio nemmeno io. Ho detto con chiarezza che dobbiamo garantire la stabilità finanziaria della Bp, che è nei nostri interessi e in quelli degli Stati Uniti".

Cameron ha ribadito che la Bp è pronta ad assumersi le proprie responsabiltà nel disastro ambientale, ma deve esserci un limite alle cause civili che possono essere intentate contro la compagnia. "So, dalle conversazioni avute con la Bp, che vogliono avere il ruolo più ampio possibile nel contenimento della perdita - ha detto il primo ministro britannico - nel far fronte alla pulizia e nel risarcimento agli albergatori, ai pescatori e a quanti hanno sofferto. Ma se è importante che la Bp paghi, è altrettanto importante che non ci sia gente che presenta richieste di risarcimento tre o quattro volte".

(16 giugno 2010)

 

 

 

 

La "missione" di Obama

"Energia pulita, è l'ora"

Primo discorso alla nazione in diretta tv dedicato all'emergenza della marea nera: "Bp pagherà, vinceremo questa guerra. Ma dobbiamo agire: non possiamo consegnare ai nostri figli questo futuro" dall'inviato ANGELO AQUARO

La "missione" di Obama "Energia pulita, è l'ora"

NEW YORK - La marea nera all'assalto delle coste è come Al Qaeda, il petrolio che sgorga dal pozzo maledetto è come una epidemia, il conto astronomico che si abbatte sul Golfo vale una recessione e la sfida per l'energia pulita ci riporta a quella che lanciò l'America sulla Luna. Barack Obama scende dal Marine One dopo due giorni di missione nel Golfo ma sembra quasi non voler riportare i piedi per terra. E nel suo primo discorso in diretta tv dallo Studio Ovale - camicia bianca e cravatta blu, le foto di moglie e figlie sulla scrivania - prova a battere per 18 minuti sul tasto dell'emozione. L'America è stata colpita "dal più grande disastro ambientale della sua storia" per colpa dell'"avventatezza" di una compagnia chiamata Bp che adesso pagherà "mettendo a disposizione tutte le risorse che serviranno". Ma l'America è forte e riuscirà a riemergere anche da "questa crisi che non sarà certamente l'ultima". Soprattutto se "troverà il coraggio" di applicare la "lezione". Dice: "E' una national mission. Il momento è adesso". L'economia del petrolio già prima era insostenibile: adesso è assassina.

I contenuti del discorso, per la verità, erano stati ampiamente anticipati. Ma un conto sono le chiacchiere dei giornali e dei talk show: un conto è affacciarsi dalla tv nel salotto di casa all'ora del programma preferito. E come rispoderà l'America? Riuscirà il presidente a riconquistare quel 71 per cento di elettori che giudicano "troppo morbida" la sua azione nel Golfo? Il discorso alla nazione scandisce momenti decisivi nella vita del paese: da quello stesso Studio Ovale George W. Bush promise vendetta all'America colpita l'11 settembre. Anche Obama attacca: al momento in cui vi parlo la nazione si trova a confrontarsi con minacce molteplici, a casa la recessione, all'estero la guerra ad Al Qaeda. E adesso "una macchia di petrolio all'assalto delle nostre coste e della nostra gente". Siamo in guerra, dice, una guerra che sta mostrando "i limiti dell'umana tecnologia" e in cui il governo ha già schierato i suoi uomini migliori a partire dal ministro per l'energia Steven Chu "che è un Premio Nobel", dice il presidente - Nobel pure lui. Sì, è un disastro ambientale, ripete, "ma a differenza di un terremoto o un uragano non è un evento singolo" che porta distruzione in pochi minuti o pochi giorni: "I milioni di galloni di petrolio assomigliano più a un epidemia" che dovremo "combattere per anni". Come?

"Non equivocate" dice il presidente "vinceremo questa guerra". E illustra alla nazione il suo "piano di battaglia" in tre punti: cosa fare per ripulire il Golfo, per aiutare la gente "e per essere sicuri che questo non accada più". L'elenco delle meraviglie messe in campo e l'assicurazione che tra breve il 90 per cento della perdita sarà fermato a dire il vero fanno tragicamente sorridere. Proprio poche ore prima del discorso un panel governativo ha tirato fuori le ultime stime: la perdita potrebbe arrivare a 60mila barili al giorno. Un'enormità. Ma al presidente in questo momento preme soprattutto una cosa: indicare un colpevole e un responsabile. Annuncia che oggi

incontrerà il preidente di Bp "e lo informerò" - dice proprio così - "che dovrà mettere da parte tutte le risorse che serviranno per compensare" tutti i danni subiti. La decisione è presa e il presidente è sicuro di avere "l'autorità legale" - come dice il portavoce Robert Gibbs - di costringere Bp a mettere a disposizione un fondo indipendente. Di che cifra? Di questo si parlerà oggi alla Casa Bianca con Carl-Henric Svanberg e quel Ceo Tony Hayward criticatissimo che Obama neppure ha menzionato nel discorso. Il conto astronomico che la compagnia potrebbe pagare va dai 20 ai 60 miliardi di danni. Anche se l'ipotesi a cui Bp starebbe pensando prevede di mettere da parte un fondo pari al dividendo di quest'anno - 10 miliardi di dollari - e intanto continuare a pagare tutte le spese di puliza che verranno. Basterà?

Il "piano di battaglia" del presidente non si spinge nei dettagli. Però Obama accusa esplicitamente la Bp di non avere agito nel Golfo "con le necessarie precauzioni". Dice che il comportamento della compagnia è stato "avventato", promette la commissione d'inchiesta e annuncia di aver nominato quello che qui negli Usa è considerato un vero e proprio cane da guardia - Michael Bromwich - a capo di quella Minerals Managment Service che invece di vigilare sui petrolieri si faceva pagare le trasferte ai topless bar. Ma non basta. Dobbiamo imparare la lezione, dice Obama. Sapevamo da decenni "che i giorni del petrolio a buon mercato erano contati". Per decenni abbiamo parlato di energie alternative senza fare nulla. Adesso perfino la Cina è avanti a noi. E la tragedia del Golfo ci mostra che un intero modello di vita è stato messo in gioco dalla nostra mancanza di azione. "Non possiamo consegnare ai nostri figli questo futuro" dice il presidente. "Ora è il momento di riprende

il nostro destino".

Il modo c'è già. La legge sul climate change è stata passata dalla Camera già un anno fa ma è ferma ancora al Senato. Ovviamente il presidente fa il superpartes: "L'unica cosa che non tollererò è l'inazione". Ma basterà questo pressing per convincere i repubblicani? Obama ha un sogno: "L'unica risposta che non accetto è quella di chi dice che la sfida è troppo grande e difficile. La stessa cosa si disse sulla nostra capacità di produrre aereoplani e carri armati durante la Seconda Guerra Mondiale. La stessa cosa sulla nostra capacità di andare e tornare sani e salvi sulla Luna". Barack cita Jfk e gioca al nuovo Kennedy invitando a guardare "oltre i limiti meschini del pensiero convenzionale".

La chiusa è mistica come piace alla gente di qui. Il presidente ricorda la cerimonia della Benedizione della Flotta che si tiene ogni anno nel Golfo. Con quella preghiera non è rivolta al Signore "perché rimuova tutti gli ostacoli e i pericoli: è rivolta a Dio perché sia al nostro fianco anche nel mezzo della tempesta". Proprio come adesso: in

mezzo alla tempesta. "Preghiamo per il nostro coraggio" conclude il presidente. Nell'attesa, gli esperti pregano anche per qualcos'altro. Sarà un'estate piena di tempeste davvero. E se l'uragano arriva prima che quel maledetto buco sia tappato non ci sarà benedizione che tenga.

(16 giugno 2010)

 

 

 

2010-06-15

IL SONDAGGIO

Gli italiani vogliono più eolico

Mancano regole e informazioni

Oltre l'80% appoggia l'utilizzo dell'energia alternativa anche come fonte occupazionale. Nella "giornata del Vento" gli ambientalisti chiedono trasparenza e integrazione nel paesaggio di ANTONIO CIANCIULLO

Gli italiani vogliono più eolico Mancano regole e informazioni

Otto italiani su 10 vogliono che il vento muova l'energia. E' molto larga la maggioranza a favore dell'eolico che si profila dalla ricerca dell'Ispo presentata oggi da Renato Mannheimer. L'87 per cento degli intervistati ritiene che l'energia eolica possa giocare un ruolo positivo nello sviluppo economico del paese facendo da volano per l'economia locale grazie all'aumento dell'occupazione. Una convinzione che poggia sui numeri : nel solo primo semestre del 2010 il settore eolico ha impiegato circa 1.000 addetti in più rispetto allo scorso anno arrivando a 25.530 occupati, di cui 7.460 diretti, con una crescita dell'occupazione del 4,5 per cento nonostante la crisi.

Sono alcuni dei dati presentati in occasione del Wind day, la giornata mondiale del vento promossa dall'Ewea, l'associazione europea dell'energia eolica e dal Gwec, il Global Wind Energy Council in tutta Europa. "Con il Wind day vogliamo ribadire l'importanza dell'utilizzo delle fonti rinnovabili come una delle chiavi per contribuire a risolvere la crisi economica e climatica", ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente. "Per andare avanti, però, è fondamentale aprire un confronto sulle regole, in modo da garantire trasparenza, legalità e integrazione dell'eolico nel paesaggio. Sono sette anni che aspettiamo queste regole, un ulteriore ritardo sarebbe francamente inaccettabile".

Dallo studio di Mannheimer risulta che queste idee sono largamente diffuse. Il 60 per cento degli italiani è convinto che l'eolico sia importante non solo a livello locale per gli effetti sull'occupazione ma per il suo ruolo strategico perché, a differenza di altri settori energetici, permette di puntare su una fonte che non dipende dall'estero e che, per 3 italiani su 4, non è soggetta a crisi economiche e politiche.

Gli italiani sono dunque pronti alla sfida dell'eolico: l'83per cento vorrebbe un maggior uso delle fonti di energia eolica da parte del suo fornitore. Gli italiani chiedono più informazione in questo settore (82 per cento) ma risultano promossi per quel che riguarda la conoscenza del meccanismo di incentivazione pubblica che va a premiare l'energia elettrica effettivamente prodotta e distribuita attraverso gli impianti esistenti e non la costruzione di nuovi aerogeneratori.

Proprio il sistema dei certificati verdi è però uno dei punti caldi della polemica. Il taglio deciso dal governo ha suscitato un coro di proteste che vanno da Confindustria a Federutility. Secondo l'Anev (Associazione nazionale energia del vento) le ripercussioni di questo voltafaccia, in mancanza di una correzione dell'ultima ora, sarebbero pesanti: il default finanziario di 4,5 miliardi di investimenti per impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili già in esercizio (più 2,8 miliardi previsti nei prossimi due anni); la perdita di 25.000 posti di lavoro attuali e la mancata crescita nei prossimi due anni di ulteriori 20.000; gravi danni energetici, ambientali. L'industria italiana delle rinnovabili si fermerebbe mentre gli altri paesi vanno avanti: si aprirebbe un'altra stagione di dipendenza energetica.

(15 giugno 2010)

 

 

 

 

 

15

giu

2010

Ghigliottina sui parchi

index"Per ogni italiano i parchi valgono meno di un caffè". Se questa frase fosse contenuta in un quiz come rispondereste: vero o falso? Per il governo è vero. Tanto che ha deciso di tagliare drasticamente finanziamenti già al limite di guardia. Nel 2009 erano stati erogati 48 milioni di euro, per il 2010 non è ancora ben chiaro quanti ne arriveranno effettivamente ai parchi. Nella Finanziaria si scende a 31 milioni per il 2011. Siamo a mezzo euro a testa. Il caffè non ci scappa. Decisamente un modo originale per festeggiare l’anno internazionale della biodiversità.

"Se queste cifre saranno mantenute non abbiamo scelta", commenta Nino Martino, direttore delle Dolomiti Bellunesi. "Dovremo licenziare, rinunciare ai professionisti con i quali stiamo costruendo un percorso di difesa della natura ma anche di promozione dell’economia locale. Le aree marine protette sono senza certezza di finanziamento da molti anni, ora tocca anche ai parchi".

Forse c’è ancora uno spiraglio per evitare il collasso dei parchi. Un appello è venuto da un cartello di associazioni ambientaliste (Wwf, Legambiente, Unione per i parchi e la natura d’Italia, Marevivo, Cts, Associazione italiana direttori e funzionari aree protette, Associazione italiana guardaparco, Istituto Pangea, Lipu, Italia Nostra, Fai). Se non ci sarà risposta da parte del governo la ghigliottina si abbatterà sulla natura protetta e il volano turistico costruito sulla difesa della natura (uno dei pochi segmenti di mercato che resistono alla crisi) sarà spazzato via.

Indirizzo permanente del post Scrivi un commento "

14

giu

2010

La battaglia del tonno rosso

GP02398La battaglia per il tonno rosso continua. Dopo il blitz di Greenpeace nelle acque di Malta che è costata un ferito per un colpo di arpione lanciato dai pescatori, gli ambientalisti sono tornati all’offensiva: un’altra azione non violenta per cercare di liberare i pesci da una gabbia che li trasportava verso un allevamento dell’isola. In risposta i pescatori hanno sparato razzi di segnalazione e successivamente è intervenuta anche la guardia costiera maltese che ha cercato di allontanare gli attivisti con cannoni ad acqua.

"L’Unione Europea – ricorda Greenpeace – ha ordinato solo pochi giorni fa ai propri pescherecci di ritornare in porto, dichiarando chiusa la stagione di pesca, ma le operazioni in mare continuano. Tutti i paesi extracomunitari continuano a pescare, mentre anche le flotte comunitarie sono impegnate nelle attività connesse all’ingrasso dei tonni".

In sostanza il tonno rosso è una specie sull’orlo dell’estinzione. Eppure arrivano solo segnali negativi. Nonostante il drammatico crollo della popolazione la riunione della Cites a Doha non ha imposto l’alt. Le attività di pesca, anche illegale, continuano. Il disastro del petrolio nel Golfo del Messico ha creato un’ulteriore minaccia perché colpisce uno dei luoghi vitali per questa specie.

Che fare in queste condizioni? Tra i lettori di questo blog c’è chi ritiene – lo ha scritto – che bloccare la pesca non sia eticamente lecito. Ma assistere inerti all’abbuffata di sushi che porta dritta dritta all’estinzione del tonno rosso è meglio?

 

 

2010-06-04

IL DISASTRO

Marea nera, un tappo per bloccare la falla

L'ira di Obama: "Sono infuriato con Bp"

Quarto tentativo di bloccare la perdita di petrolio nel Golfo del Messico. Ci vorranno tra le 12 e le 24 ore per capire se la misura adottata funzionerà anche perché le scorse settimane sono state segnate da ripetuti fallimenti

Marea nera, un tappo per bloccare la falla L'ira di Obama: "Sono infuriato con Bp"

WASHINGTON - Stavolta si spera nel tappo. Nelle operazioni per il quarto tentativo di chiudere la perdita di petrolio nel Golfo del Messico 1, la Bp ha posizionato questa notte un tappo nel pozzo danneggiato dal quale, da sei settimane, esce greggio. Lo annunciano le reti Cnn e Msnbc. Secondo la società petrolifera, ci vorranno ora tra le 12 e le 24 ore per capire se la misura adottata funzionerà anche perché le scorse settimane sono state segnate da ripetuti fallimenti. "Dovrebbe funzionare" dice il capo delle operazioni di Bp, Doug Suttles.

Stavolta i tecnici sono riusciti, con una gigantesca cesoia manovrata da robot sottomarini, a tagliare la tubatura a 1.600 metri di profondità da cui fuoriesce il petrolio. Il taglio è però molto irregolare e per questo non è chiaro se il tappo-imbuto che gli è stato apposto reggerà. L'imbuto, collegato a un tubo, dovrebbe permettere di pompare il petrolio verso una nave cisterna in superficie ma c'è il rischio che non sia stato posizionato correttamente. La Bp sta anche lavorando alla realizzazione di due pozzi di soccorso per bloccare definitivamente la fuoriuscita, che però saranno operativi solo a metà agosto.

Il nuovo tentativo che verrà seguito anche dal presidente americano, Barack Obama (in arrivo in Louisiana) che ha rinviato le visite in Australia e Indonesia previste per la prossima settimana E' la seconda volta che salta la visita del presidente americano in Indonesia, Paese in cui ha vissuto da ragazzo.

Quello che è certo è che la pazienza dell'inquilino della casa Bianca è finita. E la società petrolifera britannica è stata accusata ancora una volta di non aver fornito "la risposta rapida" che si ci attendeva. "Sono infuriato per questa sistuazione perché è un esempio di persone che non pensano alle conseguenze delle loro azioni - ha affermato Obama nel corso di un'intervista alla Cnn - Tutto ciò mette in pericolo un intero modo di vita e tutta una regione, probabilmente per diversi anni". Parallelamente l'amministrazione Usa ha presentato alla Bp un conto da 69 milioni di dollari (circa 56,7 milioni di euro).

(04 giugno 2010)

 

 

 

 

2010-06-03

USA

"Per la marea nera 69 milioni"

Il "conto" degli Usa per Bp

Obama alla Cnn: "Sono furioso". La Casa Bianca annuncia la prima richiesta di risarcimento per i danni causati ai contribuenti dal disastro ambientale nel Golfo del Messico. L'azienda: "Siamo a una svolta"

"Per la marea nera 69 milioni" Il "conto" degli Usa per Bp Una fase delle operazioni sottomarine per "tappare" la falla

 

WASHINGTON - Un "conto" da 69 milioni di dollari. La Casa Bianca annuncia la prima richiesta di risarcimento per i danni causati dalla marea nera ai contribuenti americani da parte della compagnia petrolifera British Petroleum. "Il governo federale - ha detto Robert Gibbs - invierà quello che i definirei un 'conto' per le spese finora sostenute". E si è detto "furioso" per il disastro. In un'intervista al Larry King show della Cnn, il presidente ha dichiarato: "Sono furioso per l'intera situazione" ha detto Obama perché "qualcuno non ha pensato alle conseguenze delle loro azioni". Obama, che domani andrà in Louisiana, ha detto che la risposta di Bp è stata inadeguata.

E' invece mistero sulle norme sulle trivellazioni. La Minerals Management service, l'agenzia federale responsabile di regolare le trivellazioni off-shore negli Stati Uniti, in un'email ha annunciato di aver bloccato la concessione di tutti i permessi di nuove trivellazioni di petrolio e gas nel golfo del Messico, indipendentemente dalla profondità delle acque in cui si entendono effettuare. Misura, più aspra rispetto alla moratoria attualmente in vigore solo per le operazioni in acque profonde, che però è stata smentita in serata in un comunicato ufficiale dell'Amministrazione.

La Bp cerca di correre ai ripari. La compagnia ha annunciato oggi che finanzierà interamente con 360 milioni di dollari la costruzione di sei isole artificiali destinate a proteggere le coste della Louisiana dalla marea nera.

Sul fronte delle operazioni di chiusura della falle si registra un parziale successo. Dopo il primo fallimento, i tecnici sono riusciti ad effettuare il secondo taglio nel braccio mobile del pozzo petrolifero nel Golfo del Messico. Lo ha annunciato il comandante della Guardia costiera Thad Allen specificando che a differenza della sega a lama impiegata ieri, rimasta incastrata nel tubo, il taglio è stato effettuato con enormi cesoie idrauliche dai robot sottomarini. Allen ha chiarito la cesura non è netta ma irregolare e ciò potrebbe creare dei problemi nell'installazione del tappo sopra la falla. Il tappo rappresenta comunque una palliativo in attesa della soluzione definitiva: la trivellazione di due pozzi per intercettare il greggio direttamente dal giacimento, pronti per metà agosto. "I lavori stanno seguendo i tempi previsti", ha detto Allen, "ma non potremo dichiarare vittoria fino a quando i due pozzi non saranno connessi". Bp dà all'operazione una connotazione molto più netta: "Le prossime 12-24 ore saranno cruciali per avere una indicazione della riuscita del tentativo - ha detto l'amministratore delegato di Bp Tony Hayward riferendo del nuovo sistema per arginare la perdita di petrolio. Hayward ha definito l'operazione di oggi "una importante pietra miliare". Se tutto va bene, il sistema sarà "completamente sigillato entro la fine del mese", ha detto l'amministratore delegato, precisando che gli azionisti di Bp devono sentirsti rassicurati. Il colosso petrolifero ha subito considerevoli perdite in Borsa da quando è cominciato il disastro ambientale.

(03 giugno 2010)

 

 

 

MAREA NERA

James Cameron contro Bp

"Imbecilli, non vogliono aiuto"

Il regista di Avatar ha lavorato con i robot sottomarini ed è considerato un esperto di riprese negli abissi. "Non sanno quello che fanno e mi hanno liquidato"

James Cameron contro Bp "Imbecilli, non vogliono aiuto" James Cameron

ROMA - Dopo l'ira di Obama, gli insulti di James Cameron. Si moltiplicano gli attacchi alla Bp, la società petroliferia proprietaria della piattaforma nel golfo del Messico da cui, dopo un incidente, sta fuoriuscendo la marea nera 1 responsabile di un disastro ambientale senza precedenti.

Il regista di Avatar, che ha lavorato a lungo con i robot subacquei ed è considerato un esperto di riprese sottomarine, ha detto che la Bp ha rifiutato la sua offerta di aiuto. "In queste ultime settimane ho visto, come tutti noi, con crescente orrore e angoscia, quel che sta accadendo nel Golfo e ho pensato che questi imbecilli non sanno quello che fanno". Ieri Cameron ha partecipato a un vertice all'Agenzia per la protezione ambientale Usa che sta cercando di risolvere quello che ormai è il peggior disastro ambientale della storia statunitense. Cameron ha detto che si è offerto di dare aiuto alla Bp e al governo, ma che è stato "gentilmente" liquidato dal colosso energetico britannico. Il regista ha contribuito a sviluppare tecniche per apparecchiature da utilizzare in acque profonde e tecnologie subacque oceaniche per realizzare i documentari sul relitto del transatlantico Titanic e della corazzata tedesca Bismarck, circa tre chilometri sotto la superficie del mare. "Conosco gente in gamba che lavora a profondità decisamente superiori a quella in cui si trova il pozzo e molti di loro sono abituati a lavorare con veicoli subacquei e sistemi elettronici di fibra ottica".

(03 giugno 2010)

 

 

 

2010-06-02

MAREA NERA

Obama: "In tribunale i responsabili"

Al via le inchieste civili e penali

Il presidente Usa garantisce: "Faremo in modo che la Bp mantenga le promesse". Un sommergibile supertecnologico scenderà molto vicino al punto della falla per aiutare a capire le dimensioni del disastro. La marea raggiunge l'Alabama

Obama: "In tribunale i responsabili" Al via le inchieste civili e penali

NEW YORK - Inchieste penali e civili, con la partecipazione dell'Fbi. Per individuare le responsabilità e colpire i responsabili della marea che si allunga nel Golfo del Messico, dove da una falla in una piattaforma petrolifera della BP sgorgano da più di un mese tonnellate di petrolio. L'annuncio è arrivato in serata dal ministro della Giustizia americano Eric Holder. "Se troveremo prove di comportamenti illegali, la nostra risposta sarà forte", ha sottolineato. Intanto dopo la Louisiana, anche le coste dell'Alabama sono state raggiunte dal petrolio.

Qualche ora prima lo stesso presidente Usa, Barack Obama, aveva detto che, se necessario, "porteremo in tribunale i responsabili del disastro" della marea nera, "se sono state violate le leggi". "Faremo in modo che la Bp mantenga le sue promesse, e che debba rispondere di quanto accaduto". Obama - parlando a Washington al termine di un incontro con Bob Graham e William Reilly, che guidano la commissione d'inchiesta sulla vicenda - ha ribadito che la Bp sarà responsabile di tutte le perdite provocate da quello che il presidente ha ancora una volta definito ''il più grande disastro ambientale di questo tipo della nostra storia''. Obama intende nominare presto altri cinque esponenti della commissione, che dovrà consegnargli un rapporto entro sei mesi, oltre a suggerire una serie di passi per evitare il ripetersi di un dramma come questo.

"Se le leggi non hanno funzionato, vanno cambiate". L'incidente della Deepwater Horizon dimostra "che la legislazione va rivista", ha detto Obama. Il presidente ha anche lanciato un appello al Congresso affinché passi al più presto un disegno di legge che permetta di agire in fretta per affrontare le conseguenze di questo incidente e di altre eventuali catastrofi simili.

"Tappo entro 24 ore". Se non ci saranno intoppi, la Bp spera di far funzionare entro 24 ore il nuovo tappo da mettere sopra la valvola del pozzo. La ha indicato in una conferenza stampa a Port Fourchon, in Lousiana, uno dei dirigenti della multinazionale britannica, Doug Suttles. "Se tutto si svolgerà bene, nelle prossime 24 ore, saremo in grado di limitare" il flusso di greggio. Dopo avere reciso il braccio mobile del pozzo, la Bp intende piazzare una sorta di tappo con cannuccia (per portare il greggio su un nave in superficie) sul 'Blowout Preventer' (Bop), la supervalvola del pozzo, secondo alcuni esperti difettosa sin dall'inizio. Per questa ragione la stampa Usa ha battezzato la nuova operazione, la quarta, 'Cut and Cup', cioè 'Taglia e Tappa'.

Un robot per verificare la catastrofe. Intanto l'Istituto di ricerche dell'Acquario di Monterey (Mbari), in accordo con il dipartimento Usa per gli oceani e l'atmosfera (Noaa) ha mandato un sommergibile supertecnologico nelle acque inquinate del Golfo del Messico. Lo scopo è quello di ottenere informazioni sul 'pennacchio' di petrolio che fuoriesce dal punto di perforazione della piattaforma Deepwater Horizon.

Anche se satelliti e aeroplani possono aiutare a capire l'estensione della chiazza di petrolio in superficie, il 'mezzo autonomo sottomarino' (Auv) dell'Istituto di Monterey sarà fondamentale per mostrare ai ricercatori cosa sta realmente succedendo nelle profondità dell'oceano. La prima immersione di questo sommergibile è avvenuta tre giorni fa. Il mezzo robotizzato è in grado di misurare le caratteristiche fisiche dell'acqua, come temperatura, salinità e concentrazione di ossigeno, nonché registrare elementi come la clorofilla contenuta nelle microscopiche alghe di profondità o, in questo caso, le quantità di inquinanti, come il petrolio, che si trovano in una particolare zona. Questo sommergibile può raggiungere una profondità operativa di 1.500 metri. Il che vuol dire che può recarsi molto vicino al punto dove fuoriesce il petrolio che sta inquinando il Golfo del Messico, ed essere d'aiuto per definire portata e caratteristiche del disastro.

Enea: "Marea grande come lago di Albano". Un giacimento grande come uno dei maggiori laghi vulcanici del Lazio, quello di Albano, pari a un volume di circa 460 milioni di metri cubi. È questa la stima delle dimensioni della sacca di petrolio che sta inquinando il Golfo del Messico, secondo l'esperto dell'Enea, Vincenzo Ferrara.

(01 giugno 2010)

 

 

 

 

2010-05-30

MAREA NERA

Dopo il fallimento di "Top Kill"

un nuovo tentativo di Bp

La fuoriuscita di petrolio non è stata bloccata. Ora si pensa ad un "cappuccio". Critiche ad Obama, che si dichiara "preoccupato", mentre Washington studia un'azione penale contro la multinazionale

Dopo il fallimento di "Top Kill" un nuovo tentativo di Bp Le navi impegnate nell'operazione "Top Kill"

NEW ORLEANS - Top Kill è ufficialmente morta: tre giorni e 35 mila barili di fluidi dopo l'inizio del pompaggio, l'ultima manovra di Bp per fermare la marea nera nel Golfo del Messico è stata abbandonata. "Siamo ovviamente delusi", ha detto il controammiraglio della Guardia Costiera Mary Landry dopo che in una conferenza stampa a Robert in Louisiana Doug Suttles, il Chief Operating Officer della multinazionale del petrolio, aveva annunciato il nuovo fiasco.

Bp passa adesso a una nuova manovra per cui si è data quattro giorni, forse più, di tempo: si chiama Lower Marine Riser Package (LMRP), nella sostanza un 'cappuccio' o una 'mini-valvola' posizionato sopra la supervalvola che non ha funzionato in aprile e collegato alla nave di appoggio in superficie con cui Bp si augura di catturare il grosso del greggio e del gas che escono dal pozzo danneggiato 40 giorni fa.

La nuova battuta d'arresto - la terza dopo il fallimento della cupola e del 'siringone' - e l'annuncio del 'piano D' hanno chiuso una giornata contrassegnata da indignazione crescente. Proteste in Louisiana, proteste a New York: ipnotizzati dalla 'spill-cam', la telecamera che trasmette immagini del fiotto di greggio 24 ore su 24, gli americani fanno il conto alla rovescia mentre l'indignazione dilaga a vista d'occhio e a Washington il Dipartimento della Giustizia sta valutando azioni legali a carattere penale.

A Manhattan, ieri, 200 manifestanti si sono imbrattati di finto petrolio fatto di cioccolata e vernice davanti a una pompa di benzina. In Louisiana guida la polemica contro Bp, ma anche contro il governo federale, l'ex stratega di Bill Clinton James Carville: "La gente qui crede in quel che vede. Mi sembra che il presidente Obama sia più arrabbiato con i suoi critici che con Bp", ha detto Carville, che è di New Orleans, guadagnandosi un rimbrotto del portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs: "James non conosce i fatti".

Era da venerdi che negli stati del Golfo cresceva il pessimismo sull'esito di Top Kill, e anche adesso non ci sono certezze. E mentre in Lousiana crescono le polemiche perchè, secondo le autorità locali (smentite da Bp), la multinazionale del petrolio ha organizzato soccorsi da palcoscenico in occasione della visita di Obama su una spiaggia di Grand Isle, il Dipartimento della Giustizia ha mosso i primi passi verso un'azione penale contro Bp per i comportamenti prima e dopo il disastro.

Una squadra di procuratori e di investigatori guidata dagli Assistant Attorney General Ignacia Moreno e Tony West hanno cominciato a raccogliere prove in Louisiana per verificare se Bp abbia violato regole di sicurezza federali e fuorviato le autorità assicurando che era in grado di contenere rapidamente la perdita di greggio.

L'indagine del Dipartimento della Giustizia è un passo preliminare prima di decidere l'apertura formale di una inchiesta, ma ad ogni buon conto l'amministrazione ha chiesto al Congresso dieci milioni di dollari per finanziarla.

(30 maggio 2010)

 

 

 

 

2010-05-13

AMBIENTE E SALUTE

L’aria in metropolitana è pessima: più inquinata sotto terra che fuori

di Federico Formica

Secondo uno studio della Società italiana di Medicina Generale, chi sta in mezzo al traffico respira aria più salubre rispetto a chi viaggia in un vagone della metro qualche metro più in basso. Questo perché i treni sono privi di circuito di depurazione

Approfondimenti

* GRAFICO

* L'aria in metro: sette città a confronto

Lasciare l'automobile per spostarsi in metropolitana? Un gesto "green" che fa bene alle tasche, ma non alla salute. A giudicare dai dati elaborati dalla Società Italiana di Medicina Generale (Simg), nelle metropolitane di Roma e Milano si respira una pessima aria, addirittura molto più inquinata rispetto all'esterno.

Lo studio-pilota, condotto tra il 2008 e il 2009, verrà pubblicato nei prossimi mesi sulle più importanti riviste scientifiche italiane e internazionali e mette in luce una realtà capovolta rispetto a quella che ci eravamo immaginati. Sembra infatti che chi si trova in mezzo al traffico e ai tubi di scappamento debba preoccuparsi meno di chi sta seduto in un vagone della metro qualche metro più in basso.

I dati. Per rendersene conto basta mettere a confronto due numeri: la concentrazione di polveri sottili (in questo caso le Pm10) in superficie e all'interno dei treni della metropolitana milanese. Nel primo caso, sono stati rilevati 56 microgrammi per metro cubo; nel secondo caso il dato aumenta in modo vertiginoso: 324 microgrammi per metro cubo. Il limite di inquinamento esterno imposto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità è di 50 microgrammi.

A Roma, però, è anche peggio. Nei treni della capitale, dove già la qualità dell'aria esterna è fuori norma (100 microgrammi/metro cubo), le Pm10 schizzano a 328 microgrammi per metro cubo.

Le concentrazioni sono molto alte anche sulle banchine dove aspettiamo il treno. In questo caso, però, il dato è meno preoccupante: il tempo che si passa sulla piattaforma non supera quasi mai i 5 minuti. Troppo poco per subire conseguenze. Pochissimo se paragonato al tempo che passiamo dentro le carrozze, che può anche superare i 60 minuti.

Salute a rischio? 200, 300 microgrammi di Pm10. Si tratta di valori così alti da provocare fastidi immediati anche alle persone sane: bruciore agli occhi e alla gola. Ai soggetti sensibili come gli asmatici o i malati di cuore, un inquinamento così elevato può provocare ostruzioni ai bronchi e il cambiamento del ritmo cardiaco. Anche a effetto immediato. Secondo Giovanni Invernizzi, responsabile scientifico dello studio (nonché membro dell'Isde, Medici per l'Ambiente), l'esposizione prolungata per diversi anni può provocare anche il cancro.

Un filtro che non c'è. Ma com'è possibile che le metropolitane siano più inquinate delle strade in superficie? Giovanni Invernizzi lo spiega così: "L'aria inquinata entra dall'esterno e si incanala nei cunicoli della metropolitana. Questo è normale. Per tutelare i cittadini basterebbe dotare i treni di un circuito di depurazione. In poche parole, un adeguato filtro dell'aria che impedisca alle Pm10 di entrare. Un intervento realizzabile: a San Francisco e Stoccolma lo hanno già fatto e i risultati sono evidenti". Come mostra il grafico, nella città californiana e nella capitale svedese la qualità dell'aria nelle carrozze è in linea con i parametri dell'Oms. Addirittura, per i cittadini di San Francisco l'aria che si respira nei treni è più sana di quella che si respira in superficie. Anche a Barcellona è così, solo che nella città catalana i valori sono comunque fuori norma.

Insomma, nei treni con i finestrini aperti l'aria è sicuramente inquinata. Perché entrano le particelle di Pm10 che circolano dentro i cunicoli. Lo dimostra il fatto che, quando la metropolitana sale in superficie, i valori di Pm10 crollano. Perché l'inquinamento della carrozza si disperde all'esterno.

"E' impensabile installare un impianto di depurazione in tutto il circuito della metro, che può estendersi per decine di chilometri – commenta Invernizzi – ma è possibile farlo su tutto il parco treni a cifre accessibili. Basterebbe la volontà di affrontare il problema, che tocca milioni di cittadini che ogni giorno passano ore dentro le linee metropolitane. Una volontà che finora è mancata".

Nonostante i risultati siano stati divulgati da mesi, lo studio è stato praticamente ignorato sia dalle amministrazioni comunali che dalle aziende di trasporti di Roma e Milano. Nonostante sia, almeno nel nostro paese, unico nel suo genere.

(13 Maggio 2010)

 

 

 

2010-05-12

MAREA NERA

Obama vuole tassare le compagnie

"Un cent in più a barile per la sicurezza"

La somma, stimata in 118 milioni di dollari l'anno, sarebbe utilizzata per fare fronte ai rischi di disastri ambientali. Il 20 aprile la piattaforma esplosa non superò il test di pressione

Obama vuole tassare le compagnie "Un cent in più a barile per la sicurezza"

NEW YORK - Una tassa supplementare di un centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare la sicurezza: lo propone il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. La somma raccolta con la nuova tassa, stimata in 118 milioni di dollari l'anno, andrebbe in un fondo destinato a un programma di risposta ai rischi di marea nera 1. L'amministrazione di Washington suggerisce inoltre di alzare a un miliardo e mezzo di dollari il tetto per gli indennizzi.

Secondo un disegno di legge, presentato al Congresso tre settimane dopo l'esplosione della piattaforma 2 petrolifera Deepwater Horizon al largo delle coste della Louisiana, il governo federale propone che la tassa per sostenere il fondo di responsabilità per danni ambientali sia portata da otto a nove centesimi al barile.

Il fondo è attualmente utilizzato per finanziare la pulitura e la protezione delle coste minacciate dalla fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. La tassa aumenterebbe poi a 10 centesimi nel 2017.

Intanto, il presidente della commissione Energia e commercio della Camera dei rappresentanti americana, Henry Waxman, ha riferito che i vertici della British Petroleum, compagnia che gestisce la piattaforma esplosa il 20 aprile, hanno detto agli investigatori che proprio la mattina dell'incidente il pozzo petrolifero della Deepwater Horizon non aveva passato un test chiave sulla pressione. Durante un'audizione di fronte alla commissione sull'energia e il commercio della Camera dei Rappresentanti è emerso che a causare l'esplosione dsarebbe stato un guasto idraulico nel meccanismo di sicurezza che avrebbe dovuto sigillare il pozzo petrolifero in caso di improvvisa pressione.

Falliti tutti i tentativi fatti finora (video 3), si moltiplicano le idee, spesso strampalate, per fermare la marea nera. Tra le tante c'è quella lanciata dal quotidiano russo Komsomolskaya Pravda, che suggerisce di utilizzare la bomba atomica. Secondo il giornale, ai tempi dell'Unione Sovietica, questo metodo avrebbe risolto problemi analoghi con esplosioni nucleari controllate. Così, mentre il greggio continua a spandersi nel Golfo del Messico allo spaventoso ritmo di 750 mila litri al giorno, i russi consigliano un'esplosione sottomarina che potrebbe spingere le rocce sino a chiudere le falle dalle quali fuoriesce il petrolio. Esiste, però, ammette il giornale, un 20% di probabilità che il tentativo non vada a buon fine.

(12 maggio 2010)

 

 

 

2010-05-09

MAREA NERA

Fallito il primo tentativo

di installare una cupola

La Bp non è riuscita a mettere sul fondale la struttura che dovrebbe fermare la chiazza di petrolio. E le speranze di evitare la catastrofe si affievoliscono. Il governo Usa vuole appurare se vi siano state infrazioni

Fallito il primo tentativo di installare una cupola La chiazza vista dall'alto al largo di Mobile (Alabama)

NEW YORK - E' fallito il primo tentativo di installare una cupola sul fondale per contenere la marea nera nel Golfo del Messico e la chiazza di petrolio continua a estendersi. Bp potrebbe ritentare domani o nei giorni successivi, anche se diversi osservatori dubitano delle possibilità di successo dell'operazione.

VIDEO Catrame su una spiaggia dell'Alabama 1

Ma le grane per la compagnia petrolifera non sono finite: il ministro della Giustizia americano, Eric Holder, ha annunciato di aver inviato alcuni rappresentanti del Dipartimento per accertare se ci siano stati errori, atti illeciti, infrazioni o abusi di potere nella gestione della piattaforma esplosa il 20 aprile scorso e poi dell'emergenza ambientale dovuta alla fuoriuscita di petrolio. Bp è già stata perseguita civilmente da diverse organizzazioni, soprattutto quelle attive nel turismo e nella pesca sulle quali gli effetti della marea nera si fanno sentire in modo più pesante.

L'ammiraglio della Guarda costiera Thad Allen, che sta guidando le iniziative del governo americano nell'affrontare il disastro, definisce "senza tregua" gli sforzi di Bp nel cercare di fermare la chiazza. Circa 5.000 barili di petrolio al giorno - aggiunge - si riversano nell'oceano, anche se fissare l'ammontare esatto è "al momento impossibile". Dal giorno dell'esplosione sarebbero finiti nelle acque del Golfo circa 12 milioni di litri di greggio.

Alta oltre 12 metri e pesante circa 78 tonnellate, la cupola è una struttura in metallo e cemento progettata appositamente per incapsulare ciò che resta del tubo della piattaforma da cui continua a fuoriuscire petrolio. Una volta installata e collegata a un apposito compressore in superficie, la struttura dovrebbe aspirare fino all'85% del petrolio ancora presente in fondo al mare. Ed evitare così la catastrofe. I problemi tecnici per il suo funzionamento, però, sono enormi, e richiedono soluzioni mai sperimentate in precedenza.

La struttura è stata progettata cercando di tener conto della pressione a cui è sottoposta a 1.500 metri di profondità, ma sono ancora tutte da verificare le sue capacità di "tenuta". Per fissarla al fondale bisogna avvalersi di robot subacquei comandati dalla superficie. Tutto questo presenta una serie infinita di incognite.

Nel frattempo gli operai che la notte del 20 aprile lavoravano sulla piattaforma hanno rivelato ai mezzi di informazione statunitensi particolari finora non emersi. In base alle loro testimonianze, l'incidente sarebbe stato causato da una bolla di metano, formatasi per il cattivo funzionamento di una valvola di sicurezza. La prima esplosione ne ha innescate altre, finché l'intera piattaforma non ha preso fuoco. Gli operai hanno riferito di scene di panico, con la gente che si buttava in acqua in piena notte. Nell'incidente hanno perso la vita undici lavoratori. Sulle cause sta indagando anche la Bp, che ha assicurato che ogni dettaglio sarà reso noto, ma solo al termine dell'indagine interna.

(09 maggio 2010

 

 

 

2010-05-05

DISASTRO LOUISIANA

Greggio, chiusa una falla, si tenta col fuoco

Paura per la riserva voluta da Roosvelt

La BP ha tamponato una delle tre perdite. Torna in campo anche l'incendio programmato. A rischio il Breton National Wildlife Refuge, oasi naturale al largo della costa. La Casa Bianca pronta ad alzare significativamente" il tetto delle responasbilità della società

Greggio, chiusa una falla, si tenta col fuoco Paura per la riserva voluta da Roosvelt

NEW YORK - Un piccolo passo nella corsa contro il tempo per fermare quello che ha già assunto i contorni di uno dei più gravi disastri ecologici degli ultimi decenni. La British Petroleum ha tamponato la più piccola delle tre falle sul fondo delle acque del Golfo del Messico. In mattinata era arrivata nella zona una cupola d'acciaio con la quale si proseguirà nell'operazione di chiusura del pozzo petrolifero danneggiato e che ha disperso, a 1500 metri di profondità, tonnellate e tonnellate di petrolio. Il portavoce della BP, Doug Suttles, ha precisato tuttavia che saranno necessari ancora due giorni prima che la cupola possa essere collocata nel punto preciso. Quindi, dovranno esser posizionate le condutture dalla cupola stessa a una nave d'appoggio. Ma è allarme per un paradiso naturale: secondo Hans Graber, direttore del Centro di studio di immagini satellitari dell'Università di Miami, la marea avrebbe raggiunto le Isole Chandeleur, ultima barriera prima della costa della Louisiana; e due fotogrammi mostrano anche che il petrolio sta andando alla deriva verso sud, in direzione della Corrente Loop che potrebbe trascinarne le propaggini verso le isole Keys, in Florida.

La macchia si espande ancora. A due settimane dall'esplosione della Deepwater Horizon, che ha causato la morte di 11 operai, la marea nera scaturita dal versamento di greggio nel mare continua a espandersi al largo delle coste del Golfo del Messico, minacciando di distruggere le fonti di sussistenza della popolazione locale. Se le stime sono corrette, dal 22 aprile ad oggi si sono riversati in mare quasi dieci milioni di litri di greggio. Il tubo verticale collegato all'impianto di perforazione del pozzo si trova ora sul fondo del mare e continua a versare petrolio. "Speriamo di avere tutto pronto entro sei giorni", ha spiegato il portavoce della BP parlando della cupola. E osservando che un'operazione a tali profondità non è mai stata tentata prima d'ora. Intanto non è chiaro quanto petrolio possa ancora fuoriuscire prima che si riesca a mettere del tutto in sicurezza il pozzo danneggiato. Intanto è di poche ore fa l'annuncio che si tenterà di nuovo con il fuoco: un incendio controllato - come già tentato pochi giorni fa - per bruciare il greggio.

"La Bp è riuscita a chiudere una delle tre perdite fermando il flusso e adesso stiamo lavorando sulle altre due falle che rendono l'attenuazione del problema un po' più complicata - ha detto il sottufficiale della Guardia Costiera Brandon Blackwell - ci aspettiamo che il flusso resti invariato anche se adesso avremo a che fare solo con due perdite, il che è più facile che doverne affrontare tre". La BP sta lavorando da giorni al montaggio di una valvola sulla più piccola delle perdite per fermare il flusso di greggio, ma secondo fonti ufficiali la stessa tecnica non potrà essere utilizzata per bloccare le fuoriuscite rimanenti, di cui una molto estesa.

La BP finanzia tre Stati. La Casa Bianca: "Alzare le responsabilità". La BP ha annunciato di aver finanziato con 100 milioni di dollari gli Stati di Louisiana, Alabama, Mississippi e Florida per fronteggiare l'emergenza. Lo riferisce la compagnia sul proprio sito web. "I sovvenzionamenti non influiscono sull'operazione di contenimento o eventuali procedimenti di richiesta danni", precisa la nota, aggiungendo che si tratta di "fondi addizionali per implementare la risposta locale all'emergenza". Ciascuno Stato gestirà una quota di 25 milioni di dollari. Ma intanto la Casa Bianca si è detta pronta ad alzare "significativamente" il tetto della responsabilità per BP, che attualmente è di 75 milioni di dollari.

Paura per la riserva voluta da Roosvelt. La marea nera avanza, gli abitanti delle coste affacciate sul Golfo respirano aria impregnata di petrolio e per gli ambientalisti il peggio è ormai inevitabile: chilometri e chilometri di paludi, che racchiudono un delicatissimo ecosistema, compromesse per anni se non per sempre. Ma a togliere il sonno in particolare è il Breton National Wildlife Refuge, la seconda riserva più antica degli Stati Uniti, istituita nel 1904 per volere del presidente Theodore Roosvelt. Si trova a dieci chilometri dalle coste della lLouisiana e comprende le isole Chandeleur e Breton. Ci vivono centinaia di specie di volatili ora minacciate dalla macchia. La riserva, come molte altre isole che si trovano al largo delle coste, è più esposta alle conseguenze del disastro a causa della sua conformazione e per la profondità delle acque in cui il petrolio si sedimenterà senza alcuna possibilità di essere ripulito. Le acque più profonde del Golfo ospitano dieci diversi tipi di squalo già a rischio prima del disastro, sei specie di tartarughe, trichechi, balene e innumerevoli pesci. Nella riserva si trovano decine di migliaia di uova di pesci e crostacei che si schiuderanno quando ormai la marea nera le avrà avvolte: così, molti di questi organismi vivranno appena poche ore.

(05 maggio 2010)

 

 

 

 

2010-05-04

MAREA NERA

Attesa la prima cupola di contenimento

Schwarzenegger: "Stop alle trivellazioni"

Bp: "Pagheremo, ma non è colpa nostra". Secondo la compagnia britannica l'attrezzatura che ha causato il disastro era della ditta Transocean. Per contenere la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico, domani sarà installata la prima delle tre gigantesche strutture in acciaio

Attesa la prima cupola di contenimento Schwarzenegger: "Stop alle trivellazioni"

VENICE (Florida) - Pagherà i danni di bonifica 1 e quelli collaterali della "marea nera". Ma nel frattempo la British Petroleum, per contenere la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico, domani lancia un'operazione "senza precedenti", che prevede l'uso di una gigantesca cupola di contenimento in acciaio. Il direttore esecutivo della compagnia britannica, Doug Settles, ha spiegato che la prima cupola delle tre che saranno installate, "sarà posizionata sulle falle in modo da permettere di recuperare e di aspirare il petrolio grazie alla nave di perforazione Enterprise che sarà in superficie". Il sistema, ha aggiunto il direttore, "sarà operativo entro una settimana".

VIDEO: L'AVANZATA DELLA MAREA 2

Nonostante si sia assunta la responsabilità del disastro causato dalla piattaforma petrolifera di Deepwater Horizon, la Bp attraverso l'amministratore delegato Tony Hayward, ha dichiarato che la colpa reale è di qualcun altro. "In termini di responsabilità - ha detto Hayward - ci tengo a essere chiaro: non è stato un incidente provocato da noi, anche se è nostra responsabilità risolvere il problema della perdita". Non era di Bp infatti l'attrezzatura che ha causato il danno ma della ditta Transocean, gestore della piattaforma di Deepwater Horizon. Tirata in ballo, Transocean non si è sbilanciata: "Aspettiamo di avere tutti i dati prima di trarre conclusioni", ha detto il portavoce dell'azienda, Guy Cantwell.

Il mondo politico inizia comunque a mostrare i primi dubbi sulla sicurezza delle operazioni di perforazione off shore. Il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha ritirato il suo appoggio a un piano di cui si era fatto paladino in passato per l'apertura di nuove trivellazioni nel mare di Santa Barbara. "Le immagini della marea nera mi hanno fatto cambiare idea. Tutto quel che vedete in tv, la devastazione del Golfo del Messico: anche a loro avevano garantito che le trivellazioni erano sicure", ha detto Schwarzenegger: "E invece vedo uccelli fradici di petrolio, i pescatori senza lavoro, la perdita di greggio che distrugge il nostro prezioso ecosistema. Non succederà in California, ecco perché ritiro il mio appoggio al progetto Tranquillon Ridge". Le trivellazioni, per conto della società di Houston in Texas PXP, avrebbero dovuto essere le prime nuove esplorazioni sottomarine in California degli ultimi 40 anni usando piattaforme petrolifere fisse già esistenti. Attualmente operano in California 27 piattaforme che producono 13,3 milioni di barili di petrolio l'anno.

Dagli Stati Uniti è partita la mobilitazione degli aiuti per arginare la marea nera e diverse compagnie specializzate stanno arrivando con i loro esperti dalla Costa Ovest e dall'Alaska che, dopo il disastro della Exxon Valdez ha acquisito grandi capacità nell'affrontare disastri del genere. La Nwff Environmental ha inviato sul luogo del disastro propri esperti quattro giorni dopo l'esplosione, Alyeska, il consorzio di cui fa parte anche Bp e che gestisce l'oleodotto trans-Alaska, ha spedito nella zona un suo esperto e oltre 70mila galloni di solventi. Il ministro francese dell'ecologia, Jean-Louis Borloo, ha annunciato che anche la Francia è pronta a dare il suo aiuto agli Usa per contrastare la marea nera. "Abbiamo cinque imbarcazioni capaci di depurare le acque dagli idrocarburi... Se gli americani lo vogliono possiamo inviare le barche", ha detto Borloo aggiungendo che i ministri europei dell'ecologia discuteranno su un eventuale aiuto comune agli Stati Uniti.

Giovedì pomeriggio la marea nera in movimento lungo le coste della Florida, arriverà nel tratto di Pensacola. Due navi della guardia costiera e un crescente gruppo di volontari si stanno preparando a contenere l'ondata del greggio. "Il punto non è sapere se il greggio arriverà, bensì quando", hanno sottolineato gli esperti della tv Wear, l'emittente locale della Abc, che in queste ultime ore hanno raccolte le preoccupazioni degli operatori e delle piccole imprese lungo le spiagge dell'area, che dipende in gran parte proprio dal turismo. Diverse organizzazioni locali stanno reclutando volontari e preparandosi per le attività di pulizia delle spiagge: per poter partecipare, tutti loro - hanno spiegato i responsabili degli organismi - devono aver svolto quattro ore di lezioni su "come manipolare materiali contaminati con il petrolio".

(04 maggio 2010)

 

 

 

2010-05-02

Usa, la marea nera si avvicina

Obama in viaggio verso la Louisiana

Le autorità decidono lo stop alla pesca per dieci giorni

Usa, la marea nera si avvicina Obama in viaggio verso la Louisiana

[an error occurred while processing this directive]

NEW YORK - Tutti attendono. Sia la marea nera 1 che si avvicina alle coste della Louisiana, sia il presidente Usa che sta volando verso la costa della Louisiana a rischio disastro ambientale. Dipenderà dal tempo, ma il programma per il presidente è di andare in elicottero da New Orleans a Venice, la località soprannominata 'fine del mondo' e l'avamposto della marea nera nel Delta del Mississippi. Obama avrà un briefing a porte chiuse sulla situazione della marea.

Nel frattempo la lotta contro la marea nera va avanti. Secondo il presidente di Bp America Lamar McKay, saranno necessari tra i 6 e gli otto giorni perchè sia attiva la "cupola di contenimento" che gli esperti della Bp hanno ideato e fabbricato con l'obiettivo di ingabbiare la fuoriuscita dal pozzo. Una cosa difficilissima: "E' come fare un'operazione a cuore aperto condotta a 1500 metri di profondità, al buio e con sottomarini telecomandati".

Una situazione drammatica. Come si capisce anche dalle parole di Ken Salazar, il segretario agli Interni: "La marea nera è potenzialmente catastrofica, credo che dobbiamo prepararci al peggio". Dopo l'incidente, Obama ha ordinato l'ispezione ed il controllo di tutti i meccanismi di protezione sugli altri pozzi petroliferi del Golfo, ribandendo come la Bp sia legalmente e finanziariamente responsabile dell'accaduto: "Così il nostro compito è stare con fiato sul collo alla Bp per essere sicuri che mantenga i suoi obblighi"avverte Salazar.

In ballo ci sono ripercussioni ambientali ed economiche. Alcuni pescatori, infatti, raccontano di aver pescato già dei gamberetti che puzzano di petrolio. E temono che la marea nera possa ricoprire e rovinare per sempre le zone dove vengono coltivate le ostriche. Non a caso le autorità federali hanno deciso lo stop per dieci giorni alla pesca commerciale e sportiva nelle acque interessate dalla marea nera.

 

 

 

 

il governatore della Louisiana Bobby Jindal avverte: "'La macchia nera non solo minaccia le nostre zone paludose e la nostra industria ittica, ma anche il nostro stile di vita".

(02 maggio 2010)

 

 

 

 

2010-04-30

IL DISASTRO

Marea nera in Louisiana

Forse peggio della Exxon

Le prime lingue di greggio uscite dai un deposito sotterraneo delle Bp hanno toccato le coste dello Stato americano. Dichiarato lo stato di catastrofe nazionale

Marea nera in Louisiana Forse peggio della Exxon

NEW YORK - Onda dopo onda la marea nera della Bp è arrivata a lambire le coste della Louisiana: i primi tentacoli di petrolio, le propaggini avanzate della gigantesca macchia di greggio fuoriuscita da un pozzo sottomarino del colosso britannico dell'energia, sono state avvistate al tramonto di ieri sulle coste del Delta del Mississippi in Louisiana. Il governo americano ha dichiarato lo stato di catastrofe nazionale. Per fronteggiare la crisi il governatore della Florida Bobby Jindal ha chiesto all'amministrazione Usa di stanziare fondi per l'impiego di 6.000 soldati della Guardia Nazionale. ''Sebbene la Bp sia responsabile dei costi e dei finanziamenti, la mia amministrazione continuera' ad utilizzare ogni singola risorsa disponibile a nostra disposizione, compreso il Dipartimento della Difesa, per affrontare questo incidente'', ha detto il presidente Usa Barack Obama.

La perdita dopo l'incidente della Deepwater Horizon si era rivelata ieri cinque volte più grave di quanto inizialmente previsto, con conseguenze che potrebbero eguagliare o superare quelle del disastro Exxon Valdez del 1989. Il presidente Barack Obama, costantemente informato, ha chiamato i governatori delle aree costiere a rischio: oltre alla Lousiana, il Texas, l'Alabama, il Mississippi, la Florida. I pescatori del Delta hanno passato ieri e stanotte a raccogliere gamberi prima che l'onda viscosa rosso-arancio del greggio li intrappolasse e li uccidesse tutti.

La marea nera potrebbe diventare il peggior disastro ambientale in decenni per gli Stati Uniti: a rischio sono centinaia di specie di pesci, uccelli e altre forme di vita di un ecosistema particolarmente fragile e già sottoposto a traumi al passaggio dell'uragano Katrina. A New Orleans, la città devastata dal ciclone del 2005, ieri l'aria era diventata pesante per i vapori acri del greggio: sono stati effettuati test per verificare le denunce dei residenti che hanno intasati i centralini comunali e della protezione civile.

Il ministro della Sicurezza Interna Janet Napolitano e la collega dell'Epa Lisa Jackson oggi raggiungono il ministro dell'Interno Ken Salazar che è già sul posto. Per la casa Bianca, commenta oggi il Washington Post, la marea nera presenta un problema non solo ambientale ma anche politico: il presidente solo qualche settimana fa aveva dato vita a un impopolare, tra gli ambientalisti, programma di trivellazioni offshore. Le preoccupazioni dei verdi si sono i questi ultimi giorni rivelate fondate.

Tocca a Bp, le cui azioni hanno perso ieri l'8 per cento sui mercati, in prima battuta contenere il disastro, ma ora che la marea nera ha toccato terra, le risorse private non bastano.

(30 aprile 2010)

 

 

 

GOLFO DEL MESSICO

Marea nera, scoperta una terza falla

Obama: "Ogni mezzo per l'emergenza"

Il presidente Usa mobilita tutte le risorse, "anche militari", per scongiurare la catastrofe ambientale. Individuata un'altra fuoriuscita di greggio nella piattaforma BP. Il petrolio disperso in mare è cinque volte superiore alle stime precedenti. Stato d'emergenza in Louisiana

Marea nera, scoperta una terza falla Obama: "Ogni mezzo per l'emergenza"

NEW ORLEANS - L'enorme chiazza provocata dal petrolio fuoriuscito dalla piattaforma della BP affondata nel Golfo del Messico 1 si avvicina alla Louisiana. Le coste dello Stato sono minacciate da un disastro ambientale di proporzioni catastrofiche. Il governatore Bobby Jindal ha decretato lo stato di emergenza, ma ormai è una questione di carattere nazionale. Barack Obama ordina la mobilitazione di "tutti i mezzi disponibili", inclusi quelle militari. Janet Napolitano, ministro dell'Interno, dichiara che il governo americano ritiene "responsabile" la British Petroleum per quanto accaduto. "Come affermato dal presidente e dalla legge - ha detto - dovrà risarcire i costi dell'emergenza e delle operazioni di bonifica".

Obama: "Mobilitiamo ogni mezzo". Il presidente Usa rompe gli indugi dopo aver ricevuto il dossier sull'emergenza. Le dedica una ventina di minuti all'inizio del suo briefing allo Studio Ovale, poi detta le disposizioni, allarmato dalle ultime notizie. La più grave, la scoperta di una terza falla sottomarina nella piattaforma della British Petroleum. Che, aggiornando le stime sulla quantità di greggio fuoriuscita, porta il calcolo a 5mila barili al giorno, cinque volte superiore a quello precedente. Quanto basta per mettere in grandissimo allarme le coste degli Stati Uniti.

La Bp contesta i dati. La British Petroleum, pur ammettendo l'esistenza della terza falla, a una profondità di 1.550 metri, contesta i dati sulla quantità di fuoriuscita di greggio, restando ferma sulla stima precedente mille barili al giorno e intanto accetta l'aiuto dell'esercito americano.

Paura in Louisiana, dichiarato stato d'emergenza. Minacciate sempre più da vicino la Louisiana e New Orleans in particolare, che vedono avvicinarsi inarrestabile la chiazza di petrolio, estesa lungo un fronte di 160 chilometri per 70 di ampiezza, e che dovrebbe raggiungere la costa nelle prossime ore. A nulla è servito per ora né l'utilizzo di robot sottomarini per tamponare le falle né la strategia di un incendio "controllato" per isolare e frenare la chiazza. Il governatore della Louisiana Bobby Jindal ha decretato lo stato d'emergenza dopo aver chiesto fondi supplementari al dipartimento per la Sicurezza interna. Ma già si lavora alla protezione delle coste. Come spiega al New York Times un esperto della NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Admnistration, "sono già stati disposti 30 chilometri di barriere lungo la costa, con altri 150 pronti ad essere posizionati. Altre misure che stiamo per mettere in atto sono l'uso dei cannoni per spaventare gli uccelli e farli volar via e l'impiego dei battelli dei pescatori per versare detergenti dove ci sono le secche".

Il territorio a rischio. Rappresenta il 40% delle aree umide, oltre al principale sito di pesca degli Stati Uniti. Un'area di passaggio per gli uccelli migratori, in cui anche mammiferi e cetacei sono minacciati, perché potrebbero ingerire acqua contaminata o perché le loro prede potrebbero essere ricoperte di petrolio. Se il greggio sarà sospinto nelle paludi della Louisiana, ripulirlo sarà praticamente impossibile: un disastro per le riserve naturali.

L'opzione rogo. L'intervento condotto ieri dalle squadre di soccorso è consistito nell'isolare porzioni della chiazza e appiccarvi fuoco 2. Il primo incendio controllato è stato appiccato alle 16.45 ora locale ed è stato lasciato bruciare per circa un'ora; gli altri hanno mandato in fumo tra il 50 e il 90 per cento del greggio isolato. L'operazione continuerà anche nei prossimi giorni, sebbene questa procedura presenti gravi pericoli per l'ambiente.

(29 aprile 2010)

 

 

 

 

2010-04-18

EMERGENZA VULCANO

Nube, domani parziale ripresa dei voli

ma sono stati 7 milioni i viaggiatori bloccati

Annullato il MotoGp del Giappone di domenica prossima. Oggi sono stati cancellati 20mila collegamenti

in tutta Europa. In Italia si volerà di nuovo dalle 7 di mattina

Nube, domani parziale ripresa dei voli ma sono stati 7 milioni i viaggiatori bloccati

ROMA - Tutta l'Europa è sotto lo scacco della nube vulcanica islandese. I voli di tutte le compagnie continuano ad essere completamente o parzialmente bloccati. In tutto sono saltati 20.000 collegamenti aerei nel continente. Nel Nord Italia stop ai voli fino alle 8 di domani. L'Enac ha deciso la riapertura degli scali del nord Italia a partire da domani alle sette, mentre la Gran Bretagna ha deciso di estendere il blocco fino a domani. La Francia li ha chiusi per tutta la giornata di oggi, mentre l'Ucraina ha deciso la ripresa dei voli. Le compagnie aeree, dopo i test di volo, hanno chiesto, dal canto loro la riapertura dei cieli in Europa. In serata, il sottosegretario per gli Affari Europei Diego Lopez Garrido ha annunciato che "domani, metà dei voli sarà operativa in Europa perché la nube si sta muovendo verso Nord Est. Stiamo lavorando a soluzioni concrete per aprire progressivamente lo spazio aereo europeo".

Quasi 7 milioni di viaggiatori sono rimasti vittime dello stop dei voli e gli aeroporti europei hanno perso 136 milioni di euro per la nube di ceneri che ha paralizzato il traffico aereo. Lo ha detto Olivier Jankovec, direttore generale dell'Aci Europe, l'organizzazione che raggruppa gli aeroporti, aggiungendo che 313 scali sono paralizzati e che l'impatto economico è peggiore di quello derivato dall'attacco alle Torri Gemelle dopo l'11 settembre del 2001.

In Germania riaperti 7 scali. Sette dei 16 aeroporti internazionali tedeschi sono stati parzialmente riaperti, compreso l'importante Hub di Francoforte. Inoltre, sono stati autorizzati, fino alle 20 di questa sera, i voli in direzione est a partire dai due aeroporti di Berlino e dagli scali di Amburgo, Hanover, Erfurt e Lipsia. Non è stato ancora deciso come procedere dopo le 20. Lo spazio aereo tedesco è era stato interamente chiuso da venerdì sera. In serata le autorità aeroportuali hanno confermato che quattordici aeroporti tedeschi su 16 rimarranno chiusi fino alle 02:00 di domani

 

Riaperture nella Francia del sud. Diversi aeroporti francesi sono stati riaperti, almeno fino al pomeriggio di domani nel Sud del Paese. Il provvedimento riguarda gli aeroporti di Bordeaux, Marsiglia e Nizza. Altri aeroporti del Sud Ovest (Tolosa, Montpellier, Pau, Tarbes, Biarritz et Perpignan) che avrebbero dovuto chiudere oggi, resteranno invece aperti.

Libero il cielo croato. Lo spazio aereo sulla Croazia è stato riaperto, anche se rimangono cancellati tutti i voli per il Nord e il Centro Europa. Lo riferisce l'Agenzia per il controllo dello spazio aereo croato.

Spagna: si vola in 14 scali. Sono stati riaperti al traffico gli scali di Barcellona, Girona, Reus, Sabadell, Asturie, Santander, Bilbao, San Sebastian, Vitoria, Pampelona, Logronò, Saragozza, Palma e Menorca.

Gli altri spazi aerei chiusi. Al momento, risulta invece completamento chiuso lo spazio aereo in Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovacchia, Svezia, Svizzera e Gran Bretagna. In Italia e Spagna è stato chiuso lo spazio aereo settentrionale, mentre in Norvegia è bloccato quello meridionale. In Europa è completamente aperto lo spazio aereo solo in Grecia, Portogallo, Russia e Ucraina. Infine dei 337 voli di oggi fra Europa e Stati Uniti ne partiranno solo 55.

Turchia - La nuvola di cenere ha raggiunto la Turchia e lo spazio aereo è stato chiuso in tre province del nord del Paese.

I voli test. Il blocco del trasporto aereo è così arrivato al quarto giorno consecutivo e alcune compagnie (Klm, Lufthansa, Air France) hanno deciso di effettuare voli di prova senza passeggeri per verificare se le condizioni atmosferiche possono consentire la ripresa dei collegamenti. L'olandese Klm ha fatto volare questa mattina un suo 737 dall'aeroporto Schipol di Amsterdam fino a quello di Dusseldorf, in Germania, dove - secondo un portavoce della compagnia - l'aeromobile è giunto senza danni con un equipaggio di 20 persone a bordo.

I piloti chiedono prove di sicurezza. Il volo test effettuato dall'Air France, tra Parigi e Tolosa, non ha rivelato "alcuna anomalia" per l'apparecchio, nonostante le nuvole di cenere provocate dall'Eyafjallajokull: il vettore francese sta ora procedendo a delle verifiche più approfondite sull'aeromobile. I piloti delle linee aeree vogliono elementi tangibili e concreti per accertare se le nuvole di cenere costituiscano un pericolo effettivo per la sicurezza dei voli: "Il principio di precauzione - dice Erick Derivry, portavoce del principale sindacato dei piloti dell'Air France - va benissimo, ma poi occorrono degli elementi tangibili e concreti che lo confermino o smentiscano, e oggi non ce ne sono".

L'"aereo-spia" dell'Enav. Il velivolo dell'Enav - l'Ente per l'Assistenza al Volo - ha effettato il volo di ricognizione per controllare la condizione dello spazio aereo italiano interessato dalla nube vulcanica. si tratta di un Cesna Citation II° del reparto Radiomisure Enav. Il servizio di Radiomisure dell'ente svolge un'attività continua di controllo delle radioassistenze nazionali sugli aeroporti italiani (Radar, VOR, DME, ILS ecc.), per verificare la validità dei segnali radioelettrici trasmessi, i quali forniscono ai velivoli le corrette indicazioni nelle fasi di decollo, atterraggio e navigazione. L'efficienza di questo servizio verifica che la rispondenza dei segnali radioelettrici emessi dalle Radioassistenze negli scali e nello spazio aereo nazionale. siano nelle tolleranze previste dalle normative internazionali, permettendo agli Operatori del trasporto aereo di operare in massima sicurezza.

Le compagnie aeree - I voli di verifica effettuati da alcune compagnie aderenti all'associazione delle aerolinee europee (Aea) "non hanno riscontrato alcuna irregolarità".

E' quanto afferma in una nota il segretario generale dell'Aea Ulrich Schulte-Strathaus. "Questo - ha aggiunto - conferma la nostra richiesta di esplorare altre opzioni per determinare i rischi reali" connessi alla nube di ceneri vulcaniche proveniente dell'Islanda e riesaminare lo stop ai voli.

L'Enav: domani riapertura in Italia. L'Enac comunica che, in base al più recente Bollettino "Met Office Volcanic Ash Advisory Centres", sullo stato della nube vulcanica islandese, la situazione sullo spazio aereo del Nord Italia ha registrato "un netto miglioramento". Da questo la decisione di riaprire lo spazio aereo italiano del nord Italia a partire da domani alle 7.

Si chiederà lo stato di crisi? Intanto, si comincia a far strada l'ipotesi che le compagnie aeree chiedano all'Ue di intervenire in loro aiuto dichiarando una sorta di stato di crisi. C'è chi ha deciso di tentare comunque la sorte: un jet executive proveniente dagli Stati Uniti è riuscito a raggiungere Kiruna, nel Nord della Svezia, passando attraverso un corridoio aereo aperto nel Nord della Norvegia.

RyanAir - La compagnia "low cost", dal canto suo, ha cancellato tutti i suoi voli da e per il nord Europa, fino "almeno all'ora di pranzo" di mercoledì.

L'annuncio è stato dato dall'amministratore delegato della compagnia irlandese, Michael O'Leary: "Non c'è indicazione che questa cenere vulcanica si sposti da Irlanda, GB, Scandinavia e Nord Europa, viste le attuali condizioni del tempo"

Gli effetti in Spagna. Anche la Spagna ha cominciato ad essere coinvolta dall'emergenza: le autorità nazionali hanno deciso di sospendere l'attività in undici scali, tra i quali Bacellona. resta invece operativo, per il momento, l'aeroporto di Madrid.

Gli "Hub" chiusi. Chiusi fino a nuovo ordine degli hub di Londra, Francoforte, Parigi e Amsterdam, alle principali compagnie europee - Lufthansa, British e Air France - non è restato che annunciare la cancellazione di tutti i voli. Ormai certo anche l'annullamento del vertice italo-tedesco di Hannover.

Gran Bretagna - Il primo ministro britannico Gordon Brown ha convocato una riunione dei principali ministri del suo governo per discutere della situazione dei trasporti aerei.

La nube sulla Toscana. C'è ora la richiesta alla Protezione Civile di poter disporre prima possibile di appositi sensori in grado di rilevare e misurare la presenza di ceneri vulcaniche in quota, non rilevabili via radar. Resta confermato il blocco dei voli sul Nord Italia, si può invece volare su Ciampino e sugli altri scali del Centro-Sud del Paese. Secondo l'istituto londinese che monitora l'evoluzione delle ceneri, la nube potrebbe arrivare oggi in Toscana. Tuttavia, saranno nulli - si assicura - i rischi per la popolazione: "Questo tipo di eruzione non genera nubi particolarmente tossiche - dice il vulcanologo Mauro Coltelli - inoltre dopo un viaggio di migliaia di chilometri anche le polveri sottili presenti sono estremamente diluite, quindi la quantità che eventualmente potrebbe finire a terra è estremamente bassa, al limite di quella minima che si può osservare con gli strumenti di cui disponiamo".

Scali italiani: Fiumicino. Sono decine i voli cancellati mentre, sin dalle prime ore del mattino, oltre duecento passeggeri sono in fila ai banchi delle varie compagnie, per cercare di poter avere informazioni o riprenotarsi sui primi voli utili, quando la situazione potrà sbloccarsi.

Napoli. Voli cancellati anche oggi a Capodichino: al momento annullati 55 voli in arrivo e 56 in partenza.

Pisa. Resta chiuso anche oggi lo spazio aereo sul cielo di Pisa.

Malpensa. Sono 538 i voli cancellati oggi all'aeroporto milanese e 211 a Linate.

Firenze. Resta chiuso, fino alle ore 8 di domani, l' aeroporto di Peretola.

Gran Bretagna. La autorità britanniche hanno ulteriormente prolungato di altre sei ore la chiusura dello spazio aereo che resterà off limits fino alle 2 di lunedì mattina. E la British Airways ha annunciato che cancellerà tutti voli anche per la giornata di domani.

Finlandia. La Finlandia non autorizzerà alcun volo sul suo spazio aereo fino a domani alle 17:00

Bulgaria. La Bulgaria ha chiuso per intero il suo spazio aereo a partire dalle 08:00. Ieri la chiusura era stata parziale e aveva interessato la zona a nord della catena dei Balcani, senza coinvolgere l'aeroporto di Sofia.

Danimarca. Lo spazio aereo danese resterà chiuso fino a questa notte alle 02:00.

"Per il momento non è possibile dire esattamente quando lo spazio aereo sarà riaperto al traffico, parzialmente o totalmente", ha sottolineato Naviair.

Olanda. Lo spazio aereo resterà chiuso ancora per tutta la giornata odierna.

Belgio. L'aeroporto di Bruxelles resterà chiuso almeno fino alle 20 di questa sera.

Rep. Ceca. Lo spazio aereo ceco resterà chiuso fino a domani a mezzogiorno.

Austria. Il traffico aereo da e per l'Austria resta sospeso per tutta la giornata di oggi, fino alle due del mattino di domani.

Moto, annullato Gp del Giappone. Le nubi del vulcano islandese hanno causato l'annullamento del gran premio motociclistico del Giappone (in programma per domenica prossima). La società organizzatrice del mondiale ha inviato ai team una circolare nella quale avverte delle spostamento del Gp al 3 ottobre. Troppo complicato per le varie scuderie raggiungere l'Asia.

In taxi da Roma a Parigi - Taxi alla volta di mete europee, come Parigi e Ginevra. Ma anche Hinsbruk e Basilea. E' questo il mezzo scelto nelle ultime ore da alcuni uomini d'affari e gruppi di turisti, bloccati a Roma dopo la cancellazione di voli per la nube di cenere provocata dall'eruzione del vulcano in Islanda.

Ieri per esempio, un gruppo di 14 turisti ha chiesto due taxi, di sette posti l'uno, per andare a Parigi. La somma pagata è stata di 2mila euro per ogni auto, per un totale di 1.500 chilometri macinati. Per raggiungere Ginevra e Basilea, alcuni stranieri hanno pagato 1.400 euro, per Hinsbruk 1.500 euro.

E sul web trionfa il vulcano Eyjafjallajokull. La sua nube che avvolge l'Europa ha fatto nascere su Facebook, nelle ultime 24 ore, centinaia di gruppi, mentre You Tube è inondato di immagini che raccontano anche i disagi negli aeroporti. Tra i gruppi nati sul social network, uno italiano, che conta quasi 500 iscritti, si chiama "Per chi odia il vulcano Eyjafljallajokull". E' stato inserito nella categoria "Svago-completamente inutile" e nella descrizione gli autori scrivono: "..per chi per colpa di quel vulcano non può partire. Ma dopo 200 anni proprio adesso doveva eruttare?"

(18 aprile 2010)

 

 

 

 

 

 

Sempre pesanti i disagi per il traffico aereo. Salta il vertice italo-tedesco ad Hannover

Chiusi gli spazi aerei di Danimarca, Repubblica Ceca, Germania, Finlandia

Nube, fino a domani aeroporti chiusi

Il blocco si estende alla Spagna

Nube, fino a domani aeroporti chiusi Il blocco si estende alla Spagna

ROMA - Restano pesanti i disagi per il traffico aereo paralizzato dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall'Islanda che dura da giovedì scorso e che proseguirà probabilmente per tutto il fine settimana. La situazione d'emergenza

venutasi a creare ha indotto molte compagnie a sospendere del tutto o quasi l'attività fino a quando non si sarà ripristinata una situazione normale. Con la chiusura fino a nuovo ordine degli hub di Londra, Francoforte, Parigi e Amsterdam, alle principali compagnie europee - Lufthansa, British e Air France - non è restato che annunciare la cancellazione di tutti i voli. Ormai certo anche l'annullamento del vertice italo-tedesco di Hannover.

Spagna. Sale a undici la lista degli scali iberici bloccati dalla nube di cenere. In testa alla lista c'è Barcellona e altri dieci aeroporti del nord del Paese.

Italia. L'Enac ha esteso l'interdizione al volo strumentale in tutto il Centro-Nord Italia fino alle 8 di lunedì mattina. A Fiumicino sono decine i voli cancellati mentre, sin dalle prime ore del mattino, oltre duecento passeggeri sono in fila ai banchi delle varie compagnie, per cercare di poter avere informazioni o riprenotarsi sui primi voli utili, quando la situazione potrà sbloccarsi. Stamattina alle 11 a Roma si riunirà il 'Comitato operativo' presso il dipartimento della Protezione civile.

Germania. La chiusura dello spazio aereo sui cieli tedeschi è stata prolungata fino alle 20:00 di oggi. Paralizzati quindi i 16 aeroporti internazionali di Germania con decine di migliaia di passeggeri che restano a terra.

Finlandia. La Finlandia non autorizzerà alcun volo sul suo spazio aereo fino a domani alle 17:00

 

Bulgaria. La Bulgaria ha chiuso per intero il suo spazio aereo a partire dalle 08:00. Ieri la chiusura era stata parziale e aveva interessato la zona a nord della catena dei Balcani, senza coinvolgere l'aeroporto di Sofia. Moltissimi i capi di Stato che nonpotranno partecipare ai funerali del presidente Lech Kaczynski. Fra i principali a dover dare forfait a causa della nube vulcanica islandese, il presidente americano Barack Obama e il francese Nicolas Sarkozy.

Danimarca. Lo spazio aereo danese resterà chiuso fino a questa notte alle 02:00.

"Per il momento non è possibile dire esattamente quando lo spazio aereo sarà riaperto al traffico, parzialmente o totalmente", ha sottolineato Naviair.

Olanda. Lo spazio aereo resterà chiuso oggi almeno fino alle 14:00. In giornata saranno effettuati nuovi test di volo nel suo spazio aereo per controllare gli effetti sugli apparecchi delle ceneri vulcaniche. Ieri la compagnia Klm, al pari della tedesca Lufthansa, aveva effettuato analoghe prove conclusesi senza apparenti danni ai velivoli che si erano levato in volo senza passeggeri. Lufthansa aveva fatto volare dieci aerei da Monaco di Baviera a Francoforte a quote per lo più inferiori allo strato di ceneri, ma con puntate fino a 8000 metri.

Rep. Ceca. Lo spazio aereo ceco resterà chiuso fino a domani a mezzogiorno.

(18 aprile 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

Ceneri del vulcano e voli bloccati. Altroconsumo: "Il rimborso è previsto"

di Monica Rubino

L'associazione dei consumatori fa notare che la Carta dei diritti del passeggero prevede il rimborso del biglietto se il volo viene cancellato anche per circostanze eccezionali. Ciò che non è dovuta in questi casi è la compensazione pecuniaria, cioè il risarcimento dei danni

Approfondimenti

* SCARICA IL PDF:

* La Carta dei diritti del passeggero

Se il volo viene cancellato per avverse condizioni metereologiche dovute a eventi naturali, come nel caso della nube gigante sprigionata dal vulcano islandese, le norme comunitarie prevedono il rimborso del biglietto ma non la compensazione pecuniaria, ovvero il risarcimento dei danni che viene pagato ad esempio a chi non riesce a partire per overbooking. Lo prevede la Carta dei diritti del passeggero, realizzata dall'Enac, che contiene tutte le informazioni sui diritti di chi viaggia in aereo. Finora British Airways e Alitalia si sono dimostrate disponibili a rimborsare il costo del biglietto.

In un primo tempo il presidente dell'Enac, Vito Riggio, aveva dichiarato che l'eruzione del vulcano è "un evento di forza maggiore" e che "non sono previsti rimborsi ma può darsi che i biglietti possano essere riutilizzati in seguito, visto che hanno un anno di validità". Ma secondo Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, "La Carta dei diritti prevede il rimborso del biglietto, così come l'assistenza a terra ai passeggeri, anche in casi come questo. Ciò che non è dovuta ai passeggeri è la compensazione pecuniaria". Successivamente l'Enac ha diffuso una nota ufficiale in cui conferma il diritto al rimborso o all'imbarco su un volo alternativo - ma non alla compensazione pecuniaria - anche in caso di cancellazione dei voli per eventi eccezionali.

Per l'associazione AssoConsumatori Italia "molte compagnie si rifiutano di risarcire il costo del biglietto a chi non può partire trincerandosi dietro la causa di forza maggiore". E' pur vero, però, che "le compagnie si arricchiscono così indebitamente ai danni dei consumatori se non altro per quella parte del costo del biglietto che va a coprire il prezzo pro quota pagato per il carburante, l’ammortamento del velivoli ed i costi di manutenzione/riparazione dello stesso. Detti importi - continua AssoConsumatori - non spesi perché non si vola, devono essere restituiti al consumatore, non intenzionato ad ottenere l’imbarco sul primo volo immediatamente disponibile, così come recita l’articolo 2041 del Codice Civile".

 

Ecco allora quali sono i diritti dei viaggiatori in casi eccezionali ed imprevedibili quali quelli prodotti da eventi naturali.

Assistenza a terra

L'assistenza consiste in:

- pasti e bevande in relazione alla durata dell'attesa;

- adeguata sistemazione in albergo nel caso in cui siano necessari uno o più pernottamenti;

- trasferimento dall’aeroporto al luogo di sistemazione e viceversa;

- due chiamate telefoniche o messaggi via telex, fax o e-mail.

(l'assistenza va data in precedenza alle persone con mobilità ridotta e ai loro eventuali accompagnatori nonché ai bambini non accompagnati).

Rimborsi

In caso di cancellazione del volo o ritardo prolungato (di almeno due ore di voli intracomunitari o internazionali inferiori o pari a 1.500 km; di almeno tre ore di voli intracomunitari superiori a 1.500 km e di voli internazionali tra 1.500 e 3.500 km; di almeno quattro ore di voli internazionali superiori a 3.500 km.) si ha diritto al rimborso del prezzo del biglietto per la parte di viaggio non usufruita oppure, in alternativa, ad un nuovo volo (riprotezione) con partenza il prima possibile o in data successiva più conveniente per il passeggero, a condizioni comparabili.

La compensazione pecuniaria (ovvvero il risarcimento dai 250 ai 600 euro a seconda della distanza coperta che spetta al passeggero in caso di cancellazione del volo a causa di disservizi aeroportuali o delle compagnie aere), non è dovuta nei casi in cui:

- la compagnia aerea possa provare che la cancellazione del volo sia stata causata da circostanze eccezionali (es. avverse condizioni meteorologiche, allarmi per la sicurezza, scioperi, etc ."Anche l'eruzione di un vulcano - come precisa Pietro Giordano, segretario nazionale di Adiconsum - rientra tra i fatti eccezionali e imprevedibili");

- il passeggero sia stato informato della cancellazione:

a) con almeno due settimane di preavviso;

b) nel periodo compreso tra due settimane e sette giorni prima della data di partenza e nel caso in cui venga offerto un volo alternativo con partenza non più di due ore prima rispetto all’orario originariamente previsto e con arrivo presso la destinazione finale al massimo quattro ore dopo l’orario originariamente previsto;

c) meno di sette giorni prima e nel caso in cui venga offerto un volo alternativo con partenza non più di un’ora prima dell’orario.

(articolo aggiornato alle ore 23.16)

(16 Aprile 2010)

 

 

 

 

 

2010-04-17

ISLANDA

Le ceneri del vulcano sul Nord Italia

stop ai voli fino a lunedì mattina

Eurocontrol annuncia che gran parte dei voli europei rischiano di rimanere bloccati per altre 24 ore. C'è caos negli aeroporti di tutto il continente. La nuvola di cenere si estende in Liguria ed Emilia Romagna. Forfait eccellenti per il funerale del presidente polacco Kaczynskidi CARLO CIAVONI

Le ceneri del vulcano sul Nord Italia stop ai voli fino a lunedì mattina

ROMA - Milioni di passeggeri a terra, 34.600 voli cancellati in soli due giorni, decine di aeroporti chiusi, treni presi d'assalto: in Europa è emergenza per il blocco del trasporto aereo causato dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall'Islanda che dura da giovedì scorso e che proseguirà probabilmente per tutto il fine settimana. In Italia l'Enac, Ente nazionale dell'aviazione civile, ha esteso l'interdizione al volo strumentale in tutto il Centro-Nord Italia fino alle 8 di lunedì mattina. Gli unici voli autorizzati sono quelli imposti dall'emergenza. Il danno a livello europeo si aggira attorno ai 200 milioni di dollari al giorno. Ressa alle stazioni, lunghe file in tutta Italia. In serata, l'annuncio della riapertura di sette aeroporti spagnoli, ma anche del prolungamento del blocco di quelli tedeschi fino alle 14 di domenica.

Rallenta l'attività del vulcano. Prima buona notizia dall'Islanda. L'intensità dell'eruzione si è ridotta. Lo riferisce la geofisica islandese Sigrun Hreinsdotti secondo cui il flusso di lava ha rallentato e pertanto anche l'attività eruttiva del vulcano potrebbe ridursi. Hreinsdottir riferisce che la lava sta scorrendo da una camera magmatica a un chilometro di profondità simile ad un palloncino in procinto di scoppiare. Nessuno però al momento è in grado di stabilire quando l'eruzione si fermerà del tutto.

La Spagna riapre sette scali. Segnali di speranza dalla Spagna: Madrid ha riaperto i sette aeroporti nel nord del Paese chiusi per poco più di un'ora. Il cielo sopra gli scali si è rasserenato malgrado la minaccia delle ceneri. Lo ha deciso l'agenzia per il volo iberica, l'AENA. Si tratta degli scali di Asturias, Santander, Bilbao, San Sebastian, Vitoria, Pamplona e Logrono, chiusi alle 20 e destinati a restare bloccati fino alle 10 di domenica.

 

Gli spazi aerei restano chiusi. La nube, secondo Eurocontrol, è destinata a restare più o meno stabilmente su gran parte dell'Europa anche nelle prossime ore. Le previsioni indicano che potrebbe esserci un suo granduale spostamento verso Sud-Ovest, cioè verso il Mediterraneo e i Pirenei. Oggi sono rimasti totalmente chiusi gli spazi aerei di Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Gran Bretagna, Lituania, Lettonia, Finlandia Ungheria, Olanda Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Ucraina. Ma anche quelli del Nord Italia, di gran parte della Francia e della Germania. A questi si sono aggiunti nel pomeriggio la Serbia, la Bosnia-Erzegiovina e il Montenegro. Ad aver già annunciato il perdurare della chiusura almeno fino alle 14 di domani sono stati la Gran Bretagna, l'Irlanda, il Belgio, la Danimarca.

Il primo ministro francese François Fillon ha annunciato che gli aeroporti parigini e gli scali francesi situati "a nord dell'asse Nantes-Lione" resteranno chiusi fino a lunedì mattina alle 8. La Sncf ha comunque previsto dei treni supplementari per i collegamenti internazionali. In tutta la Francia sono stati chiusi 126 aeroporti. In Austria, secondo quanto deciso oggi in una riunione dell'organismo di controllo Austro Control, gli aeroporti rimarranno chiusi almeno fino alle 2 di domani ma, dalle 20, il traffico riprenderà via via per i voli sopra i 7.500 metri.

Fiumicino e Ciampino. L'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino è aperto al traffico, pur registrando un numero altissimo di cancellazioni (circa 400) e ritardi. L'Enac aggiornerà le disposizioni con una frequenza di 24 ore per fornire il quadro della situazione più preciso possibile. Se a Fiumicino dovessero verificarsi situazioni di disagio per i passeggeri rimasti nelle aerostazioni, la Protezione Civile è pronta a intervenire con brandine, coperte, latte e generi alimentari. Fabrizio Curcio, direttore del Dipartimento, invita "tutti i passeggeri a informarsi per tempo sullo stato del proprio volo e, se non necessario, a non recarsi negli scali, per non creare ulteriori situazioni di sovraffollamento".

Caos nel Centro Italia. All'aeroporto Marconi di Bologna nella giornata di oggi sono stati cancellati circa 150 voli, per un totale stimato di oltre 12mila passeggeri. L'Enac ha esteso lo stop ai voli nel Nord Italia fino alle 8 di lunedì, con chiusura al traffico di tutti gli aeroporti dell'area. Rimangono attivi, e potenziati, tutti i servizi di informazione e assistenza a terra dei passeggeri. Domani prevista la cancellazione di circa 180 voli al Marconi. La società consiglia i passeggeri in partenza di visitare il sito internet alla pagina 'voli di oggi' oppure contattare l'ufficio informazioni dell'Aeroporto (al numero 051-6479615) o la propria compagnia aerea. A Rimini, al Federico Fellini sono più di 15 i voli cancellati fra oggi e domani. Tra le 20 e le 25 le cancellazioni del fine settimana operate dal Ridolfi di Forlì. Sommando i numeri forniti dai tre aeroporti, quindi, si aggirano intorno ai 370 i voli complessivamente cancellati. Stop ai voli negli aeroporti di Firenze e Pisa . Al Galileo Galilei di Pisa cancellati tutti i voli in partenza, all'Amerigo Vespucci di Firenze annullati oltre 40 aerei in partenza, confermati sette voli in arrivo in serata. Per l'estensione alle 20 del blocco degli aeroporti del Nord sono aumentati i voli cancellati anche nello scalo napoletano di Capodichino. Ora si è arrivati a oltre 100.

Sardegna, danni per il turismo. Il blocco degli aerei ha penalizzato il turismo in Sardegna. Nell'aeroporto di Cagliari-Elmas sono presenti solo i passeggeri in partenza per Roma e per il Sud. Cancellati oltre 20 voli in arrivo, quasi 30 i voli non partiti. Finora sono atterrati soltanto aerei provenienti dagli aeroporti di Roma, da Olbia e Valencia, e sono decollati solo i voli diretti a Valencia, Roma, Palermo, Napoli e Firenze. Anche ad Alghero annullata la maggior parte dei voli in partenza e in arrivo. Olbia quasi paralizzata. Finora non è atterrato alcun aereo: risultano cancellati anche i voli provenienti da Amburgo delle 18.40, da Cagliari delle 18.50 e da Duesseldorf delle 19.15, oltre che quelli successivi, tranne che il volo per Roma Fiumicino. Lo stesso è avvenuto ai voli in partenza, sempre con l'eccezione di Roma.

La situazione in Italia. "La nube tossica è fatta di silicati e metalli che si insinuano nei motori degli aerei e li bloccano. E' per questo che gli aerei non possono volare", spiega il vulcanologo Enzo Boschi. "Possiamo solo aspettare che queste polveri vengano giù con la pioggia". "Gli aeroporti vengono chiusi in base alle quantità di ceneri presenti nell'atmosfera. Sono le autorità portuali a misurarle, evidentemente al momento il pericolo c'è ancora". Boschi tranquillizza gli italiani su possibili effetti della vicinanza alla nube. "Non è affatto nociva per l'uomo, a meno che non si respirino le polveri stando, per esempio, ai piedi del vulcano interessato dall'eruzione".

Le cause. "E' la prima volta che si verifica un fenomeno di questa portata e di queste conseguenze per il traffico aereo", dice il direttore generale dell'Enav, Massimo Garbini, controllore del traffico aereo dal 1979 e già responsabile operativo dell'Ente per l'assistenza al volo. Le cause sono molteplici: l'intensità della eruzione del vulcano in Islanda e la direzione dei venti. Rispetto al passato, sono cresciute in modo esponenziale le rotte aeree che attraversano l'Europa, con una densità tra le maggiori del mondo. "Fenomeni simili - ha proseguito Garbini - si sono verificati anche in passato: nel Pacifico, in Canada e nelle Filippine si trovano i vulcani più attivi del mondo. In Europa l'eruzione più forte, sempre da un vulcano in Islanda, risale al 2004, ma allora i venti portarono la massa delle ceneri verso il Polo Nord lambendo appena le zone interessate dalle rotte. In Italia, anche le eruzioni dell'Etna nel 2002 e poi nel 2006 provocarono la formazione di nubi, che però si dispersero presto nei mari del Mediterraneo".

New York, la tendopoli al JFK. La nube ha trasformato l'aeroporto JFK di New York, uno degli scali più trafficati d'America, in una tendopoli. Brandine sono state allestite per i passeggeri costretti a rinviare il viaggio. "Capisco che si tratta di un 'atto di Dio' - ha detto un anziano viaggiatore in attesa di volare a Dublino - ma questo mi ha tolto dieci anni di vita". Act of God, atto di Dio - appunto - è la formula usata dalle compagnie aeree per lavarsi le mani dei viaggiatori lasciati a terra per l'eruzione del vulcano. Le aerolinee non hanno alcuna responsabilità né si sentono obbligate a garantire cibo o alloggio ai passeggeri bloccati negli aeroporti in Europa o negli Usa. Le compagnie con base negli Usa hanno cancellato l'83% dei voli per l'Europa. Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha detto che oltre 30 alberghi della città offriranno sconti del 15% a chi può dimostrare di esser rimasto a terra a causa della nube.

Bloccati i potenti della Terra. Forfait eccellenti per i funerali, domani a Cracovia, del presidente polacco Lech Kaczynski. Nunmerosi i capi di Stato e di governo e le delegazioni che non potranno raggiungere il centro Europa. Il presidente americano Barack Obama ha annunciato che non ci sarà, così come non ci sarà la cancelliera tedesca Angela Merkel. Oltre a loro, non adranno il premier spagnolo Zapatero, il presidente francese Nicolas Sarkozy e le delegazioni di India, Giappone, Corea del Sud, Messico, Nuova Zelanda e Pakistan.

I fiori appassiscono in Kenia. Il blocco della maggior parte degli aeroporti europei produce danni economici anche in Kenya. Circa 500 tonnellate di fiori, per un valore di due milioni di dollari, sono bloccate all'aeroporto di Nairobi. Anche se i voli dovessero riprendere, la qualità del prodotto è ormai rovinata. I fiori rappresentano il 20% delle esportazioni del Kenya e sono la maggior fonte di reddito assieme al turismo. Il 97% dei carichi di fiori sono diretti in aereo verso l'Europa.

© Riproduzione riservata (17 aprile 2010)

 

 

LA SCHEDA

I rischi che si corrono volando

nelle fuliggini della nube vulcanica

di CARLO CIAVONI

ROMA - Il vulcano islandese Eyjafjallajokull si è prodotto in un "soffio" micidiale, provocando questa nube alta 11 chilometri che ha finito per occupare quasi l'intero spazio aereo europeo. I sedicimila mila velivoli rimasti a terra sono il risultato di una scelta di sicurezza, imposta da una serie di ragioni che il comandante di voli intercontinentali, Pietro Pallini, spiega in un articolo pubblicato sul suo sito "Manuale di volo". In sostanza, i rischi si possono elencare come segue, cominciando dai meno gravi.

Primo: l'effetto smerigliatura. Se si entra in una nube vulcanica, composta da materiali sottili ma solidi, l'altissima velocità dell'aereo produce lo stesso effetto che produrrebbe lo sfregamento di un foglio di carta vetrata su una qualsiasi superficie. Ad essere danneggiata sarebbe soprattutto la parte esterna dei parabrezza, i quali finirebbero per essere completamente rovinati e opacizzati.

Secondo: il tubo di Pilot. Si tratta di una piccola conduttura d'aria che si trova all'esterno dell'aereo, con diverse funzioni: la più semplice da spiegare - ma non la meno importante - è quella di essere uno degli strumenti che misurano la velocità. L'impatto con le polveri della nube finisce per alterare i valori riportati negli strumenti a disposizione dei piloti.

Terzo: i motori. E' il rischio peggiore. Succede che i materiali densi della nube s'insinuano nelle palette dei compressori i quali, girando, spingono l'aria indietro comprimendola in spazi sempre più stretti, fino alla camera di combustione. Quando le sostanze dense, mischiate all'aria compressa, riescono gradualmente a bloccare le "palette" del compressore, accade l'irreparabile: l'arresto dei motori.

Quarto: i radar. Gli strumenti di rilevazione delle nubi "normali", dalle quale ogni aereo lungo le rotte commerciali tende ad allontanarsi (specie se si tratta di cumuli nembi) non sono tarati per segnalare la presenza di nubi vulcaniche, né quando si presentano da sole, né quando si mescolano con quelle composte solo di vapore acqueo. Il risultato è che non possono essere individuate e semmai dovesse accadere di trovarcisi in mezzo, le possibilità di uscirne indenni, sono scarsissime.

© Riproduzione riservata

(17 aprile 2010)

 

GERMANIA

Mezza Europa e una ruota forata

l'incredibile viaggio di Angela Merkel

Odissea per la cancelliera tedesca, di ritorno dagli Usa. Aeroporti chiusi in Germania, si ferma a Lisbona. Poi a Roma, da dove riparte verso Bolzano. Ma sull'autostrada si buca una gomma del suo pullman. Un periplo, che alla fine, sarà durato una sessantina di ore

Mezza Europa e una ruota forata l'incredibile viaggio di Angela Merkel

L'arrivo di Angela Merkel

all'aeroporto di Lisbona

ROMA - Angela Merkel ha fatto un po' come la nube di cenere. Ha attraversato mezza Europa, e ancora non è tornata a casa. Tornava da una visita negli Stati Uniti, in aereo, e sarebbe dovuta rientrare a Berlino. Ma il caos dei voli provocato dall'eruzione del vulcano islandese ha stravolto i suoi programmi costringendo lei, e la delegazione al seguito, a un tour de force sfiancante, per giunta comprensivo di piccolo incidente.

Il periplo comincia da San Francisco. L'aereo governativo "Konrad Adenauer" parte dalla California, dove Merkel ha visitato prima Hollywood e poi la Stanford University. Ma a Berlino non ci arriva, causa chiusura degli aeroporti tedeschi. Quindi, l'Adenauer fa rotta verso il Portogallo, uno dei pochi paesi non coinvolti dal caos. Atterra a Lisbona venerdì sera (sotto la pioggia) e lì trascorre la notte. Sabato mattina si ri-decolla. Verso l'Italia.

In mattinata la cancelliera atterra all'aeroporto di Ciampino, alle porte di Roma, dove la accoglie l'ambasciatore tedesco nel nostro paese, Michael Steiner. Cresce la curiosità della stampa per il destino della delegazione tedesca. L'ufficio stampa federale comunica che dalla capitale il loro viaggio proseguirà probabilmente a bordo di non meglio precisati "veicoli" in direzione dell'Alto Adige.

Nel primo pomeriggio, si riparte. La cancelliera e i sessanta al séguito si distribuiscono fra alcune auto blu e un torpedone, scortati da alcune pattuglie della polizia. Merkel sceglie il torpedone. Destinazione Bolzano, dove è previsto un altro pernottamento. Ecco di nuovo l'ufficio stampa che, fra un raccordo e uno svincolo, informa i cronisti che domenica il viaggio dovrebbe proseguire per la Germania, anche se ancora non viene reso noto con quali mezzi. Secondo l'emittente tedesca Ard, Merkel & co. potrebbero utilizzare un piccolo aereo che, volando a bassa quota affinché le particelle smeriglianti della nube non danneggino i motori, riuscirebbe a riportare la comitiva a Berlino.

 

Ma anche Bolzano è lontana. Perché il pullman che trasporta la delegazione, mentre viaggia sull'autostrada A1 fra Roma e Firenze, per l'esattezza a Monte San Savino in provincia di Arezzo, si ritrova con una gomma forata. Tutti a terra. In attesa che il guasto venga riparato. Fermo il pullman, ferme le auto blu e le pattuglie della polizia che scortano il tutto. E con molta cautela, perché - oltre al danno anche la beffa - il pullman ha forato su una strada priva di corsia di emergenza. Quindi, triangolo rosso catarifrangente a distanza regolamentare, luci lampeggianti accese e gommista in azione. Ma Merkel non si trattiene più di tanto. L'attesa si prolunga, e la cancelliera preferisce approfittare di un'auto blu che le è stata messa a disposizione per ripartire da sola, naturalmente scortata dalla polizia. Arriverà a Bolzano, Hotel Laurin, poco prima delle 23.

Alla fine, stando alle stime di alcuni media tedeschi, il viaggio della cancelliera durerà una sessantina di ore. Anche in caso di ritorno a Berlino, però, resta incerta la partecipazione di Merkel ai funerali, domani a Varsavia, del presidente polacco Lech Kaczynski. Una delle ipotesi allo studio, riferiscono fonti vicine alla cancelleria, prevede il possibile trasferimento in elicottero da Berlino a Varsavia.E il viaggio ricomincia.

(17 aprile 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

Chiuso tutto lo spazio aereo del Nord

migliaia di passeggeri restano a terra

Il divieto esteso fino alle 20. Autorizzati soltanto i voli di emergenza. Nessuna restrizione per i sorvoli oltre il livello dei 35.000 piedi

Chiuso tutto lo spazio aereo del Nord migliaia di passeggeri restano a terra

 

Oggi spazio aereo chiuso in tutto il Nord Italia a partire dalle 6 e fino alle 20. Lo ha deciso l'Enac - si legge in un comunicato - a seguito delle informazioni aggiornate fornite dal Bollettino sullo spostamento della nube del vulcano islandese Eyjafjallajokull. La decisione è stata assunta "al fine di garantire la massima sicurezza dei voli italiani".

L'interdizione al volo strumentale di tutto il Nord Italia (cosiddetto "Flight Information Region" Milano) va da da livello 0 fino a livello 350 (equivalente a un'altitudine di 35.000 piedi, pari a 10,668 metri). Pertanto presso tutti gli aeroporti del Nord Italia (come per esempio Caselle, Malpensa, Linate, Bergamo, Venezia, Bologna), in quella fascia oraria, gli unici voli autorizzati saranno quelli d'emergenza. Nessuna restrizione subiranno i sorvoli oltre il livello dei 35.000 piedi.

Code davanti ai check-in chiusi e davanti ai chioschi per le informazioni, qualche drappello di viaggiatori davanti alle biglietterie delle compagnie aeree al terminal 1 di Malpensa, dove i passeggeri, in partenza per qualsiasi destinazione, sono bloccati per via della chiusura dello spazio aereo nel nord Italia. La situazione è comunque tranquilla, i passeggeri ed i loro accompagnatori sono in attesa nei bar e davanti agli schermi su cui appare la lunga lista dei voli cancellati o posticipati a dopo le 14 e che ora dovranno essere ripianificati dopo che l'Enac ha deciso di mantenere il divieto di sorvolo fino alle 20. In particolare le compagnie dei charter non hanno chiuso i check-in e consentono di attendere la riapertura dello spazio aereo espletando le normali procedure. Praticamente deserto è invece il piano degli arrivi dove stamani sono transitati unicamente i viaggiatori sbarcati da due voli, provenienti da Hong Kong e da New York.

A Linate sono state cancellati 56 partenza e 56 arrivi, mentre a Malpensa 111 partenze e 95 Arrivi. A Linate oggi sono partiti due voli prima delle 8, mentre da Malpensa 4 voli sono decollati e due intercontinentali sono atterrati. Nella giornata di ieri sono stati dirottati a Malpensa 14 voli diretti verso altre destinazioni quali Francoforte, Parigi o Amsterdam: si tratta di 8 voli cargo e 6 passeggeri.

(16 aprile 2010)

 

 

 

 

FIUMICINO E CIAMPINO

Cancellati circa 500 voli, passeggeri infuriati

Caos e code alle partenze Ue del Da Vinci

Disagi per la chiusura degli scali del nord Europa e del nord Italia per i rischi delle ceneri vulcaniche

In serata arrivate brandine per far passare la notte ai passeggeri. Al lavoro anche la Protezione civile

Cancellati circa 500 voli, passeggeri infuriati Caos e code alle partenze Ue del Da Vinci Passeggeri in coda a Fiumicino

 

Gli effetti delle ceneri del vulcano islandese Eyjafjallajkull, dopo aver chiuso i cieli d'Europa, si fanno sentire anche in Italia dove numerosi sono stati i disagi che hanno colpito migliaia di viaggiatori. L'Enac ha infatti disposto di estendere l'interdizione al volo in tutto il Nord fino alle otto di lunedì mattina. Cancellati 462 voli negli aeroporti della capitale, Fiumicino e Ciampino. E' il bilancio del blocco causato dalla nube vulcanica che arriva dall'Islanda. Nella giornata di oggi a Fiumicino, spiegano fonti aeroportuali, sono stati cancellati 203 voli in arrivo e 200 voli in partenza per un totale di 403 voli. Mentre sull'aeroporto sono stati dirottati 10 voli, le cui destinazioni era impossibile raggiungere. A Ciampino i voli cancellati sono stati 59, di cui 28 in arrivo e 31 in partenza.

A Fiumicino, secondo quanto riportato dai monitor informativi presenti nelle tre aerostazioni, nella fascia oraria compresa tra le 6 e le 15 sono stati soppressi i collegamenti da e per Francoforte, Zurigo, Londra, Milano-Malpensa, Monaco, Amburgo, Londra, Zurigo, Rotterdam, Budapest, Dusserdolf, Brussels, Vienna, Copenhagen, Bucarest, Berlino, Helsinki, Parigi. Numerose anche le cancellazioni delle rotte interne: Genova, Milano Linate e Malpensa, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Ancona, Bologna.

Ai problemi legati alla chiusura degli scali per i rischi della nube di ceneri vulcaniche, si sono aggiunti quelli provocati dal mancato "giro macchine", per gli aerei rimasti bloccati a terra. Così al Terminal 2 la compagnia low cost EasyJet è stata costretta a sopprimere anche i voli per Madrid, Lisbona e Palermo, oltre a quelli per Amsterdam, Londra e Milano. Sempre nello scalo romano, dove la compagnia Alitalia come supporto ha predisposto dei punti di informazione straordinaria, i disagi sembrano aver coinvolto in particolare i cittadini stranieri in transito per Roma o che avevano appena terminato il periodo di vacanza.

I passeggeri si sono riversati a chiedere informazioni ai vari sportelli creando lunghe code. Moltissimi sono quelli che tentano di farsi cambiare i biglietti per provare comunque a partire in giornata, magari con altri vettori. Un applauso delle centinaia di persone in fila ha salutato intorno a mezzogiorno il fatto che due passeggeri Lufthansa dopo un'ora al desk avessero ottenuto la loro destinazione. Le code al check-in della compagnia aerea tedesca, certamente fra le più colpite dalla situazione che si è creata con l'eruzione vulcanica in Islanda, si sono allungati a dismisura all'aeroporto di Fiumicino.

e in seguito alla cancellazione dei voli, alla stazione Termini il flusso dei viaggiatori oggi è aumentato di oltre il 60%. Lo fa sapere Ferrovie dello Stato. I punti informazioni e le biglietterie sono state prese d'assalto. Sono state 30 le persone messe a disposizione oggi, 20 in più del solito, per l'assistenza ai clienti. Domani, fanno ancora sapere dalle Fs, ci sarà lo stesso numero di treni che viaggia solitamente nei giorni feriali.

In serata sono arrivate le brandine portate da squadre della Protezione all'aeroporto di Fiumicino. Pronti ad un eventuale utilizzo per la notte da passeggeri rimasti ancora bloccati o che non potranno pernottare in un albergo, i lettini pieghevoli sono stati allestiti nella hall del terminal 2. In supporto, oltre al personale di AdR, ci sono anche volontari della Protezione civile con generi di conforto, latte e omogeneizzati. Il pronto soccorso di Aeroporti di Roma, con medici e paramedici, rimarrà allertato per qualsiasi esigenza. AdR, come ieri, ha fissato anche l'apertura ininterrotta per tutta la notte di tutti i punti ristoro e self-service nella parti delle aerostazioni aperte al pubblico.

(17 aprile 2010)

 

 

VULCANO

Ceneri, in tilt i cieli d'Europa

Presi d'assalto treni e stazioni

Code alle biglietterie dopo il blocco degli aeroporti. Potenziati i convogli ma, dice il ministro Matteli, "è inutile negarlo, il disagio ci sarà". Ore di attesa a Firenze, Milano, Roma, Bologna. Trenitalia: "Andate nelle stazioni solo se diretti verso località nazionali"

Ceneri, in tilt i cieli d'Europa Presi d'assalto treni e stazioni

La stazione di Bologna

ROMA - Dopo aver mandato in tilt i cieli d'Europa, con il blocco dei principali scali aeroportuali e la cancellazione di centinaia di voli, le polveri del vulcano islandese Eyjafjallajokull stanno complicando la vita anche alle stazioni ferroviarie. Migliaia e migliaia di viaggiatori respinti dagli aeroporti, da dove ormai è impossibile partire o arrivare, tentano di risolvere il problema con il treno. L'atrio della biglietteria della stazione Termini, ad esempio, è assediato - sebbene in modo ordinato - da migliaia di turisti diretti verso le capitali del Nord Europa. Per loro, il rientro a casa sarà molto difficile: gli aeroporti del Nord Italia resteranno chiusi almeno fino alle 8 di lunedì.

6000 posti in più. Le Ferrovie dello Stato hanno incrementato le linee con dieci convogli in più sulla Roma-Milano e viceversa, e con 4 sulla Roma Venezia. In tutto sono stati messi in campo circa 6.000 posti in più, più o meno corrispondenti a circa 50 voli. Approntate anche due coppie di treni Frecciargento, due al Nord e due al Sud. E' stato insomma ripristinato il traffico di un normale giorno feriale. Per domenica - giorno in cui il traffico tenderà ad aumentare - è previsto un ulteriore incremento di 1.200 posti, corrispondente a circa una decina di voli.

Trenitalia: "In stazione solo se diretti verso mete nazionali". Trenitalia, in una nota diffusa nel pomeriggio, raccomanda ai viaggiatori di recarsi nelle stazioni soltanto se diretti verso località nazionali. E "invita tutti coloro che si trovano in aeroporto o che vogliono raggiungere località estere a non recarsi invece in stazione alla ricerca di collegamenti ferroviari che o sono già esauriti o non esistono né sono attivabili. Non è infatti possibile, anche a causa della congestione del traffico ferroviario in tutta Europa, organizzare treni straordinari dall'Italia verso l'estero. I collegamenti esistenti, potenziati con l'aggiunta di alcune carrozze, hanno già esaurito tutti i posti disponibili fino al 23 aprile. Per quanto riguarda l'offerta straordinaria interna, messa a disposizione oggi sulle rotte Roma - Milano e Roma - Venezia, con 6 corse supplementari di Frecciarossa e 4 di Frecciargento, ha risposto adeguatamente all'aumento di domanda determinato dalla cancellazione dei voli nazionali. Domattina sono previste due corse straordinarie di Frecciarossa in partenza alle 8 da Milano per Roma e, alla stessa ora, da Roma verso Milano, entrambi con fermata a Bologna".

 

La situazione nelle città. Alla stazione di Firenze Santa Maria Novella i passeggeri sono stati in fila per circa tre ore. Alla stazione di Bologna nessun ritardo dei treni, ma assalto alle prenotazioni, code alle biglietterie e lunghe attese un posto a sedere sui treni ad alta velocità. Aumentati fin dal mattino i passeggeri alla Stazione Centrale di Milano, convogli sono pieni e la stazione affollata come in un giorno di vacanza o di esodo con migliaia di persone in attesa.

Matteoli: "Il disagio ci sarà". Non nega le difficoltà il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli. "E' inutile negarlo - dice in un'intervista a Sky Tg24 - il disagio ci sarà perché il numero degli aerei coinvolti è molto alto e coloro che devono spostarsi oggi avranno difficoltà. Cerchiamo di attutirle ma non sarà facile". Il ministro auspica che i cittadini si rendano conto che si tratta "di un'emergenza tra l'altro inaspettata, anche perché fino a ieri mattina sembrava che l'Italia non fosse coinvolta" invece all'ultimo la nube si è spostata raggiungendo il Nord del nostro Paese. "C'è stato qualcosa di inatteso - ha concluso - basta che giri il vento e viene coinvolta una fetta di territorio maggiore di quella prevista".

Il vero problema. La questione più importante da risolvere non è tanto il traffico interno, che si tenterà di affrontare se i disagi negli aeroporti dovessero continuare. Il vero problema sono le migliaia di turisti stranieri che, da stamattina presto, stanno tentando di tornare nel Nord Europa. I collegamenti ferroviari diretti, in partenza da Roma - ad esempio - sono soltanto quelli per Parigi, Vienna, Monaco di Baviera, Budapest, Praga e poche altre mete, dove però ormai non c'è più un posto fino al 22 aprile. L'unica alternativa per i tanti che non sono riusciti a partire in aereo, ad esempio, per Londra, Bruxelles, Copenhagen o Madrid, è quella di costruirsi il viaggio a segmenti, acquistando biglietti per tratte ferroviarie che, pian piano, si avvicinano alla meta. Un lavoro complicatissimo che sta provocando l'affollamento davanti agli sportelli della biglietteria di Roma Termini e di altre grandi stazioni italiane ed europee.

(17 aprile 2010) Tutti gli articoli di Esteri

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it

2011-07-04

Cento domande (e cento risposte)

sull'uso civile dell'atomo

di Pietro Greco | tutti gli articoli dell'autore

centrale nucleare

Il nucleare è ancora attuale, anche dopo il referendum. Sia perché l’emergenza Fukushima non è ancora rientrata. Sia perché l’atomo resta un’opzione energetica per molti paesi, a iniziare dalla Cina. Sia perché restano drammaticamente aperte quelle questioni dove il nucleare civile si sovrappone (o alcuni pensano che si sovrapponga) al nucleare militare, qual è la questione iraniana. E allora risulta una lettura preziosa e più che mai attuale quella che due giornalisti scientifici attenti alle questioni di ambiente e salute, Luca Carra e Margherita Fronte, ci propongono con il loro nuovo libro, Enigma nucleare. Cento risposte dopo Fukushima, appena uscito per l’editore Scienza Express (pagg. 160, euro 12,00).

Il libro consiste, letteralmente, di cento risposte ad altrettante domande su tutto lo scibile del nucleare civile. E si tratta di risposte documentate e "laiche", non venate da pregiudizi. Ne è un esempio la domanda 77. "A venticinque anni da Chernobyl, che conseguenze ha avuto l’incidente sulla salute delle persone"? È un tema su cui si innescano molte polemiche, fondate su analisi quantitative le più disparate. In realtà il tema è complesso. Perché è difficile individuare tutti i rapporti deterministici tra causa ed effetto nelle problematiche di ambiente e salute. Luca Carra e Margherita Fronte preferiscono citare almeno tre diverse analisi.

La prima è quella ufficiale del Chernobyl Forum, l’organismo costituito da otto agenzie specializzate delle Nazioni Unite, comprese l’IAEA (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica), l’OMS (Organizzazione Mondiale di Sanità) e l’UNSCEAR (Comitato scientifico per lo studio degli effetti della radiazioni ionizzanti). Il rapporto le 31 vittime immediate causate dall’esplosione e i 19 lavoratori delle squadre di emergenza morti da eroi, tra il 1987 e il 2004, a causa di un’esposizione acuta alle radiazioni. Inoltre il rapporto cita i circa 4.000 casi di cancro alla tiroide nei bambini causati dall’assorbimento, nei giorni dell’incidente, di massicce dosi di iodio 131. Per fortuna il cancro alla tiroide, se prontamente diagnosticato, può essere curato. E, infatti, tra quei bambini ammalati i morti sono stati 15. In definitiva, i morti univocamente correlabili all’incidente di Chernobyl sono stati 65.

Tuttavia, a dimostrazione di quanto complessa sia la materia, il rapporto cita l’aumento dei casi di tumore tra la popolazione più esposta alla nube di Chernobyl. In particolare, la mortalità da tumore è aumentata del 13,5% nelle aree più vivine al reattore. In termini assoluti la nube radioattiva avrebbe causato 4.000 casi di morti da tumore in più rispetto ai periodi normali. Inoltre ci sarebbe un aumento di mortalità nelle zone di Ucraina, Bielorussia e Russia un po’ meno esposte. Che avrebbe causato altre 5.000 morti per tumore aggiuntive. Insomma, il totale sarebbe introno alle 9.000 vittime.

I dati, rilevano Carra e Fronte, differiscono notevolmente da quelli proposti da Greenpeace. Che parla di circa 200.000 vittime. Più di recente il National Cancer Institute degli Stati Uniti ha rilevato che i casi di cancro alla tiroide in coloro che ai tempi di Chernobyl erano bambini continuano a manifestarsi a un ritmo che non conosce flessione. Tenendo conto di questi e di altri effetti di lungo periodo, Elisabeth Cardis, del centro di epidemiologia ambientale dell’Università di Barcellona che i morti per tumore causati dall’incidente di Chernobyl potrebbero raggiungere la cifra di 25.000 entro la metà di questo secolo.

Il balletto (tragico) delle cifre ci dice quanto complessa sia la materia. Ma la loro presentazione puntuale ci dice quanto laico sia l’approccio di Luca Carra e Margherita Fronte.

È accettabile questo numero di morti? La risposta non può in alcun modo essere tecnica, ma è gioco forza culturale ed è demandata ai cittadini tutti. Gli Italiani hanno detto di no.

Tenendo conto di questo approccio, allora, è utile leggere il blocco di domande relativo al rapporto tra nucleare, ambiente, economia e società. Per cercare di rispondere al quesito che ci è stato posto anche nella campagna referendaria: in tempo di esaurimento di una risorsa (il petrolio) e di prevenzione dei cambiamenti climatici possiamo fare del nucleare come fonte energetica?

A vantaggio del nucleare, sostengono Carra e Fronte, giocano il basso consumo di territorio (il nucleare produce in media 5.600 watt per metro quadro impegnato, contro i 10 watt per metro quadro di eolico e solare) e l’essere una fonte quasi "carbon free" (le emissioni di gas serra nel ciclo dell’uranio sono comprese da 16 e 55 grammi equivalenti di CO2 per kilowattora, contro i 17/49 grammi del solare fotovoltaico, i 430/690 grammi di una centrale a ciclo combinato e i 900/1.300 grammi di una centrale tradizionale a carbone).

Il costo del nucleare è anch’esso incerto. Non c’è dubbio che in fase di normale manutenzione il kilowattora del nucleare costa meno altre fonti, in particolare di fonti rinnovabili come il solare. Ma i costi aumentano se si tiene conto del’investimento iniziale per costruire una nuova centrale. E si impennano se si tiene conto del decommissioning, ovvero della messa in sicurezza di una centrale quando ha ultimato il suo ciclo di vita.

Possiamo fare a meno del nucleare, oltre che dei combustibili fossili? Possiamo immaginare un futuro energetico fondato solo sulle "nuove rinnovabili"? Premesso che anche le "nuove rinnovabili" non sono un "pasto gratis" ma hanno molti problemi – economici ed ecologici – da risolvere, la risposta non è scontata. Tuttavia Luca Carra e Margherita Fronte citano il recente studio di Mark Jacobson (università di Stanford) e di Mark Delucchi (università della California) noto come rapporto "wind, water and solar" (WWS). Secondo i due analisti aumentando dell’1% l’attuale area occupata nel mondo da impianti per il recupero di risorse energetiche è possibile con le tecnologie oggi disponibili costruire un nuovo paradigma energetico fondato al 51% sulla fonte eolica, al 40% sulla fonte solare e al 9% sulla fonte idrica (idroelettrico, maree e onde). Ogni problema, compreso quella della mancanza di continuità delle fonti principali, potrebbe essere risolto anche attraverso l’utilizzo esteso di smart grid, di una rete altamente informatizzata e intelligente.

Credere in questa opzione per chi, come noi, ha necessità di uscire dal monopolio dei fossili senza fare ricorso al nucleare non è una possibilità. E un’assoluta necessità.

1 luglio 2011

 

 

2011-04-05

Fukushima, la Tepco risarcirà

tutte le città evacuate

*

*

*

*

fukushima, cimitero

La Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi in Giappone, ha annunciato che darà circa 240mila dollari di risarcimento (20 milioni di yen) a ogni città vicina all'impianto interessata dall'ordine di evacuazione. A dare la notizia è stato il presidente di Tepco, Takashi Fujimoto, che ha anche aggiunto che una città ha rifiutato il risarcimento perché in disaccordo con questo approccio. Non sono stati forniti ulteriori dettagli.

5 aprile 2011

 

2011-04-04

Fukushima, colorante nella falla

Tepco: "Acqua radiottiva in mare"

*

*

*

*

fukushima

I lavoratori della centrale di Fukushima Daiichi, in Giappone, hanno provato stamattina a usare un colorante lattiginoso per individuare il percorso dell'acqua altamente radioattiva che si sta sversando nel Pacifico dalla falla di 20 centimetri scoperta sabato. L'acqua radioattiva si sta raccogliendo intorno alle turbine dei tre reattori danneggiati della centrale impedendo agli operai di accendere i sistemi di raffreddamento.

La Tepco, società che gestisce l'impianto, ha proposto di pompare l'acqua radioattiva in cisterne e sta considerando l'ipotesi di trasportarla poi in un'area di stoccaggio. Il gestore della centrale nucleare di Fukushima, la Tepco, ha deciso di riversare nell'oceano le oltre 11.500 tonnellate di acqua radioattiva che si sono accumulate nel corso delle operazioni di raffreddamento dei reattori. Lo ha reso noto l'agenzia giapponese Jiji.

4 aprile 2011

 

 

 

 

 

 

2011-04-03

Fukushima, trovati morti due operai

che lavoravano nella centrale

*

*

*

*

fukushima

Due operai della centrale nucleare di Fukushima scomparsi l'11 marzo dopo il terremoto e lo tsunami sono stati ritrovati morti. I cadaveri dei due, di 21 e 24 anni, sono stati recuperati mercoledì scorso, dopo il drenaggio dell'acqua contaminata che aveva invaso un sotterraneo. In una conferenza stampa, la Tepco ha spiegato che i suoi due dipendenti avevano riportato gravi ferite e sarebbero morti per annegamento. Dall'autopsia, eseguita dopo la decontaminazione, sembra che siano morti un'ora dopo il terremoto. Erano addetti alla manutenzione delle turbine del reattore numero 4.

3 aprile 2011

 

 

 

 

 

 

2011-04-02

Giappone, trovata la perdita

da cui esce l'acqua radioattiva

*

*

*

*

Fukushima da smantellare

È stata individuata la perdita al reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima dalla quale fuoriesce acqua radioattiva che si riversa in mare. Lo ha reso noto la Tepco, la società che gestisce l'impianto, spiegando che il livello di radioattività nella vasca di contenimento è di mille millisievert all'ora. La Tepco verserà del cemento nella vasca per sigillare la crepa.

La compagnia, dopo diverse verifiche, ha spiegato di aver trovato acqua radioattiva in uscita da un pozzo di calcestruzzo lesionato, parte del reattore n.2. Le radiazioni, misurate in 1.000 millisievert/h, creano problemi anche alla messa a punto di interventi efficaci che, secondo l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, prevedono un'iniezione di cemento per tappare la perdita. Allo stesso tempo, l'Agenzia ha spiegato che sono in corso accertamenti per verificare l'integrità delle condutture degli altri reattori.

2 aprile 2011

 

 

2011-03-30

Fukushima, scompare nel nulla

il capo della Tepco

*

*

*

*

fukushima

Dileguato, scomparso nel nulla. Dalla conferenza stampa del 13 marzo scorso, in cui apparve in pubblico per spiegare il disastro dei reattori di Fukushima chiedendo scusa al popolo giapponese, Masataka Shimizu, responsabile della Tepco, la società che gestisce gli impianti nucleari devastati dal terremoto e dal sisma, è diventato un uomo invisibile. L'imbarazzo dei portavoce della compagnia che continuano a negarlo al telefono, spiegando che il manager è vittima di una "leggera malattia" non aiuta certo a fermare la ridda di voci che lo descrivono scappato dal Paese, ricoverato in ospedale o, addirittura, già morto suicida, nella migliore tradizione dei kamikaze.

Nel prestigioso grattacielo di Tokyo, The Tower, dove abita, non si vede da due settimane, e il portiere del lussuoso stabile non sa più cosa rispondere alle domande dei giornalisti. Di fatto ricomparire ora, tiro al bersaglio dei politici, degli esperti che sottolineano ogni giorno di più le mancanze della società nel gestire gli impianti, degli azionisti che vedono andare a picco le azioni del gruppo, ma soprattutto di una popolazione sottoposta a livelli di radioattività fuori norma da settimane, non sarebbe adeguato. Ma è certo che per molti il licenziamento del manager più odiato del Continente asiatico non basterà a placare gli animi.

29 marzo 2011

Fukushima, parziale fusione

*

*

*

*

fukushima

GIAPPONE, IL PUNTO DI OGGI

Continua a crescere l'allarme radioattività in Giappone: al reattore numero 2 della centrale giapponese di Fukushima i livelli sono 100 mila volte superiori alla norma, a causa, probabilmente, dalla parziale fusione delle barre di combustibile nucleare. Lo ha ammesso il portavoce del governo, Yukio Edano. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ieri aveva reso noto che la soglia massima era stata superata di 10 milioni di volte. Poi si è corretta: 1.000 millisievert/ora, appunto 100 mila volte oltre la norma. Il portavoce dell'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, Hidehiko Nishiyama, ha spiegato che l'esposizione a questo livello di radiazioni "per 4 ore aumenta il rischio di morte entro 30 giorni". i lavoratori all'opera presso il reattore sono stati costretti all'evacuazione immediata. L'Aiea ha anche riferito della fuoriuscita di fumo bianco dai reattori 1 e 4. Dal primo reattore, ha comunicato l'agenzia atomica, è stata rilevata la presenza di iodio 131, cesio 137 e cesio 134 a pari livelli di quelli registrati nel reattore 3, che lo scorso giovedì provocò il ferimento dei tre operai.

BILANCIO VITTIME: 10.489 MORTI

Stamane è stata registrata al largo delle coste nordorientali del Giappone una nuova scossa sismica di magnitudo 6,5. mentre sale a 10.489 morti e 16.621 dispersi il bilancio del terremoto/tsunami che l'11 marzo ha devastato le coste orientali nipponiche. Ne dà notizia la polizia nazionale, precisando che nella prefettura di miyagi si contano 6.333 vittime, ad iwate 3.152 e a fukushima 946, dove ancora mancano all'appello migliaia di residenti.

SONDOGGIO: CRESCE CONSENSO PER PRIMO MINISTRO

Un'indagine pubblicata dall'agenzia Kyodo news ha inoltre rivelato che il 58% dei cittadini giapponesi condanna la risposta del governo alla crisi nucleare di Fukushima, mentre il 39,3% approva l'intervento delle autorità nipponiche. In un sondaggio telefonico condotto su scala nazionale l'agenzia ha anche appurato che il consenso verso il primo ministro Naoto Kan è cresciuto di 8,4 punti percentuali rispetto ai primi di febbraio.

REVOCATO ALLARME TSUNAMI

L'allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico.

SENDAI, TIMORI PER UN NUOBO TSUNAMI

Una scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter è stata avvertita nel nord est del Giappone al largo dell'isola di Honshu, secondo il sito dell'Istituto americano di geofisica (Usgs). La scossa è stata registrata alle 07:23 locali (le 00:23 in Italia). L'epicentro, secondo l'Usgs, è stato localizzato a una profondità di 10 chilometri a 133 chilometri al largo di Sendai, la città semidistrutta dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami che avevano investito il Giappone l'11 marzo scorso. L'Agenzia meteorologica nipponica ha lanciato l'allarme tsunami alle 07:27 locali limitatamente alla prefettura di Miyagi. Sul suo sito Internet, l'Agenzia informa che l'altezza delle onde anomale dovrebbe aggirarsi intorno agli 0,5 metri.

RADIAZIONI 100MILA VOLTE SUPERIORI, NON 10 MILIONI

La Tepco ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione dei tecnici. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

L'ALLARME AL REATTORE 2: IL NOCCIOLO

I dati resi noti oggi dall'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all'acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall'ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell'acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario "estrarre" un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l'accumulo di radiazioni nell'organismo.

La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di

Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

GESTORE TEPCO SI SCUSA: NOSTRE STIME SBAGLIATE

Dopo la diffusione della notizia da parte dell'Agenzia per la sicurezza, Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore.

NUCLEARE: ROMA E BERLINO IN PIAZZA

L'effetto Fukushima temuto dalla cancelliera Angela Merkel raggiunge la Germania: oltre 200mila tedeschi hanno manifestato ieri chiedendo uno stop immediato a tutte le 17 centrali nucleari del paese. Oggi intanto si vota nel Baden Wuerttemberg, nella Renania-Palatinato, e nel Land di Stoccarda. Protesta contro il nucleare ieri, affiancata a quella in favore dell'acqua pubblica, anche in Italia: a Roma sono scesi in piazza in 300 mila.

28 marzo 2011

Articoli Correlati

* Greenpeace: "Radioattività pari a Chernobyl"

Vedi tutti gli articoli della sezione "Mondo"

 

 

 

 

 

 

 

2011-03-28

Fukushima, parziale fusione

Nuova scossa di terremoto

*

*

*

*

fukushima

GIAPPONE, IL PUNTO DI OGGI

Continua a crescere l'allarme radioattività in Giappone: al reattore numero 2 della centrale giapponese di Fukushima i livelli sono 100 mila volte superiori alla norma, a causa, probabilmente, dalla parziale fusione delle barre di combustibile nucleare. Lo ha ammesso il portavoce del governo, Yukio Edano. La Tepco, la società che gestisce l'impianto, ieri aveva reso noto che la soglia massima era stata superata di 10 milioni di volte. Poi si è corretta: 1.000 millisievert/ora, appunto 100 mila volte oltre la norma. Il portavoce dell'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare, Hidehiko Nishiyama, ha spiegato che l'esposizione a questo livello di radiazioni "per 4 ore aumenta il rischio di morte entro 30 giorni". i lavoratori all'opera presso il reattore sono stati costretti all'evacuazione immediata. L'Aiea ha anche riferito della fuoriuscita di fumo bianco dai reattori 1 e 4. Dal primo reattore, ha comunicato l'agenzia atomica, è stata rilevata la presenza di iodio 131, cesio 137 e cesio 134 a pari livelli di quelli registrati nel reattore 3, che lo scorso giovedì provocò il ferimento dei tre operai.

BILANCIO VITTIME: 10.489 MORTI

Stamane è stata registrata al largo delle coste nordorientali del Giappone una nuova scossa sismica di magnitudo 6,5. mentre sale a 10.489 morti e 16.621 dispersi il bilancio del terremoto/tsunami che l'11 marzo ha devastato le coste orientali nipponiche. Ne dà notizia la polizia nazionale, precisando che nella prefettura di miyagi si contano 6.333 vittime, ad iwate 3.152 e a fukushima 946, dove ancora mancano all'appello migliaia di residenti.

SONDOGGIO: CRESCE CONSENSO PER PRIMO MINISTRO

Un'indagine pubblicata dall'agenzia Kyodo news ha inoltre rivelato che il 58% dei cittadini giapponesi condanna la risposta del governo alla crisi nucleare di Fukushima, mentre il 39,3% approva l'intervento delle autorità nipponiche. In un sondaggio telefonico condotto su scala nazionale l'agenzia ha anche appurato che il consenso verso il primo ministro Naoto Kan è cresciuto di 8,4 punti percentuali rispetto ai primi di febbraio.

REVOCATO ALLARME TSUNAMI

L'allarme tsunami è stato diffuso e revocato dopo breve tempo per la prefettura di Miyagi: secondo le autorità giapponesi il sisma - il cui epicentro si trovava a oltre 17 chilometri di profondità - è da considerarsi una replica di quello dell'11 marzo, dato che è avvenuto nella stessa regione dell'Oceano Pacifico.

SENDAI, TIMORI PER UN NUOBO TSUNAMI

Una scossa di magnitudo 6,5 sulla scala Richter è stata avvertita nel nord est del Giappone al largo dell'isola di Honshu, secondo il sito dell'Istituto americano di geofisica (Usgs). La scossa è stata registrata alle 07:23 locali (le 00:23 in Italia). L'epicentro, secondo l'Usgs, è stato localizzato a una profondità di 10 chilometri a 133 chilometri al largo di Sendai, la città semidistrutta dal sisma di magnitudo 9 e dal successivo tsunami che avevano investito il Giappone l'11 marzo scorso. L'Agenzia meteorologica nipponica ha lanciato l'allarme tsunami alle 07:27 locali limitatamente alla prefettura di Miyagi. Sul suo sito Internet, l'Agenzia informa che l'altezza delle onde anomale dovrebbe aggirarsi intorno agli 0,5 metri.

RADIAZIONI 100MILA VOLTE SUPERIORI, NON 10 MILIONI

La Tepco ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione dei tecnici. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

L'ALLARME AL REATTORE 2: IL NOCCIOLO

I dati resi noti oggi dall'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all'acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall'ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell'acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario "estrarre" un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l'accumulo di radiazioni nell'organismo.

La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di

Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

GESTORE TEPCO SI SCUSA: NOSTRE STIME SBAGLIATE

Dopo la diffusione della notizia da parte dell'Agenzia per la sicurezza, Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore.

NUCLEARE: ROMA E BERLINO IN PIAZZA

L'effetto Fukushima temuto dalla cancelliera Angela Merkel raggiunge la Germania: oltre 200mila tedeschi hanno manifestato ieri chiedendo uno stop immediato a tutte le 17 centrali nucleari del paese. Oggi intanto si vota nel Baden Wuerttemberg, nella Renania-Palatinato, e nel Land di Stoccarda. Protesta contro il nucleare ieri, affiancata a quella in favore dell'acqua pubblica, anche in Italia: a Roma sono scesi in piazza in 300 mila.

28 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-27

Fukushima, nocciolo in parte fuso

Radioattività, stime sbagliate

*

*

*

*

fukushima

TEPCO: RADIAZIONI 100MILA VOLTE SUPERIORI, NON 10 MILIONI

La Tepco ha corretto il valore delle radiazioni registrate oggi al reattore n.2 di Fukushima, dall' iniziale 10 milioni di volte superiore alla norma, erroneamente dichiarato in precedenza, a 100.000 volte, un livello comunque pericoloso e tale da giustificare l'evacuazione dei tecnici. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

L'ALLARME AL REATTORE 2: IL NOCCIOLO

I dati resi noti oggi dall'Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all'acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall'ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell'acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario "estrarre" un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l'accumulo di radiazioni nell'organismo.

La radioattività dell'acqua al reattore n.2 della centrale di

Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l'Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l'evacuazione immediata dei tecnici al lavoro. Il livello di iodio-131 presente nel reattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all'Agenzia che l'acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L'emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all'impianto di Fukushima.

GESTORE TEPCO SI SCUSA: NOSTRE STIME SBAGLIATE

Dopo la diffusione della notizia da parte dell'Agenzia per la sicurezza, Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore.

NUCLEARE: ROMA E BERLINO IN PIAZZA

L'effetto Fukushima temuto dalla cancelliera Angela Merkel raggiunge la Germania: oltre 200mila tedeschi hanno manifestato ieri chiedendo uno stop immediato a tutte le 17 centrali nucleari del paese. Oggi intanto si vota nel Baden Wuerttemberg, nella Renania-Palatinato, e nel Land di Stoccarda. Protesta contro il nucleare ieri, affiancata a quella in favore dell'acqua pubblica, anche in Italia: a Roma sono scesi in piazza in 300 mila.

27 marzo 2011

 

 

Greenpeace: "A Fukushima radioattività pari a Chernobyl"

*

*

*

*

fukushima

Uno studio commissionato dalla sezione tedesca di Greenpeace a Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, sostiene che l'incidente alla centrale giapponese di Fukushima "ha già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l'International Nuclear Event Scale (Ines)". È il livello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l'incidente a Chernobyl del 1986.

Lo comunica Greenpeace, secondo cui "lo studio del Dr. Hirsch, che si basa sui dati pubblicati dall'Agenzia Governativa Francese per la Protezione da Radiazioni (Irsn) e dall'Istituto Centrale di Meteorologia Austriaco (Zamg), ha rilevato che la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra l'11 e il 13 marzo 2011, equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala Ines".

Greenpeace ha inviato in Giappone un gruppo di esperti che da oggi inizieranno a monitorare i livelli di contaminazione radioattiva intorno alla zona di evacuazione per valutare la reale portata di rischio per la popolazione locale. "Fin dall'inizio della crisi nucleare a Fukushima, sembra che le autorità stiano sottovalutando sia i rischi che l'estensione della contaminazione radioattiva. Siamo venuti qui a Fukushima per fare un'analisi trasparente e indipendente sulla reale contaminazione radioattiva dell'area e sui rischi per la salute pubblica" afferma Jan van de Putte, team leader di Greenpeace e consulente in sicurezza radioattività. "Sommando i rilasci di radiazione da tutti i reattori dell'impianto di Fukushima-daiichi, è ovvio che si è raggiunto il livello 7 nella scala Ines. È probabile che la quantità totale di radiazione equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7. Il rilascio di radioattività, infatti, è 100.000 TBq (TeraBequerel) per ogni reattore, dunque si tratta di tre incidenti di scala 7".

26 marzo 2011

 

 

 

2011-03-25

Fukushima, nella centrale

acqua molto radioattiva

*

*

*

*

giappone terremoto donna mascherina box

Nella centrale nucleare di Fukusima la situazione pare non sbloccarsi. Anzi: è stata rilevata acqua altamente radioattiva nei quattro reattori che presentano più problemi, pari a 10.000 volte i livelli normali. Lo riporta l'agenzia Kyodo, citando la Tepco, secondo cui ci sono vasche di 40-150 centrimetri di profondità con acqua tossica.

 

Mentre Taiwan e Corea del sud bloccano l'import di alimenti da zone vicine alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, il gestore dell'impianto fa sapere che la vasca del reattore n.3 , che contiene barre di combustibile, potrebbe essere danneggiata. Rottura che invece l'Agenzia sicurezza nucleare giapponese esclude.

Intanto, l'Agenzia per la sicurezza indica che potrebbe salire da 5 a 6 (su 7 gradi) la valutazione della crisi dell'impianto di Fukushima n.1, dopo la raccolta di dati sui livelli di radiazione nelle regioni limitrofe. Dal vertice Ue arriva il via libera agli stress test nelle centrali europee.

Un livello anomalo di radioattività è stato rilevato per la prima volta in verdure provenienti da Tokyo. L'ha comunicato oggi il ministero della Sanità nipponico. Cesio radioattivo, a un livello che spera quello previsto dalla legge, è stato scoperto ieri in un vegetale a foglie verdi, il "komatsuna", che è coltivato in un centro di ricerca di Edogawa, alla periferia di Tokyo, a 250 km dalla centrale Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami di due settimane fa e centro del peggiore incidente nucleare dai tempi di Chernobyl. La televisione pubblica Nhk ha rivelato che sul komatsuna sono stati rilevati 890 becquerel per chilogrammo di cesio radioattivo. Il limite di legge è 500 becquerel. Le autorità nipponiche hanno vietato all'inizio della settimana la vendita di diverse verdure provenienti da quattro prefetture più vicine a Fukushima. Il primo ministro Naoto Kan, inoltre, ha ordinato test sugli alimenti su altre sei prefetture, alcune delle quali fanno parte della Grande Tokyo, una megalopoli da 35 milioni di abitanti. Inoltre, livelli anomali di radioattività erano stati trovati nei giorni scorsi anche nell'acqua corrente della capitale nipponica, poi tornati ieri nei limiti.

25 marzo 2011

 

Nucleare e incubo Fukushima: anche

governo Parigi chiede studio su sicurezza

*

*

*

*

IMG

Rischi d'inondazione, terremoti, blackout elettrici, arresto del sistema di raffreddamento, gestione operativa delle situazioni accidentali: sono i cinque punti fondamentali su cui verterà l'analisi dell'Autorità di sicurezza nucleare (Asn) sulle centrali nucleari francesi voluta dal premier Francois Fillon in seguito all'incidente di Fukushima in Giappone.

Le prime conclusioni - si legge nel comunicato diffuso da Matignon - sono previste entro la fine dell'anno. "È essenziale per i francesi - ha detto il primo ministro - disporre di un'informazione trasparente, affidabile e disponibile il prima possibile sulle conseguenze della catastrofe in Giappone". Questo studio è "complementare" alle pratiche di sicurezza già messe in opera dalla Asn, ha continuato Fillon, e dovrà permettere di constatare, "installazione per installazione, se si rendono necessari dei miglioramenti".

24 marzo 2011

 

Voltafaccia di Merkel su Libia e nucleare

*

*

*

*

merkel sorridente 304

Un'astensione sull'intervento militare in Libia e un voltafaccia quasi a 360 gradi sull'energia nucleare: la cancelliera tedesca Angela Merkel va controcorrente rispetto a molti dei suoi partner internazionali, ma la sua posizione su due tra i temi più critici del momento sembra essere dettata più dalla paura di una sconfitta alle prossime regionali che da una strategia politica ponderata.

Il 2011, un anno denso di importanti elezioni, è già cominciato male per la Cdu della Merkel, che ha perso Amburgo il 20 febbraio e nei sondaggi continua a indietreggiare. Per questo, se le cose non miglioreranno in fretta, anche alla luce di una continua ascesa dei Verdi spinta dalle proteste contro il nucleare, quest'anno rischia di segnare il destino della cancelliera anche alle politiche 2013. Tra esitazioni e ripensamenti, per la leader conservatrice si avvicina l'ora della verità, cioè le elezioni regionali di domenica prossima nel Baden-Wuerttemberg (Sud), che secondo l'opposizione potrebbero trasformarsi in un vero referendum sulla stessa leadership della Merkel.

La cancelliera, scrive una parte della stampa tedesca, soffre di una crisi di credibilità che difficilmente riuscirà a superare nell'immediato futuro. Con il suo voto di astensione sulla Libia al Consiglio di sicurezza Onu, la Merkel si è tenuta lontana dall'intervento militare, forse memore delle proteste dei cittadini contro la guerra in Afghanistan. Allo stesso tempo, spinta dalla protesta seguita al disastro di Fukushima, ha fatto una rapida marcia indietro sull'energia atomica. Una conversione, questa, culminata nell'annuncio di ieri, secondo cui "più presto la Germania uscirà dal nucleare, meglio sarà". Un annuncio, questo, che è coinciso con l'ennesima conferma dell'ascesa dei Verdi nel paese che ospita ben 17 centrali atomiche.

Il partito, che domenica potrebbe sottrarre alla Cdu il Baden-Wuerttemberg insieme alla Spd - dopo quasi 60 anni di governo conservatore - è al 20% su base nazionale, contro il 33% dell'Unione. I Verdi, quindi, raddoppiano rispetto alle politiche 2009 (10,7%), mentre la Cdu-Csu rimane al palo. Ma soprattutto, un'eventuale alleanza Spd-Verdi otterrebbe 7 punti in più rispetto alla maggioranza (45% contro 38%). E preoccupa la Merkel anche la debolezza ormai cronica della Fpd, che domenica scorsa è uscita dal Parlamento della Sassonia-Anhalt ed è ferma al 5% a livello federale (14,6% nel 2006). Secondo il capogruppo della Spd al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, l'astensione sulla Libia e la decisione di controbilanciarla con un impegno maggiore in Afghanistan (300 soldati per le missioni con aerei-radar Awacs) fanno parte della tattica da campagna elettorale della coalizione di governo.

Da parte sua, Claudia Roth, co-presidente dei Verdi, attacca la politica nucleare della maggioranza definendola "cinica e immorale". In attesa di domenica, quando si voterà anche nella Renania-Palatinato, i cittadini tedeschi scelgono la piazza, dove sabato manifesteranno di nuovo contro il nucleare: a Berlino, Amburgo, Monaco di Baviera e Colonia, sono attese oltre 100mila persone.

24 marzo 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "Mondo"

 

 

 

 

2011-03-20

Paura a Fukushima, nuovo allarme dal reattore 3

*

*

*

*

giappone terremoto donna mascherina box

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

BILANCIO TSUNAMI:

PIU' DI 20MILA MORTI E DISPERSI

Ha superato quota 20mila il numero dei morti e dei dispersi nel terremoto e nello tsunami che l'11 marzo hanno devastato il Giappone. La polizia ha aggiornato il bilancio ufficiale a 8.133 morti e 12.272 dispersi. È probabile che i numeri finali siano ancora più alti, perchè nella sola prefettura di Miyagi sono state stimate più di 15.000 vittime.

NUOVO ALLARME DAL REATTORE 3

Nuovo allarme alla centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto-tsunami dell'11 marzo scorso. A preoccupare i tecnici è il reattore 3, il più danneggiato, dove è aumentata notevolmente la pressione. L'Agenzia per la sicurezza nucleare ha riferito che i tecnici della Tepco hanno intenzione di aprire una valvola ma l'operazione potrebbe causare un'ulteriore fuga radioattiva.

A FUKUSHIMA ANCORA

ACQUA SUI REATTORI

Il Dipartimento dei Vigili del fuoco di Tokyo ha prolungato l'orario di attività delle autopompe speciali che sparano acqua contro il reattore 3 della centrale di Fukushima. I tecnici hanno cominciato oggi a sparare acqua contro il reattore alle 14 locali (ore 6 in Italia) e avrebbero dovuto interrompere alle 21 (ore 14 in Italia), dopo aver sparato 1.000 tonnellate d'acqua per raffreddare il reattore. Invece l'operazione continuerà fino alle 00.30 di domani (le 16.30 in Italia).

RADIOATTIVI LATTE E SPINACI

VICINO A FUKUSHIMA

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha reso noto oggi il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

TORNA L'ENERGIA PER IL RAFFREDDAMENTO

Torna l'energia: è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento nella centrale di Fukushima. Quasi 11.000 le persone ancora disperse Già 200mila sfollati da area entro i 20 chilometri.

TRACCE DI IODIO RADIOATIVO NELL' ACQUA A TOKYO

Tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

SCIAME SISMICO,TERREMOTO MAGNITUDO 6,1 A NORD DI TOKYO

Continua la lunga scia di repliche al devastante terremoto/tsunami che ha colpito otto giorni fa il nordest del Giappone. Alle 18.56 locali (10.56 in Italia) nella parte nord della prefettura di Ibaraki, a nord di Tokyo, è stato avvertito un sisma di magnitudo di 6,1 gradi. L'afferma la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma dell'11 marzo ha avuto magnitudo 9. In seguito al moto tellurico di oggi non c'è pericolo di tsunami. Non risultano danni alle persone.

BILANCIO UFFICIALE SALE A 18.690 TRA MORTI E DISPERSI

È di 18.690 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto e dello tsunami in Giappone. Lo riporta la polizia spiegando che cono 7.320 i morti accertati e 11.370 le persone mancanti all'appello. Il bilancio ufficiale della polizia nazionale normalmente non include le stime locali. La prefettura di Miyagi aveva parlato di 10.000 dispersi solo nella città di Ishinomaki mentre la tv Nhk stamane ha citato altre 10mila persone mancanti all'appello del porto di Minamisanriku.

CAVO ELETTRICO CONNESSO A FUKUSHIMA, A BREVE ENERGIA

Un primo cavo elettrico è stato connesso a uno dei reattori della centrale di Fukushima anche se l'elettricità non è stata ancora ripristinata. Gli ingegneri sono al lavoro per cercare di far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti reattori. Il cavo è stato collegato al momento al reattore numero due. Secondo gli esperti dell'agenzia nucleare se tutto andrà bene l'elettricità potrà essere ripristinata completamente in tutti i reattori domani. In giornata l'elettricità dovrebbe essere ripristinata nei reattori 1, 2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

FUKUSHIMA-1, SOTTO I 100° TEMPERATURA PRIMI 4 REATTORI

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata l'11 marzi dal devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Secondo quanto ha riferito oggi in conferenza stampa il ministro della Difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica Nhk. Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la Nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel. I tecnici sperano di riuscire a riabilitare l'erogazione dell'energia elettrica alla centrale, per far ripartire su tutti e sei i reattori l'impianto di raffreddamento d'emergenza, a breve. I cavi sono ormai connessi, manca l'avvio dell'erogazione. Dopodiché, bisognerà capire se l'impianto funziona. Nel frattempo, si continua a sparare senza posa un getto d'acqua contro il reattore 3. Il governo ha definito "stabile" la situazione.

FUKUSHIMA, CAVO CONNESSO ALLA CENTRALE

I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la società che gestisce la centrale.

PREMIER CERCA DI COINVOLGERE OPPOSIZIONE IN GOVERNO

Il primo ministro giapponese Naoto Kan, espressione del Partito democratico (Minshuto), ha chiesto al leader del Partito liberaldemocratico (Jiminto), principale espressione dell'opposizione, di entrare nel governo come vicepremier con delega alla gestione delle politiche per la ricostruzione dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo. Il presidente del Jiminto Sadakazu Tanigaki ha declinato l'offerta. Lo riferisce oggi la televisione pubblica Nhk. Ieri Kan aveva lanciato un appello alla solidarietà per ricostruire in senso d'unità il Giappone dopo la catastrofe di otto giorni fa. Tanigaki, pur respingendo l'offerta, ha assicurato la massima collaborazione dei liberaldemocratici nella Dieta (il parlamento nipponico) e nel paese.

EVACUAZIONE PER PAZIENTI IN AREA 20-30 KM DA FUKUSHIMA-1

Oltre mille pazienti ricoverati in ospedali che si trovano nell'area tra i 20 e i 30 km dalla centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo, sono stati evacuati oggi. L'ha annunciato il ministero della Sanità di Tokyo. La decisione è stata presa a scopo precauzionale. "L'operazione deve essere condotta con estrema attenzione perché certi pazienti sono molto malati. Richiede uno o due giorni", ha detto Yasunori Wada, un responsabile del ministero. Il governo ha già evacuato circa 200mila persone in un raggio entro 20 km dalla centrale.

NUCLEARE: VERONESI, SÌ MORATORIA MA NON RINNEGO L'ATOMO

"La politica per sua natura può avere ripensamenti, la scienza deve invece pensare più a fondo". È la premessa da cui parte l'oncologo Umberto Veronesi, presidente dell'Agenzia per il nucleare, che in un intervento pubblicato oggi su un quotidiano nazionale precisa le sue ragioni di una "pausa di riflessione" sul nucleare, pur non rinnegando l'atomo. L'ex ministro della Salute afferma che la lezione di Fukushima, "il primo grave incidente di progettazione nucleare della storia", impone di "rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari". "Il che non vuol dire - prosegue - ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico". La scelta dell'energia nucleare è per Veronesi "inevitabile" e quel che occorre è "garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente". "Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri - prosegue - e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione". Per l'oncologo andrebbero studiati meglio anche reattori più piccoli e modulari versus le centrali di grossa taglia. Fukushima impone anche di pensare "fuori dalle logiche nazionali. È evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia - conclude Veronesi - ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore".

ACQUA A GETTO CONTINUO PER FREDDARE I REATTORI

Getti d'acqua continui per raffreddare i reattori nucleari: è questa la nuova strategia decisa dal ministero della Difesa giapponese per tentare di impedire la fusione del nocciolo nell'impianto di Fukushima. "Invece di gettare acqua a ondate successive, vogliamo avviare un'operazione che ci permetta di iniettare continuamente acqua nei reattori", ha spiegato il portavoce del ministero, Toshimi Kitazawa. Questa mattina le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a lanciare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Un aiuto potrebbe arrivare dal fatto che è stato possibile ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto i livelli di radioattività superiori ai limiti legali sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki e per questo sono state avviate ricerche per rintracciare dove siano stati venduti.

RADIOATTIVITÀ ANORMALE IN LATTE E SPINACI

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa.

FUKUSHIMA, RIPRISTINO ENERGIA ELETTRICA IN 4 REATTORI

L'Agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato per oggi il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1,2,5 e 6 e per domani quella nei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. L'alimentazione di energia elettrica si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. I danni causati dallo tsunami seguito al terremoto hanno impedito che venisse ripristinata l'elettricità, necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. "Abbiamo previsto di ripristinare l'elettricità sabato nei reattori 1 e 2, così anche per quelli 5 e 6 - ha detto un funzionario dell'agenzia - la corrente sarà ripristinata domenica nei reattori 3 e 4".

TETTI BUCATI IN 2 REATTORI FUKUSHIMA CONTRO ESPLOSIONI

Sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono stati praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. Lo ha annunciato oggi il gestore dell'impianto, l'azienda elettrica Tokyo Electric Power (Tepco). "Nel timore di un accumulo di idrogeno nei reattori 5 e 6, Tepco ha praticato tre fori da 3 a 7,5 centimetri nei tetti" dei loro edifici, ha dichiarato un portavoce della società. I reattori 5 e 6 sono i meno danneggiati della centrale perchè, diversamente da quanto accaduti nei reattori 1, 2, 3 e 4, i loro sistemi di raffreddamento hanno continuato a funzionare dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo, grazie a un generatore diesel. Tuttavia, al momento del sisma anche in questi due reattori era stato registrato un aumento della pressione.

POLIZIA: OLTRE 7.000 MORTI PER SISMA E TSUNAMI

È di 7.197 morti e 10.905 dispersi l'ultimo bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami che hanno colpito il Giappone l'11 marzo scorso, diffuso oggi dalla polizia. Il sisma di magnitudo 9, il più forte mai registrato nel Paese, ha causato uno tsunami di 23 metri.

GIAPPONE: FUKUSHIMA, TORNA ELETTRICITÀ. SI AGGRAVA BILANCIO

Il gestore della centrale nucleare di Fukushima ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica, secondo l'Agenzia per la sicurezza nucleare, dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. L'Aiea ha intanto alzato il livello di allarme nella centrale da 4 a 5. Il numero delle vittime ha superato quota 18.000 tra morti e dispersi.

20 marzo 2011

 

Marcegaglia: "Nucleare, andare oltre timori"

*

*

*

*

IMG

Per Emma Marcegaglia "è giusto ragionare in modo razionale ma andando oltre il timore. L'importante è non prendere decisioni di politica energetica, che sono decisioni di lungo termine, in base al panico del momento". Lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia a margine di un incontro sulle energie rinnovabili al ministero dello Sviluppo economico.

"Bisogna capire cosa sta succedendo in Giappone e cosa si definirà a livello europeo - ha aggiunto conversando con i giornalisti -. Comprendiamo la preoccupazione dei cittadini e del governo ma l'importante è non prendere decisioni di politica energetica che valgono per il lungo periodo, in base al panico del momento. È giusto invece ragionare in modo razionale".

18 marzo 2011

 

L'Aiea: radiazioni in Giappone, non c'è pericolo

*

*

*

*

giappone terremoto donna mascherina box

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

 

L'AIEA: RADIAZIONI IN GIAPPONE

NON C'E' PERICOLO PER LA SALUTE

Il livello di radiazioni riscontrato in Giappone dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima non rappresenta un pericolo per la salute umana. Lo ha detto un consulente scientifico e tecnico dell'agenzia dell'Onu per il nucleare (l'Aiea), Graham Andrew, citando i dati ricevuti da 47 città del paese. "L livelli di Tokyo e delle altre città - ha chiarito - rimangono lontani da quelli per i quali bisognerebbe intervenire. in poche parole, non sono pericolosi per la salute".

L'ANSA: NESSUN ITALIANO CONTAMINATO

Nessun italiano rientrato dal Giappone dopo l'incidente alla centrale nucleare di Fukushima è risultato contaminato da radiazioni. Lo fa sapere l'agenzia di stampa Ansa. In realtà alcune delle persone rientrate a Firenze risultano positive allo Iodio 131, ma ciò - riportano le agenzie - non dovrebbe rappresentare un pericolo.

CLIMATOLOGO: POSSIBILE

NUBE RADIOATTIVA NEL NORD DEL GIAPPONE

Se domani i livelli di radioattività a Fukushima dovessero aumentare in maniera consistente, la nube radioattiva potrebbe raggiungere in alcune ore la parte settentrionale del Giappone. Avanza l'ipotesi il climatologo dell'Enea Vincenzo Ferrara, basandosi sulle previsioni meteorologiche per il Giappone.

IL GIAPPONE ALZA LIVELLO DI GRAVITA' A 5

Il Giappone ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi da 4 a 5. La scala internazionale della gravità di un evento nucleare va dal livello 1 ("anomalia") a 7 (il più grave, in caso di "incidente maggiore"). In pratica il governo ha seguito le indicazioni dell'Aiea che aveva già alzato il livello a 5.

Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte superiore al precedente. Il 5 si riferisce agli incidenti "con conseguenze di raggio maggiore", mentre il grado 4 definisce quelli con ricadute "locali". L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Mile Island negli Usa 5.

ACQUA POMPATA NEI REATTORI

La situazione alla centrale nucleare di Fukushima in Giappone resta grave ma è stabile: così sostiene l'agenzia atomica Aiea di Vienna. I reattori dall'1 al 4 continuano a preoccupare. Di buono c'è che i tecnici sono riusciti a pompare acqua nei contenitori dei reattori. Sulla scala degli incidenti Ines, i blocchi dall'1 al 3 sono indicati al livello dal 4 al 5.

ESPERTO AIEA: NON NOCIVA RADIOATTIVITA' NELLE CITTA'

Parlando da Vienna, la radioattività nelle maggiori città della regione giapponese "non è nociva per la salute". Lo ha detto l'esperto dell'Aiea Graham Andrews, che ha parlato a un briefing al posto del direttore generale Yukiya Amano, in missione in Giappone. Il funzionario Aiea ha anche precisato che Amano si è incontrato con il premier giapponese e con il vice presidente della Tepco, la società che gestisce la centrale. Lunedì, quando il board dell'Aiea si riunirà in seduta straordinaria, Amano riferirà del suo viaggio in una conferenza stampa.

 

PREMIER: APPELLO ALL'UNITA' NAZIONALE

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato oggi un appello all'unità del paese di fronte all'impegno di ricostruire il Giappone. "Tutto il popolo deve avere la forte determinazione a superare questa crisi", ha detto con tono grave il premier nipponico.

TOKYO, AMBASCIATA ITALIANA RESTA APERTA

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, nonostante il potenziale rischio nucleare, ha dato istruzione di mantenere comunque aperta l'ambasciata d'Italia a Tokyo. Lo rende noto la Farnesina in un comunicato. La scelta è motivata dalla necessità di continuare a garantire la massima efficacia nell'assistenza ai connazionali presenti nella regione metropolitana della capitale giapponese.

L'AIEA INNALZA LIVELLO SU DISASTRO FUKUSHIMA

L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -l a Ines - va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5.

FUKUSHIMA COME CHERNOBYL

I tecnici giapponesi hanno esplicitamente ammesso che, per evitare la catastrofe atomica a Fukushima, l'unica soluzione potrebbe essere quella di seppellire l'impianto nucleare con una colata di sabbia e calcestruzzo, lo stesso metodo utilizzato a Chernobyl, per contenere il disastro nucleare, nel 1986.

SI LOTTA PER RAFFREDDARE IL REATTORE 3

A Fukushima si lotta da giorni per raffreddare i reattori: stamane è ripreso lo scarico d'acqua sul reattore n.3, quello che preoccupa di più perchè utilizza anche plutonio (un isotopo altamente pericoloso per la salute umana); e i tecnici stanno anche cercando di riavviare l'erogazione di energia elettrica per rimettere in modo le pompe d'acqua necessarie per frenare il surriscaldamento del combustibile nucleare.

TECNICI GIAPPONESI, IPOTESI COLATA DI CEMENTO

Per la prima volta stamane la società che gestisce la struttura ha riconosciuto che seppellire sotto una colata di cemento l'enorme complesso possa essere un'opzione, e la notizia è un segnale che le frammentarie azioni per raffreddare i stanno avendo poco successo. "Non è impossibile racchiudere i reattori sotto il cemento. Ma la nostra priorità adesso è quella di raffreddarli prima", ha detto un funzionario della Tepco, la Tokyo Electric Power, nel corso di una conferenza stampa.

FUMO BIANCO DA REATTORI FUKUSHIMA

Del fumo bianco è stato visto alzarsi oggi dai reattori n.2,3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha detto un portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone. Il portavoce ha aggiunto che c'è ancora dell'acqua nella vasca di raffreddamento del combustile nucleare spento del reattore n.3. Il fumo potrebbe provenire da un'esplosione prodottasi nel reattore n.2 o dalla vasca di raffreddamento del combustibile spento, ha aggiunto il portavoce.

NUMERO VITTIME SUPERA SISMA DI KOBE

Il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime.

GOVERNO GIAPPONESE: PAESE RISCHIA MEGA BLACK OUT

Il Giappone rischia un blackout su larga scala se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria, Banri Kaieda.

CINA, STOP A NUOVE CENTRALI

L'incidente nell'impianto di Fukushima ha indotto anche la Cina a sospendere i piani per la costruzione di nuove centrali nucleari. Lo riferisce la Bbc sottolineando che il governo di Pechino ha ordinato di verificare le misure di sicurezza dei 13 reattori esistenti e dei 27 in fase di costruzione. Al momento la Cina ottiene solo il 2% della sua energia dall'atomo.

LA GIORNATA DI GIOVEDI' 17 MARZO

Tra paura e speranza, il Giappone continua a lottare per impedire che la centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami di venerdì scorso, si trasformi in una catastrofe nella catastrofe. E, rispetto ai giorni scorsi, oggi gli sforzi dei coraggiosi operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano, a rischio della vita, e le altre autorità presenti sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di tenere sotto controllo la temperatura. La situazione alla centrale è "relativamente stabile" nelle parole dell'Aiea, secondo cui "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere dall'Agenzia internazionale con sede a Vienna. Il direttore generale Yukiyo Amano è partito alla volta del Giappone per farsi personalmente un'idea dell'evoluzione della crisi. Sembra invece scongiurato il rischio black out nell'area metropolitana di Tokyo. Accogliendo l'appello del governo a ridurre i consumi, gli abitanti della capitale hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale (da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino). Il valore raggiunto avrebbe consentito di evitare il blackout. A questo punto la data cruciale sembra essere quella di domani. Le squadre stanno cercando, infatti, d'installare un impianto elettrico provvisorio per riuscire ad alimentare di nuovo gli impianti di raffreddamento, dai quali è cominciato l'intero disastro, visto che sono andati in panne dopo il terremoto/tsunami. Se avranno successo nel raffreddare le barre di combustibile già parzialmente fuse (in particolare nei reattori 3 e 4) e nel riempire d'acqua la piscina in cui si trova il combustibile usato nel reattore 3, si eviterà il peggio e ci si potrà concentrare sui danni già fatti: le emissioni di radiazioni che hanno spinto il governo di Tokyo a evacuare 20 km attorno alla centrale e gli Usa a consigliare di star fuori da un raggio di 80 km. Sono questi gli imperativi che gli operatori di Fukushima-1, ormai considerati in Giappone e all'estero degli eroi, dovranno tener presenti. Ma l'operazione si presenta come molto delicata. Anche oggi per loro è stata una giornata difficilissima. Mentre le Forze di autodifesa riuscivano dall'alto a scaricare dagli elicotteri diverse decine di tonnellata d'acqua sul reattore 3 (nella speranza di riempire la piscina dei combustibili usati), le operazioni con le autopompe venivano interrotte per l'eccesso di radiazioni. Solo con un secondo tentativo i tecnici sono riusciti a indirizzare dell'acqua, dopo che hanno potuto utilizzare 5 mezzi speciali delle Forze di autodifesa. A Tokyo gli stranieri stanno andando via. Molte ambasciate, compresa quella italiana, hanno chiesto ai propri concittadini di andar via dal paese o quanto meno spostarsi più a sud. Il primo aereo charter per l'evacuazione di cittadini americani è decollato con un centinaio di persone. Il Pentagono ha annunciato di aver predisposto un piano di evacuazione per le famiglie di militari e civili americani che vivono nelle basi non lontane dalla zona di Fukushima. L'ambasciata francese ha anche preso a distribuire pillole di iodio, utili a combattere le radiazioni. Sperando che non siano mai necessarie, anche perché il paese è già impegnato in uno sforzo immane di soccorso alle popolazioni colpite dal più devastante cataclisma che abbia colpito il pur avvezzo Arcipelago dal 1923. Sono oltre 15mila le vittime, tra morti e dispersi: l'ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 5.692 morti e 9.506 persone che mancano ancora all'appello. Il Tohoku, la regione colpita, è stato investito da un'ondata di freddo sferzante, accompagnata da abbondanti nevicate. Tutto questo rende più penosa la condizione di vita degli sfollati - e tra essi si registrano già 15 morti, specialmente anziani e malati - e più difficile lo sforzo dei 100mila soldati, dei poliziotti, pompieri, volontari e squadre internazionali impegnati in un'operazione di soccorso ampissima. Sul fronte economico, i ministri delle finanze e i banchieri centrali del G7 si riuniranno nelle prossime ore in teleconferenza per discutere gli interventi sul mercato valutario per combattere l'eccessiva fermezza dello yen. Lo yen nelle ultime sedute ha registrato un forte apprezzamento che lo ha portato ai massimi storici nei confronti del dollaro. In passato i Paesi europei e gli Usa avevano espresso riserve riguardo a possibili interventi sulla valuta, ma ora sembrano pronti a cambiare questa posizione.

AGENZIA AIEA: A FUKUSHIMA SITUAZIONE STABILE

La situazione alla centrale di Fukushima è "relativamente stabile". Lo sostiene l'Aiea, l'agenzia atomica con sede a Vienna: "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere sempre dall'Aiea. Oggi gli operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano alla centrale, a rischio della vita, sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di controllare la temperatura.

YEN SUL DOLLARO AI MASSIMI DAL DOPOGUERRA

Lo yen vola ai massimi dal dopoguerra sul dollaro nonostante il G7 - stasera riunito in conference call per discutere la crisi in Giappone - si appresti a fornire un probabile appoggio simbolico agli interventi di Tokyo contro la valuta troppo forte. Secondo il Fondo monetario il Giappone avrà le risorse per far fronte al sisma, ma ci sarà un impatto sulla crescita economica nipponica e potenzialmente anche sul Pil globale. Il governo giapponese ha definito "estremamente speculativo" e "senza fondamento" il forte apprezzamento della valuta nazionale, oggi volata fino a 76,25 sul dollaro, quota mai raggiunta nel dopoguerra. Yen forte anche sull'euro con il cambio balzato fino a 106,61, il massimo da settembre.

OBAMA: REVISIONARE IMPIANTI NUCLEARI

Per il presidente degli Stati Uniti il nucleare "fa parte del nostro futuro energetico". Comunque la crisi delle centrali giapponesi costringe a "fare una revisione degli impianti".

OBAMA: FORZE USA SUL FILO DEI MINUTI PER AIUTARE

Barack Obama ha detto che le forze armate americane "stanno lavorando sul filo dei minuti" per portare aiuto al Giappone. Per questo gli Usa hanno deciso di prendere "misure prudenti e precauzionali" disponendo l'evacuazione dei cittadini americani che vivono nel raggio di 80 chilometri dalla centrale di Fukushima.

DA SANDRA BULLOCK UN MILIONE DI DOLLARI PER VITTIME

Sandra Bullock ha donato un milione di dollari per le vittime del terremoto in Giappone. Lo fatto sapere la Croce Rossa americana. L'attrice americana, premio Oscar 2010 come miglior attrice protagonista per il film 'The Blind Side', aveva già donato un milione di dollari l'anno scorso per le vittime del terremoto di Haiti.

GIAPPONE, 430MILA I SENZATETTO

L'ultimo bollettino diffuso dall'Ocha (united nations office for the coordination of humanitarian affairs) fotografa una situazione apocalittica con 5178 vittime accertate e 2.285 feriti e 8.913 dispersi, oltre 23mila persone ancora isolate nelle zone più colpite nel nord est del paese e più di 430mila senza tetto che hanno trovato rifugio nelle apposite strutture di evacuazione allestite dal governo.

MANCANO FARMACI E ACQUA PULITA

Secondo quanto riferiscono le fonti governative, la situazione sanitaria è gravissima: mancano farmaci e presidi sanitari, stufe, ma soprattutto manca l'acqua pulita. Già 14 persone evacuate dagli ospedali, sono decedute, in gran parte anziani, e molti si stanno ammalando nei centri a causa del freddo intenso e della scarsa igiene. Intanto si lavora alacremente per ripristinare i servizi base: si calcola che circa 451mila persone siano senza elettricità, ma erano 600mila solo ieri, e approssimativamente 2 milioni e mezzo di famiglie non hanno accesso all'acqua.

GLI USA INVIANO SQUADRA

DI ESPERTI NUCLEARI

Il Pentagono ha annunciato l'invio a Fukushima di una squadra di esperti nucleari militari per aiutare i colleghi giapponesi nell'intervento sui reattori danneggiati.

 

PENTAGONO RIMPATRIA

LE FAMIGLIE MILITARI DA HONSHU

Il Pentagono ha autorizzato il personale civile americano, le loro famiglie e quelle dei militari, a lasciare la base militare dell'isola giapponese di Honshu. Si tratta di migliaia si persone che torneranno negli Stati Uniti su voli civili, a spese del governo americano.

VALENTINO ROSSI AI GIAPPONESI:

"NON MOLLATE, NOI SIAMO CON VOI"

"Non mollate, noi siamo con voi": è il messaggio di solidarietà che Valentino Rossi invia al popolo giapponese. Dal circuito di Losail, dove domenica parte il Motondiale, il pilota italiano non ha mancato di manifestare la propria solidarietà verso un popolo che gli ha dato molto, quello giapponese. Rossi iniziò a correre nella classe regina con la 500 nel 2000 con la Honda, ed è poi stato pilota ufficiale anche di Yamaha fino allo scorso anno. "Ho seguito da subito quello che stava succedendo in Giappone - ha spiegato - Ma forse noi ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo, comunque si tratta di una tragedia che giorno dopo giorno sta anche peggiorando".

FUKUSHIMA, CENTRALE

ANCORA SENZA ELETTRICITA'

La Tokyo Electric Power (Tepco) che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima non è ancora riuscita, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Kyodo, a ripristinare l'erogazione dell'energia elettrica nella centrale danneggiata. L'elettricità è necessaria per rimettere in funzione gli impianti di pompaggio dell'acqua, necessario per immettere nei reattori liquido per raffreddare le barre usate ma non ancora esaurite, dalle quali attualmente vi sarebbero le maggiori emissioni radioattive.

 

TOKYO SCAMPATA

A MEGA BLACK OUT

Tokyo ha scampato il pericolo di un imponente blackout: lo ha scritto l'agenzia Kyodo news.

 

VIAGGIATORI DA GIAPPONE CONTAMINATI

MA NON CON I VESTITI

Gli ispettori aeroportuali di Seoul, nella Corea del sud, hanno rilevato tracce di contaminazione radioattiva da passeggeri dal Giappone. Lo riporta l'agenzia di stampa Yonhap. Il livello di contaminazione è però tornato su valori normali dopo che i passeggeri si sono tolti i cappotti e le scarpe.

 

FUKUSHIMA, NON RIPARTE IMPIANTO ELETTRICO

PER IL RAFFREDDAMENTO

I tecnici della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) nella centrale nucleare Fukushima-1 non sono riusciti a ripristinare l'alimentazione elettrica dell'impianto per far ripartire i sistemi di raffreddamento dei reattori resi instabili da guasti, incendi ed esplosioni. Lo riferisce la tv Tbs.

 

MORTI ACCERTATI 4MILA, 20MILA DISPERSI

La situazione in Giappone è sempre più drammatica. I morti accertati sono 4.000, i dispersi sono stimati a 20mila. Una nuova scossa di magnitudo 5.8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale.

TEPCO: IMPROBABILE BLACK OUT A TOKYO

La Tepco, la società elettrica che gestisce gli impianti, ha tenuto oggi una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione ed esporre la situazione dei reattori. La società ha smentito la possibilità di un mega blackout a Tokyo ma ha annunciato che il livello di radiazioni alla centrale nucleare di Fukushima 1 è in aumento dopo il getto di acqua ad alta pressione sul reattore n. 3 da parte degli automezzi della Self-Defense Forces, le Forze armate nipponiche. Il livello intorno agli edifici, in particolare, è passato a 4.000 microsievert/h da 3.700, al termine di questa inedita operazione di spegnimento.

RUSSIA, MEDVEDEV: INCIDENTE NUCLEARE

E' "DISASTRO COLOSSALE"

Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare giapponese un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". Il presidente russo, parlando presso la sua residenza di Mosca dove ha invitato il presidente kazako NurSultan Nazarbaiev, ha detto di sperare "che quest'anno sia buono per i nostri due paese e i nostri popoli; che ci siano le condizioni climatiche per un buon raccolto e nelle stesso tempo che non ci siano problemi seri e cataclismi" come quelli giapponesi".

USA CONTRO TOKYO:

"RADIAZIONI ALTE"

Per l'amministrazione Obama la situazione in Giappone è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Ieri, il direttore della United States Nuclear Regulatory Commission, ente nucleare americano, Gregory Jazcko ha dichiarato che il reattore 1 dell'impianto sta diffondendo "radiazioni estremamente forti, potenzialmente letali" e ha raccomandato l'evacuazione di chiunque si trovi a ottanta chilometri dall'impianto nucleare. Jazcko ha così smentito il governo giapponese, che aveva stabilito una distanza di sicurezza di soli 20 chilometri. Il segretario all'Energia Steven Chu crede che nell'impianto giapponese si sia verificata una "fusione parziale del nucleo". Gli esperti Usa parlano anche di un "livello di radioattività letale nel reattore 4". Ma Tepco, società proprietaria della centrale Fukushima-1, ribatte: "È il reattore 3 a preoccupare".

TEPCO: ANCORA ACQUA NEL REATTORE 4

Un portavoce della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami di venerdì scorso, ha affermato che nel reattore n.4 c'è ancora acqua nella vasca nella quale viene conservato il combustibile nucleare usato. In precedenza, il capo della Nuclear Regulatory Commission americana, Gregory Jaczko, aveva detto a una commissione del Congresso che l'acqua si era completamente asciugata. Le barre di uranio usate conservate nella vasca sono altamente radioattive e se il livello dell'acqua che le protegge è troppo basso, si surriscaldano emettendo forti radiazioni. Le dichiarazioni contraddittorie mettono in evidenza una divergenza di valutazioni sulla gravità della situazione a Fukushima tra il governo di Tokyo e quello di Washington. Il portavoce della Tepco ha aggiunto di non poter dire con precisione quale sia il livello dell'acqua nella vasca. Il premier giapponese Naoto Kan e il presidente americano Barack Obama si sono parlati oggi al telefono, concordando di "cooperare strettamente" per risolvere la crisi.

LA SITUAZIONE DEI REATTORI

Ecco la situazione dei reattori. Quattro dei sei reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 Daiichi sono rimasti gravemente danneggiati per l'arresto del sistema di raffreddamento a causa del terremoto dell'11 marzo scorso, di magnitudo 9. L'utilizzo di acqua di mare non trattata per tentare di raffreddare i reattori rende impossibile il loro ritorno in servizio in futuro. Ecco lo stato attuale dei sei reattori, secondo quanto reso noto dalle autorità giapponesi. REATTORE 1: Il rivestimento è intatto, ma il 70% del nocciolo è danneggiato. Il tetto dell'edificio che contiene il reattore è crollato. Sabato scorso (13 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno a seguito di un rilascio di vapore controllato per abbassare la pressione. L'idrogeno è il risultato della scissione dell'acqua che copre e raffredda le barre di combustibile nei suoi componenti (idrogeno e ossigeno), a seguito delle reazioni chimiche e fisiche nel reattore surriscaldato. REATTORE 2: Il 33% del nocciolo è danneggiato, come pure una vasca di ritenzione all'interno del rivestimento. Martedì scorso (15 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno nella parte inferiore dell'edificio. REATTORE 3: Il rivestimento del reattore potrebbe essere danneggiato. Il nocciolo del reattore è particolarmente danneggiato. L'acqua nella vasca di contenimento è in ebollizione. L'esercito getta acqua per raffreddare con elicotteri e cannoni ad acqua. Lunedì (14 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno durante un rilascio di vapore controllato. Il n. 3 è stato definito una priorità dalle autorità giapponesi, perchè utilizza combustibile misto uranio-plutonio. REATTORE 4: Una parte del combustibile nucleare non è più ricoperta dall'acqua. Un elicottero doveva rimettere acqua nella vasca, ormai in ebollizione, ma l'operazione è stata più volte sospesa per il livello delle radiazioni troppo elevata. Martedì (15 marzo) c'era stato un incendio nella vasca che contiene il combustibile usato, spento dagli specialisti dell'esercito americano. Un nuovo incendio era scoppiato il giorno dopo (16 marzo) e si era spento da solo. REATTORI 5-6: Erano spenti per manutenzione al momento del sisma. In questi due reattori, collegati rispettivamente all'1 e al 4, si è verificato un leggero aumento della temperatura. Non sono segnalati problemi alle altre centrali nucleari giapponesi.

18 marzo 2011

2011-03-19

Tokyo, tracce di iodo radioattivo nell'acqua

*

*

*

*

giappone terremoto donna mascherina box

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

A FUKUSHIMA ANCORA

ACQUA SUI REATTORI

Il Dipartimento dei Vigili del fuoco di Tokyo ha prolungato l'orario di attività delle autopompe speciali che sparano acqua contro il reattore 3 della centrale di Fukushima. I tecnici hanno cominciato oggi a sparare acqua contro il reattore alle 14 locali (ore 6 in Italia) e avrebbero dovuto interrompere alle 21 (ore 14 in Italia), dopo aver sparato 1.000 tonnellate d'acqua per raffreddare il reattore. Invece l'operazione continuerà fino alle 00.30 di domani (le 16.30 in Italia).

RADIOATTIVI LATTE E SPINACI

VICINO A FUKUSHIMA

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha reso noto oggi il portavoce del governo giapponese Yukio Edano.

TORNA L'ENERGIA PER IL RAFFREDDAMENTO

Torna l'energia: è necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento nella centrale di Fukushima. Quasi 11.000 le persone ancora disperse Già 200mila sfollati da area entro i 20 chilometri.

TRACCE DI IODIO RADIOATIVO NELL' ACQUA A TOKYO

Tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

SCIAME SISMICO,TERREMOTO MAGNITUDO 6,1 A NORD DI TOKYO

Continua la lunga scia di repliche al devastante terremoto/tsunami che ha colpito otto giorni fa il nordest del Giappone. Alle 18.56 locali (10.56 in Italia) nella parte nord della prefettura di Ibaraki, a nord di Tokyo, è stato avvertito un sisma di magnitudo di 6,1 gradi. L'afferma la televisione pubblica nipponica Nhk. Il sisma dell'11 marzo ha avuto magnitudo 9. In seguito al moto tellurico di oggi non c'è pericolo di tsunami. Non risultano danni alle persone.

BILANCIO UFFICIALE SALE A 18.690 TRA MORTI E DISPERSI

È di 18.690 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto e dello tsunami in Giappone. Lo riporta la polizia spiegando che cono 7.320 i morti accertati e 11.370 le persone mancanti all'appello. Il bilancio ufficiale della polizia nazionale normalmente non include le stime locali. La prefettura di Miyagi aveva parlato di 10.000 dispersi solo nella città di Ishinomaki mentre la tv Nhk stamane ha citato altre 10mila persone mancanti all'appello del porto di Minamisanriku.

CAVO ELETTRICO CONNESSO A FUKUSHIMA, A BREVE ENERGIA

Un primo cavo elettrico è stato connesso a uno dei reattori della centrale di Fukushima anche se l'elettricità non è stata ancora ripristinata. Gli ingegneri sono al lavoro per cercare di far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti reattori. Il cavo è stato collegato al momento al reattore numero due. Secondo gli esperti dell'agenzia nucleare se tutto andrà bene l'elettricità potrà essere ripristinata completamente in tutti i reattori domani. In giornata l'elettricità dovrebbe essere ripristinata nei reattori 1, 2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a sparare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina.

FUKUSHIMA-1, SOTTO I 100° TEMPERATURA PRIMI 4 REATTORI

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata l'11 marzi dal devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Secondo quanto ha riferito oggi in conferenza stampa il ministro della Difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica Nhk. Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la Nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel. I tecnici sperano di riuscire a riabilitare l'erogazione dell'energia elettrica alla centrale, per far ripartire su tutti e sei i reattori l'impianto di raffreddamento d'emergenza, a breve. I cavi sono ormai connessi, manca l'avvio dell'erogazione. Dopodiché, bisognerà capire se l'impianto funziona. Nel frattempo, si continua a sparare senza posa un getto d'acqua contro il reattore 3. Il governo ha definito "stabile" la situazione.

FUKUSHIMA, CAVO CONNESSO ALLA CENTRALE

I tecnici sono riusciti a connettere un cavo ad uno dei reattori della centrale di Fukushima 1 danneggiata, ma l'elettricità ancora deve essere ripristinata, secondo la società che gestisce la centrale.

PREMIER CERCA DI COINVOLGERE OPPOSIZIONE IN GOVERNO

Il primo ministro giapponese Naoto Kan, espressione del Partito democratico (Minshuto), ha chiesto al leader del Partito liberaldemocratico (Jiminto), principale espressione dell'opposizione, di entrare nel governo come vicepremier con delega alla gestione delle politiche per la ricostruzione dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo. Il presidente del Jiminto Sadakazu Tanigaki ha declinato l'offerta. Lo riferisce oggi la televisione pubblica Nhk. Ieri Kan aveva lanciato un appello alla solidarietà per ricostruire in senso d'unità il Giappone dopo la catastrofe di otto giorni fa. Tanigaki, pur respingendo l'offerta, ha assicurato la massima collaborazione dei liberaldemocratici nella Dieta (il parlamento nipponico) e nel paese.

EVACUAZIONE PER PAZIENTI IN AREA 20-30 KM DA FUKUSHIMA-1

Oltre mille pazienti ricoverati in ospedali che si trovano nell'area tra i 20 e i 30 km dalla centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami dell'11 marzo, sono stati evacuati oggi. L'ha annunciato il ministero della Sanità di Tokyo. La decisione è stata presa a scopo precauzionale. "L'operazione deve essere condotta con estrema attenzione perché certi pazienti sono molto malati. Richiede uno o due giorni", ha detto Yasunori Wada, un responsabile del ministero. Il governo ha già evacuato circa 200mila persone in un raggio entro 20 km dalla centrale.

NUCLEARE: VERONESI, SÌ MORATORIA MA NON RINNEGO L'ATOMO

"La politica per sua natura può avere ripensamenti, la scienza deve invece pensare più a fondo". È la premessa da cui parte l'oncologo Umberto Veronesi, presidente dell'Agenzia per il nucleare, che in un intervento pubblicato oggi su un quotidiano nazionale precisa le sue ragioni di una "pausa di riflessione" sul nucleare, pur non rinnegando l'atomo. L'ex ministro della Salute afferma che la lezione di Fukushima, "il primo grave incidente di progettazione nucleare della storia", impone di "rivedere la strategia nella progettazione degli impianti nucleari". "Il che non vuol dire - prosegue - ripensare o tornare sui propri passi, ma capire il problema alla radice, avere il coraggio di riconoscerlo e sforzarci di superarlo. Se è vero che senza l'energia nucleare il nostro pianeta, con tutti i suoi abitanti, non sopravviverà, non dobbiamo fare marcia indietro, ma andare avanti, ancora più in là, con la conoscenza e il pensiero scientifico". La scelta dell'energia nucleare è per Veronesi "inevitabile" e quel che occorre è "garantirne al massimo la sicurezza per l'uomo e l'ambiente". "Abbiamo per anni sostenuto che gli impianti di ultima generazione sono sicuri - prosegue - e con un rischio di incidente vicino allo zero. Oggi il Giappone ci impone di riconsiderare criticamente questa convinzione". Per l'oncologo andrebbero studiati meglio anche reattori più piccoli e modulari versus le centrali di grossa taglia. Fukushima impone anche di pensare "fuori dalle logiche nazionali. È evidente ora che i piani energetici devono essere discussi a livello internazionale. In Italia - conclude Veronesi - ci troviamo nella circostanza favorevole di partire da zero e quindi di poter scegliere, senza fretta, il modello strategico migliore".

ACQUA A GETTO CONTINUO PER FREDDARE I REATTORI

Getti d'acqua continui per raffreddare i reattori nucleari: è questa la nuova strategia decisa dal ministero della Difesa giapponese per tentare di impedire la fusione del nocciolo nell'impianto di Fukushima. "Invece di gettare acqua a ondate successive, vogliamo avviare un'operazione che ci permetta di iniettare continuamente acqua nei reattori", ha spiegato il portavoce del ministero, Toshimi Kitazawa. Questa mattina le autopompe speciali dei vigili del fuoco di Tokyo hanno ripreso a lanciare acqua sul reattore numero 3. Solo nella giornata di venerdì sull'impianto nucleare sono state gettate 50 tonnellate di acqua marina. Un aiuto potrebbe arrivare dal fatto che è stato possibile ripristinare l'elettricità nel sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di riattivare le pompe di raffreddamento dell'impianto. In giornata l'elettricità è tornata nei reattori 1,2 ,5 e 6 mentre domenica dovrebbe essere riattivata nei reattori 3 e 4. Intanto i livelli di radioattività superiori ai limiti legali sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki e per questo sono state avviate ricerche per rintracciare dove siano stati venduti.

RADIOATTIVITÀ ANORMALE IN LATTE E SPINACI

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Lo ha affermato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa.

FUKUSHIMA, RIPRISTINO ENERGIA ELETTRICA IN 4 REATTORI

L'Agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato per oggi il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1,2,5 e 6 e per domani quella nei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. L'alimentazione di energia elettrica si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. I danni causati dallo tsunami seguito al terremoto hanno impedito che venisse ripristinata l'elettricità, necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. "Abbiamo previsto di ripristinare l'elettricità sabato nei reattori 1 e 2, così anche per quelli 5 e 6 - ha detto un funzionario dell'agenzia - la corrente sarà ripristinata domenica nei reattori 3 e 4".

TETTI BUCATI IN 2 REATTORI FUKUSHIMA CONTRO ESPLOSIONI

Sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono stati praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. Lo ha annunciato oggi il gestore dell'impianto, l'azienda elettrica Tokyo Electric Power (Tepco). "Nel timore di un accumulo di idrogeno nei reattori 5 e 6, Tepco ha praticato tre fori da 3 a 7,5 centimetri nei tetti" dei loro edifici, ha dichiarato un portavoce della società. I reattori 5 e 6 sono i meno danneggiati della centrale perchè, diversamente da quanto accaduti nei reattori 1, 2, 3 e 4, i loro sistemi di raffreddamento hanno continuato a funzionare dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo, grazie a un generatore diesel. Tuttavia, al momento del sisma anche in questi due reattori era stato registrato un aumento della pressione.

POLIZIA: OLTRE 7.000 MORTI PER SISMA E TSUNAMI

È di 7.197 morti e 10.905 dispersi l'ultimo bilancio delle vittime del sisma e dello tsunami che hanno colpito il Giappone l'11 marzo scorso, diffuso oggi dalla polizia. Il sisma di magnitudo 9, il più forte mai registrato nel Paese, ha causato uno tsunami di 23 metri.

GIAPPONE: FUKUSHIMA, TORNA ELETTRICITÀ. SI AGGRAVA BILANCIO

Il gestore della centrale nucleare di Fukushima ha annunciato che a breve sarà ripristinata l'elettricità all'interno del sito danneggiato dal terremoto, un passo importante per cercare di far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto. L'energia elettrica, secondo l'Agenzia per la sicurezza nucleare, dovrebbero essere ripristinata oggi per i reattori 1, 2, 5 e 6 e domani per i reattori 3 e 4. L'Aiea ha intanto alzato il livello di allarme nella centrale da 4 a 5. Il numero delle vittime ha superato quota 18.000 tra morti e dispersi.

19 marzo 2011

 

 

2011-03-18

Cemento su Fukushima. Premier: "Ce la faremo"

*

*

*

*

giappone terremoto 304

GIAPPONE, TUTTI I VIDEO

 

 

PREMIER: APPELLO ALL'UNITA' NAZIONALE

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato oggi un appello all'unità del paese di fronte all'impegno di ricostruire il Giappone. "Tutto il popolo deve avere la forte determinazione a superare questa crisi", ha detto con tono grave il premier nipponico.

TOKYO, AMBASCIATA ITALIANA RESTA APERTA

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, nonostante il potenziale rischio nucleare, ha dato istruzione di mantenere comunque aperta l'ambasciata d'Italia a Tokyo. Lo rende noto la Farnesina in un comunicato. La scelta è motivata dalla necessità di continuare a garantire la massima efficacia nell'assistenza ai connazionali presenti nella regione metropolitana della capitale giapponese.

L'AIEA INNALZA LIVELLO SU DISASTRO FUKUSHIMA

L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima-Daiichi, da 4 a 5. La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza, di un evento radiologico o nucleare -l a Ines - va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Chernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5.

FUKUSHIMA COME CHERNOBYL

I tecnici giapponesi hanno esplicitamente ammesso che, per evitare la catastrofe atomica a Fukushima, l'unica soluzione potrebbe essere quella di seppellire l'impianto nucleare con una colata di sabbia e calcestruzzo, lo stesso metodo utilizzato a Chernobyl, per contenere il disastro nucleare, nel 1986.

SI LOTTA PER RAFFREDDARE IL REATTORE 3

A Fukushima si lotta da giorni per raffreddare i reattori: stamane è ripreso lo scarico d'acqua sul reattore n.3, quello che preoccupa di più perchè utilizza anche plutonio (un isotopo altamente pericoloso per la salute umana); e i tecnici stanno anche cercando di riavviare l'erogazione di energia elettrica per rimettere in modo le pompe d'acqua necessarie per frenare il surriscaldamento del combustibile nucleare.

TECNICI GIAPPONESI, IPOTESI COLATA DI CEMENTO

Per la prima volta stamane la società che gestisce la struttura ha riconosciuto che seppellire sotto una colata di cemento l'enorme complesso possa essere un'opzione, e la notizia è un segnale che le frammentarie azioni per raffreddare i stanno avendo poco successo. "Non è impossibile racchiudere i reattori sotto il cemento. Ma la nostra priorità adesso è quella di raffreddarli prima", ha detto un funzionario della Tepco, la Tokyo Electric Power, nel corso di una conferenza stampa.

FUMO BIANCO DA REATTORI FUKUSHIMA

Del fumo bianco è stato visto alzarsi oggi dai reattori n.2,3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha detto un portavoce dell'Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone. Il portavoce ha aggiunto che c'è ancora dell'acqua nella vasca di raffreddamento del combustile nucleare spento del reattore n.3. Il fumo potrebbe provenire da un'esplosione prodottasi nel reattore n.2 o dalla vasca di raffreddamento del combustibile spento, ha aggiunto il portavoce.

NUMERO VITTIME SUPERA SISMA DI KOBE

Il numero delle vittime confermate del terremoto della scorsa settimana - 6.539 - ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone, secondo gli ultimi dati diffusi dalla polizia giapponese. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime.

GOVERNO GIAPPONESE: PAESE RISCHIA MEGA BLACK OUT

Il Giappone rischia un blackout su larga scala se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria, Banri Kaieda.

CINA, STOP A NUOVE CENTRALI

L'incidente nell'impianto di Fukushima ha indotto anche la Cina a sospendere i piani per la costruzione di nuove centrali nucleari. Lo riferisce la Bbc sottolineando che il governo di Pechino ha ordinato di verificare le misure di sicurezza dei 13 reattori esistenti e dei 27 in fase di costruzione. Al momento la Cina ottiene solo il 2% della sua energia dall'atomo.

LA GIORNATA

Tra paura e speranza, il Giappone continua a lottare per impedire che la centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto/tsunami di venerdì scorso, si trasformi in una catastrofe nella catastrofe. E, rispetto ai giorni scorsi, oggi gli sforzi dei coraggiosi operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano, a rischio della vita, e le altre autorità presenti sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di tenere sotto controllo la temperatura. La situazione alla centrale è "relativamente stabile" nelle parole dell'Aiea, secondo cui "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere dall'Agenzia internazionale con sede a Vienna. Il direttore generale Yukiyo Amano è partito alla volta del Giappone per farsi personalmente un'idea dell'evoluzione della crisi. Sembra invece scongiurato il rischio black out nell'area metropolitana di Tokyo. Accogliendo l'appello del governo a ridurre i consumi, gli abitanti della capitale hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale (da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino). Il valore raggiunto avrebbe consentito di evitare il blackout. A questo punto la data cruciale sembra essere quella di domani. Le squadre stanno cercando, infatti, d'installare un impianto elettrico provvisorio per riuscire ad alimentare di nuovo gli impianti di raffreddamento, dai quali è cominciato l'intero disastro, visto che sono andati in panne dopo il terremoto/tsunami. Se avranno successo nel raffreddare le barre di combustibile già parzialmente fuse (in particolare nei reattori 3 e 4) e nel riempire d'acqua la piscina in cui si trova il combustibile usato nel reattore 3, si eviterà il peggio e ci si potrà concentrare sui danni già fatti: le emissioni di radiazioni che hanno spinto il governo di Tokyo a evacuare 20 km attorno alla centrale e gli Usa a consigliare di star fuori da un raggio di 80 km. Sono questi gli imperativi che gli operatori di Fukushima-1, ormai considerati in Giappone e all'estero degli eroi, dovranno tener presenti. Ma l'operazione si presenta come molto delicata. Anche oggi per loro è stata una giornata difficilissima. Mentre le Forze di autodifesa riuscivano dall'alto a scaricare dagli elicotteri diverse decine di tonnellata d'acqua sul reattore 3 (nella speranza di riempire la piscina dei combustibili usati), le operazioni con le autopompe venivano interrotte per l'eccesso di radiazioni. Solo con un secondo tentativo i tecnici sono riusciti a indirizzare dell'acqua, dopo che hanno potuto utilizzare 5 mezzi speciali delle Forze di autodifesa. A Tokyo gli stranieri stanno andando via. Molte ambasciate, compresa quella italiana, hanno chiesto ai propri concittadini di andar via dal paese o quanto meno spostarsi più a sud. Il primo aereo charter per l'evacuazione di cittadini americani è decollato con un centinaio di persone. Il Pentagono ha annunciato di aver predisposto un piano di evacuazione per le famiglie di militari e civili americani che vivono nelle basi non lontane dalla zona di Fukushima. L'ambasciata francese ha anche preso a distribuire pillole di iodio, utili a combattere le radiazioni. Sperando che non siano mai necessarie, anche perché il paese è già impegnato in uno sforzo immane di soccorso alle popolazioni colpite dal più devastante cataclisma che abbia colpito il pur avvezzo Arcipelago dal 1923. Sono oltre 15mila le vittime, tra morti e dispersi: l'ultimo bilancio fornito dalla polizia nipponica parla infatti di 5.692 morti e 9.506 persone che mancano ancora all'appello. Il Tohoku, la regione colpita, è stato investito da un'ondata di freddo sferzante, accompagnata da abbondanti nevicate. Tutto questo rende più penosa la condizione di vita degli sfollati - e tra essi si registrano già 15 morti, specialmente anziani e malati - e più difficile lo sforzo dei 100mila soldati, dei poliziotti, pompieri, volontari e squadre internazionali impegnati in un'operazione di soccorso ampissima. Sul fronte economico, i ministri delle finanze e i banchieri centrali del G7 si riuniranno nelle prossime ore in teleconferenza per discutere gli interventi sul mercato valutario per combattere l'eccessiva fermezza dello yen. Lo yen nelle ultime sedute ha registrato un forte apprezzamento che lo ha portato ai massimi storici nei confronti del dollaro. In passato i Paesi europei e gli Usa avevano espresso riserve riguardo a possibili interventi sulla valuta, ma ora sembrano pronti a cambiare questa posizione.

AGENZIA AIEA: A FUKUSHIMA SITUAZIONE STABILE

La situazione alla centrale di Fukushima è "relativamente stabile". Lo sostiene l'Aiea, l'agenzia atomica con sede a Vienna: "non c'è stato alcun peggioramento significativo da ieri". A Tokyo non sono stati registrati livelli elevati di radioattività hanno fatto sapere sempre dall'Aiea. Oggi gli operatori della Tokyo denryoku (Toden) che lavorano alla centrale, a rischio della vita, sono riusciti a spruzzare acqua sul reattore 3, quello che al momento preoccupa di più, per cercare di controllare la temperatura.

YEN SUL DOLLARO AI MASSIMI DAL DOPOGUERRA

Lo yen vola ai massimi dal dopoguerra sul dollaro nonostante il G7 - stasera riunito in conference call per discutere la crisi in Giappone - si appresti a fornire un probabile appoggio simbolico agli interventi di Tokyo contro la valuta troppo forte. Secondo il Fondo monetario il Giappone avrà le risorse per far fronte al sisma, ma ci sarà un impatto sulla crescita economica nipponica e potenzialmente anche sul Pil globale. Il governo giapponese ha definito "estremamente speculativo" e "senza fondamento" il forte apprezzamento della valuta nazionale, oggi volata fino a 76,25 sul dollaro, quota mai raggiunta nel dopoguerra. Yen forte anche sull'euro con il cambio balzato fino a 106,61, il massimo da settembre.

OBAMA: REVISIONARE IMPIANTI NUCLEARI

Per il presidente degli Stati Uniti il nucleare "fa parte del nostro futuro energetico". Comunque la crisi delle centrali giapponesi costringe a "fare una revisione degli impianti".

OBAMA: FORZE USA SUL FILO DEI MINUTI PER AIUTARE

Barack Obama ha detto che le forze armate americane "stanno lavorando sul filo dei minuti" per portare aiuto al Giappone. Per questo gli Usa hanno deciso di prendere "misure prudenti e precauzionali" disponendo l'evacuazione dei cittadini americani che vivono nel raggio di 80 chilometri dalla centrale di Fukushima.

DA SANDRA BULLOCK UN MILIONE DI DOLLARI PER VITTIME

Sandra Bullock ha donato un milione di dollari per le vittime del terremoto in Giappone. Lo fatto sapere la Croce Rossa americana. L'attrice americana, premio Oscar 2010 come miglior attrice protagonista per il film 'The Blind Side', aveva già donato un milione di dollari l'anno scorso per le vittime del terremoto di Haiti.

GIAPPONE, 430MILA I SENZATETTO

L'ultimo bollettino diffuso dall'Ocha (united nations office for the coordination of humanitarian affairs) fotografa una situazione apocalittica con 5178 vittime accertate e 2.285 feriti e 8.913 dispersi, oltre 23mila persone ancora isolate nelle zone più colpite nel nord est del paese e più di 430mila senza tetto che hanno trovato rifugio nelle apposite strutture di evacuazione allestite dal governo.

MANCANO FARMACI E ACQUA PULITA

Secondo quanto riferiscono le fonti governative, la situazione sanitaria è gravissima: mancano farmaci e presidi sanitari, stufe, ma soprattutto manca l'acqua pulita. Già 14 persone evacuate dagli ospedali, sono decedute, in gran parte anziani, e molti si stanno ammalando nei centri a causa del freddo intenso e della scarsa igiene. Intanto si lavora alacremente per ripristinare i servizi base: si calcola che circa 451mila persone siano senza elettricità, ma erano 600mila solo ieri, e approssimativamente 2 milioni e mezzo di famiglie non hanno accesso all'acqua.

GLI USA INVIANO SQUADRA

DI ESPERTI NUCLEARI

Il Pentagono ha annunciato l'invio a Fukushima di una squadra di esperti nucleari militari per aiutare i colleghi giapponesi nell'intervento sui reattori danneggiati.

 

PENTAGONO RIMPATRIA

LE FAMIGLIE MILITARI DA HONSHU

Il Pentagono ha autorizzato il personale civile americano, le loro famiglie e quelle dei militari, a lasciare la base militare dell'isola giapponese di Honshu. Si tratta di migliaia si persone che torneranno negli Stati Uniti su voli civili, a spese del governo americano.

VALENTINO ROSSI AI GIAPPONESI:

"NON MOLLATE, NOI SIAMO CON VOI"

"Non mollate, noi siamo con voi": è il messaggio di solidarietà che Valentino Rossi invia al popolo giapponese. Dal circuito di Losail, dove domenica parte il Motondiale, il pilota italiano non ha mancato di manifestare la propria solidarietà verso un popolo che gli ha dato molto, quello giapponese. Rossi iniziò a correre nella classe regina con la 500 nel 2000 con la Honda, ed è poi stato pilota ufficiale anche di Yamaha fino allo scorso anno. "Ho seguito da subito quello che stava succedendo in Giappone - ha spiegato - Ma forse noi ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo, comunque si tratta di una tragedia che giorno dopo giorno sta anche peggiorando".

FUKUSHIMA, CENTRALE

ANCORA SENZA ELETTRICITA'

La Tokyo Electric Power (Tepco) che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima non è ancora riuscita, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa Kyodo, a ripristinare l'erogazione dell'energia elettrica nella centrale danneggiata. L'elettricità è necessaria per rimettere in funzione gli impianti di pompaggio dell'acqua, necessario per immettere nei reattori liquido per raffreddare le barre usate ma non ancora esaurite, dalle quali attualmente vi sarebbero le maggiori emissioni radioattive.

 

TOKYO SCAMPATA

A MEGA BLACK OUT

Tokyo ha scampato il pericolo di un imponente blackout: lo ha scritto l'agenzia Kyodo news.

 

VIAGGIATORI DA GIAPPONE CONTAMINATI

MA NON CON I VESTITI

Gli ispettori aeroportuali di Seoul, nella Corea del sud, hanno rilevato tracce di contaminazione radioattiva da passeggeri dal Giappone. Lo riporta l'agenzia di stampa Yonhap. Il livello di contaminazione è però tornato su valori normali dopo che i passeggeri si sono tolti i cappotti e le scarpe.

 

FUKUSHIMA, NON RIPARTE IMPIANTO ELETTRICO

PER IL RAFFREDDAMENTO

I tecnici della compagnia elettrica Tokyo denryoku (Toden) nella centrale nucleare Fukushima-1 non sono riusciti a ripristinare l'alimentazione elettrica dell'impianto per far ripartire i sistemi di raffreddamento dei reattori resi instabili da guasti, incendi ed esplosioni. Lo riferisce la tv Tbs.

 

MORTI ACCERTATI 4MILA, 20MILA DISPERSI

La situazione in Giappone è sempre più drammatica. I morti accertati sono 4.000, i dispersi sono stimati a 20mila. Una nuova scossa di magnitudo 5.8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale.

TEPCO: IMPROBABILE BLACK OUT A TOKYO

La Tepco, la società elettrica che gestisce gli impianti, ha tenuto oggi una conferenza stampa per fare il punto sulla situazione ed esporre la situazione dei reattori. La società ha smentito la possibilità di un mega blackout a Tokyo ma ha annunciato che il livello di radiazioni alla centrale nucleare di Fukushima 1 è in aumento dopo il getto di acqua ad alta pressione sul reattore n. 3 da parte degli automezzi della Self-Defense Forces, le Forze armate nipponiche. Il livello intorno agli edifici, in particolare, è passato a 4.000 microsievert/h da 3.700, al termine di questa inedita operazione di spegnimento.

RUSSIA, MEDVEDEV: INCIDENTE NUCLEARE

E' "DISASTRO COLOSSALE"

Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare giapponese un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". Il presidente russo, parlando presso la sua residenza di Mosca dove ha invitato il presidente kazako NurSultan Nazarbaiev, ha detto di sperare "che quest'anno sia buono per i nostri due paese e i nostri popoli; che ci siano le condizioni climatiche per un buon raccolto e nelle stesso tempo che non ci siano problemi seri e cataclismi" come quelli giapponesi".

USA CONTRO TOKYO:

"RADIAZIONI ALTE"

Per l'amministrazione Obama la situazione in Giappone è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Ieri, il direttore della United States Nuclear Regulatory Commission, ente nucleare americano, Gregory Jazcko ha dichiarato che il reattore 1 dell'impianto sta diffondendo "radiazioni estremamente forti, potenzialmente letali" e ha raccomandato l'evacuazione di chiunque si trovi a ottanta chilometri dall'impianto nucleare. Jazcko ha così smentito il governo giapponese, che aveva stabilito una distanza di sicurezza di soli 20 chilometri. Il segretario all'Energia Steven Chu crede che nell'impianto giapponese si sia verificata una "fusione parziale del nucleo". Gli esperti Usa parlano anche di un "livello di radioattività letale nel reattore 4". Ma Tepco, società proprietaria della centrale Fukushima-1, ribatte: "È il reattore 3 a preoccupare".

TEPCO: ANCORA ACQUA NEL REATTORE 4

Un portavoce della Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare giapponese di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami di venerdì scorso, ha affermato che nel reattore n.4 c'è ancora acqua nella vasca nella quale viene conservato il combustibile nucleare usato. In precedenza, il capo della Nuclear Regulatory Commission americana, Gregory Jaczko, aveva detto a una commissione del Congresso che l'acqua si era completamente asciugata. Le barre di uranio usate conservate nella vasca sono altamente radioattive e se il livello dell'acqua che le protegge è troppo basso, si surriscaldano emettendo forti radiazioni. Le dichiarazioni contraddittorie mettono in evidenza una divergenza di valutazioni sulla gravità della situazione a Fukushima tra il governo di Tokyo e quello di Washington. Il portavoce della Tepco ha aggiunto di non poter dire con precisione quale sia il livello dell'acqua nella vasca. Il premier giapponese Naoto Kan e il presidente americano Barack Obama si sono parlati oggi al telefono, concordando di "cooperare strettamente" per risolvere la crisi.

LA SITUAZIONE DEI REATTORI

Ecco la situazione dei reattori. Quattro dei sei reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 Daiichi sono rimasti gravemente danneggiati per l'arresto del sistema di raffreddamento a causa del terremoto dell'11 marzo scorso, di magnitudo 9. L'utilizzo di acqua di mare non trattata per tentare di raffreddare i reattori rende impossibile il loro ritorno in servizio in futuro. Ecco lo stato attuale dei sei reattori, secondo quanto reso noto dalle autorità giapponesi. REATTORE 1: Il rivestimento è intatto, ma il 70% del nocciolo è danneggiato. Il tetto dell'edificio che contiene il reattore è crollato. Sabato scorso (13 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno a seguito di un rilascio di vapore controllato per abbassare la pressione. L'idrogeno è il risultato della scissione dell'acqua che copre e raffredda le barre di combustibile nei suoi componenti (idrogeno e ossigeno), a seguito delle reazioni chimiche e fisiche nel reattore surriscaldato. REATTORE 2: Il 33% del nocciolo è danneggiato, come pure una vasca di ritenzione all'interno del rivestimento. Martedì scorso (15 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno nella parte inferiore dell'edificio. REATTORE 3: Il rivestimento del reattore potrebbe essere danneggiato. Il nocciolo del reattore è particolarmente danneggiato. L'acqua nella vasca di contenimento è in ebollizione. L'esercito getta acqua per raffreddare con elicotteri e cannoni ad acqua. Lunedì (14 marzo) c'era stata un'esplosione di idrogeno durante un rilascio di vapore controllato. Il n. 3 è stato definito una priorità dalle autorità giapponesi, perchè utilizza combustibile misto uranio-plutonio. REATTORE 4: Una parte del combustibile nucleare non è più ricoperta dall'acqua. Un elicottero doveva rimettere acqua nella vasca, ormai in ebollizione, ma l'operazione è stata più volte sospesa per il livello delle radiazioni troppo elevata. Martedì (15 marzo) c'era stato un incendio nella vasca che contiene il combustibile usato, spento dagli specialisti dell'esercito americano. Un nuovo incendio era scoppiato il giorno dopo (16 marzo) e si era spento da solo. REATTORI 5-6: Erano spenti per manutenzione al momento del sisma. In questi due reattori, collegati rispettivamente all'1 e al 4, si è verificato un leggero aumento della temperatura. Non sono segnalati problemi alle altre centrali nucleari giapponesi.

17 marzo 2011

 

 

 

 

2011-03-17

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Fukushima, un cannone

per fermare la "bomba"

Il morso del terrore non abbandona il Giappone prostrato da un’emergenza che sembra non conoscere fine. La "guerra" continua a combattersi attorno all’impianto di Fukushima, mentre il numero dei dispersi schizza a quota 20mila, con 5.321 morti accertati, e le condizioni climatiche diventano sempre più proibitive. Anche ieri il "bollettino" sembrava registrare una sconfitta. Ancora incendi, ai reattore 3 e 4. E ancora scosse violente. È soprattutto il reattore 4 a preoccupare. Per il responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko le radiazioni intorno alla centrale sono "letali". Fallito il tentativo di raffreddare il reattore lanciando acqua dal cielo con gli elicotteri. Ora la speranza è tutta riposta in un "cannone" che irrori con un getto potentissimo di acqua l’impianto. E che la situazione sia sempre più tesa, si intuisce dallo sfogo del premier Naoto Kan che ha interrotto una riunione dei dirigenti della Tokyo Power Company – Tepco, che gestisce la centrale nucleare – e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?".

Allarme blackout: il Paese rischia di subire interruzioni generalizzate della somministrazione di ci corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato da Banri Kaieda, ministro nipponico per l'Economia, il Commercio e l'Industria. "L'equilibrio tra domanda e offerta di elettricità è già molto difficile", ha avvertito Kaieda facendo riferimento ai problemi legati alla centrale nucleare di Fukushima e ai danneggiamenti alla rete provocati dal terremoto di venerdì scorso e dal conseguente tsunami.

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo tsunami, dalle prefetture a nord della capitale e dalla stessa capitale". Per quanto riguarda i dati delle misure di radioattività ambientale riportate dal governo metropolitano di Tokyo - informa il sito dell'ambasciata - vengono confermati "valori compatibili con quelli normalmente registrati in città.

Ieri i giapponesi hanno potuto seguire in tv le immagine dell’elicottero bimotore che volava sulla centrale. L’obiettivo era sganciare acqua. Fallito. Troppo alto il livello delle radiazioni attorno alla centrale. Due gli incendi registrati. A lungo una fitta nube di vapore è fuoriuscita dalla centrale. I tecnici hanno così deciso di ricorrere a una nuova "strategia": irrorare il reattore con un potente getto d’acqua, ricorrendo a un mega-idrante montato su un camion.

Il personale della centrale, compresi i 50 "eroi" che da giorni stanno combattendo per evitare la tragedia nella tragedia, hanno dovuto lasciare l’impianto per un’impennata nei livelli della radiazione. Solo in un secondo momento sono potuti rientrare. La Francia ha fatto sapere di considerare "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale, non escludendo che nel peggiore scenario si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa hanno annunciato che un drone, un aereo senza pilota, ispezionerà la centrale.

A quasi una settimana dal terremoto la situazione nelle centrale appare drammaticamente incerta. Nel reattore 1 sono riprese le operazioni volte al raffreddamento con acqua marina e boro (un "assorbitore" di neutroni e utilizzato per fermare gradualmente la reazione), iniettati nel contenitore primario attraverso le condotte del sistema antincendio. Nel reattore 2 il sistema di raffreddamento è interrotto e il nocciolo ha rischiato di surriscaldarsi e di fondere. Di conseguenza sono state messe a punto le operazioni per iniettare acqua marina e boro per raffreddare il combustibile. Nel reattore 3 sono riprese le operazioni volte a raffreddare il nocciolo. Infine la reattore 4 dopo il nuovo incendio, con rilascio di radioattività pari a 400 microsievert/ora, nella piscina di soppressione, ossia nella struttura a forma di ciambella che si trova alla base del contenitore secondario del reattore.

Si è anche scatenata una "guerra" di dichiarazioni. Per il commissario europeo per l’Energia, Guenther Oettinger "nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe" alla centrale di Fukushima dove la situazione "è fuori controllo". Oettinger si è detto convinto che "il nuovo incidente potrebbe coinvolgere la città di Tokyo con i suoi 35 milioni di abitanti". Per il capo dell’Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, "la crisi nucleare si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore". Frena invece l’Aiea: per il capo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano "non è il momento di dire che le cose siano fuori controllo".

Di tutt’altro tenore le affermazioni ufficiali che provengono da Tokyo. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha detto di ritenere "improbabile che si siano verificati gravi danni alla gabbia di contenimento" dei reattori.

Luca Miele

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Il Giappone davanti alla tv

circa briciole di normalità

Incollati davanti agli schermi televisivi, gli abitanti di Tokyo guardano con stupore quanto succede a 250 chilometri più a Nord. Non solo perché lì ci sono pezzi martoriati del loro Paese, punti in uno sterminato campo di rovine che copre forse 10mila chilometri quadrati, ma perché qui si gioca anche il loro destino. Nelle fornaci nucleari di Fukushima 1 e 2 che tutto il mondo ormai conosce, si consuma il futuro il questo Paese. Un domani da dimenticare, ma che resta invece da esorcizzare con la quotidianità sempre meno convinta e da affrontare con le armi della tecnica e del cuore.

Dove non basta, con il sacrificio. I 50 tecnici che prima sono rimasti ad fronteggiare il rischio di nuove esplosioni e radiazioni dopo che i 700 compagni erano stati allontanati dagli impianti impazziti e ieri sera sono tornati per tentare l’impossibile, sono la versione attuale di una tradizione antica. Mentre gli elicotteri che ieri dovevano scaricare tonnellate d’acqua sulle vasche di raffreddamento del combustibile atomico sono stati fermati già in volo, tenuti a bada dall’entità delle radiazioni, gli uomini, "i 50", sono tornati protagonisti e, forse, eroi.

Questo guardano i passanti di Tokyo, chi si ferma in un locale il tempo di un caffè, di uno spuntino, di un poco di calore in una metropoli resa gelida da un vento siberiano che altrove, su mezzo Giappone scarica neve e nuova miseria. Forse si fermano solo per un poco di calore umano, per condividere la propria solitudine e la propria paura silenziosa con la solitudine e la paura degli altri. Perché la lotta fallita della tecnica e delle macchine contro i reattori imbizzarriti e quella dei 50 cuori sincronizzati contro l’impensabile non sono argomento da salotto, reale o virtuale. Vero è che per una volta, da italiano, non si viene assalito dall’elenco dei calciatori del momento o dalle classifiche del campionato, ma nel silenzio clamoroso forse sarebbe stato meglio.

Yukio Edano, il portavoce governativo rassicurante già nell’aspetto, è ormai diventato talmente popolare da essere quasi ignorato. Soprattutto da quando ha iniziato a portare in video le contraddizioni e le verità parziali di questa vicenda, sostenute da dibattiti ricchi di plastici tridimensionali, piantine diagrammi, grafici e rassicurazioni sempre più flebili.

Un po’ come la ricaduta casuale delle radiazioni tra Fukushima e Tokyo: troppo qui, poco là, senza una ragione apparente, mischiando caso, scienza e interpretazioni esperte. Come i terremoti di magnitudine sei e rotti che da noi spianerebbero le città e qui lasciano i portalampade a pendere dai soffitti, qualche tegola spezzata al suolo, al massimo una strage di bottiglie nei supermercati.

I giapponesi, guardano e non commentano e non si capisce se perché siano tutti d’accordo nell’accettare la verità ufficiale, nel digerire il destino avverso o nel disconoscere la dura realtà. L’apparizione dell’Imperatore Akihito – evento raro fuori da poche ricorrenze ufficiali – è stata importante, in qualche modo ugualmente dovuta e accettata, ma difficilmente ha cambiato l’atteggiamento dei giapponesi verso una catena di eventi che singolarmente avrebbero messo in ginocchio un continente, ma allineati qui, sulle strade della megalopoli, sembrano solo rafforzare la determinazione del Paese.

Il Giappone non prova ancora a reagire, ma guarda con ammirazione ai suoi soldati che prima nel fango e ora nella neve portano in spalla anziani e ammalati; agli uomini della protezione civile che scavano e scavano, segnando poi con una X rossa le case sventrate visitate una per una. All’appello mancano ancora 20mila nomi che nessuno vuole semplicemente ricordare, ma chiede invece di associare a un volto, a una storia. La tv del "dopo-tutto", in attesa di "qualcos’altro" è fatta così: spot sulle autorità e storie uniche di un dramma comune. Da ieri si sono riaffacciati programmi più leggeri: segnale della situazione in miglioramento mentre "i 50" marciano sul reattore armati di idranti oppure indicazione che la dura realtà ha bisogno di un digestivo?

Tutti lavorano, mangiano, discutono, leggono davanti a uno schermo e a volte fatichi a capire se la realtà sia "al di qua"o "al di là". Una che va cambiando per prepararsi al peggio, l’altra che cerca di risollevarsi dal dolore e dalla disperazione.

Il Giappone è, come ha detto Roland Barthes, "civiltà dell’immagine", "impero dei segni". Insomma, bisogna vedere per credere prima ancora che per capire. E se tutti vedono e fingono di credere a quello che passa sugli schermi accesi, molti probabilmente credono a quelli spenti. Alle centinaia di televisori di dimensioni, spessore, tecnologie diverse ma tutti immancabilmente bui allineati nei templi della tecnologia, prima una psichedelia di suoni e di colori. Spenti dall’austerità energetica, inquietano più degli scaffali sempre meno forniti dei supermercati o delle code sempre più lunghe ai distributori di carburante.

Stefano Vecchia

 

17 marzo 2011

GIAPPONE IN GINOCCHIO

Conto da 200 miliardi

Ma le aziende sono in piedi

È la tempesta perfetta: terremoto, tsunami e crisi nucleare potrebbero infliggere al Giappone danni fino a 200 miliardi di dollari, pari a oltre 143 miliardi di euro. A meno di una settimana dall’inizio dell’emergenza inizia a prendere forma il consenso degli analisti, che tuttavia avvertono: le stime sono ancora provvisorie, poiché gli esiti dell’incidente alla centrale di Fukushima restano imprevedibili.

L’impatto della tripla catastrofe sull’economia giapponese potrebbe essere però limitato, se paragonato alla distruzione: un taglio di circa mezzo punto di Pil nel 2011, con previsioni che vanno dallo zero pronosticato da Citigroup (stima inalterata a +1,7% quest’anno) all’1% del "worst case scenario" prefigurato da Credit Suisse. Una ulteriore ventata di ottimismo è arrivata ieri dalla Borsa. L’indice Nikkei è rimbalzato del 5,7%, anche se resta sotto dell’11% da inizio settimana, mentre l’attenzione degli operatori resta puntata su Fukushima. Le Borse europee hanno fallito invece il rimbalzo, condizionate dai pessimi dati sul mercato immobiliare americano.

La ricostruzione, come avviene di solito in questi casi, rappresenta un’occasione di crescita. Ma non ci sarà un’immediata ripartenza "a V", come accadde dopo il sisma di Kobe nel 1995. Si prevede una frenata che potrebbe protrarsi almeno fino a giugno e quindi uno scatto deciso solo a partire dal secondo semestre dell’anno. L’analisi poggia sulle differenze tra i due eventi che hanno funestato la storia recente del Sol Levante. La regione colpita venerdì scorso, quella di Sendai, è considerata relativamente marginale rispetto all’economia nipponica, di cui rappresenta al massimo il 5-7% del Pil e il 7% dell’industria. Paragonata all’Italia, non è la Lombardia ma nemmeno la Basilicata in termini di incidenza sulla generazione complessiva di ricchezza. Allo stesso tempo però le scosse di terremoto, cui si somma l’onda d’urto dello tsunami, hanno devastato centri nevralgici per l’economia del Paese. Gli stabilimenti automobilistici e di elettronica della regione producono pezzi insostituibili per le rispettive filiere e le ripercussioni si sono già avvertite anche all’estero. Ancora più pesanti le conseguenze dei guasti alla centrale atomica di Fukushima: il razionamento dell’energia elettrica, secondo un report di Nomura, dovrebbe cancellare lo 0,29% del Pil.

Le grandi aziende come Toyota, Sony, Mitsubishi e Bridgestone hanno comunque iniziato a riaprire gli impianti. Le imprese straniere presenti in Giappone, nel timore di una contaminazione radioattiva, hanno invece invitato il proprio personale a rimpatriare. Le immediate sorti della terza economia mondiale dipendono anche dalla capacità di rifinanziamento del governo e dall’andamento dello yen. Il Giappone ha chiuso il 2010 con un debito pubblico esorbitante, pari al 224% del Pil, e un deficit appena sotto il 10%. Le spese da affrontare per la ricostruzione costringeranno Tokyo ad emettere altro debito. Le iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan hanno finora contribuito a mantenere bassi i rendimenti. La banca centrale si appresterebbe a intervenire anche per frenare la corsa dello yen. La valuta si è rafforzata sulle attese di grandi rimpatri di capitali per la ricostruzione, ma rischia di colpire le esportazioni aggravando l’emergenza.

Alessandro Bonini

 

 

 

17 marzo 2011

SCENARI

Referendum nucleare, l’incubo del premier

Berlusconi ha annusato un pe­ricolo: sull’onda emotiva del­la crisi giapponese, il referen­dum sul nucleare può essere un’insi­dia. Perché farebbe crescere il quo­rum su un altro quesito ben più 'sen­sibile', quello in cui si chiede l’abro­gazione del legittimo impedimento. Il ragionamento fila, i fedelissimi so­no d’accordo, e il premier decide di mandare in avanscoperta il ministro Romani. "Le scelte non devono essere di pancia", dice il ti­tolare dello Sviluppo economico.

Dello stesso parere è an­che la collega al­l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che in un duro question­time alla Camera ri­badisce come il te­ma della sicurezza vada affrontato "in sede comunitaria" e non nazionale. Ma Romani va anche oltre, e sembra quasi lanciare la cam­pagna referendaria: "Noi daremo informazioni precise e rigorose all’o­pinione pubblica". E meno male, si sussurra in serata durante l’ufficio di presidenza del Pdl, che il pericolo e­lection- day è scampato: se - dicono i presenti - la data del referendum fos­se stata accorpata con quella delle amministrative, si sarebbe potuto produrre un "dannoso" effetto-trai- no tra i due voti. È invece vivo e vegeto l’altro ostaco­lo sulla strada del referendum: il 'no' dei governatori (anche di centrode­stra) all’installazione di siti sul loro territorio. Le parole di Vendola danno l’idea del clima: "In Puglia le centrali le potranno fare solo con i carrarma­ti... ".

Ma in realtà è un coro senza ec­cezioni: solo ieri si sono pronunciati contro i siti Cappellacci (Sardegna), Errani (Emilia-Romagna), Polverini (Lazio), Rossi ( Toscana) le giunte di Calabria e Sicilia. U­na posizione che pe­sa, alla quale l’ese­cutivo ha involonta­riamente dato cor­da: il sottosegretario allo Sviluppo econo­mico Stefano Saglia, intervenendo nelle commissioni unifi­cate Ambiente e At­tività produttive, si è lasciato scappare che "non si fa un im­pianto contro le au­torità regionali...", e che prima di in­dividuare i terreni si arriverà al 2012. Un mezzo scivolone che ha dato vi­gore al forcing delle opposizioni, con Bersani che prova ad infilarsi nelle in­certezze di esecutivo e maggioranza ("è un piano irrealistico e sbagliato") e pensa ad una più decisa mobilita­zione del Pd sul referendum (l’Idv ci è già dentro fino al collo).

Per il premier è una tegola nuova. Con un bersaglio - il legittimo impedi- mento - troppo significativo. Che si aggiunge ai tanti nodi cui deve veni­re a capo. Ieri notte li ha snocciolati in un ufficio di presidenza del partito cui hanno partecipato, in vista delle am­ministrative, anche i coordinatori re­gionali. A loro ha ribadito di essere "perseguitato per delle cene", che oc­corre "andare in tv" a spiegare una riforma della giustizia "chiesta dai cit­tadini " e apprezzata dal "77 per cen­to dei nostri elettori". E restando ai sondaggi, informa che Fli è al 2,6. Ha poi confermato che a Napoli il candi­dato del centrodestra sarà l’impren­ditore Gianni Lettieri, contro il quale si sono sollevati pezzi del partito e del mondo produttivo locale. Infine scherza ma non troppo sull’allarga­mento della maggioranza: "Arrivia­mo a 330, anzi... 336, l’anno della mia nascita".

Marco Iasevoli

 

Nucleare, governo: si va avanti

Ue, lunedì riunione sull'Energia

*

*

*

*

IMG

Il governo procede, anche se con qualche titubanza in più, sul progetto

nucleare. Scampato, alla Camera, il rischio di vedere il referendum contro le centrali accorpato alle amministrative, se tutto procederà secondo le previsioni mercoledì l'esecutivo porterà in consiglio dei ministri il decreto legislativo che corregge, dopo i rilievi della Consulta, il provvedimento dello scorso anno per la realizzazione delle centrali e l'individuazione dei siti. Per ora, intanto, guarda a come si muove l'Europa; dove il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato l'intenzione di convocare una riunione del G20 per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone e dove già lunedì, a Bruxelles, si svolgerà una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri dell'Energia Ue.

La "priorità è la salute e la sicurezza dei cittadini" e per questo "faremo le scelte con l'Europa" annuncia il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo che tuttavia avverte: è "sbagliato e irresponsabile" prendere decisioni "sulla spinta emozionale". Anche il titolare dello Sviluppo economico, Paolo Romani, rassicura: "Oggi all'ordine del giorno c'è il problema della sicurezza. A Bruxelles parleremo di questo, per l'Italia il problema sono le centrali nucleari vicine al confine". Il Ministro si conferma però un "convinto nuclearista", anche alla luce di quanto sta avvenendo nel Maghreb perchè, osserva,"non possiamo essere dipendenti da paesi instabili per l'energia". E cerca di essere rassicurante anche il sottosegretario Stefano Saglia che ripete: "Se la Comunità europea deciderà di bloccare ogni iniziativa sul nucleare, ci adegueremo".

In Italia, oltretutto, c'è il problema del necessario coinvolgimento delle Regioni all'opzione nucleare. "Chi fa politica sa che non si può fare un impianto nucleare contro una Regione ostile. Mica si può chiamare l'esercito!" evidenzia Saglia ricordando, inoltre, che prima dell'individuazione dei siti dovranno essere predisporti altri 23 provvedimenti tra norme e procedimenti amministrativi. La localizzazione, quindi, non avverrà prima del 2012 e prima di vedere una centrale costruita sarà ormai il 2020. Questo non basta, però, a rassicurare l'opposizione che nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive, vota contro il provvedimento sulle centrali, che riceve comunque il via libera alla Camera ed un primo Ok al Senato. Il Pd chiede al governo di fermarsi e riflettere. Quello sul nucleare è un "piano irrealistico e sbagliato" sostiene il segretario, Pier Luigi Bersani, che, nonostante i dubbi sull'utilità dei referendum annuncia: "lavoreremo affinchè si possa raggiungere il quorum". Il governo sta dicendo "bugie" sul nucleare, un tipo di fonte energetica costosa che "sarà bocciata dal referendum" di giugno, assicura anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. Ma è proprio sulla consultazione che oggi il governo ha rischiato di veder passare una mozione dell'opposizione per tenere in un solo election day i referendum su

nucleare, acqua e legittimo impedimento e il primo turno delle elezioni amministrative.

La mozione Pd è stata bocciata per un voto di differenza, quello del radicale Marco Beltrandi. Ma la geografia dei voti segnala malumori nella maggioranza, forse legati a mancati incarichi, con assenze tra le fila del Pid e dei Responsabili. Critiche nel merito della scelta nucleare arrivano però anche da Fabio Rampelli e Marco Marsilio, entrambi Pdl, mentre tutti salutano con sollievo il sì bipartisan alla mozione unitaria sulle fonti rinnovabili che impegna il governo a ripensare gli incentivi. E così inizia a serpeggiare il dubbio che le centrali nucleari non vedranno mai la luce in Italia. Si indigna il ministro Romani: "Questa - dice - è un' italica rassegnazione che non condivido".

16 marzo 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "Italia"

 

 

 

 

2011-03-16

Usa: attorno a reattore "dosi letali" di radioattività

*

*

*

*

FOTO | DIRETTA VIDEO

TUTTI I VIDEO

-VIDEOTESTIMONIANZA: Roberto Terrosi, l'italiano abbandonato dalla Farnesina con una bimba di un anno

- L'ULTIMA ESPLOSIONE VISTA DALL'ALTO

-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

 

LA DIRETTA

USA, ATTORNO A REATTORI "DOSI LETALI" DI RADIOTTIVITÀ

Le radiazioni intorno ai reattori dell'impianto di Fukushima in Gioppone sono "letali". L'allarme è stato lanciato dal responsabile della Commissione nucleare Usa Gregory Jaczko. Durante un'audizioni alla Commissione Energia. "Sarebbe molto difficile per i lavoratori in loco avvicinarsi ai reattori" ha detto. "Le dosi di radioattività potrebbero dimostrarsi letali in un breve periodo di tempo".

Il presidente dell'autorità americana ha detto che il serbatoio di stoccaggio del reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, non contiene più acqua, il che potrebbe causare livelli "estremamente elevati" di radiazioni. "Oltre ai quattro reattori che erano in servizio al momento dell'incidente, un quarto reattore costituisce motivo di preoccupazione - ha detto Jaczko-. Questo reattore non era in servizio al momento del sisma. Pensiamo che a livello di questo reattore vi sia stata un'esplosione di idrogeno". Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso".

 

 

 

SI COMBATTE PER SPEGNERE REATTORI

Sempre più drammatica la situazione nel Giappone nord-orientale, dove al quinto giorno dal terremoto i tecnici lottano per evitare la catastrofe nucleare a Fukushima. Il bilancio provvisorio tra morti e dispersi ormai sfiora le 13mila unità e i feriti sono 2.282 (una cifra che però probabilmente è sottovalutata); nella sola città di Ishinomaki, prefettura di Miyagi, i dispersi, a detta del sindaco, sono almeno 10.000; altrettanti, nella città portuale di Minamisanriku, stessa prefettura. E mentre continuano a susseguirsi violente scosse di assestamento, due delle quali di magnitudo 6,0 hanno fatto oscillare i grattacieli persino a Tokyo, sono 450mila le persone alloggiate in ricoveri temporanei, in condizioni sempre peggiori. Sulle zone terremotate e devastate dallo 'tsunami' è tornato il gelo e ha preso a nevicare in abbondanza, ostacolando i soccorsi e rendendo ancora più penose le condizioni di vita dei superstiti.

Ma è l'incubo nucleare lo spettro peggiore. Nella centrale atomica di Fukushima si continua a combattere per raffreddare i reattori ed allontanare lo spettro di un 'fall-out' radioattivo; ma i tentativi finora messi in campo si sono rivelati vani. Un elicottero militare, che avrebbe dovuto scaricare acqua sul reattore numero tre dell'impianto, l'unico in cui si utilizza plutonio, dal quale da ore fuoriesce una fitta nube di vapore, è tornato indietro a causa del livello troppo elevato di radiazioni intorno al complesso. A breve ci si riproverà con cannoni ad acqua, ma per capire cosa sta accadendo un drone messo a disposizione dagli Usa sorvolerà l'area.

L'Aiea ha confermato danni "molto seri" nel nucleo di tre reattori (ma sono quattro quelli che hanno problemi) e il direttore dell'agenzia Onu, Yukuya Amano, domani farà una ricognizione sul posto per aiutare a gestire la crisi. A destare maggiore preoccupazione sono i reattori 3 e 4 dell'impianto.

Il commissario all'Energia dell'Ue, Guenther Oettingher, ha detto che le autorità nipponiche hanno perso il controllo della situazione e che nelle prossime ore potrebbero esserci "eventi catastrofici". La Francia considera "cruciali" le prossime 48 ore nella centrale e non esclude che, nel peggiore scenario, si tratti di un disastro più grave di Chernobyl. Gli Usa, che hanno fornito gli aerei senza pilota, impediranno al proprio personale di avvicinarsi a meno di 80 chilometri dall'impianto senza un'autorizzazione speciale.

Oggi l'imperatore Akihito in persona si è appellato ai sudditi per esprimere il proprio dolore, implorarli di mantenere la calma e di dare prova di solidarietà nei confronti dei connazionali. E intanto l'Ue ha ordinato controlli su tutti gli alimenti importati dal Giappone.

USA, AMERICANI VADANO VIA A 80 KM DA CENTRALE

Le autorità americane hanno raccomandato i propri cittadini che vivono nel raggio di 80 km dalla centrale nucleare di Fukushima di evacuare o ripararsi in luoghi chiusi.

Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha detto che la raccomandazione è frutto delle analisi della situazione da parte degli esperti americani. "Questo è il consiglio che daremmo ai cittadini americani se lo stesso problema di verificasse negli

Stati Uniti - ha detto Carney - Portarsi ad almeno 80 chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Fukushima".

CAPO AIEA DOMANI IN GIAPPONE

I danni ai reattori nucleari in Giappone sono "molto seri" e i giapponesi sono soprattutto preoccupati per il numero 3 e il numero 4. Lo ha affermato il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano, che domani si recherà nel Paese per un sopralluogo di un giorno per avere maggiori informazioni dalle autorità locali. Amano ha fatto sapere che gli elicotteri getteranno acqua sull'unita 3 mentre da terra si cercherà di sparare con i mega idranti acqua sul reattore numero 4 e, successivamente nel reattore numero 3. "Prima di far questo - ha spiegato il numero uno di Aiea - dovranno essere rimossi alcuni detriti dall'area circostante".

DA USA, POMPE AD ACQUA AD ALTA PRESSIONE

Gli Stati Uniti forniranno ai giapponesi pompe d'acqua ad alta pressione per combattere gli aumenti di temperatura nella centrale nucleare di Fukushima, ha annunciato il Pentagono. Le pompe ad alta pressione saranno trasferite nella base aerea americana di Yokota e da qui saranno consegnate alle autorità giapponesi.

LA FRANCIA TEME UNA CATASTROFE NUCLEARE

La Francia teme "una catastrofe nucleare a partire da quella di Fukushima": lo ha detto il ministro francese dell'Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet, all'Assemblea nazionale di Parigi per un'audizione dedicata alla situazione del nucleare. "Le ultime informazioni che giungono dal Giappone non sono buone", ha detto la ministra, sottolineando che ciò fa temere "una catastrofe nucleare a partire dalla centrale di Fukushima".

FUKUSHIMA, UE: "UNA CATASTROFE"

Il commissario Ue all'energia, Gunther Oettinger, si è detto molto preoccupato per la situazione nella centrale nucleare giapponese di Fukushima sottolineando che si tratta di una "vera e propria catastrofe". "Possiamo dire che questo impianto non è più sotto controllo", ha affermato Oettinger a Bruxelles dopo aver definito la situazione in giappone come "un'apocalisse".

UE: ALLERTA IMPORT CIBO

La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone". Lo ha detto Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla salute John Dalli, precisando che Bruxelles ha notificato già da ieri la raccomandazione alle autorità responsabili nei 27 Stati membri, tramite il sistema rapido di allerta comunitario per alimenti e mangimi.

WIKILEAKS: TOKYO SAPEVA DI CENTRALI A RISCHIO SISMA

Il Giappone sapeva da oltre due anni che i suoi impianti nucleari non sarebbero stati in grado di reggere l'urto di un potente terremoto. A rivelarlo è un cablogramma Usa diffuso da Wikileaks, secondo cui nel dicembre 2008 un funzionario dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) informò Tokyo che le norme di sicurezza delle sue centrali erano obsolete e che un violento sisma avrebbe posto "problemi seri" agli impianti. Nel documento riportato oggi dal Telegraph si afferma inoltre che le autorità giapponese si opponevano alla sentenza emessa da una corte per chiudere una centrale, perchè ritenuta insicura in caso di sisma.

ONG: ALMENO 9 BIMBI MORTI, 57 FERITI E 100MILA SFOLLATI

Almeno 9 bambini sono morti, 57 sono rimasti feriti e oltre 100.000 sono quelli rimasti senza casa dopo il terremoto e il devastante tsunami che hanno messo in ginocchio il Giappone. Trascorsi 5 giorni dal cataclisma, Save the Children ha iniziato le attività nella prima area sicura a misura di bambino a Sendai, una delle città maggiormente devastate. Il centro si trova nella prefettura di Miyagi, la cui popolazione è composta per quasi il 20% da minori, circa 460.000 bambini e ragazzi da 0 a 18 anni d'età. L'area sicura a misura di bambino è all'interno di una scuola elementare.

RUSSIA, CAPO AGENZIA: "SCENARIO PEGGIORE"

Il capo dell'Agenzia atomica russa, Serghiei Kirienko, ha affermato che la crisi nucleare in Giappone si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore.

GELO E NEVE SULLE MACERIE

È caduta abbondante la neve sul Giappone nord-orientale: una fitta coltre bianca si è depositata sulle macerie lasciate dall'impatto dell'onda anomala, complicando ancora di più le operazioni delle squadre di soccorso, e aggravando le condizioni dei sopravvissuti, già a corto di acqua potabile, viveri e carburante. Mentre si susseguono le scosse di assestamento, inoltre, le temperature si sono drasticamente abbassate nelle aree maggiormente colpite, sfiorando i zero gradi centigradi nelle prefetture di Iwate, Miyagi e Fukushima.

PARIGI: "IMPATTO PEGGIO DI CERNOBYL"

L'incidente nucleare in Giappone potrebbe avere "un impatto superiore a Chernobyl": lo ha detto il portavoce del governo francese, Francois Baroin, al termine del consiglio dei ministri a Parigi, in gran parte consacrato alla situazione in Giappone.

"CANNONI AD ACQUA" SULLA CENTRALE

Il governo giapponese ha chiesto alla polizia di inviare un cannone ad acqua per cercare di raffreddare i reattori della centrale di Fukushima. Lo ha riferito l'emittente televisiva nhk.

ROMA PIU' RADIOATTIVA DI TOKYO

È la sorpresa delle analisi effettuate dalla squadra della Protezione civile italiana, composta da sei persone, giunta oggi nella capitale nipponica. I rilievi fatti dai tecnici - comunica l'ambasciata italiana - danno una radioattività di fondo misurata sul tetto dell'ambasciata di 0.04 microsievert/ora. Per riferimento, il valore di radioattività ambientale tipico della città di Roma è do 0.25 microsievert/ora.

FUKUSHIMA, FINORA EVACUATE 185MILA PERSONE

Sono 185.000 le persone finora evacuate nella zona compresa entro 20 chilometri dalla centrale giapponese di Fukushima 1. A quanto si apprende da fonti italiane, l'evacuazione nel raggio di 20 chilometri è stata completata ieri, mentre nell'area compresa fra 20 e 30 chilometri le autorità locali raccomandano alla popolazione di restare al chiuso. Nel frattempo sono state distribuite alla popolazione 260.000 dosi di iodio stabile, ma il governo non ne ha ancora prescritto di assumerle. La popolazione non risulta al momento esposta a dosi elevate e le dosi di radioattività rilevate nella zona attorno alle centrali variano a 4 a 240 microsievert/ora (il valore normale è di 0,03 microsievert/ora).

L'IMPERATORE S'INFURIA CON LA TEPCO

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha interrotto una riunione dei massimi dirigenti della Tokyo Power Company (Tepco, che gestisce la centrale nucleare in crisi di Fukushima) e, infuriato per la mancanza di informazioni, ha chiesto ai dirigenti della società "cosa diavolo sta succedendo?". Lo ha scritto l'agenzia Kyodo, i cui reporter hanno assistito, ieri, alla scena. "La televisione ha detto che c'è stata un'esplosione" si è lamentato Kan, "ma all'ufficio del primo ministro non è stato detto niente per un'ora". Il premier, che dall'inizio della crisi ha parlato spesso in pubblico, si riferiva alla notizia che una nuova esplosione, la terza, si era prodotta in uno dei reattori atomici di Fukushima. Secondo i reporter che hanno assistito alla scena, il capo del governo giapponese era "livido di rabbia".

POLIZIA, BILANCIO VITTIME: 3676 MORTI

La conta dei morti ha raggiunto oggi le 3.676 unità, fa sapere l'agenzia di polizia nazionale. i dispersi sono 7.558 e 1.990 i feriti.

GOVERNATORE FUHUSHIMA: "LA GENTE E' ARRABBIATA"

Gli abitanti della prefettura di Fukushima, sono inquieti e arrabbiati per la situazione a cinque giorni dal sisma. L'ha affermato oggi il governatore Yuhei Sato. "L'inquietudine e la collera del popolo di Fukushima è al suo massimo".

I MEDIA FRANCESI RICHIAMANO GLI INVITATI

I media francesi hanno annunciato di aver richiamato la maggior parte dei loro giornalisti che si trovano in Giappone. Radio France ha deciso di far rientrare sette dei suoi reporter "il più presto possibile", mentre ne resterà sul posto solo uno che lavora come free lance per diverse testate. Due equipe di I-Telè e due inviati speciali di BFM, radio e televisione, stanno raggiungendo Osaka dove prenderanno un aereo per Parigi. La maggior parte dei giornalisti francesi che resteranno in Giappone stanno lasciando Tokyo per Osaka. Una quindicina di persone delle reti pubbliche France 2 e France 3 sono già nella città del sud.

 

RADIOATTIVITÀ IMPEDISCE

SOCCORSI,"TOKYO È SICURA"

Continua l'incubo nucleare in Giappone: oggi un nuovo incendio è scoppiato nella centrale nucleare di Fukushima-1, gravemente danneggiata dal sisma di venerdì scorso. Le fiamme sono divampate presso il reattore numero quattro per poi spegnersi da sole, mentre un nuovo problema è sorto anche nel reattore numero 3, dove si è innalzata una nube di fumo. Secondo fonti del governo di Tokyo, la capsula di contenimento di quest'ultimo reattore potrebbe essere non più integra.

FARNESINA, AMBASCIATA

E UNITÀ CRISI OPERATIVE H24

"Alla luce dell'evoluzione della situazione in Giappone, che il Ministro Frattini continua a seguire direttamente e senza soluzione di continuità, e con specifico riferimento alle indicazioni alla comunità italiana che con regolarità vengono assicurate dall'Ambasciata d'Italia a Tokyo, la Farnesina informa che prosegue - attraverso l'Unità di Crisi - il costante coordinamento con l'Alitalia per assicurare ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni per rimanere la possibilità di lasciare, anche temporaneamente, il Paese. È quanto si legge in una nota del Ministero degli Esteri.

 

SARKOZY CHIEDE RIUNIONE

G20 SU OPZIONI

Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, convocherà una riunione del G20 - del quale la Francia ha la presidenza di turno - per discutere delle opzioni energetiche dopo il disastro in Giappone.

CROCE ROSSA,

TOKYO È SICURA

La Croce rossa internazionale ha reso noto che Tokyo è sicura e che gli stranieri possono recarsi.

IN CINA MONACI BUDDISTI

PREGANO PER VITTIME SISMA

Centinaia di monaci buddisti cinesi si sono riuniti oggi per pregare per le vittime del devastante terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone. Lo scrive l'agenzia di stampa di Pechino Xinhua. L'Associazione dei buddisti di Cina ha organizzato la preghiera rituale nei templi Fayuan, Guangji, Lingguang, Guanghua e presso il tempio lamaista Yonghegong.

OMS, NESSUNA PROVA

DI RADIAZIONI FUORI PAESE

"Non ci sono prove che le radiazioni fuoriuscite dalla centrale giapponese si siano propagate all'estero". Questa la dichiarazione di Michal ÒLeary, rappresentante in Cina dell'organizzazione mondiale della sanità (Oms), in un comunicato diffuso stamattina a Pechino. "L'Oms vuole assicurare i governi e i cittadini che non si sono prove della diffusione. Invitiamo tutti a non credere e fermare le voci che circolano via sms su pericoli di diffusione delle radiazioni, che hanno il solo scopo di essere nocivi alla morale pubblica".

GOVERNO, SALUTE NON ANCORA

A RISCHIO PER RADIAZIONI

I livelli di radioattività intorno alla centrale atomica di Fukushima non sono per il momento tali da costituire un immediato rischio per la salute al di fuori della zona di evacuazione, compresa in un raggio di 20 chilometri dall'impianto: lo ha assicurato Yukio Edano, capo portavoce del governo giapponese.

VOLI ALITALIA REGOLARI,

DA DOMANI SPOSTATI A OSAKA

L`Ambasciata d'Italia in Giappone ha rinnovato oggi l`invito ai connazionali che non abbiano imprescindibili ragioni di restare in Giappone di allontanarsi, in particolare, dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami, la grande area di Tokyo e le prefetture a nord della Capitale.

NO RISCHI DA RADIAZIONI

A 20-30KM DA CENTRALE

Le radiazioni oltre un raggio di 20-30 km dalla centrale di Fukushima n1 non costituiscono "immediato rischio per la salute". Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano.

SPAGNA, ZAPATERO

CONFERMA CHIUSURA CENTRALE GARONA

Il premier spagnolo Josè Luis Zapatero ha confermato la chiusura prevista nel 2013 della centrale nucleare di Garona, costruita nel 1971, la più vecchia di quelle in funzione nel paese. "A 42 anni, è ragionevole che procediamo alla sua chiusura" ha affermato in una breve conferenza stampa al congresso dei deputati. Zapatero ha lanciato un messaggio di "tranquillità" sulla sicurezza delle centrali spagnole, dopo l'incidente a Fukushima, in Giappone.

RADIAZIONI ALTE,

STOP ELICOTTERI SU CENTRALE

Sono state sospese a causa delle radiazioni troppo alte le operazioni degli elicotteri dell' esercito giapponese che si erano alzati in volo per versare dall'alto acqua sui reattori della centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito la televisione Nhk.

IMPERATORE AKIHITO IN TV,

PREGO PER LA NAZIONE

In una rarissima apparizione in diretta televisiva l'imperatore del Giappone, Akihito, si è rivolto attraverso gli schermi ai sudditi, affermando di pregare per la Nazione e per il bene di coloro che sono stati colpiti dal terremoto e dal conseguente 'tsunamì di una settimana fa.

ELICOTTERO VERSA ACQUA

SU UNO DEI REATTORI

Un elicottero anti-incendio dell'esercito giapponese è decollato per riversare dell'acqua su uno dei reattori della centrale nucleare di Fuksuhima, gravemente danneggiata dal sisma di veenrdì scorso: lo mostrano le immagini dell'emittente televisiva nipponica Nhk. Il personale temporaneamente fatto sgomberare a causa degli alti livelli di radioattività nell'impianto è tornato al lavoro per la messa in sicurezza dell'impianto, gravemente danneggiato dal sisma di venerdì scorso.

 

IL PUNTO ALLE 8.00

Continua la lotta contro il tempo per salvare la centrale di Fukushima, dove il rischio di una catastrofe fa passare in secondo piano anche la forte scossa di terremoto registratasi a Tokyo. Una nube di fumo, probabilmente causata da una fuga di vapore, si è levata nei pressi del reattore numero tre la cui capsula di contenimento, secondo fonti del governo giapponese, potrebbe non essere più integra; un incendio è invece scoppiato presso il reattore quattro, per poi spegnersi spontaneamente.

Il risultato è che i livelli di radioattività all'ingresso della centrale hanno registrato una nuova impennata, il che ha costretto le autorità a sgomberare temporaneamente tutto il personale impegnato nei lavori di messa in sicurezza dell'impianto. Il governo giapponese sta quindi valutando se chiedere ufficialmente l'assistenza delle forze armate statunitensi - la cui VII Flotta presta già un appoggio logistico alle operazioni umanitarie e di soccorso - per cercare di riprendere il controllo della centrale.

Nel frattempo, una forte scossa di magnitudo 6 è stata avvertita nella parte orientale di Tokyo, dove non ha causato né vittime né danni: secondo i dati forniti dall'Agenzia Meteorologica giapponese l'epicentro era localizzato al largo della prefettura di Chiba, a una profondità di appena 10 chilometri, ma non è stato dichiarato alcun allarme tsunami.

Buone notizie invece per la Borsa: Tokyo ha chiuso in forte rialzo del 5,68%, con gli investitori che si sono affrettati ad acquistare i titoli a prezzi stracciati all'indomani della perdita storica di oltre il 10% causata dalla crisi nucleare. Le azioni della Tepco, che gestisce la centrale di Fukushima, hanno perso oggi il 24,57%, dopo aver ceduto il 42,4% nelle due sedute precedenti.

 

 

LA CRONACA DI IERI

RISCHIO CHE L'ACQUA PER RAFFREDDARE EVAPORI

PERICOLO DI RILASCIO DI MATERIA RADIOATTIVA

Secondo l'Agenzia atomica, i tecnici stanno tentando disperatamente di impedire che l'acqua usata per raffreddare le barre radioattive evapori, rilasciando nell'atmosfera materiale radioattivo pericoloso. L'Agenzia non esclude che Secondo l'Agenzia che l'acqua nel reattore al momento (le 23 di martedì ora italiana) sia in ebollizione.

 

CREPA NEL TETTO DEL REATTORE 4

DUE TECNICI DISPERSI

L'ente per la sicurezza nucleare giapponese ha riferito che l'esplosione di oggi nel reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima I ha provocato una crepa nel tetto dell'edificio-contenitore. Le dimensioni della fessura non sono state precisate. Due dipendenti che si trovavano nell'area-turbine del reattore 4 sono dispersi.

TOKYIO: "GRAZIE ITALIA"

"Siamo molto riconoscenti all'Italia, grazie mille per il vostro aiuto": lo ha sottolineato il portavoce della delegazione giapponese al G8 di Parigi, Hidenobu Sobashima, commentando la decisione del governo italiano di inviare a Tokyo un team di esperti di valutazione e gestione delle emergenze per aiutare le autorità locali a far fronte all'emergenza post-tsunami.

OBAMA NON RIMANDERA' VIAGGIO IN AMERICA LATINA

Il presidente Barack Obama, nonostante le crisi in Giappone e in Medio Oriente, si recherà ugualmente in America Latina, a partire da venerdì, per un viaggio in Brasile, Cile ed El Salvador programmato da tempo. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney ha risposto oggi con tono irritato a un giornalista che gli chiedeva se fosse una decisione saggia recarsi all'estero "mentre il resto del mondo sta esplodendo".

AIEA: POSSIBILI DANNI A NOCCIOLO REATTORE

Il direttore generale dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha detto che il nocciolo 2 della centrale nucleare di Fukushima potrebbe aver subito danni limitati. "La stima è che il danno sia inferiore al 5%", ha detto Amano in una conferenza stampa a Vienna.

UE : TEST SICUREZZA PER CENTRALI EUROPEE

I paesi dell'Unione Europea hanno deciso di effettuare un test di sicurezza sulle centrali nucleari della regione. Lo ha annunciato oggi la commissione europea, approvando una proposta avanzata dal commissario all'energia Ue, Guenther Oettinger.

TEPCO VUOLE LANCIARE ACQUA CON GLI ELICOTTERI

La società che gestisce l'impianto nucleare di Fukushima potrebbe utilizzare elicotteri per lanciare l'acqua e raffreddare le barre di combustibile esaurite nel reattore numero 4 della centrale. Un portavoce della Tepco ha spiegato che l'acqua potrebbe essere lanciata dall'alto o con idranti da terra; e che la decisione sarà presa nelle prossime ore. Elicotteri dell'esercito vennero utilizzati anche a Chernobyl, dove sganciarono tonnellate di boro, silicati, sabbia e dolomia, per spegnere l'incendio scoppiato nell'area e fermare la diffusione di polveri radioattive.

USA: RICHIESTA DI PILLOLE ANTI-RADIAZIONE

Alcuni dei produttori Usa di pastiglie di ioduro di potassio, che aiutano la tiroide a combattere gli effetti delle radiazioni, stanno per restare senza scorte a causa dell'alta richiesta del prodotto. La Ambex, uno dei principali fornitori, ha esaurito in pochissimo tempo le sue scorte di confezioni da 14 pastiglie messe in vendita, col nome Losat, al costo di dieci dollari. "Stiamo ricevendo tre ordini al minuto per le pastiglie Losat - ha detto un portavoce della compagnia - di solito la richiesta è di tre confezioni alla settimana. Alcune delle persone che chiamano sono veramente terrorizzate".

BERSANI, GOVERNO SI FERMI

E DIA PROVA SAGGEZZA

"Pier Luigi Bersani ha asupicato che l'esecutivo blocchi il piano per il ritorno al nucleare, di fronte alla tragedia del Giappone. "Il governo dica 'mi fermo un attimò", ha esortato il segretario del Pd rispondendo ai giornalisti alla Camera. "Mettersi adesso a localizzare, come vuole fare, i siti delle centrali è assolutamente senza senso", ha proseguito, "fermiamoci a rifletterci su". Il governo, ha insistito, "dia una prova di saggezza".

 

AIEA, GUSCIO REATTORE FORSE

DANNEGGIATO DA ESPLOSIONE

Una delle esplosioni avvenute alla centrale nucleare di Fukushima "potrebbe aver danneggiato" il guscio di contenimento di uno dei reattori. Lo sostiene in una nota l'Agenzia internazionale per l'energia atomica delle Nazioni Unite (Aiea), spiegando che "dopo le esplosioni alle unità 1 e 3, i gusci di contenimento sono rimasti intatti", ma lo scoppio avvenuto alle 4.25 di ieri al reattore numero 2 dell'impianto "potrebbe aver danneggiato l'integrità del guscio di contenimento primario".

MINISTRO,POSSIBILI DANNI SALUTE DA RADIAZIONI

Le radiazioni dovute all'incidente nel reattore n.4 della centrale di Fukushima, in Giappone, potrebbero essere "dannose per la salute" della popolazione. Lo ha detto oggi a Parigi il ministro degli Esteri giapponese, Takeaki Matsumoto, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione del G8.

PARTITO DA ROMA TEAM PROTEZIONE CIVILE

È partito dall'aeroporto di Fiumicino alle 15, con un volo di linea diretto a Tokio, il team di esperti di valutazione e gestione delle emergenze inviato dal governo italiano a seguito del sisma che ha interessato il Giappone. La missione, coordinata dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, ha l'obiettivo supportare l'Ambasciata italiana a Tokio e valutare, in accordo con le autorità locali, il contributo del nostro Paese. L'advanced team è composto da funzionari del Dipartimento della Protezione Civile, dei Vigili del Fuoco e dell'Ispra.

FRANCIA CONTROLLERA' LE SUE CENTRALI

La Francia controllerà "tutte le sue centrali una a una", Lo ha annunciato Parigi dopo la crisi nucleare in Giappone provocata dall'incidente alla centrale atomica di Fukushima.

MOTOMONDIALE RINVIATO

Il Gran Premio del Giappone del motomondiale è stato rinviato a causa del terremoto che ha colpito il Paese lo scorso venerdì. Secondo quanto riferisce la Bbc la decisione di far slittare la gara del prossimo 24 aprile è stata presa per i danni subiti dall'arteria stradale che collega il circuito di Motegi a Tokyo. Le strutture della pista, invece, non avrebbero subito danni gravi. Secondo le prime anticipazioni il Gran Premio del Giappone dovrebbe slittare al 2 ottobre.

ITALIA, GOVERNO DISERTA

COMMISSIONE SUL NUCLEARE

Il governo latita e addirittura non si presenta alla Commissione Attività produttive e Ambiente che oggi doveva esaminare il decreto legislativo sui criteri per l'avvio di centrali nucleari in Italia. "Pensiamo che il governo debba venire in Commissione per dirci come intende muoversi" dichiara Savino Pezzotta e i capigruppo Pd delle commissioni Ambiente e Attività produttive, Raffaella Mariani e Andrea Lulli incalzano: "Ecco come il governo dimostra la sua serietà su un tema delicatissimo. Un tale dilettantismo in una fase in cui servirebbe chiarezza e trasparenza è l'ennesima prova di inadeguatezza del governo che, davanti a ciò che sta succedendo in Giappone, perlomeno dovrebbe prevedere una pausa di riflessione invece di ostentare una risolutezza del tutto fuori luogo". Già mercoledì scorso la seduta era stata interrotta per l'assenza del governo. La commissione tornerà a riunirsi domani o forse già stasera. .

TIME WARNER: TELEFONATE GRATUITE DALL'AMERICA

La Time Warner Cable, società che distribuisce negli Stati Uniti servizi di telefonia, tv via cavo e internet, ha comunicato ai suoi utenti che le telefonate da e per il Giappone saranno gratuite fino a tutto il prossimo 15 aprile. La compagnia ha precisato che non saranno addebitate sulle bollette le chiamate verso il Giappone effettuate a partire dall' 11 marzo, giorno del sisma.

MINISTRO ESTERI GIAPPONESE:

PAESI MANTENGANO "SANGUE FREDDO"

Il Giappone esorta la comunità internazionale a non cadere nel panico. "Esorto i Paesi stranieri ad avere sangue freddo", ha detto il ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, alludendo all'invito di evacuazione che la Francia ha rivolto ai propri cittadini. "Informiamo costantemente l'Aiea, la stampa internazionale, i diplomatici e i cittadini stranieri presenti nel nostro Paese sulla situazione", ha aggiunto. Quanto agli aiuti dall'estero, il ministro ha sottolineato che "per il momento è stato chiesto all'Aiea l'invio di una equipe tecnica e, dunque, sarà utilizzato il know-how dell'Aiea".

USA, RADIOATTIVITÀ

IN BASE MILITARE YOKOSUKA

Gli Stati Uniti hanno reso noto che segni di radioattività di basso livello sono stati rilevati nella base militare di Yokosuka, nella baia di Tokyo, in Giappone.

AMBASCIATA, CI SONO

CIRCA 2000 ITALIANI, 1000 A TOKYO

Sono circa duemila gli italiani ancora presenti in Giappone, di cui un migliaio a Tokyo. Sono le stime dell'ambasciatore italiano Vincenzo Petrone. Prima del terremoto, ha spiegato il diplomatico a Sky Tg24, la comunità italiana contava circa tremila persone. Al momento, "la presenza si è ridotta del 30-35%".

MINISTRO ESTERI, SITUAZIONE

CONTINUA A ESSERE DIFFICILE

A Fukushima, la situazione nei reattori "continua ad essere difficile". L'ha detto a Parigi il ministro degli Esteri giapponese Takeaki Matsumoto. "Lavoriamo in una situazione tesa e facciamo tutto il possibile per risolvere i problemi. Nel reattore 4 c'è un incendio in corso, una situazione che potrebbe creare problemi di salute per le persone che sono intervenute a riparare il guasto. Iniettiamo acqua nel reattore 3 e abbiamo invitato coloro che vivono entro i 30 km a evacuare".

FRANCIA: CENTRALE FUKUSHIMA

NON HA PIÙ TENUTA STAGNA

La struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima in Giappone "non ha più tenuta stagna": lo ha dichiarato alla stampa il presidente dell'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), André-Claude Lacoste. "L'incidente va considerato di livello sei su una scala internazionale di sette", ha dichiarato ancora il numero uno dell'Asn, Lacoste. "Il fenomeno ha assunto una gravità molto differente rispetto alla giornata di ieri, è chiaro che ci troviamo di fronte a un livello sei, gli ordini di grandezza sono cambiati", ha aggiunto l'esperto francese.

 

KYODO,NESSUN RISCHIO

TSUNAMI DOPO NUOVO SISMA

Non si sono rischi di tsunami dopo il terremoto di oggi nella regione giapponese del Kanto, secondo l'agenzia Kyodo.

 

SCOSSA TERREMOTO DI 6.2

Una nuova forte scossa di terremoto, valutata in 6.2 gradi, ha scosso oggi il Giappone.

FUKUSHIMA, SALA CONTROLLI "TROPPO RISCHIOSA"

Le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perchè "gli esperti della Tepco vi possano lavorare". Lo riferisce l'agenzia Kyodo.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

VERRANNO RIMANDATE PER SISMA

Il governo giapponese guidato dal primo ministro Naoto Kan proporrà domani alla Dieta, il Parlamento nipponico, di rimandare le elezioni amministrative previste in diverse prefetture colpite dal devastante sisma/tsunami di quattro giorni fa.

NO RADIAZIONI RILEVATE

SU COSTE CINA E COREA SUD

Nessun segnale di aumento di radiazioni sulle coste orientali cinesi e sulle coste coreane, dopo l'aumento dell'allerta proveniente dal Giappone. Lo riferiscono le agenzia Nuova Cina e Yonhap. Le stazioni di monitoraggio di Shanghai e quelle istallate nelle provincie dell'Heilongjiang, Liaoning, Shandong, Jiangsu, Zhejiang e Fujian, sono state incaricate di effettuare un controllo continuo e fino ad ora non hanno trovato niente di irregolare.

 

CONTI, CONFERMA IMPEGNO

PER ATOMO IN ITALIA

"Certo che continuiamo a essere impegnati nei confronti del nucleare italiano. Chiaramente è un programma di lungo termine, si basa su tecnologie di terza generazione avanzata". Lo ha detto l'amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, in merito allo sviluppo del programma nucleare in Italia alla luce di quanto successo in Giappone.

 

YOKO ONO SCRIVE AI GIAPPONESI

Yoko Ono scrive ai giapponesi colpiti dal terremoto e dallo tsunami: "Non mi aspettavo un simile disastro in un paese a cui sono così legata", scrive la vedova di John Lennon. Yoko ricorda nel messaggio di essersi trovata in mezzo a un terremoto con il marito e il figlio Sean: "Presi Sean in braccio e corsi dentro un armadio, tenendo il bambino stretto e ripetendogli il mantra 'Namyohorengekyo'. Quando finirono le scosse John rise di me, non capiva perchè mi ero rifugiata nell'armadio e gli spiegai che questo è quel che fai in un terremoto. Non era niente in confronto a quello che avete provato voi, ma ancora oggi il mio corpo è scosso da quella memoria".

PREMIER NAOTO KAN IN TV: NON USCITE DA CASA

Una nuova esplosione in uno dei reattori della centrale atomica di Fukushima ha gettato nel panico questa mattina il Giappone. Il premier Naoto Kan ha annunciato in tv che l'esplosione udita alle 6 locali ha provocato una fuoriuscita radioattiva ed ha chiesto agli abitanti nel raggio di 30 chilometri dalla centrale di non uscire da casa. Le autorità hanno però detto che i contenitori del nocciolo sono integri e hanno fatto inviare a tutti i giapponesi un sms per invitarli a non sprecare energia.

PANICO IN TUTTO IL PAESE

Nonostante le rassicurazioni del governo il panico si sta diffondendo in tutto il Paese anche se città come la capitale sembrano mantenere una certa calma, e la Borsa di Tokyo è fuori controllo: l'indice Nikkei è crollato di oltre il 14 per cento. Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale, con sede a Ginevra, i venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva verso l'oceano, quindi lontano dalle coste giapponesi, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione.

OMS: PRONTI A MISSIONE PER ASSISTERE POPOLAZIONE

L'Organizzazione Mondiale della Sanità è pronta ad avviare una missione per offrire assistenza alla popolazione giapponese. "Abbiamo espresso la nostra disponibilità a partecipare ad una missione per offrire l'assistenza necessaria" al Giappone, ha detto il direttore dell'agenzia Maria Neira.

GOVERNO: DIVIETO DI VOLO ENTRO 30KM DA FUKUSHIMA

Il ministero dei Trasporti giapponese ha disposto il divieto di volo entro i 30 km dalla centrale di Fukushima 1 (Daiichi), a seguito dei continui problemi sulla messa in sicurezza che hanno portato a fughe di forti radiazioni. La mossa, imposta dall'Aeronautica civile, esclude gli aerei impegnati in operazioni di ricerca e soccorso, e non dovrebbe avere un grande impatto sui voli di linea commerciale del Paese, secondo lo stesso ministero.

MERKEL,CHIUSURA

TEMPORANEA 7 VECCHI REATTORI

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato oggi la chiusura provvisoria di sette vecchi reattori nucleari.

FUKUSHIMA, AMPLIATA

A 30 KM AREA EVACUAZIONE

Il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km.

BILANCIO UFFICIALE SISMA:

2.722 MORTI E 3.742 DISPERSI

È di almeno 2.722 morti accertati e di 3.742 dispersi il bilancio ufficiale stilato dalla polizia nazionale giapponese in relazione al terremoto di magnitudo 9,0 che venerdì ha colpito il nord-est del Paese, e allo 'tsunamì che ne è scaturito. Ieri il computo si era arrestato a 1.647 unità tra morti e dispersi. I feriti ammontano invece come minimo a 1.885, sempre a livello ufficiale.

OMM, VENTI PORTANO

RADIOATTIVITÀ SU OCEANO

I venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Fukushima verso l'oceano, quindi via dalla terraferma giapponese, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione: lo ha detto da Ginevra l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), la cui portavoce, Clara Nullis, ha spiegato che tuttavia i venti sono in continuo cambiamento.

2 SUPERSTITI ESTRATTI

DA MACERIE A 4 GIORNI DA SISMA

A quattro giorni dal devastante terremoto e dallo tsunami che gli ha fatto seguito, due persone sono state estratte vive dalle macerie nel nord-est del Giappone

AMBASCIATA RUSSA EVACUA

CITTADINI DA AREA FUKUSHIMA

L'ambasciata russa in Giappone sta aiutando i cittadini russi a lasciare l'area della centrale nucleare di Fukushima, l'impianto danneggiato dal terremoto dal quale si è verificata una fuga radioattiva. Non c'è nessun piano di evacuazione dei cittadini russi dal Giappone, spiega un portavoce dell'ambasciata, ma la sede diplomatica russa di Tokyo si sta preparando al peggior scenario possibile dopo che terremoti e tsunami hanno esposto il paese anche al rischio nucleare.

 

ESPLOSIONE E INCENDIO

Un'esplosione nel reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, e un incendio nel n.4, hanno aggravato oggi la crisi provocata nell'impianto dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami della settimana scorsa. In una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, il primo ministro Naoto Kan, indossando una tuta da lavoro, come sempre in questi giorni e come tutti i funzionari governativi, ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Il premier ha chiesto ai cittadini giapponesi di mantenere la calma e ha ricordato i tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l' esercito giapponese che, ha sottolineato, "continuano a pompare acqua nei reattori mettendosi in una situazione estremamente pericolosa". L' esplosione di oggi (avvenuta alle 6 del mattino, le 22 di ieri sera in Italia), è stata la terza ad essersi verificata nell' impianto di Fukushima, che ospita dieci reattori. Il successivo incendio si è verificato nel reattore n.4, uno di quelli che si riteneva non fosse stato danneggiato dal disastro di venerdì scorso. L' Ambasciata italiana ha affermato in un comunicato che dopo l' esplosione di oggi "le condizioni sono gravemente peggiorate" e, pur invitando alla calma, ha diffuso un avviso affermando che "quanti ritengono di poter lasciare il Giappone nelle prossime ore, possono al momento farlo con i mezzi ordinari", e "chi non abbia necessità di recarsi in Giappone nei prossimi giorni dovrà astenersi dal farlo".

AIEA: FUGA RADIOATTIVA DOPO INCENDIO FUKUSHIMA - Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu. Le autorità nipponiche hanno riferito all'Aiea che la fuga dalla centrale di Fukushima ha fatto registrare livelli di radioattività nell'aria di 400 millisiviert per ora.

MARTEDI' NERO, BORSA TOKYO CHIUDE A -10,55% - La Borsa di Tokyo ha chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è riuscito a fine contrattazioni a contenere il ribasso, spinto in corso di seduta fino a -14, provocato dal panico diffuso tra gli investitori per l'aggravarsi della crisi nucleare. In chiusura, l'indice Nikkei 225 dei valori principali è crollato da quota 1.015,34 punti a 8.605,15 punti. L'attività ha raggiunto il livello record di 5,78 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato. L'indice allargato Topix ha segnato una caduta di 80,23 punti a 766,73, con un calo del 9,47%. Per l'indice Topix è il ribasso maggiore registrato dall'ottobre 2008. Per entrambi gli indici è, in termini percentuali, il terzo peggiore di tutti i tempi.

DUE REATTORI FUORI PERICOLO, TEPCO - L'emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

BASSO LIVELLO ACQUA IN REATTORE FUKUSHIMA - Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.

AIEA, NON DANNI GABBIA CONTENIMENTO FUKUSHIMA - L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

RIPRESO RAFFREDDAMENTO REATTORE TOKAI - Il sistema di raffreddamento del reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

MAGGIO, TIMORI: PARENTI IN ASSEMBLEA

Stamattina i parenti che vivono a Firenze dei lavoratori del Maggio musicale si ritrovano in assemblea al Teatro Comunale. Alle 15.30 il sindaco Matteo Renzi li incontra perché vuole parlare direttamente con loro. Sono molto preoccupati per l'allarme radiazioni. Musicisti, coristi, tecnici e staff restano in albergo a Tokyo in attesa della partenza. A Radio24 una parente ha sostenuto che la sovrintendente Francesca Colombo voleva restare fino al 17 per il concerto per i 150 anni d'Italia. Il teatro smentisce categoricamente: la partenza è stata decisa d'accordo tra sindaco e sovrintendenza. Ma il clima, tra molti familiari nella città del Giglio, è teso.

FOTO

sisma giappone

giappone, nucleare1

giappone, allertanucleare

giappone, nuclearefapaura

GIAPPONE, NUCLEARE

fukushima, esplosione

tsunami terremoto giapponeterremoto giappone

GIAPPONE TERREMOTO

terremoto giappone tsunami

TERREMOTO GIAPPONE

TERREMOTO GIAPPONE

giappone, sisma, soccorsi

giappone, nucleare

spiaggia.giappone

giappone, asfaltobuca

Giappone, crollocasagiappone, sisma e distruzione

giappone, code ai telefoni

tsunami, distruggegiappone, disperazionegiappone terremoto autogiappone terremoto tsunami devastazionegiappone tsunami tv 2giappone tsunami tvgiapopne terremoto tsunami doloregiappone sismagiappone sismasisma giappone tsunamicentrale Fukushima Giappone terremotogiappone sismagiappone, tsunamiGIAPPONE, DONNAgiappone tute anti radiazioni bambiniGIAPPONEROTTO

16 marzo 2011

 

 

Giappone, le cifre della catastrofe

*

*

*

*

Ecco le cifre che testimoniano l'ampiezza della catastrofe provocata dal sisma e dallo tsunami che hanno colpito il Giappone, venerdì scorso:

BILANCIO UMANO: 4.314 vittime accertate in dodici dipartimenti del nord-est; 8.606 persone scomparse in sei dipartimenti; 2.282 feriti in diciassette dipartimenti.

EVACUATI: 556.131 persone evacuate perché le loro abitazioni sono state totalmente o parzialmente distrutte, oppure perché residenti in un'area compreso nel raggio di 20 chilometri attorno alla centrale nucleare di Fukushima. Allestiti circa 2.700 centri di accoglienza provvisori.

PERSONE SENZA ACQUA ED ELETTRICITÀ: Circa 1,6 milioni di persone sono rimaste senza acqua dal giorno del terremoto: 621.439 sono ancora senza elettricità.

EDIFICI DANNEGGIATI: Sono 80.422 gli edifici danneggiati dal sisma e dallo tsunami, di cui 4.798 totalmente distrutti.

CENTRALI NUCLEARI: Dei 55 reattori nucleari in funzione in Giappone in 17 siti, sono 11 quelli interessati dal sisma. Le centrali di Fukushima Daichi (sei reattori) e Fukushima Daini (quattro reattori), situate nel nord-est del Giappone, sono quelle più toccate.

SOCCORSI MOBILITATI: Circa 80.000 militari, agenti di polizia e personale di soccorso sono stati attivati subito dopo il sisma. Il governo, nella giornata odierna, ha fatto appello anche ai riservisti.

AIUTI STRANIERI: Sono 112 i paesi e le regioni che hanno offerto il proprio aiuto, così come 23 organizzazioni internazionali. Il totale degli aiuti finanziari non è stato reso noto. ù

ECONOMIA: Il sisma dovrebbe avere un impatto "considerevole" sull'economia giapponese. L'impatto è stimato in 100 miliardi di dollari, ovvero circa il 2% del Pil. La Banca del Giappone ha iniettato 28.000 miliardi di yen, pari a 245 miliardi di euro, da lunedì ad oggi, nel circuito interbancario. Numerose aziende hanno momentaneamente chiuso la loro attività, mentre la Borsa ha lasciato sul terreno oltre il 16% da lunedì scorso. Il costo del sisma per le assicurazioni dovrebbe aggirarsi intorno ai 34,6 miliardi di dollari.

16 marzo 2011

Vedi tutti gli articoli della sezione "Mondo"

 

 

 

 

2011-03-15

Fukushima, nuova esplosione e incendio

Berlino chiude sette vecchi reattori

*

*

*

*

FOTO | DIRETTA VIDEO

TUTTI I VIDEO

-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

LA DIRETTA

 

 

MERKEL,CHIUSURA

TEMPORANEA 7 VECCHI REATTORI

Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato oggi la chiusura provvisoria di sette vecchi reattori nucleari.

FUKUSHIMA, AMPLIATA

A 30 KM AREA EVACUAZIONE

Il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km.

BILANCIO UFFICIALE SISMA:

2.722 MORTI E 3.742 DISPERSI

È di almeno 2.722 morti accertati e di 3.742 dispersi il bilancio ufficiale stilato dalla polizia nazionale giapponese in relazione al terremoto di magnitudo 9,0 che venerdì ha colpito il nord-est del Paese, e allo 'tsunamì che ne è scaturito. Ieri il computo si era arrestato a 1.647 unità tra morti e dispersi. I feriti ammontano invece come minimo a 1.885, sempre a livello ufficiale.

OMM, VENTI PORTANO

RADIOATTIVITÀ SU OCEANO

I venti stanno per ora spingendo la nube radioattiva fuoriuscita dalla centrale di Fukushima verso l'oceano, quindi via dalla terraferma giapponese, riducendo così il pericolo di contaminazione nella regione: lo ha detto da Ginevra l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), la cui portavoce, Clara Nullis, ha spiegato che tuttavia i venti sono in continuo cambiamento.

2 SUPERSTITI ESTRATTI

DA MACERIE A 4 GIORNI DA SISMA

A quattro giorni dal devastante terremoto e dallo tsunami che gli ha fatto seguito, due persone sono state estratte vive dalle macerie nel nord-est del Giappone

AMBASCIATA RUSSA EVACUA

CITTADINI DA AREA FUKUSHIMA

L'ambasciata russa in Giappone sta aiutando i cittadini russi a lasciare l'area della centrale nucleare di Fukushima, l'impianto danneggiato dal terremoto dal quale si è verificata una fuga radioattiva. Non c'è nessun piano di evacuazione dei cittadini russi dal Giappone, spiega un portavoce dell'ambasciata, ma la sede diplomatica russa di Tokyo si sta preparando al peggior scenario possibile dopo che terremoti e tsunami hanno esposto il paese anche al rischio nucleare.

 

ESPLOSIONE E INCENDIO

Un'esplosione nel reattore 2 della centrale nucleare di Fukushima, nel nord del Giappone, e un incendio nel n.4, hanno aggravato oggi la crisi provocata nell'impianto dal doppio disastro del terremoto e dello tsunami della settimana scorsa. In una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva, il primo ministro Naoto Kan, indossando una tuta da lavoro, come sempre in questi giorni e come tutti i funzionari governativi, ha chiesto a tutti coloro che vivono ad una distanza di 20-30 chilometri dalla centrale di rimanere al chiuso. Il premier ha chiesto ai cittadini giapponesi di mantenere la calma e ha ricordato i tecnici e i soldati delle Forze di Autodifesa, l' esercito giapponese che, ha sottolineato, "continuano a pompare acqua nei reattori mettendosi in una situazione estremamente pericolosa". L' esplosione di oggi (avvenuta alle 6 del mattino, le 22 di ieri sera in Italia), è stata la terza ad essersi verificata nell' impianto di Fukushima, che ospita dieci reattori. Il successivo incendio si è verificato nel reattore n.4, uno di quelli che si riteneva non fosse stato danneggiato dal disastro di venerdì scorso. L' Ambasciata italiana ha affermato in un comunicato che dopo l' esplosione di oggi "le condizioni sono gravemente peggiorate" e, pur invitando alla calma, ha diffuso un avviso affermando che "quanti ritengono di poter lasciare il Giappone nelle prossime ore, possono al momento farlo con i mezzi ordinari", e "chi non abbia necessità di recarsi in Giappone nei prossimi giorni dovrà astenersi dal farlo".

AIEA: FUGA RADIOATTIVA DOPO INCENDIO FUKUSHIMA - Le autorità giapponesi hanno dichiarato che l'incendio al reattore numero 4 della centrale nucleare di Fukushima ha provocato una fuga di radioattività nell'atmosfera: lo ha detto l'Aiea, l'agenzia atomica dell'Onu. Le autorità nipponiche hanno riferito all'Aiea che la fuga dalla centrale di Fukushima ha fatto registrare livelli di radioattività nell'aria di 400 millisiviert per ora.

MARTEDI' NERO, BORSA TOKYO CHIUDE A -10,55% - La Borsa di Tokyo ha chiuso con un ribasso del 10,55% dell'indice Nikkei, che è riuscito a fine contrattazioni a contenere il ribasso, spinto in corso di seduta fino a -14, provocato dal panico diffuso tra gli investitori per l'aggravarsi della crisi nucleare. In chiusura, l'indice Nikkei 225 dei valori principali è crollato da quota 1.015,34 punti a 8.605,15 punti. L'attività ha raggiunto il livello record di 5,78 miliardi di azioni scambiate sul primo mercato. L'indice allargato Topix ha segnato una caduta di 80,23 punti a 766,73, con un calo del 9,47%. Per l'indice Topix è il ribasso maggiore registrato dall'ottobre 2008. Per entrambi gli indici è, in termini percentuali, il terzo peggiore di tutti i tempi.

DUE REATTORI FUORI PERICOLO, TEPCO - L'emergenza è finita per due dei reattori della centrale nucleare di Fukushima danneggiati dal terremoto. Lo afferma l' agenzia Kyodo citando la Tepco, la società che gestisce gli impianti.

BASSO LIVELLO ACQUA IN REATTORE FUKUSHIMA - Il livello dell' acqua nel rettore n.2 della centrale nucleare giapponese di Fukushima sta scendendo e le barre di uranio che contiene potrebbero presto essere scoperte. Lo ha affermato oggi in una conferenza stampa il portavoce del governo di Tokyo, Yukio Edano. Il portavoce ha aggiunto che i tecnici dell' impianto sono pronti a iniettare acqua marina nel sistema di raffreddamento del reattore.

AIEA, NON DANNI GABBIA CONTENIMENTO FUKUSHIMA - L'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, ha fatto sapere di essere stata informata dalle autorità giapponesi che la gabbia di contenimento del reattore n.3 nella centrale di Fukushima non è stato danneggiato nell'ultima esplosione. Lo riferisce la Bbc sul suo sito.

RIPRESO RAFFREDDAMENTO REATTORE TOKAI - Il sistema di raffreddamento del reattore n.2 della centrale nucleare di Tokai, 120 chilometri a nord di Tokyo, e' in funzione secondo la Japan Atomic Power, che gestisce l'impianto. La Jpa ha precisato che due dei tre generatori usati per il raffreddamento sono in avaria ma che il terzo e' in funzione. Il reattore si e' spento automaticamente venerdi' scorso dopo il terremoto e il devastante tsunami che ne e' seguito.

MAGGIO, TIMORI: PARENTI IN ASSEMBLEA

Stamattina i parenti che vivono a Firenze dei lavoratori del Maggio musicale si ritrovano in assemblea al Teatro Comunale. Alle 15.30 il sindaco Matteo Renzi li incontra perché vuole parlare direttamente con loro. Sono molto preoccupati per l'allarme radiazioni. Musicisti, coristi, tecnici e staff restano in albergo a Tokyo in attesa della partenza. A Radio24 una parente ha sostenuto che la sovrintendente Francesca Colombo voleva restare fino al 17 per il concerto per i 150 anni d'Italia. Il teatro smentisce categoricamente: la partenza è stata decisa d'accordo tra sindaco e sovrintendenza. Ma il clima, tra molti familiari nella città del Giglio, è teso.

FOTO

sisma giappone

giappone, nucleare1

giappone, allertanucleare

giappone, nuclearefapaura

GIAPPONE, NUCLEARE

fukushima, esplosione

tsunami terremoto giapponeterremoto giappone

GIAPPONE TERREMOTO

terremoto giappone tsunami

TERREMOTO GIAPPONE

TERREMOTO GIAPPONE

giappone, sisma, soccorsi

giappone, nucleare

spiaggia.giappone

giappone, asfaltobuca

Giappone, crollocasagiappone, sisma e distruzione

giappone, code ai telefoni

tsunami, distruggegiappone, disperazionegiappone terremoto autogiappone terremoto tsunami devastazionegiappone tsunami tv 2giappone tsunami tvgiapopne terremoto tsunami doloregiappone sismagiappone sismasisma giappone tsunamicentrale Fukushima Giappone terremotogiappone sismagiappone, tsunami

15 marzo 2011

 

Bersani: "No nucleare

sosterremo referendum"

di Simone Collini | tutti gli articoli dell'autore

*

*

*

*

bersaniserio

Il Pd, annuncia in questa intervista Pier Luigi Bersani, sosterrà il referendum per abrogare la legge sul ritorno al nucleare.

Segretario, cosa risponde al governo, che definisce sbagliate le reazioni nostrane di fronte alla tragedia di Fukushima?

"Certamente si tratta di un caso estremo ed è vero che ci sono nel mondo generazioni di centrali più evolute. Tuttavia continuare a classificare come emotive le reazioni dell’opinione pubblica è sbagliato".

CONTINUA A LEGGERE L'INTERVISTA

SULL'UNITA' IN EDICOLA

OPPURE CLICCA QUI

15 marzo 2011

 

 

2011-03-14

Lun 14 marzo, aggiornato ore 16:44

Meteo

Pioggia debole

Roma 12° 15°

Fukushima, rischiata fusione ed esplosioni: 11 feriti

*

*

*

*

FOTO | DIRETTA VIDEO

TUTTI I VIDEO

-L'ESPLOSIONE DEL REATTORE A FUKUSHIMA

-L'ONDA DI TSUNAMI

COLPISCE LE COSTE

-TSUNAMI PORTA BARCHE

E NAVI SULLA TERRA FERMA

-AEROPORTO SOMMERSO

-ONDE DI 12 METRI

-LA SCOSSA IN DIRETTA

-TESTIMONIANZE DA TOKYO

- GLI TSUNAMI PIU' DEVASTANTI

- GIAPPONE TRAVOLTO DA TSUNAMI

 

SEGUI LA DIRETTA

GIAPPONE: A FUKUSHIMA BARRE SCOPERTE IN 3 REATTORI È critica la situazione a Fukushima, dove a tre giorni dal devastante terremoto che ha colpito il Giappone, si lotta per evitare una nuova Chernobyl. Le barre di combustibile sono rimaste scoperte in tutti e tre i reattori della centrale nucleare di Fukushima 1 ed in uno di essi potrebbe essere cominciato il processo di fusione. Ad aggravare la situazione una nuova forte scossa di assestamento di magnitudo 6,2 avvertita anche a Tokyo. Intanto, si continuano a contare le vittime: 5.000 secondo l'ultimo bilancio che però si ritiene possa salire fino a 10 mila. Sul fronte economico la Borsa di Tokyo ha chiuso gli scambi con una perdita del 6,18%; ferma la produzione nei maggiori impianti automobilistici del paese. La Bank of Japan immesso sui mercati valutari denaro liquido per 12 mila miliardi di yen. La Farnesina ha reso noto che è sceso a due il numero degli italiani di cui non si hanno notizie.

MERKEL ANNUNCIA MORATORIA SU ESTENSIONE DEL NUCLEARE

L'onda lunga dello tsunami nucleare giapponese è arrivata in Germania: il cancelliere Angela Merkel ha annunciato una moratoria di tre mesi sulla decisione, già presa, di allungare la vita delle 17 centrali nucleari ancora in funzione nel Paese. "Seguiamo muti e sconvolti gli apocalittici eventi del Giappone", ha affermato il cancelliere in una conferenza stampa insieme al ministro degli Esteri, Guido Westerwelle. "Anche se i resoconti sono ancora contraddittori", ha spiegato la Merkel, "è fuori discussione che ci sono conseguenze che riguardano anche l'Europa e la Germania perchè il mondo è uno solo". Il cancelliere tedesco ha ribadito che non è possibile rinunciare del tutto al nucleare, sia per ragioni economiche che per la difesa dell'ambiente, ma ha sottolineato che "l'esperienza ci ha insegnato che quello che sembrava impossibile è diventato realtà". "Se un Paese come il Giappone non riesce ad evitarlo", ha aggiunto, "questo cambia tutto anche in Europa e in Germania e per questo abbiamo deciso un riesame senza alcun tabù della sicurezza per le nostre centrali nucleari".

FUKUSHIMA, BARRE DI NUOVO DEL TUTTO ESPOSTE

Le barre di combustibile del reattore 2 della centrale di Fukushima sono di nuovo completamente esposte, dopo che il livello dell'acqua è sceso. Lo ha reso noto la Tepco, il gestore dell'impianto giapponese. Le barre del reattore numero due dell'impianto atomico di Fukushima-Daiichi erano già rimaste completamente esposte all'aria per due ore e mezzo perchè una pompa antincendio che versava l'acqua del mare nel reattore per raffreddarlo è rimasta a corto di carburante. Il livello dell'acqua più tardi era stato recuperato e l'acqua era tornata a coprire la parte inferiore delle barre di combustibile per 30 centimetri. Ora la Tepco teme che anche per il reattore 2 si profila la stessa conclusione del numero 1 e 3: un'esplosione nelle prossime ore. La società tenterà comunque di fare un buco nella struttura che ospita il reattore per permettere la fuoriuscita di idrogeno. La fusione del nucleo del reattore comporta la dispersione di un'elevata quantità di radioattività: un'ipotesi mai verificatasi nella storia del nucleare civile (a Three Mile Island, nel 1979, si verificò la fusione ma la cupola di cemento del reattore rimase perfettamente integra); mentre a Chernobyl non si arrivò alla fusione del nucleo.

500MILA SFOLLATI. OGGI RINVENUTE 2000 VITTIME

BERLUSCONI: NOTIZIE PREOCCUPANTI, PRONTI AD AIUTI

Dal Giappone arrivano "notizie preoccupanti" e l'italia è pronta a dare "tutta l'assistenza necessaria". Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nelle dichiarazioni alla stampa al termine dell'incontro a Palazzo Chigi con il presidente della commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso.

MOODY'S, SCARSO

IMPATTO SU RATING

Moody's si aspetta un impatto limitato sul rating delle grandi aziende e istituzioni finanziarie giapponesi dopo il terremoto che venerdì ha colpito il Paese. "La gran parte dei gruppi sotto osservazione sono ampiamente diversificati, a livello nazionale e, per alcuni, internazionale", spiega l'agenzia di rating in una nota.

BARRE REATTORE

INIZIATA FUSIONE PARZIALE

Le barre di combustibile nucleare del reattore 2 della centrale di Fukushima potrebbero aver cominciato una fusione parziale. Lo ha detto la società che gestisce l'impianto, la Tepco. La parziale fusione sarebbe stata causata dal mancato funzionamento della stazione di pompaggio dell'acqua che permette di mantenere immerse nell'acqua le barre di combustibili. Una volta esposte, le due barre avrebbero dato inizio a un processo di fusione, ha spiegato la Tepco in una conferenza stampa. Tuttavia, come è stato fatto per i reattori 1 e 3, i tecnici hanno subito pompato acqua di mare nella gabbia del reattore così da immergere di nuovo le due barre e bloccare la fusione.

BARRE REATTORE 2 NON PIU' COPERTE DA ACQUA

Le barre di combustibile nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima adesso non sono più coperte dall'acqua. Questo significa che diventa impossibile raffreddare il nocciolo del reattore: quest'ultimo continua ad accumulare calore e il rischio che il nocciolo si fonda diventa concreto. Dopo i problemi di raffreddamento riscontrati nei reattori 1 e 3 della centrale di Fukushima, adesso è molto seria anche la situazione nel reattore 2. I tre reattori della centrale erano attivi al momento del terremoto

PORTAEREI USA SI SPOSTA PER RADIAZIONI

La portaerei americana Ronald Reagan è stata riposizionata dopo che l'equipaggio è stato esposto alle radiazioni di Fukusima.

ALTRI 2000 CORPI TROVATI

Nel nordest del paese, nella prefettura di Miyagi, le squadre di soccorso hanno rinvenuto altri 2000 corpi senza vita.

SVIZZERA SOSPENDE NUOVE CENTRALI

La Svizzera sospennde le procedure sulle domande di autorizzazione per le nuove centrali nucleari. Il ministro dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni Doris Leuthard "ha deciso di sospendere le tre procedure relative alle domande di autorizzazione di massima finché non sarà stata fatta un'analisi approfondita degli standard di sicurezza e non si sarà proceduto ad un loro eventuale adeguamento".

IN ASIA TEST SU CIBI IMPORTATI DA TOKYO

Diversi paesi asiatici hanno annunciato oggi test sui prodotti alimentari importati dal Giappone per verificare che non siano stati contaminati a seguito dell'incidente avvenuto alla centrale nucleare di Fukushima dopo il sisma di venerdì. Singapore, Sri Lanka e Taiwan hanno fatto sapere che eseguiranno dei test, mentre le Filippine e la Malaysia hanno annunciato misure precauzionali.

FUKUSHIMA, BARRE SCOPERTE: SI POMPA ACQUA

I tecnici della centrale di Fukushima hanno cominciato a pompare acqua sulle barre esposte del reattore 2 della centrale n. 1 per cercare di raffreddarle. Lo scrive l'agenzia Jiji aggiungendo che gli esperti della Tepco non escludono la possibilità di una fusione del combustibile.

RISCHIO FUSIONE REATTORE 2 A FUKUSHIMA

Non si può escludere una fusione nel reattore numero due dell'impianto nucleare di Fukushima-Daiichi: lo scrive l'agenzia di stampa nipponica Jiji, che cita la società proprietaria della centrale, Tepco. Il circuito di raffreddamento del reattore da ore ha cessato di funzionare e il livello dell'acqua è talmente basso che le barre di combustibile nucleare sono al momento totalmente esposte, spiega l'agenzia. Nella stessa centrale, altri due reattori hanno già dato gravi problemi: nel numero uno, sabato è avvenuta un'esplosione che ha fatto crollare un tetto, nel numero tre si è verificata stamane un'altra deflagrazione.

 

BARRE URANIO IN ACQUA INIETTATA MA INSUFFICIENTE

I tecnici dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima sono riusciti a iniettare acqua marina nel reattore danneggiato nella centrale di Fukushima. Lo afferma l'agenzia Kyodo, aggiungendo che il livello dell'acqua in cui sono immerse le barre di uranio è ora di 30 centimetri: non basta tuttavia ad escludere la possibilità di una fusione del reattore.

 

EX PROGETTISTA CENTRALI: GRAVE

RISCHIO ESPLOSIONE REATTORI

Un ex progettista di centrali nucleari giapponesi accusa il governo giapponese di non dire tutta la verità. Masashi Goto, in una conferenza stampa a Tokyo, ha detto che per il Giappone si prospetta una crisi gravissima, che uno dei reattori dell'impianto di Fukushima-Daiichi è "altamente instabile" e che le conseguenze di un'eventuale fusione sarebbero "tremende". Finora il governo giapponese ha detto che un'eventuale fusione non porterebbe al rilascio di dosi significative di materiale radioattivo. Secondo Goto invece i reattori di Fukushima-Daiichi sono sottoposti a aumenti di pressioni ben oltre i livelli previsti quando sono stati costruiti ed esiste il grave rischio di una esplosione con materiale radioattivo 'sparato' su un'area molto vasta, ben oltre l'area di evacuazione di venti chilometri imposta dalle autorità.

 

CAMPIONATO DI CALCIO FERMO

Il campionato di calcio giapponese si ferma per tutto il mese di marzo, dopo le devastazioni sismiche che hanno colpito il nord-est del Paese, per un totale di 41 partite cancellate. È quanto ha annunciato oggi la J-League, la Lega calcio professionistica nipponica, secondo cui saranno sospese tutte le partite delle prime due divisioni, J1 e J2, e le eliminatorie della Nabisco Cup, la Coppa di Lega giapponese.

DANNEGGIATO TEMPIO ZUIGANJI

È TESORO NAZIONALE

È ancora difficile avere notizie sui danni al patrimonio artistico giapponese dopo il devastante terremoto/tsunami che ha messo in ginocchio il nordest del paese. Tuttavia, alcune notizie cominciano a uscire. Lo Zuiganji, un tempio zen che è tesoro nazionale, presenta importanti danni. Lo scrive il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun.

REATTORE CENTRALE NUCLEARE

PERDE LIQUIDO RAFFREDDAMENTO

Il reattore numero due della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal terremoto/tsunami che venerdì ha devastato il nordest del Giappone, perde liquido di raffreddamento. L'ha affermato oggi la televisione pubblica Nhk.

 

ANCORA NON CONTATTATI

2 ITALIANI RESIDENTI

Sono due gli italiani residenti che ancora mancano all'appello in Giappone, a tre giorni dal violento sisma e dallo tsunami che ha colpito il Paese. Lo ha precisato l'Ambasciatore italiano Vincenzo Petrone, contattato da TMNews.

 

ESPLOSIONE CENTRALE

NUCLEARE, UN CONTAMINATO

Almeno uno degli operatori feriti oggi nell'esplosione avvenuta oggi al terzo reattore della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata nel terremoto/tsunami che venerdì ha devastato il nordest del Giappone, è risultato contaminato da radiazioni. L'afferma il sito internet del quotidiano Yomiuri shinbun. Si tratta di un tecnico di 23 anni.

 

AIEA: INTATTA LA GABBIA

DEL REATTORE TRE DI FUKUSHIMA

La gabbia di sicurezza del reattore tre della centrale nucleare Fukushima 1, dove oggi sono avvenute due esplosioni, è intatta. Lo riferisce l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) in un comunicato, in cui precisa di essere stata informata dall'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare e industriale.

RINVENUTI 2MILA CORPI

NELLA PREFETTURA DI MIYAGI

Circa 2mila corpi sono stati trovati oggi oggi nella prefettura di Miyagi. Lo scrive l'agenzia di stampa nipponica Kyodo. La scoperta rende sempre più catastrofico il bilancio umano del terremoto/tsunami che ha colpito il nordest del Giappone venerdì.

CANCELLATI I MONDIALI

DI PATTINAGGIO A TOKYO

La Federazione internazionale di pattinaggio ha annunciato oggi la cancellazione dei Campionati del mondo di pattinaggio artistico, in programma a Tokyo dal 21 al 27 marzo, dopo il violento sisma che ha colpito venerdì scorso il Giappone.

NUOVO BILANCIO POLIZIA

5.000 MORTI

Sono almeno 5.000 le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il nordest del Giappone, secondo l'ultimo bilancio della polizia giapponese. Nella sola prefettura di Miyagi, una di quelle investite dallo tsunami, i soccorritori hanno ritrovato oggi circa 2.000 cadaveri. Secondo le aspettative, il bilancio finale dovrebbe superare le 10.000 vittime.

TEPCO, REATTORI N.1 E 2

FUKUSHIMA FUORI PERICOLO

I reattori num.1 e 2 dell'impianto nucleare giapponese di Fukushima-Daiichi sono fuori pericolo. Lo rende noto la società che gestisce l'impianto, Tepco, secondo l'agenzia Kyodo News.

NUOVE ESPLOSIONI A FUKUSHIMA

Due nuove esplosioni nel reattore 3 della centrale nucleare di Fukushima 1, ferendo undici persone. L'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha spiegato che le due esplosioni sono state causate dall'idrogeno.

PAURA DI CATASTROFE NUCLEARE

La paura di una catastrofe nucleare dunque non è scongiurata anche se la situazione appare per ora sotto controllo nelle altre due centrali che ieri destavano preoccupazione, cioè quelle di Onagawa e Tokai dove sono di nuovo in funzione gli impianti di raffreddamento. Sono entrate in stato d'emergenza per guasti che potrebbero compromettere il raffreddamento del nocciolo.

BILANCIO PROVVISSORIO: 1.351 MORTI

Il bilancio provvisorio è di 1.351 morti ma il timore è che i cadaveri alla fine possano essere oltre 10mila.

CROLLA LA BORSA DI TOKYO

A provocare nuove paure sul fronte economico c'è poi il disastro della Borsa di Tokyo che ha riaperto oggi con pesanti ribassi e ha chiuso la seduta a -6,18%, un crollo prevedibile ma che ugualmente intimorisce per il futuro della seconda economia mondiale. La Banca del Giappone ha iniettato 15.000 miliardi di yen nel mercato finanziario (131,6 miliardi di euro); aveva annunciato ieri che sarebbe intervenuta subito e con decisione per far fronte alle conseguenze della catastrofe sui circuiti finanziari. La catastrofe naturale potrebbe costare alle assicurazioni fino a 34,6 miliardi di dollari, secondo una prima stima diffusa ieri da AIR Worldwide, specializzata nella valutazione del rischio.

TOYOTA, NISSAN E HONDA

SOSPENDONO LA PRODUZIONE

Tre grandi aziende automobilistiche giapponesi, Toyota, Nissan e Honda, hanno deciso di interrompere la produzione nelle fabbriche presenti nel Paese. La Toyota, la più grande casa automobilistica mondiale, ha in Giappone 12 impianti, la Nissan tre. La Honda ha fatto sapere che la decisione presa interromperà la produzione di 4.000 veicoli al giorno. Lo si legge sul sito della Bbc.

APPRENSIONE PER 5 ITALIANI

Sono cinque gli italiani residenti nelle aree devastate da terremoto e tsunami che mancano ancora all'appello. E se è vero che è sceso il numero dei connazionali con i quali non è stato possibile stabilire alcun contatto (ieri sera erano 17), cresce la preoccupazione per quei pochi che ancora non si sono fatti vivi a quasi tre giorni dal disastro.

PAURA PER PIOGGIA RADIOATTIVA

Dopo la nube contaminata, ora si teme la pioggia radioattiva. Il copione della centrale di Fukushima, la prima in cui si è dovuto ricorrere al rilascio controllato del vapore, oggi si è ripetuto nelle centrali di Onegawa e in quella di Tokai. Il vento sta trascinando le nubi verso Est, sull'Oceano Pacifico, ma per domani sera si prevede la pioggia, che potrebbe far precipitare al suolo gli isotopi radioattivi.

RIENTRATI A FIUMICINO I PRIMI ITALIANI

"Spaventoso". È la parola ripetuta più spesso oggi dai primi italiani rientrati a Roma da Tokyo dopo il violentissimo terremoto che ha scosso il Giappone. Ancora provati dalla brutta esperienza, i nostri connazionali, una ventina, per lo più turisti ma anche uomini d'affari in viaggio di lavoro, hanno raccontato al loro arrivo all'aeroporto di Fiumicino quei terribili momenti vissuti durante il terremoto. "Quando c'è stata la prima scossa eravamo ad Akiabara, il quartiere tecnologico di Tokyo - ha detto Marianna Santoni, di Foligno, in provincia di Perugia - Per fortuna in quel momento ci trovavamo in strada. ". "I telefoni, nel momento in cui c'è stato il terremoto, erano inutilizzabili e così - ha riferito Marta Cosentino, di Lauria, in provincia di Potenza - abbiamo subito informato i nostri parenti servendoci della rete".

SI BLOCCA IMPIANTO REATTORE TOKAI

L'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Tokai, nella prefettura di Ibaraki (a 120 chilometri da Tokyo), si è bloccato. Lo riferisce il comando dei vigili del fuoco, citati dall'agenzia Kyodo.

POLIZIA: OLTRE 3MILA MORTI E DISPERSI

Le vittime e i dispersi hanno superato nel complesso quota 3mila. Lo dice la polizia nazionale citata dall'agenzia Kyodo.

EVACUATE QUASI 700MILA PERSONE

Sono quasi 700.000 le persone evacuate dopo il terremoto che ha sconvolto il Giappone. Lo ha reso noto l'Onu. "Circa 380.000 persone sono state evacuate dalle zone interessate dal sisma e dallo tsunami e ora ospitate in 2.050 centri" ha indicato l'Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari dell'Onu (Ocha). "Le autorità hanno inoltre evacuato 210.000 persone che vivono in un raggio di 20 chilometri intorno alla centrale di Fukushima" ha aggiunto l'Ocha, citando l'Organizzazione internazionale dell'energia atomica (Aiea).

AIEA, EMERGENZA IN ALTRA CENTRALE

Decretato lo stato d'emergenza in una seconda centrale nucleare in Giappone, colpita dal devastante terremoto di venerdì. Lo ha reso noto l'Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica). "Le autorità giapponesi - scrive un comunicato dell'agenzia dell'Onu, che ha sede a Vienna - hanno informato l'Aiea che il primo (cioè il più basso) stato d'allerta è stato deciso nella centrale di Onagawa dalla Tohoku Electric Power Company". Secondo le autorità giapponesi, riferisce l'Aiea, i tre reattori del sito nucleare di Onagawa "sono sotto controllo" e "l'allerta è stato dichiarato per il fatto che i livelli della radioattività registrati sono superiori ai livelli autorizzati nell'area vicino alla centrale".

BORSE TOKYO E OSAKA OPERATIVE

Le Borse di Tokyo e Osaka avranno domani apertura regolare, testando così il ritorno alla normalità.

FUMO ANCHE DA CENTRALE MIYAGI

L'uscita di fumo è stata anche segnalata da un'altra centrale nucleare della prefettura di Miyagi. Lo riferisce la tv pubblica Nhk.

ENERGIA RAZIONATA DA DOMANI A FINE APRILE

Da domani alla fine di aprile l'energia sarà razionata con black-out programmati in vaste zone del Giappone, compresa la capitale Tokyo. L'annuncio è stato dato oggi dal premier Naoto Kan in una conferenza stampa. In seguito la società elettrica giapponese Tokyo Electric Power Co. (Tepco) ha precisato che il razionamento riguarderà l'area che comprende, oltre alla capitale, le prefetture di Chiba, Gunma, Ibaraki, Kanagawa, Tochigi, Saitama, Yamanashi e Shizuoka. Secondo l' agenzia Kyodo, circa il 27% dell' energia prodotta dalla compagnia proviene dai reattori nucleari di Niigata e da quelli di Fukushima, che sono stati danneggiati dal terremoto di venerdì scorso.

LO TSUNAMI "SVEGLIA" IL VULCANO

Dopo lo Tsunami e con l'allarme nucleare in corso, ha ricominciato a svegliarsi il vulcano giapponese Shinmoedake dopo due settimane di inattività. Cenere e lapilli si intravedono da quattro chilometri di distanza nell'aria, raccontano testimoni locali. Il vulcano, dall'altezza di 1.421 metri, si era risvegliato dopo 52 anni a gennaio scorso, poi il primo marzo dopodichè era tranquillo da due settimane. È probabile che proprio lo Tsunami abbia stimolato la sua attività. Le autorità intanto mantengono il livello di 'warning' a tre su 5 e hanno bloccato l'accesso alla montagna.

SI RAFFREDDERÀ

ANCHE TERZO REATTORE

Si utilizzerà acqua di mare per il raffreddamento di un terzo reattore di Fukushima I. Lo ha riferito la Jiji press citando la Tepco.

70% DI PROBABILITÀ PER UNA NUOVA

SCOSSA DI MAGNITUDO

I sismologi giapponesi si aspettano una nuova scossa di magnitudo 7, nel contesto delle scosse di assestamento seguite a quella di magnitudo 9 di venerdì. "C'è il 70% di possibilità che si verifichi una scossa di grado 7 o più elevata", ha spiegato Takashi Yokota, direttore del servizio sismologico dell'Agenzia meteorologica giapponese.

 

AMB. PETRONE, "NON SAPPIAMO

NULLA DI SEI ITALIANI"

Non si sa nulla di sei italiani che risiedono nel Giappone colpito dal sisma. A fare il punto sulla situazione è Vincenzo Petrone, ambasciatore italiano a Tokyo. Vi era preoccupazione per 29 tra gli iscritti all'anagrafe all'estero, e ne sono stati localizzati 19. "Ne restano 10 -ha spiegato Petrone- ma per quattro di loro siamo tranquilli. Il quadro critico riguarda altri sei, localizzati nelle quattro prefetture interessate dal sisma: non siamo riusciti a contattarli. Non risultano ricoverati negli ospedali nè registrati tra le vittime e questo è positivo; ma ciò non esclude che siano dispersi".

 

AMB.FRANCIA INVITA

A LASCIARE TOKYO

L'ambasciata di Francia a Tokyo invita i propri cittadini a lasciare Tokyo e la sua regione, per i rischi collegati al terremoto, incluso "il rischio di contaminazione".

 

KAN, NON SARÀ

UN'ALTRA CERNOBYL

Il premier giapponese Naoto Kan ha affermato oggi che "non ci sarà un'altra Cernobyl", in riferimento ai timori su un'emergenza nucleare come conseguenza dei danni causati dal terremoto.

 

KAN, DA DOMANI

ELETTRICITÀ RAZIONATA

Da domani il Giappone razionerà l'erogazione di energia elettrica. Lo ha comunicato primo ministro Naoto Kan.

 

PREMIER, "SITUAZIONE CENTRALE

FUKUSHIMA È GRAVE"

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima resta grave. Lo ha detto il premier giapponese, Naoto Kan.

 

KAN, MOMENTO PIÙ DIFFICILE

DOPOGUERRA

"È il momento più difficile dalla fine della Seconda guerra mondiale: chiedo a tutti la massima unità". È l'appello lanciato dal premier giapponese Naoto Kan, parlando alla Nazione.

 

AMBASCIATA: CONTATTATI

24 RESIDENTI ITALIANI SU 30

L'ambasciata italiana in Giappone è ormai riuscita a mettersi in contatto con 24 connazionali sui 30 residenti nelle prefetture colpite dal sisma di venerdì. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Tokyo, precisando che "per quanto riguarda i non residenti, è stato stabilito un contatto con 11 di essi sui 12" di cui l'ambasciata ha avuto segnalazione.

 

DANNI A BARRE

COMBUSTIBILE REATTORE

Le barre di combustibile al reattore n.3 di Fukushima hanno subito danni. I tentativi di evitarlo, ha riferito il ministro dell'Economia e dell'Industria nipponico, "non hanno avuto effetti".

 

ALLARME TSUNAMI

DECLASSATO AD ALLERTA

L'Agenzia meteorologica giapponese (Jma) ha declassato l'allarme tsunami su tutte le coste dell' arcipelago, che adesso sono soggette ad 'allertà per onde non superiori al mezzo metro di altezza.

 

BBC; A SENDAI MANCANO CIBO

ACQUA E BENZINA

Mancano cibo, acqua e carburante a Sendai, il capoluogo della prefettura più duramente colpita dallo tsunami nel nord-est del Giappone. Lo ha constatato l'inviata a Sendai della Bbc, che ne dà notizia nel suo sito internet. Lunghe code di persone si sono formate davanti ai pochi negozi aperti e file ancora più lunghe di veicoli bloccano le strade che portano alle stazioni di rifornimento di carburante. Migliaia di sfollati hanno trascorso un'altra notte al freddo, in rifugi di fortuna, sulla costa nord-orientale, sempre secondo la Bbc. Gli aiuti stanno arrivando solo ora in molte zone. "Abbiamo mangiato solo biscotti e un pò di riso", ha detto Noboru Uehara, un camionista di 24 anni, avvolto in una coperta per proteggersi dal freddo in un rifugio a Iwake. "Temo che rimarremo senza cibo", ha aggiunto.

 

SISMA GIAPPONE:

OLTRE 10.000 MORTI A MIYAGI

Sono più di 10.000 i morti stimati nella prefettura di Miyagi, una delle più colpite dal terremoto-tsunami di venerdì. Lo riferisce la tv pubblica, la Nhk, citando fonti della polizia. "Non ho alcun dubbio", ha detto Naoto Takeuchi, capo della polizia della prefettura di Miyagi, nel resoconto della Nhk, in relazione alla stima catastrofica. Il capoluogo Sendai, infatti, è stato devastato dall'onda anomala di oltre 10 metri di altezza e centinaia di corpi sono stati rinvenuti lungo le coste della prefettura. Il bilancio ufficiale, tuttavia, parla di poco più di 800 vittime, che fanno di Miyagi la prefettura più colpita.

 

2010-09-02

Esplode una piattaforma Allarme nel Golfo del Messico

Un'altra piattaforma petrolifera è esplosa nel Golfo del Messico: l'incidente è avvenuto 145 chilometri circa a sud della baia di Vermilion, lungo la costa centrale della Lousiana. Elicotteri, aerei e mezzi navali sono diretti verso la zona dell'esplosione. L'esplosione - di cui non si conosce la causa - ha scaraventato in mare diversi operai ma tutti sono stati rintracciati. Uno dei 13 operai che lavorava sulla piattaforma sarebbe rimasto ferito, ha reso noto la Cnn, citando un portavoce della Guardia Costiera.

Gli altri lavoratori presenti sulla piattaforma al momento dell'esplosione si sono tuffati in acqua, con tute speciali di sicurezza.

I soccorritori sono all'opera per spegnere l'incendio.

Non c'è stata "alcuna fuoriuscita di petrolio", fa sapere per rassicurare sulla situazione la Mariner Energy, proprietaria della Vermilion Bay. Lo riferisce la Cnn. In una nota diffusa alla stampa, la società specifica che "le cause dell'incidente non sono conosciute".

02 settembre 2010

 

 

 

 

2010-08-04

Marea nera, la Bp: la falla è stata tappata

L'operazione "Static Kill", dopo 106 giorni, avrebbe messo fine all'emergenza nel Golfo del Messico, almeno per quanto riguarda i rischi di una nuova fuga di petrolio. Così riferisce la Bp.

L'intervento compiuto all'alba di oggi 4 agosto sarebbe riuscito e il pozzo sottomarino da cui si è sprigionata la marea nera è stato chiuso. La falla petrolifera che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata quindi tappata con l'iniezione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina. Una operazione che non era mai avvenuta a tali profondità.

Secondo il New York Times on line circa tre quarti del greggio che si è riversato nel Golfo del Messico attraverso il pozzo della Bp chiuso oggi dopo oltre tre mesi dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, è già stato eliminato. Il quotidiano cita un rapporto delle autorità statunitensi. Il 26% circa del greggio fuoriuscito dal pozzo Macondo della Bp, quasi 5 milioni di barili (oltre 780 milioni di litri) si troverebbe infatti ancora in mare. Il resto è evaporato, è stato recuperato oppure è stato eliminato dai batteri che si trovano nel mare, in base al rapporto citato dal quotidiano.

Tutto iniziò il 20 aprile con un'esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon, della società svizzera Transocean ma gestita dalla britannica BP. Undici i morti. La piattaforma, poi andata a affondo due giorni dopo, è a una settantina di chilometri dalle coste della Louisiana ed estrae petrolio dal pozzo Macondo, che si trova a 1.500 metri di profondità. Il pozzo raggiunge una profondità di 4 mila metri.

04 agosto 2010

 

 

 

Corruzione per il terremoto Indagati interrogati a L'Aquila

L'accusa è corruzione per la ricostruzione del dopo terremoto. Al Tribunale dell'Aquila oggi si sono svolti gli interrogatori per le cinque persone coinvolte nei fatti di corruzione, legati alla ricostruzione post-sisma. Al Palazzo di giustizia di Bazzano si sono presentati Ezio Stati, ex consigliere regionale Dc e attuale esponente di spicco del Pdl, agli arresti nel carcere dell'Aquila; l'ex deputato di Fi Vincenzo Angeloni, medico odontoiatra di Avezzano (detenuto a Regina Coeli) e Sabatino Stornelli, amministratore delegato di Selex service management, società di Finmeccanica, al quale è stato imposto l'obbligo di dimora nel comune di Roma.

Presenti anche Daniela Stati, figlia di Ezio, e assessore dimissionario alla Protezione civile regionale, e il suo compagno Marco Buzzelli, attualmente agli arresti domiciliari. Tutti loro si confrontano con l'accusa di corruzione.

Indagati ed arrestati hanno negato ogni addebito, rispondendo alle domande del Gip del tribunale dell'Aquila e basando la difesa sul fatto che le intercettazioni sono state fraintese. Tanto è vero che gli interrogatori dei coinvolti nell'inchiesta per le presunte tangenti sui lavori per la ricostruzione post terremoto sono diventati lunghissimi.

L'avvocato Antonio Milo ha formulato la richiesta di scarcerazione per l'ex deputato di Forza Italia Vincenzo Angeloni, il primo dei cinque indagati a comparire davanti al Gip al tribunale di Bazzano (L'Aquila). "Compatibilmente con il segreto istruttorio - ha spiegato Milo - possiamo dire che Angeloni ha respinto le interpretazioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche che è stata data dalla Procura. Ha dato un'esegesi, un'interpretazione alternativa che noi riteniamo convincente e ha indicato dei testimoni proprio per riscontrare il tipo di dialogo effettivamente posto in essere e spiegare il senso". "Angeloni - ha proseguito Milo - esclude in maniera categoria di aver avuto rapporti con la società che farebbe capo, secondo l'interpretazione accusatoria all'indagato Stornelli. Con Abruzzo Engineering - ha sottolineato - Angeloni non ha avuto alcun tipo di rapporto di affari, né lecito, né illecito".

03 agosto 2010

 

2010-07-28

Tokio, esplode petroliera giapponese "Si teme un attacco esterno"

Una petroliera giapponese è stata danneggiata da un'esplosione vicino allo stretto di Hormuz, nelle acque fra l'Oman e l'Iran e si teme che sia stato un attacco. La società proprietaria, la Mitsui Osk, ha riferito al ministero dei Trasporti nipponico che l'episodio, che ha registrato un solo ferito, potrebbe essere stato causato da un attacco esterno, mentre dal cargo di grande stazza non c'è stata fuoriuscita di greggio.

Sulla petroliera, in base a quanto detto da Yuki Shimoda, capo della divisione marittima del ministero dei Trasporti nipponico, c'è un equipaggio di 31 unità, tra marinai filippini (16) e indiani (15), e allo stato risulta esserci solo un ferito peraltro "non grave". Alcuni componenti d'equipaggio, nel resoconto della Mitsui Osk, avrebbero visto un "forte bagliore" all'orizzonte poco prima dell'esplosione, lasciando ipotizzare alla compagnia un possibile "attacco", anche in relazione al possibile ruolo delle attività di pirateria, il cui baricentro è però spostato più a sud, verso le coste somale.

Il supertanker M.Star, da 270.000 tonnellate (in base alle prime indicazioni), aveva appena fatto carico di greggio negli Emirati arabi uniti ed era diretto a Chiba, nel Golfo di Tokyo. "Le cause sono ancora tutte da chiarire", ha continuato Shimoda. L'esplosione è avvenuta alle 5,30 locali di questa mattina (in piena notte, 00,30 nel Golfo e 10.30 di ieri sera in Italia).

28 luglio 2010

 

 

2010-07-27

Marea nera, Bp caccia il ceco Tony In ottobre arriva Bob Dudley

L'amministratore delegato del gruppo petrolifero britannico, Tony Hayward, criticatissimo per la gestione della marea nera nel Golfo del Messico, lascerà le sue funzioni ad ottobre e sarà sostituito dallo statunitense, Bob Dudley. Lo ha annunciato la compagnia.

In un comunicato che contiene anche i dati sugli utili, la Bp ha spiegato che la decisione sull'avvicendamento è stata presa a seguito di un "accordo consensuale". Bp ha inoltre reso noto di essersi fatta carico, per la marea nera nel Golfo del Messico, di 32,2 miliardi di dollari (24,7 miliardi di euro) di spese al netto delle tasse; la compagnia prevede inoltre di vendere asset fino a 30 miliardi di dollari (23 miliardi di euro) nei prossimi diciotto mesi.

Bp ha precisato che Dudley - che da giugno supervisiona le operazioni per contrastare la marea nera - si stabilirà a Londra per assolvere il suo incarico e passerà le sue attuali mansioni negli Stati Uniti a Lamar McKay, presidente di Bp America. Hayward rimarrà nel consiglio di amministrazione fino al 30 novembre e la compagnia intende assegnargli l'incarico di direttore non esecutivo di Tnk-Bp, la sua joint-venture russa.

27 luglio 2010

 

 

 

 

2010-07-26

Iran, la Ue approva nuove sanzioni. Colpito il settore energetico

I 27 ministri degli Esteri dell'Unione europea, riuniti a Bruxelles, hanno adottato una serie di sanzioni senza precedenti contro l'Iran, che colpiscono soprattutto il settore energetico del Paese. Le sanzioni per indurre Teheran a rinunciare al programma nucleare vanno ben oltre il pacchetto approvato il 9 giugno dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. "Si tratterà del pacchetto di sanzioni più severe che l'Ue abbia mai adottato contro l'Iran o qualunque altro paese", hanno sottolineato alcuni diplomatici europei.

La novità consiste proprio nell'obiettivo delle sanzioni, che puntano a indebolire il settore delle industrie del gas e petrolio, con l'introduzione di un divieto di nuovi investimenti in questi campi, così come di un divieto di assistenza tecnica e di trasferimento di tecnologie. L'Iran, pur essendo il quarto produttore mondiale di greggio, importa fino al 40% del suo fabbisogno di benzina, poiché non possiede raffinerie sufficienti a soddisfare la domanda interna. Le conseguenze delle sanzioni saranno evidenti anche sul settore del trasporto merci, con controlli rafforzati in tutti i porti e gli scali europei. Ridotti gli spazi per gli scambi commerciali, sarà esteso il divieto di attività a nuove banche iraniane e negati i visti d'ingresso a numerose personalità.

26 luglio 2010

 

 

 

 

 

"È una bomba a orologeria nel Mediterraneo"

di Rachele Gonnellitutti gli articoli dell'autore

Cinque pozzi Bp in 50mila chilometri quadrati potrebbero tradursi in cinque maree nere nel Mediterraneo. Greenpeace non è preoccupata?

"Siamo in allarme - risponde Giorgia Monti, responsabile Mare di Greenpeace Italia - da quando due settimane fa abbiamo ricevuto le prime indiscrezioni su questo nuovo progetto di ricerca di idrocarburi nel Mediterraneo. Il disastro nel Golfo del Messico dimostra che la trivellazione in acque profonde resta estremamente rischiosa. Nel Mediterraneo, che è già uno dei mari più inquinati del Pianeta e soprattutto è un mare chiuso, senza forti correnti, un disastro di quel genere avrebbe conseguenze senz’altro peggiori. Si tratta di una bomba ad orologeria".

Però non ci sono solo le esplorazioni in Libia. La Bp ha firmato pochi giorni fa anche un accordo per impianti offshore in Egitto...

"Ciò che inquieta di più è che le compagnie stanno concentrando la loro attività nel bacino orientale del Mediterraneo: non c’è solo la Libia e l’Egitto ma la Tunisia, Cipro, la Croazia, Malta. Non si tratta di grandi stati federali e democratici come l’America, con opinioni pubbliche capaci di reagire, fare resistenza, chiedere risarcimenti, come è già più possibile nei Paesi che si affacciano sul lato occidentale del Mediterraneo. Invece è proprio là che i petrolieri hanno stabilito la loro nuova Frontiera, dove ritagliare i propri investimenti".

Quale rischio corrono le nostre spiagge?

"Il nostro è un mare che subisce già una fortissima pressione antropica perché le zone costiere sono ovunque fortemente popolate, oltretutto con scarsi impianti di depurazione delle acque reflue. Non solo. Si stima che il 30 percento di tutto il traffico di idrocarburi del mondo passi dal Mediterraneo. Si sa che ci sono molte micro perdite nelle attività di scarico e carico nei porti, attività illegali come il lavaggio a mare di cisterne. Essendo un mare chiuso, con poca ossigenazione dagli oceani, disastri come l’affondamento della petroliera Haven fuori dal porto di Genova che è l’incidente più grave mai accaduto e risale al 1991 non è ancora smaltito. Il fondale marino è ancora contaminato dal catrame, residuo dello sversamento di oltre 140 mila tonnellate di greggio. Si può capire come possano allarmare tutti questi nuovi pozzi di ricerca che stanno sorgendo come funghi".

Se ci fosse una perdita negli impianti Bp in Libia sarebbe indennizzato solo Gheddafi. Come potrebbero tutelarsi gli altri Paesi rivieraschi come l’Italia?

"Certo, non avrebbe nessun tipo di responsabilità legale nei confronti dei Paesi limitrofi, non esistendo alcuna norma internazionale di reato ambientale e quindi neanche di risarcimento danni. È sempre difficile quantificare i danni all’ambiente, ancor più ottenere dei risarcimenti corposi come ha dimostrato il caso della Exxon in Alaska. In questo caso poi sarebbe solo Gheddafi a stabilire il danno, come pure i controlli di sicurezza da garantire".

Come si potrebbe aumentare i controlli?

"In Brasile e in Norvegia ad esempio esistono leggi che prescrivono come obbligatori sistemi di blocco automatico dei pozzi e comandi a distanza nelle piattaforme offshore. Negli Usa invece la lobby petrolifera negli anni scorsi è riuscita a bloccare una normativa analoga con la scusa che questi sistemi sarebbero stati onerosi. In realtà scongiurare il disastro della Deepwater Horizon sarebbe costato quanto il canone d’affitto di un giorno della stessa piattaforma".

Per salvare il mare cosa si dovrebbe fare?

"Deve essere chiaro che investire sul petrolio è una follia. La risorsa sta finendo e si stanno cercando giacimenti in zone sempre più incontaminate e irraggiungibili. Nel mare più in profondità si va e più siamo di fronte ad ecosistemi estremamente fragili, neanche del tutto studiati, com’è per le montagne nel Canale di Sicilia. Quando anche i giacimenti più estremi saranno esauriti, cosa faremo? e in quale ambiente contaminato ci troveremo? È chiaro che la strada è un’altra, è quella ad esempio dell’efficienza energetica. E intanto si deve creare una rete di riserve marine inviolabili, protette da regole nazionali e internazionali".

26 luglio 2010

 

 

 

 

2010-07-25

La Bp trivellerà nel mare libico a 500 km dalla Sicilia

Mentre non si placano le polemiche sulla marea nera nel Golfo del Messico, il gruppo petrolifero britannico British Petroleum annuncia che inizierà "entro le prossime settimane" una nuova perforazione al largo della Libia nel Golfo della Sirte, in pieno Mediterraneo.

La notizia, anticipata dal Financial Times, confermata da un portavoce Bp: secondo un accordo con Tripoli del 2007, c'è l'autorizzazione per cinque perforazioni. Esse avranno luogo ad una profondità leggermente superiore a quella riguardante la piattaforma esplosa al largo della Louisiana.

24 luglio 2010

 

 

 

 

 

2010-07-15

Marea nera. Bp: fermata per la prima volta la perdita

La perdita di petrolio del pozzo Macondo nel Golfo del Messico è stata fermata per la prima volta da aprile. Lo ha annunciato Bp Le valvole della nuova struttura di contenimento sono state tutte chiuse e il petrolio non fuoriesce più, secondo quanto ha annunciato il vice-presidente di Bp Kent Wells. Il risultato è il frutto del test sulla pressione del pozzo cominciato da poco.

 

La notizia del blocco della falla sulla piattaforma Bp ha fatto impennare i titoli della compagnia petrolifera britannica negli ultimi minuti delle contrattazioni a New York. Il titolo è salito del 7% a 38,92 verso la chiusura della borsa.

15 luglio 2010

 

 

 

 

Marea nera, una perdita ritarda ancora il test su nuovo "tappo"

Una perdita in una condotta ad alta pressione ha nuovamente ritardato l'avvio del test di tenuta del nuovo tappo posizionato lunedi da Bp che dovrebbe fermare la fuoriuscita di greggio dalla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico.

L'ammiraglio Thad Allen, che supervisiona l'intervento, ha dichiarato che, con il nuovo tappo, ogni sei ore sarà controllato il funzionamento della nuova copertura; una volta avviato, il test si concluderà dopo 48 ore, quando si vedrà se il nuovo tappo sarà in grado di contenere l'intera perdita del pozzo, che dal 20 aprile versa in mare tra i 35.000 e i 60.000 barili di greggio al giorno. Per testare il nuovo tappo, la Bp ha chiuso i tubi che dalle navi di appoggio aspirano il greggio, in modo che l'intero gettito finisca nel nuovo tappo. I robot sottomarini hanno chiuso lentamente le tre valvole; una perdita è stata registrata in cima alla copertura, ma il danno è stato riparato.

Intanto, i biologi statunitensi lanciano l'allarme: i danni provocati dalla marea nera sono stati sottostimati dal governo.

Almeno 300-400 pellicani e centinaia di altri uccelli marini che avevano fatto delle coste della Louisiana il loro habitat sono ora ricoperti di petrolio; decine quelli a esserlo "dalla testa alla coda". Oltre 3.000 uccelli, lungo le coste del Golfo, sono morti o hanno subito gravi danni dalla fuoriuscita del greggio.

15 luglio 2010

 

 

 

 

 

2010-07-13

Marea nera, la Bp installa un nuovo tappo. La First Lady: "Turisti, non lasciate la Florida"

La Bp è riuscita a posare il nuovo 'tappò sul pozzo di petrolio nei fondali del golfo del Messico. La copertura dovrebbe riuscire a contenere integralmente la fuga dei milioni di litri di greggio che si riversano quotidianamente nell'oceano da oltre 3 mesi. Le prossime 48 ore saranno cruciali per capire se l'operazione ha avuto successo: le immagini diffuse sul sito internet del gruppo petrolifero britannico mostrano la posa del tappo sulla fuga di greggio a una profondità di 1.500 metri. Battezzato "Top Hat 10", il nuovo imbuto sostituisce il modello precedente che raccoglieva al massimo 25.000 barili di petrolio, contro i 35.000-60.000 che sgorgavano dal pozzo.

La Bp non ha voluto comunque garantire il successo del nuovo tentativo, sottolineando come questa operazione sia assolutamente eccezionale e senza precedenti "a questa profondità e in queste condizioni". "La sua efficacia e capacità di contenere il greggio e il gas non possono essere assicurate", mette in guardia la compagnia. Ma se dovesse funzionare, la Bp conta entro inizio agosto di riuscire a mettere in opera i due primi nuovi pozzi di soccorso che dovrebbero bloccare definitivamente la fuga di greggio. Nel frattempo è giunta in Florida la First Lady, Michelle Obama, che ha invitato i turisti a non abbandonare la costa del Golfo: "È importante per il resto del Paese sapere che questi posti continuano ad essere vivi e belli come lo sono sempre stati in precedenza". Sul fronte giuridico, il governo Usa ha annunciato una nuova moratoria sulle perforazioni offshore in profondità, per sostituire quella attualmente sospesa dal tribunale federale, perche "troppo estesa". La nuova moratoria sarà in vigore fino al 30 novembre.

13 luglio 2010

 

 

 

 

 

2010-06-22

Nucleare, la Consulta respinge ricorsi di Regioni "anti-atomo"

La Corte Costituzionale - secondo quanto si è appreso - ha rigettato i ricorsi sollevati da dieci Regioni sulla legge delega del 2009 sul nucleare, dichiarandoli in parte infondati e in parte inammissibili. Dopo che la Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi sollevati da dieci Regioni sulla legge delega del 2009 sul nucleare, dichiarandoli in parte infondati e in parte inammissibili cade anche l'ultimo ostacolo di rilievo per il ripristino dell'atomo in Italia.

A impugnare la legge n. 99 del 2009 che ha conferito al governo la delega per la riapertura degli impianti nucleari in Italia sono state Toscana, Umbria, Liguria, Puglia, Basilicata, Lazio, Calabria, Marche, Emilia Romagna e Molise. Anche il Piemonte aveva fatto ricorso alla Consulta che però la nuova giunta guidata dal leghista Roberto Cota ha deciso di ritirare.

Numerosi i profili di illegittimità della legge delega lamentati dalle Regioni. Al governo è stata contestata soprattutto l'assenza di intesa e raccordo con ciascuna delle Regioni interessate dalla scelta dei siti delle centrali; i criteri e le modalità di esercizio del potere sostituivo dell'esecutivo centrale in caso di mancato accordo; la possibilità di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale, soggette a speciali forme di vigilanza e di protezione; la procedura che prevede una autorizzazione unica (e non a livello locale) sulle tipologie di impianti per la produzione di energia nucleare rilasciata previa intesa della Conferenza unificata e dopo delibera del Cipe.

I giudici della Consulta, dopo aver ascoltato ieri in udienza pubblica gli avvocati delle Regioni e l'avvocato generale dello Stato per conto del governo, hanno affrontato la questione nella camera di consiglio. Sarà dalla lettura delle motivazioni della sentenza - scritte dal vicepresidente Ugo De Siervo - che si comprenderà quali siano le competenze che la Consulta ha ritenuto prevalenti nel settore del nucleare alla luce della riforma del titolo V della Costituzione.

La tutela dell'ambiente e della salute sono infatti di competenza statale, ma queste devono confrontarsi con le competenze regionali concorrenti in materia di energia e di governo del territorio. Quella di oggi non sarà comunque la parola definitiva della Consulta sul nucleare: oltre che sulla legge delega, i giudici costituzionali dovranno pronunciarsi anche sul decreto delegato del 15 febbario scorso, nel frattempo impugnato da alcune regioni (Emilia Romagna, Toscana e Puglia).

Ora, il primo passo necessario ad avviare la fase di ritorno dell'Italia al nucleare sarà quello di scegliere i siti che ospiteranno le centrali. Operazione per la quale, secondo il governo, ci vorranno circa tre anni. I criteri per la scelta sono stati dettagliati più volte: l'European Pressurized Reactor (EPR) di tecnologia francese - quello che sbarcherà in Italia - richiede zone poco sismiche, in prossimità di grandi bacini d'acqua senza però il pericolo di inondazioni e, preferibilmente, la lontananza da zone densamente popolate. Non a caso il decreto legislativo varato dal Consiglio dei ministri a dicembre, che mira a indicare le aree che potranno essere scelte dagli operatori per la costruzione delle prossime centrali nucleari, indica una serie di parametri ambientali, fra cui popolazione e fattori socio-economici, qualità dell'aria, risorse idriche, fattori climatici, valore paesaggistico e architettonico-storico.

Secondo il decreto, i siti che decideranno di ospitare le centrali potranno ottenere bonus sostanziosi, intorno ai 10 milioni di euro l'anno, destinati sia agli enti locali che ai residenti nelle zone in questione. Fra i nomi che puntualmente ritornano, al di là delle dichiarazioni contrarie di alcuni presidenti di Regione, ci sono quelli già scelti per i precedenti impianti, poi chiusi in seguito al referendum del 1987: Caorso, nel Piacentino, e Trino Vercellese (Vercelli), entrambi collocati nella Pianura Padana e quindi con basso rischio sismico ed alta disponibilità di acqua di fiume. Fra i luoghi più papabili, anche Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, che unisce alla scarsa sismicità la presenza dell'acqua di mare. Secondo altri, fra cui i Verdi e Legambiente, il quarto candidato ideale è Termoli, in provincia di Campobasso, mentre in altre circostanze si è fatto il nome di Porto Tolle, a Rovigo, dove c'è già una centrale a olio combustibile in processo di conversione a carbone pulito. Gli altri nomi che ricorrono più spesso sono Monfalcone (in provincia di Gorizia) Scanzano Jonico (Matera), Palma (Agrigento), Oristano e Chioggia (Venezia).

23 giugno 2010

 

 

 

 

2010-06-16

Marea nera, la guerra di Obama nel Golfo: "Adesso energie pulite"

BP pagherà i danni fino all'ultimo centesimo ma per evitare il ripetersi di una simile catastrofe occorre riformare il sistema dell'energia Usa. Così, nel suo primo discorso alla nazione dallo Studio ovale, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama ha difeso la risposta del governo alla crisi annunciando che il 90% della marea nera del Golfo del Messico sarà catturata entro qualche settimana. Obama ha aperto il suo intervento, durato 18 minuti, ricordando quanto è accaduto lo scorso 20 aprile, con l'esplosione della piattaforma di BP che ha causato "il peggior disastro ambientale" della storia americana. Obama ha dunque paragonato la marea nera ad una "epidemia" che "dovrà essere combattuta per mesi - ha detto - e perfino per anni". Obama incontrerà domani il presidente di BP, Carl-Henric Svanber, al quale imporra di "stanziare tutte le risorse necessarie per compensare i lavoratori e gli imprenditori massi in ginocchio dalla sconsideratezza della società". E il fondo "non sarà controllarto da BP - ha sottolineato il presidente degli Stati Uniti - ma sarà amministrato da una terza parte indipendente, per assicurare che tutti i legittimi reclami vengano rimborsati".

"La grande lezione della marea nera" è che le perforazioni petrolifere ormai comportano rischi enormi, quale che sia la regolamentazione. "Noi americani - ha ricordato il presidente - consumiamo il 20% del petrolio mondiale ma possediamo appena il 2% delle riserve mondiali". E questo spiega perche le compagnie petrolifere sono spinte a cercare il petrolio anche a 1500 metri di profondità sotto il mare. Obama ha poi paragonato la marea nera che insozza il Golfo del Messico a una "epidemia" che gli Stati Uniti saranno costretti a combattere per mesi e forse per anni.

Obama ha poi riconosciuto che la moratoria sulle trivellazioni offshore "crea delle difficoltà alle persone che lavorano sui pozzi" ma "per la loro sicurezza e per la sicurezza dell'intera regione - ha rimarcato - dobbiamo prima capire cosa sia effettivamente successo". Secondo l'inquilino della Casa Bianca, il disatro del Golfo è suonato come un "potente e doloroso campanello di allarme" sulla necessità di rendere gli Stati Uniti meno dipendenti dai carburanti fossili.

"Il futuro dell'energia pulita è adesso", ha affermato auspicando un appoggio bipartisan alla legge di riforma dell'energia. "Per decenni abbiamo saputo che i giorni del petrolio facile e a basso costo erano contati - ha insistito - e per decenni non siamo risciti ad intervenire con il senso di urgenza necessario: non possiamo consegnare ai nostri figli questo fardello". La nostra generazione, ha esortato, deve imbarcarsi "in una missione nazionale per spingere sull'innovazione americana e per controllare il nostro destino". Ognuno è chiamato a fare la sua parte e "l'approccio che mi rifiuto di accettare - ha concluso Obama - è quello dell'inerzia. Questa non è l'ultima crisi che dovremo affrontare e ciò che ci ha fatti sempre andare avanti è la nostra forza, la nostra resistenza e la nostra fede nel fatto che ci aspetta qualcosa di meglio se ci facciamo coraggio.

Questa sera preghiamo per questo coraggio".

Il presidente americano ha assicurato che gli Usa "combatteranno l'inquinamento con tutti i mezzi possibili e fin quando sarà necessario" e ha detto che la sua amministrazione "farà pagare alla Bp tutti i danni che questa azienda ha provocato". Barack Obama incontrerà questo pomeriggio alla Casa Bianca il presidente Carl-Henric Svanberg.

Obama ha poi confermato che imporrà alla società petrolifera britannica di costituire un fondo di garanzia per i risarcimenti alle vittime della marea nera di 20 miliardi di dollari su un conto bloccato. Una richiesta alla quale i vertici Bp non hanno ancora dato l'ok.

16 giugno 2010

 

 

 

2010-06-06

Marea nera, Obama quarta volta nel Golfo. Stasera discorso alla nazione

Nel corso della sua quarta visita nel Golfo del Messico, il presidente americano Barack Obama ha promesso agli abitanti della regione colpita dalla marea nera che la zona tornerà a essere addirittura meglio di quanto non fosse prima del disastro. Visitando le coste dell'Alabama, il presidente ha detto che la sua amministrazione farà il possibile, lavorando ogni giorno, affinché le comunità danneggiate economicamente possano risollevarsi.

Obama ha anche assicurato che il governo marcherà stretto la British Petroleum, responsabile della fuoriuscita di greggio nel Golfo, affinché risarcisca tutte le persone danneggiate. Il presidente ha poi invitato gli americani ad aiutare la zona visitando le spiagge locali: "Ce ne sono molte che non sono state colpite dalla chiazza di petrolio".

Questa sera alle 20 (le 2 di notte in Italia), il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si rivolgerà alla nazione con un discorso in diretta televisiva per illustrare ai cittadini gli sforzi compiuti dalla sua amministrazione per fermare la marea nera nel Golfo del Messico. È la prima volta dall'inizio del suo mandato che Obama si rivolge alla nazione dallo Studio Ovale. L'appuntamento avverrà poche ore dopo il rientro del presidente dal suo quarto viaggio nella zona del disastro ambientale, dove ha toccato con mano la contaminazione del greggio sulle coste della Louisiana, del Mississippi, dell'Alabama e della Florida.

15 giugno 2010

 

 

 

 

2010-06-03

Marea nera, la Bp ammette: "Non eravamo pronti ad affrontare il disastro"

Il numero uno della Bp, Tony Hayward, ha riconosciuto che la società petrolifera britannica "non era pronta" ad affrontare la gigantesca falla dal pozzo nel Golfo del Messico. In un'intervista, cui il Financial Times dedica l'apertura del quotidiano di oggi, il chief executive della British Petroleum afferma: "È indubbiamente vero che noi non avevamo gli strumenti che avremmo voluto avere nella nostra 'cassetta degli attrezzì". Hayward però ha sottolineato come la BP sia riuscita finora "con successo" a contenere la macchia di petrolio lontano dalla costa sud-orientale statunitense: "Considerando quanto era grande (la macchia), ce ne è scappata molto poca".

Inoltre, il capo della Bp ha sottolineato come l'esplosione del 20 aprile scorso sulla piattaforma avesse "una possibilità su un milione" di accadere, ma ammette che il rischio dovrebbe essere ridotto a uno su un miliardo. Una serie di grafici sull'impatto dell'incidente accompagna l'intervista: in essi si vede il crollo delle azioni Bp in borsa, il quantitativo di barili di petrolio fuoriusciti dal pozzo (stimati 3,3 milioni), i costi finora affrontati dalla Bp, pari a 990 milioni di dollari. accadere, ma ammette che il rischio dovrebbe essere ridotto a uno su un miliardo.

Intanto, il regista James Cameron ha detto che la Bp ha rifiutato la sua offerta di aiuto per contrastare la marea nera. "In queste ultime settimane ho visto, come tutti noi, con crescente orrore e angoscia, quel che sta accadendo nel Golfo e ho pensato che

questi imbecilli non sanno quello che fanno", ha detto il regista di Avatar e Titanic, che è anche un esperto esploratore di acque profonde.

03 giugno 2010

 

 

 

2010-05-30

Marea nera, "top kill" ha fallito: scatta il Piano D. Obama preoccupato

Top Kill ha ufficialmente fallito. Tre giorni dopo l'ultimo tentativo di bloccare il petrolio all'origine della Marea nera nel Giolfo del Messico, British Petroleum ha annunciato che anche l'ultimo tentativo di intervento si è concluso senza esito. La società sta già pensando a un nuovo piano di intervento, che potrebbe essere pronto non prima di quattro giorni. In tanto, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha nuovamente espresso la sua grande preoccupazione ed ha avvertito sui rischi di una nuova opzione.

Dopo tre giorni di tentativi non siamo riusciti a a contenere la fuoriuscita" del petrolio. "Abbiamo deciso di provare con un'altra opzione": così il direttore delle operazioni, Doug Suttles ha annunciato questa notte il fallimento di 'Top Kill', ovvero l'operazione altamente delicata e senza precedenti a questa profondità (1.500 metri) consistita nell'inviare nel pozzo 35.000 barili di liquidi e fango per bloccare e il flusso di petrolio e poi cementare la falla.

Tutte le speranze adesso sono riposte nella nuova opzione che i tecnici di BP stanno cercando di mettere a punto. Si tratta, in particolare, di sistemare una sorta di tappo o di mini valvola sopra la super-valvola che non ha funzionato nello scorso mese di aprile, collegandolo alla nave di appoggio in superficie con cui si spera di catturare gran parte del greggio e del gas in uscita dal pozzo danneggiato 40 giorni fa. Un'operazione molto delicata. "È una manovra non priva di rischi, e questa è la ragione per cui non è stata tentata prima", ha però avvertito Obama da Chicago, dove si trova con la famiglia.

Il gigante americano è sottoposto ad una forte pressione da parte dell'opinione pubblica americana e dall'amministrazione Obama, che sta tentando in ogni modo di allontanare ogni paragone con la gestione dell'uragano Katrina da parte del suo predecessore George W.Bush.

Il presidente Barack Obama venerdì è volato nuovamente in Louisiana, lo Stato più colpito dalla marea nera da dove ha annunciato che "triplicherà gli effettivi" dispiegati nelle regioni costiere investite dalla catastrofe ecologica. Obama ha anche promesso agli abitanti della Louisiana che "non saranno lasciati soli" e che il governo lavorerà fino a quando la fuoriuscita non sarà fermata e tutte le spiagge ripulite.

Il disastro è cominciato lo scorso 20 aprile dopo l'esplosione della piattaforma off-shore Deepwater Horizon, di proprietà di Bp. Il colosso petrolifero ha da allora stimato la fuoriuscita in circa 800.000 litri di petrolio al giorno, ma un rapporto del governo diffuso due giorni fa ha trovato che l'entità del danno sarebbe molto più grave, da due a cinque volte tanto.

30 maggio 2010

 

 

 

 

2010-05-14

Marea nera, disastro dodici volte più grave

La quantità di greggio riversata nel Golfo del Messico dal pozzo sottomarino della Bp potrebbe essere dodici volte superiore a quanto stimato dalla compagnia petrolifera britannica: questa la conclusione alla quale sono giunti gli esperti che hanno esaminato il primo video della fuga di petrolio, le cui immagini sono state diffuse ieri.

Come riporta il quotidiano britannico The Guardian, il limite massimo potrebbe essere di 70mila barili giornalieri, contro i 5mila stimati dalla Bp: equivalenti a un disastro come quello causato dal naufragio della Exxon Valdez ogni quattro giorni. La Bp dal canto suo non cambia parere e si affida alle immagini satellitari e all'osservazione dell'acqua, ritenendo impossibile effettuare una stima affidabile in base alle immagini sottomarine.

Rispetto al disastro della "Exxon Valdez", nel 1989, la Casa Bianca sembra aver imparato una importante lezione: collaborare con le compagnie petrolifere per la soluzione del problema, anche se ciò limita la sua libertà di azione. Allora, come riporta il quotidiano statunitense The Washington Post, l'Amministrazione tenne la Exxon a dovuta distanza, limitandosi a discussioni su aspetti puramente tecnici: oggi, Casa Bianca e Bp sono costretti alla cooperazione, anche perché il successo o il fallimento delle iniziative del governo federale dipende dagli esperti e dalla tecnologia della compagnia.

Di qui la decisione di Washington - pur non avara di critiche verso la Bp, alla quale ha intimato di pagare i danni derivanti dal disastro - di insediare alcuni scienziati statunitensi nel quartier generale della compagnia a Houston, tra cui il direttore dell'Istituto di Rielvazione Geologica. Anche perché il Pentagono ha già fatto sapere di non avere alcun mezzo o strumento utile per affiancare o sostituire quanto la Bp ha già dispiegato nella zona, e dunque l'Amministrazione è di fatto costretta a fidarsi di quanto la compagnia sta già facendo. Secondo un sondaggio del Pew Center tuttavia quanto fatto finora non è sufficiente: per il 54% degli intervistati la reazione dell'Amministrazione al disastro è stata appena sufficiente o scarsa, percentuale che sale al 64% nel caso della Bp.

14 maggio 2010

2010-05-12

Obama tassa le compagnie petrolifere: un centesimo a barile contro l'inquinamento

Una tassa supplementare di un centesimo di dollaro a barile a carico delle compagnie petrolifere per finanziare la sicurezza: lo propone il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

I fondi supplementari raccolti con la nuova tassa, stimati in 118 milioni di dollari l'anno, andranno in un fondo destinato a un programma di risposta ai rischi di marea nera. L'Amministrazione Obama suggerisce inoltre di alzare a 1,5 miliardi di dollari il tetto per gli indennizzi.

12 maggio 2010

 

 

 

2010-05-11

Usa, contro la marea nera in mare capelli e peli

di Rachele Gonnellitutti gli articoli dell'autore

Cercasi idee per fermare gigantesca falla in piattaforma di trivellazione marina. Siamo a questo, ormai, per il disastro Deepwater Horizon, l'impianto offshore andato a fuoco e crollato nel Golfo del Messico lo scorso 20 aprile e che continua a sversare nel mare 60 tonnellate di greggio al giorno. O forse persino il doppio - le potenzialità del pozzo sono pari a 150 tonnellate - con danni ancora imprevedibili sull'ecosistema marino e sull' economia del delta del Mississipi. L'esperimento di calotta in acciaio da cementare in profondità per il pompaggio del petrolio in una nave cisterna, tentato domenica, si è rivelato un fallimento totale. La calotta non è riuscita neppure a scendere giù, dove "erutta" la testa di pozzo. La Bp ha dato la colpa ad un inconveniente chimico: la creazione di cristalli di idrato che hanno fatto galleggiare il marchingegno come in una bolla.

VIDEO

La fiera dei rimedi

Doug Suttles, direttore operativo della compagnia petrolifera, ha detto che adessso saranno tentate "operazioni parallele", nel senso che non si sa più quali peschi prendere, morti o vivi che siano. Un'idea è quella di insufflare nel mare balle di fieno che tamponino il liquido oleoso in uscita. Un'altra è sotterrare la bocca del "vulcano" petrolifero in un cumulo di rifiuti: un tappo di pneumatici usati e altri materiali. Nel frattempo la Bp ha aperto sul suo sito una hotline per raccogliere i contatti di chiunque abbia una idea migliore. Si chiama "alternative response technology inquiry". Alcune idee sono già arrivate dal mare del web sulla pagina di Facebook che la Bp ha pure aperto. Un signore brasiliano - Forrest Guump è il nickname, con due u - che dice di aver lavorato a lungo in una compagnia petrolifera scozzese propone la sua esperienza. Un certo Donald consiglia di "sparare" con un'enorme fionda-gru un tubo più grande della bocca con un restringimento finale. E fin qui siamo al problema dei problemi, quello di come tappare l'immensa perdita.

Farsi uno shampo

Poi c'è il problema coste. Una organizzazione ambientalista, la Matter of Trust, si è mobilitata per diffondere un metodo in grado di assorbire il petrolio una volta arrivato sulle spiagge. Si usano capelli, peli di animali, crine, lana da cardare, che stanno in effetti arrivando a scatoloni da tutta l'America e dal Canada, per fabbricare con un tubo e una calza di nylon grossi salsicciotti simili a paraspifferi. In effetti se i capelli sono stati debitamente trattati con shampoo sgrassante, come viene consigliato nel video fai-da-te, i salsicciotti assorbono l'olio nell'acqua come feltri. Gli americani, ansiosi di poter contribuire a limitare i danni di questa catastrofe che sembra inarrestabile, hanno risposto in massa, tanto che l'associazione diretta da Lisa Gautier ha dovuto cercare un nuovo hangar per stoccare le tonnellate di salsiccie di peli e capelli arrivati da parrucchieri e singoli donatori da ogni parte degli States. Almeno questo sistema detto degli hair boom - per altro brevettato - dovrebbe avere migliori risultati dei boom di plastica arancione della Guardia Costiera, che pare non siano riusciti ad arginare del tutto la marea nera nonostante il doppio giro intorno alle Bretton Island, un'area pregiata di parco dove vanno a nidificare molte specie di uccelli, sul delta del Mississipi. Chiazze di olio sono state localizzate anche a Port Eads, ieri.

Gamberi e veleni

In attesa di un "piano B" dopo il fallimento della calotta di acciaio e cemento, la Bp ha avuto ieri l'ok dall'ente federale per la difesa dell' ambiente, l'Epa, per spruzzare solventi chimici in profondità in modo da nebulizzare il greggio. L'autorizzazione non era stata data finora perché molti studi scientifici dicono che questi prodotti sono risultati molto cancerogeni. Quindi la cura sarebbe persino peggiore del danno. Saranno probabilmente gli stessi pescherecci per gamberi noleggiati in queste settimane dalla Bp per avvicinarsi alla piattaforma crollata a disperdere ora i veleni che potrebbero dare il colpo definitivo alla un tempo florida industria dell'allevamento di crostacei in Louisiana. Un contrappasso, come in ogni inferno.

10 maggio 2010

 

 

 

 

2010-05-02

Marea nera, Obama in Louisiana

Per portare la solidarietà della Casa Bianca alle vittime della marea nera nel Golfo del Messico, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama fa un blitz a Venice, nel sud della Lousiana, tra le polemiche, e la relativa indifferenza della popolazione locale, la dichiarata impotenza del colosso petrolifero britannico BP e la prospettiva di una potenziale catastrofe evocata dal ministro dell'interno Ken Salazar. L'Amministrazione Usa viene accusata anche questa volta di essersi mossa troppo in ritardo, sottovalutando l'entità del dramma, come era successo nel 2005 per l'uragano Katrina ai tempi di George W. Bush, e soprattutto di essersi fidata quasi ciecamente dei petrolieri. Intanto, il greggio continua a fuoruscire dal pozzo gestito dalla Bp ad una trentina di miglia dal Delta del Mississippi, ad una profondità di oltre 1.500 metri.

La macchia nera si allarga e si sposta più a nord, minacciando oltre al fragile equilibrio delle paludi del Delta, anche le spiagge di Mississippi, Alabama e Florida, e nessuno sa esattamente cosa fare. Azionare il dispositivo che dovrebbe chiudere la falla è come "operare a cuore aperto a 1.500 metri di profondità con sottomarini telecomandati", spiega il presidente di Bp America Lamar McKay McKay, ammettendo che l'esplosione sulla Deepwater Horizon è stata provocata da una "attrezzatura che si è guastata". Una cupola di contenimento della perdita è in via di completamento e potrà entrare in funzione entro otto giorni. Ai talk show domenicali, il ministro dell'interno Ken Salazar, responsabile anche per l'ambiente, spiega che saranno necessari fino a tre mesi per scavare un nuovo pozzo di petrolio accanto a quello che non cessa di sgorgare, come un rubinetto aperto: è una delle soluzioni proposte dalla Bp per fermare il flusso di greggio. Ma su un punto Salazar non ha dubbi: la perdita è "potenzialmente catastrofica" e la priorità del governo federale nella battaglia contro la marea nera è di stare "col fiato sul collo" a Bp, la responsabile della maxi perdita, cui verrà poi chiesto di pagare il conto verosimilmente di svariati miliardi di dollari tra danni economici ed ambientati ed indennizzi.

Quella di Obama a Venice, annunciata sabato, è una visita lampo. Il presidente, una volta sceso dall'AirForceOne all'aeroporto di New Orleans, aveva un appuntamento al quartier generale della Guardia Costeria di Venice, seguito da una dichiarazione al pool di giornalisti che lo segue nei viaggi. A poche ore dall'arrivo del corteo presidenziale, Venice era tranquilla come i giorni precedenti. C'era soltanto più sicurezza, con maggiori controlli e la presenza di diverse auto della polizia nei pressi del quartier generale della Guardia Costiera, che si trova vicino ai cantieri della Halliburton. La scelta del luogo, almeno a prima vista, non sembra tra le più felici. La Halliburton, un colosso dell'energia, è ritenuta una delle società responsabili della marea, visto che secondo alcuni esperti avrebbe cementato male il pozzo, provocando la perdita. I pescatori con cui abbiamo parlato, ieri ed oggi, giudicano che Obama è venuto a Venice troppo tardi, mentre gli aiuti per Haiti, un paese straniero, sono stati immediati. Altri, tra cui gli avvocati che hanno avviato le class action contro Bp, Halliburton e la società svizzera proprietaria della piattaforma esplosa, la Transocean, si dicono convinti che la visita di Obama, ad alta carica simbolica, accelererà gli aiuti e accrescerà le pressioni su Bp.

02 maggio 2010

 

 

 

 

2010-04-30

 

 

 

 

 

 

2010-04-18

Nube di cenere, la situazione migliora. Verso riapertura spazio aereo italiano

Quarto giorno di paralisi oggi per il trasporto aereo in gran parte dell'Europa, e di grave congestione per quello ferroviario, mentre in Italia gli aeroporti del Nord vanno verso la riapertura, dopo esser rimasti chiusi da venerdì sera. Il nuovo possibile sviluppo per il traffico aereo italiano -- la chiusura è fissata al momento fino alle 8 di domattina -- è stato annunciato stasera da una nota dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) che ha comunicato come il più recente bollettino sullo stato della nube vulcanica islandese sullo spazio aereo del Nord Italia abbia "registrato un netto miglioramento che a breve potrebbe portare anche a una riapertura dei cieli al traffico aereo". L'ente aggiunge che attenderà il prossimo bollettino previsto alle 20 "per disporre l'eventuale riapertura dell'intero spazio aereo".

"Si lavora a soluzioni concrete per aprire progressivamente lo spazio aereo europeo". Lo ha detto il sottosegretario per gli Affari europei Diego Lopez Garrido parlando a nome della presidenza di turno spagnola della Ue. "Domani - ha aggiunto - metà dei voli sarà operativa in Europa perchè la nube si sta muovendo verso Nord Est".

Una qualche speranza per l'Europa arriva dai voli di prova effettuati senza passeggeri da alcune compagnie, che non hanno riscontrato danni ai velivoli. Anche l'Enac ha autorizzato oggi un volo di prova dell'Enav con un aereo che da Roma ha volato in gran parte del Nord per tornare a Ciampino dove verrà esaminato per verificare il suo stato dopo aver attraversato la nube. Parallelamente, l`aeronautica militare ha comunicato che le analisi condotte sulle Alpi, non hanno registrato traccia di

ceneri vulcaniche al suolo. Il ministro dei Trasporti britannico Andrew Adonis, ha annunciato che i colleghi dell'Ue analizzeranno i risultati dei test lunedì in una conference-call per valutare se lo spazio aereo possa essere riaperto nonostante la cenere del vulcano islandese. La polvere vulcanica è abrasiva è può danneggiare la superficie aerodinamica dei velivoli e paralizzare i motori.

I voli di verifica effettuati da alcune compagnie aderenti all'associazione delle aerolinee europee (Aea) "non hanno riscontrato alcuna irregolarità". È quanto afferma in una nota il segretario generale dell'Aea Ulrich Schulte-Strathaus. "Questo - ha aggiunto - conferma la nostra richiesta di esplorare altre opzioni per determinare i rischi reali" connessi alla nube di ceneri vulcaniche proveniente dell'Islanda e riesaminare lo stop ai voli

PROBLEMI ANCHE PER TRASPORTO FERROVIARIO

Il blocco aereo di mezza Italia ha causato di converso gravi problemi di congestione del traffico ferroviario, con le stazioni prese d'assalto e con Trenitalia che ha aggiunto ieri altri sei treni "Freccia Rossa" e che invita chi non ha già un biglietto, specie per destinazioni estere, a non recarsi neppure nelle stazioni. Gravi problemi anche allo scalo di Fiumicino, che pure resta aperto, con 500 voli cancellati oggi. Telenews segnalava oggi lunghe code di passeggeri in fila ai banchi delle varie compagnie, per cercare di poter avere informazioni o riprenotarsi sui primi voli utili" mentre "c'è chi è già da due o tre giorni in aeroporto".

British Airways e l'irlandese Air Lingus hanno sottolineato l'estrema incertezza su una qualche riapertura degli spazi aerei, cancellando tutti i loro voli per domani. Ryanair ha comunicato di aver cancellato tutti i suoi voli per l'Europa settentrionale almeno sino a mercoledì. La compagnia olandese Klm ha comunicato di aver fatto volare un Boeing 737-800 all'altitudine regolare di 10 chilometri fino a un massimo di 13 chilometri. La tedesca Lufthansa ha detto di aver fatto volare 10 aerei da Francoforte a Monaco fino a una altitudine di 8 chilometri. Klm ha detto che l'ispezione dopo i voli non ha evidenziato alcun danno né pericolose concentrazioni di polvere. Positiva anche l'ispezione effettuata da Lufthansa. Oltre all'Italia, anche la Francia ha effettuato oggi un volo di prova. L'associazione dei piloti olandesi ha dichiarato di ritenere che sia possibile una parziale ripresa dei voli nonostante l'eruzione del vulcano islandese continui a diffondere colonne di polvere nei cieli.

Per assistere i passeggeri bloccati agli aeroporti di Ciampino e Fiumicino, la Protezione civile della Regione Lazio, con le

associazioni di volontariato ad essa legate, sta prestando assistenza, distribuendo bottigliette d'acqua, generi di prima necessità e mettendo a disposizione brandine e coperte per la notte.

Affollate, intanto, le stazioni ferroviarie, specialmente di Roma e Milano, per la la massiccia presenza di turisti stranieri alla ricerca di una soluzione di viaggio in treno che li riconduca nelle loro città. Trenitalia ha smentito l'esistenza di un 'caos-ferroviè, spiegando che "si tratta di file disciplinate, pazienti e composte, senza nessun episodio di insofferenza e, tantomeno, di caos": però, tutti i collegamenti internazionali diretti di Trenitalia sono esauriti fino al 23 aprile e quindi la società rinnova l'invito di rivolgersi alle biglietterie di stazione soltanto se diretti verso località nazionali.

La nube di cenere eruttata dal vulcano islandese è già arrivata a lambire marginalmente la Toscana, spostandosi dal parallelo

Liguria-Emilia Romagna e, nei prossimi giorni, potrebbe arrivare a toccare tutta l'Italia: nessun rischio, garantisce il ministero

della Salute, per la salute dalle ceneri.

 

 

PERCORSI TORTUOSI

L'emergenza ha costretto molti viaggiatori a trovare tortuosi percorsi alternativi per raggiungere le destinazioni prefissate. Il giornalista Reuters Mark Meadows ha volato per due giorni per arrivare da San Pietroburgo a Roma, via Istanbul e Atene, e poi in treno fino a Milano. La Spagna, alla presidenza di turno della Ue, ha convocato un vertice in videoconferenza fra i ministri dei Trasporti Ue per domani. Oggi comunque la paralisi ha riguardato gran parte dell'Europa, ponendo crescenti problemi per l'economia -- in particolare per le compagnie aeree che perdono più di 200 milioni di dollari al giorno -- e per migliaia di passeggeri rimasti a terra in tutto il mondo. L'Agenzia europea per il controllo aereo, Eurocontrol, ha comunicato che oggi si sono effettuati in Europa solo 4.000 voli sui 24.000 che vengono effettuati normalmente. Aggiungendo che da giovedì scorso sono stati cancellati in Europa un totale di 63.000 voli.

Il blocco non ha avuto conseguenze solo in Europa. In Asia sono state cancellate decine di voli per il vecchio continente, con gli hotel da Pechino a Singapore che spesso non sono riusciti ad accogliere tutti i passeggeri rimasti a terra. Più di 4 voli su 5 delle compagnie aeree Usa da e per l'Europa sono stati cancellati ieri. La società FedEx ha detto che più di 100 voli FedEx Express partiti per l'Europa sono stati fatti tornare indietro, hanno cambiato destinazione o sono stati cancellati. Molte nazioni, fra le quali Austria, Gran Bretagna, Francia, Danimarca e Svezia, hanno chiuso completamente i loro spazi aerei fino a domani. Gli aeroporti russi sono rimasti aperti invece.

Gli esperti meteorologi hanno dichiarato che la direzione dei venti è tale da non rendere probabile che la nube si sposti di molto sino alla seconda metà della settimana. Ci si attende che la nube diventi più concentrata fra martedì e mercoledì, ponendo una maggiore minaccia per i voli, ma interessando un'area meno vasta. Per alcuni operatori economici, oltre le compagnie aeree, il blocco ha già iniziato a provocare danni. Gli esportatori kenyani di fiori hanno comunicato di star già perdendo oltre 2 milioni di dollari al giorno. Il caos aereo di questi giorni è il peggiore dagli attentati dell'11 settembre 2001.

LEADER MONDIALI BLOCCATI E TIMORI PER ECONOMIA

La nube ha obbligato diversi leader mondiali ha modificare i loro piani di viaggio. Il presidente Usa Barack Obama, il cancelliere tedesco Angela Merkel e altri hanno annullato i loro viaggi in Polonia per i funerali del presidente polacco Lech Kaczynsky, fra le vittime dell'incidente aereo in Russia la settimana scorsa. L'eruzione vulcanica islandese sembrava essersi attenuata ieri ma, secondo le autorità, potrebbe andare avanti ancora per giorni o persino mesi. A meno che la nube non blocchi il traffico aereo per settimane, minacciando le forniture per le fabbriche, gli economisti non ritengono che questo disastro naturale possa rallentare significativamente la debole ripresa dell'Europa dalla recessione o influenzare sostanzialmente i dati del prodotto interno lordo del secondo trimestre. Ma se lo spazio aereo dovesse essere chiuso per mesi, una economista -- Vanessa Rossi di Chatman House -- le sole perdite nei settori viaggi e turismo potrebbe abbassare di 1-2 punti percentuali la crescita dell'area. Le previsioni di crescita per l'Europa erano di 1-1,5% per il 2010. Oltre ai problemi al traffico aereo, le autorità sanitarie mondiale hanno detto che la polvere vulcanica potrebbe causare danni alle persone con difficoltà respiratorie.

NO RISCHIO SALUTE MA PARTONO CONTROLLI. Non servono le mascherine: per evitare che l'arrivo della nube del vulcano islandese possa provocare preoccupazioni ingiustificate il ministero della Salute lancia un messaggio chiaro. "Non esistono rischi per la salute" spiega in una nota annunciando l'avvio di un monitoraggio, assieme al ministero dell'Ambiente e agli organismi preposti, per controllare ogni effetto sulla popolazione.

SPAZI AEREI CHIUSI. Gran parte dell'Europa ha messo in atto una vasta area interdetta al volo a causa della nube di cenere provocata dall'eruzione di un vulcano islandese, che offusca i cieli in gran parte del continente provocando il peggior caos nei trasporti aerei dall'11 settembre 2001. Questa una liste dei Paesi colpiti:

AUSTRIA - Spazio aereo chiuso fino almeno alle 2 di notte.

BELGIO - Spazio aereo chiuso fino almeno alle 20 di oggi, la principale linea aerea, Brussels Airlines, ha cancellato tutti i voli sino a lunedì.

BULGARIA - Aeroporti Sofia e Plovdiv riaperti. Altri scali chiusi. Permessi voli di transito a 8.000 metri di altitudine.

DANIMARCA - Spazio aereo chiuso sino alle 2 della notte fra oggi e domani.

ESTONIA - Spazio aereo chiuso sino a domani.

FINLANDIA - Spazio aereo chiuso sino almeno alle 17 di domani.

FRANCIA - Gli scali di Bordeaux, Marsiglia, Nizza, Tolosa e altre città sudoccidentali restano aperti sino almeno alle 15 di domani, Gli aeroporti a Nord chiusi sino a martedì mattina.

GERMANIA - Riaperti alcuni scali per voli verso est e verso nord.

GRAN BRETAGNA - Spazio aereo chiuso almeno fino alle 8 di domani. British Airways ha cancellato tutti i voli per domani. IRLANDA - Spazio aereo chiuso sino almeno alle 14 di oggi. Ryanair ha cancellato tutti i voli da e per il Nord Europa fino a mercoledì mattina.

ITALIA - Chiuso spazio aereo Italia settentrionale sino alle 8 di domani.

LETTONIA - Spazio aereo chiuso sino a domani.

LITUANIA - Spazio aereo chiuso a tempo indeterminato.

LUSSEMBURGO - Spazio aereo chiuso sino alle 18 di oggi.

NORVEGIA - Spazio aereo aperto per un traffico limitato in alcune zone a nord di Kristiansand. I principali aeroporti nelle Norvegia meridionale, come quelli di Oslo, Stavanger e Bergen sono ancora chiusi.

OLANDA - Spazio aereo chiuso almeno fino alle 20 di oggi.

POLONIA - Riaperti sei scali, tra cui Varsavia, per i voli commerciali.

PORTOGALLO - Aeroporti aperti per tutte le destinazioni tranne l'Europa settentrionale.

REPUBBLICA CECA - Spazio aereo chiuso almeno fino alle 12 di domani

RUSSIA - Aperti tutti gli aeroporti.

SLOVACCHIA- Spazio aereo chiuso da venerdì.

SPAGNA - Tutti gli scali hanno riaperto. SVEZIA - Spazio aereo chiuso oggi.

SVIZZERA - Spazio aereo chiuso almeno sino alle 14 di domani.

UCRAINA - L'aeroporto di Kiev è di nuovo aperto.

UNGHERIA - Spazio aereo chiuso sino almeno alle 12 di domani, anche se con alcune eccezioni.

18 aprile 2010

 

 

 

 

 

Cenere ancora nei cieli

Gli effetti delle ceneri del vulcano islandese Eyjafjallajkull, dopo aver chiuso i cieli d'Europa, si fanno sentire anche in Italia dove numerosi sono stati i disagi che hanno colpito migliaia di viaggiatori. L'Enac ha infatti disposto di estendere l'interdizione al volo in tutto il Nord fino alle otto di lunedì mattina. Insieme agli scali chiusi, o trasformati in bivacco, nell'occhio del ciclone anche le stazioni delle principali città italiane, dove i treni sono stati presi d'assalto. Una situazione che ha fatto lanciare un grido d'allarme al ministro dei Trasporti, Altero Matteoli: mettersi in viaggio -ha detto- solo per effettive necessità.

Trenitalia, da parte sua, ha raccomandato ai viaggiatori di recarsi in stazione solo se diretti verso località nazionali. Per l'estero -é stato precisato dalla società- i posti sono già tutti esauriti e non c'é possibilità di organizzare treni straordinari. Convocato poi per domani mattina il Comitato operativo della Protezione Civile. La chiusura degli aeroporti ha avuto ripercussioni immediate negli scali milanesi di Malpensa e Linate non solo sui viaggiatori, ma anche tra dove i lavoratori di terra che sono stati messi in ferie e cassa integrazione - la cig era già in corso - da stasera e per due giorni. A centinaia sono stati annullati i voli in partenza e arrivo (455 a Malpensa, 200 a Linate, 462 a Fiumicino e Ciampino) e di conseguenza migliaia di passeggeri hanno dovuto trovare alternative al viaggio, o, in certi casi, prepararsi a trascorrere la notte in aeroporto. A Fiumicino la Protezione Civile ha allestito brandine da campo. In alcuni casi, le alternative al viaggio aereo si sono trasformate in vere e proprie 'odissee', come per la Cancelliera Angela Merkel. In questa situazione sono state prese d'assalto le stazioni. A Fiumicino gia' per l'intera mattinata sono decine i voli cancellati mentre, sin dalle prime ore del mattino, oltre duecento passeggeri sono in fila ai banchi delle varie compagnie, per cercare di poter avere informazioni o riprenotarsi sui primi voli utili, quando la situazione potra' sbloccarsi. C'e' chi e' gia' da due o tre giorni in aeroporto, chi dopo aver trascorso la notte in albergo vi e' tornato stamattina. Raccontano alcuni di ''aver provato a prenotare auto a noleggio ma ci hanno detto che e' tutto pieno''. ''Devo andare a S.Pietroburgo - spiega un viaggiatore russo - non ho trovato finora alternative. Intanto, cerco di riprenotarmi sul primo volo che potra' partire, almeno spero''. Circa duecento persone hanno invece pernottato su altrettante brandine, allestite dalle decine di volontari delle varie associazioni di protezione civile nella hall del Terminal 2. ''Il picco massimo di persone che hanno riposato qui - raccontano i volontari - c'e' stato intorno alle 2 della scorsa notte. Oggi ci prepariamo a fare arrivare, in caso sia necessario, altre scorte di generi di conforto, acqua, ecc. e altre brandine''. Altri gruppetti di viaggiatori hanno invece bivaccato nelle hall delle altre aerostazioni, sui sedili.

A Bologna le file hanno creato lunghi tempi di attesa. A Firenze sono servite anche tre ore di coda per acquistare i biglietti e mettersi in viaggio. A Roma il flusso dei viaggiatori è aumentato del 60%. A Milano esauriti i collegamenti per il Nord Europa: uno tsunami di prenotazioni per Mosca, Stoccolma, Berlino. Rafforzata la tratta 'Frecciarossa' Roma-Milano, con fermata Bologna. Muoversi in treno è l'unica alternativa possibile, insieme a auto e corriere prese addirittura a noleggio da viaggiatori disperati. Gli unici voli consentiti, sono quelli militari, di emergenza e di Stato. Alcuni aeroporti, come quello di Palermo, hanno dovuto accogliere voli da Dakar e Mauritius che, per il black-out dei cieli, non avrebbero potuto raggiungere la loro destinazione originaria. Per quanto riguarda i rischi per la salute, il Dipartimento della protezione civile ha fatto sapere che per ora non c'é allarme. Anche il Ministero della Salute sta monitorando la situazione e ritiene che non ci siano rischi.

Dopo l'estensione dello stop dei voli sul Nord Italia decisa dall'Enac, l'Alitalia ha comunicato la cancellazione, fino alle ore otto di lunedì 19, dei propri voli da e per Milano Malpensa, Milano Linate, Torino, Genova, Bergamo, Verona, Trieste, Venezia, Bologna, Ancona, Pisa e Firenze. Restano inoltre sospesi i collegamenti Alitalia da e per Londra, Bruxelles, Parigi Amsterdam, Francoforte, Monaco, Vienna, Varsavia, Budapest, Bucarest, Ginevra, Mosca, San Pietroburgo e Kiev. A tutti i passeggeri coinvolti dalle cancellazioni, Alitalia ed Air One garantiscono il rimborso integrale del biglietto in caso di rinuncia a voli alternativi o la possibilità di riprogrammare il volo, senza alcuna penale, entro il 31 maggio.

- SITUAZIONE SENZA PRECEDENTI. Solo ieri, secondo i dati diffusi da Eurocontrol, sono stati cancellati 17.000 voli sui 22.000 che, in un sabato qualunque, attraversano i cieli europei. La quota di cancellazioni è così salita al 73%, contro il 63% registrato ieri, quando sono stati effettuati 10.400 collegamenti sui 28.000 previsti. Pesanti anche i disagi sulle rotte transatlantiche. Dei 300 voli che quotidianamente approdano in Europa sorvolando l'oceano Atlantico, ieri ne sono arrivati a destinazione solo 73. Ed anche decine di voli in partenza dall'Asia per scali europei sono stati cancellati.

- NO RISCHIO SALUTE MA PARTONO CONTROLLI. Non servono le mascherine: per evitare che l'arrivo della nube del vulcano islandese possa provocare preoccupazioni ingiustificate il ministero della Salute lancia un messaggio chiaro. "Non esistono rischi per la salute" spiega in una nota annunciando l'avvio di un monitoraggio, assieme al ministero dell'Ambiente e agli organismi preposti, per controllare ogni effetto sulla popolazione.

- SPAZI AEREI RESTANO CHIUSI. La nube formata dalle ceneri vulcaniche islandesi, secondo Eurocontrol, è destinata a restare più o meno stabilmente su gran parte dell'Europa anche nelle prossime ore. Le previsioni meteorologiche indicano che potrebbe esserci un suo granduale spostamento verso Sud-Ovest, cioé verso il Mediterraneo e i Pirenei. Ieri sono rimasti totalmente chiusi gli spazi aerei di Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Gran Bretagna, Lituania, Lettonia, Finlandia Ungheria, Olanda Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Ucraina. Ma anche quelli del Nord Italia, di gran parte della Francia e della Germania. A questi si sono poi aggiunti nel pomeriggio la Serbia, la Bosnia-Erzegiovina e il Montenegro. Al momento resta aperto solo lo spazio aereo sull'Europa meridionale in un'area che va dalla Spagna meridionale all'Italia del Sud alla Grecia e alla Turchia.

- GB, SPAZIO AEREO CHIUSO FINO A STASERA. E' stata prolungata fino alle 18 di oggi ora locale (le 20 in Italia) la chiusura dello spazio aereo della Gran Bretagna alla maggior parte dei voli, a causa della nube di cenere sprigionata da un vulcano islandese. Lo hanno annunciato le autorità per il controllo aereo.

- GERMANIA, SPAZIO AEREO CHIUSO FINO ALLE 20. La chiusura dello spazio aereo sui cieli tedeschi è stata prolungata fino alle 20:00 di oggi (ora locale e italiana) a causa delle ceneri derivanti dall'eruzione del vulcano islandese. Lo hanno annunciato fonti dell'Agenzia tedesca per la sicurezza aerea. Paralizzati quindi i 16 aeroporti internazionali di Germania con decine di migliaia di passeggeri che restano a terra.

- OLANDA, SPAZIO AEREO CHIUSO FINO ALLE 14. Lo spazio aereo dell'Olanda resterà chiuso oggi almeno fino alle 14:00 ora italiana a causa della nube di cenere sviluppatasi in seguito all'eruzione del vulcano islandese che sta attraversando - nel quarto giorno di emergenza - il continente europeo. Lo ha reso noto l'aviazione civile olandese.

- FINLANDIA, NIENTE VOLI FINO A 17 DI DOMANI. La Finlandia non autorizzerà alcun volo sul suo spazio aereo fino a domani alle 17:00 (ora italiana), ritenendo che la nube di ceneri vulcaniche sprigionatesi in seguito all'eruzione in Islanda, resterà al di sopra del paese per parecchi giorni. Lo ha annunciato Finavia.

- BULGARIA CHIUDE TUTTO SPAZIO AEREO. La Bulgaria ha chiuso per intero il suo spazio aereo a partire dalle 08:00 (ora italiana) a causa dell'eruzione del vulcano islandese. Lo ha annunciato il ministero dei Trasporti Ieri la chiusura era stata parziale e aveva interessato la zona a nord della catena dei Balcani, senza coinvolgere l'aeroporto di Sofia. Per questo motivo, ha annunciato la presidenza bulgara, il presidente Gheorghi Parvanov che avrebbe dovuto partecipare ai funerali del presidente polacco Lech Kaczynski a Cracovia, ha annullato la visita.

- DANIMARCA, SPAZIO AEREO CHIUSO FINO A 2. Lo spazio aereo danese restera' chiuso fino a questa notte alle 02:00 (ora locale e italiana) a causa della nube di cenere sprigionatasi dall'eruzione del vulcano islandese. Lo ha annunciato Naviair.

18 aprile 2010

 

 

 

 

2010-04-17

Cenere ancora nei cieli: chiude l'Italia del nord fino a lunedì

Non migliora la situazione meteorologica sui cieli del nord Italia, occupati da parte della nube di cenere vulcanica fuoriuscita dal vulcano islandese Eyjafjallajökull. Il blocco dei voli nel Nord Italia, che doveva terminare questa sera alle 20, è stato prorogato dall'Enac sino alle 8 di lunedì mattina, anche se fortunatamente non è necessario procedere all'allargamento del blocco per ulteriori spazi aerei italiani.

Restano dunque chiusi gli aeroporti situati nel Nord Italia, tra la Liguria e l'Emilia Romagna: nessuna chiusura si prospetta, invece, per l'aeroporto di Fiumicino, che resta aperto al traffico pur registrando un elevato numero di cancellazioni e ritardi dei voli: erano 198 nel primo pomeriggio tra arrivi e partenze, voli di Ciampino compresi. La nube di cenere vulcanica, infatti, non accenna a spostarsi e continua a ristagnare sopra l'Italia del Nord. Inoltre, spiega il dipartimento della protezione civile, che sta costantemente monitorando la situazione con un tavolo tecnico, il vulcano continua a "fare il suo" e quindi questa situazione potrebbe durare più del previsto.

Oltre agli aeroporti del Nord Italia, chiusi al traffico, pesanti disagi si registrano in tutti i principali scali italiani, che subiscono ripercussioni dovute alla chiusura degli scali del nord e di quelli europei: oltre le 198 cancellazioni tra Fiumicino e Ciampino, all'aeroporto internazionale di Catania 43 voli tra gli arrivi e 48 tra le partenze in direzione e dal nord Italia sono stati cancellati. Sette voli tra arrivi e partenze da e per il Nord Italia e le destinazioni europee sono stati cancellati all'aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria e 27, sempre in totale, sono stati cancellati all'aeroporto di Lamezia Terme. Ancora, 104 al momento i voli cancellati, tra arrivi e partenze, all'aeroporto napoletano di Capodichino, mentre nell'aeroporto di Bologna, chiuso come tutti gli aeroporti del nord Italia su decisione dell'Enac fino alle 20 di oggi, a causa del perdurare della nube vulcanica emessa dal vulcano islandese, alle 12 circa erano stati cancellati 113 voli, di cui 51 in arrivo e 62 in partenza. La compagnia irlandese Ryanair ha cancellato tutti i voli di oggi, fatta eccezione per i voli interni spagnoli e per pochi altri, come quelli Tangeri-Madrid, Malta-Madrid, Porto-Bordeaux, Girona-Alghero, Porto Madrid, Bari-Valencia, Malta-Bari, Malta-Pisa e Girona-Trapani.

Oltre ai pesanti disagi per i cittadini, il blocco dei voli potrebbe causare danni ingenti anche all'economia italiana: in particolare, se non dovesse risolversi nel giro di tre quattro giorni, lo stop rischia di diventare una vera e propria "batosta" per il settore alimentare dell'import-export, spiega Claudio Rotti, presidente di Aice, l'associazione italiana commercio estero aderente a Confcommercio. E, secondo il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, il blocco dei voli negli aeroporti del Nord Italia ha delle conseguenze "immediate e rilevanti sulle compagnie aeree, sulla gestione aeroportuale o su alcuni settori che esportano via aereo merci deperibili". La Coldiretti lancia l'allarme per le merci più deperibili, come la mozzarella e le fragole, che in questo momento si stanno raccogliendo nei campi insieme alle altre primizie di stagione. Intanto, per decongestionare la circolazione e alleviare i disagi, le Ferrovie, di concerto con il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, hanno potenziato, per questo fine settimana, i collegamenti tra il Nord Italia e il resto del Paese.

17 aprile 2010

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com/

2011-05-06

Nella bozza della manovra sospensione per le condanne superiori a 20 milioni. Vi può rientrare il lodo Mondadori

di Giovanni NegriCronologia articolo

4 luglio 2011

Giudice obbligato a congelare le maxicondanne in primo grado e in appello. Questo il significato di due disposizioni introdotte nell'ultima versione della manovra. Modificando due norme del Codice di procedura civile viene stabilito il vincolo, sinora era prevista una semplice facoltà, per l'autorità giudiziaria di sospendere l'esecuzione della condanna da 10 milioni in poi, in primo grado, e da 20 milioni in avanti in appello. La sospensione scatta fino al verdetto del successivo grado di giudizio (appello o Cassazione).

La parte interessata al blocco dovrà presentare una cauzione. In una prima versione della norma si disponeva in senso contrario sanzionando fino a 10mila euro le istanze di sospensione manifestamente infondate.

video

Napolitano indica alla sinistra una cultura di governo

documenti

La platea e la norma

articoli correlati

Bersani: un insulto al Parlamento la norma che sospende i riarcimenti. Idv: Napolitano non firmerà

Vedi tutti "

A potere beneficiare della novità, una volta in vigore, potrà essere Fininvest che attende in questi giorni la sentenza di appello nella causa sul Lodo Mondadori. In primo grado Fininvest è stata condannata a risarcire al gruppo De Benedetti 750 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno subito per la corruzione nella vicenda giudiziaria che si concluse con l'assegnazione della casa editrice al gruppo di Silvio Berlusconi. Per effetto della norma, Fininvest, se condannata, con il pagamento di una cauzione, eviterà comunque ogni pagamento sino alla pronuncia di Cassazione.

LA PRIMA VERSIONE

All'articolo 283 del codice di procedura civile è aggiunto, infine, il seguente comma: "Se l'istanza prevista dal comma che precede è inammissibile o manifestamente infondata il giudice, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta ad una pena pecuniaria non inferiore ad euro 250 e non superiore ad euro 10.000. L'ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio".

QUELLA ATTUALE

Al codice di procedura civile sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 283, dopo il primo comma è inserito il seguente: "La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione".

b) all'articolo 373, al primo comma, dopo il secondo periodo è inserito il seguente: "La sospensione prevista dal presente comma è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a venti milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione".

 

 

Bersani: un insulto al Parlamento la norma che sospende i riarcimenti. Idv: Napolitano non firmerà

Cronologia articolo

4 luglio 2011

"Un insulto al Parlamento". Questo, secondo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, sarebbe la norma inserita nella manovra che prevede la sospensione del pagamento dei risarcimenti nelle cause civili se superiori ai 10 milioni di euro in appello e ai 20 milioni in Cassazione, quindi bloccando anche il pagamento dei 750 milioni a carico della Fininvest verso la Cir di Carlo De Benedetti se fosse confermato dai giudici d'appello di Milano la sentenza di primo grado sul lodo Mondadori.

Sarebbe una vergogna la norma salva-Mediaset nella manovra. Lo dice anche Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, a proposito della norma che potrebbe interessare il lodo Mondadori. "Se fosse vero che nella manovra economica viene inserita una norma salva-Mediaset per la sospensione dei pagamenti superiori ai dieci milioni di euro, ci troveremmo di fronte a una vera vergogna. Mentre non si ha il coraggio di affrontare con serietà i problemi economici degli italiani, ci si dedica ancora una volta a leggi ad personam".

video

Napolitano indica alla sinistra una cultura di governo

documenti

La platea e la norma

articoli correlati

Vedi tutti "

"La norma inserita in finanziaria per sospendere il pagamento del risarcimento di Mediaset a Cir in relazione al caso Mondadori è un grave atto del governo, sia perché contiene un esplicito favore al premier sia perché non ci sono i requisiti di necessità e urgenza previsti dalla costituzione", afferma infine il vicepresidente di Futuro e libertà, Italo Bocchino, che così prosegue: "Intervenire a gamba tesa in un processo civile in corso è sempre molto grave, ma lo è ancor più se si fa nell'ambito di una manovra economica che serve a tranquillizzare i mercati internazionali. E' auspicabile che il ministro Tremonti in quanto autore e firmatario del provvedimento si sottragga a questo atto a favore di Mediaset che avrebbe come conseguenza anche quella di scalfire la sua immagine internazionale".

L'Idv ha subito attaccato: "Se nel testo definitivo della manovra ci fosse una norma criminogena, volta ad assicurare a Berlusconi - ha detto Antonio Di Pietro - l'annullamento del pagamento dovuto al gruppo De Benedetti, sarebbe la dimostrazione che il governo ha perso il senso del limite e il senno. Come si può approfittare così delle istituzioni?". E il portavoce del partito Leoluca Orlando ha aggiunto: "Siamo certi che Napolitano vorrà evitare questa ennesima vergogna".

Sulla questione si pronuncia anche il presidente dell'Anm, Luca Palamara, secondo cui, "se dovesse essere confermata, si tratterebbe di una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell'efficienza del processo civile, che determinerebbe un'iniqua disparità di trattamento, e che sarebbe, quindi, incostituzionale".

 

 

Sentenza Cirio: Cragnotti condannato a nove anni, Geronzi a quattro anni

con un articolo di Morya Longo Cronologia articolo

04 luglio 2011

Sergio Cragnotti è stato condannato a nove anni di reclusione per il crack da 1.125 milioni di euro del gruppo agroalimentare Cirio. Quattro anni per l'ex presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi. Le richieste dei pubblici ministeri erano state più severe. Per Cragnotti era stata chiesta una condanna a quindici anni, mentre per Geronzi erano stati sollecitati otto anni.

Tra gli altri imputati che il tribunale ha ritenuto colpevoli del crac del colosso agroalimentare figurano anche il genero di Sergio Cragnotti, Filippo Fucile (4 anni e 6 mesi), i figli Andrea (4 anni), Massimo (3 anni) ed Elisabetta (3 anni), e poi Ettore Quadrani (3 anni e mezzo), Francesco Scornajenchi (3 anni), Gianluca Marini (3 anni), Annunziato Scordo (3 anni), e gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Locati (3 anni e 6 mesi), Antonio Nottola (3 anni e 6 mesi) e Michele Casella (3 anni).

audio

Cragnotti a Radio 24: abbiamo fondate speranze per l'appello

articoli correlati

Cronaca di un default che ha coinvolto 35 mila risparmiatori

UniCredit mette sul tavolo 150 milioni per il crack della Cirio

"Legame perverso tra banche e Cirio"

Vedi tutti "

La sentenza è stata emessa dopo una lunghissima camera di consiglio dai giudici della prima sezione del tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore. Nessuno degli imputati eccellenti è presente in aula dove è ancora in corso la lettura del dispositivo. Trentacinque gli imputati accusati, a seconda delle posizioni, di bancarotta fraudolenta, preferenziale e distrattiva, oltreche di truffa. Il processo era cominciato il 14 marzo 2008.

Unicredit (quale responsabile civile) e gli imputati riconosciuti colpevoli dovranno versare un risarcimento di 200 milioni di euro in via provvisionale. I fondi dovranno essere messi a disposizione dell'amministrazione del gruppo agroalimentare, rappresentata dall'avvocato Nicola Madia. I giudici della I sezione del tribunale penale di Roma hanno deciso anche il risarcimento per le spese di giudizio sostenute dalle altre parti.

Assolti, invece, l'ex amministratore delegato della Banca popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani, e Flora Pizzichemi, moglie di Sergio Cragnotti. Per entrambi i pm avevano chiesto una condanna a sei anni. Le assoluzioni sono state emesse perché il fatto "non è stato commesso". Anche per altri amministratori e manager le accuse sono cadute.

Geronzi: resto tranquillo, tutto si chiarirà in appello

"Resto tranquillo perchè continuo a ritenere di avere agito correttamente, nell'ambito delle responsabilità statutarie, esercitando il compito proprio, naturale del banchiere, senza commettere alcun illecito. Diversamente, in casi della specie, la funzione di ogni banchiere resterebbe paralizzata", commenta all'Ansa Cesare Geronzi la sentenza di condanna decisa questa sera nei suoi confronti dal Tribunale di Roma. "Per questa ragione e per la fiducia che nutro nella magistratura - aggiunge - confido che in sede di appello sia riconosciuta l'assoluta non colpevolezza del mio comportamento".

 

 

 

 

2011-04-05

Acqua radioattiva nel Pacifico

dal nostro inviato Stefano CarrerCronologia articolo05 aprile 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Yukio Edano | Commissione Ue Barroso | Europa | Oceano Pacifico

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 06:38.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Per un attimo tutti pensano a un pesce d'aprile, a scoppio ritardato e di cattivo gusto, da parte della Tokyo Electric Power: dopo giorni di tentativi a vuoto per cercate di tappare una falla che dai condotti dell'edificio del reattore numero due riversa acqua radioattiva in mare, arriva l'annuncio-shock della Tepco: 11.500 tonnellate di acqua radioattiva stanno per essere gettati nel Pacifico.

La successiva spiegazione appare convincente sul piano tecnico ma non è bastata a dissipare le apprensioni internazionali sulla crescente contaminazione dell'area marina antistante la centrale.

video

Fukushima, crepa nel reattore2: fuga in mare di acqua radioattiva

La Tepco dichiara di dover svuotare 10mila tonnellate di acqua contenuta in alcuni serbatoi (più altre 1.500 tonnellate presenti nei sotterranei) per poter procedere allo stoccaggio dell'acqua molto più contaminata rinvenuta nei locali delle turbine dei reattori: un passo necessario, insomma, per accelerare il lavoro principale dei tecnici. "La nostra priorità è quella di evitare che acqua altamente radioattiva finisca in mare", ha dichiarato il capo di gabinetto Yukio Edano, dopo aver definito "inevitabile" lo sversamento di acqua con livelli di contaminazione "limitati" ma pur sempre tra le 100 e le 500 volte oltre il limite legale.

Alcuni esperti hanno spiegato che la concentrazione di sostanze radioattive viene sostanzialmene diluita prima che l'acqua arrivi a contatto con i sistemi di biologia marina, ma in tutto il mondo si è acceso un vivace dibattito in proposito. In compenso, la Tepco ha fatto trapelare un piano per la realizzazione di barriere in mare per contenere la diffusione della contaminazione. Edano ha anche dato un altro dispiacere agli ambientalisti, facendo intendere per la prima volta che il Giappone verrà meno ai suoi impegni internazionali sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera: il piano per la riduzione del 25% entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990) delle emissioni nocive andrà rivisto in quanto il programma nazionale di forte espansione dell'energia nucleare dovrà essere ridimensionato. Una prospettiva che non vale solo per il Giappone: da Parigi, il direttore esecutivo del l'Agenzia internazionale del l'energia Nobuo Tanaka ha ammesso proprio ieri che i target per contenere l'effetto-serra saranno "più costosi", ossia di più difficile attuazione per tutti.

La terza mossa di ieri di un Giappone che sconta nuovi danni alla sua immagine internazionale è venuta da Naoto Kan: il premier ha telefonato al presidente della Commissione Ue Barroso per chiedere che l'Europa agisca in maniera "razionale" e non esagerata sul fronte delle importazioni alimentari dal Giappone. Tokyo è in difficoltà di fronte alla richiesta di una sorta di certificato di non radioattività, mentre la contaminazione si espande. Ieri lo stop alla commercializzazione di alcuni vegetali è stato esteso a tre distretti nella provincia di Chiba, che confina con Tokyo: per evitare di dover allargare il provvedimento all'intera provincia, il governo ha fatto sapere che d'ora in poi i divieti saranno decisi distretto per distretto, e non su base provinciale, anche nelle prefetture più colpite. Il che tutela i contadini ma complica ancora di più la gestione internazionale dell'emergenza alimentare.

 

 

 

 

2011-04-04

L'acqua radioattiva di Fukushima verrà riversata in mare

Cronologia articolo4 aprile 2011Commenti (11)

In questo articolo

Media

Argomenti: Fukushima | Tepco

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 10:53.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Fukushima (Afp)Fukushima (Afp)

La Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima, progetta di riversare in mare 11.500 tonnellate di acqua "lievemente radioattiva" cioè con una concentrazione di radiazioni stimata in circa 100 volte il limite legale. L'operazione servirebbe a liberare gli spazi di stoccaggio dell'impianto per utilizzarli per altre quantità di acqua che presentano maggiori livelli di pericolosità. "Non abbiamo altra scelta che riversare l'acqua radioattiva nell'oceano come misura di sicurezza", ha confermato il portavoce durante una confernza stampa. L'eccessivo accumulo di acqua, presente in diverse parti dell'impianto, comprese quelle vicino a reattori e turbine, sta ostacolando i lavori della messa in sicurezza. Lo scarico in mare, ad ogni modo, è un piano estremo in quanto la Tepco non riesce a trovare spazi sufficientemente grandi nei quali poterla trasferire.

La decisione è stata presa dopo il fallimento di due tentativi di bloccare la fuoriuscita di acqua altamente inquinata da una crepa di 20 centimetri del reattore numero 2 . I tecnici giapponesi hanno tentato di immettere del cemento nella fessurazione per otturare la falla dalla quale il liquido continua a riversarsi direttamente nell'oceano. Per valutare ulteriori fonti di fuga dell'acqua radioattiva è stato anche iniettato un colorante bianco sulle bolle d'acqua risalenti dal basso.

articoli correlati

* La tragedia dello tsunami avvicina Tokyo e Washington

* Azienda energetica fa causa al governo tedesco per la chiusura della centrale nucleare

Il bilancio a tre settimane dalla tragedia

A tre settimane dal disatro secondo la polizia i morti accertati sono 12.157 e i dispersi 15.496.

 

Bp torna a estrarre petrolio nel Golfo del Messico grazie a un accordo con le autorità americane

dal nostro corrispondente Leonardo MaisanoCronologia articolo3 aprile 2011

In questo articolo

Argomenti: Accordi e joint ventures | Chevron | Tnk | Golfo del Messico | Mikhail Khodorkovskij | Tony Hayward | Bub Dudley | Stati Uniti d'America | Deepwater Horizon

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 17:17.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Piattaforma petrolifera Bp nel Golfo del messico - ReutersPiattaforma petrolifera Bp nel Golfo del messico - Reuters

Londra – A un anno dal disastro del pozzo Macondo a Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, Bp torna a estrarre petrolio da quelle stesse acque profonde. E lo farà, secondo le indiscrezioni svelate ieri dal Sunday Times, grazie ad un accordo con le autorità americane che hanno dato l'ok seppure a precise condizioni. La prima e più vincolante è la garanzia d'accesso a rappresentanti governativi 24 ore al giorno 365 giorni all'anno per potere controllare le operazioni. La seconda è che Bp applicherà misure di sicurezza che andranno oltre quelle introdotte dopo la tragedia dello scorso anno. La terza è che per questa prima fase Bp si limiterà a effettuare perforazioni per alimentare pozzi già esistenti, non avvierà, quindi, ulteriori ricerche. Lo sblocco totale potrebbe, però, giungere entro l'anno.

La notizia, che il gruppo britannico non ha voluto commentare al Sunday Times, è destinata a scatenare reazioni durissime soprattutto dai gruppi ecologisti che da anni accusano Bp di aver troppo spesso provocato danni enormi all'ambiente: non solo nel golfo del Messico, ma anche in Texas.

E' in realtà una svolta sorprendente per più motivi. Dopo la tragedia di Deepwater Horizon che causò undici morti, il più grave disastro ambientale della storia americana e costò il posto all'allora ceo del gruppo, Tony Hayward, s'era diffusa la convinzione che Bp avrebbe lasciato progressivamente l'area americana. Nonostante oggi incorpori Chevron, nonostante i fondi pensione americani abbiano quote significative del gruppo. Sensazione consolidata dalla decisione del nuovo ceo, l'americano Bub Dudley, di stringere una partnership strategica con Rosneft il colosso pubblico del petrolio russo nato dall'espropriazione di Yukos all'oligarca imprigionato, Mikhail Khodorkovskij. Un accordo che porta Bp a puntare se non tutto certamente molto, nelle esplorazioni dell'Artico.

In realtà su quel deal pesa oggi l'opposizione degli imprenditori russi di Tnk-Bp che non vogliono lasciare al colosso inglese la possibilità di aggirare la joint venture per operare direttamente con Rosneft. La prima partita in sede giudiziaria del match contro Bp per ora l'hanno vinta gli oligarchi che si sono guadagnati un‘ingiunzione sufficiente per bloccare l'intesa. Nasce da qui la decisione di Dudley di ripensare al ruolo del gruppo in America ? Improbabile, perché l'intesa deve aver avuto tempi lunghi per maturare. La vicenda, come detto, non mancherà di suscitare polemiche visto che Bp non ha ancora finito di pagare tutti i danni per i guai dello scorso anno. Il conto finale è ancora, in parte, indefinito, ma Bp ha già raccolto un tesoretto di 41 miliardi di dollari vendendo asset in mezzo mondo.

 

 

2011-04-02

L'abc del decreto omnibus, dal reintegro del Fus alla moratoria di un anno sul nucleare

di Nicoletta Cottone e Claudio TucciCronologia articolo1 aprile 2011

In questo articolo

Argomenti: Aiuti alle imprese | Campania | Mediaset | Telecom | Ministero dello sviluppo economico | Asl | Ministero del Tesoro | Comitato Esecutivo | Abruzzo

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 13:55.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Otto articoli che spaziano dal reintegro del fondo unico dello spettacolo, alla nuova funzione anti-scalate riconosciuta a Cassa depositi e prestiti, alla moratoria di un anno sul nucleare. Il decreto cosiddetto "omnibus", il n. 34 del 2011, è stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo 2011 ed è entrato in vigore subito, senza vacatio. Le nuove norme intervengono anche in materia di proroga degli intrecci stampa-tv e di razionalizzazione dello spettro radioelettrico. Dopo l'ondata di polemiche sull'aumento dei costi della politica in un momento di crisi è saltata, invece, la disposizione sulle giunte comunali e quindi, per ora, non si procederà all'aumento del numero dei consiglieri comunali delle città con oltre un milione di abitanti. Ecco in otto voci l'abc completo del "decreto omnibus".

Abruzzo, aziende sanitarie (articolo 6). Per le sole aziende sanitarie locali della regione Abruzzo, si modifica il parametro annuale su cui computare il limite percentuale della spesa sostenuta per il personale con contratti a tempo determinato o di collaborazione coordinata e continuativa, tenuto conto degli eventi sismici che hanno colpito il territorio nel mese di aprile 2009. L'articolo inoltre anche in coerenza con il programma operativo per il rientro del disavanzo sanitario della regione Abruzzo, demanda l'effettiva disciplina della fattispecie alla fonte dell'Ordinanza di protezione civile. La relazione tecnica precisa che l'articolo in esame non implica effetti finanziari.

Assunzioni per il programma straordinario dell'area archeologica di Pompei (articolo 2). Possibilità di assunzioni in deroga, nel limite di spesa di 900mila euro, di personale da destinare al servizio presso la Sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, con il vincolo per i neo-assunti di permanenza nelle sedi afferenti alla Sovrintendenza per almeno cinque anni. Previsto anche il reclutamento di ulteriore personale specializzato, anche dirigenziale. Le assunzioni sono legate alla realizzazione del programma straordinario e urgente di interventi conservativi di prevenzione, manutenzione e restauro necessari per assicurare adeguati livelli di tutela all'interno dell'area archeologica di Pompei. Il programma, predisposto dalla Sovrintendenza e dal direttore generale per le antichità, dopo il parere del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici, dovrà essere adottato entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto.

Per fare attuazione al programma è anche previsto l'utilizzo di fondi Fas e una quota maggioritaria dei proventi della Sovrintendenza, che saranno determinati da un decreto Beni culturali. Previsto anche il concorso della Regione Campania con una quota che la Regione stessa individuerà. Sono previste anche una serie di norme di semplificazione (affidamento diretto di servizi tecnici alla Ales, dimezzamento dei termini di presentazione delle richieste di invito e delle offerte, previsione di un solo progetto preliminare come requisito per l'affidamento dei lavori, dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza degli interventi del programma all'esterno del perimetro degli scavi e possibilità di realizzarli anche in deroga alle previsioni degli strumenti di pianificazione urbanistica, semplificazione delle procedure per le sponsorizzazioni per favorire l'apporto di risorse finanziarie per la realizzazione del programma straordinario di interventi).

 

 

 

A un passo dalla centrale di Fukushima, ecco com'è oggi l'ex grande Coverciano del Giappone

dal nostro inviato Stefano CarrerCronologia articolo2 aprile 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Alberto Zaccheroni | Toshiba | Naoto Kan | Giappone | Tepco | Coverciano

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 19:44.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

J-VillageJ-Village

Si chiama J-Village: è il gioiello della J-League, la Lega Calcio giapponese. Un complesso sportivo tra i più prestigiosi del mondo. Il centro di training prediletto anche dai Blue Samurai non potrà più ospitare gli allenamenti dei ragazzi di Alberto Zaccheroni. Ha il torto di trovarsi a soli 18 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Diaichi, a a soli 8 km da quella di Fukushima Daini.

Sta proprio dentro la zona di evacuazione decisa dal govero giapponese per motivi di sicurezza contro le radiazioni - un limite di 20 km dall'impianto atomico -, che ha portato all'allontanamento oltre 70 mila abitanti. Adesso il J-Village funziona come il centro logistico e operativo per le delicatissime operazioni che cercano di riportare sotto controllo i reattori impazziti della centrale Daiichi: centinaia e centinaia di uomini (militari delle forze di autodifesa, addetti della società di gestione Tepco, vigili del fuoco, tecnici esterni di supporto come quelli della Toshiba) sono impegnati in una battaglia che - ha detto il primo ministro Naoto Kan, giunto a mezzogiorno di sabato in elicottero per spronare gli animi - "non puo' assolutamente essere perduta".

 

 

2011-03-30

 

Tre miliardi per smantellare la centrale di Fukushima Tepco verso la crisi

di Jacopo GilibertoCronologia articolo30 marzo 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Oceano Pacifico | Fukushima Tepco

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 22:47.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Potrebbe costare 3 miliardi di euro lo smantellamento dei quattro reattori danneggiati nella centrale nucleare di Fukushima, devastata tre settimane fa dal terremoto e dalla successiva onda di maremoto.

Questa la stima degli esperti del settore per i lavori che dovrà sostenere la società elettrica di Tokio, la Tepco, proprietaria dell'impianto. Infatti lo smantellamento di un reattore costa in media quasi un miliardo di euro.

foto

La protezione civile italiana all'ambasciata Tokyo

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

articoli correlati

* La Protezione civile italiana a Tokyo. A Fukushima frigge il reattore 2

* Cos'è un sievert? Domande e risposte sulle radiazioni nucleari

* A Fukushima fuoriuscito plutonio. Il governo punta all'energia pulita per ricostruire

Vedi tutti "

La spesa potrebbe dare un colpo mortale alla società elettrica giapponese, se non interverrà (come pare) il governo giapponese per un salvataggio dei conti.

Nel frattempo è stata definita l'altezza dell'onda di maremoto che l'11 marzo ha spazzato la centrale atomica in riva al Pacifico. L'onda devastante era alta 14 metri.

La centrale – che si trova su un terrapieno in riva al mare alto una decina di metri – era progettata per sopportare un'onda di maremoto dell'altezza di 5,7 metri.

In altre parole l'impianto è stato allagato fino a un'altezza di 4 metri, e l'acqua è entrata ovunque, tranne che nell'edificio reattore che è a tenuta stagna.

I due motori diesel d'emergenza, che subito dopo la scossa di terremoto erano entrati in funzione per alimentare i sistemi e l'impianto di raffreddamento, si trovano a ridosso dei sotterranei di sentina sotto al locale turbìne, qualche metro sotto il terrapieno. Sono finiti allagati del tutto. La violenza dell'onda ha anche demolito i serbatoi di gasolio per alimentare i diesel, serbatoi che si trovavano a ridosso della riva del mare.

Le radiazioni stanno andando a una graduale normalizzazione, soprattutto nello spiazzo a nord-ovest della centrale, che era quello dove s'era depositata la maggior parte dei radionuclìdi. Ciò fa pensare che le emissioni di vapori radiattivi si siano interrotte.

Sembra chiarito il fatto che le esplosioni di idrogeno siano dovute non alla formazione di idrogeno all'interno dei vessel, idrgoeno liberato quando è stato fatto sfiatare il vapore dai nòccioli per alleggerire la pressione dall'interno dei vessel.

In altre parole, avrebbero funzionato le "marmitte catalitiche" per ricombinare idrogeno e ossigeno dai vapori in uscita dal vessel.

Invece l'idrogeno si sarebbe formato all'esterno, nelle piscine di deposito del combustibile usato.

La sospensione del raffreddamento ha mandato in ebollizione gran parte dell'acqua, le barre scoperte, esposte e rimaste a secco si sono surriscaldate, l'uranio è entrato in fusione, e la classica combinazione di temperatura, metallo e vapore ha prodotto l'idrogeno, che è esploso in molte occasioni devastando l'edificio esterno della centrale.

Nei giorni scorsi addetti della centrale hanno tentato più volte di entrare nell'edificio turbìne, completamente allagato di acqua radioattiva, per tentare di posare cavi nuovi e impermeabili e riattivare l'allacciamento elettrico.

Infatti non si può allacciare l'elettricità in una centrale sventrata e allagata.

La missione finora è fallita.

Gli addetti che hanno lavorato immersi nell'acqua avevano riportato un'esposizione a 1.179 millisievert, ma si trattava di una radioattività sì intensa ma caratterizzata da raggi beta, i quali non penetrano nella pelle. Però la ustionano.

Il reattore 2 continua a essere a temperatura pericolosa, 270 gradi. Per fortuna la pressione è ragionevole e non ci sono rischi di esplosione del vessel dovuti a eccesso di pressione.

Questi dettagli si apprendono un poco alla volta perché ci sono zone della centrale in cui è impossibile avvicinarsi, zone devastate da detriti e crolli.

 

 

30 marzo 2011 - 18:04

giappone. fukushima. il reattore 2 frigge. non sanno come uscirne.

come primo suggerimento, ti consiglio di lèggere alcuni degli articoli del sito web del sole 24 ore

il bell'articolo di attualità di stefano carrer da tokio

il mio articolo dell'altro giorno.

i link agli altri articoli su fukushima sono elencati qui a destra.

il fatto è che la tepco, i giapponesi, non sanno come venirne fuori.

dati da dentro la centrale

i reattori 1 e 3 avrebbero raggiunto pressioni e temperature tollerabili, ben sotto i 100 gradi, ma è ancora preoccupazione per il reattore 2.

la pressione non è alta, ma la temperatura sì.

nel reattore 2 ci sono 275 gradi.

praticamente, come se la centrale marciasse a potenza normale. e il reattore è spento.

quando è in produzione, macina vapore attorno ai 300 gradi.

non sanno come uscirne

non si può spegnere una centrale già spenta.

che continua a friggere e frizzare.

si spera che non succeda nulla di catastrofico.

se si rompesse l’uovo d’acciaio di uno dei tre vessel – non dovrebbe accadere, le pressioni sono ragionevoli – il nòcciolo fuso uscirebbe nel bunker di contenimento, e i bunker non sono più a tenuta stagna dopo le esplosioni di idrogeno che hanno squassato la centrale.

oggi per esempio si è rotto un tubo di un idrante che buttava acqua nella vasca del combustibile usato adiacente al reattore 2.

il raffreddamento a idranti è stato sospeso.

i tecnici si chiedono mille perché

perché non ha funzionato la "marmitta catalitica" dell’idrogeno, obbligatoria dopo l’incidente di three miles island?

(pennsylvania 1979)

era stata progettata male? era rotta?

il fenomeno è noto da quando esistono le caldaie dei piroscafi. il vapor d’acqua, se sottoposto a temperature molto alte e in presenza di metallo, tende a scindersi nei due elementi costitutivi dell’h2o, cioè idrogeno e ossigeno.

i quali si ricombinano insieme scoppiando.

nelle caldaie dei piroscafi era molto apprezzato, perché per attivare l’iperspazio bastava gettare acqua di mare sul carbone rovente.

ma l’incidente di three miles island aveva mostrato che il fenomeno accade anche in un reattore nucleare in crisi.

quando le barre restano scoperte dall’acqua e l’uranio comincia a fondere, il vapore sviluppa idrogeno.

e quando si cerca di sfiatare vapore per alleggerire la pressione nel nòcciolo, dalle valvole di sfioro esce idrogeno esplosivo.

per questo motivo, tutte le centrali devono avere fuori dal vessel un ricombinatore, un barilotto pieno di spugna di palladio (per immaginarla, ricorda la paglietta d’acciaio per scrostare le padelle), nel quale il metallo catalizzatore fa lo stesso effetto della marmitta antismog dell’auto: al passaggio dei gas, e senza bisogno di meccanismi o di corrente elettrica, il palladio ricombina idrogeno e ossigeno, riportandoli allo stato di acqua, che gocciola dentro al bunker di contenimento.

e invece a ogni tentativo di sfiatare vapore dal nòcciolo, a fukushima si sviluppava una vampa di idrogeno. le esplosioni devastanti che si sono viste in tv o sul web.

per non distruggere la centrale più di quanto non sia già stata distrutta, dopo la sequela di esplosioni di una decina di giorni fa la tepco ha deciso di non spurgare più vapore.

l'errore di lasciare scaldare

l’altro errore è stato lasciare il nòcciolo senza raffreddamento per due ore – il maremoto aveva spazzato i generatori diesel lasciando al buio la centrale.

i manuali dicono che in casi di fermata del reattore bisogna chiudere tutti i circuiti e si tappano le condutture nel tentativo di salvare il reattore per la ripresa futura della produzione.

perché non va bene far circolare l’acqua in condutture che possono essere lesionate. in turbìne che possono essere disassate.

questo dicono i manuali.

come avrebbero dovuto fare

poi ci sono gli uomini. quando il manuale non parla di un surriscaldamento e dell’avvicinarsi della fusione, gli uomini decidono di dare sùbito vapore all’esterno, verso il circuito delle turbìne e del raffreddamento.

oppure verso lo sfioro.

l’acqua, finché il nòcciolo non fonde, è appena debolmente radioattiva.

non è previsto dai manuali, una telefonata d’urgenza all’autorità nucleare, "il nòcciolo è vicino alla fusione: possiamo scaricare vapore in atmosfera?"

l’autorità consente.

si manda vapore nel circuito esterno, oppure si scarica in aria vapore leggermente radioattivo.

prima che il reattore cominci a frìzzare.

la pressione, dentro alla pentola, si abbassa.

un addetto (coraggiosissimo) va alle valvole manuali e apre le saracinesche dell’acqua ad alta pressione che spruzzano con iniettori acqua fredda sulle barre di uranio.

poi questo addetto si è assorbito la dose massima, e viene spedito a casa per due anni di vacanza meritatissima, premi, elogi, e nessun effetto sanitario.

facendo così, il reattore è perso per la produzione futura. ma si è evitata la catastrofe.

così fecero quelli di three miles island. furono processati. mostrarono che dovettero sfiatare vapore debolmente radioattivo, e l’alternativa era la catastrofe. l’autorità nucleare confermò di avere dato l’autorizzazione. furono assolti.

il capo della tepco

a tokio, si stanno domandando perché hanno seguito – giapponesi – il manuale. seguire gli ordini, chiudere tutto e tapparsi le orecchie.

non a caso l’amministratore delegato della tepco, masataka scimizu, è ricoverato in crisi.

irreperibile da giorni.

sembrava sparito e – visto il senso dell’onore dei giapponesi – molti lo immaginavano con una sciabola in pancia.

la tepco oggi ha fatto sapere che scimizu è ricoverato in ospedale per rialzo della pressione e vertigini.

come finirà?

e la centrale è persa per sempre. quando tutto sarà finito – e in che modo finirà? – ci sarà da smontare la centrale, trattare enormi quantità di acqua irraggiata, scorticare il terreno per togliere gli elementi radioattivi depositati, e tagliare a fette tutto l’impianto per mandarlo a smaltimento.

 

2011-03-28

Il governo ammette: a Fukushima "parziale fusione del nocciolo" - Cosa succede dentro la centrale

Cronologia articolo28 marzo 2011Commenti (20)

In questo articolo

Media

Argomenti: Governo | Misure di sicurezza | Tokyo Electric Power | Giappone | Fukushima | ANSA | Yukio Edano

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 14:20.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

La centrale di Fukushima (Reuters)La centrale di Fukushima (Reuters)

Gli alti livelli di radiazione rilevati domenica nell'acqua che allaga il seminterrato dell'edificio delle turbine del reattore 2 di Fukushima sono causati probabilmente dalla parziale fusione delle barre di combustibile nucleare. Lo ha detto il portavoce del governo, Yukio Edano, aggiungendo che questa fusione parziale è stata temporanea, ma ha fatto in modo che l'acqua in cui è immerso parte dell'edificio delle turbine dell'unità 2 registri alti livelli di radioattività e renda difficile il lavoro degli operai.

"La radiazione sembra provenire dalle barre di combustibile parzialmente fuse e venute in contatto con l'acqua utilizzata per raffreddare il reattore", ha spiegato Domenica sono stati rilevati livelli di 1.000 millisievert all'ora nel reattore 2, il che ha fatto temere danni al nucleo del reattore o alle tubature che conducono l'acqua radioattiva tra le turbine e i nucleo. La Tokyo Electric Power (Tepco) si è tra l'altro sbagliata nella misurazione della radioattività dell'acqua dentro l'unità, dicendo in primo tempo che era di 10 milioni di volte superiore al normale, quando in realtà era di 100mila volte. Il governo giapponese ha dunque bacchettato pesantemente la Tepco per l'errore, definendo "inaccettabile" la gestione dell'informazione da parte della società.

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

articoli correlati

* Boom di ordini per i bunker nucleari - Vivos propone modello con biliardo e spazi per gli animali

Negli ultimi giorni, comunque, è continuato a crescere il grado di allarme, che ormai ha raggiunto il livello 6 e continua a catalizzare le attenzioni del paese. Lo sguardo, però, si volge anche al futuro, e preannuncia un possibile cambio di rotta in uno dei paesi più "nuclearizzati" del mondo: "Per ora - hanno riferito fonti del governo giapponese all'Ansa - la priorità è gestire l'emergenza, ma poi sarà necessario fare una revisione ad ampio raggio sul nucleare"; il ripensamento metterà sotto esame anche le modalità di controllo sulla sicurezza degli impianti, a partire dal ruolo e dai poteri dell'Authority. I problemi di Fukushima, e l'opacità delle informazioni che hanno accompagnato l'evoluzione dell'emergenza, hanno evidenziato la reticenza della società proprietaria degli impianti, la Tepco; in Giappone le aziende che gestiscono le centrali hanno un peso importante nell'Authority di controllo, ed è probabile che sarà questo uno dei primi aspetti a essere messo sotto esame.

 

 

 

 

2011-03-27

 

Nuovo allarme a Fukushima. La Tepco ammette: "Radioattività 100mila volte superiore alla norma"

Cronologia articolo27 marzo 2011Commenta

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Giappone | Fukushima | ANSA

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 14:20.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

La centrale di Fukushima (Reuters)La centrale di Fukushima (Reuters)

Alla fine di un balletto di cifre la Tepco ammette che al reattore numero 2 di Fukushima il livello di radioattività è 100mila volte superiore alla norma. Non sono i 10 milioni di volte registrati poche ore prima e poi smentite dalla stessa società, che si era scusata per l'errore, ma l'allarme rimane e l'evacuazione dei tecnici è confermata.

Anche la giornata di oggi è stata difficile per la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima. A far paura, secondo quanto rferisce l'agenzia per la Sicurezza nucleare, è lo iodio-134, giunto a livelli tali da far sospettare che l'acqua sia arrivata a contatto con il nocciolo.

articoli correlati

* Boom di ordini per i bunker nucleari - Vivos propone modello con biliardo e spazi per gli animali

L'impennata che era stata rilevata nei livelli di radioattività nell'acqua ha nel frattempo rallentato le opere in corso per superare l'allarme; proprio oggi, infatti, era previsto l'ingresso in campo delle pompe elettriche, chiamate a sostituire le autobotti per accelerare l'immissione di acqua che deve abbassare la temperatura nei reattori.

Negli ultimi giorni, comunque, è continuato a crescere il grado di allarme, che ormai ha raggiunto il livello 6 e continua a catalizzare le attenzioni del paese. Lo sguardo, però, si volge anche al futuro, e preannuncia un possibile cambio di rotta in uno dei paesi più "nuclearizzati" del mondo: "Per ora - hanno riferito fonti del governo giapponese all'Ansa - la priorità è gestire l'emergenza, ma poi sarà necessario fare una revisione ad ampio raggio sul nucleare"; il ripensamento metterà sotto esame anche le modalità di controllo sulla sicurezza degli impianti, a partire dal ruolo e dai poteri dell'Authority. I problemi di Fukushima, e l'opacità delle informazioni che hanno accompagnato l'evoluzione dell'emergenza, hanno evidenziato la reticenza della società proprietaria degli impianti, la Tepco; in Giappone le aziende che gestiscono le centrali hanno un peso importante nell'Authority di controllo, ed è probabile che sarà questo uno dei primi aspetti a essere messo sotto esame.

 

 

 

 

2011-03-20

A Fukushima riattivato il sistema di raffreddamento - Marchionne: impatto giapponese sull'auto

Cronologia articolo19 marzo 2011Commenta

In questo articolo

Media

Argomenti: Governo | Misure di sicurezza | Giappone | Tokyo | Nhk | Naoto Kan | Fukushima | Yukio Edano | Yukio Edano

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 10:17.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Il primo ministro giapponese, Naoto Kan, ha invitato il leader del principale partito di opposizione, Sadakazu Tanigaki, capo dei liberaldemocratici, a entrare nel governo per affrontare le conseguenze del sisma, dello tsunami e della crisi nucleare che hanno colpito il paese con una coalizione di unità nazionale. Tanigaki stesso ha reso noto che il premier gli ha chiesto di assumere la carica di vicepremier: proposta non accettata. Kan, comunque, cerca di allargare la sua maggioranza attraverso consultazioni con le varie forze politiche.

Come annunciato dall'agenzia di sicurezza nucleare il sistemi di raffreddamento delle vasche di stoccaggio del combustibile esausto sono di nuovo in funzione nei reattori 5 e 6 della centrale di Fukushima. L'alimentazione di energia, ora parzialmente ripristinata, si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. Probabilmente già da domani potrebbero essere ripristinata l'elettricità nei reattori 1, 2, 3 e 4. A breve (alle 06:00 locali le 22:00 di sabato in Italia) invece riprenderà il bombardamento di acqua sul reattore n.4 .

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

Vedi tutti "

video

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Il rischio nucleare sale a 5, ma l'Aiea rassicura: non è una nuova Chernobil - Auto ed elettronica in stallo

* In stallo la produzione di auto ed elettronica

* Kit di sopravvivenza contro i disastri nucleari. Consigli dei governi e strategie individuali

Vedi tutti "

Il primo elemento positivo della giornata era stato la stabilizzazione del reattore considerato più pericoloso, quello numero 3, nel quale il nocciolo di uranio arricchito è stato parzialmente danneggiato. I tecnici, circa 300, che hanno lavorato nel cuore della zona più pericolosa della centrale, sono riusciti a far entrare dell' acqua nel reattore dopo averlo bombardato per sette ore di fila con gli idranti montati sui mezzi dei vigili del fuoco. Il portavoce del governo Yukio Edano ha sostenuto in una conferenza stampa che nel reattore "la situazione si è in qualche modo stabilizzata". Poi è stato rimesso in funzione il sistema di raffreddamento delle vasche di stoccaggio nei reattori 5 e 6. La svolta, riferisce la Tepco, è maturata dopo che gli ingegneri sono riusciti a far ripartire le pompe per garantire la fornitura di acqua marina alle vasche.

Ventimila morti

È di 19.399 tra morti e dispersi il bilancio ufficiale del terremoto. Lo ha reso noto l'agenzia nazionale di polizia precisando che i morti accertati sono 7.653, mentre è attivato a quota e 11.746 il numero delle persone che mancano all'appello.

Oggi un'altra forte scossa di terremoto si è registrata vicino alla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito l'agenzia meteorologica del paese senza diramare alcun allarme tsunami. Il sisma ha scosso gli edifici di Tokyo, ma non é stato segnalato nessun danno, l'emittente pubblica Nhk ha riferito che i voli verso l'aeroporto di Narita sono stati temporaneamente sospesi per alcuni controlli di sicurezza.

Livelli anormali elevati di radioattività sono stati registrati nel latte e negli spinaci nella prefettura di Fukushima e Ibaraki, nei pressi della centrale nucleare danneggiata. Lo ha dichiarato il portavoce del governo, Yukio Edano. Intanto si apprende, da fonti governative, che tracce di iodio radioattivo sono state trovate nei rubinetti dell'acqua di Tokyo e in altre località del Giappone.

 

Marchionne avverte: ci sarà un impatto Giappone sull'industria dell'auto

Cronologia articolo19 marzo 2011

In questo articolo

Argomenti: Trasporti e viabilità | Lancia Thema | Giorgio Napolitano | Fiat | Sergio Marchionne

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 12:23.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

In occasione della presentazione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della nuova Lancia Thema, Sergio Marchionne si è detto convinto che la situazione giapponese avrà un impatto sull'industria dell'auto. "È troppo presto per dirlo, ma potenzialmente l'impatto ci sarà - ha detto - La domanda è quanto durerà e non credo che durerà molto".

"C'e' troppa incertezza - ha aggiunto Marchionne - ma l'impatto ci sarà anche a livello di industria automobilistica, l'impatto sui fornitori si vedrà, a catena. Per quanto ci riguarda stiamo analizzando la questione, la scorsa notte ne abbiamo parlato con i nostri negli Stati Uniti per il momento non vediamo impatti negativi ma è troppo presto, aspettiamo", ha concluso.

"È una macchina bellissima, aspetto di poterla usare". Così il capo dello Stato, Giorgio

Napolitano, ha definito la nuova Thema che l'amministratore delegato della Fiat gli ha fatto vedere davanti al Lingotto.

"Avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo" ha precisato Marchionne, al termine della visita con il capo dello Stato. "Dateci un pò di tempo - ha detto ancora Marchionne - le stiamo lanciando tutte quante. Lo avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo". Riguardo al rinnovato Museo nazionale dell'auto Marchionne ha osservato: "È una bellissima cosa. Sono veramente contento, è il luogo dove è nata la Fiat, è tutta qui. Bisogna conservarla e portarla avanti".

 

 

Bersani: ruolo attivo Italia. Calderoli pone due condizioni. Vendola: riaprire subito il negoziato

Cronologia articolo20 marzo 2011

In questo articolo

Argomenti: Politica | Francia | Udc | Idv | Ignazio La Russa | Maria Latella | Onu | Libia | Sicilia

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 13:19.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Il Pd è pronto a sostenere un ruolo attivo dell'Italia in Libia. L'annuncio è stato fatto dal segretario del partito Pierluigi Bersani a Rainews. Per Bersani, infatti, l'intervento "è necessario e legale". "Necessario - aggiunge - per impedire un massacro dei civili e legale perché avviene in seguito alle deliberazioni dell'Onu e dell'accordo UE-Lega araba". Queste parole riecheggiano quelle usate ieri dal primo ministro inglese, David Cameron. Per il segretario del Pd l'asse fondamentale da tenere in questa fase: "E' che Gheddafi ritiri le sue truppe nelle caserme, si arrivi ad una situazione di tregua e l'unione europea si metta a disposizione per una evoluzione pacifica e democratica della situazione libica".

Sulle perplessità espresse da alcuni ministri come Umberto Bossi il segretario del Pd consiglia invita il governo a parlare "con voce univoca, di definire meglio, in diverse commissioni parlamentari, il ruolo dell'Italia". E ai ministri dissenzienti consiglia, in questa fase, di "stare zitti".

La posizione della Lega, dopo le dichiarazione di Bossi

Secondo il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, è possibile che l'Italia partecipi alla missione contro Gheddafi, ma a due condizioni ben precise. "L'unico che non ha mai baciato l'anello a Gheddafi sono io - ha detto Calderoli all'Ansa - e forse ho più titolo per parlare visto che mi dimisi da ministro pur di non accettare diktat da Gheddafi. Ciò nonostante avrei preferito una maggior cautela assumendo una posizione simile a quella tedesca, visto la vicinanza che abbiamo con la Libia e le possibili conseguenze di invasione di profughi e di ritorsioni terroristiche". "Prendo atto - ha concluso Calderoli - della nostra adesione all'operazione anche se avremmo preferito un voto d'aula. Ma la nostra partecipazione richiede due condizioni imprescindibili: la prima è l'impegno di tutte le nazioni che partecipano di prendere una quota parte dei profughi in proporzione a quella che è la loro popolazione residente. La seconda è che il blocco navale sia utilizzato per impedire esodi di massa verso il nostro Paese e in particolare Lampedusa e la Sicilia".

Casini: qualche distonia e confusione di troppo

Secondo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, intervistato da Maria Latella su Sky, "c'è stata qualche distonia e confusione di linguaggio di troppo, c'è stata rapidità in evoluzione della nostra posizione e c'è stata qualche disinvoltura" da parte del governo sulla situazione in Libia. Casini ha commentato le dichiarazioni del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha parlato di una "partecipazione attiva dell'Italia alla missione" perché "non siamo affittacamere": "Io non sarei neanche molto convinto che abbiano bisogno degli affittacamere - ha rilevato - mi sembra Francia e Gran Bretagna siano andando in camper: hanno portaerei, basi in Corsica, in Ciad. Non siamo come pensiamo di essere, certo siamo il primo paese di fronte alla Libia".

Vendola: grande preoccupazione

"Esprimiamo grande preoccupazione per lo sviluppo degli eventi in Libia, dopo l'inizio delle operazioni militari. Preoccupazione ancor più aggravata dalla notizia del sequestro a Tripoli dell'equipaggio di un rimorchiatore italiano da parte delle autorità del governo di Gheddafi". Lo dichiara in una nota il presidente di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, che stamani ha riunito a Roma il coordinamento nazionale del partito per una valutazione sulla vicenda libica. Nelle prossime ore sarà diffuso un documento di Sel. "Chiediamo - prosegue il leader di Sel - che siano da una parte attivate tutte le iniziative a tutela dei nostri connazionali in Libia, e dall'altra sia attivato un corridoio umanitario che garantisca la sicurezza delle popolazioni civili". Vendola invita poi il governo Berlusconi a essere "responsabile". "Dopo i baciamano a Gheddafi - prosegue il leader di Sel - ed essere stati i primi della classe nel rapporto con quel regime, oggi, per far dimenticare quella vergogna, non trasformi l'Italia, anche per le ragioni storiche ben note del colonialismo italiano in quella nazione, nel primo della classe nelle operazioni militari. È necessario - conclude Vendola - che si riapra subito lo spazio del negoziato, e si impedisca l'escalation senza controllo".

L'Italia dei Valori: "L'Italia non può assistere inerme, governo spaccato"

"L'Italia non può assistere inerme al massacro di civili a poche centinaia di chilometri dalle sue coste. Il nostro Paese deve fare pienamente la sua parte per liberare il popolo libico dall'oppressione di un regime sanguinario che non rispetta i diritti umani". E' l'opinione il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. "Italia dei Valori - prosegue - appoggerà ogni azione necessaria, anche diretta ed attiva, per dare attuazione alla risoluzione Onu. Purtroppo anche in questa situazione così drammatica e delicata, il governo è spaccato. La posizione della Lega, incapace di guardare al di là del proprio naso e di piccoli interessi elettorali, mina la coesione dell'esecutivo e lo rende ancora più debole". "È indispensabile - aggiunge - coinvolgere il Parlamento nelle decisioni perchè il Governo, oltre ad essere spaccato, è poco credibile. Dobbiamo ricordare che sei mesi fa Berlusconi baciava le mani al dittatore libico e fino a due giorni fa c'era chi sperava che Gheddafi riuscisse a tornare in sella, a danno del suo popolo". "Non si devono ripetere gli errori del passato - conclude - ed il Parlamento deve essere costantemente aggiornato e partecipe delle decisioni, anche militari".

 

2011-03-19

Fukushima, il ripristino dell'energia è questione di ore - Marchionne: impatto giapponese sull'auto

Cronologia articolo

19 marzo 2011

L'Agenzia di sicurezza nucleare ha annunciato fra oggi e domani il ripristino dell'alimentazione elettrica nei reattori 1,2,5 e 6 e quella nei reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Fukushima. L'alimentazione di energia si era interrotta automaticamente nella centrale al momento del sisma di magnitudo 9 che ha colpito l'11 marzo scorso il Giappone. I danni causati dallo tsunami seguito al terremoto hanno impedito che venisse ripristinata l'elettricità, necessaria per far funzionare le pompe di raffreddamento dell'impianto.

E' "previsto di ripristinare l'elettricità sabato nei reattori 1 e 2, così anche per quelli 5 e 6 - ha detto un funzionario dell'agenzia - la corrente sarà ripristinata domenica nei reattori 3 e 4".

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

Vedi tutti "

video

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Il rischio nucleare sale a 5, ma l'Aiea rassicura: non è una nuova Chernobil - Auto ed elettronica in stallo

* In stallo la produzione di auto ed elettronica

* Kit di sopravvivenza contro i disastri nucleari. Consigli dei governi e strategie individuali

Vedi tutti "

Oggi un'altra forte scossa di terremoto si è registrata vicino alla centrale nucleare di Fukushima. Lo ha riferito l'agenzia meteorologica del paese senza diramare alcun allarme tsunami. Il sisma ha scosso gli edifici di Tokyo, ma non é stato segnalato nessun danno, l'emittente pubblica Nhk ha riferito che i voli verso l'aeroporto di Narita sono stati temporaneamente sospesi per alcuni controlli di sicurezza.

Intanto sui tetti degli edifici dei reattori 5 e 6 della centrale nucleare di Fukushima sono stati

praticati dei fori per evitare esplosioni di idrogeno. il gestore dell'impianto, l'azienda elettrica

Tokyo Electric Power (Tepco), precisa infatti che "nel timore di un accumulo di idrogeno nei reattori 5 e 6, Tepco ha praticato tre fori da 3 a 7,5 centimetri nei tetti" dei loro edifici, ha dichiarato un portavoce della società. I reattori 5 e 6 sono i meno danneggiati della centrale perchè, diversamente da quanto accaduti nei reattori 1, 2, 3 e 4, i loro sistemi di raffreddamento hanno continuato a funzionare dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo, grazie a un generatore diesel. Tuttavia, al momento del sisma anche in questi due reattori era stato registrato un aumento della pressione.

Stanno avendo successo gli sforzi dei soldati e dei tecnici per raffreddare i reattori della centrale nucleare Fukushima-1. Secondo quanto ha riferito oggi in conferenza stampa il ministro della Difesa nipponico Toshimi Kitazawa, i primi quattro reattori della centrale, sarebbero a temperature inferiori ai 100 gradi. Lo riporta la televisione pubblica Nhk.

Per quanto riguarda invece i reattori 5 e 6, che erano fermi al momento dell'incidente e che hanno finora presentato meno problemi, la Nhk ha riferito che, secondo le autorità, sono o

sono stati "raffreddati". Al reattore 6 è in funzione un impianto di raffreddamento, al 5 è stato effettuato un raffreddamento attraverso pompe diesel.

Parola d'ordine resta dunque raffreddare con getti d'acqua 24 ore su 24 i reattori della centrale danneggiati. Questo l'obiettivo del piano messo a punto dalle autorità giapponesi

assieme all'esercito e ai vigili del fuoco per cercare di diminuire la temperatura del combustibile radioattivo depositato.

Livelli anormali elevati di radioattività sono stati registrati nel latte e negli spinaci nella prefettura di Fukushima e Ibaraki, nei pressi della centrale nucleare danneggiata in seguito al terremoto e allo tsunami di una settimana fa. Lo ha dichiarato il portavoce del governo, Yukio Edano. Intanto si apprende che tracce di iodio radioattivo sono state trovate nei rubinetti dell'acqua di Tokyo e in altre località del Giappone. Lo ha annunciato l'agenzia di stampa, Kyodo, citando fonti governative.

 

 

Marchionne avverte: ci sarà un impatto Giappone sull'industria dell'auto

Cronologia articolo19 marzo 2011

In occasione della presentazione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della nuova Lancia Thema, Sergio Marchionne si è detto convinto che la situazione giapponese avrà un impatto sull'industria dell'auto. "È troppo presto per dirlo, ma potenzialmente l'impatto ci sarà - ha detto - La domanda è quanto durerà e non credo che durerà molto".

"C'e' troppa incertezza - ha aggiunto Marchionne - ma l'impatto ci sarà anche a livello di industria automobilistica, l'impatto sui fornitori si vedrà, a catena. Per quanto ci riguarda stiamo analizzando la questione, la scorsa notte ne abbiamo parlato con i nostri negli Stati Uniti per il momento non vediamo impatti negativi ma è troppo presto, aspettiamo", ha concluso.

"È una macchina bellissima, aspetto di poterla usare". Così il capo dello Stato, Giorgio

Napolitano, ha definito la nuova Thema che l'amministratore delegato della Fiat gli ha fatto vedere davanti al Lingotto.

"Avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo" ha precisato Marchionne, al termine della visita con il capo dello Stato. "Dateci un pò di tempo - ha detto ancora Marchionne - le stiamo lanciando tutte quante. Lo avevamo promesso che avremmo portato una sfilza di vetture e lo stiamo facendo". Riguardo al rinnovato Museo nazionale dell'auto Marchionne ha osservato: "È una bellissima cosa. Sono veramente contento, è il luogo dove è nata la Fiat, è tutta qui. Bisogna conservarla e portarla avanti".

 

 

 

 

2011-03-18

 

L'Aiea alza il livello di allarme nucleare a Fukushima. Appello di Naoto Kan al paese: ricostruiremo

Cronologia articolo18 marzo 2011Commenti (7)

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Naoto Kan.Honda | Barack Obama | Naoto Kan | Cernobyl | Onu | Honda | Nissan | Oceano Pacifico

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 09:18.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

È una corsa contro il tempo per evitare la catastrofe. L'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica ha innalzato il livello di gravità del disastro nucleare nella centrale di Fukushima da 4 a 5, (cioè da un incidente con conseguenze locali a incidente che coinvolge territori più estesi). La scala internazionale, dal punto di vista della sicurezza di un evento radiologico o nucleare va dal livello 1 ("anomalia") a 7 ("incidente gravissimo). Ogni livello della scala prevede una gravità 10 volte maggiore del precedente. L'incidente di Cernobyl, nel 1986, fu classificato di livello 7, Three Miles Island di livello 5.

L'appello del premier all'unità nazionale

Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha lanciato un appello all'unità del paese di fronte all'impegno di ricostruire il paese. "Tutto il popolo deve avere la forte determinazione a superare questa crisi. I tecnici della Tokyo Denryoku (la società elettrica che gestisce la centrale, ndr.) dell'esercito, della polizia, tutti gli addetti stanno lavorando con tutte le forze, a rischio della vita. Assieme a loro dobbiamo superare questa situazione. Ricostruiremo il Paese dalle rovine", ha detto ancora Kan nel suo discorso alla nazione, aggiungendo che lui stesso "come cittadino", "lavorerà duro" per la rinascita del Giappone". Anche se ha ammesso che le operazioni per evitare un disastro nucleare nella centrale Fukushima-1, colpita una settimana fa dal devastante terremoto/tsunami che ha annichilito il nordest del Giappone, devono ancora affrontare "enormi difficoltà". Il premier ha ringraziato inoltre la comunità internazionale che s'è mobilitata per aiutare il Giappone nella sua più grande tragedia del dopoguerra.

foto

Preghiere e distruzione in Giappone

L'angoscia atomica in Giappone a una settimana dal sisma

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Vedi tutti "

video

Giappone, le immagini aeree dei reattori nucleari di Fukushima 1

Giappone, cannoni ad acqua per raffreddare i reattori di Fukushima

Imperatore giapponese Akihito: prego per la sicurezza della popolazione

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

documenti

* I livelli della scala Ines (International Nuclear and radiological Event Scale), sviluppata nel 1989 dalla Iaea

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Tokyo ha paura - A Fukushima situazione più grave, il premier Kan: ricostruiremo - Rischio Chernobyl

* Sfollati oltre centomila bambini

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

Vedi tutti "

Ancora parziale il bilancio del disastro il cui numero di vittime supera quello di Kobe

Il numero delle vittime confermate del terremoto 6.539 ha superato quello delle vittime del sisma di Kobe del 1995, nel quale persero la vita 6.434 persone. I dispersi sono più di 10.000 e si teme che il bilancio finale possa superare le 20.000 vittime. E sono almeno 400 i chilometri quadrati di terreno inondati dallo tsunami secondo l'autorità geo-spaziale giapponese, sulla base dell'analisi delle fotografie aeree e satellitari realizzate nel nord-est. Tuttavia mancano ancora i rilevamenti su una superficie pari al 20 per cento di quella investita dall'onda.

Inatnato continuano senza sosta i tentativi di raffreddamento dei reattori danneggiati della centrale di Fukushima. Dopo essere stati costretti a rinunciare all'uso degli elicotteri, per l'alta radioattività che si sprigiona, le autorità hanno schierato circa 20 camion dei pompieri. Con questi mezzi hanno ripreso a tentare di raffreddare i reattori con i cannoni ad acqua. In particolare i vigili del fuoco e i militari si stanno concentrando sul numero 3, considerato il più pericoloso perche è alimentato dalla miscela di ossido di uranio e di plutonio.

L'operazione che va avanti da molti giorni non pare però ottenere i risultati sperati tanto che l'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare non esclude l'ipotesi di chiudere i reattori atomici danneggiati in sarcofaghi di cemento armato e di seppellirli, come fu fatto con quello di Chernobyl. Nel frattempo i tecnici giapponesi sperano di riuscire entro domani a rimettere parzialmente in funzione il sistema elettrico della centrale per accelerare le operazioni di raffreddamento. Da ieri, il livello di radioattività nella centrale è sceso solo marginalmente. Il vento sulla centrale soffia verso il Pacifico (guarda la dinamica di dispersione della nube) e non c' è pericolo immediato per l'area urbana di Tokyo, 240 km a sud dell'impianto.

Il presidente americano Barack Obama ha affermato che non ci sono pericoli neanche per la costa occidentale degli Usa, dove 450 esperti nucleari militari sono pronti ad aiutare quelli giapponesi se necessario. Intanto nove militari sono già in Giappone per valutare i rischi di contaminazione radioattiva e la eventuale necessità di rinforzi. Oggi tornerà in patria il direttore generale dell'Aiea - l'Agenzia dell'Onu per l'energia atomica - il giapponese Yukiya Amano, che discuterà della crisi col premier Naoto Kan.

Honda ancora stop alla produzione. Nissan test sulla radioattività sulle auto

L'azienda automobilistica Honda ha annunciato che estenderà dal 20 al 23 marzo la sospensione della produzione di auto. La Nissan invece effettuerà test sulla radioattività su tutte le automobili costruite in Giappone: "Continueremo a prendere tutte le misure appropriate per rassicurare il pubblico sul fatto che tutti i nostri prodotti sono conformi ai livelli di sicurezza raccomandati, i test proseguiranno fino a che non saremo certi che ogni rischio di contaminazione è escluso".

 

 

Tokyo ha paura - A Fukushima situazione più grave, il premier Kan: ricostruiremo - Rischio Chernobyl

articoli di Stefano Carrer ed Elena ComelliCronologia articolo18 marzo 2011Commenti (5)

In questo articolo

Media

Argomenti: Governo | Ambiente | Banri Kaieda | Stati Uniti d'America | Barack Obama | Ministero degli affari Esteri | Alitalia | Cina | Tokyo

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 07:57.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

In Giappone paura del blackoutIn Giappone paura del blackout

dal nostro inviato Stefano Carrer

TOKYO - La paura di Tokyo non è la paura del mondo. Alle 15 e 47 di ieri, per una quindicina di milioni di giapponesi arriva una temuta notizia che fa dimenticare quanto accade ai reattori di Fukushima e tanto spaventa europei, americani e altri asiatici: il ministro dell'Economia Banri Kaieda annuncia che è in arrivo un blackout elettrico di proporzioni imprevedibili, poiché la domanda di energia, che aumenta nelle ore serali, ha già sfiorato in mattinata la capacità massima che la Tepco - la stessa utility che gestisce (male) Fukushima - può fornire nonostante un razionamento già in atto.

Negli uffici il lavoro si interrompe: sono gli stessi bucho, i capi, a invitare gli impiegati a sbrigare in fretta l'essenziale. Ci si precipita verso treni e metropolitane, temendo di non fare in tempo a tornare a casa. "Sono rimasta bloccata quasi tutta la notte sulla moquette di un albergo, il giorno del terremoto – afferma Satoko Tanaka, impiegata 33enne - non voglio ripetere oggi questa esperienza".

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

Vedi tutti "

video

Giappone, le immagini aeree dei reattori nucleari di Fukushima 1

Giappone, cannoni ad acqua per raffreddare i reattori di Fukushima

Sisma Giappone, nevica sulle macerie di Ishinomaki

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Michael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova Chernobyl

* Sfollati oltre centomila bambini

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

Vedi tutti "

Bisogna fare tutti la propria parte per risparmiare energia: chi resta in ufficio si ritrova senza riscaldamento e con i gabinetti a luci spente. I gestori dei trasporti tagliano le corse: la ressa è da mattino presto. "Di solito salgo sulla carrozza riservata alle donne - prosegue Tanaka - ma da giorni non mi preoccupo più del chikan (la manomorta, ndr): penso che il pericolo sia calato al minimo, anche i sukebe (i pervertiti) saranno sotto stress". Cala il buio preventivo su una città famosa nel mondo per il turbinio multicolore delle sue insegne.

Alle 20 e 27 viene reso noto che la domanda di energia si sta approssimando ai livelli di guardia, come era successo già al mattino: annunci che vengono accolti con più apprensione di quelli riguardanti Fukushima. I kombini vengono di nuovo assaltati per fare incetta di vettovaglie. In vista del lungo weekend che si prolungherà al lunedì festivo, chi è a corto di contanti trova una brutta sorpresa ai bancomat della Mizuho: si digita a vuoto, l'aumento delle transazioni ha mandato in tilt il sistema della megabanca. Una città fiera della sua efficienza si riscopre caotica: troppe cose non funzionano, qui non si è abituati alla rassegnazione italiana. La sorpresa lascia spazio allo sconcerto e subito dopo alla volontà di precauzione: di sicuro alla riapertura i bancomat della Mizuho saranno sommersi di richieste e rischieranno un altro tilt. "Sono stata in coda 5 ore - dice Keiko Fukano, reduce dal Tokyo Passport Center - è per la mia anziana madre: s'è convinta a fare il passaporto, non si sa mai".

Va anche peggio agli stranieri che affollano all'inverosimile l'ufficio immigrazione, dalle parti di Shinagawa: chiedono il permesso di rientro, un'inutile e assurda complicazione burocratica che invano l'Ambasciata dell'Ue ha chiesto da anni al Giappone di abolire. Anche se hai il visto pluriennale, se esci non puoi più tornare se non hai messo sul passaporto il "bollino" del rientro multiplo. Sorge intanto il dubbio che certe ambasciate - britannica , australiana - sapessero qualcosa del rischio blackout: hanno invitato i connazionali ad andarsene da Tokyo, precisando che la raccomandazione non si riferisce tanto a un immediato pericolo radioattivo, ma al rischio di caos energetico e logistico.

Chi sta fuori dal Giappone ha invece ben altre preoccupazioni: la prima è che il governo giapponese e la Tepco non la raccontino giusta su Fukushima. Tutte le tv mondiali mostrano lo spettacolo del ricorso a mezzi sempre più disperati per cercare di raffreddare i reattori: elicotteri che rovesciano acqua dall'alto, camion con maxi-idranti progettati per spegnere incendi e non certo per abbassare la pressione in un impianto atomico. Dopo la Francia che continua a moltiplicare gli allarmi rossi irritando ormai visibilmente i padroni di casa, anche la Cina si è messa a chiedere più chiarezza: una portavoce del ministero degli esteri di Pechino ha detto di sperare "che il Giappone dica al mondo quanto sta avvenendo in maniera tempestiva e appropriata". I briefing che si moltiplicano per i giornalisti e il personale delle ambasciate straniere continuano a lasciare un senso di frustrazione.

Ieri pomeriggio, ad esempio, il vicedirettore generale della Nuclear and Industrial Safety Agency, Hidehiko Nishiyama, ha convocato una conferenza stampa. Il materiale distribuito si riferisce però alla situazione in prima mattina e l'oratore appare sfuggente su ogni domanda delicata. Quello che è sempre più evidente è la divergenza di valutazioni sulla gravità della situazione tra Tokyo e Washington, anche dopo la telefonata di mezz'ora tra il premier Kan e Barack Obama, che ha promesso ogni aiuto. Per il Dipartimento di stato e il Pentagono, l'area da considerare pericolosa attorno alla centrale è di 80 chilometri, mentre Tokyo resta a un raggio di 30. Ad ogni buon conto, i familiari dei diplomatici Usa sono stati autorizzati a partire, compresi quelli del consolato di Nagoya (350 km a sud di Tokyo).

Partito finalmente da Osaka (da ieri unica destinazione Alitalia sul Giappone) anche il gruppone del Maggio Musicale Fiorentino, che ieri avrebbe dovuto mettere in scena una "Tosca" scintillante in una grande serata di celebrazioni dell'Unità d'Italia. Ci ha pensato l'Istituto italiano di cultura, con un alzabandiera al mattino e il canto di "Fratelli d'Italia" da parte del maestro Ishihara nel tardo pomeriggio. Un momento breve, per spegnere presto le luci e offrire qualche panino in semioscurità agli impiegati della società di editoria medica al piano superiore, che non avevano fatto in tempo a prendere l'ultimo treno disponibile. Il buio si fa più fitto. Il blackout totale non arriva. Solo, verso le 22, un'altra scossa di terremoto di magnitudo 5.8.

 

 

Michael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova Chernobyl

di Elena ComelliCronologia articolo18 marzo 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Michael Allen | Oceano Pacifico | Chernobyl | Camera dei deputati

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 15:28.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Michael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova ChernobylMichael Allen spiega perché l'ipotesi peggiore è una nuova Chernobyl

"L'emergenza continuerà per molto tempo, il peggio potrebbe ancora arrivare". Questa la previsione di Michael Allen, che ha guidato per 14 anni i programmi sulla sicurezza dei reattori dei Sandia National Labs nel deserto del Nuovo Messico, dove metteva in atto in ambiente controllato gli incidenti più gravi, compresa la fusione del nocciolo, per studiarne le dinamiche.

Come potrebbe evolversi la situazione?

"Le esplosioni dell'idrogeno a contatto con l'aria, che hanno fatto saltare la copertura esterna dei reattori, non sono un problema grave, erano ampiamente prevedibili. Quella che mi preoccupa di più, invece, è l'esplosione del 15 marzo. Questa dev'essere interna al reattore ed è successa, probabilmente, quando parte delle barre esposte si sono fuse e sono colate nel bacino d'acqua sottostante".

articoli correlati

* Tokyo ha paura - A Fukushima situazione più grave, il premier Kan: ricostruiremo - Rischio Chernobyl

* L'Aiea alza il livello di allarme nucleare a Fukushima. Appello di Naoto Kan al paese: ricostruiremo

Cosa può essere successo?

"Quando accade questo, si sviluppa una massiccia esplosione di vapore, che crea una pressione estremamente alta nella camera interna del reattore. Ho fatto spesso degli esperimenti di questo tipo e se il nocciolo fuso cola nell'acqua, esplode sempre".

Subito dopo la pressione è calata bruscamente...

"Esatto. In più, si è impennato il livello delle radiazioni all'esterno. Questo avallerebbe l'ipotesi che la camera di contenimento del reattore sia stata danneggiata o addirittura fessurata e stia rilasciando la radioattività interna".

Cosa ci aspetta in seguito?

"Se i tecnici giapponesi non riescono a trovare un modo per raffreddare il nocciolo dei tre reattori in avaria, il livello di radiazioni continuerà a salire e sarà sempre più pericoloso avvicinarsi e condurre le operazioni di raffreddamento. E' un circolo vizioso. Questi processi possono durare molto tempo, anche per mesi, molto più a lungo di quanto la gente si aspetti. Nel corso del tempo, reazioni analoghe potrebbero scatenarsi in tutti e sei i reattori, se non si riprende in mano il controllo della situazione".

La peggiore delle ipotesi?

"Se non riusciranno a pompare abbastanza acqua fredda nei reattori, tutto il nocciolo fuso colerà nel bacino d'acqua che sta sul fondo della camera interna. Il calore del nocciolo farà bollire e poi evaporare tutta l'acqua. Si depositerà sul fondo di acciaio del bacino e se è ancora molto caldo lo bucherà, cadendo nel bacino sottostante, che sta sul fondo della camera di contenimento di cemento".

Un'altra esplosione?

"Qui ci sarà sicuramente un'altra esplosione. L'acqua di questo bacino sarà fredda e l'improvviso contatto con il contenuto del reattore ad altissima temperatura può causare un'esplosione molto potente, quasi come una bomba. Con un'esplosione di questo tipo, è probabile che la camera di contenimento di cemento si fratturi e da qui potrebbe uscire all'esterno una nuvola molto radioattiva".

Conseguenze?

"Simili a quelle di Chernobyl. In questo caso, c'è solo da sperare che il vento spinga la nuvola verso Est e il vapore radioattivo si disperda sul Pacifico. Se incece i venti dovessero spingere la nube radioattiva verso Sud, il rischio è che raggiunga Tokyo, con i suoi 13 milioni di abitanti. In quel caso le conseguenze sarebbero ben più gravi di Chernobyl".

 

 

 

2011-03-17

Diretta. Radioattività in aumento a Fukushima, la terra continua a tremare - La Cina frena sul nucleare

Cronologia articolo17 marzo 2011Commenta

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Andamento dei tassi | Banri Kaieda | Naoto Kan | Ministero degli affari Esteri | Dmitri Medvedev | Stati Uniti d'America | Cina | Oceano Pacifico

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 08:57.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Immagine dei danni riportati dalla centrale di Fukushima ripresa dal satellite GeoEye satellite (AFP PHOTO/HO/GEOEYE)Immagine dei danni riportati dalla centrale di Fukushima ripresa dal satellite GeoEye satellite (AFP PHOTO/HO/GEOEYE)

Dopo l'azione di speciali autopompe dell'esercito che hanno versaro enormi quantità d'acqua sul reattore numero 3, il livello di radiazioni alla centrale nucleare di Fukushima è nuovamente in aumento. Secondo la Tepco, il livello intorno agli edifici, è passato a 4.000 microsievert/h da 3.700, al termine di questa operazione. Mille microsievert, pari a un millisievert, sono considerati il tetto massimo cui un essere umano può esporsi, ma nell'arco di un intero anno.

L'acqua comunque ha raffreddato la temperatura nella piscina e "fumo bianco" continua a levarsi dalla zona. L'impianto potrebbe essere ricollegato presto a una linea elettrica e questo permetterebbe di riattivare, almeno parzialmente, il sistema di refrigerazione. Intanto, il ministero della Difesa ha fatto sapere che gli elicotteri militari e i camion-cisterna riprenderanno domani la loro missione.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

Vedi tutti "

video

Sisma Giappone, nevica sulle macerie di Ishinomaki

Imperatore giapponese Akihito: prego per la sicurezza della popolazione

Giappone, gli italiani tornano a casa e raccontano la paura

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Pechino frena sui suoi ambiziosi programmi nucleari e ordina un test su tutte le centrali del paese

* L'imperatore preoccupato per la prima volta in tv

* La Cina congela il nucleare

Vedi tutti "

Cinque veicoli hanno lavorato per 40 minuti e, ore prima, gli elicotteri militari avevano lanciato tonnellate di acqua marina ancgh se con scarsi risultati. Nonostante l'acqua sia l'unico modo per raffreddare i nuclei dei reattori uno, due e tre e le vasche di combustibile esausto dei reattori tre e quattro per l'Authority francese per la Sicurezza Nucleare i mezzi messi all'opera fino a questo momento dalle autorità giapponesi non sono affatto sufficienti.

Nuova scossa

Continua intanto lo sciame sismico. Una scossa al largo delle coste di Chiba, meno 100 km a est di Tokyo, è stata registrata alle 9:32 ora locale, con magnitudo 5,8 sulla scala Richter, a una profondità di 40 chilometri.

Allarme blackout

Il paese rischia di subire interruzioni generalizzate della corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato dal ministro nipponico per l'economia: "La domanda di corrente risulterà oggi stesso di gran lunga superiore alla disponibilità tra la sera la notte, nonostante i razionamenti già previsti, e si debbono temere blackout imprevedibili soprattutto nell'area di Tokyo". La previsione del ministro è però stata rivista dalla Tepco dopo che i cittadini di Tokyo hanno fatto scendere la domanda di elettricità a 3050 kilowatt alle 18 ora locale da 3290 tra le 8 e le 9 del mattino. Per ridurre i consumi anche le ferrovie hanno ridotto del 20% la velocità dei treni e hanno diminuito il numero di corse. Ai cittadini inoltre é stato chiesto di usare di meno i sistemi di riscaldamento per far fronte all'ondata di aria fredda che ha colpito il paese nelle ultime ore.

Mevded:"In Giappone è la catastrofe". La Russia offre aiuto

Il presidente russo Dmitri Medvedev ha definito l'incidente nucleare un "disastro nazionale colossale, una catastrofe". IIl ministero degli esteri russo ha dichiarato che il suo paese è pronto a prestare qualsiasi tipo di aiuto al Giappone, anche nello spegnimento degli incendi alla centrale di Fukushima.

La nube radioattiva si sposta verso la California

La nube di fumo bianco radioattivo sprigionata dalla centrale nucleare sta attraversando il Pacifico e potrebbe arrivare già domani sulla costa della California meridionale, dopo aver toccato anche le isole Aleutine. Gli esperti ritengono che la nube non comporterà comunque rischi per la salute dei cittadini statunitensi, poiché lungo il tragitto perderà molto del suo potenziale nocivo.

Il bilancio delle vittime continua a salire

Il devastante sisma/tsunami sta assumendo una dimensione sempre più catastrofica. Secondo i dati diffusi oggi dalla polizia tra morti e dispersi si è arrivati a quota 15.023.

I morti accertati, alle 16 locali (ore 8 in Italia) sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo. I dispersi sono in tutto 9.594 distribuiti in sei prefetture. I feriti sono 2.404.

Il Giappone e gli Usa

Obama e il premier Naoto Kan hanno parlato al telefono e il presidente ha detto che gli Usa collaboreranno "in tutti i modi possibili", e ha promesso di inviare altri esperti nucleari. Alcune pompe di fabbricazione americana stanno già per essere trasportate alla centrale nucleare per rafforzare i disperati tentativi di raffreddare i reattori. Nel frattempo però il dipartimento di stato ha autorizzato la partenza su base volontaria, inclusa una nuova sistemazione in zone sicure in Giappone, delle famiglie del personale del governo americano.

La Cina chiede spiegazioni

Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu ha chiesto al Giappone informazioni opportune e precise sull'emergenza nucleare in corso alla centrale nucleare Fukushima: "Io credo che tutti i governi e tutte le popolazioni abbiamo il diritto di seguire con attenzione questo incidente e che il Giappone gestisca i suoi sforzi per risolverlo".

L'ambasciata italiana invita a lasciare Tokyo

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Le misure spettroscopiche escludono al "momento la presenza di isotopi radioattivi artificiali.

 

 

Pechino frena sui suoi ambiziosi programmi nucleari e ordina un test su tutte le centrali del paese

dal nostro corrispondente Luca VinciguerraCronologia articolo17 marzo 2011

In questo articolo

Argomenti: Prezzi e tariffe | International Energy Agency | Consiglio di Stato | Pechino | Fukushima

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 11:51.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Cina, centrale nucleare in costruzione a Fuqing (Afp)Cina, centrale nucleare in costruzione a Fuqing (Afp)

SHANGHAI – L'incubo di Fukushima spinge la Cina a rivedere i suoi ambiziosi piani di potenziamento nucleare che, sulla carta, prevedono l'installazione di 400 gigawatt di potenza entro il 2050. Nelle ultime ore il Consiglio di Stato ha deciso di sottoporre tutte le centrali nucleari esistenti a uno speciale test di sicurezza. In sostanza, gli ispettori di Pechino dovranno valutare se i 12 reattori attualmente in funzione nel paese (sono distribuiti su 4 centrali che sviluppano una capacità complessiva di 10 gigawatt annui) sarebbero in grado di resistere a stress analoghi a quelli che una settimana fa in Giappone, dopo lo tsunami e il terremoto, hanno mandato fuori controllo gli impianti di Fukushima.

Il Consiglio di Stato ha anche deciso di congelare tutti i progetti in essere per verificare che corrispondano agli standard di sicurezza. La moratoria riguarda una dozzina di nuove centrali già in fase di costruzione, più altre 25 la cui progettazione si trova in uno stadio avanzato.

Il nucleare è uno dei pilastri della politica energetica cinese. Spinta dalla fame crescente di materie prime necessarie per alimentare lo sviluppo economico e il processo di modernizzazione del paese, qualche anno fa Pechino ha capito che il suo portafoglio energetico andava radicalmente cambiato. E anche in tempi rapidi.

Per due ragioni. Una di carattere economico-politico: importare combustibili fossili costa, e costituisce un rischioso fattore di dipendenza dall'estero. L'altra di carattere ambientale: oggi il carbone copre quasi il 70% del fabbisogno energetico cinese e contribuisce per l'83% alle emissioni di gas serra del Dragone.

Così, all'inizio del decennio scorso, il governo cinese ha deciso di rispolverare i vecchi progetti di sviluppo dell'energia nucleare rimasti per lungo tempo nel cassetto. La storia del nucleare in Cina, infatti, è lunga e controversa. Verso la metà degli anni '70, Pechino sembrava sul punto di abbracciare l'opzione nucleare per sostenere la crescita della domanda domestica di energia elettrica. Ma poi una serie di considerazioni spinsero il governo a raffreddare il progetto.

Primo: all'epoca la Cina poteva contare su abbondanti risorse di acqua, carbone e anche di petrolio che le garantivano la totale autosufficienza energetica.

Secondo: a differenza del vicino Giappone (che da allora non a caso ha costruito una sessantina di centrali), la Cina era stata solo sfiorata dalla prima crisi petrolifera del 1973.

Terzo: non avendo sviluppato in casa un know how nucleare, Pechino per sviluppare la produzione di energia atomica sarebbe dovuta dipendere dai trasferimenti di tecnologia dall'estero.

 

 

 

 

 

 

Giappone a rischio black out. Ambasciata italiana:"Lasciate Tokyo". L'imperatore in tv

Cronologia articolo17 marzo 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Andamento dei tassi | Banri Kaieda | Naoto Kan | Oceano Pacifico | Ambasciate d'Italia | Ministero degli affari Esteri | Tepco | Gregory Jaczko | Cina

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 08:57.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Una donna cammina in un'area residenziale distrutta in Rikuzentakat,. Mar 17, 2011 (Reuters)Una donna cammina in un'area residenziale distrutta in Rikuzentakat,. Mar 17, 2011 (Reuters)

Allarme blackout in Giappone. Il paese rischia di subire interruzioni generalizzate della corrente elettrica se non saranno ridotti i consumi. Il monito è stato lanciato lanciato dal ministro nipponico per l'economia: "La domanda di corrente risulterà oggi stesso di gran lunga superiore alla disponibilità tra la sera la notte, nonostante i razionamenti già previsti, e si debbono temere blackout imprevedibili soprattutto nell'area di Tokyo".

La situazione alla centrale nucleare

Nell'ultimo tentativo di raffreddare i reattori della centrale nucleare di Fukushima, l'esercito giapponese ha fatto cadere 7.500 litri di acqua dell'oceano sulla parte superiore delle unità surriscaldate. Nel pomeriggio dovrebbe ripartire anche l'elettricità nell'impianto con i cavi di alimentazione che partono da una fonte esterna. Nonostante l'acqua riversata, la radioattività è in aumento: la società che gestisce l'impianto, la Tepco, ha affermato che intorno alla centrale il tasso radioattivo è salito a 3.000 microsievert l'ora. Mille microsievert, pari a un millisievert, sono considerati il tetto massimo cui un essere umano può esporsi, ma nell'arco di un intero anno, senza rischi per la salute. Un'area di 20 chilometri intorno alla centrale é stata evacuata. Alle persone residenti tra i 20 e i 30 km di distanza é stato consigliato di rimanere in casa. Ma secondo Gregory Jaczko, capo dell'ente nucleare americano la situazione è già compromessa: la centrale nucleare di Fukushima 1 sta diffondendo "radiazioni estremamente forti, potenzialmente letali" per le persone che stanno cercando di limitare la perdita di sostanze radioattive. Nel frattempo i venti sulla centrale nucleare stanno soffiando verso sudest, cioè verso l'Oceano Pacifico. A Tokyo martedì si è registrato un aumento di dieci volte della radioattività che però non ha raggiunto un livello ritenuto pericoloso per la salute dei residenti.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

Vedi tutti "

video

Imperatore giapponese Akihito: prego per la sicurezza della popolazione

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* L'imperatore preoccupato per la prima volta in tv

* La Cina congela il nucleare

* Droni sulla centrale di Fukushima. Si temono 25mila vittime - Radiazioni molto alte - Scandalo Tepco

Vedi tutti "

Il bilancio delle vittime continua a salire

Il devastante sisma/tsunami sta assumendo una dimensione sempre più catastrofica. Secondo i dati diffusi oggi dalla polizia tra morti e dispersi si è arrivati a quota 15.023.

I morti accertati, alle 16 locali (ore 8 in Italia) sono 5.429 in 11 prefetture più Tokyo. I dispersi sono in tutto 9.594 distribuiti in sei prefetture. I feriti sono 2.404.

Il Giappone e gli Usa

Obama e il premier Naoto Kan hanno parlato al telefono e il presidente ha detto che gli Usa collaboreranno "in tutti i modi possibili", e ha promesso di inviare altri esperti nucleari. Alcune pompe di fabbricazione americana stanno già per essere trasportate alla centrale nucleare per rafforzare i disperati tentativi di raffreddare i reattori. Nel frattempo però il dipartimento di stato ha autorizzato la partenza su base volontaria, inclusa una nuova sistemazione in zone sicure in Giappone, delle famiglie del personale del governo americano.

La Cina chiede spiegazioni

Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Jiang Yu ha chiesto al Giappone informazioni opportune e precise sull'emergenza nucleare in corso alla centrale nucleare Fukushima: "Io credo che tutti i governi e tutte le popolazioni abbiamo il diritto di seguire con attenzione questo incidente e che il Giappone gestisca i suoi sforzi per risolverlo".

L'ambasciata italiana invita a lasciare Tokyo

L'ambasciata italiana a Tokyo "rinnova vivamente l'invito ai connazionali di allontanarsi dalle quattro prefetture colpite dallo Tsunami e dalla stessa capitale". Quanto all'ipotesi radiazioni, le misure "del team italiano effettuate confermano il valore registrato ieri di 0.04 microsievert/ora". Le misure spettroscopiche escludono al "momento la presenza di isotopi radioattivi artificiali.

 

 

"Sull'atomo seguiremo la Ue"

Federico RendinaCronologia articolo17 marzo 2011

In questo articolo

Argomenti: Eni | Udc | Mauro Libè | Corte Costituzionale | Stefano Saglia | Gianni Alemanno | Roma | Paolo Romani | Camera dei deputati

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 06:37.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

 

ROMA

Avanti tutta – nei proclami ufficiali – sul nucleare italiano. Ma con un'exit strategy che lentamente, con prudenza, si fa largo. Il piano governativo per dotare l'Italia del 25% di energia atomica entro un paio di decenni rimane ufficialmente fermo, immutato: ieri la maggioranza ha spianato la strada al sì delle commissioni attività produttive e ambiente della Camera alla nuova versione del decreto legislativo sui criteri per individuare i siti delle centrali atomiche, che accoglie i rilevi della Corte costituzionale sul pieno coinvolgimento delle singole regioni, anche se conferma che il loro parere non sarà vincolante. "Mercoledì prossimo l'approvazione del consiglio dei ministri" annuncia il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia. Ma è proprio lui, in contemporanea, a disegnare l'eventuale sterzata.

Punto uno: in ogni caso – giura Saglia – mai si piazzerà una centrale "senza il pieno consenso delle popolazioni interessate" oltre che degli amministratori regionali. Che, praticamente tutti, compresi quelli del centro-destra, si sono detti indisponibili, ora a maggior ragione, a ospitare impianti nucleari. "Se ciò fosse confermato significherebbe che i governatori o non hanno approfondito la materia o non hanno il coraggio di affrontarla" puntualizza Saglia ribadendo le sue convinzioni nucleariste. Ma ecco, proprio ieri, una nuova delusione. Cosa voterà il sindaco pidiellino di Roma, Gianni Alemanno, al referendum antiatomo di giugno cavalcato dalle opposizioni? "Ci devo pensare" risponde Alemanno.

Punto due: la mappa dei siti – dice sempre Saglia – comunque "non arriverà quest'anno". Il che significa che la promessa del Governo di propiziare la "prima pietra" di almeno una centrale atomica italiana entro la fine naturale della legislatura (2013) non vale più. Rimane ferma, per ora, la data del 2020 per l'entrata in funzione del primo impianto. Dunque "abbiamo dieci anni per riflettere. Perché allora bloccare tutto adesso?" dice sempre Saglia. Proprio mentre un autorevole operatore energetico da sempre scettico sul nostro ritorno al nucleare, l'ad dell'Eni Paolo Scaroni, lancia un segnale incoraggiante: allarmismo "eccessivo" per i fatti giapponesi. Giusta una "riflessione" dei paesi che hanno vecchie centrali, ma l'Italia "al nuovo nucleare può guardare con fiducia" sostiene Scaroni in un'audizione alla Camera.

Punto tre: se l'Unione europea decidesse una forma di blocco del nucleare "l'Italia non si opporrebbe" anche se "certo non prenderemo unilateralmente una decisione simile" fa sapere Stefano Saglia in vista della riunione dei ministri dell'Energia convocata lunedì prossimo per proseguire l'esame della catastrofe giapponese e mettere a punto iniziative coordinate e comuni.

I nuclearisti oltranzisti si infastidiscono. Ammonisce Mauro Libè, deputato dell'Udc (partito nuclearista per eccellenza). "Sulla scelta nucleare si può essere d'accordo o meno, ma una cosa è certa: se la posizione del Governo è quella del sottosegretario Saglia è pura presa in giro degli italiani".

Cosa dicono, allora, i ministri dello Sviluppo Paolo Romani e dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo? La linea ufficiale rimane quella della barra dritta sul nucleare (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), ma la sterzata viene comunque presa in considerazione. "A Bruxelles approfondiremo i temi della sicurezza. Per l'Italia – puntualizza Romani – il problema sono le centrali vicine al confine". Un problema in ogni caso "internazionale, europeo". E intanto, in vista del referendum "vanno date date informazioni precise e rigorose alla pubblica opinione, che deve sapere esattamente cosa è successo in Giappone in modo che le decisioni non siano figlie della pancia o delle emozioni" dice Romani confermando di essere "un convinto nuclearista" e ribadendo che "in Giappone il problema non è stato il terremoto ma lo tsunami, un evento straordinariamente incredibile che sul continente europeo non ci sarebbe stato, e comunque non come in Giappone".

Identica la posizione espressa ieri da Stefania Prestigiacomo. Il tema della sicurezza nucleare "non è più regionale, nazionale, o dei singoli Stati" ma è una questione che "va discussa a livello europeo". E' dunque "sbagliato e irresponsabile – ribadisce Prestigiacomo – assumere decisioni sull'onda emozionale". E per questa ragione "faremo le scelte insieme all'Europa".

 

2011-03-16

 

Droni sulla centrale di Fukushima. Si temono 25mila vittime - Radiazioni molto alte - Scandalo Tepco

Cronologia articolo16 marzo 2011Commenti (10)

In questo articolo

Media

Argomenti: Trasporti e viabilità | AIEA | Frederic Vincent | Oceano Pacifico | Kyodo | Hillary Clinton | Global | Tepco | Forze Armate

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 08:55.

*

*

*

*

*

Un uomo è sottoposto allo screening per l'esposizione alle radiazioni in un rifugio dopo essere stato evacuato dalle zone circostanti gli impianti nucleari Fukushima (Ap)Un uomo è sottoposto allo screening per l'esposizione alle radiazioni in un rifugio dopo essere stato evacuato dalle zone circostanti gli impianti nucleari Fukushima (Ap)

Il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger ha dichiarato nel pomeriggio di mercoledì che nella centrale nucleare di Fukushima è in corso una "effettiva catastrofe" aggiungendo che "questo impianto non è più gestito, non è più sotto controllo". Oettinger ha parlato in una audizione all'Europarlamento. Che la situazione nella centrale giapponese danneggiata dal terremoto stia precipitando era stato confermato poco prima dal capo dell'Agenzia atomica russa: Serghiei Kirienko, ha affermato che la crisi nucleare in Giappone si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore. In serata Il presidente dell'autorità americana che regola l'attività nucleare in Usa, Gregory Jaczko, ha dichiarato nel corso di un'audizione al Congresso che il serbatoio di stoccaggio del reattore 4 non contiene più acqua, il che potrebbe causare livelli "estremamente elevati" di radiazioni.

Drone Usa su Fukushima, i dubbi di Clinton sul nucleare

Un drone, un aereo senza pilota, statunitense compirà un volo sopra l'impianto di Fukushima, per fare una ricognizione sull'area. L'esercito statunitense metterà a disposizione un aereo da ricognizione ad alta quota, un Global Hawk senza equipaggio, forse già giovedì. Lo ha detto una fonte del governo nipponico, secondo l'agenzia Kyodo news. Le fotografie scattate dall'aereo dotato di sensori infrarossi potrebbero fornire indicazioni utili su cosa si sia verificato all'interno dell'edificio del reattore. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, intervistata dalla Msnbc ha dichiarato che la tragedia giapponese solleva dubbi sui rischi e sui costi collegati all'utilizzo dell'energia nucleare.

foto

Il Giappone dopo il terremoto / 4

Terremoto in Giappone. La tragedia di Miyagi

La tragedia vista dall'alto sul fiume Kitakami

Vedi tutti "

video

Giappone, elicotteri tentano di gettare acqua sui reattori

Imperatore Giappone Akihito: prego per sicurezza popolazione

A Tokyo lunghe code ai benzinai e supermercati svuotati

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Record di utenti per il Sole 24 Ore.com. Grande attenzione dei lettori per il sisma nipponico

* Che cosa succede a Fukushima - Radiazioni alte, via gli elicotteri lancia acqua - Scandalo Tepco

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

Vedi tutti "

Sale il bilancio delle vittime e dei dispersi. Neve e gelo a Sendai

Si fa sempre più drammatico il bilancio del sisma che ha sconvolto il Giappone venerdì scorso: il bilancio ufficiale è fermo a circa 13mila vittime (4.340 morti, oltre 9mila dispersi), ma non si esclude di arrivare a 25mila persone scomparse. Mentre le squadre di soccorso perlustrano palmo a palmo le coste, le autorità di un una città costiera, Ishinomaki, hanno infatti reso noto che mancano all'appello oltre 10mila dei proprio concittadini. Il drammatico dato è lo stesso registrato a Minamisanriku, anch'essa nella prefettura di Miyagi, che ha perso circa la metà della popolazione, rasa al suolo da un muro d'acqua. Intanto rimangono senzatetto circa 435mila persone. Una fitta precipitazione nevosa, intanto, ha steso uno spesso manto sul mare di rovine mentre le temperature sulle prefetture di Sendai sono scese sotto lo zero, riducendo, ora dopo ora, le già esigue speranze che qualcuno sia ancora vivo sotto le macerie, dopo i miracoli dei giorni scorsi.

Allarme radioattività nei cibi importati, la Ue chiede più controlli

La Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l'uomo e per gli animali, importati dal Giappone". Lo ha detto all'Ansa Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla salute John Dalli, precisando che Bruxelles ha notificato già da ieri la raccomandazione alle autorità responsabili nei 27 Stati membri, tramite il sistema rapido di allerta comunitario per alimenti e mangimi (Rasff).

Ancora scosse di notevole intensità

Non si arrestano, intanto, le scosse di assestamento nella costa orientale giapponese. Nella prefettura di Chiba, che si estende a est di Tokyo, un nuovo movimento tellurico ha raggiunto un'intensità di 6 gradi sulla scala aperta Richter, dunque una potenza sufficiente a far tremare e oscillatre i grattacieli nella capitale nipponica. L'epicentro è stato localizzato a una profondità di 25 chilometri sotto al fondale dell'oceano Pacifico e 96 chilometri a est di Tokyo. Una precedente scossa, sempre di magnitudo 6,0, aveva investito qualche ora prima il Giappone sud-orientale, con epicentro nella prefettura di Shizuoka: anche in quel caso il fenomeno era stato avvertito nella capitale.

I tecnici sono tornati a lavorare a Fukushima dopo che è fallito il tentativo di spegnere l'incendio con gli elicotteri. Il personale temporaneamente fatto sgomberare dalla centrale giapponese a causa degli alti livelli di radioattività nell'impianto è tornato al lavoro per la messa in sicurezza, gravemente danneggiato. Nelle ultime ore una nube di fumo, probabilmente causata da una fuga di vapore, si è levata dal reattore numero tre la cui capsula di contenimento, secondo fonti del governo giapponese, potrebbe non essere più integra; un incendio è invece scoppiato presso il reattore quattro, per poi spegnersi spontaneamente.

Purtroppo l'elicottero da carico Ch-47 Chinook che doveva riversare acqua sul reattore numero tre non è riuscito nell'impresa. Il fallimento dell'operazione sarebbe dovuto all'eccessivo tasso di radioattività intorno all'impianto.

Nel frattempo i tecnici della Tepco, la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, hanno programmato di servirsi di un generatore diesel in dotazione al reattore sei per pompare altra acqua nel reattore cinque, al cui interno il livello del liquido di raffreddamento risulta essersi abbassato, sebbene le barre di combustibile nucleare rimangano per il momento coperte a sufficienza. Entrambi i reattori erano fermi nel momento in cui la centrale è stata investita dal terremoto di magnitudo 9,0 di venerdì scorso, ma le barre erano comunque al loro posto.Il governo giapponese sta anche valutando se chiedere ufficialmente l'assistenza delle forze armate statunitensi - la cui VII Flotta presta già un appoggio logistico alle operazioni umanitarie e di soccorso - per cercare di riprendere il controllo della centrale.

L'imperatore appare in tv

L'imperatore Akihito si é rivolto in tv alla popolazione affermando che sta pregando per la sicurezza delle persone colpite dal devastante terremoto: "Il numero dei morti aumenta di giorno in giorno e non sappiamo quante persone sono cadute", ha detto Akihito nel breve discorso. "Prego per la sicurezza di quante più persone possibile". L'imperatore ha aggiunto di essere profondamente preoccupato per la crisi in corso nella centrale nucleare di Fukushima.

Toyota riprende parzialmente la produzione

Toyota ha annunciato il riavvio della produzione in sette dei suoi ventidue stabilimenti sul territorio giapponese. A ripartire sono state le fabbriche di componenti, così da poter fornire subito pezzi di ricambio al mercato domestico.

Wikileaks accusa il governo: "Sapevano che le centrali erano a rischio"

Il Giappone sapeva da oltre due anni che i suoi impianti nucleari non sarebbero stati in grado di reggere l'urto di un potente terremoto. A rivelarlo è un cablogramma Usa diffuso da Wikileaks, secondo cui nel dicembre 2008 un funzionario dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica informò Tokyo che le norme di sicurezza delle sue centrali erano obsolete e che un violento sisma avrebbe posto problemi seri agli impianti.

Nel documento riportato dal Telegraph si afferma inoltre che le autorità giapponesi si opponevano alla sentenza emessa da una corte per chiudere una centrale, perchè ritenuta insicura in caso di sisma. "L'Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare e industriale ritiene che il reattore sia sicuro e che tutti i test di sicurezza siano stati condotti in modo appropriato", riferirono i diplomatici Usa. Nel 2009, Tokyo riuscì a far revocare la sentenza.

Il cablogramma riporta anche la denuncia fatta nell'ottobre 2008 da un deputato giapponese ai diplomatici Usa, secondo cui il governo stava "insabbiando" gli incidenti nucleari.

 

 

 

Che cosa succede a Fukushima - Radiazioni alte, via gli elicotteri lancia acqua - Scandalo Tepco

articoli di Jacopo Giliberto, Stefano Carrer, Andrea FranceschiCronologia articolo16 marzo 2011Commenti (22)

In questo articolo

Media

Argomenti: Giappone | Fukushima | Gregory Jaczko | ANSA

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 07:51.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Il presidente dell'autorità americana che regola l'attività nucleare negli Stati Uniti, Gregory Jaczko, ha dichiarato mercoledì nel corso di un'audizione al Congresso che il serbatoio di stoccaggio del reattore 4 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, non contiene più acqua, il che potrebbe causare livelli "estremamente elevati" di radiazioni. "Oltre ai quattro reattori che erano in servizio al momento dell'incidente, un quarto reattore costituisce motivo di preoccupazione - ha detto Jaczko-. Questo reattore non era in servizio al momento del sisma. Pensiamo che a livello di questo reattore vi sia stata un'esplosione di idrogeno". Jaczko ha aggiunto che una delle conseguenze dell'esplosione è stata la perdita d'acqua dal serbatoio del reattore. "Riteniamo - ha precisato - che non vi sia più acqua nelle piscine e che i livelli di radiazioni siano estremamente elevati, il che potrebbe rimettere in gioco tutte le operazioni di soccorso". (Ansa)

foto

In fuga dalle radiazioni

video

Giappone, elicotteri tentano di gettare acqua sui reattori

Imperatore Giappone Akihito: prego per sicurezza popolazione

A Tokyo lunghe code ai benzinai e supermercati svuotati

Vedi tutti "

grafici

La mappa della paura

Vedi tutti "

articoli correlati

* Nuovi scoppi e incendi ai reattori, cresce l'allarme per le fughe radioattive in Giappone

* Omissioni e scandali nel passato della Tepco, radiografia del colosso proprietario di Fukushima

* L'ansia per il Giappone corre sul web (con qualche bufala)

Vedi tutti "

di Jacopo Giliberto

Ecco, in forma di domande, alcuni dettagli degli avvenimenti di questi giorni nella centrale giapponese di Fukushima.

Che cosa è accaduto martedì 15 marzo?

Ci sono state diverse esplosioni di idrogeno. In particolare per la prima volta c'è stato uno scoppio al reattore 2, come nei giorni scorsi era toccato ai reattori 1 e 3. Un'altra esplosione è avvenuta nel reattore 4, seguita da un incendio.

Com'è la situazione nel reattore 2?

Si è dissestata la struttura, e ciò potrebbe aggravare la situazione. Il vapore sotto pressione non sfiata all'esterno e quindi non ci sono buchi o fratture.

C'è acqua nel reattore 2?

I misuratori del reattore 2 ieri mattina dicevano che nel nocciolo le barre di uranio lunghe 4 metri sono all'asciutto per tre metri, e invece devono essere coperte d'acqua.

Perché c'è stato lo scoppio al reattore 4?

Il reattore 4 è fermo da mesi per manutenzione. Le spiegazioni possibili sono due: o il reattore 4 è stato tenuto fermo ma non spento, e quindi ha subìto, anche se in modo minore, gli stessi shock termici degli altri tre reattori quando il maremoto ha spento l'impianto di raffreddamento d'emergenza, oppure più facilmente per sfogare i vapori radioattivi (e l'idrogeno) dal reattore 3 è stata usata la ciminiera che è condivisa con il reattore 4. Infatti la centrale ha impianti per il trattamento dei gas da sfiatare, e due ciminiere. Una per i reattori 1 e 2, l'altra per i reattori 3 e 4.

Com'è la situazione nei reattori 1 e 3?

I reattori 1 e 3 hanno gli indicatori di riempimento a fondoscala, e cioè significa che potrebbero essere del tutto pieni di acqua di raffreddamento (come si spera e come si tenta di fare da giorni) oppure del tutto vuoti. C'è un'alternativa: i misuratori sono rotti.

C'è rischio di fusione del nocciolo?

L'uranio sta già fondendo in parte da diversi giorni, con modalità differenti, nei diversi reattori.

Perché fonde il nocciolo?

L'uranio è raffreddato dall'acqua in cui è immerso. Quando l'acqua svapora e lascia scoperte parti di combustibile, le barre di uranio cominciano a scaldarsi. L'acqua ha anche la funzione di moderare, rallentare la reazione nucleare. Le pastiglie di uranio (impilate in cilindri lunghi quattro metri) superano i 1.800-1.900 gradi, e l'uranio si scioglie, colando verso il basso.

Che cosa accadrà se si fonde il nocciolo?

Dipende dalle sequenze di avvenimenti dei prossimi giorni. Potrebbe colare sul fondo del reattore, mentre si riesce a raffreddare, ed essere semplicemente un (enorme) problema aggiuntivo per quando la centrale sarà smantellata, ma potrebbe anche innescare reazioni non controllabili.

C'è il rischio che scoppi come una bomba atomica?

No.

C'è il rischio che scoppi in modo convenzionale o si rompa?

Potrebbe cedere il vessel (il nocciolo) e il combustibile potrebbe colare dentro alle strutture speciali di contenimento, senza dispersione di radioattività all'esterno (ci sono altri strati di blindature di cemento armato), ma potrebbe esserci anche un'esplosione di idrogeno che squassa il reattore e sprigiona una nuvola radioattiva.

Perché queste esplosioni?

Quando è sotto forma di vapore, quando si trova in presenza di metalli come la lega zircalloy che avvolge le barre e come l'inox che fodera il nocciolo, quando la temperatura è altissima, l'acqua tende a dividersi nei suoi due elementi, separandosi in idrogeno e ossigeno. I tecnici della centrale per ridurre la pressione del vapore lasciano uscire il vapore radioattivo, ma con esso escono anche l'idrogeno e l'ossigeno, che insieme sono esplosivi.

 

 

 

 

 

 

2011-03-15

 

In Giappone nuove forti scosse di terremoto. Cresce la paura da nucleare, caccia alle scorte alimentari

con un articolo dell'inviato Stefano CarrerCronologia articolo15 marzo 2011Commenti (18)

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | AIEA | Agence France Presse | Italia | Borsa Valori | Forze Armate | Radio Vaticana | Borsa di Tokyo | Electric Power

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:31.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

In Giappone nuove forti scosse di terremoto. Caccia alle scorte alimentari (Afp)In Giappone nuove forti scosse di terremoto. Caccia alle scorte alimentari (Afp)

Una nuova violenta scossa di terremoto è stata avvertita nella regione di Tokyo. Continua dunque lo sciame sismico in Giappone, quattro giorni dopo il violento sisma che ha provocato un devastante tsunami. Martedì mattina un'altra replica, di 6,3 gradi di magnitudo, era stata avvertita di fronte alla costa di Fukushima.

Il "Grande terremoto del Tohoku" ha già raggiunto un triste primato: è il peggiore sisma dall'ormai storico "Grande terremoto del Kanto" del 1923. Il sisma di venerdì scorso, seguito da un devastante tsunami con onde alte fino a 10 metri, è stato di magnitudo 9 e ha provocato - secondo i dati diffusi oggi dal Dipartimento di Polizia, 10mila tra morti e dispersi. In tutto, i corpi rinvenuti sono 3.373 mentre i dispersi sono 6.746. Più passa il tempo, più diventa difficile che il numero dei dispersi diminuisca senza aumentare il numero nella colonna dei morti. Nel 1923 Tokyo è l'intero Kanto furono colpiti da un terribile sisma, seguito da un incendio apocalittico, in cui morirono tra le 120 e i 140mila persone. In anni più recenti, è spesso ricordato il terremoto di Kobe del 1995, in cui persero la vita circa 6.400 persone.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

Fukushima: le barre di combustibile nucleare del reattore 2 temporaneamente esposte

Giappone, viaggio nella città fantasma di Kesennuma

Terremoto in Giappone, le coste prima e dopo viste dal satellite

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Allarme radiazioni. Fuga degli stranieri da Tokyo - "Ancora forti scosse e panico, è caccia alle scorte alimentari

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

Vedi tutti "

Intanto le esplosioni e gli incendi nella centrale nucleare di Fukushima hanno fatto crescere il panico da nucleare nel Giappone, già in ginocchio per il terremoto e lo tsunami. La Borsa di Tokyo, già crollata ieri del 14%, ha perso un altro 10,5%, mentre nelle città la gente ha fatto incetta di generi alimentari e acqua causando problemi alle operazioni di soccorso del governo nelle aree colpite dalla catastrofe. Attorno al reattore numero 1 dell'impianto il livello di radiazioni è "cresciuto sensibilmente", ha detto il primo ministro Naoto Kan e il suo portavoce ha ammesso che è stato raggiunto il livello di pericolosità per la salute. Anche a Tokyo, a 250 chilometri di distanza, è stato registrato un aumento della radioattività, anche se a livelli contenuti.

Precipita la situazione a Fukushima, acqua degli elicotteri

Si è aggravata la situazione per la centrale nucleare danneggiata dal terremoto dell'11 marzo che ha sconvolto il Giappone. La seconda struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, "non è più a tenuta stagna". Lo sostiene il presidente dell'Autorità di sicurezza nucleare francese, Andrè-Claude Lacoste. La struttura rappresenta la penultima barriera di isolamento del materiale radioattivo dall'atmosfera. Al di sotto vi è ancora un ulteriore contenitore d'acciaio. Intanto però l'agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone non ha alzato il livello di classificazione dell'incidente di Fukushima a livello 6 da 5 come fatto poco fa dall'agenzia nucleare francese. Il livello massimo della scala è rappresentato dal livello 7, toccato dall'incidente di Chernobyl nel 1986. "Non stiamo discutendo di un possibile aumento della classificazione dell'indicente alla centrale di Fukushima" ha dichiarato un funzionario dell'agenzia all'Afp.

La compagnia elettrica di Tokyo - Tokyo denryoku (Tepco) - prevede di lanciare acqua da un elicottero sul quarto reattore della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal terremoto/tsunami che ha devastato il nordest del Giappone. L'operazione è stata pensata per cercare di far scendere la temperatura in una vasca di stoccaggio di combustibile. L'operazione dovrebbe essere effettuata se si verificherà che l'apertura sul tetto dell'edificio che ospita il reattore sia sufficientemente ampia.

Gli italiani a Tokyo

L'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone, ha detto: "Molti nostri connazionali sono a Osaka e in altre città del Giappone: per chi lavora qui il consiglio di base è mandare via i familiari, anche in Italia". Quanto ai rischi Petrone mette in primo piano la capitale Tokyo, distante circa 230 km dalla centrale di Fukushima, situata nell'area più colpita venerdì scorso da un violento terremoto e a da una serie successive di forti scosse di assestamento. Petrone ha anche assicurato che sono stati rintracciati tutti i 29 italiani che si trovavano nelle regioni colpite dal terremoto confermando a One-O-Five Live, il canale in diretta della Radio Vaticana, che al momento non ci sono connazionali feriti: "Assolutamente no - ha detto - ad oggi possiamo dire che i nostri connazionali non sono stati toccati né dal terremoto né dallo tsunami".

Ampliata a 30 km dalla centrale l'area di evacuazione

Intanto il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km, dopo che questa mattina si è registrata un'esplosione al reattore 2 dell'impianto danneggiando il muro di contenimento, che non è stato però perforato, come confermato dalla Tokyo Electric Power (Tepco), la società gestore delle centrali, il cui titolo è crollato in Borsa del 25% nella seduta odierna. Il portavoce del governo, Yukio Edano, ha parlato "di possibili danni alla piscina di condensazione", la parte inferiore del contenitore per il raffreddamento del reattore e del controllo della pressione all'interno della camera. L'operatore ha ordinato al suo personale di evacuare il reattore 2, con l'eccezione del personale che inietta acqua nel nocciolo del reattore per raffreddarlo.

Esplosioni in quattro impianti su sei

Nel frattempo al reattore 4 c'è un incendio in corso e il livello di radiazione è considerevolmente aumentato. Dopo l'incendio l'Agenzia internazionale per l'energia atomica materiale radioattivo è stato liberato direttamente nell'atmosfera. Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificati scoppi di ingenti proporzioni: altrettanto era infatti già avvenuto al numero uno e al numero tre, rispettivamente sabato e ieri. Come nel caso dei reattori uno e tre, l'incendio nel reattore 4 è stato causato dall'idrogeno - lievemente radiattivo - liberato dal calore provocato dal combustibile nucleare. A preoccupare maggiormente è però il reattore 2, dove le operazioni di raffreddamento del nucleo con acqua di mare sono ostacolate dal malfunzionamento di una valvola; l'eplosione di questa mattina ha danneggiato il serbatoio di confinamento che risulta tuttavia ancora integro dato che i livelli di radiazione non hanno subito dei bruschi innalzamenti.

Cresce l'allarme radiazioni, ora sono dannose per la salute

È stata completata intanto l'evacuazione dei circa 200mila residenti che vivono nel raggio di 20 chilometri dall'impianto atomico di Fukushima. La zona di evacuazione attorno alla centrale è stata ampliata a un raggio di 30 km.

Il livello delle radiazioni martedì mattina era di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Una dose di 100 mSv è sufficiente ad aumentare i rischi di tumore, mentre un sievert viene considerato come contaminazione vera e propria e necessita di ricovero in ospedale; l'esposizione alle radiazioni considerata normale è di circa un mSv all'anno.

"Contrariamente a quanto accaduto finora, non vi è più dubbio che i livelli raggiunti possono danneggiare la salute: abbiamo registrato un livello di 30 millisieverts tra i reattori due e tre, 400 mSv al reattore tre e 100 mSv al reattore quattro", ha precisato il protavoce del governo Edano.

Secondo quanto riferisce l'agenzia Kyodo una radioattività più alta del normale è stata misurata nella prefettura di Ibaraki, a sud del Fukushima e poco più di 100 km a nordest di Tokyo, megalopoli da 12 milioni di abitanti: le autroità della capitale hanno reso noto che questa mattia il livello aveva superato als soglia normale pur senza costituire alcun rischio per al salute.

La situazione più grave resta quella della centrale stessa: l'Authority per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha confermato la "fusione parziale" dei nuclei dei reattori uno, due e tre. Il livello delle radiazioni sul sito è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni, come ha annunciato ii premier nipponico, Naoto Kan.

Sull'onda del timore nucleare la Borsa di Tokyo ha chiuso in fortissimo ribasso: l'indice Nikkei ha perso 1.015,34 punti (-10,55%), attestandosi a quota 8.605,15.

 

 

 

Nuova esplosione in centrale. Allarme radiazioni. L'ambasciatore italiano ai famigliari dei lavoratori: "Tornate a casa"

Cronologia articolo15 marzo 2011Commenti (3)

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | AIEA | Giappone | Borsa di Tokyo | Italia | Borsa Valori | Forze Armate | Radio Vaticana | Electric Power

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:31.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

"C'è il rischio contaminazione". Lo ha detto l'ambasciatore italiano a Tokyo, Vincenzo Petrone. "Molti nostri connazionali sono a Osaka e in altre città del Giappone: per chi lavora qui il consiglio di base è mandare via i familiari, anche in Italia". Quanto ai rischi Petrone mette in primo piano la capitale Tokyo, distante circa 230 km dalla centrale di Fukushima, situata nell'area più colpita venerdì scorso da un violento terremeto e a da una serie successive di forti scosse di assestamento.

Petrone ha anche assicurato che sono stati rintracciati tutti i 29 italiani che si trovavano nelle regioni colpite dal terremoto confermando a One-O-Five Live, il canale in diretta della Radio Vaticana, che al momento non ci sono connazionali feriti: "Assolutamente no - ha detto - ad oggi possiamo dire che i nostri connazionali non sono stati toccati né dal terremoto né dallo tsunami".

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Allarme radiazioni. Fuga degli stranieri da Tokyo - Nuova esplosione a Fukushima, evacuati 30 km

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

Vedi tutti "

Ampliata a 30 km dalla centrale l'area di evacuazione

Intanto il premier giapponese Naoto Kan ha detto che la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima è stata ampliata a 30 km, dopo che questa mattina si è registrata un'esplosione al reattore 2 dell'impianto danneggiando il muro di contenimento, che non è stato però perforato, come confermato dalla Tokyo Electric Power (Tepco), la società gestore delle centrali, il cui titolo è crollato in Borsa del 25% nella seduta odierna. Il portavoce del governo, Yukio Edano, ha parlato "di possibili danni alla piscina di condensazione", la parte inferiore del contenitore per il raffreddamento del reattore e del controllo della pressione all'interno della camera. L'operatore ha ordinato al suo personale di evacuare il reattore 2, con l'eccezione del personale che inietta acqua nel nocciolo del reattore per raffreddarlo.

Esplosioni in quattro impianti su sei

Nel frattempo al reattore 4 c'è un incendio in corso e il livello di radiazione è considerevolmente aumentato. Dopo l'incendio l'Agenzia internazionale per l'energia atomica materiale radioattivo è stato liberato direttamente nell'atmosfera.

Sono dunque quattro su sei i reattori dell'impianto nei quali si sono verificati scoppi di ingenti proporzioni: altrettanto era infatti già avvenuto al numero uno e al numero tre, rispettivamente sabato e ieri. Come nel caso dei reattori uno e tre, l'incendio nel reattore 4 è stato causato dall'idrogeno - lievemente radiattivo - liberato dal calore provocato dal combustibile nucleare.

A preoccupare maggiormente è però il reattore 2, dove le operazioni di raffreddamento del nucleo con acqua di mare sono ostacolate dal malfunzionamento di una valvola; l'eplosione di questa mattina ha danneggiato il serbatoio di confinamento che risulta tuttavia ancora integro dato che i livelli di radiazione non hanno subito dei bruschi innalzamenti.

Cresce l'allarme radiazioni

È stata completata intanto l'evacuazione dei circa 200mila residenti che vivono nel raggio di 20 chilometri dall'impianto atomico di Fukushima. Mentre poco fa (alle ore 11.15 in Italia) il premier giapponese Naoto Kan ha ampliato la zona di evacuazione attorno alla centrale di Fukushima nel raggio di 30 km.

Il portavoce del governo Edano a sua volta ha spiegato che il livello delle radiazioni è attualmente di 30 millisievert tra i reattori numero due e tre, di 400 millisievert nei pressi dello stesso reattore tre e di 100 vicino al reattore quattro. Una singola dose di 1.000 millisievert, cioè di un sievert che è l'unità di misura della radioattività, può causare malori temporanei quali nausea e vomito; una di 5.000 millisievert è in grado di uccidere entro un mese circa la metà di coloro che l'hanno ricevuta. Una dose di 100 mSv è sufficiente ad aumentare i rischi di tumore, mentre un sievert viene considerato come contaminazione vera e propria e necessita di ricovero in ospedale; l'esposizione alle radiazioni considerata normale è di circa un mSv all'anno.

"Contrariamente a quanto accaduto finora, non vi è più dubbio che i livelli raggiunti possono danneggiare la salute: abbiamo registrato un livello di 30 millisieverts tra i reattori due e tre, 400 mSv al reattore tre e 100 mSv al reattore quattro", ha precisato il protavoce del governo Edano.

Secondo quanto riferisce l'agenzia Kyodo una radioattività più alta del normale è stata misurata nella prefettura di Ibaraki, a sud del Fukushima e poco più di 100 km a nordest di Tokyo, megalopoli da 12 milioni di abitanti: le autroità della capitale hanno reso noto che questa mattia il livello aveva superato als soglia normale pur senza costituire alcun rischio per al salute.

La situazione più grave resta quella della centrale stessa: l'Authority per la sicurezza nucleare francese (Asn) ha confermato la "fusione parziale" dei nuclei dei reattori uno, due e tre. Il livello delle radiazioni sul sito è "considerevolmente aumentato" e la popolazione entro un raggio di 30 chilometri dall'impianto deve rimanere nelle proprie abitazioni, come ha annunciato ii premier nipponico, Naoto Kan.

Sull'onda del timore nucleare la Borsa di Tokyo ha chiuso in fortissimo ribasso: l'indice Nikkei ha perso 1.015,34 punti (-10,55%), attestandosi a quota 8.605,15.

 

 

 

Allarme radiazioni. Fuga degli stranieri da Tokyo - Nuova esplosione a Fukushima, evacuati 30 km

dal nostro inviato Stefano CarrerCronologia articolo15 marzo 2011Commenti (3)

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Kan | Tadashi Tozawa | Panasonic | Tokyo | Kiko Fujiwara | Fukushima | Japan Airlines partito | Haneda

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 08:53.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

AEROPORTO DI HANEDA (TOKYO) - È panico e fuga degli stranieri da Tokyo, non ancora per i giapponesi. Dopo l'esplosione di questa mattina presso un altro reattore della centrale di Fukushima Dai-ichi, la radioattività fuoriuscita,la conferenza stampa del premier Kan (che ha ammesso gi alti rischi di danni per la salute umana), l'eventualità che la situazione si aggravi e le fughe radioattive investano l'area metropolitana di Tokyo e i suoi 30 milioni di persone ha indotto la popolazione straniera - consigliata in tal senso da molte ambasciate - a cercare di lasciare la metropoli ora che è possibile farlo con mezzi ordinari e non c'è ancora troppa congestione. È però difficile trovare posto sugli aerei diretti all'estero.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

L'esplosione alla centrale nucleare di Fukushima vista dall'alto

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, le coste prima e dopo viste dal satellite

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

* Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Vedi tutti "

Allo scalo di Haneda (per lo più dedicati ai voli interni), vari stranieri che non hanno trovato il biglietto per l'estero stanno prendendo quelli per il Kyushu, nel sud: intanto vogliono allontanarsi, poi sperano di lasciare il Giappone da Fukuoka che ha numerosi voli internazionali. Certo ci sono anche giapponesi che lasciano una città dove ormai molte cose non funzionano a puntino come sempre: dai trasporti alla facilità di approvvigionamento (fenomeni di accaparramento hanno lasciato molti negozi a corto di prodotti). Ma la maggioranza dei giapponesi sembra ancora fidarsi ciecamente del governo: se il premier Kan ha dato i consigli del caso (stare in casa, non esporre la biancheria all'aria aperta, non utilizzare i ventilatori, eccetera) solo alle persone che vivono entro dieci chilometri dalla zona evacuata di 30 chilometri attorno ai reattori di Fukushima, il lavoro procede come sempre nella maggior parte degli uffici di Tokyo. "Non posso certo dire che ho paura ed evitare di presentarmi", dice l'ingegnere della Panasonic Takeshi Muraki, 49 anni, sul volo della Japan Airlines partito alle 13.50 da Akita, 700 chilometri a nord di Tokyo e arrivato allo scalo metropolitano di Haneda un'ora dopo (alle 7 ora italiana).

Il volo era pieno: non solo persone che si recano al lavoro nella metropoli come se niente fosse, ma anche altre che ci vanno per i più svariati motivi. "Vivo a Akita con mio marito, ma mia madre sta male e quindi vado a trovarla", dice Kiko Fujiwara, 41 anni. Ma il marito non l'ha sconsigliata? "Al momento non hanno detto che c'è un vero pericolo per la capitale". Pensare che poco prima della partenza si è diffuso il timore che le condizioni meteo favorissero lo spostamento di una eventuale nube radioattiva proprio in direzione sud-ovest. "Noi giapponesi non siamo ancora al punto di cedere alla paura", afferma un altro passeggero, Y. ("Way") Watanabe (61 anni, ingegnere meccanico) che però aggiunge in modo incongruo: "La conferenza stampa del premier? Penso che nemmeno lui sappia quello che sta succedendo". Beato lui che da questo convinzione dettata dal disprezzo diffuso per i politici non trova motivo di apprensione. Watanabe, comunque, come qualche altro passeggero, a Tokyo non resta: torna al luogo di residenza e lavoro nel sud, a Okayama... Anche per qualche altro passeggero la destinazione finale è un'altra: i vari aeroporti chiusi nella regione del Tohoku hanno annullato la possibilità di molti voli diretti. "Quando le autorità ce lo diranno, ce ne andremo", dice il tecnico informatico Tadashi Tozawa, 55 anni.

Così tutti si sono imbarcati, anche se dagli schermi tv dell'aeroporto non si nascondeva il forte peggioramento della situazione a Fukushima. All'aeroporto di Akita (tra l'altro con i bar che non avevano più nulla da servire: nell'intero Tohoku, il Giappone settentrionale, è in corso una crisi di distribuzione e scarseggia la benzina) solo un cinese era preoccupatissimo perché non trovava voli almeno per l'Hokkaido, al fine di spostarsi ancora più lontano da Tokyo e in mancanza di possibilità di volare direttamente verso il continente. Insomma, pare che per i giapponesi sia il governo oppure la "kaisha" (la società per cui lavorano), a essere titolati a decidere anche quando avere paura.

 

 

Il governo italiano: avanti sull'atomo

di F.Re.Cronologia articolo15 marzo 2011

In questo articolo

Argomenti: Governo | Enel | Giorgio La Malfa | Umberto Veronesi | Fabio Rampelli | Stefania Prestigiacomo | Italia | Paolo Romani

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 06:36.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Per gli "anti" nessun problema: dal disastro giapponese arrivano nuove munizioni e linfa vitale per il referendum già lanciato, che si terrà tra la primavera e l'estate.

Anche perché non mancano i "pro" che tentennano. Barra ferma – giurano i ministri dello Sviluppo, Paolo Romani e dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo – sull'obiettivo di avviare entro la fine naturale della legislatura (2013) la costruzione della prima centrale atomica del programma che dovrà "riequilibrare" entro i prossimi 20 anni un'Italia che ora viaggia praticamente a tutto gas (inteso come metano) verso un mix più equilibrato: 25% nucleare, 25% rinnovabili (come del resto impone la Ue) limitando l'uso degli idrocarburi alla metà della produzione elettrica.

"La linea non cambia" ha detto la Prestigiacomo a Bruxelles in occasione del Consiglio Ue dell'Ambiente, semi-monopolizzato dal dramma giapponese. "Nessuna sottovalutazione, ma non si deve speculare: non era ancora finito l'effetto dello tsunami che già in Italia gli antinuclearisti sfruttavano la catastrofe a fini domestici" accusa la Prestigiacomo. Garanzie – ribadisce - non mancheranno: nessuna centrale in zone sismiche e apparati dell'ultimissima generazione, ai vertici nella sicurezza attiva e passiva.

Ma i dubbi si insinuano anche tra i "pro". Persino Giorgio La Malfa, da sempre paladino dei nuclearisti in politica, chiede ora "una pausa di riflessione sino a quando non sia fatta assoluta chiarezza sui rischi". E il pidiellino Fabio Rampelli (a cui, per la verità, l'atomo non è mai piaciuto) chiede persino che per il referendum il partito del premier dia "libertà di scelta". Il problema di smobilitare la macchina del ritorno all'atomo del resto non c'è. L'Enel ha messo su un'alleanza con Edf con pochi uomini e ancora pochi uffici. Terna, che deve adeguare la rete elettrica, ha appena sfornato un piano pluriennale che ancora non ne tiene conto. L'agenzia per la sicurezza doveva essere operativa da un anno. Solo ora il vertice è stato nominato, attorno al presidente Umberto Veronesi: "ancora non abbiamo una sede, e intanto noi cinque ci riuniamo al bar" fa sapere. Come a dire: in qualche caso il ritardo aiuta.

 

 

Stretta sulla sicurezza delle centrali nucleari in Svizzera

di Lino TerlizziCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (1)

In questo articolo

Argomenti: Consiglio di Stato | Doris Leuthard | Ocse | AIEA | Svizzera | Giappone

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 20:07.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

La consigliera federale Doris Leuthard ha deciso stamane di sospendere le procedure in corso relative alle domande di autorizzazione per nuove centrali nucleari in Svizzera. "La sicurezza ha la massima priorità", ha affermato la ministra. Dopo il sisma in Giappone ha chiesto un riesame della sicurezza degli impianti esistenti. Una verifica è già in corso presso la centrale di Mühleberg, ha fatto sapere il Dipartimento della Leuthard.

La decisione è stata presa dopo un incontro, in mattinata, con rappresentanti dell'Ufficio federale dell'energia e dell'Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN). Quest'ultimo è stato incaricato di procedere a una verifica anticipata della sicurezza degli impianti in Svizzera, informando regolarmente anche la popolazione.

Dovrà analizzare in modo approfondito le cause dell'incidente verificatosi in Giappone e di definire eventualmente nuovi o più severi standard di sicurezza, in particolare in relazione alla protezione contro i sismi e ai sistemi di raffreddamento delle centrali.

La responsabile del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) si tiene costantemente aggiornata sugli sviluppi in Giappone e riferisce ai colleghi di governo, precisa in un comunicato il DATEC. Gli esiti delle analisi degli esperti avranno ripercussioni sulla valutazione delle attuali centrali svizzere e dei nuovi impianti progettati.

Secondo quanto dichiarato dalla Leuthard ai media, "la priorità assoluta va alla sicurezza e al benessere della popolazione". La decisione di sospendere le procedure per nuove centrali, la cui durata è per il momento ignota, "è ragionevole", ha detto, riconoscendo che dopo quanto accaduto in Giappone la fiducia nell'atomo si è frantumata. Tuttavia non è il caso di cedere al panico o di trarre conseguenza politiche premature.

Gli esperti federali si tengono in contatto permanente con i colleghi internazionali, in particolare con l'Agenzia per l'energia atomica (AIEA), l'OCSE e l'UE. Attualmente essi considerano che per la Svizzera un sisma di magnitudo 7 sulla scala Richter, rappresenterebbe il rischio maggiore; in Giappone ha raggiunto quasi il grado 9.

A proposito della procedura di consultazione in corso presso i Cantoni, quelli che hanno programmato di tastare il polso alla popolazione sono liberi di farlo o di rinunciare, ha precisato la ministra.

Il prossimo 15 maggio Giurassiani e Vodesi si esprimeranno sulle nuove centrali previste a Beznau (AG), Gösgen (SO) e Mühleberg (BE). In febbraio il Gran consiglio vodese ha raccomandato, di misura, di votare "sì" ai tre nuovi impianti. Anche Friburgo ha preso posizione: il Consiglio di Stato ritiene che una sola centrale sia sufficiente, a condizione che venga completata da centrali a gas. Qui il popolo non verrà consultato.

Il governo neocastellano si è detto contrario a nuovi impianti nucleari, e sul tema dovrà ancora esprimersi il parlamento cantonale. Un eventuale referendum potrebbe sfociare nella consultazione popolare. A Ginevra e in Vallese è ugualmente possibile un simile scenario, mentre lo scorso 13 febbraio il 51,2% dei cittadini bernesi ha approvato, a titolo consultivo, la sostituzione della centrale di Mühleberg. L'autorizzazione generale dovrà comunque essere data dal Consiglio federale, e l'Assemblea federale potrebbe dare il suo benestare a partire dall'estate 2012. La decisione potrebbe venir sottoposta a referendum facoltativo.

 

 

Le esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa può succedere - I rischi delle radiazioni

di Jacopo GilibertoCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (32)

In questo articolo

Media

Argomenti: Fukushima

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 13:43.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentroEsplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

Pare accertato il processo di scioglimento delle barre di uranio nel nòcciolo dei tre reattori della centrale di Fukushima. In particolare, sono all'asciutto, senz'acqua, le barre del reattore 2. La scarsezza di acqua aumenta la temperatura. Le domande che tutti si fanno in questo momento. E le risposte...

Che cosa succede se si fondono le pastiglie di uranio?

Il combustibile cola verso il fondo del reattore, il "vessel" d'acciaio speciale spesso quasi 17 centimetri che, come un colossale "ovetto kinder", avvolge il nòcciolo.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

L'esplosione alla centrale nucleare di Fukushima vista dall'alto

Terremoto in Giappone, le coste prima e dopo viste dal satellite

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

* Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Vedi tutti "

C'è il pericolo di un'esplosione come quella di Cernòbyl?

A parte un accanimento della cattiva sorte su una centrale già squassata dal più forte terremoto mai registrato e spazzata dallo tsunami di venerdì, il nòcciolo è progettato per resistere alla fusione, anche se vecchio di 40 anni.

Inoltre il "vessel" d'acciaio corazzato è dentro a una struttura di cemento armato di fortissimo spessore.

Infine, la struttura interna di cemento è avvolta da un edificio di contenimento di cemento armato, anch'esso a prova di esplosione.

Se fonde il nòcciolo, c'è pericolo di un'esplosione atomica?No, l'esplosione atomica ha bisogno di condizioni di innesco che si possono creare solamente in modo artificiale.

Problemi catastrofici ce ne sono mille, in quella centrale, ma difficilmente di proporzioni devastanti all'esterno.

Ma perché ci sono state le esplosioni?

Le esplosioni di venerdì e di stamane sono dovute al fatto che, in particolari condizioni, il vapore d'acqua sottoposto a condizioni particolari di temperatura e in presenza di metallo, tende a dividersi nei suoi due elementi, l'idrogeno e l'ossigeno.

Lo sapevano gli ufficiali di macchina dei piroscafi a carbone di un secolo fa: per ottenere la superpotenza ordinavano ai fochisti di gettare in caldaia secchiate d'acqua o stracci bagnati. Inoltre diversi motori tedeschi bellici della seconda guerra mondiale avevano l'iniettore per spruzzare acqua nebulizzata nei cilindri e aumentarne il rendimento. Ecco, nei vessel della centrale di Fukushima è accaduto questo, la scissione dell'acqua in idrogeno e ossigeno.

Una miscela esplosiva... Perché hanno iniettato acqua?

Sabato il nòcciolo del reattore numero uno stava friggendo. La pressione del vapore interno era superiore alla pressione dei compressori speciali d'emergenza che servono a pompare acqua fredda dentro al reattore.

L'unico modo di poter iniettare acqua fredda nel nòcciolo era alleggerire la pressione all'interno. È stata chiesta all'autorità nucleare di poter scaricare vapore radioattivo in atmosfera e alle 14,30 (ora giapponese) del 12 marzo è stata aperta una valvola di sfiato ma sono usciti idrogeno e ossigeno, i quali sono esplosi con la classica combustione senza fiamma dell'idrogeno. Ed è scoppiata la copertura esterna leggera dell'edificio, quella non blindata. Subito dopo, alleggerita la pressione dentro al vessel, è stata pompata acqua di mare mescolata con boro, elemento che rallenta la reazione nucleare.

Lo stesso fenomeno si è ripetuto stamattina nel reattore tre.

Qual è il pericolo maggiore?

Il terrore è che questi scoppi di idrogeno possano danneggiare la capacità di contenimento del nòcciolo e delle altre strutture.

Il reattore due è stato lasciato sfiatare, ma finora senza conseguenze esplosive. Però l'apertura delle valvole ha vuotato il reattore da parte dell'acqua, lasciando scoperte le barre. Lo sfiato del vapore che era dentro al reattore ha liberato in aria acqua leggermente radioattiva, con una punta massima rilevata vicino alla centrale pari a 20 microsievert l'ora.

Come deve essere il livello dell'acqua nei reattori nucleari?

Nei reattori nucleari deve essere costantemente assicurata la presenza di un livello d'acqua sufficiente a coprire interamente gli elementi di combustibile. In caso contrario, il calore nucleare che si genera nel combustibile può essere sufficiente a determinare, in sequenza, l'insorgere della reazione metallo-acqua (con produzione di idrogeno), il danneggiamento delle barrette (e la conseguente fuoriuscita di isotopi radioattivi nell'acqua di raffreddamento) e la fusione del combustibile

I tecnici della Tepco cercano ancora di raffreddare i tre reattori della centrale di Fukushima, squassata dal terremoto e dal maremoto.

Che cosa sta succedendo nei tre noccioli?

La fusione dell'uranio in parte sarebbe già avvenuta, poiché la temperatura è così alta che in alcuni punti l'uranio si scioglie.

Sicuramente la centrale, dal punto di vista industriale, ormai è data per persa. Non potrà mai più tornare in funzione. Dovrà essere smantellata.

 

 

 

 

 

2011-03-14

A Fukushima barre di combustibile esposte. Portaerei Usa via per rischio nucleare- Video

All'interno un'analisi di Jacopo GilibertoCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (10)

In questo articolo

Media

Argomenti: Inquinamento | Eric Besson | Farnesina | Ronald Reagan | Oceano Pacifico | Tokyo Electric Power | Jiji | TBS | Toyota

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 09:13.

Esplosioni nei reattori di Fukushima

Esplosioni nei reattori di Fukushima

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Nel nord-est del Giappone colpito dal violento terremoto di venerdì c'è stata una nuova replica sismica di 6,3 gradi. La scossa di assestamento è stata registrata alle 15:13 ora locale (le 07:13) con epicentro nell'Oceano Pacifico, di fronte alle coste delle prefetture di Miyagi e Iwate e a circa 10 chilometri di profondità. Ma ciò che più preoccupa sono le previsioni della Japan Metereological Agency (Jma) secondo cui entro il 16 marzo c'è una probabilità del 70% che si registri una nuova scossa di terremoto di magnitudo 7 o anche più alta, con conseguente possibile tsunami. Le chance si riducono al 50% entro il 19 marzo.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

Paura nucleare in Giappone, nuove esplosioni a Fukushima

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

I danni dei precedenti grandi disastri

Vedi tutti "

articoli correlati

* Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

* Le infrastrutture alzano il conto della catastrofe

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

Vedi tutti "

Impianti nucleari a rischio

Ci sono state esplosioni nel reattore 3 , della centrale nucleare Fukushima 1 che hanno provocato il ferimento di sei persone. Il sistema di raffreddamento del reattore 2 è ancora in panne e i tecnici stanno cercando di raffreddarlo con acqua marina creando delle aperture di sfogo nell'edificio, per impedire che accada quando è successo negli edifici dei reattori 1 e 3, che sono saltati per l'accumulo d'idrogeno. (Ecco che cosa sta succedendo lì dentro, analisi di Jacopo Giliberto)

Le barre di combustibile fuori dal liquido di raffreddamento

Le barre di combustibile nucleare del secondo reattore della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal sisma/tsunami che ha devastato il Giappone nordorientale, sono "completamente fuori" dal liquido di raffreddamento. Lo riferisce la televisione nipponica TBS, riprendendo quanto comunicato dalla società elettrica Tokyo denryoku, che gestisce la centrale. Si tratta di una condizione che, spiega TBS, non si è verificata nei reattori 1 e 3, i cui edifici sono esplosi sabato e ieri per la pressione esercitata dall'idrogeno nelle strutture.

Acqua sulle barre esposte

I tecnici della centrale di Fukushima hanno cominciato a pompare acqua sulle barre esposte del reattore 2 della centrale n. 1 per cercare di raffreddarle. Lo scrive l'agenzia Jiji aggiungendo che gli esperti della Tepco non escludono la possibilità di una fusione del combustibile. Secondo l' agenzia Kyodo, secondo la quale il livello dell' acqua nella quale sono immerse le barre di uranio è ora di 30 centimetri, non sufficiente ad escludere la possibilità di una fusione del reattore.

Per il governo il rischio è basso

Il governo giapponese considera improbabile che si possa produrre una grande esplosione nel reattore numero 2 della centrale nucleare Fukushima-1, danneggiata dal devastante terremoto-tsunami che ha colpito il nordest del paese venerdì. In precedenza i rappresentanti di Tokyo denryoku (Toden), la compagnia elettrica che gestisce l'impianto, avevano annunciato che le barre del reattore numero 2 sono rimaste esposte a causa del guasto a una pompa. Toden non ha escluso l'inizio di un processo di fusione del nucleo nel reattore. In seguito all'immissione di acqua marina nel reattore, è il livello del liquido ha ripreso a salire. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha precisato che il reattore non ha riportato danni e ha definito "basso" il rischio di una fuga radioattiva. Fukushima 1 è collocato a 250 chilometri a nord di Tokyo, città popolata da 35 milioni di abitanti. Al contrario, il ministro dell'Industria francese, Eric Besson definisce come "preoccupante" la situazione e afferma che non può essere escluso un disastro nucleare.

 

 

Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

di Jacopo GilibertoCronologia articolo14 marzo 2011Commenti (8)

In questo articolo

Media

Argomenti: Fukushima

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 13:43.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Esplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentroEsplosioni nei tre reattori di Fukushima, ecco che cosa sta succedendo lì dentro

I tecnici della Tepco cercano ancora di raffreddare i tre reattori della centrale di Fukushima, squassata dal terremoto e dal maremoto. Che cosa sta succedendo nei tre noccioli? La fusione dell'uranio in parte sarebbe già avvenuta, poiché la temperatura è così alta che in alcuni punti l'uranio si scioglie.

Sicuramente la centrale, dal punto di vista industriale, ormai è data per persa. Non potrà mai più tornare in funzione. Dovrà essere smantellata.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

* Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Vedi tutti "

Che cosa accade adesso?

Accade che per poter far entrare acqua fresca nel nòcciolo, che è una specie di pentola a pressione enorme, bisogna far uscire il vapore.

È questa la causa degli scoppi al reattore 1 (venerdì) e al reattore 3 (questa notte). L'apertura delle valvole di sfiato fa sibilare all'esterno il vapore contaminato, e ciò fa crescere la radioattività nell'aria attorno alle centrali, ma fa uscire anche l'idrogeno che si forma dentro al nòcciolo per le temperature altissime del vapore, nel quale l'acqua si spacca nei suoi due elementi, l'idrogeno e l'ossigeno.

Uscito il vapore, il livello dell'acqua dentro al nocciolo scende. E le barre di uranio si scoprono leggermente. Scoperte, si scaldano ancora di più.

La superficie esterna delle barre arriva attorno ai mille gradi, ma all'interno dei cilindri, nel cuore delle barre, si arriva senza difficoltà a 1.800 gradi. E l'uranio diventa molle, si scioglie.

Che cosa può accadere con la fusione di parte del combustibile atomico?

Ci saranno conseguenze?

È presto per dirlo.

 

 

La Germania prende tempo sul nucleare. Rimandate le scelte su diciassette impianti

Cronologia articolo14 MARZO 2011

In questo articolo

Argomenti: Giappone | Germania | Angela Merkel

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 16:16.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Gli impianti nucleari tedeschi più vecchi, che attualmente sono rimasti aperti solo in seguito alla decisione di prolungare la vita di tutte le centrali, chiuderanno subito. Lo ha detto oggi la cancelliera tedesca, Angela Merkel, riferendosi a due siti, che si trovano in Assia e nel Baden-Wuettemberg. Berlino ha deciso di sospendere per tre mesi la decisione del previsto prolungamento della vita dei 17 impianti nucleari tedeschi alla luce del disastro di Fukushima, in Giappone.

La moratoria sulla decisione di allungare la vita degli impianti, ha spiegato la Merkel, servirà a effettuare "senza tabù, un'ampia verifica della sicurezza degli impianti nucleari" in Germania. La Merkel ha comunque ribadito la sua posizione, secondo cui l'energia nucleare resta "una tecnologia ponte" in attesa di sviluppare ulteriormente il settore delle fonti rinnovabili. L'unica risposta a questa situazione, ha sottolineato, è che "il passaggio all'era dell'energia rinnovabile è un obbligo che ha la massima priorità".

 

 

Voci da Tokyo. Matteo ricercatore del Cern: esco il meno possibile e faccio scorte di cibo

di Luigi dell'OlioCronologia articolo14 marzo 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Misure di sicurezza | Cern | Consiglio nazionale delle ricerche | Oceano Pacifico | Cernobyl | Carlo Lavecchia | Matteo Guerrini | Mario Negri

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 16:34.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Una donna giapponese in un market a Tokio (Ap)Una donna giapponese in un market a Tokio (Ap)

Quali precauzioni dovrebbero adottare i nostri connazionali presenti in Giappone? Come comportarsi se si è già programmato un viaggio in terra nipponica per le prossime settimane? Abbiamo girato le domande a due esperti, che in linea di massima propendono per soluzioni di buon senso, escludendo, al momento, situazioni da allarme rosso.

"I primi due reattori sfuggiti al controllo sembrano ormai fuori pericolo, mentre la minaccia persiste per il terzo", premette Matteo Guerrini, ricercatore del Cnr che si trova a Tokyo. "Personalmente, e lo stesso consiglio a tutti coloro che sono con me nel paese, mi limito a uscire di casa il meno possibile. Nelle ultime ore mi sono approvvigionato di cibo fresco, in modo da avere scorte nel caso in cui la situazione restasse complicata anche nei prossimi giorni". Una posizione, spiega il biologo, che non è conseguente alle raccomandazioni delle autorità locali. "Il governo giapponese non ha sollevato questo problema: l'ho fatto principalmente per precauzione. Ricordo che, all'indomani di Cernobyl, la mia famiglia a Milano aveva fatto la medesima scelta". Quanto al rischio di contaminazione per gli alimenti, l'acqua e il terreno, Guerrini non vede pericoli, almeno nell'immediato: "L'acqua che in queste ore viene utilizzata per raffreddare le centrali è a fine ciclo, in quanto parte dal mare e passa per i fiumi, sfociando nel mare, da cui viene prelevata dai tecnici. Quindi non c'è un rischio di contaminazione per l'acqua del rubinetto, che resta potabile".

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

L'area colpita dal sisma in Giappone

Vedi tutti "

articoli correlati

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

* Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Vedi tutti "

La situazione potrebbero, però, mutare nelle prossime settimane: "Le barre di uranio sono caldissime, per cui inevitabilmente l'acqua adoperata per raffreddarle evapora. Attualmente il vento spira verso Est per cui la nube radioattiva si sta spingendo verso l'Oceano Pacifico: si vi sarà una precipitazione in mare aperto nel medio periodo, la radioattività verrà diluita senza particolari problemi". Nel caso piovesse nelle città, invece, non resta che barricarsi in casa. "Qui a Tokyo", prosegue il ricercatore, "non vedo particolari problemi, ma l'emergenza potrebbe presentarsi nelle città del nord, dove ci sono decine di migliaia di persone rimaste senza tetto. In questo senso, è fondamentale trovare una sistemazione per tutti in tempi brevi". Per ora, intanto, l'ambasciata italiana non ha chiesto ai nostri concittadini di rientrare, a differenza di quanto disposto dalle ambasciate di Francia e Germania. "Ascoltiamo i consigli delle autorità, ma cerchiamo anche di farci una nostra idea consultando altre fonti", conclude Guerrini. Quanto ai nostri connazionali che avevano già programmato un viaggio in Giappone nei prossimi giorni, il consiglio "è di rimandarli, in attesa che la situazione si stabilizzi. Le scosse continuano e i trasporti, così come le reti elettriche sono paralizzati in molte città, con esclusione della zona Ovest del paese".

"Quando ci sono fughe radioattive, i pericoli maggiori si riscontrano nell'immediatezza dell'evento, ma dopo qualche giorno il rischio di contaminazione si riduce", spiega Carlo Lavecchia, responsabile del dipartimento di Epidemiologia dell'Istituto di Ricerca Mario Negri. "La mente di tutti è rivolta a quello che accadde a Cernobyl, ma in quell'occasione ci fu una catena di errori durante l'intervento immediatamente successivo alla fuga radioattiva, mentre in quest'occasione i tecnici sono intervenuti prontamente". Intanto molti paesi asiatici (come Hong Kong, Malaysia, Filippine, Singapore e Taiwan), che in queste ore stanno passando al setaccio i prodotti alimentari importati dal Giappone per verificare che non siano stati contaminati dalle radiazioni nucleari. In particolare vengono monitorati i prodotti freschi, latticini, frutta e verdura, ma anche il pesce crudo, prodotto base per sushi e sashimi.

"La prudenza in queste situazioni è d'obbligo", sostiene Lavecchia, "ma un eccessivo allarmismo può fare danni maggiori dell'incidente stesso". Mentre, nel medio termine, l'esperto vede rischi per il paese nipponico "soprattutto sul fronte degli approvvigionamenti energetici. In un paese che ottiene dal nucleare il 35% della sua energia, un blocco prolungato degli impianti rischia di mettere in ginocchio i trasporti e le attività economiche. Soprattutto se si considera la situazione geografica di isolamento del Giappone".

 

 

 

GE, che ha progettato un reattore di Fukushima, schiaccia il Dow Jones - La BoJ interviene

Cronologia articolo14 marzo 2011

In questo articolo

Media

Argomenti: Indici finanziari | Mercato azionario | Imprese | Consiglio Europeo | Mediobanca | Oliver Stone | Banco Popolare | Asia | Borsa di Tokyo

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 08:25.

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

La Borsa di Tokyo chiude in calo del 6,18% mentre in Giappone la terra continua a tremare (AFP)La Borsa di Tokyo chiude in calo del 6,18% mentre in Giappone la terra continua a tremare (AFP)

Di qui l'Europa, di là il Giappone. Di qui i listini dell'Occidente (Parigi -0,7%, Francoforte -1,3%, Milano +0,17%, Wall Street -0,8%) che viaggiano con "normale andatura"; di là la Borsa di Tokyo che chiude in forte calo sulla scia del violento sisma che ha colpito il Paese. I mercati del Sol Levante, nonostante lo Tsunami di venerdì, sono rimasti aperti: il denaro, come cita l'ultimo film di Oliver Stone, non dorme mai. E così, deve annotarsi la peggior discesa giornaliera dal 2008 a oggi: il Nikkei ha ceduto il 6,2 per cento.

Negli Stati Uniti, l'andamento delle Borse è in rosso: il Dow Jones perde lo 0,3% mentre l'S&P500 cede lo 0,37 per cento. In particolare, vengono punite le utility e le società che possono essere ricollegate ai siti delle centrali nucleri danneggiati dal terremoto. General Electric, per esempio, cede l'1,8 per cento. Il gruppo ha disegnato un reattore dell'impianto di Fukushima. Peraltro, GE ha comunicato che sta offrendo l'assistenza tecnica al Giappone e al suo partner Hitachi nella battaglia per prevenire un meltdown nucleare.

articoli correlati

* Il peggior disastro nella storia del Giappone, ma la Borsa riapre e gli esperti non prevedono recessione

* Terremoto in Giappone: Toyota e Honda bloccano la produzione

L'andamento a Milano

A Piazza Affari, invece, gli indici resistono sopra la parità, trascinati dalla banche. C'è ottimismo sul settore, almeno per oggi. Per quale motivo? La risposta deve trovarsi nelle minori tensioni sul debito sovrano: la riunione del Consiglio europeo dell'11 marzo ha portato a risultati più importanti rispetto a ciò che gli investitori si aspettavano. Certo, come scrive Intesa Sanpaolo "le novità annunciate non rappresantano in alcun modo una svolta cruciale per la crisi". Tuttavia, le misure che direttamente incidono sul problema dell'Euro non mancano: in primis, l'estensione della durata del prestito alla Grecia (allungata a 7,5 anni) e la riduzione di 100 basis point dei tassi applicati ai prestiti in favore di Atene. "Ciò rende il programma - dice Intesa - un po' più credibile, anche se non toglie i dubbi circa la copertura del fabbisogno finanziario nel 2012"; poi, la capacità d'erogazione del Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (Fesf) che è stata portata a 440 miliardi; infine, il fatto che il Fesf sarà autorizzato a acquistare titoli di stato sul mercato primario.

Cala lo spread tra i titoli di stato Ue

È anche grazie a queste motivazioni che gli spread tra i titoli di stato in Europa si sono un po' chiusi: quello greco, rispetto alla germania, è sceso da 967,2 punti a 935; la differenza tra il redimento del BtP decennale e il TBund tedesco è passata da 167 bp a 152,4; il differenziale tra della Spagna è diminuito da 223,8 a 207,5.

Così, in un simile contesto, Unicredit, Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Mediobanca e Banca Mps crescono. Gli operatori, evidentemente, consapevoli dell'esposizione degli istituti finanziari ai debiti degli stati scommettono, almeno sul fronte borsistico, su minori problemi per gli istituti finanziari. Jp Morgan, in un report pubblicato proprio oggi, ha alzato il giudizio sul settore da "Neutral" a "OverWeight". La banca americana, oltre a indicare l'aspetto di una minore tensione sul debito pubblico in seguito alle scelte in ambito Ue, focalizza l'attenzione su due aspetti: il primo sono i segnali della ripresa del credito; il secondo è la valutazione (il comparto è scambiato a un multiplo P/b di 0,66) a sconto dei titoli in considerazione.

Metalli preziosi

Sul fronte delle materie prime, l'oro in rialzo nelle contrattazioni elettroniche in Asia a 1.432,68 dollari l'oncia (+1,1%). Il metallo giallo si posiziona poco sotto il record di 1.444,95 dollari segnato lo scorso 7 marzo.

Il petrolio in calo

In ribasso, invece, le quotazioni del petrolio: l'oro nero, in seguito dei timori sulla domanda a breve termine del Giappone, terzo consumatore al mondo di petrolio, ha spinto il Wti in calo di 1,28 dollari a 99,88 dollari per la scadenza aqrile e il Brent del Mare del Nord di 1,39 dollari a 112,45 per la stessa scadenza.

Record storico di volumi

Tornando al tonfo della Borsa giapponese, va detto che la seduta era iniziata in maniera tutto sommato tranquilla con gli indici che sì scendevano, ma con perdite comunque contentute. Poi, però, le vendite hanno preso il sopravvento, tanto che la Banca centrale ha effettuato una maxi-iniezione di liquidità per evitare il completo tracollo dei mercati. La "lettera" ha colpito un po' tutti i titoli in generale, in una giornata che ha visto i volumi delle transazioni raggiungere un livello storico alla borsa di Tokyo, con oltre 4,88 miliardi di titoli scambiati sul primo mercato.

Vendite generalizzate

Lo stop forzato alle forniture di elettricità, deciso dal governo per fare fronte all'emergenza, giocoforza ha costretto diverse aziende a interrompere la produzione. Il che è stato penalizzato dalla Borsa: Toyota ha perso il 7,9%, Sony il 9.1% e Mitsubishi l'11.8 per cento.

Il business nucleare

Colpite anche le aziende legate, in qualche modo, al business nucleare: Kobe Steel ha perso il 6,4%, Hitachi il 16.2%, e Toshiba il 16,3 per cento.

 

 

 

 

 

 

 

 

La terra non smette di tremare, nuove esplosioni nella centrale nucleare di Fukushima

Cronologia articolo14 marzo 2011Commenta

In questo articolo

Media

Argomenti: Inquinamento | Eric Besson | Farnesina | Ronald Reagan | Tokyo Electric Power | Oceano Pacifico | Yukio Edano | Iwate

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2011 alle ore 09:13.

L'immagine, tratta da un video, mostra il fumo generato dall'esplosione della centrale nucleare di Fukushima, 14 marzo 2011 (REUTERS/NTV via Reuters TV)

L'immagine, tratta da un video, mostra il fumo generato dall'esplosione della centrale nucleare di Fukushima, 14 marzo 2011 (REUTERS/NTV via Reuters TV)

*

ascolta questa pagina

*

*

*

*

Una nuova allerta tsunami è stata lanciata questa mattina per l'arrivo imminente di un'onda dell'altezza di tre metri sulle coste nord-est del Giappone. Sempre nella stessa zona già colpita dal violento terremoto di venerdì c'è stata una nuova replica sismica di 6,3 gradi. La scossa di assestamento è stata registrata alle 15:13 ora locale (le 07:13) con epicentro nell'Oceano Pacifico, di fronte alle coste delle prefetture di Miyagi e Iwate e a circa 10 chilometri di profondità. Ma ciò che più preocupa sono le previsioni della Japan Metereological Agency (Jma) che ritiene che entro il 16 marzo ci sia una probabilità del 70% che si registri una nuova scossa di terremoto di magnitudo 7 o anche più alta, con conseguente possibile tsunami. Le chance si riducono al 50% entro il 19 marzo.

foto

Lo tsunami in Giappone visto dal satellite Nasa

Il terremoto in Giappone

Le immagini del terremoto in Giappone

video

Terremoto in Giappone, onda anomala nel parcheggio di Disneyland

Terremoto in Giappone, danni agli edifici e panico nelle strade

Lo tsunami in Giappone

Vedi tutti "

audio

Stefano Carrer, l'inviato del Sole: vedevo gli edifici che dondolavano (Radio24)

blog

* La notizia vista dai nostri blogger

grafici

I danni dei precedenti grandi disastri

Vedi tutti "

articoli correlati

* Le infrastrutture alzano il conto della catastrofe

* Funziona come un bollitore, ma è una centrale nucleare. Cosa è accaduto a Fukushima

* In Giappone "potrebbero esserci nuove Cernobyl", oltre 10mila morti - Reportage - Foto - Video

Vedi tutti "

Impianti nucleari ancora a rischio

L'emergenza sembra finita nella centrale nucleare di Fukushima Dopo le ultime esplosioni registrate nel reattore 3 , che hanno provocato il ferimento di sei persone, i reattori 1 e 2 sono fuori pericolo. Lo riferisce la società che gestisce l'impianto, Tepco. Il portavoce del governo giapponese, Yukio Edano, ha precisato che il reattore non ha riportato danni e ha definito "basso" il rischio di una fuga radioattiva. Fukushima 1 é collocato a 250 km a nord di Tokyo, città popolata da 35 milioni di abitanti. Nel frattempo il ministro dell'Industria francese, Eric Besson definisce come "preoccupante" la situazione e afferma che non può essere escluso un disastro nucleare.

La flotta americana si allontana dalla zona per rischio contaminazione

La settima flotta americana ha deciso di allontanare le sue navi e i suoi aerei dalla zona più vicina all'impianto nucleare di Fukushima dopo aver rilevato un certo livello di contaminazione radioattiva. La portaerei Ronald Reagan, arrivata ieri nelle acque nordorientali del Giappone, si trovava a 160 km dalla costa quando la sua strumentazione ha rilevato la presenza di radiazioni in una colonna di fumo che si sollevava dall'impianto di Fukushima. Secondo fonti ufficiali, comunque, la quantità di radiazioni era più o meno equivalente a quella che si accumula normalmente nell'ambiente in un mese.

Slitta il razionamento dell'energia elettrica

L'azienda elettrica Tokyo Electric Power (Tepco), che opera nella zona orientale del Giappone, ha annunciato il rinvio di alcune ore dell'interruzione di corrente prevista per oggi, affermando di poter soddisfare la domanda. La fornitura di energia avrebbe dovuto essere interrotta a scaglioni per tre ore e 40 minuti in diverse zone di Tokyo e dintorni, ma la Tepco ha deciso di rinviare l'operazione a questa sera o a domani, in caso di un aumento della domanda.

Il bilancio provvisorio

Secondo la polizia il violentissimo sisma ha causato oltre 5mila tra morti e dispersi ma si teme che possano arrivare a 10mila. Quanto agli italiani presenti la Farnesina ha confermato che mancano all'appello cinque connazionali che erano presenti nelle aree colpite.

Sono almeno 46 mila gli edifici che sono stati distrutti, 5.700 quelli spazzati via dal terremoto, di cui 3.056 nella sola prefettura di Iwate e 2.413 nell'area di Fukushima.

Secondo la polizia, inoltre, strade e ponti sono stati gravemente danneggiati in almeno 600 località del paese.

Annullati i mondiali di pattinaggio

La Federazione internazionale di Pattinaggio ha annunciato l'annullamento dei Campionati del mondo di pattinaggio artistico previsti a Tokyo dal 21 al 27 marzo.

 

 

 

 

 

 

2011-02-02

La Consulta boccia il governo sulle centrali nucleari: serve parere obbligatorio delle regioni

Cronologia articolo2 febbraio 2011Commenti (4)

* Leggi gli articoli

* Guarda le foto

* Scopri i blog

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 16:16.

*

*

*

*

La Regione dove si intende costruire un impianto nucleare deve essere "adeguatamente coinvolta", per cui d'ora innanzi sarà necessario un parere obbligatorio, seppure non vincolante, della Regione interessata. La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art.4 del decreto attuativo della legge delega in materia di nucleare nella parte in cui non prevede che la Regione, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere sul rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari.

Con un'articolata sentenza scritta dallo stesso presidente della Consulta Ugo De Siervo, la Corte ha accolto solo in parte le numerose censure mosse dalle Regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia sul decreto legislativo delegato n.31 di un anno fa. "L'intera attività preordinata alla localizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare e, quindi, alla costruzione ed all'esercizio dei medesimi - premette la Corte nella sentenza n.33 - risulta scandita, nella sua conformazione normativa, da molteplici momenti di attuazione del principio di leale collaborazione, secondo un disegno che rispecchia i diversi livelli di compenetrazione e di condizionamento reciproco tra interessi unitari e interessi territoriali". Ma l'intesa della Conferenza unificata non basta, secondo i giudici costituzionali, a garantire questo principio di leale collaborazione.

"La potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica) dell'intesa con la Conferenza unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti". "Sicchè - scrive De Siervo - il meccanismo concertativo adottato dal legislatore delegato va, nel caso di specie, valutato unitariamente alla luce della circostanza che la partecipazione della singola Regione interessata si è già realizzata nella fase anteriore della certificazione dei siti in relazione alla quale è necessaria l'acquisizione dell'intesa, appunto, con ciascuna delle Regioni il cui territorio risulti idoneo alla localizzazione dell'impianto".

Dunque, la "Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento". E, secondo la Consulta, "un adeguato meccanismo di rappresentazione" che "ragionevolmente bilanci le esigenze di buon andamento dell'azione amministrativa e gli interessi locali" è "costituito dal parere obbligatorio, seppur non vincolante, della Regione stessa". "Attraverso tale consultazione mirata - scrive il presidente della Corte costituzionale nella sentenza di 63 pagine - la Regione è messa nelle condizioni di esprimere la propria definitiva posizione, distinta nella sua specificità da quelle che verranno assunte, in sede di Conferenza unificata, dagli altri enti territoriali".

 

 

2010-10-24

I numeri e gli autogol dei governatori sul nucleare. Le Regioni che consumano più di quanto producono

di Federico RendinaCronologia articolo23 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 16:05.

L'ultimo a mettere in imbarazzo il governo e la sua maggioranza è stato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Grande e unanime il sostegno di tutti gli uomini del centrodestra al piano per il rinascimento nucleare italiano. Ma dalle parole ai fatti, contrari, il passo è breve. Il neoministro dello sviluppo Paolo Romani aveva attribuito a Formigoni una "disponibilità", se non altro, a parlare di una centrale nucleare in Lombardia? Apriti cielo. È bastata qualche ora di confronto di Formigoni con i suoi perché fosse opportuno un "chiarimento".

Ottimo il piano nucleare nazionale ma una centrale in Lombardia è inopportuna in quanto - così se la cava Formigoni - inutile: la regione è energeticamente autosufficiente. l'argomentazione per la verità non è nuova tra i capi regionali del centrodestra. Qualcosa di molto simile lo aveva detto Renata Polverini, non appena nominata governatore del Lazio, sciogliendo il suo pensiero sul nucleare, prudentemente nascosto fino al giorno prima delle elezioni: "la regione sarà prestissimo autosufficiente e sarà persino in surplus".

Argomentazioni in ogni caso capziose, osservano in molti: al giorno d'oggi il concetto di autarchia energetica regionale non è facile da giustificare né da spiegare. Ma l'imbarazzo, quello vero, ha altre solidissime ragioni.

Anche prendendo per buoni i criteri usati dai governatori del Pdl "nuclearisti sì ma a casa degli altri" sono gli stessi criteri analitici su cui si basano queste argomentazioni a smentire la tesi, clamorosamente. Lombardia e Lazio in surplus elettrico? Niente affatto.

Prendiamo la Lombardia e diamo un'occhiata al sito Web di Terna, il gestore della rete di trasmissione elettrica nazionale e quindi supremo testimone dello stato dei fatti. Bene, anzi male. La Lombardia è in deficit elettrico strutturale. Consuma più di quel che produce. Nel 2009 lo squilibrio e addirittura aumentato rispetto all'anno precedente: oltre 21mila gigawattora (erano 17mila nel 2008), un terzo o poco meno (32%) del fabbisogno regionale. Un deficit che la regione governata da Formigoni colma "trattenendo" addirittura la metà dell'energia frutto di tutte le importazioni italiane di elettricità dall'estero, che passano proprio di lì. Entrano in Lombardia 23mila GWh, ne escono verso le altre regioni italiane meno di 2mila, mentre l'intero territorio nazionale per fronteggiare il suo deficit globale di elettricità importa circa 14% del suo fabbisogno (45mila giga wattora su circa 320 mila consumati nel 2009)

Vero è che nel 2010 è proseguita l'opera di potenziamento del nostro sistema elettrico, e che con il pieno regime delle nuove centrali frutto anche e soprattutto della liberalizzazione del settore stiamo velocemente recuperando un equilibrio potenziale o addirittura un surplus della nostra capacità di generazione. Ma se guardiamo agli equilibri produttivi regionali e li correliamo alla spinosa questione delle nuove centrali nucleari ecco alcune incontrovertibili evidenze.

Prima evidenza: stando ai dati di fine 2009 il saldo di dipendenza dalle importazioni dell'intero Paese (45mila GWh) corrisponde a quanto potrebbero produrre i quattro reattori nucleari Epr "tricolori" che Enel e Edf vorrebbero realizzare nel nostro paese.

Passiamo alle evidenze regionali. Governatori e relative popolazioni da esonerare perché non importano, e magari esportano elettricità? Sorpresa, ma non troppo: proprio la Lombardia è la regione italiana con il deficit più elevato di tutte in termini assoluti, più del doppio della media nazionale. Seguono Veneto (-15.275 GWh, 50,5%), Lazio (-13.154 GWh, 52,5%) Campania (-9mila GWh, 48%), Marche (-4.mila GWh, 51 per cento).

Tutti territori che sulla base alle argomentazioni autogol di Formigoni e Polverini, che naturalmente vanno verificate quando saranno disponibili dati 2010 (il Lazio in effetti potrebbe contare sulla nuova produzione a carbone pulito della centrale Enel di Civitavecchia), dovrebbero correre e combattere non per ostacolare ma per ospitare le nuove centrali nucleari. Lo stesso dovrebbero fare i governatori del Veneto, delle Marche, della Campania e della Basilicata, che producono la metà dell'elettricità che consumano. Se la possono giocare la Sicilia, Sardegna e il Friuli, che sono il sostanziale equilibrio. Strada concettualmente sbarrata alle centrali nucleari, stando al ragionamento di Formigoni, per le regioni che sono in evidente surplus di produzione elettrica: il Trentino grazie all'idroelettrico, ma anche la Liguria e la Calabria (50% in più rispetto ai consumi), il Molise con la sua produzione triplicata rispetto al fabbisogno, la Puglia (ben oltre il doppio). L'aritmetica, in politica, si sa, fa brutti scherzi.

Il bilancio elettrico regione per regione

 

Formigoni e Moratti contrari al nucleare: alla Lombardia non servono centrali. Vota il sondaggio

Cronologia articolo20 ottobre 2010Commenti (3)

* Leggi gli articoli

* Vota il sondaggio

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 18:57.

*

*

*

*

"La Lombardia ha praticamente raggiunto l'autosufficienza energetica quindi in questo momento non c'é bisogno di centrali di nessun tipo". Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, con queste parole prende le distanze da quanto detto ieri dal neoministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, che aveva parlato della possibilità che una delle nuove centrali in programma fosse realizzata in Lombardia. (Cosa ne pensi? Vota il sondaggio).

Il ministro aveva detto che Formigoni non aveva opposizioni pregiudiziale all'arrivo del nucleare in Lombardia. Formigoni oggi ha anche sottolineato che "le procedure nazionali non hanno ancora stabilito le modalità con cui saranno individuati i siti".

Anche il sindaco di Milano Letizia Moratti si schiera sul fronte dei contrari alla realizzazione di centrali nucleari in Lombardia. "Sono sulla linea del presidente Formigoni - ha detto il sindaco a margine della cerimonia di commemorazione della strage di Gorla -, no al nucleare in Lombardia! non abbiamo bisogno di impianti nucleari".

La localizzazione delle centraliavverrà proprio dopo una prima "certificazione" del territorio da parte dell'Agenzia. Lo stesso Romani ha detto che il processo deve ancora iniziare, e che tutto dovrà comunque avvenire "con il concorso degli enti locali a partire dalle regioni, e dei cittadini". (Si veda la mappa dei siti possibili per lo stoccaggio delle scorie).

 

 

2010-10-09

Nucleare. Com'è magra quell'Agenzia

Cronologia articolo09 ottobre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 08:03.

Viene il dubbio che sia stata una scelta. In fondo, questo governo ha ripetuto spesso (e giustamente) che la Pa va smagrita dai fannulloni, le auto blu sono da sfoltire, insomma che lo stato ha da essere snello ed efficiente, "corto e intenso" come diceva un allenatore di calcio. Sarà per questo che il ministro Romani, alla sua prima firma, ha inteso andarci piano. All'Agenzia per il nucleare ha destinato 2,4 milioni. "Le nomine entro l'anno" aveva detto giorni fa. Ieri ha stanziato la dote iniziale.

Coperta corta e intensa, appunto. Aa dirla tutta, poteva essere ancora più minuta: addirittura 1,7 milioni. Poi qualcuno avrà pensato che, a furia di accorciare, sarebbe rimasto uno strapuntino. Fuor d'ironia, questo primo atto non è incoraggiante. Se al nucleare si crede davvero, come scelta strategica e opzione di sistema, la coperta poteva e doveva essere più lunga. Certo, si è in tempi di crisi, si tira da un lato e dall'altro quel po' che si ha. Non resta che aspettare le nomine. Un presidente non può che esserci. I commissari? Forse. Magari, a furia di snellire, non servono.

 

 

 

 

 

2010-09-27

Il fotovoltaico italiano vale tre miliardi di euro. Vai ai grafici interattivi

di Luca SalvioliCronologia articolo27 settembre 2010Commenti (1)

Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 10:56.

Per il 2010 cielo sereno e sole abbondante, soprattutto al Nord. Le perturbazioni non dovrebbero offuscare il 2011. Con la benedizione del nuovo Conto energia la giovane industria del fotovoltaico dovrebbe vivere una fase di concentrazione e maturazione, ma con sempre più pannelli pronti a convertire in corrente elettrica i raggi del sole. Oggi, lunedì 27 settembre, in edicola con Il Sole 24 Ore del Lunedì il Rapporto "Sviluppo sostenibile" dedica 10 pagine di approfondimenti e notizie all'ecosistema del fotovoltaico.

I primi mesi di quest'anno, a dire il vero, non sono stati i migliori possibili. Il nuovo regime di incentivi ha avuto un parto difficile, tra pause di riflessione, tavoli rimandati causa elezioni regionali, bozze e contro bozze. Ora che la nebbia si è ritirata e c'è la certezza che dal 1ş gennaio 2011 entreranno in vigore le nuove tariffe, gradualmente ridotte per scaglioni, si possono fare due conti. Osservando innanzitutto che per l'anticiclico segmento del fotovoltaico il 2009 è stato molto buono: la potenza cumulata installata in Italia è stata di 1.142 Mw di picco, ovvero 720 in più rispetto al 2008, quando erano 422 cumulati. La migliore performance è andata al Nord, ma nel Sud brilla la Puglia.

Il 2010 sta andando ancora meglio per la corsa al "vecchio" e generosissimo Conto energia. Secondo lo studio di A.T. Kearney I principali operatori nel settore del fotovoltaico in Italia realizzato da Marco Andreassi, Giorgio Ortolani e Tommaso Colombo, che "Il Sole 24 Ore" anticipa in esclusiva (si vedano i grafici interattivi), per fine anno verranno installati altri 850 Mw. La produzione di corrente elettrica con l'energia del sole arriverebbe così all'1 per cento.

Nel 2011 si potranno contare gli effetti delle nuove tariffe. "Il mercato potrà subire una contrazione della crescita – spiega Marco Andreassi, partner di A.T. Kearney –, tuttavia ci aspettiamo ancora il segno più. Si ridurrà il guadagno per le aziende, ma lo spazio per crescere c'è. Diventerà più importante puntare su progetti di qualità ed è prevedibile un consolidamento. L'industria maturerà. Si ridurranno i fenomeni speculativi". Altre indicazioni arriveranno dall'Energy summit che prende oggi il via nella sede milanese del "Sole 24 Ore".

Il segmento delle rinnovabili è giovane e ogni tentativo di interpretazione deve essere fluido. Il suo grado di salute dipende dagli incentivi pubblici, sia in Italia che nel resto del mondo, dunque la geografia globale degli investimenti si muove dove questi sono più generosi. Fino a un paio di anni fa l'Eldorado era la Spagna, ora l'Italia, domani chissà. Uno dei volani principali degli ultimi anni è stato il drastico calo dei prezzi, che va più veloce del l'aumento dell'efficienza dei pannelli e – pur con qualche oscillazione – dovrebbe proseguire: secondo la ricerca i moduli potrebbero arrivare a 1 dollaro per Watt nel 2015 (oggi il prezzo è tra 1,5 e 2 dollari). Nel 2009 le aziende italiane del settore nel nostro paese hanno registrato ricavi per 2,35 miliardi di euro, in crescita del 39% rispetto agli 1,69 del 2008. Sono cresciuti di più i Megawatt dei fatturati proprio per effetto del crollo del prezzo di moduli e componenti dovuto all'eccessiva fornitura, la riduzione di oltre il 50% del prezzo del silicio, l'aumento della produzione di moduli a film sottile e la crescita di parchi di grosse dimensioni. La previsione è che il valore del settore a fine 2010 sia di circa 3 miliardi di euro.

"Vista la giovane età dell'industria, non si sono ancora imposti leader chiari – continua Andreassi –. I top player sono cresciuti, ma non in maniera enorme, per via dell'esplosione di nuovi operatori. Le aziende attive sono circa 600". A partire dalla distribuzione e installazione (circa 350 operatori), generazione e trading (100), produzione di celle e moduli (40), produzione di inverter e componenti (90) e infine di silicio e wafer, dove tuttavia ci sono solo alcune iniziative imprenditoriali che attendono di vedere la luce. Secondo la ricerca di A.T. Kearney i "top player" del 2010 in termini di ricavi, in ordine decrescente, in Italia sono stati: Kerself, Solon, Enel, Enerpoint, Conergy, Solarday, Enerqos, Terni energia, Enerray, Answer drives.

Tra i grossi progetti che stanno prendendo piede va menzionato il più grande stabilimento di produzione di pannelli fotovoltaici su scala industriale in Italia (uno dei più grandi in Europa) a Catania, con una partnership tra Enel, Sharp e StM. Il Cipe ha sbloccato il progetto a fine luglio dopo le minacce di abbandono del colosso giapponese causa tempi biblici di approvazione degli incentivi per la realizzazione (si veda il Sole 24 Ore del 12 maggio). Enel Green Power, la controllata della utility dedicata al business delle rinnovabili in Italia e nel mondo, si avvicina intanto alla quotazione in Borsa prevista nelle prossime settimane.

In generale "lo scenario competitivo globale è molto acceso, con grossi gruppi asiatici come Suntech e Sharp o americani come First Solar – spiega Luca Zingale, direttore scientifico di Solarexpo –. Il fotovoltaico diventa sempre di più un prodotto di consumer electronics, come dimostra l'ingresso di Panasonic e i movimenti di Samsung e Lg". Un settore dove l'Italia invece fatica, "anche se si intravede un'opportunità per il made in Italy, e cioè la proposta di soluzioni di integrazione architettonica spinta per il patrimonio italiano". Sono nate diverse aziende in un segmento che concilia design, ricerca e produzione di energia con tecnologia fotovoltaica. In alcuni casi si tratta di costole di imprese che da decenni operano nella tradizione ceramica italiana. Si va dalle tegole fotovoltaiche alle coperture esterne di edifici anche di grosse dimensioni. "Di certo non possiamo concorrere con i cinesi sui prezzi di produzione – spiega Attilio Russo, direttore tecnico di System Photonics, azienda di Fiorano che vende moduli fotovoltaici inseriti su lastre ceramiche per tetti ed esterni e quest'anno prevede di raddoppiare la produzione –, ma spostando l'asse della competizione sul design l'Italia può dire la sua e essere molto apprezzata anche all'estero".

Twitter.com/24energia

luca.salvioli@ilsole24ore.com

 

 

Dal 2011 il conto energia taglia i bonus Dal 2011 il conto energia taglia i bonus per il fotovoltaico, ecco come

di Silvio Rezzonico e Giovanni TucciCronologia articolo13 settembre 2010Commenti (2)

Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 09:26.

L'attesissimo decreto sul conto energia per gli anni 2011-2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 agosto e gli operatori tirano un sospiro di sollievo: oltre a poter finalmente dare certezze ai propri clienti (il portafoglio ordini per quest'anno era ormai esaurito), i previsti tagli agli incentivi si sono rivelati tutto sommato accettabili e qualche timore è stato fugato: per esempio sono stati reintrodotti i premi per la rimozione dell'amianto.

Le riduzioni, che oscillano tra il 18 e il 20% nel 2011 e un ulteriore 6% per gli impianti che entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013, sono in parte compensate dal calo del costo dei pannelli: solo due o tre anni fa era da preventivare un investimento complessivo di circa 21mila euro, per un impianto di 3 kW nell'Italia settentrionale. Ora si è scesi grosso modo a 16.500 euro, pur utilizzando moduli di buona qualità.

Prezzi in discesa

Gli incentivi del conto energia restano tra i più generosi d'Europa e si spera che già nel corso del 2011 – anno in cui le tariffe incentivanti si ridurranno progressivamente nel primo, secondo e terzo quadrimestre – il prezzo dei pannelli, e soprattutto quello degli inverter, si adegui al calo degli incentivi. In passato, infatti, alla generosità dei bonus si erano accompagnati prezzi sensibilmente più elevati che nel resto d'Europa (lo aveva denunciato anche il Gse).

Oggi gli equilibri sono mutati, grazie all'aumento della concorrenza e a una maggiore attenzione alle esigenze di mercato. Qualche disfunzione, comunque, c'è ancora, almeno a sentire gli operatori: "Poiché è in atto la rincorsa a finire gli impianti entro il 31 dicembre 2010 per poter godere degli incentivi in corso – spiega Tiziano Dones di T&G Sistemi – gli inverter a pronta consegna sono divenuti introvabili, se non con aumenti dal 30 al 60% dei prezzi".

D'altra parte, la maggiore concorrenza porta con sé una maggiore differenziazione dei prodotti. A livello di prezzi, si va dai 1.200 euro/kW per i moduli di bassa qualità, ai 1.600 euro/kW per quelli "normali", ai 1.800-2.000 euro/kW per quelli di elevata qualità, fino a toccare i 3.000 euro/kW per quelli con tecnologia avanzata e ottima efficienza. Insomma, il committente, e i tecnici incaricati, debbono prestare sempre maggiore attenzione alla qualità dell'impianto realizzato, per non avere pessime sorprese.

Due nuove categorie

Le novità tariffarie del nuovo conto energia sono sintetizzate nelle tabelle a destra e nella scheda qui a fianco. Come si può notare, sono state dettagliate rispetto al passato le agevolazioni, non più ripartite in tre diversi livelli di potenza del fotovoltaico, ma in sei.

Inoltre, la categoria degli impianti integrati negli edifici è stata abrogata e ne è nata una nuvoa, che prevede requisiti più rigidi di efficienza energetica. Per gli impianti su pergole, serre, barriere acustiche, tettoie e pensiline è débâcle: prima erano al top degli incentivi, perché considerati integrati, ora hanno tariffe pari a alla media aritmetica tra gli impianti sul tetto e quelli a terra. Anche gli impianti a concentrazione (dove specchi riflettenti seguono il moto del sole concentrandolo sulle cellule) hanno tariffe ad hoc. Infine, i premi aggiuntivi sono stati riparametrati.

Tempi più lunghi

Tra le altre novità procedurali, l'allungamento dei tempi burocratici. Il responsabile dell'impianto ha 90 giorni dalla data di entrata in esercizio (e non più 60) per presentare la richiesta di incentivo al Gse. Quest'ultimo, però, può attendere 120 giorni (e non più 60) prima di pronunciarsi. In teoria, le procedure per l'accesso alle tariffe restano quelle contenute nel decreto ministeriale 19 febbraio 2007, ma in pratica l'Autorità per l'energia dovrà adeguarle al nuovo decreto, con delibera da emanarsi entro 60 giorni.

L'allegato 3 al decreto definisce la documentazione, più dettagliata rispetto al passato, per la richiesta di concessione, in sostituzione a quella prevista dalla delibera Aeeg 90/2007. Tuttavia l'Authority dovrà predisporre i nuovi prestampati di domanda e le nuove schede tecniche.

Il nodo della cumulabilità

L'articolo 5 affronta i dubbi sulla cumulabilità con altri incentivi, erogati per esempio dagli enti locali. In estrema sintesi, i contributi in conto capitale, in misura non superiore al 30% (e non più del 20%, come in passato), sono cumulabili solo per gli impianti con potenza nominale non superiore a 3kW o per gli impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e a concentrazione.

Fanno eccezione gli impianti realizzati su scuole, ospedali o edifici sedi di enti locali, purché anch'essi di proprietà pubblica, che, possono ricevere contributi fino al 60% dell'investimento. Restano le vecchie regole in caso di bandi emanati prima del decreto con relativi impianti realizzati entro il 2011.

Agevolazioni extra

Incentivi ulteriori, cumulabili con le tariffe ma non tra loro

Impianti sugli edifici

+10% della tariffa se installati in sostituzione di coperture in eternit o contenenti amianto

+5% della tariffa se realizzati da Comuni con meno di 5mila abitanti e in scambio sul posto in caso di riduzione di almeno il 10% degli indici di prestazione energetica estiva e invernale dell'involucro: maggiorazione percentuale della tariffa pari alla metà della percentuale di riduzione del fabbisogno di energia. Tetto del 30% in più della tariffa riconosciuta alla data di entrata in esercizio dell'impianto

Impianti non sugli edifici

+5% della tariffa se ubicati in zone classificate entro il 25 agosto 2010 dallo strumento urbanistico come industriali, commerciali, cave, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati. In alternativa, sono possibili contributi in conto capitale fino al 30%, erogati da enti pubblici.

Sistemi a scambio prevedibile

+20% tariffa per l'energia prodotta in ciascun giorno in cui si è rispettato il programma orario (impianti con potenza da 200 kW a 10 MW che hanno un profilo complessivo di scambio con la rete che rispetta un programma tra le 8 e le 20).

Impianti a concentrazione

Tariffe particolari sono previste per gli impianti a concentrazione da 1 a 5.000 kW, ma solo a favore delle persone giuridiche e degli enti pubblici.

 

 

Il 55% cerca il pareggio dei conti

di Cristiano Dell'Oste e Giovanni ParenteCronologia articolo27 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 08:06.

Dipendesse dalle imprese, il bonus del 55% sarebbe già stato prorogato oltre il 2010. Anzi, sarebbe ormai stabilizzato. Invece la scadenza del 31 dicembre si avvicina, e nessuno al momento è in grado di dire che fine farà la detrazione fiscale sugli interventi di risparmio energetico. Senza proroghe, tutto si chiuderà a fine anno, e ai contribuenti resterà solo il 36% sulle ristrutturazioni edilizie (già prolungato al 2012).

 

Questione di numeri e di costi: dal ministero dell'Economia, l'ultima presa di posizione ufficiale è quella del sottosegretario Luigi Casero, che un anno fa aveva ipotizzato di prorogare il 55% "l'anno prossimo". Cioè nel 2010. Il tema, però, sembra uscito dall'agenda politica e – nel silenzio delle autorità – si fa strada l'idea che la detrazione possa essere troppo costosa per le casse pubbliche.

I dati dell'Enea dicono che tra il 2007 e il 2009 i privati hanno investito 7,9 miliardi per effettuare interventi agevolati (infissi isolanti, caldaie a condensazione, panelli solari, coibentazioni). Alla fine del 2010, si stima, il totale arriverà a 11,1 miliardi, che corrispondono a 6,1 miliardi di detrazioni.

È questo il costo per l'erario? Da un punto di vista puramente contabile, sì, ma bisogna valutare che le minori entrate sono diluite in un arco di tempo piuttosto lungo, in base al numero di anni in cui i contribuenti devono ripartire la detrazione. Il grafico a destra simula questa situazione, misurando – anno per anno – le minori imposte incassate dal fisco. Di fatto, anche senza proroga, l'erario continuerebbe a pagare il 55% fino al 2015.

Tutto questo ragionamento, però, trascura due aspetti fondamentali. Primo: se non ci fosse stato il 55%, i proprietari avrebbero comunque avuto il 36% sulle ristrutturazioni edilizie. Secondo: negli 11,1 miliardi spesi dai privati per riqualificare gli edifici, c'è anche una fetta di lavori che – senza il 55% – non sarebbero stati effettuati o sarebbero stati effettuati in nero. Su questo secondo punto non esistono dati certi, ma qualche indicazione può arrivare da un sondaggio del Cresme, secondo cui il 28% di coloro che hanno effettuato lavori per il risparmio energetico non li avrebbe fatti senza la detrazione, mentre il 19% avrebbe speso il minimo indispensabile. Se fosse davvero così, vorrebbe dire che 4,1 degli 11,1 miliardi di lavori agevolati sono stati "indotti" dalla presenza del 55 per cento. Quindi, le imprese che hanno eseguito questi lavori hanno versato tributi che altrimenti lo stato non avrebbe incassato.

Considerando che le casse pubbliche avrebbero comunque dovuto pagare il 36%, e tenendo conto delle imposte sui lavori "indotti", il costo effettivo del 55% scende da 6,1 a 2,9 miliardi di euro. È vero quindi che la detrazione si autofinanzia almeno in parte, come sostengono i suoi sponsor. Ma è vero anche che il bilancio della misura può chiudere in attivo solo se si conteggiano anche le ricadute non fiscali.

Proprio per soppesare tutti gli aspetti in gioco, l'Enea ha commissionato al Cresme un rapporto dettagliato, che ora è sul tavolo dei dirigenti del ministero dello Sviluppo economico, insieme a un altro report – elaborato direttamente dall'Enea – che misura gli effetti benefici della detrazione sulla filiera produttiva, i prezzi e la concorrenza.

Secondo i dati anticipati in un recente convegno, il Cresme calcola che il bilancio al 2015 del 55% sia positivo per il sistema-paese, grazie ai risparmi sulla bolletta energetica nazionale, all'incremento del reddito immobiliare che i proprietari potrebbero ricavare affittando le case riqualificate e, infine, alle maggiori entrate per il fisco (nell'ipotesi che i soldi restituiti agli 800mila beneficiari della detrazione siano subito spesi e alimentino nuove imposte). E questo senza quantificare altre ricadute socio-economiche, come il sostegno all'occupazione in una fase di difficoltà per l'edilizia. Si tratta allora di capire se il fisco vorrà e potrà continuare a sostenere una misura che innesca tutte queste "ricadute".

"Chiediamo che il rapporto venga trasmesso al più presto al ministero dell'Economia e siamo disponibili a essere ascoltati", spiega Angelo Artale, direttore generale di Finco, la federazione che rappresenta la filiera delle costruzioni. "Il 55% è una misura di sviluppo, positiva per tutti, non solo per le imprese", aggiunge. Un altro rapporto sarà presentato sabato prossimo all'assemblea generale di Uncsaal, altra associazione di categoria, e chissà che non emerga qualche certezza in più.

 

 

2010-09-24

Cinquanta comuni idonei per le scorie nucleari. Ecco la mappa dei siti possibili

di Jacopo GilibertoCronologia articolo24 settembre 2010Commenti (12)

Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 07:50.

Apriti cielo. La mappa delle possibili collocazioni del deposito per i residui atomici, pubblicata ieri, ha innescato la slavina prevedibile di dichiarazioni indignate e di comunicati stampa furenti. Chi vuole il generoso centro ricerche e il superbo parco tecnologico con annessi ben due stoccaggi di rifiuti nucleari? (Un deposito per le scorie a breve e media radioattività e uno per i residui a lunga attività). Le risposte possono essere riassunte con la locuzione "non qui".

Ma a qualcuno piace il progetto. Quaranta tra aziende e istituzioni – anche colossi dell'energia – sarebbero interessate a entrare nel centro ricerche e deposito atomico, non come costruttori ma soprattutto per aprirvi laboratori e attività di studio.

Oggi pubblichiamo una mappa ancora più dettagliata dei luoghi ritenuti idonei secondo i criteri dell'Aiea adottati dalla Sogin, la società pubblica del nucleare, sulla base degli stessi standard che erano stati utilizzati dalla task force dell'Enea nel 2003 e dal gruppo di lavoro stato-regioni nel 2008. Rispetto alla cartina di ieri, nella mappa di oggi è stato adottato un criterio aggiuntivo di selezione scelto dalla Sogin: l'impianto avrà bisogno di 300 ettari, e così le zone indicate sul disegno qui a destra sono solamente quelle che hanno un'area di almeno 300 ettari. Qui ci sono i 52 comuni della lista finale.

Perché tanta emotività contro il progetto? Per Stefano Saglia, bresciano, sottosegretario allo Sviluppo economico, i comuni che si candideranno a ospitare gli impianti avranno vantaggi appetitosi. "L'idea del parco tecnologico è una felice intuizione perché il deposito delle scorie derivanti dalle attività nucleari diventa un polo molto attraente". Ci sono molte esperienze di successo nel mondo. "La Sogin ha potuto seguire quanto hanno fatto per esempio in Francia, Spagna e Olanda, dove gli impianti sono luoghi frequentati da visitatori e affollati di ricercatori. Il progetto della Sogin parla di un grande laboratorio di ricerca in cui saranno anche ricoverate le scorie ma dove soprattutto si esercita un'attività scientifica e divulgativa di forte attrazione, come testimonia il caso dell'uisine nucléaire di Le Hagues, in Francia, visitata da migliaia di persone al giorno".

La Sogin ha condotto il suo lavoro di analisi con tempismo perfetto. "La legge dava tempo fino al 23 settembre perché la Sogin completasse lo studio, e la società ha svolto perfettamente il suo ruolo – aggiunge Saglia – come aveva sottolineato il ministro a interim dello Sviluppo economico, Silvio Berlusconi, nella lettera in cui spiegava che la data di consegna non è prerentoria. La mappa, cioè la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, dovrà essere esaminata dall'agenzia della sicurezza nucleare e sarà sottoposta alla valutazione ambientale strategica. Poiché non si possono ancora svolgere queste due tappe fondamentali, va da sé che il documento – specifica il sottosegretario – è una tappa del percorso, e se l'agenzia cambierà i criteri l'elenco potrebbe dare risultati diversi" Il problema da affrontare non è solamente per le centrali future. "Stiamo lavorando a un progetto che purtroppo tarda da 20 anni. Il programma nucleare del governo ha permesso di riaprire la ricerca di una soluzione per un problema non risolto in 20 anni: oggi l'eredità nucleare e le scorie radioattive che si generano da attività industriali e sanitarie è distribuita fra moltissimi depositi sparsi per l'Italia. Il progetto del deposito nazionale ha un aspetto innovativo – aggiunge Saglia – e cioè che quando sarà completato l'iter di selezione metteremo in competizione i territori che vorranno ospitare gli impianti. Il parco tecnologico e il deposito producono occupazione di alta qualità, e non solo per la costruzione (500 persone per 10 anni) ma anche perché la località diverrà una piccola capitale della ricerca".

La strategia nucleare del governo – un documento agile – è sostanzialmente pronta e la sua ufficializzazione formale dipende dall'insediamento dell'agenzia di sicurezza nucleare. Il prossimo Cipe potrebbe anche delineare le scelte tecnologiche da adottare per le centrali, ovvero i reattori Epr della francese Areva (per i progetti di EdF ed Enel) e probabilmente la tecnologia statunitense Westinghouse (per la cordata di Eon con Gaz de France Suez); escluse forse altre soluzioni, come i reattori canadesi Candu oppure i Vver russi.

Una veloce selezione dei commenti di ieri rischia di essere ripetitiva: se ne sceglie qualcuno. Ecco le regioni più coinvolte: "Mi opporrò a ogni ipotesi di nucleare", sbotta il presidente della Toscana, Enrico Rossi; "Avranno la più civile, pacifica e partecipata reazione popolare della storia pugliese", aggiunge Nichi Vendola dalla Puglia; "Nulla verrà fatto senza la condivisione dei territori interessati", dice più conciliante il presidente della Basilicata Vito De Filippo; in Lazio insorgono tra gli altri anche i dipietrini e Sinistra ecologia libertà. Protestano per la segretezza dei dati la Legambiente e Greenpeace. Più sereno il leghista piacentino Stefano Cavalli: "Chi, come me, è di Caorso, sa bene quanti problemi e preoccupazioni derivano dall'abitare in prossimità di queste istallazioni, ma la scelta dei siti non sarà imposta dall'alto ma concordata con regioni e comuni".

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

2010-09-22

Stop al piano per le scorie nucleari

di Jacopo GilibertoCronologia articolo22 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 09:52.

Il piano Sogin sul deposito dei rifiuti atomici entra in frigorifero. Forse per molti mesi. Il piano è uno dei fondamenti del programma nucleare del governo. Con una corsa pazza, la società italiana del nucleare è riuscita a chiudere per tempo una prima traccia, ma non più un semplice abbozzo bensì uno studio già strutturato, del programma per definire il futuro stoccaggio delle scorie.

Nel documento è compresa la mappa dettagliata dei luoghi potenzialmente idonei a costruire un deposito che molti contesteranno, così com'era accaduto – per un progetto simile ma differente – quando tra 2003 e 2004 si sollevarono i cittadini di Scanzano Ionico, sulla costa della Basilicata. Ed è compreso con lo stoccaggio nucleare anche il progetto di una sezione per le scorie a lunga attività ma soprattutto il progetto di un centro ricerche (e parco tecnologico) di dimensioni generose, che con la sua attrattività ha anche il ruolo di inzuccherare una pillola che a molti parrà amarissima. Ma la settimana scorsa il ministro a interim dello Sviluppo economico, cioè il premier Silvio Berlusconi, ha mandato alla Sogin un documento in cui chiede di fermare, per il momento, l'ottimo lavoro già fatto. Motivo dello stop: mancano l'Agenzia per la sicurezza del nucleare, spiega la nota, e deve essere condotta la complessa procedura di valutazione ambientale strategica (Vas).

Nel frattempo ieri pomeriggio è ripresa l'assemblea della Sogin, società controllata al 100% dal ministero dell'Economia di Giulio Tremonti ma governata dal punto di vista industriale dallo Sviluppo economico. Va rinnovato il vertice, oggi rappresentato dal commissario Francesco Mazzuca e dal vicecommissario Giuseppe Nucci, il cui incarico scade a fine mese. Mancano ancora molti tasselli, a cominciare dalla figura del ministro dello Sviluppo economico, e quindi resta in sospeso la nomina del nuovo vertice (consiglio d'amministrazione che passa da tre a cinque componenti oppure se continuare con la gestione commissariale). Così l'assemblea della spa resta aperta finché non si troverà una soluzione.

La comunicazione del ministro a interim alla Sogin esprime cordiale apprezzamento per l'attività svolta dalla società nella ricerca del luogo idoneo a ospitare il futuro deposito (chiave di volta del programma atomico del governo) e avverte che la scadenza di legge del 23 settembre data alla Sogin per presentare la documentazione va intesa non come termine ultimo: è una scadenza più flessibile, "ordinatoria" e non "perentoria". Il documento aggiunge che le regole per lo stoccaggio e parco tecnologico dovranno basarsi sulle specifiche ufficalmente adottate dalla futura Agenzia sulla sicurezza nucleare; inoltre la procedura deve poter contare, secondo gli standard Vas, sul dibattito pubblico. Il governo vuole evitare che – per usare la similitudine da muratori – prima si arredino le stanze e poi si costruiscano i muri. La mappa preparata dalla Sogin toglie dalla candidatura tutte le zone troppo abitate, quelle con rischi sismici e geologici, le montagne, le isole e così via. È una mappa basata sui criteri di esclusione, cioè mira non a individuare i luoghi migliori per ospitare il deposito atomico ma al contrario a dire in quali posti l'impianto non va messo. Poi gli enti locali che si troveranno nelle zone idonee potranno discutere con i cittadini e candidarsi in gara per ospitare gli impianti e l'interessante centro ricerche, con una procedura simile alle sperienze estere.

La mappa che ne emerge (mappa sottoposta a segreto e non disponibile) dovrebbe comprendere soprattutto il Lazio settentrionale (spicca il Viterbese) e la Toscana meridionale (Grossetano e Senese); le Murge e la fascia tra Puglia e Basilicata. In Piemonte, il Monferrato e la zona appenninica (come la zona delle Bòrmide). Tutta la fascia delle colline emiliane e romagnole e alcune aree della Bassa lombarda tra Cremona e Mantova.

 

 

 

 

2010-09-19

Addio marea nera, chiuso in via definitiva il pozzo Bp. Obama: tappa importante

Cronologia articolo19 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2010 alle ore 18:48.

Gli Stati Uniti tirano un sospiro di sollievo: nella notte è stato chiuso definitivamente con un tappo di cemento il pozzo Macondo della Bp, che ha provocato una marea nera di petrolio senza precedenti nel Golfo di Messico. "Possiamo finalmente annunciare che il pozzo Macondo è stato finalmente sigillato" ha dichiarato in un comunicato l'ammiraglio in pensione Thad Allen, punto di riferimento di Washington per le operazioni di contenimento della crisi nel Golfo del Messico.

 

L'atteso annuncio americano segna la fine della fase dell'emergenza per quello che è considerato il peggior disastro di sempre nell'industria petrolifera: si calcola che siano finiti in mare quasi 4,9 milioni di barili di greggio, pari a 780 milioni di litri. Per avere un ordine di grandezza, il petrolio fuoriuscito è 16 volte quello perso dalla petroliera Exxon Valdez che si arenò nel 1989 in Alaska. Il presidente Barack Obama ha reagito sottolineando che è stata vinta una "tappa importante" nella lotta contro la marea nera. "Tuttavia - ha aggiunto in un comunicato - restiamo impegnati a fare tutto il possibile affinché le coste del Golfo si risollevino completamente dalla catastrofe".

Restano ancora aperte diverse partite, dalla salvaguardia dell'ambiente al nodo dei risarcimenti. Le conseguenze ecologiche del disastro non sono ancora chiare. Bp e il governo americano affermano di aver recuperato gran parte del petrolio o di averlo disperso tramite solventi chimici. Tra gli scienziati permane invece molto scetticismo, anche per la difficoltà di quantificare il petrolio presente a grandi profondità. Secondo le stime ufficiali, 800mila barili - circa 127 milioni di litri - sarebbero stati recuperati, mentre quasi tutto il petrolio rimanente sarebbe stato sciolto dai solventi chimici: ne sono stati versati 7 milioni di litri sulle chiazze di greggio. Anche per questo in ambienti scientifici e ambientalisti si teme che questo possa avere provocato ulteriori danni all'ecosistema.

La marea nera è durata complessivamente 87 giorni: dal 20 aprile,data dell'esplosione della piattaforma petrolifera della Bp (ci furono 11 morti) al 15 luglio, quando il Macondo, grazie a un tappo speciale e dopo ripetuti vani tentativi, ha smesso di vomitare petrolio nelle acque del Golfo del Messico, non lontano da New Orleans (nei momenti peggiori della crisi si stima che si riversassero in mare circa 62mila barili al giorno).

Per mesi gli ingegneri di Bp hanno provato a intervenire senza successo per arginare la fuoriuscita, provocando l'ira dell'amministrazione Obama, la frustrazione degli americani ed enormi danni ecologici ed economici agli stati Usa del Golfo, in particolare alla Louisiana. La fuoriuscita è stata arginata per la prima volta il 15 luglio grazie a un enorme e pesantissimo tappo di metallo calato sulla bocca del pozzo. La soluzione definitiva della crisi è avvenutacon la cementificazione del pozzo. "Dopo mesi di operazioni sotto la direzione e l'autorità della squadra scientifica e di ingegneria del governo americano Bp è riuscita a cementare il pozzo", ha precisato Thad Allen . L'operazione di cementificazione è stata possibile grazie a un pozzo di sostegno scavato in questi mesi che, intersecandosi con quello danneggiato, ha potuto iniettarvi fango e cemento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

 

 

 

 

2010-09-06

La Germania proroga di 12 anni la vita delle centrali nucleari

Cronologia articolo6 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2010 alle ore 11:54.

Le centrali nucleari tedesche vedranno la loro vita prolungata in media di altri 12 anni. Lo ha annunciato nella notte tra domenica e lunedì il ministro dell'Ambiente, Norbert Rottgen, spiegando che Berlino ha intenzione di stanziare tre miliardi di euro per le energie rinnovabili. L'accordo all'interno della coalizione di governo (Cdu+ Fdp) guidata dalla cancelliera Angela Merkel è stato raggiunto al termine di una riunione fiume di oltre 12 ore.

"Abbiamo trovato il modo di far progredire la Germania" - ha commentato il ministro dell'Economia, Rainer Bruederle. L'accordo prevede una proroga di otto anni per le centrali più vecchie, mentre le più recenti vedranno la loro vita prolungata di 14 anni. L'accordo prevede, inolte, che i gruppi energetici che sfrutteranno queste centrali dovranno investire una parte dei guadagni per lo sviluppo di energie rinnovabili. Alcune delle 17 centrali nucleari tedesche restranno quindi in funzione fino al 2030

L'ex cancelliere Gerhard Schroeder, predecessore di Angela Merkel, aveva deciso la chiusura di tutte le centrali nucleari tedesche entro il 2020. Ma la Merkel ha posticipato lo stop al nucleare spiegando che si tratta di un "ponte", in attesa che l'energia delle fonti rinnovabili riesca a soddisfare gran parte del fabbisogno nazionale.

 

 

 

 

2010-09-02

Esplode piattaforma petrolifera nel golfo del Messico, in salvo i 13 dipendenti

Cronologia articolo2 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 17:54.

Una piattaforma petrolifera a sud di Grand Isle, al largo della costa della Louisiana, si è incendiata oggi nel Golfo del Messico. Il pozzo, ha riferito la Cnn, non era attivo. Sulla piattaforma Vermilion, di proprietà della società petrolifera americana Marine Energy, si trovavano 13 persone, tutte in salvo. Ci sarebbe un ferito.

La piattaforma si trova a 80 miglia dalla costa e pesca da un pozzo a circa 150 metri di profondità. La Guardia Costiera ha subito inviato cinque elicotteri, due aerei e quattro natanti per cercare di domare l'incendio. La piattaforma non era attiva al momento dell'esplosione.

L'ufficiale della guardia costiera Bill Cocklough ha affermato che un riflesso lucido lungo circa un miglio (1,6 chilometri) e largo circa 30 metri è stato avvistato vicino alla piattaforma su cui c'è stata l'esplosione. La compagnia proprietaria, la Mariner Energy, ha inviato tre navi antincendio e una è già sul posto e sta combattendo le fiamme.

 

 

 

 

2010-08-30

Saipem e i cinesi a caccia di petrolio a Cuba (Ft)

di Elysa FazzinoCronologia articolo30 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2010 alle ore 16:11.

La piattaforma petrolifera della Saipem in costruzione in Cina sarà usata per l’esplorazione petrolifera nelle acque di Cuba. Lo scrive il Financial Times, secondo cui la piattaforma della controllata Eni lascerà il cantiere alla fine del 2010 alla volta del Golfo del Messico, permettendo alla nazione caraibica di aggirare il limite del 10% sulla tecnologia Usa imposto dall’embargo commerciale verso Cuba.

Secondo la corrispondenza di Marc Frank all’Avana, i preparativi per l’esplorazione petrolifera su vasta scala nelle acque di Cuba stanno prendendo slancio. Cubapetroleo, il monopolio petrolifero statale, afferma di avere in programma sette pozzi di esplorazione nelle acque cubane entro la fine del 2012. E dagli Stati Uniti si levano grida d’allarme.

E’ ridicolo che Repsol, compagnia petrolifera spagnola, stia pagando una società italiana per costruire una piattaforma in Cina che sarà usata l’anno prossimo per l’esplorazione petrolifera a 50 miglia dalla Florida", afferma sul Ft Sarah Stephens, del Centro per la democrazia delle Americhe. La Stephens ha guidato una missione conoscitiva Usa, formata da staff del Congresso ed esperti, secondo cui Cuba è decisa a sviluppare l’attività petrolifera offshore, in barba all’embargo.

Gli oppositori dell’embargo – spiega il quotidiano britannico - appoggiano una legislazione che permetta ai gruppi Usa di partecipare allo sviluppo petrolifero offshore di Cuba, mentre i fautori dell’embargo vogliono leggi che impongano sanzioni sui gruppi stranieri che lo fanno. I politici della Florida, che hanno vietato perforazioni petrolifere al largo della loro costa, e i legislatori cubano-americani hanno sollevato il timore di incidenti come quello avvenuto alla piattaforma Deepwater Horizon della BP.

Secondo fonti industriali e diplomatiche, scrive il Financial Times, compagnie di Spagna, India, Norvegia e forse Malaysia, "tutti alleati Usa", ha già stipulato contratti con la piattaforma, mentre altre di Vietnam, Venezuela e Brasile non sono molto lontane dal farlo.

Compagnie cinesi e russe stanno negoziando per ottenere blocchi offshore o fare partnership con altre compagnie, aggiunge il Ft. La spagnola Repsol ha scavato il solo pozzo offshore nelle acque di Cuba nel 2004.

 

 

 

 

 

2010-08-04

Bp: "Pozzo chiuso definitivamente"

Cronologia articolo4 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2010 alle ore 09:03.

L'operazione "static kill", finalizzata a tappare il pozzo di petrolio che ha originato la marea nera nel Golfo del Messico, ha raggiunto "l'obiettivo perseguito". Lo ha annunciato la British Petroleum (Bp). "La pressione del pozzo è ora contenuta dalla pressione idrostatica dei fanghi iniettati, che era l'obiettivo perseguito dall'operazione", ha dichiarato il gruppo in un comunicato. Il metodo "static kill" consiste nel pompare una miscela di fango e cemento per "stroncare" il pozzo Macondo, completando la messa in funzione dei pozzi di soccorso.

L'operazione prevede la chiusura definitiva del pozzo cementandolo dall'interno: senza rimuovere il tappo, i tecnici calano fango e cemento da una delle imbarcazioni che si trovano in superficie. Si tratta di una tecnica abituale per il settore petrolifero, ma mai sperimentata a queste profondità. L'operazione richiede un minimo di 24 ore per essere portata a compimento. Solo allora, quando il pozzo sarà "tappato" dall'interno, si potrà dire che la fuga di petrolio più grave di sempre ha smesso di far paura.

L'unità di crisi della Casa Bianca e i tecnici della BP, insieme al team di scienziati e ingegneri che da mesi lavorano sull'emergenza, ieri ha reso noto ufficialmente il bilancio definitivo dell'emergenza ambientale più grave di sempre, almeno per quanto riguarda le fughe di petrolio. Il comunicato parla di settecentottanta milioni di litri di petrolio: quasi 5 milioni di barili. Un mare. Nel Golfo del Messico è fuoriuscita una quantità pari a 53 mila barili di petrolio al giorno. Sgorgando dal fondo del mare ad una profondità di 1.500 metri, quella fuga di petrolio è continuata inesorabile dal 22 aprile (giorno in cui la Deepwater Horizon è affondata) fino al 15 luglio.

Quel giorno i tecnici della BP sono riusciti, dopo tre tentativi falliti, a mettere un "tappo" così forte da riuscire a contenere il greggio. Un tappo alto 16 metri e pesante 80 tonnellate. Da allora il petrolio ha smesso di uscire. Ma per i precedenti 85 giorni aveva rovesciato in mare dai 50 ai 60 mila barili di petrolio al giorno. Che hanno avvelenato acque e terre, paludi e spiagge, animali e uomini, obbligando le autorità a vietare la pesca e le attività turistiche. Inizialmente BP parlò di perdite contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili. Oggi, a tre mesi di distanza, ecco le cifre ufficiali. Sono dieci volte superiori. "Si tratta della più grave fuga di petrolio conosciuta dall'uomo - ha commentato Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida State University -. Temo che nell'ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita". Di quel petrolio sono stati recuperati circa 800mila barili, pari a 127 milioni di litri. Il resto è stato disperso dall'impiego di oltre 7 milioni di litri di solventi oppure è finito assorbito nell'ecosistema.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

2010-08-03

BP nel Mediterraneo. Quel mare sia davvero nostrum

Cronologia articolo03 agosto 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2010 alle ore 08:05.

Ha ragione il ministro Prestigiacomo a dire che i 21 paesi che si affacciano sul Mediterraneo devono parlare "con una voce sola" sulle trivellazioni Bp al largo della Libia (si veda a pag. 11). L'unico antidoto a un eventuale, inauspicabile disastro in stile Deepwater, infatti, non può essere che fare massa critica. Lo richiedono due elementi. Da un lato il profilo geografico del contesto: il Mediterraneo è un piccolo lago al confronto del Golfo del Messico, nessuna corrente a spazzare eventuali perdite, irreversibili gli eventuali danni a flora e fauna. Il secondo elemento è che il Mediterraneo è res nullius, mare di tutti e di nessuno, luogo di mezzo tra Africa, Medio Oriente ed Europa.

Privo perciò di un'autorità regolatoria che possa attuare controlli e irrogare sanzioni. Un vuoto politico che lascia aperto un margine di rischio fin troppo elevato, come questo giornale per primo ha fatto notare. L'Europa si muova, dunque. E l'Italia stia in prima fila. Come per la nube che in aprile ha bloccato i cieli, è difficile mettere paletti agli elementi naturali, e far funzionare authority che esistono solo su carta. A maggior ragione se queste authority non esistono affatto.

 

 

 

 

2010-07-28

La marea nera si sta ritirando più in fretta del previsto

Cronologia articolo28 luglio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2010 alle ore 16:08.

La macchia di petrolio che galleggia sulla superficie delle acque del Golfo del Messico si sta ritirando più in fretta del previsto. Restano chiazze sparse e palle di catrame flottanti, spiega un reportage del New york times, che ha sorvolato l'area.

Tra le persone intervistate c'è John Amos, presidente di SkyTruth, un gruppo ambientalista, stima che l'ampiezza della marea nera si sta riducendo e da circa due settimane la falla ha smesso di distribuire petrolio alle acque dell'oceano. "Il petrolio non ha vita infinita in superficie - ha spiegato dopo aver osservato le immagini del radar - la macchia si sta ritirando rapidamente".

La dissoluzione della marea nera potrebbe ridurre i danni agli animali e alle coste, ma restano un mare di incertezze. L'effetto sulla vita nelle acque di grandi quantità di petrolio dissolto sotto la superficie è ancora un mistero. Due rapporti del governo hanno trovato basse concentrazioni di composti tossici nelle acque profonde, ma sono rimaste questioni aperte, come un apparente declino dei livelli di ossigeno nell'acqua.

Gli scienziati ci metteranno anni a comprendere gli effetti della marea sulle coste che sono state colpite, tra cui le paludi costiere della Louisiana. I pescatori lungo la costa sono profondamente scettici su tutte le dichiarazioni di successo, esprimendo preoccupazione per gli effetti a lungo termine dei disperdenti chimici usati per combattere la fuoriuscita del petrolio e sugli effetti in profondità, in particolare sulle larve di gamberi e granchi che sono la base per le stagioni di pesca future.

Dopo 86 giorni di perdita, la falla è finalmente fermata il 15 luglio, quando Bè è riuscita a installare un cappuccio aderente sul fondo del mare, e poi, a poco a poco, ha chiuso una serie di valvole. La procedura per la chiusura completa, ovvero lo scavo di due pozzi adiacenti, sarà completata nelle prossime settimane. Fino a quel giorno il rischio c'è.

Gli scienziati avanzano diverse ipotesi sulla rapida ritirata del petrolio in superficie: le recenti tempeste, con forte vento, il lavoro fatto da Bp e il governo con 4mila barche e diverse operazioni, tra cui l'incendio del greggio in superficie, il lavoro naturale dei batteri. Le preoccupazioni per l'ecosistema del Golfo, comunque, restano. In particolare per i danni nelle acque profonde.

 

 

I costi della marea nera. Bp ha speso finora 6,1 miliardi dollari Bp rischia una multa di 17,6 miliardi di dollari. Ne ha già spesi oltre 6 per chiudere la falla

Cronologia articolo9 agosto 2010

* Leggi gli articoli

* Guarda i video

* Guarda le foto

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2010 alle ore 16:25.

*

*

*

*

British Petroleum ha speso finora 6,1 miliardi di dollari per chiudere la falla nel suo pozzo petrolifero nel Golfo del Messico. È il primo dato ufficiale diffuso dopo la cementificazione del pozzo, ma è ancora provvisorio. I costi sono lievitati rispetto alle prime stime, ma non si sa ancora qual è il bilancio finale della catastrofe. La somma comprende tutte le spese effettuate per contenere e pulire il petrolio, la perforazione del pozzo di soccorso, le operazioni di cementificazione, le richieste di indennizzo dei privati e i rimborsi agli stati costieri americani e alle autorità federali.

Bp ha già ricevuto oltre 145mila domande di indennizzo e ha effettuato finora poco più di 103.900 pagamenti, per un totale di 319 milioni di dollari. Il gigante petrolifero aveva accettato a giugno di creare un fondo da 20 miliardi di dollari da dedicare al risarcimento delle vittime della marea nera ed ha fatto un accantonamento di 32,1 miliardi di dollari nei conti del secondo trimestre, sperando che riescano a coprire tutte le spese del disastro.

Il caso è tecnicamente risolto. I test hanno intanto confermato nei giorni scorsi che l'operazione di cementificazione del pozzo ha avuto successo. Alla Borsa di Londra il titolo Bp sta recuperando circa il 2% a 433 pence, dopo essere crollato a un minimo a 298 pence lo scorso 29 giugno.

La compagnia rischia una mega-multa da 17,6 miliardi di dollari che, in base alle leggi vigenti, lo Stato americano potrebbe pretendere per questo disastro ecologico senza precedenti. Lo ha rivelato Carol Browner, responsabile energia e clima della Casa Bianca. La somma è stata calcolata sulla base della multa (da 1.100 a 4.300 dollari al barile) prevista dal Clean Water Act. La piattaforma Deepwater Horizon è esplosa il 20 aprile scorso, il primo tappo è stato messo il 15 luglio, in questo arco di tempo sono fuoriusciti 4,9 milioni di barili di greggio.

Da Fort Lauderale, nel frattempo, è salpata oggi la Spedizione Golfo del Messico di Oceana, organizzazione internazionale di protezione marina che studierà per due mesi l'habitat delle Florida Keys. L'obiettivo della missione è di valutare gli effetti a lungo termine della fuoriuscita di greggio e rivelare la portata della sua espansione sotto la superficie, lavorando a profondità alle quali il petrolio potrebbe essere passato inosservato finora. A questo scopo ha riunito una equipe di esperti internazionali in disastri petroliferi e attrezzato l'Oceana Latitude, una nave di 53 metri di lunghezza. Anche Greenpeace ha annunciato ne giorni scorsi, l'inizio della spedizione di tre mesi a bordo della nave rompighiaccio Arctic Sunrise, per capire la reale dimensione della catastrofe. La nave partirà questa settimana da Tampa, in Florida, e visiterà l'area delle Florida Keys e delle Dry Tortugas prima di avvicinarsi al sito di Macondo, dove i tecnici a bordo verificheranno l'impatto dello sversamento di petrolio

 

2010-07-26

L'Europa vara sanzioni severissime contro l'Iran nel tentativo di fermare la sua corsa al nucleare

di Antonio Pollio SalimbeniCronologia articolo26 luglio 2010Commenti (5)

Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2010 alle ore 20:18.

Stop a nuovi investimenti, assistenza tecnica o trasferimenti di tecnologie nei settori del gas e del petrolio, in particolare per la raffinazione e la liquefazione del gas; rafforzamento dei controlli del traffico merci sia aeree che navale; scambi commerciali più difficili; elenco dettagliato di banche, assicurazioni e società di trasporto con le quali sarà limitata l'operatività; autorizzazione speciale per transazioni finanziarie superiori a 40mila euro con l'Iran. Sono queste le novità delle sanzioni contro l'Iran decise oggi dai ministri degli esteri europei, sanzioni di un'ampiezza senza precedenti che vanno al di là di quanto già deciso dall'Onu.

L'obiettivo della stretta è riportare l'Iran a un negoziato serio sul programma di arricchimento dell'uranio per scongiurare il pericolo che si doti della bomba atomica. Il fatto che ieri Teheran abbia annunciato di essere pronta a riprendere immediatamente i negoziati a Vienna sulla proposta di scambio di combustibile nucleare avanzata in maggio con Turchia e Brasile, non ha convinto i ministri degli esteri a cambiare posizione. Quella proposta era già stata giudicata del tutto insufficiente e, in ogni caso, Stati Uniti e Australia hanno già preso misure simili a quelle europee, il Canada è atteso al nastro di partenza.

Per l'Iran le sanzioni nel settore del gas e del petrolio hanno, come è ovvio, un peso particolare: l'Iran è il quarto produttore mondiale di petrolio, ma importa fino al 40% della benzina di cui ha bisogno a causa della debolezza del settore raffinazione. Negli annessi alla decisione adottata oggi, ha indicato una fonte diplomatica, sono evidenziate "in modo estremamente dettagliato quali soggetti iraniani – banche, società di assicurazione, di trasporto navale e cargo – sono bloccati: una volta che sarà pubblicata scatta l'obbligo legale di rispettarla".

Il dibattito tra i ministri sul più importante "pacchetto" di sanzioni mai adottato contro l'Iran e qualsiasi altro paese dalla Ue è stato piuttosto intenso. Secondo Franco Frattini le sanzioni contro l'Iran sono "necessarie per persuadere Teheran" ad avviare nuovi negoziati, "non sono una punizione". Il ministro degli esteri svedese Carl Bildt, invece, ha accettato la decisione Ue con scetticismo indicando che "gli americani hanno avviato sanzioni dal 1979 senza molti risultati e ora noi andiamo oltre; le sanzioni hanno degli inconvenienti, tendono a rafforzare i "cattivi", in particolare le reti di contrabbando spesso vicini al regime".

 

 

 

 

 

La rivoluzione verde di Obama svanisce proprio mentre la Cina fa il suo gran balzo in avanti

di Luca SalvioliCronologia articolo26 luglio 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2010 alle ore 19:32.

Uscito sconsolato dalla riunione a porte chiuse con i democratici del Senato, il senatore John Kerry ha dovuto ammettere: "Non abbiamo i voti". La matematica non lascia scampo. Per fare passare al Senato il Clean Energy Jobs and American Power Act, approvato più di un anno fa dalla Camera con il nome Climate and Energy Bill, occorrevano 60 voti. "Non abbiamo trovato un solo repubblicano disposto a votare il provvedimento", ha aggiunto il capogruppo democratico Harry Reid.

La conta, nelle ultime settimane, è spesso cambiata, ma il risultato non ha mai raggiunto 60. Anche nelle file dei democratici diversi senatori (in particolare quelli degli stati dove si estrae carbone) non hanno dato la disponibilità. Al Senato arriverà una versione sostanzialmente vuota del pacchetto. Sparisce la parte più rilevante, ovvero il taglio delle emissioni di CO2 del 17%, rispetto ai valori del 2005, entro il 2020. Una cifra bassa rispetto al target europeo, che punta a una riduzione del 20% entro il 2020 ma partendo dai livelli del 1990, dove le emissioni erano inferiori al 2005. Comunque una svolta per un paese che proprio nel 1990 si rifiutò di ratificare il protocollo di Kyoto.

Richard Caperton, analista di politiche energetiche del think-tank liberal "Center for American Progress", in un'intervista al Sole24ore.com del 6 maggio scorso aveva sottolineato i rischi rappresentati della marea nera per la politica energetica di Obama. Il presidente degli Stati Uniti ha fatto della green economy uno dei principali cavalli di battaglia della campagna elettorale che l'ha portato alla Casa Bianca. E' stato preso come riferimento un po' in tutto il mondo per una trasformazione del paradigma energetico che facesse leva sul sole e sul vento per creare migliaia di posti di lavoro e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Proprio il petrolio ha impelagato a sorpresa Obama nelle acque profonde del Golfo del Messico, dove l'esplosione della piattaforma di Bp ha disastrato le coste di Florida e Louisiana e assunto una valenza politica.

Per convincere i senatori più ostici, Obama aveva sospeso la moratoria sulle trivellazioni offshore imposta nel 1969 in America dopo un disastro ecologico in California. Svolta che sul piano energetico significava ridurre la dipendenza dal greggio importato dal Medioriente, migliorando la sicurezza energetica del paese. Con l'arrivo della marea nera, nel pacchetto fermo al Senato è comparso un capitolo per rendere più sicure le perforazioni al largo delle coste. Nella retorica dell'amministrazione la svolta delle energie pulite è diventata la chiave di volta per entrare in una nuova epoca e ridurre la dipendenza dal petrolio. La titubanza di Obama nelle prime settimane del disastro ha complicato le cose e i numeri, al Senato, non sono mai arrivati. Oggi il senatore Kerry ha detto che il pacchetto clima "non è morto", se ne riparlerà dopo le elezioni di Novembre. Nel frattempo, da quando è presidente, Obama ha dato il via libera a nuove centrali nucleari dopo trent'anni - parte della sua green economy - e elargito 36,7 miliardi di dollari all'energia (in particolare al risparmio energetico) tra i 787 miliardi del pacchetto di stimolo all'economia dopo la grande crisi finanziaria. Il tetto alle emissioni è però giudicato decisivo per dare l'impulso promesso in campagna elettorale alle energie pulite.

L'Europa su questo fronte è all'avanguardia. Non solo sul tetto alle emissioni. Di green economy, in Germania, si parla da qualche decennio. Quando però si guarda ai grandi numeri, la produzione, i trend di crescita e ai grossi investimenti nel green business tocca guardare, oltre agli Stati Uniti, anche alla Cina. L'inquinata Pechino l'anno scorso ha stanziato 30 miliardi di dollari per le energie rinnovabili all'interno del pacchetto nazionale di stimolo all'economia, giudicato il più "verde" al mondo. Nel 2009, secondo il recente Renewables 2010 Global Status Report, elaborato dal Renewables energy policy network for the 21st century (Ren 21), le energie pulite hanno continuato a crescere nel mondo con 79 gigawatt di nuove installazioni, 37 dei quali originati sul territorio cinese.

Per i prossimi dieci anni la National energy administation cinese (Nea) ha appena annunciato un programma di investimenti da 600 miliardi di euro in dieci anni per lo sviluppo energetico, prevalentemente rinnovabili, per ridurre le emissioni di gas serra. Da quando green ha cominciato a fare rima con business a Pechino hanno iniziato a fiorire start up, finanziamenti e aziende come Suntech, diventata leader mondiale nella produzione di pannelli fotovoltaici. Cina e Stati Uniti stanno gettando le basi per giocarsi la leadership di una delle industrie più promettenti per il futuro del pianeta. La Cina deve risolvere contraddizioni e destreggiarsi su una strada ancora tortuosa, ma oggi, perlomeno, ha il suo energy bill.

 

 

 

 

 

2010-07-25

Bp inizierà a breve nuove perforazioni nel Mediterraneo al largo delle coste libiche

Cronologia articolo24 luglio 2010Commenta

Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2010 alle ore 15:36.

Non bastano i calci in c...o promessi da Obama per fermare l'attività del gruppo petrolifero inglese. La British Petroleum ha annunciato che inizierà "entro alcune settimane" una nuova perforazione nel Mare Mediterraneo, a nord delle coste libiche, confermando così un'anticipazione del Financial Times. "Prevediamo di iniziare la prima perforazione nelle prossime settimane", ha detto David Nicholas, portavoce del gruppo BP a Londra.

Il gruppo ha ricevuto l'autorizzazione ad effettuare cinque perforazioni in virtù di un accordo firmato nel 2007 con le autorità libiche.

Queste nuove trivellazioni avranno luogo nel golfo di Sirte a "circa 5.700 piedi" (1.700 metri), ad una profondità dunque superiore a quella di Deepwater Horizon, la piattaforma al largo delle coste della Louisiana, la cui esplosione è all'origine della marea nera nel Golfo del Messico.

 

I retroscena di un accordo sospetto- L'accordo siglato da Bp con la Libia nel 2007 è oggetto di grande controversia negli Stati Uniti. Il gruppo petrolifero britannico è al centro delle polemiche sul presunto ruolo svolto per la liberazione del libico Abdelbaset al-Megrahi, condannato per la strage di Lockerbie. British Petroleum è accusato di avere esercitato pressioni sulle autorità britanniche per ottenere la liberazione di Megrahi in cambio di un contratto di esplorazione di idrocarburi al largo della Libia.

Megrahi era stato condannato nel 2001 alla prigione a vita per l'attentato dinamitardo perpetrato nel 1988 contro un Boeing 747 sopra la città scozzese di Lockerbie, che fece 270 morti. La Commissione Affari esteri del Senato americano esaminerà la vicenda Megrahi il 29 luglio prossimo per determinare l'eventuale ruolo di Bp nella liberazione di Megrahi nel 2009, per ragioni di salute.

Nessuna evidenza per il governo britannico- Intanto in una lettera i parlamentari Usa il ministro degli Esteri inglese William Hague ha ribadito che "non c'è evidenza" di un coinvolgimento del governo nell'affaire. Per quanto riguarda l'azione di lobby esercitata da Bp per il rilascio in cambio della concessione Hague ha spiegato che si tratta "di una normale e legittima pratica da parte di una società britannica".

 

Mentre non si placano le polemiche sulla marea nera nel Golfo del Messico, il gruppo petrolifero britannico British Petroleum ha annunciato che inizierà "entro le prossime settimane" una nuova perforazione al largo delle coste libiche, nel Golfo della Sirte, in pieno Mediterraneo. La notizia, anticipata dal Financial Times, è stata confermata oggi da un portavoce della compagnia, David Nicholas. Il portavoce ha ricordato che in virtù di un accordo con Tripoli siglato nel 2007, la Bp ha ottenuto l'autorizzazione ad effettuare cinque perforazioni. "Non le abbiamo ancora calendarizzate", ha tuttavia aggiunto, precisando che ogni perforazione necessita di "sei mesi o più".

Le nuove perforazioni avranno luogo ad una profondità di circa 5.700 piedi (1.700 metri), leggermente superiore a quella della Deepwater Horizon, la piattaforma situata al largo delle coste della Louisiana la cui esplosione lo scorso 20 aprile ha causato la gigantesca marea nera che infesta il Golfo del Messico e l'ondata di polemiche che ha investito la compagnia britannica.

Il tutto avviene mentre la commissione Esteri del Senato americano si prepara ad occuparsi (il prossimo 29 luglio) delle presunte pressioni che la Bp avrebbe esercitato sulle autorità britanniche per la liberazione di Abdelbaset al-Megrahi - il libico condannato per l'attentato di Lockerbie del 1988 - in cambio di un contratto di esplorazione al largo delle coste libiche. Al-Meghrai, condannato all'ergastolo nel 2001, è stato effettivamente liberato dalla Scozia nel 2009 per ragioni di salute.

 

 

 

2010-07-19

Nuova perdita sul fondale, gli Usa a Bp: togliete il tappo

Cronologia articolo19 LUGLIO 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2010 alle ore 08:49.

Il governo americano ha ordinato a British Petroleum (Bp) di fornire informazioni su una presunta nuova fuga di idrocarburi e su "altre anomalie" vicino al pozzo che ha dato origine alla marea nera nel Golfo del Messico. Una nuova perdita, infatti, sarebbe stata individuata sul fondo del Golfo e il coordinatore federale Thad Allen ha chiesto con una lettera a Bp di presentare un piano per riaprire in tempi rapidi il pozzo Macondo che è stato chiuso da alcuni giorni da una struttura di contenimento.

"Vi chiedo di fornirmi una procedura scritta per potere aprire la valvola di strangolamento quanto più rapidamente possibile senza danneggiare il pozzo, nel caso in cui la fuga di idrocarburi accanto al pozzo dovesse essere confermata", ha scritto l'ammiraglio Allen nella lettera indirizzata al direttore di Bp, Bob Dudley.

A quasi tre giorni dalla chiusura del "tappo" che ha fermato la fuoriuscita di greggio, che ha formato un'autentica marea nera, ieri trapelava un cauto ottimismo; i risultati dei test di controllo richiedevano però analisi più approfondite.

Bp aveva inizialmente previsto di effettuare prove per 48 ore dopo essere riuscita ad arginare la fuoriuscita chiudendo i "tappi" di un "imbuto" collocato sul pozzo. La possibilità che, imprigionato nel pozzo otturato da un gigantesco imbuto, il petrolio compresso finisca per creare falle e spargersi ancora nell'Oceano rappresentano la principale preoccupazione delle autorità e degli ingegneri di Bp.

L'Agenzia internazionale dell'energia (Aie) ritiene che ci siano ora tra i 2,3 e i 4,5 milioni di barili di greggio sparsi in mare. A testimonianza delle difficoltà ad arginare i problemi causati dalla marea nera, un'enorme nave-cisterna taiwanese che doveva permettere di recuperare grandi quantità di petrolio sulla superficie dell'acqua è stata rispedita indietro in mancanza di risultati apprezzabili.

A seguito del naufragio il 22 aprile della piattaforma di BP Deepwater Horizon, la marea nera ha creato gravi ripercussioni sulla vita di tutti gli abitanti delle zone colpite (Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida), che vivono di pesca e di turismo. La marea nera è già costata a Bp 3,5 miliardi di dollari e le richieste risarcimenti al gruppo petrolifero potrebbero ammontare a una cifra dieci volte superiore.

 

 

 

 

 

2010-07-15

Chiusa la falla: bloccata, per la prima volta, la fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Bp

dal nostro corrispondente Mario PlateroCronologia articolo15 luglio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 23:01.

Lo "spill" è cessato: per la prima volta in molti mesi, da quando la piattaforma Deepwater Horizon è esplosa nel Golfo del Messico al largo della Luisiana il 20 aprile scorso, non c'è più una goccia, di greggio a contaminare le acque del Golfo in uscita dal pozzo distrutto della BP. L'annuncio è giunto ieri dalla BP, alle 2.45 del pomeriggio ora locale. Ma la compagnia petrolifera ha precisato che si tratta comunque di un test, di un collaudo, che consente di avere certezze per un periodo compreso fra le 6 e le 48 ore, poi, per il passaggio definitivo, si dovrà ancorare il nuovo "tappo" alla superficie marina. Operazione che comporta rischi di nuove fuoriuscite del greggio inquinante.

Resta il fatto che la chiusura, seppure temporanea, della falla, ha generato entusiasmo per tutti. Per la popolazione civile, che finalmente può vedere in modo concreto le premesse per chiudere il più grave disastro ecologico della storia americana. Per le autorità locali, che vedono in prospettiva la chiusura di un incubo:"Halleluja…speriamo che sia vero, l'economia ha sofferto in tutta la regione del Golfo", ha detto il Senatore democratico della Florida. Per l'amministrazione Obama, che ha sofferto enormemente in termini politici per questa inarrestabile marea nera "solo domani farò un annuncio formale" ha detto Obama dopo la notizia. E per la BP, che ha subito gravissime perdite in borsa e resta esposta a risarcimenti danni che potrebbero superare i 30-40 miliardi di dollari.

Ma la compagnia petrolifera, dopo mille delusioni, preferisce mantenere un atteggiamento "realistico". Non vi sono ancora toni trionfalistici. "Abbiamo ancora molta strada davanti a noi, abbiamo fatto progressi, ma vi sono sia incertezze che rischi per il cattivo tempo…con l'estate che arriva abbiamo pericoli di uragani, ma siamo pronti anche a quello, abbiamo messo a punto nuovi sistemi per restare più a lungo sui vascelli…abbiamo speso 7 miliardi di dollari e abbiamo migliaia di persone al lavoro, e saremo qui per tutto il tempo necessario…" ha detto Doug Suttles, il chief operating officer della BP. Lo stesso vale per le autorità americane. L'Ammiraglio della Guardia Costiera Thad Allen il responsabile delle operazioni governative ha detto che la "cupola" piazzata per coprire il buco, è un "precursore" al contenimento definitivo. Consente in sostanza di bloccare il flusso, ma anche, se necessario, di raccogliere e redistribuire attraverso quattro grosse tubature i circa 35.000-60.000 barili di greggio al giorno potenzialmente in fuoriuscita dal buco generato dall'espolosione. Uno dei test chiave sarà quello di continuare a controllare che non vi sono aumenti di pressione sulla cupola che ostruisce e controlla la fuoriuscita del greggio :"E' come mettere un pollice alla fine di un tubo per inaffiare il giardino…la pressione aumenta sul pollice quando chiudiamo il buco…ma se non dovesse aumentare secondo le attese significa che vi sono altri buchi nel tubo….quando avremo la certezza che non vi sono altre fuorisucite, allora potremo chiudere del tutto il buco…"ha detto ancora Allen.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

2010-07-04

Il Veneto insegue l'autonomia energetica (con il carbone) ma riparte dall'idrogeno

di Silva MenettoCronologia articolo12 luglio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 20:48.

Fuori la chimica sporca e dentro l'idrogeno. Il futuro del polo chimico di Marghera sembra andare in questa direzione, almeno a giudicare dall'inaugurazione in grande stile per la prima centrale elettrica ad idrogeno al mondo, costruita dall'Enel proprio a Fusina, nella gronda lagunare, dove si affacciano gli impianti - per lo più dismessi - del maggiore polo chimico europeo.

A Fusina c'era già la centrale termoelettrica "Palladio" dell'Enel; a due passi gli impianti del Petrolchimico che come elemento di risulta dei processi industriali producono proprio l'idrogeno. Ironia della sorte: allo stato attuale della ricerca, se le industrie chimiche non producessero idrogeno come "scarto" di lavorazione, questo tipo di energia pulita non esisterebbe perché totalmente diseconomico.

LA CENTRALE AD IDROGENO

Cinquanta milioni di euro di investimento (5-6 volte il costo di una centrale normale), cinque anni di lavoro, una potenza di 16 Megawatt totali (12 prodotti dalla turbina ed altri 4 Mw recuperati sfruttando il calore dei fumi di scarico); con i suoi 60 milioni di chilowattora l'anno di energia l'impianto di Fusina può soddisfare il fabbisogno di 20mila famiglie e – questa è la parte migliore - senza emissioni in atmosfera. Con quest'opera Enel partecipa al progetto "Hydrogen Park" voluto dagli Industriali di Venezia col supporto di Regione Veneto e Ministero dell'Ambiente. Obiettivo è creare il più grande parco sperimentale per la realizzazione di un'economia basata sull'idrogeno. Marghera insomma dovrebbe diventare uno dei punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca sull'energia pulita.

AUTONOMIA ENERGETICA

All'inaugurazione della nuova centrale di Fusina gli amministratori locali hanno fatto a gara per esserci, perché la questione energetica in Veneto è una partita importante: il fabbisogno elettrico della regione si è attestato, nel 2009, intorno ai 30mila Gigawattora, metà dei quali prodotti in loco attraverso centrali termo ed idroelettriche e uno 0,2 per centro da fonti rinnovabili come l'eolico e il fotovoltaico. Ma il governatore Luca Zaia, seguendo le sue aspirazioni federaliste anche in materia energetica, ha posto già lo sguardo oltre la nuova centrale ad idrogeno per concentrare l'attenzione su quella ben più potente di Porto Tolle, nel rodigino.

 

 

 

 

 

2010-07-01

Effetto Bp sul governo: stop alle trivellazioni lungo le coste

Cronologia articolo30 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 19:50.

Giro di vite del Governo a difesa dell'ambiente sulle trivellazioni in mare, anche visto quanto accaduto nel Golfo del Messico, che saranno vietate nelle riserve e in una fascia di 12 miglia attorno al perimetro delle zone protette. Non solo, le attività di ricerca ed estrazione di petrolio saranno vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l'intero perimetro costiero nazionale. Nello schema di decreto di riforma del codice ambientale, approvato dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, sono state inserite una serie di norme che riformano il sistema delle autorizzazioni per la ricerca e l'estrazione degli idrocarburi.

È stato introdotto il divieto assoluto di ricerca, prospezione e estrazione di idrocarburi all'intero delle aree marine e costiere protette e per una fascia di mare di 12 miglia attorno al perimetro eterno delle zone di mare e di costa protette. Inoltre, le attività di ricerca ed estrazione di petrolio sono vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l'intero perimetro costiero nazionale. Al di fuori di queste aree in cui vige il divieto, le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi saranno tutte sottoposte a Valutazione di Impatto Ambientale. La norma adottata dal Consiglio dei ministri, precisa il ministero, si applica anche ai procedimenti autorizzativi in corso. Quindi anche all'ipotesi di rilascio per 30 autorizzazioni alla ricerca di idrocarburi al largo delle coste siciliane, come raccontato dal Sole 24 Ore.

Soddisfatto il ministro Stefania Prestigiacomo: "Abbiamo inserito norme chiare a difesa del nostro mare e dei nostri gioielli naturalistici - spiega in una nota - colmando una opacità legislativa che nel recente passato ha suscitato timori nelle comunità locali di zone che attorno alle riserve marine stanno costruendo un modello di sviluppo basato sulla valorizzazione dei beni ambientali. L'impegno del governo a difesa dei propri "giacimenti naturali" è pieno. Lo sviluppo delle attività produttive - conclude - è altresì sostenuto in un ambito di regole chiare che pongono in primo piano la tutela ambientale".

 

 

 

2010-06-22

La Corte Costituzionale boccia il ricorso delle Regioni sul nucleare

Cronologia articolo23 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2010 alle ore 19:57.

La Corte costituzionale ha dichiarato "in parte infondate e in parte inammissibili" le censure contenute nel ricorso di 11 Regioni sul riparto della competenza legislativa con lo Stato sul nucleare. Le Regioni, ricorda una nota della Consulta, ritenevano costituzionalmente illegittime alcune disposizioni contenute nella legge delega del 2009. La motivazione verrà depositata nelle prossime settimane.

Più nel dettaglio, la corte costituzionale è stata chiamata a giudicare su questioni relative al riparto della competenza legislativa fra stato e regioni in tema di produzione dell'energia elettrica nucleare, per quel che riguarda il contenuto della legge sviluppo. In una nota la Consulta spiega che "le ricorrenti ritenevano costituzionalmente illegittime alcune disposizioni contenute nella legge di delega n. 99 Del 2009".

I commenti. "La decisione della Consulta sgombra il campo da polemiche pretestuose: il Governo intende fare il nucleare nel rispetto della Costituzione e delle Regioni". È questo il commento di Stefano Saglia, sottosegretario dello Sviluppo economico, con delega all'energia. Tra le voci contrariate quella di Antonio di Pietro, leader dell'Itaila dei Valori, che rilancia: "Come volevasi dimostrare il referendum è l'unica arma per bloccare la costruzione delle centrali nucleari"

 

 

 

 

 

2010-06-17

Sì di Bp al fondo da 16 miliardi

Dal nostro corrispondente Mario PlateroCronologia articolo17 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 08:17.

NEW YORK. - "Sono felice di annunciare che Bp ha acconsentito a versare 20 miliardi di dollari (poco più di 16 miliardi di euro, ndr) in un fondo blindato gestito in modo indipendente, equo e imparziale da Kenneth Feinberg". Barack Obama ha vinto. Aveva già anticipato nel discorso di martedì notte quale sarebbe stato il tono del suo incontro di ieri con i vertici della Bp. E quando gli executive della British Petroleum si sono presentati alla Casa Bianca sapevano già che non potevano far altro se non accogliere senza discussioni le richieste del presidente. Non c'è stato dibattito. Non sono state ammesse deroghe alle richieste dell'amministrazione. Soltanto la certificazione della documentazione e l'impegno da parte del colosso petrolifero a rispettare alla lettera il diktat che Obama ha imposto al presidente della compagnia petrolifera, Carl-Henric Svanberg, e all'amministratore delegato Tony Hayward.

Le imposizioni sono dure: 20 miliardi di dollari,da depositare in un conto su cui la Bp non avrà alcuna autorità di gestione, gestito da un fiduciario indipendente, Kenneth Feinberg, uomo di straordinaria integrità ed esperienza, che gestì la mediazione per il risarcimento danni alle vittime dell'11 settembre. La Bp inoltre ha acconsentito alla sospensione del pagamento dei dividendi da qui alla fine dell'anno e alla costituzione di un fondo speciale da 100 milioni di dollari per compensare i lavoratori della regione che operano nel settore delle trivellazioni petrolifere che si trovano oggi senza lavoro per la moratoria di sei mesi imposta dal presidente americano a operazioni di esplorazione e trivellazione.

Questo era uno dei punti su cui la Bp non voleva cedere. "La sospensione non ha nulla a che fare con noi, è stata una decisione unilaterale della Casa Bianca", aveva protestato fino a pochi giorni fa Tony Hayward. La Bp inoltre continuerà a gestire le operazioni di ripulitura che secondo dati interni sono già costate fra un miliardo e mezzo e due miliardi di dollari.

Il pacchetto può sembrare vessatorio. Ma per la Bp si tratta di una liberazione. La fine di un periodo di incertezza prolungata sulla portata dei danni e la fine di una polemica sgradevole e sgraditissima a Londra: essere in un confronto duro e diretto con il presidente Usa.

Lo zar di Wall Street gestirà il maxi fondo di Bp (che finalmente si scusa con gli americani)

Bp si è ufficialmente scusata con il popolo americano ed ha accettato di mettere circa 20 miliardi di dollari ("è importante notare che questa somma non è un

La quantità di greggio che esce dal pozzo Bp è il doppio di quanto finora stimato

La quantità di petrolio fuoriuscito dal pozzo della Bp potrebbe essere il doppio rispetto a quanto precedentemente stimato. Secondo il panel governativo che

Londra scende in campo per Bp

Gli Usa preparano un'azione legale contro il pagamento del dividendo - SUL MERCATO - A New York il titolo ha chiuso in netto rialzo (+12,3%) per effetto delle voci su una possibile scalata da parte di PetroChina

Hayward prende tempo ma Obama attacca sui dividendi

LONDRA - Hanno cercato di essere convincenti, ma hanno evitato attentamente di sbilanciarsi. L'incontro con gli analisti organizzato da Bp e pilotato dal

"Avete 72 ore", ultimatum di Obama a Bp. E il dividendo a rischio fa crollare il titolo

Titolo Bp ancora sotto tiro alla Borsa di Londra, oggi ha lasciato sul terreno il 4,43 per cento. Le vendite sono scattate sulla scia dei timori di un taglio

Tags Correlati: Barack Obama | British Petroleum | Crediamo | Kenneth Feinberg | Stati Uniti d'America | Tony Hayward

"Oggi abbiamo avuto un incontro molto costruttivo con il presidente, noi apprezziamo la sua profonda preoccupazione, e apprezziamo la sua profonda preoccupazione per la gente della regione. Credo anche che durante l'incontro il presidente abbia capito la tristezza e il dispiacere che proviamo per questo tragico incidente che non sarebbe mai dovuto succedere. Bp rispetterà sempre i propri obblighi e le proprie responsabilità in modo totale". Svanberg ha detto che la struttura concordata ieri è equa sia per gli aiuti da concedere alla popolazione sia per la Bp che potrà "razionare" in diversi mandati il contributo al fondo. Per non ridurre in modo repentino il flusso di cassa e per non mettere a repentaglio la stabilità finanziaria della società, Bp verserà il denaro nell'arco di quattro anni (5 miliardi all'anno a partire già dal 2010). La cifra, come si legge in una nota della Casa Bianca, "non rapprensenta né una base né un tetto massimo sulle responsabilità di Bp".

E difatti proprio ieri le stime dei danni sono già salite secondo Merrill Lynch a circa 35-40 miliardi di dollari. I maligni dicono che gli Stati Uniti approfittano di questa situazione per organizzare una piccola "manovra" di stimolo a spese del colosso britannico. Ma i dati ufficiali confermano sia la percezione di negligenza da parte della Bp che una misura molto più grande di quella conosicuta finora per la fuoriuscita di petrolio dal pozzo danneggiato: oltre 60mila barili di petrolio al giorno. Un ammontare equivalente a un disastro Exxon Valdez ogni quattro giorni. La Bp aveva chiarito che avrebbe fatto fronte a tutte le sue responsabilità fin dall'inizio. Aveva anche però chiarito che non avrebbe necessariamente avuto a disposizione il contante necessario per i versamenti sul conto speciale. Ma l'azienda è oggi favorita da un prezzo del greggio che viaggia al di sopra dei 75 dollari al barile, che ha generato l'anno scorso cash per 27,7 miliardi di dollari e alla fine del 2009 la società aveva a livello globale un patrimonio stimato in 63 miliardi di barili, inclusi oltre 18 miliardi di riserve provate. L'anno scorso Bp aveva un debito da 26 miliardi di dollari, con un rapporto indebitamento/patrimonio circa del 20% (secondo la società, potrebbe salire anche al 30% senza intaccare la flessibilità finanziaria del gruppo).

"Oggi abbiamo concordato con il presidente una struttura che dovrebbe assicurare al popolo americano che noi intendiamo, quello che diciamo. Ci prenderemo cura delle persone colpite e ripareremo i danni ambientali ed economici subiti da questa regione e dall'economia". La "fase due" per il futuro del Golfo, preannunciata da Obama l'altra notte, è partita.

 

 

 

Hayward (Bp) al parlamento Usa: "Serie di errori senza precedenti"

Cronologia articolo17 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2010 alle ore 08:50.

L'amministratore delegato di British Petroleum (Bp), Tony Hayward, si presenterà oggi alla Camera dei Rappresentanti Usa "personalmente devastato", per spiegare come la marea nera nel Golfo del Messico sia stata il risultato di una serie di errori "senza precedenti". È quanto emerge dal testo che il top manager di Bp - il giorno dopo l'incontro con il presidente Obama durante il quale è stata decisa la creazione di un fondo da almeno 20 miliardi di dollari per rimediare ai danni - leggerà durante l'audizione alla Commissione Energia e Commercio della Camera e di cui i media statunitensi hanno ottenuto una copia. L'amministrazione Usa intanto ha ottenuto da Bp la promessa di 20 miliardi di dollari da destinare a un fondo controllato in maniera indipendente per i risarcimenti.

"Capisco che la gente vuole avere una risposta semplice riguardo ciò che è accaduto e su chi è responsabile", affermerà Hayward. "La verità, tuttavia, è che si è trattato di un incidente complesso, causato da una combinazione di errori senza precedenti. Molte imprese sono implicate, tra cui Bp, ed è semplicemente ancora troppo presto per identificare le cause", affermerà Hayward.

Nelle sue osservazioni ai parlamentari, l'amministratore delegato del gruppo britannico spiegherà inoltre che l'indagine interna di Bp si è concentrata sui problemi accusati da sette meccanismi determinanti per la sicurezza della piattaforma 'Deepwater Horizon', dalla quale il petrolio si è riversato in mare. Questi sistemi, dirà Hayward, "avrebbero dovuto impedire questo incidente o limitare l'impatto del flusso di petrolio".

Fra i meccanismi citati da Hayward nel testo ottenuto dai media appaiono la 'casseratura' del pozzo, i test di pressione che puntano a verificare se il pozzo è chiuso bene, le procedure per individuare e controllare gli idrocarburi nel pozzo o l'utilizzo e la manutenzione di valvole di sicurezza. "L'esplosione e l'incendio a bordo della piattaforma Deepwater Horizon e la marea nera che ne è seguita nel Golfo del Messico non avrebbero mai dovuto verificarsi e sono profondamente devastato", dichiarerà il responsabile di Bp. "Nessuno di tra noi sa perché tutto ciò è accaduto. Ma qualunque sia la causa, a Bp faremo ciò che possiamo per essere sicuri che questo incidente non si produrrà mai più".

 

 

 

 

 

2010-06-16

Obama parla alla nazione sulla marea nera: "Bp pagherà. Il futuro sono le energie pulite"

dal nostro corrispondente Mario PlateroCronologia articolo16 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 08:30.

Presidenziale, deciso, pronto a giocare al rilancio partendo da una posizione di debolezza, Barack Obama ha parlato ieri notte per la prima volta agli americani dall'intimità dell'Ufficio Ovale, per chiamarli a raccolta nella battaglia contro la marea nera. Una battaglia con tre fronti ben definiti. Il primo riguarda la sfida per ripulire le acque e le coste e le paludi e gli uccelli coperti di petrolio appicicaticcio. Il presidente ha promesso che entro le prossime settimane si dovrebbe poter "catturare" almeno il 90% del petrolio che fuoriesce dal "buco" nelle profondità dell'oceano.

Una promessa virtuale perché le stime della fuoriuscita continuano ad aumentare e ieri sono passate addirittura a 60.000 barili al giorno. Il secondo fronte aperto da Obama ieri notte riguarda la sicurezza per chi ha perso il lavoro, abitudini, passioni e uno stile di vita "a cui si erano abituati da generazioni". In questo caso il messaggio è stato chiarissimo e duro: "Pagherà la Bp… gli dirò che cosa mi aspetto da loro", ha tagliato corto il presidente senza neppure ipotizzare una possibilità di dialogo con il colosso petrolifero che starà semplicemente ad ascoltare le imposizioni finanziarie e organizzative della Casa Bianca.

E' chiaro che se Barack Obama si permette di puntare l'indice contro questa grande compagnia petrolifera, senza darle una possibilità d'appello in un paese garantista come l'America significa che la BP l'ha fatta grossa. Una ricostruzione del Congresso dimostra che pochi giorni dopo l'esplosione il colosso petrolifero britannico, per risparmiare, ha prima ignorato le raccomandazioni scritte della Halliburton, favorevoli all'impiego di un maggior numero di stabilizzatori e poi altre regole seguite normalmente dalle compagnie petrolifere in circostanze simili. E dunque dall'incontro di oggi alla Casa Bianca i vertici della British Petroleum usciranno con la coda fra le gambe, saranno quasi certamente disponibili a congelare i dividendi e a stanziare un fondo le cui dimensioni potrebbero raggiungere i 20 miliardi di dollari per rimborsare le vittime del disastro, un fondo "esterno" alla Bp, gestito da persone nominate dal governo americano.

il tentativo sornione e tipico della personalità di Obama di trasformare una situazione difficile in una possibile vittoria. Così in condizioni politiche difficili, con le lobby petrolifere scatenate contro di lui furibonde per la moratoria di sei mesi sulle trivellazioni e persino molti senatori democratici contrari a far avanzare il dibattito in Parlamento Obama ha giocato al rilancio rilanciato la sua sfida poter passare quasi subito un nuovo progetto di legge che fra la altre cose dovrebbe introdurre una tassa per chi eccede certi limti di inquinamento.

Il presidente ha parlato alle otto in punto, ha esordito ricostruendo in modo dettagliato le dinamiche che hanno portato all'incidente del 20 di aprile scorso. Ha raccontato di essere appena tornato dalla regione, di aver visto la tragica impronta del disastro nei volti della gente, nella natura, nella fauna. Ha detto di aver visitato non solo la Louisiana giorni fa, ma anche il Mississippi, l'Alabama, la Florida e di aver promesso iniziative di protezione su ogni fronte. Ha confermato ad esempio che il governo federale pagherà il conto per la mobilitazione di 17.000 membri della Guardia nazionale statale, che sarà gestita sotto l'autorità dei singoli stati. Ha annunciato la nomina di Michale Bromwich, un noto avvocato di Washington alla guida della Mineral Management Services, l'agenzia di controllo del settore petrolifero: "Ha l'incarico di far si che la MMS non sia più un partner delle compagnie petrolifere, ma il suo cane da guardia", ha detto Obama. E ha promesso che costringerà la Bp a "risarcire fino all'ultimo centesimo i danni subiti".

Protezione e populismo dunque. È stata questa la parte "intima" del discorso, con la promessa di un ruolo forte e rassicurante di uno stato che per molti americani è stato assente: "Non ce ne andremo, la mia amministrazione farà tutto il necessario per tutto il tempo necessario. Sarò personalmente il fiero difensore di coloro che per generazioni hanno chiamato casa la regione del Golfo". Il presidente, nel tono, nelle promesse, ha cercato di riparare il danno di immagine che ha subito nei giorni e nelle settimane immediatamente successivi alla devastante esplosione sulla piattaforma Deepwater Horizon della Bp. L'accusa: quella di essere stato assente.

Ma Obama ha cercato anche disperatamente di rilanciare. Più rigido di un Ronald Reagan figura paterna e dolce per il grande pubblico o di Bill Clinton pervaso di empatia che sembrava sempre sincera in questo suo primo discorso alla Nazione dall'ufficio Ovale (Reagan nello stesso periodo ne aveva già fatti cinque!) ha passato l'esame, ma non necessariamente a pieni voti. Nella parte politica, ha incalzato i repubblicani a reagire con lui davanti a questo disastro per migliorare "il futuro dell'America" e ha chiesto l'approvazione del progetto di riforma energetica che langue in parlamento. Il presidente ha detto che questa è l'occasione per ridurre la dipendenza del paese dall'energia petrolifera, ha chiesto misure per migliorare il ricorso a fonti energetiche alternative, ha promesso l'introduzione del "carbon cap and trade": ci saranno dei limiti all'inquinamento e chi avrà inquinato meno potrà commercializzare i suoi "risparmi" ambientali in mercati appositi.

Obama sa che i repubblicani resistono. Ma sa anche che se i repubblicani non lo seguiranno si schiereranno – come già capitò per la riforma del sistema bancario – dalla parte sbagliata delle barricate. In questo Obama è aiutato dal Congresso. Ieri, durante audizioni durissime, il capo della Commissione Energia Henry Waxman è arrivato a dire che "Exxon, Mobil, Chevron, ConocoPhillips e Royal Dutch Shell (tutte convocate, ndr) non sono meglio preparate di Bp a fare fonte a una fuoriuscita di grandi dimensioni. Bp ha fallito miseramente quando ha dovuto fare fronte a una vera falla, Exxon e le altre società non farebbero meglio". Gli amministratori delegati delle "grandi sorelle" si sono difesi isolando Bp: Rex Tillerson, numero uno di Exxon, ha attribuito l'esplosione del 20 aprile scorso e il successivo collasso in mare della piattaforma Deepwater Horizon a "un drammatico allontanamento dalle norme dell'industria petrolifera sulle trivellazioni".

Anche John Watson, numero uno di Chevron, ha implicitamente puntato l'indice contro Bp, dicendosi convinto che le indagini in corso "mostreranno che questa tragedia era evitabile, è un incidente che non si può ripetere – ha detto – perché le trivellazioni in profondità sono sicure e adeguate". Intanto, a complicare le operazioni di bonifica nel Golfo del Messico, ieri un fulmine ha colpito la nave che raccoglie il petrolio, causando un piccolo incendio, dopo una breve sospensione, le operazioni di recupero sono riprese.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Infine, terzo fronte, l'affondo politico

 

 

 

 

 

2010-06-15

Le nove domande alla marea nera di Bp (in attesa di Obama dallo studio Ovale)

a cura di Luca SalvioliCronologia articolo15 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 22:45.

Sono passati quasi due mesi dal disastro nei mari del Golfo del Messico, eppure le domande senza risposta sono ancora tante. Nella notte Obama farà un discorso dallo Studio Ovale, dove, secondo le anticipazioni, dovrebbe spingere il Climate nd Energy bill - fermo al Senato - come soluzione per andare "oltre il petrolio" e nominare un nuovo capo del Minerals Management Service, l'agenzia che controlla le perforazioini. Sulla falsariga dell'inchiesta di Businessweek ecco i principali quesiti (e i tentativi di risposta) ancora attuali sulla marea nera di Bp.

Il Golfo è compremesso? Le fuoriuscite di petrolio del passato servono poco per capire cosa sta succedendo nel mare dove è sprofondata la Deepwater Horizon, perchè sono avvenute a profondità molto inferiori. Questa volta il greggio raggiunge con maggiore difficoltà la superficie, solo che nelle acque profonde nascono dei pennacchi di petrolio che formano dense nuvole nere. Il 6 giugno il Ceo Tony Hayward negava l'esistenza di queste nubi nere, mentre due giorni dopo il National Oceanic & Atmospheric Administration lo smentiva. I biologi hanno poca esperienza con questi "pennacchi" e potrebbe essere la triste occasione per fare delle scoperte. I microbi che si nutrono di petrolio, prevedono gli scienziati, ne consumeranno gran parte, solo che nel farlo bruciano ossigeno vitale per le altre specie animali. A 21 anni di distanza dal disastro Exxon Valdez la fauna marina deve ancora tornare ai livelli precedenti.

Funzioneranno i due pozzi? La data cruciale è agosto. E' stata invocata a più riprese, quantomeno dopo ogni tentativo di chiusura della falla andato in fumo. La costruzione di due nuovi pozzi che raggiungano da sotto la perdita per chiuderla con il cemento sembra l'uovo di colombo. E' così? Se lo augura Bp, il governo americano e il mondo intero. Solo che i tempi sono tutt'altro che certi. Un tentativo simile è stato fatto in Australia e, per andare a buon fine, ha richiesto cinque tentativi. Se i due pozzi raggiungeranno quello incriminato ci vorrano comunque altre due settimane per le operazioni. A essere ottimisti.

Qualcuno finirà in prigione? Molti americani, sfiancati dalla crisi finanziaria e ora anche dall'infinita marea nera, vorrebbero vedere i colpevoli con le manette. Ma secondo Noah Hall, un professore di legge della Wayne State University di Detroit ed ex procuratore della National Wildlife Federation, in casi come questo la detenzione è "molto rara". Il primo di giugno ministro della Giustizia americano Eric Holder ha annunciato una causa civile e criminale per potenziali violazioni del clean water act e di altre leggi ambientali. Ma non ha detto contro quali aziende. Per il carcere, inoltre, devono essere dimostrate "azioni intenzionali". La legge americana sul clima passerà? Ironia (tragica ironia) della sorte. Obama sin dai primi giorni della campagna elettorale per le presidenziali ha insistito sulla necessità di una nuova politica energetica e ambientale per gli Stati Uniti, descrivendola come un volano per la crescita all'insegna della green economy. Uno dei pilastri è il climate and energy bill, già approvato alla Camera e ora in discussione al Senato americano. Obama, per convincere i senatori repubblicani contrari al pacchetto, aveva inserito la possibilità di effettuare nuove trivellazioni offshore in cerca di combustibili fossili per rendere più autonomi, da un punto di vista energetico, gli Stati Uniti. La falla di Bp ha cambiato completamente lo scenario. Ora negli Usa - come detto da Richard Caperton, analista di politiche energetiche del think-tank liberal "Center for American Progress in un'intervista al Sole24ore.com - nessuno vuole più sentire parlare di nuove trivellazioni. I democratici hanno cambiato il testo inserendo l'obbligo di maggiori garanzie sulle nuove perforazioni. Però il passaggio della legge, soprattutto il taglio alle emissioni di CO2 - novità assoluta per gli Usa - non è affatto scontato.

La marea nera raggiungerà l'East Coast americana? Ecco una domanda con una risposta quasi definitiva: sì. Almeno stando alle simulazioni del National Center for Atmospheric Research di Boulder. Secondo le animazioni le chiazze di petrolio, alla velocità di 100 miglia al giorno, dopo la Florida (dove sono già arrivati i primi divieti di balneazione) toccheranno le spiagge della East coast, come Cape Hatteras (N.C.). I "pennacchi" di petrolio andranno poi in mare aperto, nell'Atlantico, fino a raggiungere l'Inghilterra, casa nativa di Bp.

Com'è potuto succedere? Chi mente? Gli investigatori stanno cercando di capire quali siano le responsabilità della catena di eventi che ha portato al disastro del 20 aprile. In realtà la cosa più difficile da capire è chi all'interno di Bp e del governo federale abbia preso le decisioni sbagliate. Bp chiese e ricevette il permesso di utilizzare tubi e guaine diverse dalla tradizionale policy aziendale. L'aziende ottenne inoltre il via libera per una serie di test a una pressione inferiore a quella prevista dalle regole federali. Bp ha spinto per andare avanti nonostante gli avvertimenti via mail di alcuni dipendenti inviate sei settimane prima del disastro.

Bp potrebbe fallire? L'agenzia di rating Fitch ha abbassato di 6 livelli il rating di Bp a "BBB" da "AA" e ha ridotto la valutazione di breve termine a "F3" da "F1+". La pesante bocciatura del 15 giugno è stata decisa a fronte dei maggiori costi previsti nel breve termine per il risarcimento dei danni del disastro ambientale. Allo stesso tempo anche il costo assicurativo contro il rischio default - sintetizzato dai credit default swap (cds) - è aumentanto: gli spread sui Cds a 5 anni sono aumentati e di molto. Il Ceo Tony Hayward ha detto che l'azienda ha cassa sufficiente per affrontare la crisi. Secondo diversi analisti il fallimento non sarà necessario. Altri sottolineano il rischio delle eventuali sanzioni che Bp si troverà a pagare. In quel caso - prevedono gli analisti - sarebbe possibile un passaggio dal Chapter 11, la procedura di fallimento americana, per alcuni rami di azienda.

Come procederrano le cause legali? Le centinaia di cause già depositate sulla vicenda potrebbero essere raggruppate in una o più grosse cause. Chi sarà il giudice? Una possibilità è Carl J. Barbier della Louisiana. Da decidere, in una delle vicende legali più lunghe e intricate della storia americana, anche il Tribunale dove si svolgerà il processo.

Resisterà Tony Hayward? Il Ceo di Bp ha assunto la guida del gruppo petrolifero da Lord Browne, storico ceo travolto dagli scandali. Sperava di riuscire a imporre un marchio di rigore al suo marchio alla, invece rischia di passare alla storia per le sue gaffe (si legga il ritratto scritto da Leonardo Maisano). "Voglio indietro la mia vita", aveva detto settimane fa ai cronisti. E' probabile che venga soddisfatto. La rosa dei papabili è lunga, dal responsabile del marketing Iain Conn al capo della divisione gas Frank Chapman. Una cosa è certa. Il sostituto di Hayward, chiunque esso sia, si troverà a gestire uno dei più grandi danni di immagine della storia del capitalismo americano.

 

 

 

2010-06-06

L'"esercito" che sfida la marea: i pescatori della Louisiana assunti dalla Bp per ripulire

dal nostro corrispondente Mario PlateroCronologia articolo06 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2010 alle ore 08:03.

John Wunstell faceva il pescatore di gamberi. Adesso è stato assunto dalla British Petroleum per ripulire l'inquinamento della marea nera che gli ha tolto il lavoro. Gli uomini con le tute bianche, con i guanti, con gli occhialoni protettivi che vediamo sulle spiagge della Louisiana o al largo, sui loro pescherecci trasformati in aspiratori di greggio, sono diventati l'altra faccia della marea nera. Li chiamano "spill workers". La Bp, che assume attraverso società appaltatrici, è il datore di lavoro principale, ma non il solo: Obama, ormai disperato sul piano politico, ha detto ieri di aver autorizzato lo schieramento di 17.500 uomini della Guardia nazionale.

Ma a parte i grandi numeri, conta la prima linea. Le tute bianche - o gialle - appunto. E le notizie che giungono dal fronte sono drammatiche: molti lavoratori si sono ammalati, con ospedali pieni, problemi giuridici e cause in "class action".

L'unica nota positiva è giunta ieri dalla cupola metallica calata dalla Bp, che è riuscita a catturare 6mila barili di petrolio, circa un terzo delle perdite quotidiane. Obama ha espresso solidarietà ai pescatori della Lousiana: "Vi aiuterò fino a quando non vi sarete completamente ripresi", ha promesso. Intanto però un terzo delle acque del Golfo, pari a 202mila chilometri quadrati, sono chiuse alla pesca. E i pescatori cambiano mestiere.

La vasta maggioranza, con le pale sulla spiaggia o a bordo delle piccole navi a manovrare le boe, sono afroamericani. Alcuni vengono da St. Bernard Parish, altri dalle sponde che si affacciano su George Isle o dalle piccole comunità nate dietro le paludi. La radice è comune: piccole case, grandi famiglie, vita povera. Quella di Wunstell, pescatore trasformato in spazzino è la stessa storia di George Jackson, 53 anni, e di mille altri che sulle coste della Louisiana formano questa nuova forza lavoro non ancora iscritta nelle statistiche del collocamento. Jackson racconta di essere stato un pescatore da sempre, "da quando ero un ragazzino, da quando avevo 12 anni". Racconta di aver subito risposto alle offerte di assunzione della Bp, che prometteva mari e monti, dopo essere stato costretto alla chiusura delle sue attività di pesca. E di aver avuto gli occhi umidi quando sopra la sua maglietta ha dovuto infilare la tuta di plastica.

Qualcuno riesce a scherzare: "Stiamo vedendo uno dei più efficaci esempi di trasformazione di forza lavoro", ci dice la signora Jane Breton Sound Marina, al numero 7.600 di Hospedale Highway nella località St. Bernard. Poi si fa seria: "Noi ancora non siamo stati colpiti ma i flussi della marea nera sono imprevedibili, a Venice, più a sud hanno problemi gravi... ormai di pescatori non se vedono più, sono spariti. Alcuni partivano da qui...".

George Arnesen è uno dei pochi che aveva rifiutato di gettare la spugna. Ostinato, deciso a continuare la sua vita, a difendere la sua tradizione e il suo "business di padroncino", ha continuato a uscire al largo per gettare le reti per la pesca di gamberi. Poi anche lui ha rinunciato: una mattina di qualche giorno fa, quando si era messo al lavoro all'alba vicino a Grand Isle ha visto centinaia di pesci morti galleggiare sulla superficie dell'acqua. Un'acqua che ricorda come "scura, inquinata, pestilenziale". Ha buttato un secchio in mare e ha raccolto fanghi melmosi. Poco dopo si è sentito svenire: giramenti di testa, congestione, tosse. È riuscito a tornare a terra. Quando si rimetterà non gli resterà che entrare a far parte dell'esercito degli "spill workers".

Arnesen non è il solo. Jackson racconta che mentre stava lavorando ha visto una sostanza scura che galleggiava sull'acqua e i suoi occhi hanno iniziato a bruciare. Wunstell faceva parte di un equipaggio con il compito di bruciare il petrolio e sostiene che alcuni aerei della Bp abbiano rilasciato sostanze chimiche per disperdere il petrolio in acqua: "Ho cominciato a sentire male dappertutto - ha detto Wunstell - e ho temuto di essere gravemente malato". La nuova frontiera del disastro in Lousiana è dunque una vera e propria epidemia tossica.

Il fenomeno ha costretto la Guardia costiera a richiamare a terra 125 battelli dalla missione anti-inquinamento. Il sindacato dei pescatori di St. Bernard ha organizzato una protesta. E Wunstell è entrato a far parte di una class-action. Ma gli altri continuano a lavorare: l'unica fonte di reddito è ormai la ripulitura del disastro. Intanto il vice presidente del gigante petrolifero, Darryl Willis, ha indirettamente replicato a Barack Obama che venerdì aveva accusato la società di concentrarsi sui ricchi dividendi. Per Willis Bp pagherà tutti "i danni e le perdite, per tutto il tempo necessario".

 

 

 

 

"Il tappo di Bp raccoglie mille barili al giorno"

Cronologia articolo4 giugno 2010

* Articoli

* Video

* Foto

* Grafici

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 15:52.

*

*

*

*

Il tappo di contenimento che la Bp è riuscita a piazzare sulla tubatura da cui fuoriesce il greggio, nel Golfo del Messico, attualmente riesce a raccogliere 1.000 barili al giorno. La stima è della Guardia Costiera statunitense che sta sorvegliando il nuovo tentativo della compagnia petrolifera britannica di porre un rimendio, anche se provvisorio, al disastro ambientale.

Il petrolio catturato è ancora ben poca cosa rispetto alla quantità che sta continuando a uscire (si calcola fino a 19mila barili giornalieri, secondo le stime del governo Usa); ma potrebbe aumentare - ha spiegato l'ammiraglio Thad Allen, coordinatore nazionale per le operazioni di contenimento - man mano che la Bp procederà a chiudere ulteriormente il foro. "Ad un certo punto della giornata - ha aggiunto l'ammiraglio della Guardia Costiera - saremo in grado di dare una valutazione approssimativa di quanto greggio stiamo catturando".

Bp spera con questo parziale successo ("dovrebbe funzionare", ha detto il capo delle operazioni della compagnia, Doug Suttles, convinto che nelle prossime ore si riuscirà a intercettare e fermare almeno "il 90% del flusso di greggio") di calmare un rabbioso Barack Obama, che ha cancellato il suo viaggio in Indonesia per andare nuovamente in Louisiana. Più prudente il ceo, Tony Hayward, secondo cui per avere un dato stabile ci vorranno 48 ore.

I tecnici sono riusciti, con una gigantesca cesoia manovrata da robot sottomarini, a tagliare la tubatura a 1.600 metri di profondità da cui fuoriesce il petrolio. Il taglio è però molto irregolare e per questo non è chiaro se il tappo-imbuto che gli è stato apposto reggerà. L'imbuto, collegato a un tubo, dovrebbe permettere di pompare il petrolio verso una nave cisterna in superficie ma c'è il rischio che non sia stato posizionato correttamente. La Bp sta anche lavorando alla realizzazione di due pozzi di soccorso per bloccare definitivamente la fuoriuscita, che però saranno operativi solo a metà agosto.

Il presidente americano arriva in Louisiana mentre grumi di greggio si avvicinano alle coste della Florida e sono a pochi chilometri dalle famose spiagge di sabbia bianca di Pensacola.

 

 

 

 

La sfida alla profondità dei nuovi pozzi offshore

di Sissi BellomoCronologia articolo04 giugno 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2010 alle ore 08:03.

*

*

*

*

Circa 80 chilometri dalla costa, 1.500 metri sotto il pelo dell'acqua. I "numeri" di Macondo fanno impressione: appena dieci anni fa l'idea di estrarre petrolio in alto mare, a profondità così elevate, era semplicemente fantascienza. Eppure, di fronte al maggiore disastro ecologico nella storia dell'industria petrolifera, c'è un commento che ricorre con particolare frequenza tra gli esperti: "Bp non era alle prese con un pozzo difficile".

Nel giro di una manciata di anni, il progresso delle tecnologie offshore è stato così grande da consentire la realizzazione di imprese ai limiti dell'impossibile, di fronte alle quali Macondo sembra quasi un esercizio da dilettanti. La stessa Deepwater Horizon, la piattaforma esplosa il 20 aprile, aveva appena battuto il record di trivellazione sottomarina, identificando – sempre per conto di Bp e sempre nel Golfo del Messico – il giacimento Tiber, a 10,6 km dal livello del mare, di cui oltre 9 sotto il fondale.

Di impianti offshore impegnati ad esplorare i fondali a profondità uguali o superiori a quelle di Macondo solo negli Stati Uniti ce n'erano altri 33. Dopo l'incidente di Macondo, la Casa Bianca ha ordinato che si fermassero tutti per sei mesi, in attesa di un giro di vite sulle condizioni di sicurezza. Il numero complessivo delle trivelle nel Golfo del Messico è però molto più alto: secondo le statistiche di Rigzone, in aprile ce n'erano 243, di cui circa la metà in uso (nel mondo erano invece 578). Quanto al numero di pozzi, i fondali davanti a Texas e Louisiana sono letteralmente costellati di buchi: si stima che ce ne siano circa 3.500, scavati con frenesia crescente man mano che la ricerca di greggio sulla terraferma si è fatta più difficile, a causa del declino dei giacimenti più "a portata di mano" e del diffondersi del cosiddetto nazionalismo delle risorse. La tecnologia ha permesso di fare di necessità virtù, con un progresso che negli ultimi anni ha subito un'accelerazione davvero vertiginosa.

Il petrolio venne cercato per la prima volta nell'acqua nel 1938, a una profondità di appena 4 metri, a poche bracciate di nuoto dalla Louisiana. Il primo pozzo davvero "offshore", 17 km al largo dello stesso stato, risale invece al 1947: la piattaforma non era più grande di un campo da tennis (la Deepwater Horizon aveva invece le dimensioni di un paio di campi da calcio) e il greggio veniva trasportato a terra con delle chiatte rilevate dalla Marina militare alla fine della Seconda guerra mondiale.

 

 

 

 

2010-06-03

La marea nera verso le coste dell'Alabama

Cronologia articolo1 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2010 alle ore 16:20.

A Londra giornata pesantissima per Bp, con perdite del 15%. Il colosso petrolifero è sfiancato dalla vicenda della "Marea nera" nel Golfo del Messico che, spinta dai venti, ora minaccia anche le coste dell'Alabama e del Mississipi e, secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration, non tarderà a incombere anche sulla Florida, su Cuba e sul Messico.

Stamane la compagnia petrolifera ha di nuovo fatto i conti delle spese sostenute per arginare il disastro da lei provocato: pari a 990 milioni di dollari contro la cifra di 930 milioni diffusa venerdì.

 

Su quello che ormai viene considerato un disastro epocale, superiore per gravità a quello di Exxon Valdez nel 1989, oggi Obama farà il punto con i vertici della speciale Commissione di inchiesta istituita per esaminare le cause e le responsabilità dell'incidente che ancora continua a riversare nei mari petrolio. La Commissione è simile a quelle che si sono occupate dell'esplosione dello shuttle Challenger nel 1986 e dell'incidente nucleare a Three Mile Island nel 1979. Il presidente Usa incontrerà l'ex senatore Bob Graham e l'ex capo dell'Epa, l'agenzia per la protezione ambientale, William Reilly.

 

La Bp intanto, dopo il fallimento di 'top kill' ha deciso di riprovarci con il Lower Marine Riser Package, di fatto un "cappuccio" da posizionare sopra la super-valvola collegato a una nave in superficie con cui catturare la maggior parte del greggio in fondo al mare.

 

 

 

Obama promette una legge sull'energia verde "nei prossimi mesi"

Cronologia articolo2 giugno 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2010 alle ore 19:44.

Il presidente americano Barack Obama si è impegnato a superare le divergenze in Congresso e a trovare i voti necessari per fare approvare la legge sull'energia "nei prossimi mesi", in modo che gli Stati Uniti "facciano totale affidamento sulle tecnologie verdi", riducendo il rischio che "catastrofi" come quella nel Golfo del Messico si verifichino di nuovo in futuro. Parlando dalla Carnegie Mellon University, in Pennsylvania, Obama ha ribadito che "bisogna riconoscere che trivellando 4 miglia sotto la superficie terrestre i rischi collegati all'estrazione petrolifera sono destinati ad aumentare", motivo per cui "una volta per tutte bisogna andare verso un futuro ecologico". Parlando di Bp e delle indagini penali e civili che saranno avviate, ha sottolineato che la fuoriuscita potrebbe essere stata causata da un errore umano "o dal fatto che sono state prese pericolose scorciatoie che hanno compromesso la sicurezza". (Il Sole 24 Ore - Radiocor)

 

 

 

 

 

"La marea nera è la peggiore catastrofe ecologica americana". Ultimo tentativo Bp

Cronologia articolo31 maggio 2010

articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 09:25.

Senza mezzi termini la Casa Bianca definisce la marea nera nel Golfo del Messico la catastrofe ecologica più grande della storia degli Stati Uniti, e per il presidente Barack Obama, dopo il fiasco dell'operazione 'Top Kill' che avrebbe dovuto sigillare definitivamente il pozzo della Bp, le cose si fanno sempre più difficili.

Super tappo. In attesa dell'avvio della nuova operazione nei prossimi giorni, il collocamento di un tappo sulla supervalvola del pozzo che non funziona, è la responsabile per l'ambiente della Casa Bianca, Carol Browner a scendere in campo.

La Browner ha difeso oggi l'operato dell'Amministrazione Usa, accusata di non avere capito immediatamente l'urgenza del dramma, di avere reagito con lentezza e di essersi fidata delle parole della Bp, davanti alle telecamere dei seguitissimi talk show domenicali.

La marea nera "è verosimilmente la peggior catastrofe ecologica degli Stati Uniti", ha spiegato l'esperta al talk show 'Meet the Press' del Nbc, aggiungendo che si tratta "senza dubbio della peggior marea nera degli Usa. Ci• significa che ci sono maggiori quantit… di petrolio che stanno inquinando il Golfo del Messico, rispetto a qualsiasi altro momento della nostra storia. E ci• significa che c'‚ pi— petrolio", rispetto al dramma dell'Exxon Valdez, la petroliera naufragata nel 1989 in Alaska. Ad un'altra emittente l'ex responsabile dell'Epa (l' equivalente del nostro ministero dell'ambiente) ai tempi di Bill Clinton, ha detto che il petrolio potrebbe continuare a riversarsi fino ad agosto e che il governo "si sta preparando al peggio". La Browner non è stata più precisa di così, ma si pensa immediatamente alle conseguenze che potrebbe avere un uragano come Katrina, che nell'agosto 2005 mise in ginocchio New Orleans e i suoi dintorni.

Obama si trova a Chicago, la sua città, per il ponte del Memorial Day che domani segnerà l'inizio dell'estate e, secondo i giornalisti al suo seguito, il presidente ha passato oltre un'ora nel centro sportivo 'Natural Fit' che appartiene a Cornell McClellan, noto nella citt… come personal trainer della first lady Michelle. Una notizia che non lo ha di certo aiutato, e che rimanda a George W.Bush. Il 30 agosto 2005, mentre a New Orleans morivano in centinaia, Bush si faceva fotografare nella base navale californiana di Coronado con una chitarra in mano per i 60 anni della vittoria contro i giapponesi, il V-J Day. Al talk show 'This Week' della Abc ha avuto oggi parole dure contro Obama il Governatore della Lousiana, Bob Jindal, secondo cui al presidente è mancata "la percezione dell'urgenza".

Jindal chiede maggiori poteri locali e che le unità della Guardia Costiera presenti in loco siano messe direttamente sotto il potere delle contee della Lousiana.

Il Governatore ha anche riposto alle accuse di un editorialista di spicco come Frank Rich del New York Times, che teme per Obama uno scandalo alla Katrina in peggio, ma critica repubblicani e tea party anti-tasse che vogliono meno Stato ma criticano il governo se non interviene. "Credo in un governo efficace e competente in quello che fa - ha detto Jindal - Abbiamo bisogno di un governo federale, del nostro governo federale, in crisi esattamente come questa". Sembra vacillare, infine, con la marea nera, la fiducia quasi cieca degli americani nella scienza. Secondo un esperto come Andrew Kohut del Pew Research Center un numero crescente di americani sta cambiando idea non essendo più convinto come prima che "qualunque cosa succeda troveremo un modo di ripararlo".

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

I tre sistemi già falliti per arginare la marea nera

Cronologia articolo30 maggio 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2010 alle ore 19:28.

*

*

*

*

Sono tre i sistemi già falliti per tentare di bloccare il riversamento di greggio in mare dal pozzo petrolifero sottomarino dopo il crollo della piattaforma petrolifera "Deepwater Horizon", noleggiata dalla British Petroleum.

La cupola - Il 5 maggio, si tenta con una cupola di bloccare la fuoriuscita di petrolio. Si tratta di una struttura gigantesca ed un'operazione senza precedenti. È infatti la prima volta che una struttura del genere viene installata a 1.500 metri di profondità. Pesante 98 tonnellate, la struttura è costituita da un container rettangolare di acciaio alto più di 12 metri e sormontato da una cupola. L'azienda prevede di utilizzare tre strutture di questo tipo (quante sono le falle) per incanalare il petrolio verso la stiva di una nave e la Bp conta di catturare l'85% del petrolio che sgorga dal pozzo sottomarino. In realtà non entra mai in funzione a causa di problemi tecnici dato che si forma una crosta di ghiaccio sul tetto del dispositivo.

Il siringone - Il 15 maggio, la Bp tenta una nuova tecnica per arginare il flusso di greggio con l'inserimento di una sorta di siringa telecomandata nel braccio flessibile del pozzo per pompare in superficie il petrolio. Il cosiddetto "siringone" possiede una sorta di valvola per impedire, almeno teoricamente, che il flusso di greggio finisca in mare. Il sistema sulle prime sembra funzionare, ma si capisce che nonostante il recupero di piccole quantità di petrolio, non può essere risolutivo. Inoltre è necessaria una grande cautela per evitare che il siringone si stacchi dal tubo flessibile.

Top Kill - Il 26 maggio, si tenta con l'operazione 'Top Kill', che si svolge in due tempi e ha una durata prevista minima di una decina di ore visto che le operazioni, sorvegliate da robot, si svolgono alla profondità di 1.500 metri circa. In un primo tempo da una nave in superficie vengono immessi con fortissima pressione i cosiddetti fanghi (un mix di acqua, di materie solide e di barite, un minerale) attraverso due canali laterali (la "kill line" e la "choke line") per arginare la fuoriuscita di greggio e di gas naturale attraverso la super-valvola, il cosiddetto "Blowout Preventer" (Bop), secondo alcuni esperti difettosa fin dall'inizio. La Bp, che stimava intorno al 60-70% le possibilità di successo, si è dovuta arrendere ieri: anche il terzo sistema tentato non ha funzionato.

 

 

 

 

Top Kill non ha funzionato, nuove accuse a Bp

Cronologia articolo30 maggio 2010

* Articoli

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2010 alle ore 15:30.

*

*

*

*

La marea nera nel Golfo del Messico è l a peggior catastrofe ecologica della storia degli Stati Uniti. S è espresso così Carol Browner, responsabile della Casa Bianca per l'ambiente, al talk show 'Meet The Press' della Nbc. Secondo la Browner, quella della Deepwater Horizon, la piattaforma della Bp esplosa il 20 aprile "è senza dubbio la peggior marea nera degli Usa. Ciò significa che ci sono maggiori quantità di petrolio che stanno inquinando il Golfo del Messico rispetto a qualsiasi altro momento della nostra storia. E ciò significa che c'è più petrolio", rispetto all'incidente che coinvolse la Exxon Valdez, la petroliera naufragata nel 1989 in Alaska.

E anche l'ultimo tentativo di fermare la marea nera causata dalla Deepwater Horizon è andato in frantumi. Top Kill ha ufficialmente fallito. Tre giorni dopo l'inizio del tentativo di bloccare il petrolio all'origine della marea nera nel Golfo del Messico, British Petroleum ha annunciato il fallimento dell'operazione. La società sta già pensando a un nuovo piano di intervento, che però richiederà qualche giorno. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha nuovamente espresso la sua grande preoccupazione e ha avvertito sui rischi di una nuova opzione.

Intanto il New York Times, questa mattina, ha gettato altra benzina sul fuoco: già molto tempo prima dell'esplosione della Deepwater Horizon, British Petroleum sarebbe stata a conoscenza di seri problemi e temeva fortemente per la sicurezza della piattaforma, ha riferito il quotidiano statunitense.

"Abbiamo deciso di provare con un'altra opzione", ha detto il direttore delle operazioni, Doug Suttles, annunciando il fallimento di 'Top Kill', l'operazione altamente delicata e senza precedenti a questa profondità (1.500 metri) consistita nell'inviare nel pozzo 35mila barili di liquidi e fango per bloccare e il flusso di petrolio e poi cementare la falla. Tutte le speranze adesso sono riposte nella nuova opzione che i tecnici di Bp stanno cercando di mettere a punto. Si tratta, in particolare, di sistemare una sorta di tappo o di mini valvola sopra la super-valvola che non ha funzionato nello scorso mese di aprile, collegandolo alla nave di appoggio in superficie con cui si spera di catturare gran parte del greggio e del gas in uscita dal pozzo danneggiato 40 giorni fa.

Un'operazione molto complessa. "È una manovra non priva di rischi, e questa è la ragione per cui non è stata tentata prima", ha però avvertito Obama da Chicago, dove si trova con la famiglia. Il presidente continua ad esercitare una forte pressione sulla compagnia petrolifera, assieme all'opinione pubblica, provando anche ad allontanare ogni paragone con la gestione dell'uragano Katrina da parte del suo predecessore George W.Bush. Venerdì Obama è volato nuovamente in Louisiana, lo Stato più colpito dalla marea nera, da dove ha annunciato che "triplicherà gli effettivi", dispiegati nelle regioni costiere investite dalla catastrofe ecologica. Il presidente ha anche promesso agli abitanti della Louisiana che "non saranno lasciati soli" e che il governo lavorerà fino a quando la fuoriuscita non sarà fermata e tutte le spiagge ripulite.

Secondo alcuni documenti riservati di Bp, di cui riferisce il New York Times, il gruppo petrolifero sarebbe stato a conoscenza da tempo dei rischi e dei problemi di sicurezza della piattaforma, in particolare per quel che riguarda il rivestimento del pozzo e il dispositivo messo a punto contro le esplosioni. Già un anno fa, gli ingegneri di Bp avevano manifestato perplessità sul rivestimento che il gruppo petrolifero avrebbe voluto utilizzare. E nello scorso mese di marzo il colosso del petrolio aveva registrato "difficoltà nell'attività di controllo del pozzo". Nonostante il rivestimento non rispondesse ad alcuni standard di sicurezza, rivela il quotidiano senza motivare la decisione, BP concesse ugualmente le autorizzazioni a poterlo utilizzare.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 

"Top Kill non ha funzionato"

di Daniela RovedaCronologia articolo30 maggio 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2010 alle ore 08:04.

*

*

*

*

LOS ANGELES - In nottata Bp ha ammesso ufficialmente che Top Kill è fallita e non è stata stabilizzata la pressione della sorgente petrolifera sottomarina provocata dall'incidente alla piattaforma nel Golfo del Messico. La condizione era indispensabile per poter iniettare cemento e sigillare del tutto il "buco maledetto", aveva detto già ieri un tecnico Bp al New York Times, quando la società ha iniziato a mettere le mani avanti.

 

Stanno arrivando intanto le prime valutazioni del disastro ecologico vicino ai fondali, quello che non è visibile a occhio nudo. Il petrolio in profondità è così denso da oscurare le luci di un sottomarino, ha scoperto ieri un gruppo di ricercatori dell'università della Louisiana. "Ci sono diverse tipologie di petrolio che hanno differenti densità e in funzione di esse il greggio può risalire in superficie o in parte scendere verso il fondale" spiega Giuseppe Caselli, chief operating officer delle attività di perforazione della Saipem. Il petrolio che si deposita sui fondali fa morire il sistema anaerobico e danneggia quindi la prima fascia della catena alimentare, con ripercussioni devastanti e durature sull'intero ecosistema marino. Occorrono in genere dai 30 ai 50 anni per biodegradare il petrolio in profondità.

Con questi nuovi dati alla mano, è ormai chiaro che il disastro ambientale è ormai a livelli apocalittici dopo che il geyser di petrolio da 41 giorni sta riversando greggio al ritmo di 12mila-19mila barili al giorno a una profondità di 1.500 metri sotto il livello del mare. E la sensazione di una nuova sconfitta di Bp era già palpabile nelle vaghe assicurazioni del direttore operativo Doug Suttles nel corso di una conferenza stampa improvvisata sulle spiagge inquinate della Louisiana. Né la densa sostanza fluida inserita nella sorgente né i detriti sparati nella valvola di sicurezza per otturarla (l'operazione junk shot) hanno interamente controbilanciato la pressione del petrolio in uscita e Bp non è in grado quindi di inserire un sigillo di cemento. L'operazione-tampone - già ventilata da Bp - consiste ora nel tagliare la tubatura che fuoriesce dal pozzo per inserirne un'altra e catturare almeno una parte del greggio.

Da Washington sono uscite intanto indiscrezioni sull'imminente avvio di un'inchiesta penale sulle cause dell'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il 20 aprile scorso e sulle responsabilità di Bp nell'incidente che ha causato il più grave disastro ecologico della storia americana e la morte di 11 operai. Dalle testimonianze raccolte tra i tecnici sopravvissuti e da una serie di documenti raccolti dal New York Times emerge che Bp era al corrente dei rischi nella trivellazione di quella sorgente "problematica" ma non ha mai preso misure di sicurezza.

L'amministrazione Obama ha stanziato 10 milioni di dollari per condurre l'inchiesta, ma le critiche nei confronti del presidente stanno piovendo da tutte le parti. Parecchi commentatori sembrano ormai convinti che la popolarità di Obama non sopravviverà alla crisi del Golfo. Nell'era dei Tea Parties e delle proteste contro il "big government", l'incompetenza e l'impreparazione del governo nella catastrofe del Golfo non può che rafforzare l'opposizione.

Negli stati del Golfo continua la battaglia per tenere a bada la marea rossastra spinta dalle onde verso le coste, una battaglia senza fine, almeno fino a che la falla sottomarina non sarà chiusa. Gli ultimi rilevamenti indicano tuttavia che la battaglia in profondità potrebbe essere assai più complessa e pericolosa di quella in superficie. "È troppo presto per affermare che ci siano strisce di petrolio sospese ad elevate profondità" ha detto Russell Brown, responsabile di un vascello di ricercatori inviato dalla National oceanographic and atmospheric administration.

Ma le prove dell'esistenza di petrolio in profondità sono state raccolte finora dall'università della Louisiana, da un vascello della National science foundation e da un gruppo di ricercatori dell'University of Georgia. I campioni d'acqua devono essere ora passati al setaccio per stabilire la presenza di quelle minuscole goccioline di petrolio misto a gas che potrebbero seminare morte negli abissi. "L'unico modo per far affiorare in superficie le goccioline - dice Caselli - è con l'uso di additivi e emulsionatori che alleggersicono il liquido e lo portano a galla".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LA CRISI

L'incidente

Il 20 aprile al largo delle coste della Louisiana esplode la piattaforma Deepwater Horizon gestita da British Petroleum di proprietà della Transocean. Da quel momento in poi dal buco delle profondità marine sgorga greggio che crea un disastro ambientale di proporzioni gravissime. Nel giro di qualche settimana la marea nera tocca le coste della Louisiana

I tentativi

In questo mese e mezzo Bp le prova tutte per tappare la falla. Prima con una cupola d'acciaio, poi con un siringone, infine qualche giorno fa con una colata di fango e cemento che i media americani battezzano Top kill. In queste ore sembra che anche quest'ultimo tentativo stia fallendo

La reazione di Obama

Il presidente americano segue passo passo l'evolversi della vicenda. Pochi giorni fa sbotta contro British Petroleum: "Tappate quel dannato buco!". Ora gli editorialisti americani valutano le conseguenze politiche del disastro sul mandato di Obama alla luce delle elezioni di novembre

I precedenti

Il 24 marzo di 21 anni fa vi fu l'incidente che generò la più grande catastrofe ambientale americana, fino a ieri: la petroliera Exxon Valdez si incagliò in una scogliera nel golfo di Alaska, disperdendo in mare 41 milioni di litri di greggio. La società fu condananta a un miliardo di risarcimenti. La marea nera uccise 250mila uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche e molte altre specie

 

 

 

 

Bp in lotta con il petrolio nel Golfo usa anche palle da golf

Cronologia articolo29 maggio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2010 alle ore 19:14.

Prosegue lo sforzo di contenimento della fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico da parte di Bp, che da quasi tre giorni sta iniettando fango e liquidi nel pozzo (ma anche palle da golf e rottami di ferro) all'origine della marea nera. Bp oggi ha chiesto agli americani di pazientare in attesa dei risultati dell'operazione ribattezzata "top kill". La manovra prosegue e i risultati potranno conoscersi domani, ha dichiarato oggi all'Afp un portavoce del gigante petrolifero britannico, Robert Wine.

"Non lavoriamo in funzione del tempo, ma in funzione di quello che constatiamo a livello del pozzo. L'elemento decisivo, è la pazienza", ha dichiarato, da parte sua, uno degli executive di Bp, Doug Suttles. Lanciata mercoledì, l'operazione altamente delicata e senza precedenti a questa profondità (1.500 metri) consiste nell'inviare nel pozzo un melange di liquidi e fango. Una volta bloccato il flusso di petrolio, si tratterà di cementare il pozzo. In caso di fallimento "abbiamo una altra soluzione in stock, che consiste nel posare un coperchio di contenimento sulla perdita", ha detto ancora il portavoce di Bp.

Il gigante americano è sottoposto ad una forte pressione da parte dell'opinione pubblica americana e dall'amministrazione Obama, che sta tentando in ogni modo di allontanare ogni paragone con la gestione dell'uragano Katrina da parte del suo predecessore George W. Bush. Il presidente Barack Obama ieri è volato nuovamente in Louisiana, lo Stato più colpito dalla marea nera da dove ha annunciato che "triplicherà gli effettivi" dispiegati nelle regioni costiere investite dalla catastrofe ecologica. Obama ha anche promesso agli abitanti della Louisiana che "non saranno lasciati soli" e che il governo lavorerà fino a quando la fuoriuscita non sarà fermata e tutte le spiagge ripulite.

Il disastro è cominciato lo scorso 20 aprile dopo l'esplosione della piattaforma off-shore Deepwater Horizon, di proprietà di Bp. Il colosso petrolifero ha da allora stimato la fuoriuscita in circa 800mila litri di petrolio al giorno, ma un rapporto del governo diffuso due giorni fa ha trovato che l'entità del danno sarebbe molto più grave, da due a cinque volte tanto.

 

 

 

Obama in Louisiana: fermeremo il greggio non vi lasceremo soli

di Daniela RovedaCronologia articolo29 maggio 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2010 alle ore 08:03.

*

*

*

*

LOS ANGELES - "Popolo della Louisiana, non ti abbandoneremo". Questa vaga promessa è quanto il presidente Barack Obama ha potuto offrire ieri alla nazione durante il suo secondo viaggio nel Golfo, avvenuto nel 40esimo giorno del più grave disastro ecologico della storia americana. Il disastro è ancora senza soluzione, perché la complessa operazione Top kill iniziata mercoledì sera dalla Bp per arginare la falla sottomarina di petrolio non sarà completata per almeno un altro giorno, forse due, e in ogni caso ha una probabilità di riuscita del 60-70% a detta della stessa Bp.

Obama si è precipitato in Louisiana per riparare il danno di immagine che la crisi del Golfo ha inflitto alla sua amministrazione, e ieri ha ispezionato le spiagge macchiate di nero, ha incontrato le autorità locali per capire meglio ciò di cui hanno bisogno, ha promesso l'invio di personale in misura tripla rispetto a quella attuale. Ormai è chiaro tuttavia che il governo non ha le risorse tecnologiche per prendere in mano la gestione delle operazioni di riparazione della falla subacquea, e oltretutto non sembra nemmeno essere del tutto al corrente dell'operato di Bp.

Ciò che si sa dell'andamento dell'intervento Top kill è infatti quanto la società inglese decide di comunicare. La prima fase dell'operazione, l'inserimento di dense sostanze fluide nella sorgente e di detriti di gomma nella valvola di sicurezza per stabilizzare la pressione, è stata completata e la fuoriuscita è bloccata ma occorre aspettare che la situazione si sia stabilizzata per procedere con la seconda fase, l'inserimento di cemento per sigillare la falla.

Il solo pensiero che questa ultima carta nella manica di Bp non funzioni è agghiacciante: in caso di fallimento bisognerà aspettare almeno fino all'inizio di agosto prima di poter completare la soluzione permanente, ovvero la trivellazione del pozzo sottomarino in un altro punto del fondale. La dimensione della catastrofe del Golfo, che ha ormai superato per dimensione quella della Exxon Valdez, potrebbe avvicinarsi in quel caso a quella del più grave disastro petrolifero di tutti i tempi, verificatosi sempre nel Golfo del Messico in acque messicane nel 1979. Quella volta la sorgente sottomarina riversò nel mare 12mila barili al giorno per dieci mesi, un totale di 454mila barili; l'entità della perdita causata dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il 20 aprile scorso non è stata accertata del tutto, e varia dai 12mila ai 65mila barili al giorno.

In un'atmosfera di rabbia, frustrazione e desiderio di vendetta, si stanno moltiplicando intanto gli inviti al boicottaggio del colosso petrolifero inglese. L'ha proposto Democracy for America, organizzazione progressista americana. "Fategli pagare tutto, colpiteli dove fa più male, nel portafoglio" ha implorato in parlamento Keith Jones, padre di uno degli 11 operai morti nell'esplosione.

Ieri Obama ha ripetuto che Bp dovrà pagare tutto, la pulizia dell'ambiente, le spese sostenute dal governo, i danni subiti dall'economia, i costi sanitari per chi ha già iniziato a sentirsi male dopo l'inalazione dei fumi di petrolio che galleggia nel mare. Ma i dubbi sul reale intento di Bp di pagare tutto restano. La società ha detto di avere già distribuito 25 milioni di dollari a 37mila cittadini della Louisiana direttamente colpiti dalle conseguenze economiche del disastro ecologico, ma la media ammonta a 675 dollari, un insulto secondo i pescatori. Saranno i tribunali, in ultima istanza, a decidere le responsabilità di Bp.

Ieri però Barack Obama ha insistito che il governo è pronto già oggi a dare assistenza finanziaria a chi ne ha bisogno. "Visitate il sito Whitehouse.org per saperne di più - ha detto durante una breve conferenza stampa - e se volete chiederlo a me personalmente, mandatemi un messaggio". Il presidente ha ribadito che anche se la colpa è della società petrolifera, la responsabilità politica è solo sua. "Lo scaricabarile si ferma con me" ha detto. Ormai solo il 46% degli americani approva l'operato del presidente nel fronteggiare la crisi del Golfo; secondo un sondaggio pubblicato giovedì una percentuale più bassa, il 35%, approva l'operato del governo e solo il 24% quello di Bp.

 

 

 

Obama si sporca le mani di catrame e promette rinforzi

Cronologia articolo28 maggio 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 22:45.

*

*

*

*

Lo spettro di ciò che Katrina ha significato per George W. Bush incombe su Barack Obama per colpa di Bp e della marea nera nel Golfo del Messico. Così, per dare un segnale forte, ancorché forse tardivo (il disastro risale ormai al cinque settimane fa e il danno per l'ecosistema è incalcolabile oltre che irrimediabile per lungo tempo) il presidente degli Stati Uniti è volato nuovamente in Louisiana.

Parlando da Grand Isle, Obama ha detto che la fuoriuscita è "un attacco alla costa, al popolo e all'economia della regione", ha promesso agli abitanti della Louisiana che "non saranno lasciati soli" e che il governo lavorerà fino a quando la fuoriuscita non sarà fermata e tutte le spiagge ripulite. Obama ha visitato una spiaggia a sud di New Orleans che è minacciata dalla marea nera, si è sporcato le mani con il catrame ed ha annunciato che sarannio triplicati gli uomini per rispondere alla catastrofe ecologica. Il presidente si è fermato sulla riva per osservare l'orizzonte, dove erano visibili delle piattaforme petrolifere, che oggi appaiono minacciose almeno quanto l'ormai famigerata Deepwater Horizon, sulla quale, inseguito a un'esplosione, hanno perso la vita 11 persone.

Intanto, prosegue lo sforzo di contenimento della fuoriuscita di greggio sul fondale da parte di Bp. Da quasi tre giorni sono iniettati fango e liquidi ad alta densità nel pozzo sul fondo del mare. La manovra, nota come Top kill, non è mai stata tentata a queste profondità (1.500 metri) e, sebbene la Guardia Costiera e Bp abbiano registrato un certo successo, gli sviluppi delle prossime ore saranno "cruciali" e, come detto dall'amministratore delegato di Bp Tony Hayward, non ci saranno certezze prima di altre 48 ore.

Obama ha detto che un gruppo di esperti è pronto ad intervenire se Bp non produrrà risulati. Giovedì il presidente ha tenuto una confernza stampa alla Casa Bianca dove si è detto "arrabbiato e frustrato" per il prolungarsi della situazione, ma ha difeso l'operato del governo nella gestione della crisi. Ha rifiutato le accuse alla sua amministrazione di aver lasciato il controllo delle operazioni di emergenza nelle mani di Bp, dicendo che ogni mossa della società viene approvata dalla Casa Bianca in anticipo.

"Bp opera sotto la nostra direzione", ha assicurato Obama. Che però ha ammesso di non avere a disposizione il "silver bullett", la risposta definitiva a questa immane tragedia ambientale. "Ogni azione o decisione chiave che prendono deve essere prima approvata da noi". Il colosso petrolifero "è responsabile di questo orribile disastro" e dovrà ripagare "fino all'ultimo centesimo" per i danni causati. Il colosso petrolifero ha stimato la perdita in circa 800mila litri di petrolio al giorno, ma un rapporto del governo diffuso ieri ha trovato che l'entità del danno sarebbe molto peggiore, da due a cinque volte tanto.

 

 

 

Per Top Kill decisive le prossime 48 ore

Cronologia articolo28 maggio 2010

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 17:29.

*

*

*

*

Il numero uno di Bp, Tony Hayward, ha dichiarato che l'operazione Top Kill per chiudere la disastrosa perdita di petrolio dal pozzo nel Golfo del Messico esploso il 20 aprile "sta andando abbastanza bene". Tuttavia serviranno altre 48 ore per sapere la chiusura della falla avrà avuto successo. Per l'ammiraglio della Guardia Costiera, Thad Allen, saranno cruciali le prossime 12-18 ore. Dopo una sospensione di 16 ore perchè i risultati non apparivano sufficienti, l'operazione Top kill è ripresa nella notte. (qui le immagini live dal sito di Bp)

Intervenendo alla trasmissione della Abc Good Morning America, Hayward ha spiegato che nel pozzo sono stati immessi gomma e altri materiali e altro fango sarà pompato nel corso della giornata. Il gruppo Bp ha aggiornato a 930 milioni di dollari, oltre 750 milioni di euro, il costo che ha dovuto sopportare per la marea nera fuoriuscita dopo l'affondamento della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon.

Oggi il presidente americano Barack Obama arriva per la seconda volta in meno di un mese in Louisiana per verificare l'andamento delle operazioni per bloccare la falla e arginare la marea nera. Il presidente americano ha annunciato una moratoria di sei mesi sulle trivellazioni offshore in acque profonde,la sospensione delle attività di 33 pozzi di esplorazione attualmente in corso nel Golfo del Messico e ha ribadito che la Bp pagherà fino all'ultimo centesimo.

 

 

 

 

Marea nera: "Top kill" funziona

di Daniela RovedaCronologia articolo28 maggio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2010 alle ore 08:37.

LOS ANGELES - L'ultimo tentativo di chiudere la falla nel pozzo sottomarino del Golfo del Messico sta funzionando. Finalmente, ma non è ancora il momento di tirare un sospiro di sollievo ha avvertito anche il presidente Barack Obama che ieri ha accusato per l'ennesima volta Bp di avere causato un disastro ambientale ed economico "senza precedenti". Bp ieri è riuscita a fermare temporaneamente il torrente di petrolio che da 38 giorni sputa con violenza dai 2 ai 4 milioni di litri di greggio nel Golfo del Messico, ma quest'operazione molto rischiosa e mai tentata prima non sarà conclusa prima di oggi o domani. Nel frattempo il governo Usa ha annunciato che la catastrofe ambientale ha ormai ufficialmente raggiunto per gravità quella causata dalla petroliera Exxon Valdez in Alaska nel 1989. Secondo le stime più ottimistiche dell'Us Geological Survey, infatti, la sorgente sottomarina avrebbe già riversato 260mila barili nel mare e nella più pessimistica la perdita totale potrebbe avere raggiunto i 540mila barili, il doppio della Exxon Valdez. Secondo le stime dell'Usgs, dalla falla sono usciti ogni giorno tra 12mila e 19mila barili ben oltre il doppio dei circa 5mila ammessi all'inizio da Bp.

La cifra potrebbe aumentare ancora se dovesse fallire anche quest'ultima operazione nota come "Top kill", una soluzione che secondo la stessa Bp ha una probabilità di successo del 60 per cento. La tecnica consiste nell'inserimento di una densa sostanza fluida nella sorgente per ridurre a zero la pressione del petrolio e del gas in uscita e, una volta stabilizzata la pressione, nell'inserimento di cemento per sigillare la sorgente. Solo fra un giorno o due si saprà se la cementazione sarà stata sufficiente a chiudere il rubinetto. In caso contrario Bp potrebbe giocare la sua ultima carta: l'otturazione della valvola situata alla bocca della sorgente con detriti di gomma, un'operazione nota come "junk shot". Né il top kill né il junk shot sono comunque soluzioni permanenti: il pericolo sarà interamente eliminato non prima di agosto, quando dovrebbero concludersi i lavori di trivellazione del pozzo sottomarino in un altro punto del fondale per ridurre del tutto la pressione vicino alla falla.

Il presidente Obama ha fatto cadere ieri la prima testa, quella della direttrice della Mining management services Elizabeth Birnbaum, responsabile del l'agenzia incaricata di concedere le licenze per la trivellazione offshore e di condurre le ispezioni delle piattaforme. Una serie di rivelazioni sul rapporto incestuoso tra i dirigenti delle grandi compagnie petrolifere e gli ispettori incaricati della loro supervisione sono emerse negli ultimi giorni ma le critiche hanno raggiunto ormai molti altri organi federali e statali. Nel mirino delle critiche è finito in particolare il responsabile della guardia costiera per non avere ordinato interventi repentini e massicci nelle operazioni di pulizia del mare nel Golfo.

Il petrolio copre ormai cento chilometri di spiagge in Louisiana e una marea di 90mila chilometri quadrati resta sospesa nel Golfo del Messico in balia dei venti. Se non fosse stato per il continuo cambio di direzione dei venti, la massa di greggio sarebbe arrivata a riva settimane fa provocando danni ancor più gravi; invisibile a occhio nudo è il danno sotto la superficie del mare, dove strisce di petrolio si stanno depositando sui fondali.

La rabbia impotente della popolazione si sta intanto riversando su Bp man mano che emergono nuovi dettagli sulle sue responsabilità nell'incidente del 20 aprile in cui hanno perso la vita 11 operai. Secondo una preliminare ricostruzione dei fatti, Bp avrebbe sacrificato la sicurezza delle operazioni sulla piattaforma Deepwater Horizon, presa in leasing dalla svizzera Transocean, per risparmiare sui costi. Nella fretta di concludere nel più breve tempo possibile il sigillo della sorgente, un'operazione che aveva già sfondato il budget, Bp aveva ignorato le avvertenze di una possibile presenza di gas nelle tubature. L'espansione del gas affiorato poi in superficie ha causato l'esplosione.

Bp è stata criticata per avere grossolanamente sottostimato la dimensione della perdita e per avere minimizzato l'entità del danno ambientale. I suoi titoli hanno perso il 25% dal 20 aprile a oggi, ma ieri il rinnovato ottimismo li ha spinti al rialzo del 6% in Borsa.

IL PRECEDENTE

Il disastro del 1989

Il 24 marzo di 21 anni fa vi fu l'incidente che generò la più grande catastrofe ambientale americana, fino a ieri: la petroliera Exxon Valdez (nella foto) si incagliò in una scogliera dello stretto di Prince William, una insenatura del golfo di Alaska, disperdendo in mare 41 milioni di litri di greggio

Condanna da un miliardo

La marea nera uccise 250mila uccelli marini, 2.800 lontre, 300 foche e molte altre specie. Il governo Usa irrigidì le regole legate alla sicurezza delle petroliere e assegnò i costi delle operazioni di pulizia della costa alle major. Nel 1991 la Exxon Mobil fu condannata in sede civile e penale a pagare oltre un miliardo di dollari

 

 

 

 

Bp stanzia 500 milioni per studi sulla marea nera

di Daniela RovedaCronologia articolo

*

*

*

*

*

Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 12:37.

*

*

*

*

"Non molleremo, la Bp dovrà risolvere il problema sotto la supervisione del governo americano e pagare tutto". Così ha proclamato ieri il ministro dell'Homeland Security, Janet Napolitano, inviato per la quarta volta in Louisiana dal presidente Obama insieme al ministro degli interni Ken Salazar per dimostrare alla nazione l'impegno del governo nella catastrofe del Golfo.

 

Lo spiegamento di risorse per fronteggiare l'emergenza è il più massiccio della storia americana: 22mila uomini, mille motonavi, centinaia di chilometri di barriere galleggianti per impedire al petrolio di raggiungere le coste. Ma l'impazienza e la rabbia della popolazione per l'incapacità della Bp di chiudere la falla di petrolio e per il ruolo del governo Usa nella gestione del disastro ambientale ed economico sta crescendo rapidamente. A 34 giorni dall'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il greggio continua a riversarsi nel Golfo del Messico al ritmo di almeno 5mila barili al giorno, forse il doppio o il triplo se si ascoltano diversi scienziati, e la Bp pare a corto di idee per fermarlo.

Ieri il comandante della Guardia costiera, Thad Allen, ha difeso l'amministrazione Obama dall'accusa di passività nella gestione della spaventosa crisi spiegando che la legge americana affida l'intera responsabilità operativa e legale alla Bp, la società che ha preso in leasing la porzione di fondale per trivellare petrolio e che dunque ha accesso esclusivo all'area sottomarina dove è situata la sorgente. La responsabilità del governo è limitata alla supervisione e all'assistenza.

 

Ma le critiche continuano a piovere per numerosi altri motivi: la Bp continua per esempio a ignorare l'ordine dell'Environmental Protection Agency di non usare la sostanza chimica dispersiva Corexit, giudicata estremamente tossica e dannosa per l'ecosistema. Il governo Usa è stato criticato invece per avere continuato a concedere licenze per le trivellazioni offshore anche dopo la moratoria annunciata dal presidente Obama il mese scorso.

Cresce anche la frustrazione per la lentezza delle operazioni Bp, che ieri ha rimandato di un altro giorno, a mercoledì, il cosiddetto intervento "top kill" per otturare la valvola di sicurezza alla bocca della sorgente con una densa sostanza fluida e fermare la fuoriuscita di greggio. L'operazione non è mai stata tentata a 1.500 metri sotto il livello del mare e potrebbe fallire, proprio come sono falliti i tre precedenti tentativi di interrompere il flusso di petrolio. La Bp sostiene di avere almeno altre tre alternative: otturare la valvola con detriti solidi, appoggiare un'altra valvola sopra quella già esistente (e malfunzionante) o tagliare la tubatura che fuoriesce dalla valvola e coprire l'apertura con una piccola cupola per intrappolare il petrolio. L'unica altra opzione restante, la trivellazione della sorgente sottomarina in un altro punto del fondale, non sarà disponibile prima di agosto.

Oltre ad esprimere la propria contrizione a parole, la Bp ha annunciato ieri la creazione di un fondo da 500 milioni di dollari per la ricerca sugli effetti del disastro petrolifero sull'ambiente.La dimensione del danno ecologico è comunque già oggi incalcolabile. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, ha annunciato che ormai 100 chilometri di spiagge sono macchiate di nero, e che il petrolio si è insinuato nelle paludi per almeno 20 chilometri verso l'interno. Il bambardamento di immagini di animali morti e di minacciose macchie rossastre galleggianti si sta intensificando, ma gli scienziati avvertono che il danno maggiore non è visibile a occhio nudo. È sotto la superficie, dove strisce di petrolio si stanno depositando sui fondali soffocando la flora e la fauna acquatica in profondità.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

"II tappo funziona" contro la marea nera

Cronologia articolo28 maggio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2010 alle ore 19:05.

Oggi Barack Obama torna nel Golfo del Messico, dove la Bp ha ripreso l'operazione "Top kill", sospesa per qualche ora. La fuoriuscita di greggio sembra bloccata al momento, ma "è troppo presto per cantare vittoria" e i tecnici hanno ripreso a pompare fango e cemento nel pozzo.

Obama assume il comando

Il presidente degli Stati Uniti ha sottolineato come la sua amministrazione abbia preso il comando della situazione, "una catastrofe terribile", sicuramente la più grave nella storia degli Stati uniti. E' ormai accertato che dalla falla del pozzo fuoriescano due-tre milioni di litri di greggio al giorno, non 800mila come stimato inizialmente. "Mi assumo la piena responsabilità" della situazione, ha detto il presidente Obama nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca prima della sua partenza: "E' mio dovere assicurare che venga fatto tutto il possibile per chiudere la falla".

68 milioni di litri in mare

Il riversamento di greggio in mare dal 20 aprile scorso, anche in base alla migliore delle stime, è ormai complessivamente di 68 milioni di litri, una quantità superiore a quella della Exxon Valdez in Alaska, considerata finora la peggiore catastrofe ambientale negli Stati Uniti (allora furono 42 milioni di litri di greggio a riversarsi in mare). Obama ha anche detto che il colosso petrolifero British Petroleum "è responsabile di questo orribile disastro" e che dovrà "ripagare fino all'ultimo centesimo per i danni causati"

Top kill

Grazie all'operazione "Top Kill", in corso nel Golfo del Messico per sigillare il pozzo petrolifero della Bp, la fuoriuscita di greggio si è per il momento fermata. Lo ha detto l'Ammiraglio Thad Allen, responsabile per le operazioni di contenimento, precisando però che è troppo presto ancora per cantare vittoria. Alla tv della Lousiana WWL, Allen ha indicato che "hanno fermato il flusso di idrocarburi, sono stati in grado di stabilizzare la testa del pozzo e stanno immettendo fanghi" nel pozzo con forte pressione. Se l'operazione andrà in porto dopo i fanghi, la Bp intende immettere cemento per chiudere definitivamente il pozzo che ha provocato una delle maree nere più devastanti della Storia. L'operazione "top kill", come è stata ribattezzata, dovrebbe durare fino a due giorni . Prevede che la falla sia coperta con un getto di fango ad alta pressione e poi sigillata con un tappo in cemento (dal sito di BP le immagini live). Per l'amministratore delegato del gruppo petrolifero, Tony Hayward, le possibilità di successo sono "intorno al 60-70%" anche se c'è l'incognita di un'operazione mai tentata prima a simili profondità.

 

 

 

 

Gli Usa "molto arrabbiati" con la Bp per la marea nera

Cronologia articolo23 maggio 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2010 alle ore 21:20.

Il ministro dell'Interno americano, Ken Salazar, si è detto "molto arrabbiato e molto frustrato" con il gruppo petrolifero britannico BP, responsabile della marea nera nel Golfo del Messico,che dopo essere fuoriuscita da una piattaforma incendiata ha provocato un enorme danno ambientale.

Salazar - che ha tenuto una conferenza stampa in Louisiana - ha accusato la BP di venir meno "scadenza dopo scadenza" agli impegni presi. "Se la BP non onorerà gli impegni assunti - ha affermato Salazar - se scopriremo che non sta facendo ciò che si suppone debba fare, la metteremo da parte".

Una delegazione di alto livello dell'amminstrazione Obama si è recata nel pomeriggio sulle coste del Golfo del Messico per valutare di persona le conseguenze della marea nera. Ne fanno parte, oltre allo stesso Salazar, il ministro della Sicurezza interna, Janet Napolitano, e il direttore dell'Epa, l'Agenzia per la protezione dell'Ambiente, Lisa Jackson. Un sopralluogo aereo è previsto per domani. Per Salazar, la marea nera rappresenta per il gruppo petrolifero Bp una vera e propria "crisi esistenziale".

 

Sempre oggi un portavoce della Bp, John Curry, ha detto che il quantitativo di greggio pescato dal tubo inserito nel pozzo sottomarino sta diminuendo in modo significativo (guarda in diretta la fuoriuscita). Il sifone sarebbe riuscito a succhiare nelle ultime 24 ore circa 216mila litri di petrolio. Prima invece il tubo - lungo circa 1,6 chilometri che trasporta il greggio verso una nave serbatoio - era in grado di raccogliere circa 350mila litri di greggio al giorno.

 

 

2010-05-14

Bp: "Avremmo potuto fare di più"

di Daniela Roveda

14 Maggio 2010

Bp: "Avremmo potuto fare di più"

"Dai nostri archivi"

Obama alza la tassa sul petrolio

Bp alle corde nel Golfo del Messico chiede aiuto al web

La California vieta le trivellazioni

Cupole, valvole e robot Bp cerca di tappare le falle

Il petrolio? Ora è a 10 km sotto il fondo del mare

LOS ANGELES - "Avremmo potuto fare di più". Per la prima volta l'a.d. di Bp Tony Hayward ha ammesso che la sua società non era preparata a fronteggiare un'emergenza della portata di quella causata dall'esplosione di una piattaforma offshore che trivellava a 1.500 metri di profondità. Nel frattempo le autorità federali si stanno preparando a far causa in sede penale alla Bp per negligenza: se condannato, il colosso inglese rischia di dover pagare il doppio dei danni ambientali ed economici causati dalla perdita sottomarina che secondo le stime ha finora riversato 18 milioni di litri di petrolio nel Golfo del Messico.

Questi eventuali risarcimenti andrebbero a sommarsi ai costi di bonifica ambientale (la Bp ha speso finora 450 milioni di dollari) e ai risarcimenti richiesti in sede civile da tutte le parti lese nell'incidente: i pescatori, l'industria del turismo, gli enti locali penalizzati da un calo del gettito fiscale e così via. Il tetto di 75 milioni di dollari imposto per legge sul totale dei risarcimenti civili (e peraltro contestato da Transocean, la società proprietaria della piattaforma, che chiede di abbassarlo a 27 milioni, in ottemperanza a una vecchia legge) è nullo in caso di "grossolana negligenza" da parte della Bp, un elemento che a questo punto non dovrebbe essere difficile da dimostrare. Sui risarcimenti in sede penale non vi è limite, anche se in passato la cifra è stata fissata dai tribunali al doppio dei danni.

Prima di poter investire le sue risorse in una guerra legale su più fronti, la Bp nell'immediato deve riuscire a chiudere la falla subacquea. Tutti i tentativi sono finora falliti: la valvola di sicurezza che copre la sorgente non ha funzionato né i tentativi di aggiustarla con robot subacquei. La cupola d'acciaio che domenica scorsa avrebbe dovuto coprire la falla si è intasata immediatamente con cristalli di metano formatisi sulle pareti interne. E lo stesso problema si sarebbe verificato con la cupola più piccola: ieri, dopo che si erano susseguite voci contrastanti sulla tempistica, il portavoce di Bp, John Crabtree, ha dichiarato che l'ipotesi era tramontata per essere rimpiazzata da un piano per inserire nella tubatura lacerata un tubo di diametro inferiore per convogliare il petrolio in superficie. Restano altre due possibilità: l'iniezione di detriti di gomma e palline da golf per intasare la valvola e impedire la fuoriuscita di greggio; montare una seconda valvola sopra quella esistente per chiudere il flusso. Vi è un'ultima opzione, trivellare in un altro punto il fondale per pompare il petrolio e abbassare la pressione nella falla, ma non sarà attuabile prima di fine luglio.

Tutte queste tecniche sono state utilizzate con successo in passato, ma mai a tali profondità. L'incompetenza, l'impreparazione e l'apparente negligenza della Bp, la più grande compagnia petroliera nel segmento dell'offshore drilling a elevate profondità, sono emerse con chiarezza nel corso di diverse interrogazioni parlamentari questa settimana. La società aveva ignorato numerosi segnali preoccupanti, per esempio l'aumento di pressione all'interno delle tubature della trivella e la perdita di fluido dai meccanismi idraulici della valvola di sicurezza. Molti interrogativi stanno emergendo intanto sul ruolo nella tragedia della Minerals Management Services, il braccio del ministero degli Interni incaricato di regolamentare l'offshore. L' Mms aveva esonerato la piattaforma Bp da un'inchiesta di routine sulla sicurezza ritenendo che i rischi per l'ambiente fossero trascurabili; e persino dopo l'esplosione del 20 aprile in cui sono morti 11 operai ha esonerato altre 27 piattaforme, inclusa una della Andarko a 2.700 metri sotto il livello del mare.

VIDEO / La falla principale del pozzo Bp

Dalla Puglia una macchina per separare l'acqua dal greggio

Da Brescia chilometri di barriere per cercare di arginare la marea

14 Maggio 2010

 

 

 

 

 

 

2010-05-11

Obama tassa il barile di greggio

per prevenire altri ecodisastri

12 maggio 2010

Obama tassa il barile di greggio per prevenire altri ecodisastri

Pubblicità

In seguito al disastro ecologico causato dalla piattaforma esplosa nel Golfo del Messico, l'amministrazione Obama ha deciso di incrementare di un centesimo al barile le tasse a carico delle compagnie petrolifere per creare un fondo speciale con cui far fronte a catastrofi simili alla marea nera che sta affliggendo la Louisiana e gli altri Stati affacciati sul Golfo. Il governo propone in sostanza di alzare da otto a nove centesimi il contributo al fondo di responsabilità per le perdite di petrolio attualmente dalle compagnie petrolifere. La tassa aumenterebbe poi a dieci centesimi nel 2017. I fondi supplementari che arriveranno con la nuova tassa sono stimati intorno a 118 milioni di dollari l'anno. Il presidente Barack Obama ha inoltre chiesto al Congresso di alzare a 1,5 miliardi di dollari il tetto di responsabilità delle compagnie petrolifere per danni ambientali.

Sulla marea nera Bp prepara lo "scaricabarile"

La marea nera mette a rischio la green economy di Obama

Bp alle corde nel Golfo del Messico chiede aiuto al web (di Daniela Roveda)

12 maggio 2010

 

Sulla marea nera Bp prepara lo "scaricabarile"

11 maggio 2010

Sulla marea nera Bp prepara lo "scaricabarile"

La responsabilità dell'esplosione della piattaforma nel golfo del Messico, che ha riversato tonnellate e tonnellate di greggio nell'oceano atlantico è della Transocean, la società che per conto di Bp gestiva l'impianto. È questa la strategia difensiva che il presidente della società britannicaLamar McKay intende adottare al Congresso di Washington, dove è chiamato a spiegare i rischi e le conseguenze dell'esplosione del 20 aprile scorso, che ha fatto 11 morti. Un disastro ecologico ancora in atto, che potrebbe diventare il più grave di sempre per l'America.

Mckay ha detto che la società sta investigando su quanto accaduto, anche se è ancora troppo presto per diffonderne i dettagli. Il numero uno della Bp ha comunque fatto sapere che, nei giorni precedenti all'esplosione, si era registrata "una pressione anomala" nelle tubature. "Transocean era responsabile della sicurezza dell'impianto" ha detto ventilando un prevedibile "scaricabarile" che potrebbe riguardare anche la Halliburton, che ha costruito l'impianto. Solo sette delle 126 persone che erano al lavoro sulla piattaforma al momento dell'esplosione erano dipendenti di Bp.

La marea nera mette a rischio la green economy di Obama

Bp alle corde nel Golfo del Messico chiede aiuto al web (di Daniela Roveda)

11 maggio 2010

 

 

Bp alle corde nel Golfo del Messico chiede aiuto al web

di Daniela Roveda

11 Maggio 2010

Bp alle corde nel Golfo del Messico chiede aiuto al web (Epa)

"Dai nostri archivi"

La cupola di Bp calata sul fondale

La California vieta le trivellazioni

Cupole, valvole e robot Bp cerca di tappare le falle

Il petrolio? Ora è a 10 km sotto il fondo del mare

Il mare nostrum è malato di petrolio, altro che Louisiana

LOS ANGELES - Aiutateci, non sappiamo più cosa fare. La British Petroleum potrebbe ridursi a cospargere di capelli la superficie del mare per meglio scremare il petrolio che galleggia da venti giorni nel Golfo del Messico, un'idea suggerita alla Bp da un'organizzazione ambientalista. Incapace di chiudere la falla che da 20 giorni sputa almeno 5mila barili di greggio al giorno, il colosso inglese sta usando un sito internet, deepwaterhorizonresponse.com, per chiedere suggerimenti alla popolazione su come arginare il danno all'ambiente, e le proposte stanno arrivando numerose; ma sul piano tecnologico le idee sono ormai esaurite e un palpabile senso di panico si sta spargendo rapidamente.

Anche l'ultimo tentativo di coprire la sorgente rimasta aperta dopo l'esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il 20 aprile scorso con una cupola di acciaio è fallito domenica per la profondità dei fondali: a quelle temperature si è formato un addensamento di idrati di metano che ha intasato l'apertura da cui il petrolio avrebbe dovuto essere pompato in superficie. A metà settimana la Bp ritenterà con una cupola più piccola, e potrebbe anche provare a chiudere la falla temporaneamente con della gomma. Nel frattempo ha ottenuto l'autorizzazione dall'agenzia americana per la protezione dell'ambiente a spargere solventi in profondità e continua a trapanare il fondale per creare una seconda apertura nella sorgente sottomarina e abbassare la pressione nella falla, una soluzione permanente realizzabile nel giro di due mesi ma mai sperimentata a un chilometro e mezzo di profondità.

Cresce intanto a vista d'occhio il costo in dollari per ripulire l'ambiente: finora la Bp ha sborsato 350 milioni di dollari e il conto potrebbe salire rapidamente a un miliardo. Questa cifra non include tra l'altro i risarcimenti già chiesti dalle famiglie degli 11 operai morti nell'esplosione, dai pescatori della Louisiana e da diversi individui e aziende penalizzati dal disastro ecologico: un totale stimato in altri 10 miliardi di dollari.

Ieri per la prima volta anche un'azionista della Bp, Katherine Firpo della Pennsylvania, ha fatto causa all'amministratore delegato Anthony Hayward e ad altri dirigenti per non avere preso adeguate misure di sicurezza che avrebbero potuto impedire la catastrofe. La signora chiede un risarcimento per il crollo del valore delle azioni Bp (-15% dal giorno dell'esplosione) e cita in giudizio anche la Transocean, proprietaria della piattaforma presa in leasing dalla Bp; la Cameron International, produttore della valvola di sicurezza malfunzionante; e la Halliburton Energy Services, la società che aveva cementato l'apertura della sorgente poco prima dell'esplosione (il giacimento, scoperto dalla Transocean, avrebbe dovuto essere chiuso e riaperto successivamente per l'estrazione).

Man mano che i dettagli sulle cause dell'incidente stanno venendo alla superficie, le polemiche stanno infuriando. Sotto accusa è l'operato della Minerals Management Services, l'agenzia federale che ha continuato ad approvare progetti di offshore drilling a profondità sempre più elevate senza richiedere misure di sicurezza più stringenti; sotto accusa anche tutti i parlamentari che hanno incoraggiato le attività di trivellazione ricevendo nel frattempo laute donazioni dalla Bp. Il colosso inglese ha speso l'anno scorso 16 milioni di dollari per fare lobbying in Parlamento.

Nell'immediato tuttavia tutte le risorse private e pubbliche sono investite nei tentativi di chiudere la falla e limitare i danni ambientali. La marea nerastra è approdata ormai su diverse isolette di fronte alle coste della Louisiana, palle di catrame sono già comparse sulle spiagge dell'Alabama, e i venti ora stanno spingendo questa macchia di petrolio di 12mila chilometri quadrati verso le coste occidentali della Louisiana e del Texas.

Idee online

C'è chi ha suggerito di usare un grande tappo di sughero per chiudere la falla; chi di cucire insieme un salsicciotto di cuscini e usarlo per assorbire il petrolio; chi ha pensato di usare esplosivi per coprire di detriti il fondale. Molte le idee peregrine, ma via web alla Bp arriva anche qualche suggerimento sensato. In Florida vogliono cospargere il mare con del fieno per assorbire il greggio e rastrellare la superficie. In Alabama spruzzare una soluzione a base di biossido di carbonio per surgelare le particelle di petrolio, rastrellarle e riutilizzarle per la raffinazione. La Matteroftrust.com intanto ha già ricevuto montagne di scatole piene di capelli con cui riempire calze di nylon e assorbire il petrolio affiorato in superficie.

 

 

2010-05-09

 

MONDO

ILSOLE24ORE.COM > Notizie Mondo ARCHIVIO

La cupola di Bp calata sul fondale

7 maggio 2010

La cupola di Bp calata sul fondale (Reuters)

Una mega-operazione nelle acque del Golfo del Messico: è quanto ha provato a fare la British Petroleum (Bp), la multinazionale petrolifera britannica che ha calato in mare la cosiddetta cupola di contenimento, nella speranza di catturare, prima che arrivi in superficie, il greggio che sta inquinando una vastissima area tra Louisiana e Florida. Il petrolio sgorga incontrollato (5.000 barili al giorno) dal pozzo sottomarino danneggiato dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon.

Ben dieci le ore necessarie per terminare la complicata manovra, con la posa della gigantesca struttura in acciaio e cemento - alta 12 metri, con un peso pari a 100 tonnellate - a circa 1.500 metri di profondità negli abissi del mare, ad una distanza di 80 chilometri dalla costa. Il mega-imbuto sarà poi collegato ad una nave in superficie che immagazzinerà il greggio. Bp spera di avere completato le operazioni preliminari entro lunedì. Per il gruppo petrolifero, che si prepara d'altra parte a staccare lauti assegni per i risarcimenti dell'incidente, le difficoltà tecniche sono infinite: gli ingegneri Bp dovranno infatti manovrare dei robot sub-acquatici in mezzo alla totale oscurità, tra forti correnti marine e l'alta pressione.

7 maggio 2010

 

 

 

La marea nera mette a rischio

la green economy di Obama

di Luca Salvioli

commenti - 1 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

6 maggio 2010

La marea nera mette a rischio la green economy di Obama

La marea nera del golfo del Messico potrebbe insidiare la green economy di Obama. Uno dei pilastri della riforma energetica proposta dal presidente degli Stati Uniti è il climate and energy bill, fermo al Senato, che, tra le altre cose, vuole mettere un tetto alle emissioni di gas serra. Muovendosi tra difficili equilibri, Obama, più di un mese fa, ha annunciato di voler sospendere la moratoria sulle trivellazioni offshore imposta nel 1969 in America dopo un disastro ecologico in California, cercando, con questa sorta di compromesso, nuovi consensi, tra repubblicani e democratici, per il pacchetto clima. Dopo il disastro ambientale il presidente ha temporaneamente bloccato le esplorazioni e avviato un'indagine sulla sicurezza degli impianti. Ancora non è chiaro quale sarà la scelta finale, certo è che "con il disastro ambientale nel golfo del Messico, nessuno vuole sentire parlare di nuove trivellazioni" spiega Richard Caperton, analista di politiche energetiche del think-tank liberal "Center for American Progress". E dunque il Climate and Energy Bill potrebbe fare più fatica del previsto. Caperton lavora a fianco dell'amministrazione Obama fornendo studi e proposte per la nuova politica energetica. Trascorre qualche giorno in Italia per esporre la politica energetica dell'amministrazione americana.

In che modo si inserisce la legge sul clima nella rivoluzione energetica annunciata da Obama?

Per compiere questo percorso occorrono diversi interventi legislativi, uno dei quali è l'approvazione del Climate Bill, con un taglio delle emissioni del 17%, rispetto ai valori del 2005, entro il 2020. Certamente questo non basta, non si può mettere un tetto alla CO2 e poi dire "buona fortuna". Per il cambiamento occorre sostegno finanziario, interventi sulle infrastrutture di rete, educazione dei cittadini e domanda.

La marea nera complica le cose, come finirà?

Molto si capirà nelle prossime settimane. Il disastro ambientale ha fatto lievitare enormemente il numero di persone contrarie alle nuove trivellazioni. Il Climate Bill, per essere approvato, deve cercare un compromesso tra diverse anime: chi sostiene il nucleare, chi, come me, le energie rinnovabili e chi le nuove perforazioni. Si tratta di senatori democratici e repubblicani, dipende anche dagli interessi dei singoli stati, non solo dalla parte politica. La partita si gioca sui numeri: se togli le trivellazioni perdi dei voti, ma lo stesso può succedere mantenendoli.

Quali passi ha compiuto sinora la green economy americana?

Il "recovery act" (pacchetto di stimoli da 787 miliardi di dollari varato oltre un anno fa) ha elargito 36,7 miliardi di dollari all'energia, la maggior parte dei quali sono andati alla promozione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili. Il resto alla promozione di start-up innovative, progetti di ricerca, cattura e sequestro della CO2, reti elettriche di nuova generazione (smart grid). L'anno scorso è cresciuto moltissimo l'eolico, creando 87mila posti di lavoro. Sono in via di definizione la "green bank", per i finanziamenti alle aziende e tecnologie innovative, e un programma per le reti intelligenti.

Quali saranno le tecnologie più importanti nei prossimi anni?

Puntiamo allo sviluppo di un'intera filiera industriale, per questo non parliamo solo di green energy, ma di green economy come grande opportunità di sviluppo riducendo la CO2 in atmosfera. Il che significa ricerca e nuove installazioni di eolico, solare, biomasse e geotermia.

Obama è tornato a finanziare le centrali nucleari dopo trent'anni, definendo l'atomo green energy.

Oggi un quinto dell'energia prodotta negli Usa viene dal nucleare. È una energia a bassissima produzione di carbonio, dunque pulita, con le scorie conservate in posti sicuri. Ha ottime possibilità occupazionali. E' una fonte pulita, ma non come il sole e il vento. Credo non assisteremo, negli Stati Uniti, a una grande proliferazione di centrali atomiche. Poche unità.

Quali sono gli stati americani con le politiche più avanzate nella promozione delle rinnovabili?

E' difficile, però sono misure molto diverse. Dovendo scegliere, dico Colorado, California e New Jersey.

I grossi investimenti, oggi, sono in Cina e Stati Uniti.

Per quanto riguarda la produzione certamente il nostro concorrente è la Cina. Stiamo studiando anche le politiche messe in atto da Germania e Spagna. Hanno forti politiche nazionali e di lungo termine che per noi possono essere da esempio. Quanto all'Italia, è molto interessante l'utilizzo di feed-in tariff (come il "conto energia" fotovoltaico, che prevede un contributo economico per kw prodotto). Garatiscono trasparenza e stabilità. Per gli Usa, con il più grosso mercato elettrico al mondo, sarebbe troppo costoso. Per il momento vengono utilizzati gli incentivi fiscali.

La Russia guarda la marea nera sospesa tra ansia e opportunità

Bp chiude una delle tre falle nel Golfo

Cupole, valvole e robot Bp cerca di tappare le falle

Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa

Link

twitter.com/24energia

6 maggio 2010

 

 

 

2010-05-04

Il petrolio? Ora è a 10 km sotto il fondo del mare

di Sissi Bellomo

4 maggio 2010

Il disastro ambientale provocato dall'esplosione della piattaforma di Bp getta un'ombra sul futuro delle perforazioni nelle acque profonde del Golfo del Messico: una delle aree considerate più promettenti dall'industria petrolifera

Il disastro ambientale provocato dall'esplosione della piattaforma di Bp getta un'ombra sul futuro delle perforazioni nelle acque profonde del Golfo del Messico: una delle aree considerate più promettenti dall'industria petrolifera. L'emergere di nuove tecnologie di estrazione, che permettono di raggiungere falde petrolifere oltre 10 chilolometri sotto il fondo del mare, ha fatto risorgere negli ultimi anni le prospettive di quello che i geologi e gli ingegneri petroliferi avevano ormai ribattezzato "Mar Morto". Il Golfo del Messico è tutt'altro che morto, come hanno dimostrato recenti esplorazioni di cui proprio Bp è una dei maggiori protagonisti: gli esperti ritengono che che nei suoi abissi vi possano essere oltre 50 miliardi di barili equivalenti petrolio ancora da scoprire, impresa oggi divenuta possibile grazie ad attrezzature come quelle coinvolte nel recente disastro. Già nel 2013, secondo stime recenti dello Us Minerals Management Service – ente governativo che concede le licenze operative nel Golfo del Messico – la produzione di greggio da questa zona potrebbe salire da 1,2 a 1,9 milioni di barili al giorno.

La Deepwater Horizon, la piattaforma affondata lo scorso 22 aprile al largo della Louisiana, era una delle più all'avanguardia nelle trivellazioni offshore ultra-profonde, quelle cioè che superano i 5mila piedi (1.524 metri) di profondità. Impianto mobile e semi-sommergibile, per resistere meglio alle correnti marine e all'eventualità di uragani, la Deepwater Horizon stava lavorando solo da pochi mesi nel Mississippi Canyon. Nel settembre 2009 si trovava in un altro settore del Golfo del Messico, dove aveva realizzato un'impresa da record: il pozzo sottomarino più profondo mai scavato nella storia, oltre 10 chilometri dal livello del mare, consentendo a Bp di identificare il giacimento gigante di Tiber.

"Difficile tappare la falla che crea la marea nera"

Cupole, valvole e robot. I piani Bp per tappare le falle

Schwarzenegger sospende perforazioni dopo la marea nera

LA STORIA / Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa

"Catastrofe senza precedenti". Bp pagherà i danni

VIDEO / La marea nera sulle coste degli Stati Uniti

La marea di petrolio vista dal satellite

VIDEO / I robot al lavoro

Fotogallery / I soccorsi

4 maggio 2010

 

 

"Impianti troppo profondi. Difficile tappare la falla"

di Marco Magrini

commenti - 1 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

4 Maggio 2010

"Impossibile tappare la falla così in basso" (Reuters)

"Sono 41 anni che mi occupo di petrolio e non ho mai visto nulla del genere. Il che depone bene per la generale sicurezza delle piattaforme sul Golfo del Messico. Ma, a mio parere, le proporzioni di questa tragedia finiranno per andare al di là di ogni immaginazione".

In 41 anni, Matthew Simmons ha messo in piedi la Simmons & Company, banca texana d'investimenti specializzata in energia. È stato consulente di George W. Bush, è membro del National Petroleum Council e del Council on Foreign Relations. Ma ha anche fama di vedere nero sul futuro dell'energia: il suo libro "Twilight in the desert", che profetizza un imminente crollo della produzione petrolifera saudita, è riuscito a mandare su tutte le furie la casa reale di Riad.

A suo dire, il problema non sta nella sicurezza delle piattaforme offshore. Ma nel fatto che il petrolio "facile" al largo della Louisiana e del Texas sta continuando ad esaurirsi, spingendo le compagnie a uno sforzo tecnologico alle soglie dell'impossibile: la ricerca del greggio a grandi profondità.

"Il primo pozzo offshore risale al 1947", racconta Simmons, raggiunto per telefono nella sua abitazione di Houston. "Fino alla fine degli anni Ottanta, la produzione è rimasta in acque superficiali. Poi, visto che l'output calava, le major si sono spinte sempre più in là. Nel 1995, da sei impianti deepwater uscivano 186mila barili al giorno. Nel 2003 il record: 20 piattaforme e 737mila barili. Due anni fa, seppur con 24 impianti, eravamo tornati sotto i 600mila. Puntualmente aumentando la profondità, ben oltre i tre chilometri". Fra i petrolieri, la nuova parola di moda era diventata: ultra-deepwater.

Certo, è stato un incidente. "Irripetibile, come l'esplosione dello shuttle Challenger. Fatalmente, l'impianto Deepwater Horizon della Bp era fra i più tecnologicamente avanzati che ci siano. Però non "pescava" soltanto sotto a 1,6 chilometri di mare, ma si spingeva per altri 3,5 chilometri sotto la crosta terrestre: il profilo di rischio era altissimo, bisogna ammetterlo".

Purtroppo, i rischi non sono ancora finiti. "Nessuno sta dicendo la verità, sulla gravità della situazione. Credo che ci sia il serio rischio che a quella profondità, a quella pressione, a quella temperatura (gelido il mare e caldissimi gli idrocarburi) e senza visibilità, sarà impossibile tappare la falla". Scusi, che intende dire? "Voglio dire che la perdita potrebbe anche andare avanti finché il greggio non si esaurisce".

Simmons cita il caso del pozzo messicano Ixtoc, che nel 1979 rilasciò petrolio nel Golfo per nove mesi, "finché il greggio non si esaurì". Altre fonti sostengono che versò per nove mesi, ma che la falla fu richiusa. Tuttavia, anche solo nove mesi con la Deepwater Horizon che riversa in mare almeno 5mila barili al giorno, sarebbero una bella tragedia.

"Dalle prime analisi pare che sia petrolio leggero, ma carico di asfaltene, la materia prima dell'asfalto. Se la perdita dovesse andare avanti a lungo, potrebbe impedire il passaggio delle grandi petroliere e tagliare drasticamente le importazioni americane". Sembra assurdo, ma è vero: il Loop, il porto petrolifero della Lousiana, è l'unico in grado di accogliere le petroliere più grandi e collega il 50% del petrolio trattato dalle raffinerie negli Stati Uniti.

La sete di petrolio, "ci ha portati troppo in basso nell'oceano e troppo vicini, o forse troppo oltre, alla soglia di rischio", conclude il banchiere texano. È l'eterna rincorsa al mito americano della sicurezza energetica, che aveva spinto Obama a lanciare una campagna di perforazioni lungo la costa orientale, ormai sonoramente ritrattata. "La sicurezza energetica è un ossimoro", dice Simmons. "Semmai, abbiamo un problema di insicurezza energetica".

4 Maggio 2010

 

 

 

Cupole, valvole e robot

Bp cerca di tappare le falle

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

3 maggio 2010

Cupole, valvole e robot. I piani Bp per tappare le falle (Ap)

"Dai nostri archivi"

I robot, ultima frontiera dell'emergenza

"Impianti troppo profondi. Difficile tappare la falla"

Obama vola in Louisiana "Catastrofe senza precedenti" E Bp pagherà tutti i danni

Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

La compagnia petrolifera britannica BP spera di riuscire a installare oggi una valvola che chiuda una delle tre falle sotto la piattaforma affondata nel Golfo del Messico, per ridurre la fuoriuscita di petrolio che minaccia le coste meridionali degli Stati Uniti. Lo ha spiegato al New York Times il coordinatore degli interventi per conto della compagnia, Bob Fryar.

Quest'ultimo, vicepresidente delle operazioni in Angola, è stato trasferito a Houston per guidare lo sforzo tecnico per chiudere le perdite sul fondale a 1.500 metri di profondità. La compagnia spera di riuscire a installare oggi una valvola di arresto su una delle falle, per bloccare una parte della perdita.

La fuoriuscita maggiore viene dalla sommità del tubo spezzato che collegava il pozzo con la piattaforma. Entro sei giorni, la BP conta di calare sopra la perdita una cupola di cemento con una tubazione in cima e pompare in superficie il greggio che esce. La terza falla si trova alla base del tubo, vicino alla bocca del pozzo. La compagnia pensa di calare un'altra cupola di contenimento sopra questa perdita, dai due ai quattro giorni dopo aver calato la prima.

Sul fondale alla bocca del pozzo si trova una gran quantità di impianti (valvole, leve, serbatoi, incastellature, tubazioni) che avrebbero dovuto bloccare il flusso in caso di incidente e che non hanno funzionato. "Il dispositivo anti-perdite ha un sacco di sistemi di emergenza, ci sono molte opzioni per chiudere - ha detto Fryar -. Nessuna di queste ha funzionato".

Per eliminare definitivamente la fuoriuscita, la BP ha progettato di tagliare il tubo spezzato alla base e piazzare una valvola sopra il foro. La manovra dovrebbe essere eseguita da robot collegati con le navi appoggio in superficie ed è estremamente rischiosa. La pressione con la quale il petrolio esce è molto forte: tagliando il tubo, il flusso di greggio potrebbe aumentare di molto. A breve sul pozzo sarà installato un misuratore di pressione che dirà se l'operazione è possibile.

La BP conta anche di scavare nuovi pozzi sul fondale per iniettare liquido pesante nella cavità del giacimento per bloccare la fuoriuscita. Lo scavo del primo di questi pozzi comincerà "appena il tempo lo permetterà", ha detto Fryar. Il secondo comincerà nel giro di due settimane. L'operazione richiederà comunque mesi.

Per il secondo giorno viene gettato un solvente chimico sul petrolio appena esce dalla perdita principale. Il solvente (di solito usato sulla superficie) spezza il greggio in piccole gocce e favorisce la sua caduta sul fondo. La BP spera di riuscire a iniettare il solvente direttamente nel tubo spezzato, per farlo mescolare meglio col petrolio. Ieri il maltempo ha impedito tuttavia agli aerei di gettare questa sostanza sulla chiazza in superficie. "Pensiamo che questo solvente sia molto efficace - ha detto Fryar -. Speriamo che il greggio non raggiunga la superficie". L'impatto sull'ambiente dei prodotti chimici usati per la bonifica tuttavia non è noto.

3 maggio 2010

 

 

Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

3 maggiio 2010

Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa (Ap)

La Bp plc (già British Petroleum) è una delle grandi compagnie del petrolio del mondo. Il gruppo è la prima azienda del Regno Unito, la numero 3 tra le compagnie del settore energia. Il suo quartier generale è nella zona di St. James a Westminster, Londra. È nata nel 1909, quando si chiamava Anglo-Persian oil company. Nel 1954 è diventata British Petroleum Company e dal 2000, con la fusione con Amoco ed Arco, semplicemente BP.

L'azienda, oltreché nel settore estrazione e produzione legata a petrolio e derivati, controlla la rete di stazioni di servizio con il marchio Bp, la Air Bp aviation fuels, la Castrol motor oil, le stazioni di servizi Arco, i supermarket ad essi connessi, le stazioni di servizio Aral, ed è attiva nella produzione di pannelli solari. Ha 92.000 dipendenti. Nel 2009 il fatturato di Bp è stato di 246,1 miliardi di dollari.

Per il gruppo inglese, coinvolto nel disastro dell'esplosione della piattaforma al largo del Golfo del Messico, non si tratta purtroppo dei primi problemi dall'altra parte dell'oceano Atlantico.

Nel marzo 2005, ci fu un'esplosione nella raffineria di Bp a Texas City dove morirono 15 persone e 180 furono ferite. Per la vicenda la società ha ricevuto una multa di 21,3 milioni di dollari a causa della violazione delle norme di sicurezza.

Sempre nel 2005 una grande piattaforma - nel Golfo del Messico oggi tragicamente colpito - fu oggetto di un problema con fuoriuscita di petrolio. Un evento che suona, alla luce dei fatti, come un triste presagio.

Un anno dopo, nel 2006, British Petroleum fu costretta a chiudere parte dei suoi campi di estrazione in Alaska, nella baia di Prudhoe. In quel caso le pipeline, cioè i tubi dove scorre l'oro nero, erano diventati inutilizzabili a causa della corrosione. Anche in quel caso ci fu fuoriuscita di greggio e British petroleum fu costretta a pagare 12 milioni di dolllari per violazione della legge federale: il Water Pollution Control Act.

Infine, nel 2007 si arriva alle dimissioni di John Browne, l'artefice della grande BP. Un'uscita di scena per avere mentito in tribunale sui suoi rapporti con un giovane studente canadese. Al termine di una relazione omosessuale durata dal 2002 al 2006, lo studente aveva deciso di vendere la sua storia a un tabloid inglese. Contattato dal giornale, Browne aveva annunciato le sue dimissioni, anticipandole dal 2008 al luglio 2007, e si era poi rivolto al tribunale per impedire la pubblicazione della storia. Nella sua testimonianza al giudice, Browne aveva tra l'altro dichiarato sotto giuramento di avere incontrato Chevalier mentre faceva jogging in un parco londinese, invece di rivelare che lo aveva conosciuto tramite un'agenzia di escort gay. Fu questa bugia a danneggiarlo.

Tuttavia quest'ultimo affaire appare veramente "minore" rispetto ai problemi che BP deve affrontare ora. L'esplosione della piattaforma, che potrebbe essere il più grande disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti, è una brutta tegola proprio per quel successore di Browne, Tony Hayward, che faticosamente era riuscito a far risalire l'immagine di BP dai "bui" 2005-2007.

3 maggiio 2010

 

 

 

Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

3 maggiio 2010

Una big oil sopravvissuta a esplosioni in Texas e scandali a luce rossa (Ap)

La Bp plc (già British Petroleum) è una delle grandi compagnie del petrolio del mondo. Il gruppo è la prima azienda del Regno Unito, la numero 3 tra le compagnie del settore energia. Il suo quartier generale è nella zona di St. James a Westminster, Londra. È nata nel 1909, quando si chiamava Anglo-Persian oil company. Nel 1954 è diventata British Petroleum Company e dal 2000, con la fusione con Amoco ed Arco, semplicemente BP.

L'azienda, oltreché nel settore estrazione e produzione legata a petrolio e derivati, controlla la rete di stazioni di servizio con il marchio Bp, la Air Bp aviation fuels, la Castrol motor oil, le stazioni di servizi Arco, i supermarket ad essi connessi, le stazioni di servizio Aral, ed è attiva nella produzione di pannelli solari. Ha 92.000 dipendenti. Nel 2009 il fatturato di Bp è stato di 246,1 miliardi di dollari.

Per il gruppo inglese, coinvolto nel disastro dell'esplosione della piattaforma al largo del Golfo del Messico, non si tratta purtroppo dei primi problemi dall'altra parte dell'oceano Atlantico.

Nel marzo 2005, ci fu un'esplosione nella raffineria di Bp a Texas City dove morirono 15 persone e 180 furono ferite. Per la vicenda la società ha ricevuto una multa di 21,3 milioni di dollari a causa della violazione delle norme di sicurezza.

Sempre nel 2005 una grande piattaforma - nel Golfo del Messico oggi tragicamente colpito - fu oggetto di un problema con fuoriuscita di petrolio. Un evento che suona, alla luce dei fatti, come un triste presagio.

Un anno dopo, nel 2006, British Petroleum fu costretta a chiudere parte dei suoi campi di estrazione in Alaska, nella baia di Prudhoe. In quel caso le pipeline, cioè i tubi dove scorre l'oro nero, erano diventati inutilizzabili a causa della corrosione. Anche in quel caso ci fu fuoriuscita di greggio e British petroleum fu costretta a pagare 12 milioni di dolllari per violazione della legge federale: il Water Pollution Control Act.

Infine, nel 2007 si arriva alle dimissioni di John Browne, l'artefice della grande BP. Un'uscita di scena per avere mentito in tribunale sui suoi rapporti con un giovane studente canadese. Al termine di una relazione omosessuale durata dal 2002 al 2006, lo studente aveva deciso di vendere la sua storia a un tabloid inglese. Contattato dal giornale, Browne aveva annunciato le sue dimissioni, anticipandole dal 2008 al luglio 2007, e si era poi rivolto al tribunale per impedire la pubblicazione della storia. Nella sua testimonianza al giudice, Browne aveva tra l'altro dichiarato sotto giuramento di avere incontrato Chevalier mentre faceva jogging in un parco londinese, invece di rivelare che lo aveva conosciuto tramite un'agenzia di escort gay. Fu questa bugia a danneggiarlo.

Tuttavia quest'ultimo affaire appare veramente "minore" rispetto ai problemi che BP deve affrontare ora. L'esplosione della piattaforma, che potrebbe essere il più grande disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti, è una brutta tegola proprio per quel successore di Browne, Tony Hayward, che faticosamente era riuscito a far risalire l'immagine di BP dai "bui" 2005-2007.

3 maggiio 2010

 

 

 

Obama vola in Louisiana

"Catastrofe senza precedenti"

E Bp pagherà tutti i danni

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

2 maggio 2010

Obama arriva in Louisiana Bp responsabile, pagherà"

"Dai nostri archivi"

La marea nera minaccia anche il delta del Mississipi

Stato di emergenza in Florida Obama: stiamo facendo il possibile

Cupole, valvole e robot Bp cerca di tappare le falle

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

La marea nera riversatasi nel Golfo del Messico dopo l'esplosione di una piattaforma offshore della Bp "è una catastrofe senza precedenti" e la compagnia petrolifera britannica "pagherà": lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, giunto in Louisiana per visitare le zone colpite.

"Credo che gli americani si rendano conto che siamo di fronte ad una catastrofe ecologica forse senza precedenti: le cose siano chiare, la Bp è responsabile di quanto accaduto. Ma, come Presidente, non risparmierò alcuno sforzo per affrontare questa crisi", ha concluso Obama. Poco dopo la conferma del gruppo petrolifero britannico. L'amministratore delegato della British Petroleum, Tony Hayward, ha dichiarato che la compagnia è "assolutamente responsabile" per la ripulitura del disastro della marea nera nel Golfo del Messico.

La autorità federali statunitensi hanno vietato la pesca dal delta del Mississippi fino alla Florida. Il disastro non potrà venire arginato prima di almeno una settimana, secondo quanto reo noto da Bp. Si tratta dello scenario più ottimistico, dato che si basa su una tecnica di recupero del greggio utilizzata fino ad ora in acque basse e mai su un pozzo situato ad oltre 1.500 metri di profondità; se non dovesse funzionare, occorrerà scavare un secondo pozzo che tagli fuori il primo, operazione che potrebbe portare dei mesi.

2 maggio 2010

 

2010-05-02

La marea nera si è triplicata. Oggi Obama in Louisiana

2 maggio 2010

La marea nera si è triplicata. Obama arriva in Louisiana (AP Photo)

"Dai nostri archivi"

La marea nera minaccia anche il delta del Mississipi

Stato di emergenza in Florida Obama: stiamo facendo il possibile

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Le trivellazioni in fondo al mare arrivano anche in puglia

Barack Obama arriva oggi in visita nella regione del Golfo del Messico investita dalla marea nera che rischia di provocare il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti. Le ultime notizie non sono confortanti: l'estensione della macchia fuoriuscita dalla piattaforma Deepwater Horizon si è triplicata, ora è lunga 130 miglia e larga 70, e i venti hanno reso inevitabile il suo arrivo sulle coste della Louisiana. In tutto si stima che siano finiti in mare più di sei milioni di litri di greggio. Inoltre un esperto ha evocato la possibilità che la marea nera possa lasciare il Golfo e arrivare in Atlantico.

L'arrivo del presidente americano è atteso per le 11, le 17 in Italia e punta a fugare il timore che l'Amministrazione si stia muovendo in ritardo, come era avvenuto a suo tempo con George W. Bush nella stessa Louisiana quando ci fu l'uragano Katrina. La marea nera "minaccia del nostre coste, la nostra cultura e il nostro modo di vita", ha affermato il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, un repubblicano emergente che potrebbe sfidare Obama nel 2102: "Sono stanco di aspettare che Bp tiri fuori un piano e che la Guardia Costiera lo approvi".

Il programma del viaggio di Obama nel Golfo è stato studiato proprio per evitare un bis di Bush nel 2005, quando si limitò a sorvolare con l'Air Force le aree colpite dall'uragano. Oltre alla Luisiana, è stato proclamato lo stato d'emergenza anche in Florida e Alabama.

Si accorciano i tempi per tappare la falla nel Golfo del Messico. La gigantesca cupola d'acciaio costruita dalla Bp per contenere la perdita di greggio potrebbe essere installata entro "sei od otto giorni", molto meno delle 2-4 settimane originariamente previste. Lo ha annunciato il capo delle operazioni del gigante petrolifero britannico, Lamar McKay. Se i robot sottomarini non riusciranno a bloccare la valvola difettosa, che automaticamente avrebbe dovuto bloccare il greggio, la cupola contenitiva è considerata dagli esperti l'alternativa migliore a breve termine. Calata sulle tre falle impedirà al greggio di disperdersi in acqua e aspirerà il petrolio portandolo in superficie. Il tutto in attesa che venga installata un'altra piattaforma che, effettuando un'altra trivellazione, potrà intercettare il flusso di greggio.

La marea nera minaccia anche il delta del Mississipi

Stato di emergenza in Florida Obama ordina un'inchiesta

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Le trivellazioni in fondo al mare arrivano anche in puglia

Un ecosistema che rischia di scomparire

VIDEO / La marea nera raggiunge le coste degli Stati Uniti

La marea di petrolio vista dal satellite

VIDEO / I robot al lavoro

Onda nera nel Golfo del Messico

Fotogallery / I soccorsi

Esplode piattaforma petrolifera

VIDEO / La piattaforma in fiamme

2 maggio 2010

 

 

La marea nera si è triplicata. Oggi Obama in Louisiana

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

2 maggio 2010

La marea nera si è triplicata. Obama arriva in Louisiana (AP Photo)

"Dai nostri archivi"

La marea nera minaccia anche il delta del Mississipi

Stato di emergenza in Florida Obama: stiamo facendo il possibile

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Le trivellazioni in fondo al mare arrivano anche in puglia

Barack Obama arriva oggi in visita nella regione del Golfo del Messico investita dalla marea nera che rischia di provocare il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti. Le ultime notizie non sono confortanti: l'estensione della macchia fuoriuscita dalla piattaforma Deepwater Horizon si è triplicata, ora è lunga 130 miglia e larga 70, e i venti hanno reso inevitabile il suo arrivo sulle coste della Louisiana. In tutto si stima che siano finiti in mare più di sei milioni di litri di greggio. Inoltre un esperto ha evocato la possibilità che la marea nera possa lasciare il Golfo e arrivare in Atlantico.

L'arrivo del presidente americano è atteso per le 11, le 17 in Italia e punta a fugare il timore che l'Amministrazione si stia muovendo in ritardo, come era avvenuto a suo tempo con George W. Bush nella stessa Louisiana quando ci fu l'uragano Katrina. La marea nera "minaccia del nostre coste, la nostra cultura e il nostro modo di vita", ha affermato il governatore della Louisiana, Bobby Jindal, un repubblicano emergente che potrebbe sfidare Obama nel 2102: "Sono stanco di aspettare che Bp tiri fuori un piano e che la Guardia Costiera lo approvi".

Il programma del viaggio di Obama nel Golfo è stato studiato proprio per evitare un bis di Bush nel 2005, quando si limitò a sorvolare con l'Air Force le aree colpite dall'uragano. Oltre alla Luisiana, è stato proclamato lo stato d'emergenza anche in Florida e Alabama.

Si accorciano i tempi per tappare la falla nel Golfo del Messico. La gigantesca cupola d'acciaio costruita dalla Bp per contenere la perdita di greggio potrebbe essere installata entro "sei od otto giorni", molto meno delle 2-4 settimane originariamente previste. Lo ha annunciato il capo delle operazioni del gigante petrolifero britannico, Lamar McKay. Se i robot sottomarini non riusciranno a bloccare la valvola difettosa, che automaticamente avrebbe dovuto bloccare il greggio, la cupola contenitiva è considerata dagli esperti l'alternativa migliore a breve termine. Calata sulle tre falle impedirà al greggio di disperdersi in acqua e aspirerà il petrolio portandolo in superficie. Il tutto in attesa che venga installata un'altra piattaforma che, effettuando un'altra trivellazione, potrà intercettare il flusso di greggio.

La marea nera minaccia anche il delta del Mississipi

Stato di emergenza in Florida Obama ordina un'inchiesta

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Le trivellazioni in fondo al mare arrivano anche in puglia

Un ecosistema che rischia di scomparire

VIDEO / La marea nera raggiunge le coste degli Stati Uniti

La marea di petrolio vista dal satellite

VIDEO / I robot al lavoro

Onda nera nel Golfo del Messico

Fotogallery / I soccorsi

Esplode piattaforma petrolifera

VIDEO / La piattaforma in fiamme

2 maggio 2010

 

 

 

 

Le trivellazioni in fondo al mare arrivano anche in puglia

2 MAGGIO 2010

"Dai nostri archivi"

Stato di emergenza in Florida Obama: stiamo facendo il possibile

La marea nera si è triplicata. Oggi Obama in Louisiana

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Benzina: indagine Antitrust su 9 compagnie per cartello sui prezzi

La paura della marea nera arriva in Puglia, dove ha suscitato allarme tra le popolazioni locali e le associazioni ambientaliste il permesso ottenuto dalla compagnia Shell Italia, il 30 aprile scorso, dal ministero dello Sviluppo economico, di ricerca petrolifera offshore nel Golfo di Taranto che si allarga nel mar Jonico. Si paventa il rischio ambientale ma anche la mortificazione della vocazione turistica dell'area. Oltre al Golfo di Taranto, nell'interesse delle compagnie petrolifere anche i fondali al largo delle isole Tremiti (Foggia) e della costa di Monopoli (Bari). Proprio per le Tremiti, solo alcuni giorni fa c'è stata una mobilitazione contro il progetto presentato dalla società irlandese Petroceltic Elsa per ricerche di idrocarburi e trivellazioni nei fondali del Gargano, a pochi chilometri dall' Arcipelago dell'area marina protetta. La richiesta di autorizzazione avanzata al ministero dell'Ambiente ha ottenuto qualche settimana fa il via libera dalla commissione tecnica della direzione ministeriale ma non ancora la firma del ministro. Un'altra società petrolifera, la britannica Northern Petroleum qualche mese fa era stata autorizzata ad avviare ricerche al largo di Monopoli. Anche in questo caso si è verificata una mobilitazione popolare e del mondo politico (in piena campagna elettorale per le regionali) contro la realizzazione di una piattaforma al largo di una delle coste più belle della regione.

2 MAGGIO 2010

 

 

Un ecosistema che rischia di scomparire

30 aprile 2010

"Dai nostri archivi"

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Stato di emergenza in Florida Obama: stiamo facendo il possibile

Grave incidente negli Stati Uniti: esplode una piattaforma petrolifera

L'uragano Rita declassato a forza 1, ingenti i danni

Le spiagge della Louisiana sono bianche come lo zucchero, vi abitano tartarughe marine, pellicani, aironi, rondini di mare, sterne e piviere che si nutrono delle ostriche di cui sono coperti i fondali. Il mare è pieno di balene e delfini, e anche di tonni e di gamberi su cui si regge l'industria ittica, quella resa famosa dal peschereccio Bubba Gump del film Forrest Gump. Tutto questo patrimonio ecologico rischia di essere annientato da una gigantesca macchia di petrolio spinta da venti a 20 nodi verso le coste e le oasi ambientali del delta del Mississippi, parchi nazionali designati dalla Audubon Society come aree ornitologiche protette: le isole Chandeleur, il Breton National Life Refuge, le Gulf Islands National Seashore in Louisiana e in Mississippi, il Delta National Wildlife Refuge e il Pass-a-Loutre Wildlife Management Area.

L'ecodisastro non poteva arrivare in un momento peggiore, ovvero all'inizio della stagione di riproduzione di tutte le specie ornitologiche e ittiche, alcune delle quali (il tonno e l'airone per esempio) sono a rischio di estinzione in queste zone. La marea nera potrebbe avvolgere e soffocare i nidi delle tartarughe e degli uccelli a riva, e le uova di pesce e le larve che galleggiano sulla superficie del mare. Un danno incalcolabile per l'ambiente.

L'ecosistema del delta, una zona paludosa con 25mila chilometri di coste e dimora per 5 milioni di uccelli migratori, oltre che tartarughe e alligatori, è unico nel suo genere e le conseguenze dell'inquinamento petrolifero potrebbero essere particolarmente disastrose e durature. Questa zona protetta, dove sorgono allevamenti ittici controllati, contribuisce a circa la metà del giro d'affari dell'industria ittica dello stato della Louisiana, 962 milioni su un totale di 1,8 miliardi di dollari.

Il danno è quindi ingente anche per l'industria ittica, per cui il mese di aprile marca l'inizio della stagione di pesca per molte specie. Soprattutto per i gamberi e per il pesce noto come breevortia, impiegato nella produzione di farina di pesce e di olio di pesce. La stagione delle ostriche inizia invece il primo maggio.

Ieri i pescatori di gamberi hanno fatto causa contro la British Petroleum chiedendo 5 milioni di dollari, sostenendo che la contaminazione delle acque del Golfo ha causato e continuerà a causare perdita di reddito per l'industria; alla causa possono unirsi non solo i pescatori ma anche chi verrà danneggiato indirettamente dalla sospensione della pesca di gamberi, dai mercati del pesce ai ristoranti.

Oltre ad essere sede della più grande industria ittica d'America, ad eccezione dell'Alaska e delle Hawaii, la Louisiana conta su un altro miliardo di dollari di reddito dalla pesca sportiva e 5,2 dal turismo in generale. Il danno per il turismo è per ora incalcolabile, ma a rischio non è solo la Louisiana: tutti gli stati che si affacciano sul Golfo - Florida, Texas, Alabama e Mississippi - stanno iniziando a tremare. (D.Ro.)

30 aprile 2010

 

 

 

 

 

Stato di emergenza in Florida

Obama: stiamo facendo il possibile

30 aprile 2010

La marea nera minaccia <br/>New Orleans. Arrivano i marines

"Dai nostri archivi"

La marea nera minaccia anche il delta del Mississipi

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Il Governatore della Florida, Charlie Crist, ha dichiarato lo stato di emergenza nelle zone costiere del Panhandle per la chiazza di petrolio fuoriuscita da una piattaforma nel Golfo del Messico. La marea nera, ha detto, "si dirige a nord e minaccia la nostra costa".

Il presidente degli Usa Barack Obama, parlando del disastro, ha sottolineato che il Governo "sta facendo tutto il necessario" per gestire nel modo migliore la situazione e che "è assolutamente preparato" per aiutare le città che si affacciano sul golfo a fare fronte a un peggioramento della crisi. Obama, ribadendo che "le trivellazioni petrolifere sono importanti, ma devono essere effettuate in modo responsabile", ha sottolineato che Bp, la società petrolifera britannica che gestiva la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, è "in definitiva responsabile della crisi". Il presidente americano ha ordinato un'inchiesta che vada a fondo sull'incidente e si aspetta di vederne i risultati entro 30 giorni.

La Bp risarcirà tutti coloro che verranno danneggiati dall'incidente, ha detto l'amministratore delegato Tony Hayward, intervistato dall'agenzia Reuters. "Ci assumiamo la piena responsabilità per la fuga di petrolio, lo ripuliremo e ovunque le persone chiedano il rimborso legittimo di danni, noi li compenseremo. Saremo molto aggressivi su questo", ha detto Hayward.

Le prime chiazze di petrolio hanno cominciato stamane a toccare le coste della Louisiana, non lontano dall'estuario del Mississippi. Billy Nungesser, presidente del distretto di Plaquemines, ha detto che le prime strisce lucenti di petrolio hanno raggiunto le paludi costiere nella notte italiana e adesso minacciano il delicato ecosistema palustre della regione, che costituisce anche un'importante riserva ittica per il Paese (i pescatori di gamberi degli Stati Usa che si affacciano sul Golfo hanno gia' annunciato una class-action per chiedere i danni alla Bp).

In pericolo gli uccelli migratori, i pellicani che nidificano proprio in questa stagione, le lontre di fiume e centinaia di specie di ittiche. Non sono bastate dunque le barriere gonfiabili che erano state poste al largo delle coste sud-orientali degli Stati Uniti per bloccare il petrolio, anche perchè nelle ultime ore le onde nella zona hanno raggiunto più di un metro e mezzo d'altezza. Adesso è lotta contro il tempo per evitare che il petrolio che fuoriesce dal pozzo sottomarino (cinque volte superiore alle stime inizialmente annunciate) provochi una catastrofe ecologica simile a quella che, nel 1989, creò la Exxon Valdes in Alaska: le conseguenze di quel disastro durano fino a oggi, a distanza di oltre 20 anni, e continueranno per decenni.

Barack Obama, che si è impegnato a usare "ogni risorsa disponibile" e ha mobilitato l'esercito, ha mandato i suoi piu' stretti collaboratori per coordinare le operazioni di contenimento: il ministro per la Sicurezza nazionale, Janet Napolitano, è partita per sorvolare in elicottero le coste del Golfo del Messico insieme ai ministri dell'Ambiente e il responsabile dell'istituto geologico Usa. Due C-130 sono pronti per spruzzare spray chimico sulla chiazza. In programma anche un incontro con i responsabili della compagnia petrolifera Bp, proprietaria della piattaforma, su cui giovedi' Obama ha puntato le responsabilità. "Pagheremo i danni", ha affermato la compagnia petrolifera. La Casa Bianca ha annunciato che non verranno autorizzate trivellazioni petrolifere off-shore in nuove aree fino a una valutazione del disastro nel Golfo del Messico: pressata da un'opinione pubblica che teme un disastro ecologico senza precedenti, l'amministrazione Obama ha deciso di sospendere tutte le nuove trivellazioni off-shore.

 

La Casa Bianca ci ripensa. Verso blocco trivellazioni off shore

Un ecosistema che rischia di scomparire

VIDEO / La macchia di petrolio arriva in Louisiana

La marea di petrolio vista dal satellite

VIDEO / I robot al lavoro

Onda nera nel Golfo del Messico

Fotogallery / I soccorsi

Esplode piattaforma petrolifera

VIDEO / La piattaforma in fiamme

30 aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2010-04-30

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

30 aprile 2010

La marea nera minaccia <br/>New Orleans. Arrivano i marines

"Dai nostri archivi"

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

Un ecosistema che rischia di scomparire

Obama esplora davanti alle coste della Virginia per trovare petrolio e gas

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ordinato la mobilitazione di "tutti i mezzi disponibili", inclusi quelli militari, per affrontare l'emergenza determinata dalla marea nera nel Golfo del Messico. La stessa amministrazione ha definito l'emergenza determinata dalla marea nera nel Golfo del Messico "catastrofe nazionale". Il governo americano ha detto di ritenere "responsabile" la British Petroleum per quanto accaduto. "Come affermato dal presidente e dalla legge", ha detto Janet Napolitano, ministro dell'Interno, "dovrà risarcire i costi dell'emergenza e delle operazioni di bonifica". Secondo la guardia costiera la macchia di petrolio raggiungerà le coste statunitensi oggi. Il governatore della Lousiana ha decretato lo stato di emergenza. Dopo l'uragano Katrina la città diNew Orleans è minacciata da una nuova catastrofe.

Gli Stati Uniti hanno ordinato ispezioni su tutte le piattaforme nel Golfo del Messico: il ministro dell'interno Ken Salazar, che si trova in Louisiana, ha incontrato i vertici delle società petrolifere che operano off-shore. Un alto funzionario dell'amministrazione Usa non ha escluso una battuta d'arresto nel piano per le trivellazioni annunciato qualche settimana dal presidente Barack Obama. David Hayes, alto funzionario del ministero dell'Interno, non ha escluso una pausa nelle operazioni offshore fintanto che le società petrolifere non dimostreranno che sanno controllare perdite come quelle originate dalla Deepwater Horizon.

Bp ha accettato l'aiuto delle forze armate Usa per contenere la marea nera che minaccia la Louisiana: lo ha detto Doug Suttles, Chief Operating Officer del gigante petrolifero britannico. "Accettiamo qualsiasi aiuto", ha detto Suttles. Una dichiarazione che ha il sapore di una resa, davanti a un evento inarrestabile che nonsi è riusciti a controllare e che forse è stato sottovalutato dalle autorità americane. Come l'emergenza della Grecia per l'Europa, scrive oggi il Washington Post. Ancora non si sa in che termini sarà il contributo delle forze armate. Il tempo stringe dopo la scoperta di una terza falla nel pozzo petrolifero che da sabato butta greggio in mare. La marea nera potrebbe arrivare già oggi sulle coste minacciate, con un giorno di anticipo sulle previsioni dei meteorologi. Ora la fuoriuscita di greggio è di 5mila barili al giorno, cinque volte in più di quella che era stata precedentemente stimata.

La chiazza di petrolio, estesa lungo un fronte di 160 chilometri per 70 di ampiezza, si muove inarrestabile, e come detto minaccia New Orleans. I robot sottomarini non sono riusciti a tamponare le falle e non è stato risolutivo l'intervento di ieri delle squadre speciali che hanno proceduto a un "incendio controllato" di chiazze di greggio.

Charlie Henry, uno dei coordinatori scientifici del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Admnistration), ha detto che è estremamente probabile che i forti venti da sud-est spingano il petrolio dentro il delta del Mississippi. Se il greggio sarà sospinto nelle paludi della Louisiana, ripulirlo sarà praticamente impossibile: un disastro per le riserve naturali. Secondo

Silvio Greco, dirigente di ricerca dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sentito dall'Ansa, "questo rischia di essere il più grande disastro naturale della storia, il problema principale è che la macchia di petrolio sta per raggiungere un'area molto vasta, ed è impossibile fermarla con i metodi tradizionali. Fra gli effetti sulle coste e quelli sui fondali l'ecosistema impiegherà almeno 50 anni per riprendersi dalla catastrofe".

La marea di petrolio vista dal satellite

VIDEO / I robot al lavoro

Onda nera nel Golfo del Messico

Fotogallery / I soccorsi

Esplode piattaforma petrolifera

VIDEO / La piattaforma in fiamme

30 aprile 2010

 

 

 

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

Giovedí 29 Aprile 2010

"Dai nostri archivi"

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Bp, utili in crescita sul rialzo dei prezzi

BUONE NOTIZIE SULLE news

Guido Romeo

Nel Golfo del Messico, la Guardia costiera statunitense ha avviato le operazioni per incendiare in maniera controllata il greggio che continua a fuoriuscire dal pozzo di trivellazione sottomarino della Bp dopo l'affondamento della DeepWater Horizon, la piattaforma galleggiante esplosa la settimana scorsa e nella quale hanno perso la vita 11 mebri dell'equipaggio."L'incendio controllato è molto efficace per ridurre in maniera significativa e rapidamente la quantità del greggio disperso" sottolinea il vice-ammiraglio della Guardia Costiera Usa Mary Landry.

Le autorità americane hanno deciso di ricorrere all'incendio controllato come extrema-ratio perché potrebbero passare ancora tre mesi prima che il pozzo sia sigillato e messo in sicurezza. Dalla falla sottomarina continuano a fuoriuscire quotidianamente 1000 barili di greggio e l'incidente potrebbe degenerare nel peggior disastro dell'industria petrolifera nordamericana.

Nonostante le imponenti misure di contenimento che coinvolgono 50 imbarcazioni, diversi aerei e oltre 1.100 persone, ieri sera la superficie della macchia nera, visibile anche dai satelliti, ha raggiunto i 75mila chilometri quadrati e rischia di coprire i 32 chilometri che la separano dalle coste americane e da diverse oasi naturalistiche entro la fine della settimana. Il costo delle operazioni di bonifica e contenimento ha già raggiunto i sei milioni di dollari al giorno per BP, senza conteggiare le risorse messe a disposizione dalle autorità Usa.

L'incendio controllato è una procedura collaudata, ma tutt'altro che semplice. A partire da ieri pomeriggio le imbarcazioni della Guardia Costiera hanno cominciato a raccogliere la parte più densa della marea nera con una serie di barriere galleggianti lunghe 150 metri. Il greggio verrà trainato verso il mare aperto dove sarà incendiato in piccoli volumi grazie a gel infiammabili e inneschi chimici. "L'incendio controllato può permetterci di consumare dal 50 al 95% del greggio raccolto in ogni barriera", spiega Landry. "Il rovescio della medaglia è il grande pennacchio di fumo nero, ricco di particolato e inquinanti che produce". Il meteo dovrebbe però favorire le operazioni perché si prevede che i venti dominanti spingeranno il fumo lontano dalle coste.

Le condizioni dovrebbero permettere di bruciare in maniera controllata alcune migliaia di litri ogni ora, e interromperli nel caso l'Epa - l'Agenzia Usa per l'ambiente che monitorerà in continuamente la qualità dell'aria - segnalasse un rilascio eccessivo di inquinanti nell'atmosfera. Una volta bruciato, ciò che rimane del greggio si condenserà in barre solide di bitume che, galleggiando in superficie, potranno essere raccolte o aspirate dalle attrezzature di bonifica. "Rispetto a veder arrivare il greggio sulle coste l'impatto ambientale si annuncia veramente ridotto – osserva Greg Pollock, responsabile della divisione per le perdite di greggio dello stato del Texas – perché il petrolio non entrerà in contatto con animali e tutti gli elementi volatili vengono consumati".

La raccolta nelle barriere e l'incendio controllato riguarderà la parte più densa, e perciò più facile da incendiare, della chiazza di greggio e non interferirà con le altre operazioni. Diversi aerei e imbarcazioni sono infatti all'opera sulla parte più estesa e sottile della macchia nera sulla quale sono stati finora applicati oltre 200mila litri di solventi, mentre i mezzi aspiratori hanno raccolto oltre un miliardo di litri di greggio misto ad acqua di mare.

Sul fondo marino prosegue intanto il lavoro dei Rov, i robot telecomandati che stanno cercando di chiudere le grandi valvole di sicurezza alla base del pozzo per arrestare la fuoriuscita di greggio. Nelle prossime settimane verrà inoltre approntato un sistema di raccolta in profondità composto da una campana d'acciaio di alcuni metri di diametro che dovrebbe permettere di catturare gran parte del greggio già in prossimità del punto di fuoriuscita e pomparlo in superficie.

Gli specialisti di Bp stanno preparando anche una nuova trivellazione per installare, tra due o tre mesi, una nuova condotta in grado di drenare il greggio e ridurne la pressione interna. Il gruppo petrolifero britannico ha già avviato la propria inchiesta sull'incidente e assicura la massima collaborazione agli Stati Uniti.

Washington ha infatti avviato due indagini sull'affondamento della piattaforma che Bp aveva in leasing dal gruppo svizzero Transocean: una condotta dai ministeri dell'Interno (che ha competenze ambientali) insieme alla Homeland Security, l'altra su iniziativa delle commissioni per l'Energia e per il Commercio della Camera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lotta contro il tempo

I PRECEDENTI

Golfo Messico, 3 giugno 1979

Oltre un milione di tonnellate di greggio si riversano nel Golfo del Messico dopo l'esplosione del pozzo petrolifero Ixtoc Uno: nove mesi di lavoro per arginare la perdita

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

[pagina precedente] Pagina: 1 2 di 2

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

Giovedí 29 Aprile 2010

"Dai nostri archivi"

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Bp, utili in crescita sul rialzo dei prezzi

BUONE NOTIZIE SULLE news

"... PAGINA PRECEDENTE

Alaska, 24 marzo 1989

Naufragio della petroliera statunitense Exxon Valdez al largo delle coste dell'Alaska: si spandono in mare 50mila tonnellate di petrolio su 1.300 chilometri di coste americane: solo un quarto della fauna sottomarina sopravvive al disastro ambientale

Galles, 16 febbraio 1996

Naufragio della petroliera liberiana Sea Empress al largo delle coste gallesi: riversate in mare 147mila tonnellate di greggio

Galizia, 19 novembre 2002

Naufragio della petroliera liberiana Prestige al largo delle coste spagnole: il mare si riempie di oltre 50mila tonnellate di greggio, migliaia di chilometri di costa contaminati in Spagna, Francia e Portogallo

California, 7 novembre 2007

Una nave sudcoreana urta un pilone del Bay Bridge di San Francisco, riversando nella baia 220mila litri di combustibile

Giovedí 29 Aprile 2010

 

 

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

di Daniela Roveda

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

27 Aprile 2010

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

"Dai nostri archivi"

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

LOS ANGELES - Una nuova catastrofe ambientale si sta per abbattere sulla Louisiana, distrutta cinque anni fa dall'uragano Katrina, e solo una manciata di robot subacquei telecomandati potrebbe prevenirla. La compagnia petrolifera inglese British Petroleum sta cercando di rimediare al disastro causato dall'esplosione di martedì scorso su una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico a 50 chilometri dalla costa americana.

Due squarci aperti nel condotto che congiunge la piattaforma al fondale stanno riversando nel mare mille barili di greggio al giorno. Un'immensa macchia di petrolio, lunga 45 chilometri e larga 30, sta avanzando verso la costa e secondo le previsioni dovrebbe arrivarci nei prossimi due giorni. Nell'esplosione sono morti sette operai, mentre le ricerche degli 11 dispersi sono ormai state interrotte.

I robot subacquei della Bp stanno tentando di attivare una valvola di sicurezza da 450 tonnellate per interrompere il flusso di greggio, ma le operazioni sono complicate dalle condizioni atmosferiche e dalla profondità della valvola, che si trova a quasi 1.600 metri sotto il livello del mare (nella migliore delle ipotesi, l'operazione richiederà un giorno e mezzo); la Bp sta inoltre valutando l'impiego di un'altra trivella per perforare in un altro punto il giacimento sottomarino; contemporaneamente potrebbe iniettare delle sostanze molto dense nel foro originario per fermare o almeno arginare la perdita (ma questa seconda operazione potrebbe durare due o tre mesi); la terza opzione prevede di coprire con una sorta di cupola l'area della perdita per intrappolare il petrolio e pomparlo su una petroliera, una tecnica finora utilizzata solo in acque poco profonde.

Bp ha mobilitato una flotta di cinque aerei e 32 motonavi per spruzzare la macchia di greggio con una sostanza chimica capace di disperdere il petrolio e per gettare immense reti sulla superficie del mare per contenere la macchia nera. Il danno ambientale potrebbe essere colossale soprattutto se il petrolio raggiungesse le isole Chandeleurs, un arcipelago a 45 chilometri dalla trivella nel quale si riproducono tartarughe, pellicani e altre specie di uccelli. Secondo la JP Morgan, il costo dell'incidente nella piattaforma - gestita per conto di Bp dalla svizzera Transoceanic - potrebbe raggiungere 1,6 miliardi di dollari. Senza contare il grave danno di immagine: ieri i titoli Bp hanno perso il due per cento.

La catastrofe della Louisiana potrebbe infine avere ripercussioni sulla politica energetica di Barack Obama, che ha da poco annunciato il progetto di aumentare l'esplorazione e la trivellazione nel Golfo del Messico.

VIDEO / La macchia di greggio in mare

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

L'onda nera nel Golfo del Messico

© RIPRODUZIONE RISERVATA

27 Aprile 2010

 

 

 

 

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

26 aprile 2010

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

"Dai nostri archivi"

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

L'incendio e il crollo della piattaforma petrolifera della Bp, a 70 chilometri al largo delle coste della Louisiana, nel Golfo del Messico, sta causando un disastro ambientale di assoluta gravità. Ogni giorno fuoriescono circa 1.000 barili di greggio e le operazioni per tentare di bloccare le perdite sono state interrotte dal maltempo. La macchia nera potrebbe raggiungere presto le spiagge e la regione paludosa della Louisiana causando un disastro ecologico senza precedenti.

Le ricerche degli undici operai dispersi dopo l'esplosione della Deep Water Horizon si sono concluse sabato. In tutto erano 126 le persone presenti al momento dell'esplosione. I feriti sono 17 di cui quattro in gravi condizioni. La piattaforma conteneva 2,6 milioni di litri di petrolio ed estraeva 8.000 barili di greggio al giorno, circa 90.000 litri.

La BP sta facendo il possibile per bloccare la fuoriuscita di greggio dalle valvole e dalle tubature, ma il compito si sta rivelando estremamente complicato e potrebbe non riuscire. La compagnia ha inviato 30 imbarcazioni per pulire le acque e diversi velivoli che disperdono sulla macchia uno spray diluente.

Sul caso giovedì scorso era intervenuto anche il presidente Barack Obama che aveva detto che il governo degli Stati Uniti considera "una priorità" la risposta ad un'eventuale catastrofe ecologica.

L'onda nera nel Golfo del Messico

26 aprile 2010

 

 

 

 

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

commenti - 4 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

26 aprile 2010

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

"Dai nostri archivi"

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

L'incendio e il crollo della piattaforma petrolifera della Bp, a 70 chilometri al largo delle coste della Louisiana, nel Golfo del Messico, sta causando un disastro ambientale di assoluta gravità. Ogni giorno fuoriescono circa 1.000 barili di greggio e le operazioni per tentare di bloccare le perdite sono state interrotte dal maltempo. La macchia nera potrebbe raggiungere presto le spiagge e la regione paludosa della Louisiana causando un disastro ecologico senza precedenti.

Le ricerche degli undici operai dispersi dopo l'esplosione della Deep Water Horizon si sono concluse sabato. In tutto erano 126 le persone presenti al momento dell'esplosione. I feriti sono 17 di cui quattro in gravi condizioni. La piattaforma conteneva 2,6 milioni di litri di petrolio ed estraeva 8.000 barili di greggio al giorno, circa 90.000 litri.

La BP sta facendo il possibile per bloccare la fuoriuscita di greggio dalle valvole e dalle tubature, ma il compito si sta rivelando estremamente complicato e potrebbe non riuscire. La compagnia ha inviato 30 imbarcazioni per pulire le acque e diversi velivoli che disperdono sulla macchia uno spray diluente.

Sul caso giovedì scorso era intervenuto anche il presidente Barack Obama che aveva detto che il governo degli Stati Uniti considera "una priorità" la risposta ad un'eventuale catastrofe ecologica.

L'onda nera nel Golfo del Messico

26 aprile 2010

 

 

 

 

 

Grave incidente negli Stati Uniti: esplode una piattaforma petrolifera

22 aprile 2010

Grave incidente negli Usa: esplode una piattaforma petrolifera

"Dai nostri archivi"

Dopo l'esplosione della piattaforma Bp è disastro ambientale nel Golfo del Messico

Al rogo la marea nera della piattaforma Bp al largo della Louisiana

Robot "verdi" in azione per fermare la catastrofe

In Norvegia piattaforma petrolifera alla deriva con 75 persone

Marea nera verso New Orleans. Emergenza sottovalutata

Proseguono le ricerche dei dispersi nel Golfo del Messico, dove una piattaforma petrolifera è esplosa ieri sera, circa 50 km al largo delle coste della Louisiana: 11 sono le persone disperse, diciassette i feriti di cui quattro gravi. Al momento dell'esplosione erano presenti 126 impiegati della piattaforma.

Enormi colonne di fuoco si innalzano ancora dalla piattaforma Deepwater Horizon, alta 122 metri, attorno alla quale continuano a circolare elicotteri e navi alla ricerca dei dispersi. L'esplosione si è prodotta verso le 22 di martedì sera ora locale su una piattaforma larga come due campi di calcio della società Transocean, la più grande compagnia del mondo nel settore delle perforazioni off-shore. L'incidente potrebbe rivelarsi il più grave degli ultimi 50 anni negli Stati Uniti.

La speranza è che gli undici che mancano all'appello siamo saliti su un battello di emergenza poi trascinato lontano dalla piattaforma dalle correnti. Alle operazioni di ricerca partecipano elicotteri, aerei e navi della guardia costiera.

Attorno alla piattaforma ancora in fiamme è stata dichiarata una zona di sicurezza per un raggio di cinque miglia nautiche. Le autorità devono valutare anche i danni all'ambiente provocato dall'incidente: quantità di petrolio sono finite in mare e una chiazza ha cominciato a formarsi nei pressi della piattaforma che si è inclinata di alcuni gradi per effetto dell' incendio.

VIDEO / La piattaforma in fiamme

22 aprile 2010

 

 

 

 

2010-04-18

AIRWAIS e VULCANO

L'Italia riapre i cieli dalle 7

L'Ue: metà dei voli operativi

di Cristina Casadei

18 aprile 2010

La nube ha finora lasciato a terra 5 milioni<br/>di persone. Volo di ricognizione sull'Italia

"Dai nostri archivi"

Restano a terra in 3 milioni

La cenere arriva sul nord Italia Aeroporti chiusi

Voli di prova (anche Niki Lauda), le compagnie chiedono di rivedere le restrizioni

La nube ferma il 70% dei voli. Enac, stop fino alle 8 di lunedì. E il vulcano continua a eruttare

In Italia spazio aereo aperto, ma molti voli cancellati

L'Enac riaprirà lo spazio aereo alle 7. Il direttore operativo di Alitalia, Giancarlo Schisano, ha detto che tutti gli aerei e l'equipaggio della compagnia sono pronti a riprendere i voli intercontinentali, tranne quelli diretti a Londra, Parigi, Bruxelles e Amsterdam, i cui scali sono ancora chiusi. L'ultimo bollettino del Met office, l'autorevole centro meteo britannico, spiega che l'eruzione del vulcano continua e la situazione è critica per i cieli della Gran Bretagna. E non solo, tant'è che resta ancora chiuso tutto lo spazio areo del nord della Francia e di molti altri paesi.

 

Mentre si lavora per arrivare a "soluzioni concrete per aprire progressivamente lo spazio aereo – spiega il sottosegretario per gli Affari europei Diego Lopez Garrido parlando a nome della presidenza di turno spagnola della Ue – domani, lunedì, solo metà dei voli sarà operativa in Europa perché la nube si sta muovendo verso Nord-est" e a poco a poco scende verso l'Italia trascinata dalle correnti. I disagi per chi ha in programma dei voli continueranno quindi anche nei prossimi giorni e la nube vulcanica farà lievitare ulteriormente il numero di 6,8 milioni di passeggeri che da giovedì sono rimasti a terra perché il loro volo è stato cancellato a causa dell'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajkull. E si sono ritrovati imprigionati nella ricerca di percorsi e soluzioni alternative, niente affatto semplici da trovare.

 

Eurocontrol, l'ente europeo di controllo dell'aviazione civile, ha spiegato che domenica sono stati cancellati 20mila voli, mentre sabato sono stati effettuati cinquemila dei 22mila voli previsti e venerdì ne sono stati effettuati 10.400 su 28mila. In totale in tre giorni sono stati quindi cancellati circa 63mila voli. Olivier Jankovec, direttore generale di Aci (Airports council international) Europe, ha osservato che "con 313 aeroporti paralizzati al momento l'impatto della nube islandese è stato peggiore di quello dell'11 settembre. Più di 6,8 milioni di passeggeri sono stati colpiti dal problema e gli aeroporti europei hanno perso circa 136 milioni di euro".

Mentre i test proseguono con esito positivio, questa sera Klm ne farà altri tre, dopo averne già compiuti 10, Ulrich Schulte-Strathaus, segretario generale dell'Aea, ha osservato che i voli di prova compiuti da numerose compagnie aeree non hanno rilevato irregolarità e quindi questo supporta la nostra richiesta che altri strumenti e metodi vengano usati per determinare i reali rischi e individuare le no-fly zones. Le compagnie aeree devono essere in grado di volare dove è sicuro. Questo è quello che i nostri passeggeri ci chiedono".

 

In Italia l'Enac ha sciolto la riserva e lo spazio aereo in tutto il Nord Italia rimarrà chiuso fino alle 7 di domani, lunedì. Questa mattina ha autorizzato l'Enav (Azienda italiana per l'Assistenza al Volo) a effettuare un volo di ricognizione per controllare direttamente lo stato delle aerovie italiane interessate dalla nube vulcanica. Il volo è stato effettuato da Ciampino sulla rotta Bolsena-Ferrara con un Cessna Citation 2 del Reparto Radiomisure dell'Enav, con equipaggio di condotta comandato dallo stesso Dirigente Operazioni Volo dell'azienda. Dopo l'avvicinamento a Venezia Tessera l'aereo Enav ha effettuato un altro avvicinamento a Milano Linate, da dove è rientrato a Ciampino attraversando a varie quote lo spazio aereo italiano lungo la direttrice Pisa-Grosseto. In queste ore sono in corso le ispezioni dei motori per verificare il loro stato di usura e l'eventuale presenza di particelle della nube, anche nell'olio del motore

Da Bolzano fino a Rimini nemmeno oggi si può volare perché "non accennano a diminuire le negative condizioni determinate dalla nube del vulcano islandese", spiega il presidente dell'Enac Vito Riggio. Riggio ha anche chiesto al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, di poter disporre prima possibile di appositi sensori per rilevar e emisurare la presenza delle ceneri che non sono rilevabili via radar. Se da Rimini in su lo spazio aereo è stato chiuso con molti disagi, da Rimini in giù non è andata molto meglio. Anche oggi infatti sono state cancellate molte centinaia di voli in tutti gli scali: solo a Fiumicino per ora sono stati 360.

Ciò che è accaduto nel nostro paese infatti si è ripetuto in molti altri paesi europei. Infatti sono rimasti totalmente chiusi gli spazi aerei di Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Gran Bretagna, Lituania, Lettonia, Finlandia, Ungheria, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Slovenia, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Ucraina. E poi di gran parte della Francia, della Germania, della Spagna. Fino a ieri sera, pur con molti disagi, è rimasto aperto solo lo spazio aereo sull'Europa meridionale in un'area che va dalla Spagna meridionale all'Italia del Sud alla Grecia e alla Turchia.

Di fronte al blocco di merci e persone in un'area così vasta L'Olanda e altri paesi europei hanno deciso di sfidare le ceneri vulcaniche e di fare un test di volo per valutare il reale impatto sugli aeroplani ad uso commerciale. La compagnia olandese Klm proprio ieri sera ha deciso di fare decollare un volo di prova sulla tratta Amsterdam-Duesseldorf, mentre oggi la stessa operazione è stata ripetuta anche da Air France. I risultati delle analisi saranno disponibili nelle prossime ore ma Erick Derivry, portavoce del principale sindacato dei piloti dell'Air France, ha detto che i piloti delle linee aeree "vogliono elementi tangibili e concreti per accertare se le nuvole di cenere provocate dal vulcano islandese Eyafjallajokull costituiscano un pericolo effettivo per la sicurezza dei voli. Il principio di precauzione va benissimo, ma poi occorrono degli elementi tangibili e concreti che lo confermino o smentiscano, e oggi non ce ne sono".

18 aprile 2010

 

 

2010-04-17

La nube ferma il 70% dei voli.

Enac, stop fino alle 8 di lunedì.

E il vulcano continua a eruttare

17 aprile 2010

Nube in Italia, Enac estende lo stop ai voli fino alle 20. Nella foto passeggeri bloccati a terra all'aeroporto di Torino Caselle (Ansa)

La nube di cenere prodotta dal vulcano islandese Eyjafjallajokull è sull'Italia. L'Enac ha disposto l'interdizione al volo strumentale di tutto il Nord Italia fino ai 35 mila piedi (cioè 10.668 metri) fino alle 8 di lunedì. Il presidente Vito Riggio: "I passeggeri hanno diritto al rimborso del biglietto, ma non al risarcimento del danno". Caos negli aeroporti

 

L'Enac ha disposto di estendere l'interdizione al volo in tutto il Nord Italia fino a lunedì

19 alle 8. Questo, informa una nota, in quanto non accennano a diminuire le negative condizioni determinate dalla nube del vulcano islandese Eyjafjallajokull. Attualmente, prosegue l'Enac, non è invece necessario procedere all'allargamento del blocco per ulteriori spazi aerei italiani. L'aeroporto di Fiumicino si conferma quindi aperto al traffico, pur registrando un elevato numero di cancellazioni e ritardi dei voli.

A causa dei disagi creati dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall'Islanda, le linee aeree europee hanno cancellato più del 70% dei loro voli sul nord e sul centro Europa, mentre si allunga la lista dei paesi che stanno chiudendo - in parte o del tutto - il loro spazio aereo. Forse, dicono gli esperti dei principali centri meteo, non ci saranno cambiamenti significativi almeno fino a giovedì 22 aprile. Anche perché la direzione dei venti che stanno spingendo la nube verso l'Europa, non cambierà nei prossimi giorni.

Dall'Istituto Meteorologico Islandese arriva un'altra cattiva notizia: l'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull sta proseguendo, e le ceneri sono "sparate" a 5-6 km di altitudine nell'atmosfera.

In Italia l'Enac ha disposto l'interdizione al volo strumentale di tutto il Nord Italia fino ai 35 mila piedi, cioè 10.668 metri, fino alle 8 di lunedì 19 aprile.

Negli aeroporti si stanno verificando gravi disagi: a Roma Fiumicino una fila di passeggeri lunga un centinaio di metri sta aspettando di trovare agli sportelli una soluzione alternativa al viaggio in aereo. La Protezione Civile è già pronta a intervenire con brandine, coperte, latte e generi alimentari. Cancellati decine di voli anche a Torino, Bologna, Catania.

A Milano fino a lunedì il personale degli aeroporti di Malpensa e Linate è in cassa integrazione e ferie. Il provvedimento, come si apprende da ambienti sindacali, è stato attuato in virtù della situazione di emergenza e riguarda i lavoratori dell'handling, dei check-in, delle rampe e la

vigilanza ai varchi. In accordo con i sindacati il provvedimento è stato attuato per ottimizzare la cig che è già in vigore, a rotazione, per i dipendenti della Sea.

 

Gli unici voli consentiti dall'Enac sono quelli che raggiungono un'altitudine superiore ai 35 mila piedi e quelli di emergenza. La chiusura degli spazi aerei è inevitabile, dato che le ceneri entrando nelle turbine dei motori dei velivoli ne causano l'incendio.

Fra le principali compagnie aeree europee, la British Airways ha esteso il blocco dei voli da e per la Gran Bretagna a tutta la giornata di domenica. In Francia il governo ha deciso che gli aeroporti di Parigi e quelli a nord dell'asse Nantes-Lione (che taglia più o meno a metà la Francia) rimarranno chiusi fino a lunedì mattina alle 8.

Ryanair, invece, ha cancellato i voli da e per il nord Europa fino a lunedì mattina.

Voli cancellati per tutta la giornata di sabato anche per Lufthansa. Gli aeroporti tedeschi rimarranno chiusi almeno fino alle 2 del mattino di domenica.

I disagi interessano anche altri paesi extra-europei: Air India ha fatto sapere di aver bloccato tutti i voli verso l'Europa, il Canada e gli Stati Uniti per la giornata di domenica. Stessa decisione presa da Etihad Airways, controllata dal governo di Abu Dhabi, e da South African Airways.

L'Enac consiglia ai passeggeri di contattare la compagnia aerea di riferimento per le informazioni sull'operatività del proprio volo. Per informazioni sui propri voli Alitalia ha invece attivato anche il Numero Verde 800 650055. In caso di cancellazione di voli o pacchetti turistici, Federconsumatori e Adusbef invitano tutti i viaggiatori che non l'avessero ancora fatto a rivolgersi presso le loro sedi o presso lo Sportello Nazionale Sos Turista (www.sosvacanze.it) per ottenere la consulenza necessaria alla richiesta dei rimborsi.

Per il fine settimana le Ferrovie dello Stato comunicano di aver potenziato l'offerta tra il Nord e il resto del Paese: sei corse aggiuntive di Frecciarossa sabato 17 tra Roma e Milano e fermata a Bologna. Ancora sabato quattro collegamenti Frecciargento tra Venezia e Roma, con fermata a Bologna. Inoltre domenica 18 una coppia aggiuntiva di Frecciarossa in partenza da Roma per Milano alle 8.00 e, alla stessa ora, da Milano in direzione della Capitale.

La nube di cenere prodotta dal vulcano islandese Eyjafjallajokull è sull'Italia. L'Enac ha disposto l'interdizione al volo strumentale di tutto il Nord Italia fino ai 35 mila piedi (cioè 10.668 metri) fino alle 8 di lunedì. Il presidente Vito Riggio: "I passeggeri hanno diritto al rimborso del biglietto, ma non al risarcimento del danno". Caos negli aeroporti

17 aprile 2010

 

 

 

 

escapemilan, i designer del Salone provano a lasciare Milano con l'aiuto di twitter

di Chiara Beghelli

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

17 APRILE 2010

"Dai nostri archivi"

La nube ferma il 70% dei voli. Enac, stop fino alle 8 di lunedì. E il vulcano continua a eruttare

È il Salone bellezza

Che traffico al Salone! Alla mobilità ci pensano il Comune e Atm

I COSTI PER LE AZIENDE / È il Salone bellezza

IL SALONE DEL MOBILE DI MILANO / Un telone sui topi della Darsena

Fino a poche ore fa si scambiavano le foto scattate agli oggetti più interessanti e le dritte per i party del FuoriSalone. Ma la nube vulcanica e il blocco degli aerei hanno trasformato gli entusiasti visitatori britannici del Salone del Mobile - designer, giornalisti, architetti o curiosi - in ansiosi prigionieri che ora digitano tag come #escapemilan (scappare da Milano) e #getmehome (portatemi a casa). Il tam tam della fuga dalla città passa da richieste di passaggi in auto, consigli su dove noleggiare le poche automobili rimaste, che si mescolano a momenti di disperata ironia come quella di chi posta la foto dell'unico mezzo trovato per andarsere: una segway, le due ruote elettriche da guidare in piedi. Sotto il cielo di cenere eruttiva si agitano nomi celebri come Tom Dixon (il magazine Dezeen twitta che sta meditando di raggiungere Londra in moto), ma anche il designer Giles Miller, che nel pomeriggio aveva già raggiunto il confine italiano con una Punto noleggiata fortunosamente, e sperava di trovare un'altra auto per proseguire il suo viaggio. Oltre a suppliche per un passaggio, fra i tweet degli amanti del design in fuga si trovano anche casi di inaspettata generosità: preoccupato per la sorte dei suoi compatrioti, Dan Snow, giovane scrittore e presentatore della Bbc, ha aperto l'account calaisrescue. Domenica, promette, sarà a Calais con una miniflotta di cinque barche e fino al tramonto farà la spola sulla Manica con il porto di Dover. Ma come raggiungere il porto francese sulla Manica resta un problema aperto. Gli organizzatori del London Design Festival, però, sono stati fra i primi a risolverlo. Forse leggendo dell'odissea della cancelliera tedesca Angela Merkel sulle strade di mezza Europa, già dalla mattina di sabato si sono procurati dei biglietti d'autobus per la Francia, decisi a raccogliere il generoso invito di Snow. "Bisognerebbe dare un premio al modo più creativo per andarsene da Milano", scrivevano comodamente diretti verso nord. E nel primo pomeriggio salutavano con sollievo la prima tappa della loro fuga: "I bellissimi monti svizzeri".

17 APRILE 2010

 

 

 

Merkel fa il giro d'Europa per tornare dagli Stati Uniti, ecco le tappe e i mezzi alternativi al volo usati

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

17 marzo 2010

"Dai nostri archivi"

La cenere arriva sul nord Italia Aeroporti chiusi

Vertice Nato: la Merkel aspetta Berlusconi impegnato al telefono

Il no più deciso agli aiuti per la Grecia arriva dall'opinione pubblica tedesca

Merkel contro i derivati e ottimista per la Grecia

I PROBLEMI DI EUROLANDIA / La Germania balla da sola

 

Un'ora fermo a Ciampino prima di ottenere l'ok al decollo. La nube di ceneri vulcaniche che ha bloccato i cieli di mezza Europa ha fermato anche Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio ha dovuto aspettare che si chiarisse se i voli di Stato fossero o no esclusi dal divieto di sorvolo imposto dall'Enac sull'Italia settentrionale. Si doveva capire se l'aereo del presidente del Consiglio fosse equiparabile ai voli militari, di emergenza e umanitari: gli unici a cui è ancora consentito di alzarsi in volo. Il premier è così decollato in ritardo ed è arrivato a Linate giusto in tempo per recarsi ai funerali di Raimondo Vianello.

 

Al presidente del Consiglio, comunque, è andata meglio che alla sua collega tedesca, Angela Merkel. La nuvola di cenere infatti sta facendo compiere un inconsueto periplo ad Angela Merkel per riuscire a tornare a Berlino. Di ritorno da una visita negli Stati Uniti, l'aereo governativo "Konrad Adenauer" dopo essere partito da San Francisco, dove il cancelliere aveva visitato prima Hollywood e poi la Stanford University, è atterrato ieri a Lisbona. Dopo il pernottamento nella capitale portoghese, Merkel ha proseguito verso l'Italia, atterrando nel pomeriggio in un aeroporto militare a Roma. L'Ufficio stampa federale ha comunicato che dalla capitale italiana il viaggio proseguirà, probabilmente a bordo di "veicoli", in direzione dell'Alto Adige. Dunque pullman? Chissà.

Il trasferimento della Merkel con i 60 componenti della sua delegazione avrebbe come destinazione Bolzano. Pernottamento e poi? Domani il viaggio potrebbe proseguire verso la Germania, anche se non è ancora noto con quali mezzi di trasporto, se per via stradale o aerea. Secondo la prima rete televisiva Ard, il cancelliere potrebbe domani salire a bordo di un piccolo aereo, che volando a bassa quota, per non danneggiare i motori a causa delle particelle smeriglianti della nuvola vulcanica, riuscirebbe a riportare la Merkel a Berlino.

 

Anche in caso di ritorno nella capitale tedesca, rimane incerta la partecipazione del cancelliere ai funerali di domani a Varsavia del presidente polacco Lech Kaczynski. Una delle eventualità allo studio prevede il possibile trasferimento della Merkel in elicottero da Berlino a Varsavia. Anche il presidente del Consiglio Berlusconi dovrebbe volare, ops, andare a Varsavia. Ma non è ancora chiaro come.

17 marzo 2010

 

 

 

I piani A, B e C di un cronista bloccato in Gran Bretagna dalla nube

di Sergio Nava

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

17 APRILE 2010

"Dai nostri archivi"

La nube ferma il 70% dei voli. Enac, stop fino alle 8 di lunedì. E il vulcano continua a eruttare

La cenere islandese mette a terra l'Europa Chiusi i cieli di 11 paesi

La cenere arriva sul nord Italia Aeroporti chiusi

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

In quattordici anni di voli aerei una situazione del genere non mi era mai capitata. Normalmente - anche nelle situazioni più disperate - il "piano B" saltava sempre fuori. Poteva essere solo questione di fortuna, o di coincidenze inaspettate. Ma arrivava sempre. Non questa volta, però.

L'avventura da cronista inizia a Liverpool giovedì mattina: nella culla dei Beatles per curare un reportage per Radio 24, vengo informato dalla redazione che un vulcano ha cominciato a vomitare cenere in direzione della Gran Bretagna, provocando la cancellazione di alcuni voli. L'istinto mi dice che è qualcosa di serio, ma - con una tratta Liverpool - Milano in programma per il giorno successivo - tendo a non preoccuparmi eccessivamente. Come unica precauzione, chiedo alla radio di prenotarmi un volo da Londra per il sabato sera, in modo da partire da uno scalo con maggiori opzioni di rientro (a Liverpool i voli per Milano sono infatti solo tre a settimana).

Venerdì mattina comprendo meglio la gravità della situazione: confermo dunque il volo Alitalia per il sabato sera, straccio il volo Ryanair del venerdì (mossa azzeccata, qualche ora dopo il boss della compagnia irlandese Michael O'Leary annuncerà che la sua low-cost chiude fino almeno a lunedì), e mi metto - alle 14.48 - su un treno per Londra - Victoria Station. Poco più di due ore di viaggio su un comodo Pendolino della Virgin Trains, neppure troppo affollato, con tavolino di lavoro annesso. Arrivo alle 17 a Londra. Resto ottimista. Ma la visione dei telegiornali serali cancella subito ogni aspettativa positiva. Bbc e Sky News sono un bollettino di guerra, tra voli cancellati e passeggeri che prendono d'assalto stazioni dei treni e traghetti.

La mattina successiva la situazione degenera. Decido allora di mettere in atto un "piano C", via terra. Ma qui arriva la sorpresa: tutti gli autobus Eurolines da Londra a Milano (oltre 23 ore di viaggio, non esattamente una passeggiata…) sono pieni per giorni, e così quelli da Parigi. I collegamenti tra la capitale francese e l'Italia via treno sono altrettanto stracolmi (almeno secondo il sito di Trenitalia), per cui abbandono l'idea di acquistare uno degli ultimi biglietti disponibili nel pomeriggio sul treno Eurostar da Londra a Parigi. Né Hertz né Avis sembrano essere d'aiuto.

L‘unica soluzione rimasta sembra dunque quella di attaccarsi al telefono, chiamando il call center Alitalia. Il quale, a giudicare dal numero di volte che respinge ogni mio singolo tentativo di connessione, deve assomigliare molto - in queste ore - al centralino dei vigili del fuoco di una città su cui si è appena abbattuta una gigantesca inondazione.

Meglio allora mettersi il cuore in pace. Nell'attesa che il vulcano ci dia tregua.

17 APRILE 2010

 

 

 

 

Perché la cenere vulcanica danneggia gli aerei

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

16 aprile 2010

"Dai nostri archivi"

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

La cenere islandese mette a terra l'Europa Chiusi i cieli di 11 paesi

La cenere arriva sul nord Italia Aeroporti chiusi

 

La cenere vulcanica è composta da microparticelle di rocce polverizzate immesse nell'atmosfera durante le eruzioni vulcaniche, che, nel caso di eruzioni esplosive, possono essere "sparate" anche a decine di chilometri di altezza. Le particelle più piccole – di dimensione che varia da 1 a 15 micron – possono restare nell'atmosfera per alcuni giorni.

La cenere è principalmente fatta di silicati, che fondono a circa 1100 gradi centigradi. Se questi vegnono a conatto con le turbine di un aereo, che di solito hanno una temperatura di crica 1400 gradi centrigradi, incendiano i motori. Alcuni motori di costruzione più recente hano un migliore sisetma di raffreddamento e quindi, in quetsi casi, il rischio fusione e incendio delle cenerei vulcazniceh non esiste. Ma i pericoli che la cenere eruttiva può provocare a un aereo non si fermano qui: la cenere è altamente abrasiva e può causare danni alla carlinga; riduce la visibilità dei piloti; le microparticelle possono superare i filtri dei sistemi di condizionamento dell'aria e penetrare nei sistemi elettrici. Infine, la cenere vulcanica è spesso accompagnata da gas di acido solforico. Ad altissima capacità corrosiva.

Per saperne di più: il manuale dell'International Airways Volcano Watch

16 aprile 2010

 

 

 

 

 

Nel 1700 la nube portò il gelo

dal nord fino al Mississippi

di Marco Magrini

commenti - 5 | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

16 aprile 2010

"Dai nostri archivi"

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

La cenere islandese mette a terra l'Europa Chiusi i cieli di 11 paesi

La nube ferma il 70% dei voli. Enac, stop fino alle 8 di lunedì. E il vulcano continua a eruttare

Rimborso del biglietto o volo alternativo per i passeggeri

Vulcano in eruzione in Islanda, 1.300 bloccati in aeroporto

Il 24 giugno del 1982, l'industria dell'aviazione scopre che i vulcani sono pericolosi. Il volo British Airways 9, in viaggio da Londra a Auckland, si imbatte nelle ceneri del vulcano indonesiano Galunggung e, di lì a poco, tutti e quattro i motori del 747 si inceppano. Con un sangue freddo entrato nella leggenda, i piloti riescono a far planare l'aereo per 23 lunghi minuti, perdendo 11 chilometri di quota. Dopodiché, uno dopo l'altro, i motori si riaccendono e il volo 9 atterra a Giakarta senza vittime.

Ma le eruzioni – come quella del vulcano islandese Eyjafjallajökull, che ieri ha bloccato il traffico aereo nel nord Europa – hanno altre lezioni da insegnare. Le ultime tre volte che l'Eyjafjallajökull ha eruttato (nel 920, nel 1612 e nel 1823), ha puntualmente messo in moto anche il vulcano Katla, ben più grande e insidioso. L'eruzione del 1755 ad esempio, fece sciogliere il ghiacciaio che lo ricopriva, gettando in mare una quantità impressionante di acqua.

Ma è solo pochi anni più tardi, nel 1783, che la natura vulcanica della gelida e meravigliosa isola sull'Atlantico del nord, ha dato la più spaventosa prova di sé. Il vulcano Laki, di fatto una lunga fessura con 130 crateri a 1.700 metri di altezza, non distante da Katla, vomita 14 chilometri cubici di lava, insieme ad anidride solforosa e acido fluoridrico. In Islanda muoiono animali e esseri umani, il 20% della popolazione. In Inghilterra, quell'estate del 1783, viene ricordata come "l'estate sabbiosa", con una vera e propria pioggia di cenere che oscura il cielo. Sull'intero nord Europa, le temperature precipitano. E l'America sperimenta l'inverno più freddo che la storia ricordi. Si dice che persino a New Orleans, il Mississippi si congelò.

"Il vulcano Katla è tenuto sotto controllo dai nostri sistemi di monitoraggio", assicura Magnus Tumi Gudmundsson, professore di geofisica all'Università di Reykjavik. "Al momento, non ci sono segnali che l'eruzione in corso stia avendo effetti sul vulcano Katla". Secondo le autorità islandesi, nonostante stia crescendo la fuoriuscita di lava, i crateri dell'Eyjafjallajökull non si stanno allargando. "L'anidride solforosa può avere effetti devastanti sul clima – ammette Thor Thordarson, un esperto di vulcani islandesi che lavora all'Università di Edinburgo – ma al momento non pare che si possano avere effetti climatici significativi da questa eruzione. Se il fenomeno si arresterà presto, non avrà impatti rilevanti sull'atmosfera". Resta il fatto che nessuno è in grado di predire con certezza cosa accadrà. L'ultima volta che l'Eyjafjallajökull ha eruttato, è andato avanti per mesi.

Nel 1991, l'eruzione del monte Pinatubo nelle Filippine produsse abbastanza ceneri e gas da abbassare la temperatura media globale di 0,5 gradi per due anni, per il semplice motivo che le particelle di anidride solforosa hanno la proprietà di riflettere la radiazione solare. Non a caso, fra le possibili (e spesso folli) idee per fermare drasticamente il global warming, è circolata anche quella di irrorare l'atmosfera con lo zolfo, che contribuirebbe ad abbassare la temperatura.

Diciannove giorni dopo l'incidente del volo British Airways 9, un 747 della Singapore Airlines, passando dall'Indonesia, ripete la solita, brutta esperienza: tre motori del velivolo, per colpa del silicio contenuto nella cenere vulcanica, si bloccano. Ne segue un altro, miracoloso salvataggio. Ma, a quel punto, le autorità indonesiane decidono finalmente di chiudere il traffico aereo. Almeno sulla carta, il rischio di un global cooling innescato dal ribollente suolo islandese è basso, eppure non ancora scongiurato. Ma quando si parla di aeronautica, il rischio vulcanico non vuole più prenderselo – giustamente – nessuno.

16 aprile 2010

 

 

 

 

 

MONDO

ILSOLE24ORE.COM > Notizie Mondo ARCHIVIO

La cenere islandese mette a terra l'Europa Chiusi i cieli di 11 paesi

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

Venerdí 16 Aprile 2010

"Dai nostri archivi"

La nube ferma il 70% dei voli. Enac, stop fino alle 8 di lunedì. E il vulcano continua a eruttare

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

Ieri, scrutando i cieli del nord Europa, non si vedeva cenere nell'atmosfera. Ma c'era una polvere finissima e invisibile, spinta da un vento di sudest sopra un'area che va dall'Inghilterra alla Russia, carica di silicio, l'elemento dal quale si ricava il vetro. Nei motori degli aeroplani si fonderebbe e li bloccherebbe. Così, per la costernazione di migliaia e migliaia di passeggeri che scrutavano il cielo senza leggerci segnali di pericolo, il traffico aereo fra l'Irlanda e la Scandinavia è stato interrotto, con pesanti ripercussioni su tutti gli aeroporti continentali. Nove i paesi che hanno completamente chiuso lo spazio aereo, in altri due la chiusura è solo parziale. Il blocco continuerà anche oggi.

Quella polvere di silicio viene da migliaia di chilometri lontano, dalla gelida Islanda. Il vulcano Eyjafjallajökull, che dista solo 120 chilometri dalla capitale Reykjavik, aveva cominciato a eruttare il 20 marzo. Ma due giorni fa, l'attività si è sensibilmente intensificata – dieci volte più violenta della precedente – sparando una colonna di cenere fino a circa dieci chilometri di altezza.

Lo stesso vento di sudest che ha messo in ginocchio l'aviazione europea, ha risparmiato gli islandesi proprio mentre si stavano leccando le ferite della crisi: lunedì scorso, è stato pubblicato il report ufficiale di 2mila pagine sul crack bancario del paese. E, alla luce della contesa che oppone l'Islanda a Inghilterra e Olanda sul fallimento della banca online Icesave, non sono mancati i commenti sarcastici su questa fatalità della natura.

In compenso, circa 800 persone che abitano un'area relativamente vicina al vulcano in attività, sono state evacuate. Non tanto per il rischio della lava o della cenere, quanto per le alluvioni e le valanghe di fango provocate dai ghiacci che il calore della terra sta sciogliendo.

"È la prima volta che il traffico aereo viene chiuso per un evento naturale", ha detto una portavoce dell'autorità aeronautica britannica. Ma non è ancora chiaro quando tutto tornerà alla normalità. Gli Stati Uniti hanno già comunicato che oggi circa metà dei voli diretti in Europa saranno cancellati: le rotte intercontinentali fra le due sponde dell'Atlantico passano proprio dall'Islanda.

Ieri a tarda sera anche i due aeroporti di Parigi sono stati chiusi e, poco più tardi, anche Germania e Polonia hanno fermato parzialmente il traffico aereo. Fra sabato e domenica, Varsavia attende l'arrivo di 70 capi di stato, incluso Barack Obama, per i funerali di Lech Kaczynski. Ma tutto dipende da come si comporterà il vulcano Eyjafjallajökull.

M. Mag.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CAOS ANCHE OGGI, FORTI DISAGI IN ITALIA

 

Traffico aereo paralizzato

Il vulcano islandese Eyjafjallajökull comincia l'eruzione all'alba di mercoledì. Viene scagliata nel cielo una colonna di fumo alta dieci chilometri che nella notte si sposta verso sudest fino a coprire, ad alta quota, i cieli d'Europa, cominciando dalla Norvegia per poi scendere in Scozia

Gran Bretagna e Irlanda nelle prime ore del mattino iniziano a sospendere i voli. A Manchester alle 7 i voli vengono sospesi per qualche ora. Alle 9.30 viene chiuso lo spazio aereo di tutta la Gran Bretagna. Si ferma Heathrow, lo scalo più affollato d'Europa con 1.300 voli giornalieri. Seguono Stansted e Gatewick. A fine giornata saranno oltre 400mila i passeggeri bloccati nel solo Regno Unito (nella foto l'aeroporto di Londra). I viaggiatori assaltano l'Eurostar ma i posti si esauriscono subito e la società ferroviaria lancia un appello: nessuno arrivi in stazione senza il biglietto.

A metà mattina anche Finlandia e Olanda chiudono lo spazio aereo. Più o meno alla stessa ora - le 9.30 - tocca alla Norvegia. Alle 14 il Belgio comunica che il suo spazio aereo verrà chiuso dalle 16.30. Insieme arrivano gli annunci di Stoccolma e Copenhagen

A metà pomeriggio le previsioni sullo spostamento della nube peggiorano e costringono anche la Francia a piegarsi al vulcano: dalla serata di ieri sono chiusi Parigi (Roissy e Orly) e altri 23 scali. In tarda serata chiusura parziale (che oggi potrebbe diventare totale) per Polonia e Germania. In Italia sono cancellati tutti i voli per le destinazioni con aeroporti bloccati ma Alitalia promette di fare il possibile, dopo l'annuncio che alle 12 di oggi potrebbero essere riaperti gli scali di Londra, Amsterdam, Parigi e Bruxelles.

Venerdí 16 Aprile 2010

 

 

La cenere arriva sul nord Italia Aeroporti chiusi

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

Sabato 17 Aprile 2010

"Dai nostri archivi"

La cenere islandese mette a terra l'Europa Chiusi i cieli di 11 paesi

La nube ferma il 70% dei voli. Enac, stop fino alle 8 di lunedì. E il vulcano continua a eruttare

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

Nel 1700 la nube portò il gelo dal nord fino al Mississippi

In Italia spazio aereo aperto, ma molti voli cancellati

Gianluca Di Donfrancesco

Si sposta verso sud-est la nube di cenere e polvere di silicio generata dall'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull, in Islanda. E si allarga lo spazio aereo interdetto al volo. Per tutto il pomeriggio di ieri l'Enac ha ponderato la decisione di chiudere gli scali del nord Italia. Ha sciolto la riserva alle 22.45: aerei a terra dalle 6 alle 14. In tutti gli aeroporti della regione (come Caselle, Malpensa, Linate, Bergamo, Venezia, Bologna) gli unici voli autorizzati saranno quelli d'emergenza. Sull'Italia la nube arriva oggi: raggiungerà la massima espansione verso le 14. Coprirà tutto il nord, fino all'Emilia Romagna.

Lo stop al traffico aereo è stato deciso in Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Danimarca, nei tre paesi baltici, in Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Romania, Polonia. Scali chiusi anche in Inghilterra, mentre alcuni voli sono ripartiti in Irlanda e Scozia. Ryanair ha comunque confermato lo stop a tutti i voli in programma nel nord Europa fino alle 13 di lunedì. Restano aperti gli scali in Spagna e Grecia.

Si tratta di una crisi senza precedenti. Se lo stop ai voli dovesse continuare, potrebbe colpire sei milioni di passeggeri. L'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull, a 120 chilometri dalla capitale Reykjavik, è cominciata il 20 marzo, ma martedì la colonna di cenere ha raggiunto i dieci chilometri di altezza e si è rapidamente spostata sul continente. I monitor della sala operativa di Eurocontrol, l'organismo che raccoglie 40 paesi europei e ha il compito di garantirne la sicurezza aerea, ieri ritraevano un continente tagliato in due delle Alpi, con aerei in volo solo a sud della catena.

Dall'Islanda ieri arrivavano notizie di una continuazione sporadica dell'attività del vulcano. La concentrazione di ceneri si sta spostando, liberando alcune zone a nord, tanto che alcuni voli sono potuti riprendere in Svezia e in Norvegia. Ieri, ha fatto sapere Eurocontrol, sono stati effettuati circa 12mila voli sui 28mila normalmente previsti nei 40 paesi affiliati. Lunedì pomeriggio ci sarà una riunione tecnica in teleconferenza dell'autorità per la sicurezza aerea di tutti i paesi membri di Eurocontrol e della Commissione Ue per fare il punto sulla situazione. "È la peggiore emergenza che abbiamo visto. In confronto l'11 settembre non è stato un grosso problema", dice Giovanni Lenti, uno degli operatori impegnati a fronteggiare l'emergenza.

La paralisi del traffico ha costretto milioni di persone a sostare negli aeroporti o a cercare altri mezzi per spostarsi. Tra loro anche il primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg, rimasto bloccato a New York. Il premier ha continuato a governare con l'ultimo gioiello della Apple: l'iPad. Lo ha riferito la sua portavoce, Trude Maaseide, precisando che Stoltenberg ha acquistato lo strumento dopo la cancellazione del volo di ritorno "appositamente per mantenersi in contatto con il suo ufficio in Norvegia".

Stoltenberg aveva partecipato a Washington al summit sulla sicurezza nucleare organizzato dal presidente americano Barack Obama all'inizio della settimana. Al vertice era presente anche il cancelliere tedesco Angela Merkel, che per tornare in Germania ha fatto scalo a Lisbona.

Con i voli bloccati è partita la corsa ai treni. Ieri, in Francia, non appena è stata diffusa la notizia della chiusura dell'aeroporto di Parigi, diecimila persone si sono spostate sulle linee ferroviarie, creando un overbooking su tutte le linee Eurostar, in particolare sul collegamento con Londra. Sulla tratta sono stati impiegati tre treni in più. Per oggi le Ferrovie francesi hanno attivato otto treni in più, per 6.500 posti sui collegamenti interni e hanno potenziato quelli con Belgio, Olanda e Germania (in tutto 1.900 posti).

In Italia, su invito del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, le Ferrovie dello stato hanno garantito nel fine settimana collegamenti tra il nord Italia e il resto del paese equivalenti a quelli degli altri giorni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sabato 17 Aprile 2010

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

IL MATTINO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.ilmattino.it/

2010-02-11

La GAZZETTA dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.gazzetta.it/

2010-02-11

CORRIERE dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.corrieredellosport.it/

2010-02-11

LA STAMPA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

2010-02-11

 

 

SORRISI e CANZONI

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

2010-02-11

 

WIKIPEDIA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.wikipedia.it

 

GENTE VIAGGI

http://www.genteviaggi.it/

AUTO OGGI

http://www.inauto.com/speciali/autooggi/index.html

QUATTRO RUOTE

http://www.quattroruote.it/

INTERNAZIONALE

http://www.internazionale.it/home/

2010-02-11

PUNTO INFORMATICO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

2010-02-11

 

IL SECOLO XIX

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/

LIBERO

http://www.libero-news.it/

IL MONDO

http://www.ilmondo.rcs.it/

MILANO FINANZA

http://www.milanofinanza.it/

MOMENTO SERA

http://www.momentosera.it/home.php

ITALIA OGGI

http://www.italiaoggi.it/

2010-02-11

EUROPA QUOTIDIANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

2010-02-11

 

LA NAZIONE

http://www.momentosera.it/home.php

IL FOGLIO

http://www.ilfoglio.it/

 

IL MANIFESTO

http://www.ilmanifesto.it/

 

WALL STREET ITALIA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.wallstreetitalia.com/

 

 

ARCHEOLOGIA VIVA

http://www.archeologiaviva.it/

2010-02-11

AUDIO REVIEW

http://www.audioreview.it/

IL FISCO

http://www.ilfisco.it/

STAR BENE

http://www.starbene.it/

ABITARE

http://abitare.it/

BRAVA CASA

http://atcasa.corriere.it/

DONNA MODERNA

http://www.donnamoderna.com/home/index.jsp

SECONDA MANO

http://www.secondamano.it/

PC WORLD

http://www.pcworld.it/

2010-02-11

FINANCIAL TIMES

http://www.ft.com/home/europe/

2010-02-11

EL PAIS

http://www.elpais.com/global/

 

LE MONDE

http://www.lemonde.fr/

THE NEW YORK TIMES

http://www.nytimes.com/

THE WALL STREET JOURNAL

http://europe.wsj.com/home-page

MAIL & GUARDIAN

http://www.mg.co.za/

 

 

Edito in Proprio presso lo Studio, e Responsabile è lo STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO .

- Riferimaneti Leggi e Normative :- Michele Dalessandro ; Organizzazione, Impaginazione Grafica:- Francesca Dalessandro

La Proprietà intellettuale è dello Studio Tecnico Dalessandro e di FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO, salvo dove diversamente indicato.

Lo Studio Tecnico Dalessandro Giacomo e FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO declinano qualsiasi responsabilità per il contenuto dei SITI recensiti od indicati, in quanto la responsabilità del loro contenuto è dei Titolari dei Siti recensiti. Quanto da noi riportato è stato desunto dai Siti Medesimi, ed in buona fede ne riportiamo i contenuti.

Quando ci è possibile esprimiamo dei giudizi.

I visitatori sono invitati a valutarne personalmente la veridicità e l'esattezza dei contenuti.

Non essendo professionisti, ci scusiamo di eventuali errori di battitura, per i quali decliniamo qualsiasi responsabilità.

Il nostro sito non ha alcuno scopo di lucro. Non è nostro scopo violare la privacy di alcuni. Vi preghiamo di scusarci se lo facciamo.

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

http://www.cristo-re.eu